Diario del triennio 2018—2020
Dialoghi, Διαλογοι. Residenze delle arti performative a Villa Manin
Dialoghi, Dialoghι, Dialogοι, Dialoγοι, Dialογοι, Diaλογοι, Diαλογοι, Dιαλογοι, Διαλογοι.
Indice dei contenuti delle pagine Dialoghi, un bilancio istituzionale p. 06 p. 08 p. 10 p. 12
Mibact Regione Friuli Venezia Giulia CSS Teatro stabile di innovazione del FVG Le Residenze in cifre Residenze 2018
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Ksenija Martinovic Claudius Lünstedt/ Giuliano Scarpinato Francesco Collavino Dan Canham/Compagnia Still House Alessandro Marinuzzi/ Collettivo Eutopia X Lucia Calamaro Conservatorio Statale di Musica Jacopo Tomadini/ Marco Angelilli Teho Teardo Martina Badiluzzi Virtew Open Call Residenze 2019
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Francesco Collavino Mamarogi Boris Bakal/Bacaci Sjenki Michela Lucenti/ Balletto Civile Silvia Calderoni/ Ilenia Caleo Ksenija Martinovic Marta Bevilacqua/Arearea Giulia Bean Progetto Alpeadria Ensemble The Mechanical Tales Fabrizio Pallara Giuliano Scarpinato
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Andrea Ciommiento Zona K/Codicefionda Valentino Mannias Rocco e Michele Taglialegne, Camilla Isola, Laura Calcagno Elsa Martin, Stefano Battaglia, Cosimo Miorelli Collettivo L’Amalgama/ Andrea Collavino About: Blank/Lisa Moras Roberto Anglisani Residenze 2020
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Udine Modern Music Workshop Teho Teardo Francesco Collavino Barletti/Waas Compagnia Fi_Br_Δ Jérôme Bel/Laura Pante Alexia Sarantopoulou/ Ondina Quadri Deflorian/Tagliarini Michela Lucenti/ Balletto Civile Conservatorio “Tomadini”/ Mdi Ensemble Fabrizio Pallara/ Nicoletta Oscuro Mattia Cason Marta Cuscunà Barbara Berti Filippo Nigro/Fabrizio Arcuri Orchestra giovanile Filarmonici Friulani
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La scuola dello Sguardo C’è posto per tutti
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Tre anni di Residenze in immagini
Dialoghi, Διαλογοι. 2018—2020 Residenze delle arti performative a Villa Manin Diario del Triennio
2018 Ksenija Martinovic 10—20.09.18 4—7.10.18 Claudius Lünstedt/ Giuliano Scarpinato 28.09—12.10.18 Francesco Collavino 8—23.10.18 Dan Canham/ Still House 15—21.10.18 12—19.11.18 Alessandro Marinuzzi/ Collettivo Eutopia X 23.10—11.11.18 Lucia Calamaro 25—30.11.18 11—19.12.18 Conservatorio “Tomadini”/ Marco Angelilli 1—15.12.18 Teho Teardo 2—16.12.18 Martina Badiluzzi 8—22.12.18 Virtew 9—23.12.18
2019 Francesco Collavino 4—25.02.19 Mamarogi/Boris Bakal 10—25.02.19 Michela Lucenti/ Balletto Civile 12—26.04.19 Silvia Calderoni/ Ilenia Caleo 26.05—9.6.19 Ksenija Martinovic 2—10.05.19 1—6.10.19 Marta Bevilacqua/ Arearea 27—31.05.19 1—5.07.19 5—9.08.19 Giulia Bean 15—30.06.19 Progetto Alpeadria Ensemble 15—30.06.19 The Mechanical Tales 5—9.07.19 1—6.10.19 1—4.11.19
Fabrizio Pallara 8—18.07.19 14—17.10.19 Giuliano Scarpinato 10—22.07.19 8—20.11.19 Andrea Ciommiento/ Zona K/Codicefionda 28.07—4.08.19 7—13.10.19 Valentino Mannias 9—23.09.19 Taglialegne/Isola/ Calcagno 15—30.09.19 Martin/Battaglia/ Miorelli 26.10—3.11.19 24—30.11.19 Collettivo L’Amalgama/ Andrea Collavino 1—7.10.19 13—20.12.19 About: Blank/ Lisa Moras 4—18.12.19 Anglisani/Maglietta/ Baliani 27.11—11.12.19
2020 Udine Modern Music Workshop 2—18.01.20 Teho Teardo 7—23.01.20 Francesco Collavino 2—16.07.20 Barletti/Waas 17—31.07.20 Compagnia Fi_Br_Δ 7—21.09.20 Jérôme Bel/Laura Pante 3—30.09.20 Alexia Sarantopoulou/ Ondina Quadri 22.09—06.10.20 Deflorian/Tagliarini 27—28.07.20 21.09—3.10.20 Michela Lucenti/ Balletto Civile 5—19.10.20 Conservatorio “Tomadini”/ Mdi Ensemble 21—23.07.20 2—9.11.20 1—5.12.20
Fabrizio Pallara/ Nicoletta Oscuro 18—25.10.20 16—23.11.20 Mattia Cason 16—30.11.20 Marta Cuscunà 2—17.01.21 Barbara Berti 25.01—9.02.21 Filippo Nigro / Fabrizio Arcuri 1—15.03.21 Orchestra Filarmonici Friulani 1—15.03.21
Dialoghi, un bilancio istituzionale
Direzione Generale Spettacolo_MiBACT
A partire dal 2015 il MiBACT Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha introdotto nel sistema del finanziamento pubblico allo spettacolo dal vivo una linea di intervento finalizzata al sostegno delle residenze artistiche. Una linea innovativa per metodo e per contenuti che si basa su obiettivi e criteri condivisi tra Stato ed enti territoriali, concordati e sanciti da un’Intesa e da un Accordo definiti in sede di Conferenza Stato Regioni. É questo un modello di collaborazione inter-istituzionale che mira a coniugare uniformità di intenti e di condizioni, con la pluralità delle espressioni che le attività di residenza propongono e realizzano nei diversi territori. I sei anni di esperienza, ormai trascorsi, hanno mostrato che lavorare in residenza significa per gli artisti ospitati potersi avvalere di spazi e luoghi dedicati ed attrezzati, poter sviluppare nuovi progetti in un tempo gestito secondo i ritmi della ricerca e del confronto, poter contare sull’accompagnamento da parte degli operatori delle strutture ospitanti per acquisire e sviluppare opportunità di incontro con altri artisti nazionali ed internazionali e con le comunità del territorio, al di là della logica della produzione e della circolazione degli spettacoli. Le residenze rappresentano quindi una condizione unica nel sistema dello spettacolo dal vivo italiano, che si basa sul confronto tra esperienze e professionalità artistiche e su una pluralità di opportunità per la genesi e la realizzazione di proposte progettuali innovative, anche per le nuove generazioni, mostrando le potenzialità di un rinnovato e diverso rapporto tra artisti e comunità territoriali coinvolte. Diario del Triennio 2018/2020
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Nel panorama italiano delle residenze la Regione Friuli Venezia Giulia ha condiviso con la Direzione generale dello spettacolo questo percorso, fin dal suo inizio, con grande determinazione e nel quadro di un indirizzo dedicato allo sviluppo di percorsi di creatività nell’ambito delle arti performative, con una forte attenzione agli aspetti connessi al posizionamento transfrontaliero ed internazionale della Regione ed alla multidisciplinarietà delle arti. E’ questo il contesto in cui si colloca il progetto Dialoghi - Residenze delle arti performative a Villa Manin ideato e curato da CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia e ERPAC Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del FVG che, con coerenza, ha interpretato la missione delle residenze come luoghi di sperimentazione e di scambio di visioni ed esperienze per artisti e cittadini. Dialoghi è stato in questi anni un progetto di ampia portata che ha rappresentato un riferimento qualificato, nel contesto delle residenze italiane ed europee: nella sua specificità, è particolarmente rilevante la modalità di intervento scelta dal CSS, che ha lavorato per costruire inedite relazioni tra gli artisti invitati e le comunità del territorio, coinvolgendo, nel tempo, artisti e nuove formazioni tra le più interessanti nel panorama odierno, insieme a voci ed esperienze affermate delle performing arts italiane e internazionali, con uno sguardo sempre molto attento e sensibile alla multidisciplinarietà dei linguaggi. Relazioni che il tempo ha consolidato ed esteso e che la vocazione del CSS ha coltivato con la volontà di inserirsi in un network di residenze artistiche italiane e straniere.
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Dialoghi, Διαλογοι
Unica, infine, la location delle residenze del CSS, negli spazi straordinari di Villa Manin, un luogo del patrimonio culturale che garantisce un’assoluta concentrazione per lo sviluppo del lavoro creativo e che nel 2016 ha ospitato, il “Secondo Incontro Nazionale tra Titolari di Residenze Artistiche, Regioni e MiBACT” e nel 2018 il convegno “C’è posto per tutti” – riflessioni sul Teatro Partecipato, con esperti italiani ed europei. Due appuntamenti che hanno aggiunto al progetto Dialoghi il valore ulteriore di una riflessione ampia ed approfondita sulle pratiche di residenza come fattore insostituibile e necessario nell’evoluzione dei processi e delle forme possibili della creazione contemporanea. Donatella Ferrante Dirigente Servizio I Direzione Generale Spettacolo MiBACT
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Dialoghi, un bilancio istituzionale
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Residenze delle Arti Performative a Villa Manin è stato sicuramente un evento culturale creativo ed innovativo, ma ha rappresentato, allo stesso tempo, un fondamentale momento di crescita per quei giovani artisti emergenti che hanno avuto l’opportunità di lavorare e di formarsi con professionisti affermati. Lo spirito del progetto ideato dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG si fonda, infatti, sulla valorizzazione delle performance individuali degli artisti, ma anche sulla loro interazione con i colleghi, italiani e stranieri. Il tutto con uno sviluppo multidisciplinare delle arti e dei linguaggi. Una formula vincente che ha visto nel triennio 2018–2020 la realizzazione di 44 Residenze con la partecipazione di 367 artisti provenienti dal nostro territorio, da diverse parti d’Italia e da ben altri 12 Paesi europei, registrando un notevole successo anche a livello internazionale. L’iniziativa, infatti, oltre ad essere un’occasione per valorizzare l’arte e l’innovazione nel settore, ha avuto anche la capacità di sponsorizzare la cultura e la bellezza del nostro territorio grazie all’eterogeneità del pubblico a cui si rivolge. Tutti obiettivi del progetto “Residenze Artistiche” che è stato sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dal MiBACT. Una collaborazione inter-istituzionale che dimostra che, quando si lavora insieme, si possono realizzare progetti di qualità che arricchiscono tutto il territorio.
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Dialoghi, Διαλογοι
Voglio ringraziare anche ERPAC che ha messo a disposizione lo splendido compendio monumentale di Villa Manin e ha reso così la manifestazione ancora più suggestiva e scenografica. Al CSS va il plauso per aver saputo pensare, organizzare e realizzare un evento eterogeneo e di respiro internazionale che verrà sicuramente ricordato dai tanti giovani artisti che vi hanno partecipato come un’esperienza di crescita professionale, ma anche personale che porteranno con sé negli anni a venire. Tiziana Gibelli Assessore alla cultura e allo sport Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
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Dialoghi, un bilancio istituzionale
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
Come per la precedente edizione, desideriamo concludere questo secondo triennio del progetto Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin, con una testimonianza capace di rappresentare, tramite immagini e una essenziale narrazione di ogni singola Residenza, lo straordinario lavoro di creazione artistica, di elaborazione e sviluppo progettuale, di sperimentazione di nuove tecniche e idee che si sono potute realizzare, ininterrottamente, dal mese di settembre 2018 a marzo 2021: 1000 giorni a Villa Manin, vissuti inseguendo e realizzando nuove prospettive visionarie, accompagnando la speranza di future creazioni e l’impegno nell’investigare nuove scritture sceniche e linguaggi performativi, aprendo le porte a nuovi incontri tra culture, nuove generazioni di artisti del nostro territorio e provenienti da tutta l’Italia e l’Europa. A noi qui spetta una breve riflessione a partire dalla positiva e straordinaria esperienza fatta in 6 anni di lavoro in questo specifico ambito allo scopo di sostenere con fermezza e promuovere il senso e l’efficacia del progetto Residenze, auspicandone il rinnovo – soprattutto a livello nazionale– anche nel prossimo triennio. Nell’immobile e silenziosa distesa della pianura friulana, l’impatto con la visione della settecentesca Villa Manin (sede delle nostre Residenze) offre una sorpresa che mozza il fiato e arresta il ticchettio dell’orologio: un luogo “non luogo”, in un tempo sospeso; è questo uno spazio ideale per la creazione, per la nascita di nuove idee. Il protagonista del progetto Dialoghi è l’Artista, che viene accolto in un territorio e qui accompagnato e messo nella condizione ideale per poter “restituire” ciò che il suo sguardo (d’artista) sa cogliere e interpretare. Questo atto di veggenza, di creazione, di sperimentazione è di per sé lo scopo di ogni singola Residenza, indipendentemente da una sua futura – quanto ovviamente auspicabile – fase di sviluppo produttivo e 10
Dialoghi, Διαλογοι
di mercato. Non vi è altro dispositivo normativo, se non quello delle Residenze (art. 43 DM 27/07/2017), che sia capace di riconoscere questo primissimo quanto prezioso, misterioso e spesso insondabile anello della catena del sistema delle Arti Performative. Tramite il progetto Residenze viene riconosciuta - anche dal punto di vista sociale - la dignità e la funzione del lavoro dell’Artista in maniera completa, già a partire dall’atto di pura e libera creazione e sperimentazione. Possiamo affermare che il progetto Residenze non solo risulta un efficace strumento per il rinnovamento della scena italiana e un’opportunità unica per le nuove generazioni di artisti, ma anche misura il grado della sensibilità e della considerazione che la nostra società rivolge alla figura dell’Artista e al compito dell’arte nella vita quotidiana. Auspichiamo che il progetto “Residenze artisti nei territori” nei territori possa essere ulteriormente valorizzato anche alla luce della necessità di rinnovamento di idee e contenuti di cui i Teatri italiani presto dovranno farsi promotori nel futuro post pandemico: nuove idee, nuovi progetti, nuove generazioni di artisti. Per finire, indirizziamo un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questo straordinario triennio, conclusosi anche con l’esperienza di lavoro durante la pandemia: gli artisti, i tecnici, gli organizzatori, tutto lo staff della Villa, la Direzione dell’ERPAC, la Fondazione Friuli, la Regione FVG – che ha creduto in questa iniziativa e l’ha convintamente sostenuta con grandissima attenzione e con modalità esemplare – il MiBACT che da oltre 40 anni riconosce e sostiene il nostro lavoro. Da parte nostra, abbiamo cercato di restituire la fiducia attribuitaci attraverso la qualità del nostro fare; questo libretto vuole condividere con tutti gli artefici citati e il teatro italiano la gioia e i risultati ottenuti. Grazie! Alberto Bevilacqua Presidente CSS Teatro stabile di innovazione del FVG Diario del Triennio 2018/2020
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Dialoghi, Διαλογοι. 2018—2020 Le Residenze in cifre
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Annualità: 2018, 2019, 2020
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Progetti in Residenza
675
367
Giornate di Residenza
Artisti coinvolti
165
Artisti del Friuli Venezia Giulia
12
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Paesi europei coinvolti: Austria (AT) Belgio (BE) Croazia (HR) Francia (FR) Germania (DE) Gran Bretagna (GB) Grecia (EL) Italia (IT) Portogallo (PT) Serbia (RS) Slovenia (SI) Spagna (ES) Dialoghi, Διαλογοι
110
10
33
10
Attori e performer
82
Danzatori Musicisti
Assistenti registi
Sound/Light Designer
20
15
3
32
35
Artisti multimediali
12 17 13
Registi
Coreografi
Compositori
Tutor Atleti
Restituzioni aperte al pubblico
1
Convegno europeo sul Teatro Partecipato
38
Incontri per lo spettatore contemporaneo
Drammaturghi
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Dialoghi, Διαλογοι. 2018 Le Residenze delle arti performative a Villa Manin 1—10
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Residenza 1
2018
Ksenija Martinovic (IT, RS) Mileva–primo studio
Periodo Residenza 10–20 settembre 2018–prima parte 4–7 ottobre 2018–seconda parte Residenza aperta al pubblico 7 ottobre 2018
Equipe in Residenza Ksenija Martinovic attrice e autrice Mattia Cason attore e danzatore Federico Bellini dramaturg con la consulenza scientifica di Marisa Michelini, professore ordinario di Didattica della Fisica, Università degli Studi di Udine
Mileva Marić era una scienziata serba, la prima donna ammessa al corso di fisica dell’Università di Zurigo e prima moglie di Albert Einstein, lo scienziato più importante del Ventesimo secolo. Mileva è stata cancellata dalla Storia. Ugualmente, la Storia è piena di donne la cui intelligenza e le cui scoperte sono state offuscate e messe in ombra dagli uomini: Rosalind Franklin scoprì la forma a doppia elica del DNA, ma il Nobel fu assegnato ai suoi colleghi Wilkins, Watson e Crick, che poi si scoprì aver sottratto alla scienziata le fotografie della diffrazione ai raggi X. Lise Meitner fu la prima a teorizzare con esattezza la fissione nucleare, ma la teoria fu riconosciuta a Otto Hahn, suo compagno di esperimenti, con tanto di Nobel. “L’idea centrale di questo nuovo lavoro – racconta Ksenija Martinovic, autrice e performer di questa Residenza condivisa assieme al danz-attore Mattia Cason, accompagnata nella drammaturgia da Federico Bellini – non vuole essere una semplice biografia, anzi, vuole porre delle domande sull’oggi. Indagando il ruolo della donna nella società e nella scienza. Ma soprattutto indagando il tema del potere e della sottomissione comune in molte relazioni. Mileva si interroga su temi come egocentrismo, potere, fama, coerenza. A partire da questa domanda: “Fin dove siamo capaci di arrivare per raggiungere i nostri obiettivi?”
Ksenija Martinovic è un’attrice/regista serba che vive e lavora in Italia. La sua ricerca si basa su un legame profondo tra la sua terra e l’Europa. Dopo il diploma, ha continuato i suoi studi al “Corso di Alta Formazione per attori” di ERT e alla Scuola Teatrale Santacristina. Il suo primo progetto “Diario di una casalinga serba”, ha vinto il premio Premio Giovani Realtà del Teatro–Sezione Monologhi, e, con la regia di Fiona Sansone, diventa produzione del CSS nel 2015. Lo spettacolo è stato presentato a New York, Belgrado, Udine, Bologna, Cagliari, Torino.
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Residenza 2 2018 Claudius Lünstedt/Giuliano Scarpinato (DE, IT) Guerrieri in gelatina Periodo Residenza 28 settembre–12 ottobre 2018 Residenza aperta al pubblico 12 ottobre 2018
Equipe in Residenza Claudius Lünstedt, drammaturgo Giuliano Scarpinato regista Michele Degirolamo, Federico Brugnone, Giulia Rupi performer Residenza in collaborazione con Fabulamundi Playwriting Europe
Claudius Lünstedt è un drammaturgo tedesco selezionato dal network Fabulamundi Playwriting Europe, un progetto di cooperazione che vede coinvolti teatri, festival e organizzazioni culturali, con lo scopo di sostenere, promuovere e divulgare la drammaturgia contemporanea in Europa. Dialoghi invita Claudius Lünstedt a mettere alla prova in Italia uno dei suoi testi più recenti, Guerrieri in gelatina, grazie alla traduzione curata da Sonia Antinori e all’incontro a Dialoghi Residenze per le arti performative fra il drammaturgo, il regista Giuliano Scarpinato e tre attori – Michele Degirolamo, Federico Brugnone, Giulia Rupi. Durante la Residenza a Villa Manin l’equipe si è confrontata sul testo e si è messa alla prova in una prima mise en espace italiana. Guerrieri in gelatina è la storia di tre giovani uniti da un micidiale e incondizionato desiderio di realizzazione. Scritto in forma di tre monologhi che, al contempo, si completano e si contraddicono a vicenda, il testo condensa in modo mirabile un caso criminale. Con un linguaggio potente e frammentario, Guerrieri in gelatina s’insinua, nei pensieri e nelle azioni dei suoi personaggi, Mervin, Martin e Katrin, esaminandoli nel profondo, fino ad un finale inaspettato. A Giuliano Scarpinato il compito di dare corpo a un racconto caratterizzato da una scrittura intima che non contempla dialoghi, se non quelli che ciascuno dei tre protagonisti ha con il proprio mondo interiore, e una struttura drammaturgica aperta e multi-prospettica, senza segni di punteggiatura e con frasi che sembrano inghiottite da un flusso di coscienza continuo.
Claudius Lünstedt insegna scrittura teatrale all’Università delle Arti e all’Istituto di studi teatrali della Freie Universität di Berlino e lavora come consulente per l’International Forum of New Cinema alla Berlinale. Ha tenuto residenze drammaturgiche a Parigi, Teheran, Kyoto e vinto già numerosi premi. Dal 2003 sono state pubblicate più di due dozzine di sue opere teatrali, e messe in scena in molti teatri di lingua tedesca, fra cui, Vienna, Berlino, Norimberga, Dresda. Giuliano Scarpinato è attore e regista. Biografia completa alla Residenza 21
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 3
2018
Francesco Collavino (IT) Jei
Periodo Residenza 8 ottobre–23 ottobre 2018 Residenza aperta al pubblico 23 ottobre 2018
Equipe in Residenza: Francesco Collavino, coreografo Matteo Cella e Enrico Sant, giocatori di basket Giulia Tosi, musicista
Il passaggio tra gesto atletico e gesto poetico è il centro di Jei, in lingua friulana gei, canestro. L’idea alla base di Jei è di coinvolgere due giocatori di basket nel processo di creazione e di incontrare la realtà di questi non-danzatori, per scoprire la loro forza anche nell’imbarazzo d’essere portatori di un contenuto simbolico. Il movimento tecnico del basket, a differenza di quello danzato, si basa su una funzionalità. Niente di ciò che accade è superfluo, tutto ha uno scopo preciso ed evidente. Ma cosa accade se questa funzione viene meno? In Jei l’intento del coreografo e danzatore Francesco Collavino è di trasformare l’atletismo in espressione di un mondo intimo e personale che trova nell’agonismo e nella complicità una modalità di vivere intensamente ogni secondo. “Fin da ragazzino – racconta Francesco Collavino – ho nutrito la passione verso il basket. Oggi lo osservo da un punto di vista artistico e di comunione sociale, a cominciare dalla dinamica di movimento dei singoli giocatori, dove individuo delle analogie tra pallacanestro e danza contemporanea. Tutto il corpo è coinvolto nell’azione: la coordinazione di mani, piedi e sguardo è totale. Il mio è un approccio alla traduzione come metodo di costruzione e di indagine”.
Francesco Collavino è un visual artist, interprete e coreografo. Nato a Udine, ottiene il Diplôme d’Etudes Chorégraphiques presso il Conservatorio di Parigi in Danza Contemporanea. Nel 2012 fonda Ba.Bau.Corp, la sua compagnia. Si forma con Hofesh Shechter Company, Ultima Vez, Jasmin Vardimon Company, Iztok Kovač, Carolyn Carlson, Peeping Tom, Christine Gouzelis, Mate Meszaros, Milan Herich, Germán Jauregui, Flako Rojas, Isael Mata Cruz, Rakesh Sukesh collaborando tra gli altri con: Iris Erez, Arkadi Zaides, Abbondanza/Bertoni, Tommaso Monza e con Giovanni Di Cicco. Nel 2017 è selezionato come coreografo residente da Workspace Ricerca X alle Lavanderie a Vapore di Torino con “Catastrofe”, performance poi prodotta dal CSS.
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Residenza 4 2018 Dan Canham/Compagnia Still House (GB) On Wrestling (Sulla lotta) Periodo Residenza 15–21 ottobre 2018–prima parte 12–19 novembre 2018–seconda parte Residenza aperta al pubblico 18 novembre 2018
Equipe in Residenza: Dan Canham, coreografo Ira Mandela Siobhan, John Leader, Nathan Goodman, performer Laura Dannequin, regista associata e sguardo esterno Deborah Pearson, drammaturga e tutor Sam Dunn, allenatore di wrestling
On Wrestling è un progetto di ricerca per una performance che si interroga sui modelli del maschile e della mascolinità, attraverso un vocabolario coreografico fortemente influenzato da uno sport: la lotta libera olimpica. Ideato da Dan Canham, coreografo della compagnia britannica Still House, On Wrestling indaga la capacità di tenerezza, di intimità, ma anche la violenza e la vulnerabilità esistente nei rapporti fra uomini, con riferimenti per la ricerca a due film: Foxcatcher, una storia americana (2014) di Bennett Miller e il film di Steve McQueen del 1993 Bear. “Ci interessa il tema del patriarcato e degli schemi impliciti creati dal potere. E ci concentriamo sulle cose che gli uomini trovano difficile dire e mostrare quando sono all’interno di quegli schemi. Se vogliamo cambiare le cose dobbiamo guardare con sguardo aperto ai problemi che affliggono le nostre società. Siamo interessati al modo in cui gli uomini lottano per essere onesti e sensibili, gli uni con gli altri, cercando di trasformare l’attitudine al dominio e alla competizione. Con i danzatori, osserviamo e lavoriamo sulla vulnerabilità maschile, l’intimità, la cura, il gioco e l’amore. Il progetto è uno scavo fisico su queste idee, uno sfogo, un rituale di liberazione, una via verso nuovi modelli di “mascolinità”. — Dan Canham
Dan Canham è un produttore e coreografo di danza contemporanea, direttore artistico di Still House, compagnia britannica che ama creare attraverso più forme artistiche, fra performance dal vivo, video e registrazioni audio. Dan Canham ha lavorato con Sally Cookson al National Theatre, Bristol Old Vic, Tobacco Factory e Rose Theatre Kingston, e anche con Verity Standen, Idle Motion, Aga Blonska e Tassos Stevens. In precedenza, Dan ha lavorato come danzatore e performer per Kneehigh Theatre, DV8 Physical Theatre, Punchdrunk e Fabulous Beast. L’Independent l’ha definito “uno dei più originali talenti in circolazione”.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 5
Alessandro Marinuzzi/ Collettivo Eutopia X (IT/BE/FR/PT) After The Desert
2018
Periodo Residenza 23 ottobre–11 novembre 2018 Residenza aperta al pubblico 11 novembre 2018
Luca Carboni e Gabriel Da Costa collaborazione al progetto, creazione e drammaturgia video Luigina Tusini, spazio scenico e interventi visivi Corrado Premuda, collaborazione alla drammaturgia
Equipe in Residenza Alessandro Marinuzzi, direzione artistica Alessandro Marinuzzi ⁄Collettivo Eutopia X, drammaturgia teatrale e generale Luca Carboni, Gabriel Da Costa, Riccardo Pieretti, Dario Caccuri, azioni performative
Con la consulenza di Sergia Adamo, Università degli Studi di Trieste e di Roberto Canziani, Università degli Studi di Udine Un ringraziamento speciale a Daniela Bortignoni e all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
“Welcome to the Desert of the Real” (“Benvenuti nel deserto del reale”) è il titolo di un libro del filosofo sloveno Slavoj Žižek. Deriva da una battuta, rivolta dal personaggio di Morpheus (l’attore Laurence Fishburne) a Neo (il protagonista, interpretato da Keanu Reeves), nel film “The Matrix” dei Fratelli (ora Sorelle) Wachowski. Titolo e battuta del film si ispirano entrambi a un’espressione – “Le désert du réel” - che compare nel libro del filosofo francese Jean Baudrillard “Simulacres et simulation”, in un saggio, aperto per altro da una falsa citazione dell’Ecclesiaste - “Il simulacro non è mai ciò che nasconde la verità, è la verità che nasconde che non ce n’è. Il simulacro è vero” - e nel quale si fa riferimento a sua volta a un frammento di Jorge Luis Borges, intitolato “Del rigor en la ciencia” (“Del rigore della scienza”), che lo scrittore argentino attribuisce a un libro del 1658, che, in realtà, non esiste. Il progetto di ricerca è collettivo e si avvale della collaborazione di due attori e artisti della “generazione Ecole des Maîtres”, Luca Carboni e Gabriel Da Costa, impegnati qui nella creazione e nella drammaturgia video, ma anche nelle azioni performative, affiancati dai più giovani Riccardo Pieretti e Dario Caccuri. Fuori scena, il progetto coinvolge l’artista Luigina Tusini, per la cura dello spazio scenico e degli interventi visivi, e lo scrittore Corrado Premuda, in una collaborazione drammaturgica.
Alessandro Marinuzzi, regista, consulente artistico e formatore teatrale, si ritrova con il collettivo Eutopia X e affronta una nuova indagine filosofica e laboratoriale attraverso i linguaggi del teatro, della letteratura, della drammaturgia, della creazione video e dell’arte contemporanea. Collettivo Eutopia X nasce dall’incontro fra Alessandro Marinuzzi, Luca Carboni, Gabriel Da Costa, Luigina Tusini, Corrado Premuda, Ruggero Franceschini e Daniele Molino nel 2016 per iniziare con “Dialogues about Utopia / Utopia is More” un percorso artistico e performativo multidisciplinare intorno al mito culturale dell’Utopia di Thomas More, sempre nell’ambito del progetto “Dialoghi/Residenze delle arti performative a Villa Manin”.
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Residenza 6 Periodo di Residenza 25–30 novembre 2018 – prima parte 11–19 dicembre 2018 – seconda parte
Lucia Calamaro (IT) Nostalgia di Dio
2018
Equipe in Residenza Lucia Calamaro, drammaturga Cecilia Di Giuli, Emilia Verginelli, Francesco Spaziani, Simona Senzacqua, attori
Durante la sua Residenza a Villa Manin, Lucia Calamaro, drammaturga fra le più interessanti e affermate del panorama italiano, ha trovato lo spazio ideale dove concentrarsi completamente sulla scrittura drammaturgica di un testo ancora inedito, intitolato Nostalgia di Dio. A fine Residenza il testo è stato sottoposto a una prima verifica di tenuta scenica con un gruppo di attori. Il testo è stato successivamente co-prodotto e messo in scena per quattro attori diretti dalla stessa autrice e ha debuttato alla Biennale di Venezia nel 2019. Nella sua prima stesura, Nostalgia di Dio, nelle parole della sua autrice, avrebbe avuto come centro tematico questo episodio: “Un uomo di 45-55 anni, Giovanni, un libero professionista che sfodera fascino malgrado sé, fascino per entropia, vagamente originale: un tipo strano se vogliamo, ma strano al minimo, poetico quotidiano, alla Robert Walser, melanconico ma non privo di arguzia, anzi, che cammina, passeggia, che ha una personale “nostalgia di Dio”, e una singolare voglia di credere. Una notte Giovanni, convinto da Silvio, l’amico pio che vede ovunque miracoli che nessun altro nota, decide di farsi tutte le chiese di Roma in uno di quei pellegrinaggi notturni organizzati da diverse parrocchie della città: Itinerari spirituali al tramonto, un po’ teneri, un po’ sfigati, miracolosi e maldestri, che hanno quella natura mista tra visionarietà e viaggio della speranza: come se al sorgere del sole potesse, dovesse succedere chissà che, potesse cambiare davvero tutto… e ricominciare.” — Lucia Calamaro
Lucia Calamaro è oggi una delle più quotate e prolifiche drammaturghe italiane. E’ autrice, regista e attrice. Si è formata a Parigi con Thomas Richard, Le Coq, Philippe Gaullier, ma la sua ricerca comincia a Montevideo, in Uruguay, dove dirige una piccola compagnia di ricerca. Nel 2001 torna a Roma e inizia il suo percorso drammaturgico con la sua compagnia Malebolge fondata nel 2003. Fra i suoi testi, Medea, tracce di Euripide (2003) Woyzeck (2003), Guerra (2004), Cattivi maestri (2005), Tumore, uno spettacolo desolato (2006), Magick, autobiografia della vergogna (2008) L’origine del mondo, ritratto di un interno (2011), Diario del tempo. L’epopea quotidiana (2015), La vita ferma (2016), Si nota all’imbrunire (2018).
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 7 2018 Conservatorio Statale di Musica “Jacopo Tomadini”/Marco Angelilli (IT) Spazio, Corpo, Movimento Periodo di Residenza 1–15 dicembre 2018
Equipe in Residenza Marco Angelilli, danzatore, regista e trainer fisico Alessandra Vnucvschi, Gaja Pellizzari. Karginaova Kamilla,, Matteo Bevilacqua, Giulia Diomede, Eleonora Petri, allievi musicisti e cantanti del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine
La Residenza si inquadra nell’ambito di una proficua collaborazione con il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine indirizzata a percorsi di approfondimento dell’interazione fra musica e performance. Cinque musicisti e cantanti individuati tramite bando approfondiscono assieme a Marco Angelilli, danzatore e regista, specializzato in training fisico, il rapporto tra l’interprete musicale e il proprio corpo, alla ricerca di una nuova relazione fra l’uomo e lo strumento. Spazio, Corpo, Movimento è un percorso di indagine e di approfondimento del valore che il movimento ha come strumento chiarificatore del pensiero e dell’azione. Si tratta di un processo di apprendimento dinamico che si basa sul movimento fisico, ispirato e organizzato sui principi del Metodo Feldenkrais. In ogni incontro, attraverso sequenze di movimenti facili e piacevoli, si sperimenta un uso più armonico e funzionale tra la struttura muscolare e quella scheletrica nel “gesto tecnico” specifico di ogni strumento musicale, allentando le tensioni, aumentando scioltezza nelle articolazioni, migliorando la respirazione ma soprattutto riconoscendo quali abitudini scheletriche e muscolari possono generare l’insorgere di problemi posturali. “La consapevolezza che si sviluppa attraverso l’uso del Metodo Feldenkrais comporta un miglioramento dell’immagine del corpo, dell’organizzazione della funzione corporea, ottimizza la prestazione e svincola la fantasia da vincoli coattivi, da comportamenti stereotipati, da movimenti abituali meccanicamente eseguiti, che spesso causano blocchi, irrigidimenti, dolori e patologie. Gli artisti imparano a conoscere i propri modelli di movimento e i tipi di reazioni fondamentali, sperimentano le più diverse possibilità e varianti e ampliano così il proprio repertorio di movimento e di comportamento.” — Marco Angelilli
Attore, danzatore e regista, Marco Angelilli ha studiato tra gli altri con Kristin Linklater e Dominique Dupuy. Insegnante Autorizzato di Metodo Feldenkrais, ha sviluppato il metodo per il training di compagnie teatrali. Per 10 anni, dal 2006, ha curato i movimenti, le coreografie e il training attoriale di tutti gli spettacoli di Ricci/Forte. Ha curato la preparazione fisica e i movimenti scenici di numerosi spettacoli, fra cui La Pace Perpetua di Juan Mayorga, regia di Jacopo Gassman, per il Festival a Mosca, Credoinunsolodio di Stefano Massini, interpretato e diretto da Miti Pretese per il Piccolo Teatro di Milano.
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Residenza 8
Teho Teardo (IT) Ellipses dans l’harmonie
Periodo di Residenza 2–16 dicembre 2018 Residenza aperta al pubblico 14 dicembre 2018
2018
Equipe in Residenza Teho Teardo, musicista e compositore Laura Bisceglia, Gabriele Coen, Massimo De Mattia, Giovanna Famulari, Federica Furlani, Ambra Chiara Michelangeli, Diana Perez, Giorgia Poli, Lucy Spaccapietra, musicisti Anna Apollonio, Clementina Carluccio, Caterina Picotti, Giulia Pontarolo, Lucia Premerl, Marco Toso (violini); Giovanni Boscarato, Margherita Cossio, Rosanna Romagnoli (viole); Luca Cividino, Massimo Favento, Antonio Merici (violoncelli); Paolo Mazzoleni, Donata Paduano, Luca Zuliani (contrabbassi)–maestri d’archi
La Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ha invitato il musicista e compositore Teho Teardo a visitare il proprio archivio affinché individuasse un testo su cui costruire un percorso musicale. Dopo numerose visite e ricerche la scelta è caduta sull’Encyclopédie di Diderot et D’Alembert, custodita in edizione originale nell’archivio della Fondazione. All’interno di una delle opere più significative dell’Illuminismo, si trova una sezione dedicata alla musica, un campionario di esempi musicali che illustrano il livello raggiunto fino a quel punto dall’uomo in ambito musicale. Una descrizione accurata dei rapporti armonici possibili, delle cadenze percorribili. Un codice musicale che sarebbe potuto esser inviato nello spazio come testimonianza delle conquiste in ambito musicale, lo stato della nazione in musica. La sezione musicale del testo è anche uno strumento per comporre musica secondo le regole di quel tempo, e prendendo spunto dalle partiture e dai testi Teho Teardo riscopre un racconto segreto contenuto nell’Encyclopédie atto a generare musica, in qualsiasi epoca. La Residenza artistica di Teho Teardo a Dialoghi offre l’occasione per una prima registrazione di alcuni degli esempi musicali contenuti nel prezioso volume. E’ da lì che sembra scaturire una narrazione musicale che riesce a connettere musicisti di oggi con musicisti di altre epoche, come fossero parte di un’unica comunità, al di là del tempo e dello spazio. I suoni vengono registrati fra lo Spazio Residenze e gli interni della Cappella S. Andrea di Villa Manin, un vero gioiello d’arte, in un incontro fra Teardo e un ensemble di 15 maestri d’archi ed un gruppo di musicisti provenienti da ogni parte d’Italia che collaborano frequentemente con il compositore. Nel 2020, Ellipses dans l’harmonie – Lumi al buio è diventato un album edito da Specula Records e prodotto dalla Fondazione Feltrinelli. Teho Teardo, è un compositore, musicista e sound designer. Ha all’attivo molteplici e multiformi collaborazioni con altri protagonisti della scena musicale internazionale e rilevante è il suo impegno nel mondo del cinema, come autore di colonne sonore pluripremiate, realizzate per i più importanti registi italiani, da Gabriele Salvatores, a Paolo Sorrentino, Andrea Molaioli, Daniele Vicari, Roberto Faenza. Di rilievo è anche il suo impegno per il teatro e la cura di musiche per spettacoli di compagnie come Motus, Socìetas Raffaello Sanzio, Liliana Cavani, i progetti con il drammaturgo Enda Walsh, con l’attore Elio Germano ed il Royal Court Theatre di Londra.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 9
Martina Badiluzzi (IT) My being Sporty is a tragedy Stretching Elfride Jelinek
Periodo di Residenza 8–22 dicembre 2018 Residenza aperta al pubblico 17 dicembre 2018
2018
Equipe in Residenza Martina Badiluzzi, Andrea Pizzalis, Francesco Villano, Gioia Salvatori, performer Giorgia Buttarazzi, drammaturga Ambra Onofri, art director Samuele Cestola, musicista Annamaria La Mastra, foto/visual Azione di tutoraggio 10–11–12 dicembre 2018, Udine, Teatro San Giorgio My being sporty is a tragedy–Stretching Elfriede Jelinek. Laboratorio per attori, autori, performer e visual artist condotto da Martina Badiluzzi
Martina Badiluzzi è una giovane artista friulana che vive e lavora a Roma. Negli ultimi anni si è dedicata allo studio dei linguaggi performativi, alla ricerca di un dialogo possibile tra la scrittura, il suo interprete e la scena; e tra queste e il suo pubblico. Nel 2018 ha intrapreso un nuovo progetto di ricerca artistica e di creazione scenica attorno all’opera dell’autrice austriaca Premio Nobel per la Letteratura Elfriede Jelinek intitolato My being Sporty is a Tragedy. Questa ricerca è al centro della sua Residenza a Villa Manin, preceduta da un breve Laboratorio aperto a giovani artisti del territorio, come azione di tutoraggio propedeutica alla Residenza incentrato sui testi dell’autrice austriaca, Sport. Una pièce. e Piccola trilogia della morte. “Una scrittrice che trasgredisce le convenzioni della scrittura a cui siamo abituati si confronta con lo sport, scrive del gioco che si è fatto agonismo, del gioco che vuole un vincitore e che per averlo ha bisogno di un arbitro, di una legge e di un pubblico; quello sguardo che ne permette l’esistenza, in questo, lo sport e il teatro trovano un punto di contatto. Ci sono gli eroi sportivi dai denti sbiancati e tatuaggi, volti da prima copertina di qualche rivista alla moda, così come gli attori e un coro, una voce unica che incita al benessere e al tapis roulant, ai glutei e agli addominali, al jogging, una propaganda fascista al corpo sano, che ha spostato il concetto di salute sul concetto di allenamento. Achille e Ettore trovano nuovi argomenti di sfida calpestando l’erba sintetica di un campo sportivo e lontano dal terreno di gioco, al di là del perimetro entro cui gli uomini lottano, discutono e decidono, vagano Elettra, donna esclusa da palazzo, dai giochi, dal potere, e la Madre, figure mitiche che portano in seno i drammi di qualche caso di cronaca contemporanea, probabilmente nera”. — Martina Badiluzzi Martina Badiluzzi, è una giovane autrice, regista e performer. Nel 2015 è interprete e co-autrice di Fäk Fek Fik–le tre giovani di Werner Schwab, regia di Dante Antonelli e Collettivo Schlab. Continua i suoi studi incontrando Lucia Calamaro, il duo artistico Deflorian/Tagliarini, Joris Lacoste e Jeanne Revel, Christiane Jatahy. Nel 2017 fonda con Giorgia Buttarazzi il progetto artistico Rosvita Pauper. Nello stesso anno debutta, Il Vivaio–e se ci amassimo quanto ci odiamo lo sai che bello. Nel 2019 è la vincitrice del bando Registi Under 30 della Biennale Teatro con The Making of Anastasia, che ha debuttato nel 2020.
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Residenza 10
Virtew (IT) Esperimenti di teatro virtuale
2018
Equipe in Residenza Virtew–Virtual Reality Productions Alessandro Passoni, direzione creativa, sviluppo applicazione VR Saul Clemente, VR artist tutor, Rita Maffei, co-direttrice artistica CSS
Periodo di Residenza 9–23 dicembre 2018
Virtew è una start-up innovativa focalizzata sulla creazione di contenuti 3D per realtà aumentata e virtuale connotati da un alto grado di qualità e immersività a 360 gradi. In questi anni, in collaborazione con il CSS, hanno iniziato a esplorare e realizzare progetti concepiti per interagire con spettatori, artisti e performer. La Residenza si incentra sullo studio delle possibilità di utilizzo di tecnologie in Virtual Reality in relazione al teatro. A questo scopo fondamentale è stato l’incontro e il tutoraggio di Rita Maffei, attrice e regista teatrale che ha frequentemente impiegato le tecniche del teatro immersivo e ideato dispositivi teatrali non convenzionali, con la modalità del teatro partecipato. Nel corso della Residenza si sono studiate le applicazioni AR e VR in relazione a dispositivi scenici che coinvolgono singoli spettatori o pubblici organizzati in piccoli gruppi, mirati a sperimentare brevi esperienze di teatro immersivo virtuale per parole e immagini.
Virtew è una start-up innovativa focalizzata sulla creazione di contenuti 3D per realtà aumentata e virtuale. Le competenze maturate dai tre soci fondatori in contesti quali modellazione 3D, progettazione grafica e produzione di audiovisivi hanno permesso all’azienda di operare in settori come l’intrattenimento, la visualizzazione architettonica, l’interior design, supporto alla formazione industriale, esplorazione e visualizzazione di impianti, assistenza sanitaria e wellness, eventi artistici, promozione turistica, culturale e didattica.
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Dialoghi, Διαλογοι
Dialoghi Open call Open call per una Residenza rivolta ad artisti under 35 residenti o domiciliati in Friuli Venezia Giulia. Scadenza bando 31 gennaio 2019. A Dialoghi, la multidisciplinarietà è un territorio comune e di incontro. Il concept del Progetto riguarda una relazione aperta e un confronto tra artisti, tra artisti e territorio, tra diverse culture, tra diverse arti e forme espressive, un laboratorio dove sperimentare e ibridare i diversi linguaggi artistici. Il progetto Dialoghi può diventare un’opportunità per riflettere, sviluppare e mettere alla prova progetti creativi, processi performativi e teorici. Gli artisti si ritrovano a lavorare in completa libertà artistica, per favorire al massimo il dialogo e lo scambio di visioni ed esperienze. Animato da questa missione, in dicembre 2018, il progetto Dialoghi indice una open call rivolta ad artisti under 35 residenti o domiciliati in Friuli Venezia Giulia. La call intende individuare un/una artista/performer o una formazione multidisciplinare di massimo 5 artisti a cui riservare un periodo di Residenza di 15 giorni nel corso del 2019 e un cachet forfettario di 3000 euro. Le formazioni artistiche candidate (fino a 5 artisti) devono evidenziare una prevalenza di artisti residenti e/o domiciliati in Friuli Venezia Giulia, ma possono includere anche altri artisti, italiani e/o internazionali. I progetti vengono valutati direttamente dalla direzione artistica del CSS Teatro stabile di innovazione del FVG. L’alta partecipazione al bando e l’interesse suscitato da alcuni progetti hanno spinto la direzione artistica del CSS Teatro stabile di innovazione del FVG ad attribuire una Residenza ad un Progetto vincitore e anche ad altri 4 Progetti finalisti.
Progetto vincitore Andrea Ciommiento ⁄ Zona K ⁄ Codicefionda Origins
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Progetti finalisti Giulia Bean Cabe, A Vhs Elegy The Mechanical Tales Being Stack Rocco e Michele Taglialegne, Camilla Isola, Laura Calcagno Beyond The Lines About: Blank ⁄ Lisa Moras Terreno Fertile 25
Dialoghi, Διαλογοι. 2019 Le Residenze delle arti performative a Villa Manin 11—28
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Residenza 11 Francesco Collavino (IT) Call Me When You’re Home Periodo di Residenza 4–25 febbraio 2019 Residenza aperta al pubblico 25 febbraio 2019
2019
Equipe in Residenza Francesco Collavino, performer e coreografo Michela Cotterchio, performer Giulia Tosi, musicista Mario Benassai, consulente scientifico
Questo progetto di ricerca coreografica nasce da uno stimolo dello scienziato e astrofisico Mario Benassai lanciato al coreografo Francesco Collavino, in un dialogo subito trasformato in progetto di ricerca. L’intento è quello di sperimentare in prima persona le tipologie di addestramento che gli astronauti affrontano in preparazione al volo e al soggiorno spaziale. I due performer indagano quelli che sono i principi che possono essere tradotti in ambito coreografico, nutrendosi dell’immaginario estetico e poetico delle esplorazioni nel cosmo. Come può la teoria sperimentale definita dallo studioso Hans-Jörg Rheinberger portare spunti alla riflessione sulla ricerca artistica? In quale modo il nostro impegno nella sperimentazione può ampliare i nostri valori artistici e produrre nuova conoscenza? Le prime task si basano sullo studio delle forze alle quali gli astronauti sono sottoposti come la gravità e l’assenza di peso, le dinamiche orbitali, le vibrazioni, l’assenza di ossigeno, le accelerazioni, ecc. Per poi interrogarsi sul senso dell’esplorazione, di scoperta, del distacco, sul significato di ricerca dell’altro e di noi stessi. A livello coreografico, in campo ci sono due interpreti, la cui unica relazione è quella che si viene a creare tra i loro corpi sospesi in uno spazio comune. Due soli distinti, che nel movimento possano realizzarsi in un’opera d’insieme.
Francesco Collavino è un visual artist, interprete e coreografo. Biografia completa alla Residenza 3.
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Residenza 12
Mamarogi (IT) Boris Bakal/Bacaci Sjenki (HR–SI) Quello che conta sono i soldi
2019
“Corso interattivo di formazione alla ricchezza individuale” Periodo di Residenza 10–25 febbraio 2019 Residenza aperta al pubblico 18 febbraio 2019
Equipe in Residenza Boris Bakal, regista e direttore artistico del progetto (HR) Co-autori, drammaturghi e interpreti: Adriano Giraldi, attore e performer (IT), Manuel Buttus, attore e performer (IT), Daša Grgič, coreografa e danzatrice (ITA/SLO), Elena Husu, attrice e regista (IT/SLO) Matteo Sabbadini, videomaker (IT) Residenza in collaborazione con Teatro nei Luoghi
Quello che conta sono i soldi. “Corso interattivo di formazione alla ricchezza individuale” è un percorso artistico e un work in progress multiculturale e multilingue con un doppio focus di indagine: da un lato si occupa di relazioni fra valori sociali e valori materiali, dall’altro di denaro e dei suoi flussi nei mondi della finanza in questo stato di crisi permanente, e del ruolo ambivalente del denaro negli scambi sociali a livello globale. Il tutto dalla prospettiva di una possibile narrazione artistica e personale. La rivoluzione bancario-finanziaria del mercato mondiale ha ispirato la genesi del progetto che, in tempo reale, segue le tracce di operazioni finanziarie parallele, di investimenti e dei loro effetti sull’Ambiente, sulle vite dei singoli individui, sui Paesi, sui sistemi statali e sulle loro articolazioni, sulle imprese e sull’economia. Il campo del progetto di ricerca – ideato e diretto da Boris Bakal, attore, regista, scrittore e artista multidisciplinare croato – ha coinvolto la Croazia, l’Italia e la Slovenia. Prima dell’inizio della Residenza, le città di Trieste, Zagabria, Capodistria e Bitola (in Macedonia) sono state infatti il palcoscenico della ricerca/raccolta di testimonianze, di interviste con esperti (banchieri, avvocati, filosofi, sviluppatori, criptologi, hacker, educatori), di lavoro con bambini e studenti nelle scuole, di mostre, di serate di teatro partecipato e soggetto di una sceneggiatura per un documentario in via di sviluppo. Anche durante la Residenza il gruppo di è aperto a momenti di restituzione a cittadini, artisti, esperti di economia e appassionati di arti performative. La relazione fra valori materiali e valori sociali, il ruolo del denaro nelle nostre vite sono alcuni dei temi discussi. Boris Bakal, affermato regista e attore di teatro e cinema, artista multimediale e scrittore, è il direttore artistico di Bacaci Sjenki/Shadow Casters di Zagabria, una piattaforma artistica che ha vinto numerosi premi e riconoscimenti internazionali per lo sviluppo di progetti culturali eclettici e partecipativi. Nel 2012 fonda Frooom! una scuola cinematografica per bambini e giovani presente in otto città croate. Durante la sua carriera versatile, ha creato progetti, spettacoli, installazioni e creazioni multimediali presentate in festival, mostre e manifestazioni in più di 20 stati in tutta Europa, in USA, Australia, Senegal, Thailandia, Armenia e Giordania.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 13 Michela Lucenti/Balletto Civile (IT) Madre (secondo studio) Periodo di Residenza 12–26 Aprile 2019 Residenza aperta al pubblico 24 aprile 2019
2019
Equipe in Residenza Michela Lucenti, regista e coreografa, Alessandro Pallecchi Arena, Monica Bianchi, Faustino Blanchut, Maurizio Camilli, Ambra Chiarello, Demian Troiano Hackman, Michela Lucenti, Filippo Porro, Emanuela Serra, Giulia Spattini, performer Carlo Galiero, assistente alla regia Enrico Casale, assistente Tiziano Scali, disegno sonoro
Il progetto Madre vuole partire dal concetto controverso di rivoluzione per arrivare a una creazione che abbracci diversi linguaggi del contemporaneo. Balletto Civile propone una sineddoche su questo tema così sfaccettato e articolato, e per affrontarlo ha intrapreso un corpo a corpo con il drammaturgo e poeta tedesco Heiner Müller che spacca il testo e lavora sull’inconscio. Un percorso che si muove tra parole e movimento per un teatro totale, in una babele di immaginari con una colonna sonora cinematografica, zoomate e campi lunghi, dove il suono diventa immagine, l’immagine e il movimento danno origine ai suoni. Una ricerca fisica per una drammaturgia cinematografica. Un teatro totale che si destreggia continuamente tra discorso danzato e parlato, cercando una terza via: la visione, esperienza quasi sinestetica che mescola differenti linguaggi. “L’uomo sente periodicamente il bisogno di capovolgimenti impetuosi e brutali. Le rivoluzioni hanno cambiato la storia del mondo, anche quando hanno fallito negli obiettivi iniziali. Siamo figli di questo secolo di rivolte e di diritti conquistati, sappiamo tagliare il cordone ombelicale con la nostra nascita? Cambiare il mondo significa innanzitutto sconvolgere il sistema che ci ha generato. Una scelta di rottura, quasi sempre sferzante, che si oppone a quella di progresso flessibile e naturale. Uno sradicamento. Una sorta di incipit che dà l’equazione del rapporto di ciascuno con il concetto di rivoluzione. Il rapporto con la madre.” — Michela Lucenti
Balletto Civile è un collettivo nomade di performers, fondato dalla danzatrice e coreografa Michela Lucenti assieme a un nucleo stabile di performers e che si apre di continuo a collaborazioni con altri danzatori, drammaturghi, musicisti e artisti multidisciplinari, per creare produzioni e progetti di dimensione italiana ed europea.
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Residenza 14 Silvia Calderoni/Ilenia Caleo (IT) Kiss Periodo di Residenza 26 maggio–9 giugno 2019 Residenza aperta al pubblico 9 giugno 2019
2019
Equipe in Residenza Zoe Francia Lamattina, Martina Bacher, Michela Depetris, Costanza Nani, Beatrice Boschiero, Alex Paniz, Ida Malfatti, Claudia Veronesi, Emilia Verginelli, Clara De Pin, Andrea D’Arsiè, Bruno Camargo, Umberto Ghidini, Orlando Izzo, Brianda Maxciel Carreras Santana, Umberto Zanette, Paolo Vanoli, Nicole Guerzoni, Federico Morini, Giuseppe Maria Martino, Maziar Firouzi, Ilenia Caleo, Silvia Calderoni, performer da un desiderio di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo
Quanti modi ci sono per baciare? Quanto può durare? E come si trasforma quando diventa atto scenico, si moltiplica, si serializza, fra performer? A un anno dal loro primo incontro al College de La Biennale 2018, le attrici e performer Silvia Calderoni e Ilenia Caleo riuniscono a Villa Manin il gruppo – nel frattempo apertosi anche a nuovi arrivi – di 21 giovanissimi performer con cui avevano iniziato a esplorare il tema del “bacio”, fra azione quotidiana e atto performativo. Ispirato al lavoro di Andy Warhol, Kiss vuole sviluppare in una performance di tre ore la domanda “può ancora un bacio essere considerato un manifesto?”. L’obiettivo della residenza è indagare come le relazioni interne alla scena tra le/i performer, e tra performer e un “fuori”, possono sovvertire il principio di una direzione esterna o sostituirlo con sistemi di autogoverno scenici alternativi per la composizione. Kiss è un percorso che incrocia formazione e ricerca e approda in una formalizzazione modulare che ridiscute anche le forme della fruizione del pubblico, al Festival di Santarcangelo 2019. “Kiss è nuovo perché è adesso, ma anche poco fa. Kiss è riproduzione serializzata, serigrafata, moltiplicata, di un gesto che si propaga viralmente: il bacio. Kiss è una temporalità queer che non trascorre verso nessun paradiso. Kiss boicotta la narrazione riorganizzando lo spazio scenico secondo un’idea di comfort e di simultaneità. Kiss abita letteralmente la scena. Kiss non è meritocratico. Kiss è un multi-organismo che si muove in autonomia. Kiss è un documentario o, volendo, un oggetto capelluto. Kiss apre le porte e le lascia aperte per poter entrare ed uscire. Kiss può trasmettere batteri. In Kiss le economie sono argomento di produzione di discorso. Kiss non traduce ma converte linguaggi. La scena è un iperoggetto che ci dorme, ci mangia, ci discute, ci balla. Kiss misura in passi, conta il tempo sbobinando le pellicole, si fa sistema antropometrico che proprio perciò fallisce ogni misura. Corpi e affetti sono fuori misura.” — Silvia Calderoni e Ilenia Caleo 30
Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 15 Ksenija Martinovic (IT, RS) Mileva–secondo studio Periodo di Residenza 2–10 maggio 2019 – prima parte 1–6 ottobre 2019 – seconda parte
2019
Equipe in Residenza Ksenija Martinovic, attrice e autrice Mattia Cason, attore e danzatore Federico Bellini, dramaturg con la consulenza scientifica di Marisa Michelini, professore ordinario di Didattica della Fisica, Università degli Studi di Udine tutor Fabrizia Maggi e Luisa Schiratti, co-direttrici artistiche CSS
Un’attrice/ricercatrice naviga sul web per raccogliere uno dopo l’altro frammenti di una storia a lungo taciuta. Una biografia ricostruita come un puzzle a cui mancano molte tessere. La biografia, l’ennesima, di una scienziata la cui intelligenza e le cui scoperte sono state messe in secondo piano, quasi occultate, a vantaggio di un collega uomo. Ma cosa pensare se lo scienziato in questione è la mente più geniale del XX secolo, Albert Einstein, e lei, la donna scienziata, è Mileva Marić, la sua prima moglie, ma anche la prima donna ammessa al corso di fisica al Politecnico di Zurigo? Spazio, tempo e gravità diventano metafore di un amore e delle sue ombre. Si ritrova per un secondo studio l’equipe che riunisce Ksenija Martinovic – attrice e performer di origine serba –, Mattia Cason – danzatore e performer formatosi professionalmente a Tel Aviv – e Federico Bellini, drammaturgo e dramaturg, per tornare a visitare i temi avvicinati per la prima volta nel corso della loro prima Residenza a Villa Manin. Il ruolo delle donne nella ricerca scientifica, il cosiddetto “effetto Matilda”, che riscontra la ricorrente negazione o la minimizzazione dei risultati scientifici raggiunti dalle scienziate donne, tornano a essere il centro di interesse della ricerca artistica del gruppo, con un rinnovato impegno verso la costruzione drammaturgica di un testo, da una parte, e l’approfondimento della relazione fra il testo e la parte più performativa della creazione. L’idea centrale del nuovo lavoro non vuole essere una semplice biografia, anzi, vuole porre delle domande sull’oggi. Indagando il ruolo della donna nella società e nella scienza, ma soprattutto il tema del potere e della sottomissione.
Ksenija Martinovic è un’attrice/regista serba, che vive e lavora in Italia. La sua ricerca si basa su un legame profondo tra la sua terra e l’Europa. Biografia completa nella pagina della Residenza 1. Mattia Cason è danzatore e attore. Biografia completa nella pagina della Residenza 40. Federico Bellini è drammaturgo e dramaturg. Dal 2002 collabora con Antonio Latella in qualità di drammaturgo per numerosi progetti produttivi di teatri italiani ed europei. Dal 2017 al 2020 è drammaturgo e assistente alla Direzione Artistica della Biennale di Venezia Teatro.
Diario del Triennio 2018/2020
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Residenza 16 Marta Bevilacqua/Arearea (IT) Il Rovescio Periodo della Residenza 27–31 maggio 2019 – Prima parte 1–5 luglio 2019 – seconda parte 5–9 agosto 2019 – terza parte Residenza aperta al pubblico 7 agosto 2019
2019
Equipe in Residenza Marta Bevilacqua, coreografa Valentina Saggin, assistente alla coreografia Alejandro Bonn, Angelica Margherita, Gioia Martinelli, Carolina Alessandra Valentini, performer/danzatori Stefano Bragagnolo, suono Daniela Bestetti, light designer
Il doppio ovvero il rovescio, come evento che modifica la prospettiva, come azione imprevista che può modificare la dinamica del presente: è nuovamente il tema del “doppio”, il focus di una nuova indagine coreografica della danzatrice e coreografa Marta Bevilacqua. Il Rovescio è il concept attorno al quale si è articolata la sua Residenza con la compagnia Arearea. Tre danzatrici e un performer si trovano in uno spazio lunare, spaziale o comunque aperto. Il loro ruolo sembra essere il misurarsi con parole che oggi paiono vuote: potere, libertà, temperanza (tra le altre), mentre fanno da faro per la coreografa il pensiero di Albert Camus, le riflessioni dei filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici, la letteratura di Marion Fayolle, illustratrice francese classe 1988, la cui sagacia dona ironia alla partitura, come è sempre presente in maniera irrinunciabile nella formulazione d’immagini il topos letterario de Le Monde Renversè. Il mondo alla rovescia. “Il Rovescio saltella, nella speranza di vincere la gravità, e si guarda intorno accompagnato da un grande classico della cultura della pace, della speranza, del rispetto della complessità esistenziale: Dark Side of the Moon, concepito nel 1973 dai mitici Pink Floyd. Sradicato ogni senso di bellezza e compromessa ogni competenza artistica la mia percezione intellettuale deposita i Concetti e si getta nel Rovescio, nella scia dell’omologazione, del fenomeno, del talento, del diverso, del comune. Metteremo il nostro corpo nella condizione di studiare azioni al rovescio, risalendo così all’origine dell’impulso che ci conduce alla creazione dell’immagine coreografica. Ogni Diritto ha un Rovescio, l’accorso tra le parti e la prospettiva è il senso di ogni relazione umana e la ragione di ogni atto artistico.” — Marta Bevilacqua Marta Bevilacqua è danzatrice e coreografa e collabora stabilmente con la Compagnia Arearea dal 1998. Si forma all’Accademia Isola Danza a Venezia diretta da Carolyn Carlson (2001). Il suo tratto coreografico si contraddistingue per la combinazione di ricerca gestuale e necessità tematiche. Le sue creazioni si nutrono di riferimenti filosofici espressi in chiave contemporanea e autorale. Tra le sue coreografie più premiate Nec Nec (Anticorpi Explò), Organon_sull’ingombranza del pensiero (Premio Equilibrio), Innesti_il corpo tecnico, Ruedis_ruote di confine. Ha danzato come interprete con compagnie di ricerca come Adarte, Aldes, Balletto Civile, Ersilia Danza, Naturalis Labor, TPO, CSS, Versilia Danza. Dal 2016 collabora con Ricci/Forte in qualità di coach di compagnia.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 17
2019
Giulia Bean (IT) Cabe, a VHS Elegy
Periodo di Residenza 15–30 giugno 2019 Think ALONGside the box 3 colloqui con l’artista prima della restituzione finale 16 giugno ⁄ 20 giugno ⁄ 27 giugno 2019 Residenza aperta al pubblico 30 giugno 2019
Equipe in Residenza Giulia Bean, coreografa, performer Chiara Braidotti, dramaturg Vittoria Guarracino, cura del movimento Residenza con il supporto di TRAC_Centro di residenza teatrale pugliese–Crest –TaTÀ di Taranto
“L’idea di questo progetto nasce da una scoperta familiare. A dieci anni dalla scomparsa di mio padre ho (ri)scoperto il suo archivio di videocassette: 349 VHS di film registrati in LP dalla televisione, numerate sulla costa laterale. Il motivo di tali registrazioni? Ad oggi rimane ignoto ed è una delle domande senza risposta di questo progetto. Forse solo mio padre conosceva il legame segreto tra un film e l’altro seconda grande domanda a cui non ho risposta. E così possiamo trovare cassette monotematiche su Woody Allen, cinepanettoni accostati a film selezionati al festival di Cannes, o ancora Kurosawa e un porno fine anni Ottanta. Nel processo di rivedere le videocassette ho scoperto che mio padre non era l’unico a voler incastrare il presente per strapparlo ad un futuro incerto. Per diversi motivi, il suo archivio si avvicina molto alle Time Capsules di Andy Warhol. La resa scenica di questo processo è la creazione di un universo parallelo, una quarta dimensione oltre la quarta parete in cui coabitino il movimento e una vallata di videocassette. In un mondo ricoperto di plastica e nastro magnetico nasce Cabe, una creatura senza tempo che vive nella memoria e ci accompagnerà in questo ultimo viaggio: un’elegia per un essere ancora vivo. “ — Giulia Bean Il progetto della Residenza vuole essere una ricerca che si sviluppi in profondità e non in ampiezza, scavando con il corpo negli archivi analogici e negli schedari del sentimento. Tre i macro elementi che compongono l’apparato Cabe: la drammaturgia, il rapporto con la musica e la costruzione di un ambiente scenico, a cui danno il loro apporto le tre artiste dell’equipe. La Residenza è stata accompagnata anche dai 3 incontri Think ALONGside the box_aperti al pubblico, per condividere le “scatole dei ricordi ed esplorare le key words di Cabe.
Giulia Bean è una giovane danzatrice e coreografa. Si diploma con lode in Coreografia all’Accademia Nazionale di Danza (Roma). Nel 2018 segue come tirocinante la compagnia di Lenka Vagnerová (Praga) per la creazione di “Avant Tout”. Nel 2020 debutta con la sua opera prima Cabe – A VHS Elegy per la produzione del CSS. Da sempre affascinata all’esplorazione delle pratiche corporee affianca alla propria ricerca classi aperte di tecniche contemporanee e improvvisazione come il format “Danza per non danzatori”.
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Residenza 18 2019 Progetto Alpeadria Ensemble (IT, AT, SI, HR) Periodo di Residenza 15–30 Giugno 2019 Residenza aperta al pubblico 25, 26, 27 giugno 2019
Equipe in Residenza Glauco Venier, direzione artistica Alpeadria Ensemble: Marcello Allulli, Michele Corcella, Marko Churnchetz, Alessandro Florio, Antonio Gecek, Herwig Gradischig, Miron Hauser, Simone La Maida, Jani Moder, Alba Nacinovich, Federico Pierantoni, Max Ravanello, Grgur Savic, Horst-Michael Schaffer, Antonello Sorrentino, Zan Tetickovic, Heinrich von Kalnein Francesco Diodati, musicista
La Residenza riunisce sotto la direzione artistica di Glauco Venier compositore e pianista jazz di fama internazionale, 17 giovani musicisti (la gran parte under 35) provenienti da Austria, Slovenia, Croazia e Italia. Il lavoro prevede una prima parte di lavoro di ricerca, adattamento e produzione di partiture. Le composizioni diventano successivamente il punto di partenza per una seconda fase di lavoro sull’espressione musicale dell’Ensemble, a cui tutti i musicisti possono dare un contributo libero e creativo. Una fase che si arricchisce e alimenta anche del confronto fra diverse scuole e metodi di formazione in Europa. La Residenza è in collegamento con gli eventi musicali dell’Estate in Città, a Udine, dove i giovani musicisti trovano occasioni per sperimentare il lavoro sviluppato in Residenza a confronto con il pubblico.
Glauco Venier esordisce come musicista nella classica e nel rock. Dopo il diploma in Conservatorio, studia in America ed inizia la sua intensa carriera artistica. Ha collaborato con alcuni dei più importanti esponenti del jazz mondiale. Innumerevoli le sue presenze a concerti sui palcoscenici di mezzo mondo. Insieme a Norma Winstone ha inciso tre CD per la prestigiosa etichetta ECM, vincendo una candidatura ai Grammy Awards. Con la Winstone si è esibito in teatri come il Musikverein di Vienna, il Barbican di Londra, l’Olympia di Parigi, la Fenice di Venezia e in alcuni dei festival più rilevanti, come il London Jazz Festival. MINIATURES è il suo disco per piano solo e percussioni, sempre per ECM ( 2016). Insegna al Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 19 The Mechanical Tales (IT) Being Stack Periodo di Residenza 5–9 luglio 2019 prima parte 1–6 ottobre 2019 seconda parte 1–4 novembre 2019 terza parte Residenza aperta al pubblico 4 novembre 2019
2019
Equipe in Residenza Lucia Violetta Gasti (Lux), Giulia Qualizza (Juliette), Michele Fusetti (Lloyd), musicisti Eleonora Sovrani, video-artista
“L’algoritmo (dal greco antico arithmos, cioè numero) è un insieme finito e numerabile di istruzioni atte a risolvere un problema di una determinata categoria. Gli algoritmi creano relazioni cruciali tra operazioni matematiche astratte e realtà materiale. L’esperienza del Web è scandita dal ritmo degli algoritmi che agiscono senza l’interazione consapevole degli utenti: non sappiano come funziona, ma funziona. Il teorico dei media tedesco Friedrich Kittler ha definito questo fenomeno “modalità protetta”, una perdita di controllo in cambio dell’usabilità. Il progetto mira a rendere visibili quei processi che stanno alla base del nostro perpetuo e inconsapevole coinvolgimento nella liturgia degli algoritmi, che generano profitto utilizzando la nostra attenzione.” — The Mechanical Tales Being Stack è una ricerca innestata dall’urgenza di sviluppare questi temi tipici di un’epoca governata dagli algoritmi. Al centro della Residenza di The Mechanical Tales c’è quindi l’approfondimento di alcuni dei meccanismi utilizzati a livello visivo, uditivo, sensoriale per coinvolgerci nella liturgia dell’algoritmo, sperimentando uno spostamento della nostra percezione abituale. Il vettore artistico diventa mezzo per esperire in maniera diretta, immersiva e interattiva l’influenza inconsapevole dell’infrastruttura algoritmica per poterla infine svelare, ragionando sul divario tra intelligenza e coscienza.
The Mechanical Tales nasce nel 2012 dall’incontro tra Juliette, Lux e Lloyd, musicisti attivi da anni nella scena musicale sperimentale italiana. Fin dall’inizio il gruppo lavora a stretto contatto con il medium video per la realizzazione di performances intermediali in collaborazione con altri artisti visivi. Nel 2014 incontrano Eleonora Sovrani, video-artista e ricercatrice, la cui attenzione si concentra sulla relazione tra linguaggio visivo e dinamiche sociali. Questa stretta collaborazione, ancora in atto, dà vita a molteplici performances A/V presentate in Europa in occasione di diversi tour europei (Inghilterra, Germania, Italia, Slovenia, Austria, Repubblica Ceca, Belgio, Francia, Svizzera). Registrano e pubblicano gli album Iceberg nel 2015, About fallout nel 2017. Nel settembre 2018 registrano a Bristol il loro nuovo album, composto in Carnia.
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Residenza 20
Fabrizio Pallara (IT) Kafka e la bambola viaggiatrice
Periodo della Residenza 8–18 luglio 2019 – prima parte 14–17 ottobre 2019 – seconda parte
2019
Equipe in Residenza Fabrizio Pallara, regista Desy Gialuz e Valerio Malorni, attori e performer Massimo Racozzi, video e animazioni Luigina Tusini, scenografa
Recentemente lo scrittore catalano Jordi Sierra i Fabra ha ricostruito in un romanzo per ragazzi intitolato Kafka e la bambola viaggiatrice un episodio sconosciuto della vita dello scrittore Franz Kafka. Il suo racconto prezioso e intenso va con l’immaginazione all’incontro fra Franz e una bambina, Elsi, in un parco di Berlino, avvenuto nel 1923, un anno prima della morte di Kakfa. Una bimba che piange per la perdita della sua bambola diventa uno spunto più che sufficiente per ispirare l’ultima opera dello scrittore. Ventuno giorni e tante lettere per raccontare un’altra verità: la bambola non si era persa, aveva deciso di partire per un lungo viaggio e quelle lettere avrebbero raccontato con la voce di Kafka, che s’inventa postino delle bambole, le sue avventure in giro per il mondo. Di Elsi nessuna traccia, delle lettere nemmeno. Ma Sierra i Fabra prova a immaginare le sue parole. Kafka e la bambola viaggiatrice incontra il percorso di Fabrizio Pallara, regista e fondatore della compagnia teatrodelleapparizioni – che da sempre esplora quella linea di confine sulla quale intercettare gli sguardi di adulti e bambini. Durante la Residenza, il regista affronta le prime tappe di un’immersione nel romanzo con gli strumenti del teatro, con un attore, un’attrice e una bambola, contando sul supporto del mondo animato creato da un illustratore che opera con il video. Dunque ancora una volta il teatro di figura diventa linguaggio e sostanza nella poetica del teatrodelleapparizioni, per mantenere anche lì vivo lo stare su un confine: tra animato e inanimato. Dentro una scena essenziale fatta solo di una panchina al centro del palco vuoto, e con l’aiuto di videoproiezioni, che animano e descrivono i luoghi del racconto, le immaginazioni di Kafka e il viaggio fantastico della bambola, si sviluppa questo dialogo profondo tra lo scrittore e la bambina.
Fabrizio Pallara, attore e regista, fonda la compagnia teatrodelleapparizioni nel 1999. Nei primi anni concentra le sue sperimentazioni attorno al teatro sensoriale, con lo spettatore inteso come elemento partecipante e fondante dello spettacolo stesso. Dal 2006 incontra con teatrodelleapparizioni il teatro per l’infanzia ed è l’inizio di un ininterrotto e fertile rapporto con il mondo della scuola e con i bambini e i ragazzi, diventati ad un tempo destinatari e fonte poetica di tutte le produzioni. Nella stagione 2019–2020 avvia una collaborazione con il Teatro di Roma per la cura della rassegna di narrazione Voce Parole, un programma di spettacoli e laboratori intesi come occasioni per interrogarsi su cosa significhi raccontare e ascoltare, tra fiabe classiche e nuove invenzioni.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 21 Giuliano Scarpinato (IT) Angèl Periodo di Residenza 10–22 luglio 2019 – prima parte 8–20 novembre 2019 – seconda parte
2019
Equipe in Residenza Giuliano Scarpinato, regista e drammaturgo Emanuele del Castillo Liliana Benini e Beatrice Casiroli, performer Gaia Clotilde Chernetich, dance dramaturg Daniele Salaris, progetto video Diana Ciufo, scenografa Giacomo Agnifili, disegno luci
“L’educazione sessuale di ragazzi e ragazze adolescenti continua ad essere un grande tabù della nostra società. La famiglia riesce raramente ad essere il contesto adatto ad un confronto sincero e libero da sentimenti di imbarazzo e vergogna; la scuola si fa raramente carico di una parte fondamentale del percorso evolutivo dei suoi allievi, fatta eccezione per la sporadica iniziativa di presidi o insegnanti particolarmente illuminati e coraggiosi. Priva di reali figure di riferimento, la “scuola del sesso” è il più delle volte “autogestita”, affidata alla libera iniziativa – e alla scoperta – dei ragazzi stessi. A svolgere un ruolo fondamentale in questo apprendistato è la pornografia. Accessibile a chiunque e in qualsiasi momento, senza alcuna regola, da pc, tablet e smartphone, l’industria del porno ha – e sa di avere – negli adolescenti di oggi una larga fetta dei propri utenti. Ma che cosa succede quando un ragazzo o una ragazza di 14, 13, 12 anni si imbatte senza alcuno strumento critico in un video dal contenuto pornografico?” — Giuliano Scarpinato Giuliano Scarpinato torna a sviluppare con la sua attenta sensibilità una nuova delicata indagine sul mondo degli adolescenti. Preceduta da una “ricerca sul campo” condotta tramite colloqui informali e a cuore aperto con adolescenti di tutta Italia, ma anche con persone deputate all’educazione sessuale degli adolescenti, ovvero genitori e insegnanti. In continuità con la poetica del suo regista, Angèl mette in campo più strumenti: una drammaturgia che scaturisca dalla simbiosi con i performer; la danza, il gesto danzato come sublimazione e trasfigurazione di ciò che non si può e deve mostrare; il video come correlativo oggettivo di uno dei grandi protagonisti della vita degli adolescenti, la tecnologia, ma anche come traduttore di sogni, fantasie, aspettative; lo spazio scenico che tutto questo contiene come luogo fisico ma anche mentale; infine la musica, linguaggio universale capace di veicolare sentimento e dar voce a tutto ciò che una voce cerca.
Giuliano Scarpinato è un attore, regista e drammaturgo, nato a Palermo nel 1983. Nel 2014 debutta come regista e autore di Fa’afafine (pluripremiato con Premio Scenario Infanzia 2014, Premio Infogiovani 2015, Eolo Award 2016). Nel 2015 adatta e dirige Elettra. Per la produzione del CSS, nel 2017 scrive e dirige Alan e il mare, dedicato al profugo siriano Alan Kurdi, e Se non sporca il mio pavimento – un mélo, ispirato all’episodio di cronaca nera dell’omicidio Rosboch. Nel 2018 debutta ‘A Supirchiarìa, dedicato alla figura di L. Sciascia e inizia il cantiere di Ovid Hotel, liberamente ispirato a “The lobster” di Yorgos Lanthimos.
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Residenza 22 2019 Andrea Ciommiento/Zona K/Codicefionda (IT, ES) Play Me (Origins Project) Periodo di Residenza 28 luglio–4 agosto 2019 – prima parte 7–13 ottobre 2019 – seconda parte Residenza aperta al pubblico 13 ottobre 2019
Equipe in Residenza Andrea Ciommiento, direzione progettuale e creazione Simone Rosset, creazione e referenza tecnica multimediale Alex Serrano e Pau Palacios (Agrupación Señor Serrano), consulenza alla drammaturgia David Benvenuto, assistenza locale
Un bottone. Un giocatore. Uno schermo. Play Me (Origins Project) è un progetto multimediale ideato da un team creativo di Zona K (Milano) e Codicefionda (Torino) con il coinvolgimento di artisti friulani e catalani. La ricerca vuole innestare un corto circuito narrativo dalle origini del videogioco alle origini dell’iGeneration. Una esperienza interattiva in cui incontrare gli adolescenti di oggi tramite l’uso delle nuove tecnologie. Un percorso di creazione che racconta le nostre identità – reali e virtuali – grazie al confronto tra generazioni. Il progetto porta al centro gli adolescenti nel ruolo di Protagonisti utilizzando diversi strumenti come videocamere, tablet, smartphone e visori di Realtà Virtuale. Tutti questi elementi diventano lo strumento per la costruzione di storie che provano a rispondere una semplice domanda: cosa sappiamo (o cosa crediamo di sapere) degli adolescenti di oggi? La squadra di lavoro in Residenza vede la partecipazione di collaboratori che provengono da ambiti disciplinari diversi: dall’urbanistica al teatro, dall’animazione 3D al videomaking, dall’antropologia alla collaborazione drammaturgica con un gruppo di adolescenti nel ruolo di co-autori coinvolti dalle scuole del territorio della provincia di Udine. Fino alla consulenza drammaturgica di Agrupación Señor Serrano (Barcellona). “Incomprensibili agli occhi del mondo adulto, ecco gli adolescenti: iperconnessi e fragili, terrorizzati e attratti dall’immagine di sé sui “social media”, esperti conoscitori di “sexting”, “video-game” e “binge drinking”, possessori di SmartPhone come prolungamento del proprio corpo. Partire dalle aspettative e dagli stereotipi che abbiamo su di loro ci è sembrato il modo migliore per comprendere le paure degli adulti sul mondo che verrà. Ma cosa sappiamo (o cosa pensiamo di sapere) degli adolescenti di oggi? — Andrea Ciommiento e Simone Rosset
Andrea Ciommiento è formatore e regista. Dopo gli studi, si perfeziona in creazione performativa e progettazione artistica attraverso l’incontro con artisti come Roger Bernat, Agrupación Señor Serrano e José Sanchis Sinisterra. Dal 2012 sviluppa percorsi di mediazione artistica che includono al loro interno spettacoli dal vivo, laboratori d’arte relazionale e il coinvolgimento delle comunità locali. Cura progetti per Damatrà (Udine), Casa del Quartiere (Torino), Circolo dei Lettori (Torino), Codicefionda (Torino), Invasioni Creative (Udine) e ZONA K (Milano).
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 23 Valentino Mannias (IT) Orestea Periodi di Residenza 9–23 settembre 2019 Residenza aperta al pubblico 23 settembre 2019
2019
Equipe in Residenza Valentino Mannias, regista Marco Spiga, Maria Grazia Sughi, Edoardo Sorgente, Marina Occhionero, Valentino Mannias, attori Luca Spanu, compositore delle musiche Emilia Agnesa, traduttrice Tiziano Fario, scenografo Maurizio Schmidt, tutor
L’oggetto della Residenza di Valentino Mannias, attore e regista sardo, riguarda l’Orestea, un classico che racconta la nascita della democrazia in Occidente e il rapporto che gli uomini e le donne hanno con l’oltrevita. L’equipe in Residenza e soprattutto il gruppo di attori riuniti dal giovane regista si interroga sul rapporto con la giustizia, con la morte, ed è occasione per dare ad ogni attore la possibilità di tradurre la propria scena dal greco con l’aiuto di una traduttrice, riscrivere talvolta, per poi agire quelle parole sentendole necessarie oggi in una dimensione pubblica. Un’occasione per mettere i pensieri nello spazio cercando una forma che racconti un possibile incontro con il classico. “Il nostro gruppo è composto da attori, musicisti, registi e si intreccia con l’arte del canto a tenore, accomunati dalla necessità di far vivere la funzione rituale di queste arti in rapporto con la comunità. Laddove questa non fruisce solamente da spettatrice, ma ritrova quella partecipazione artistica propria del rito, cerchiamo un terreno fertile per la Tragedia, che armonizzando poesia, danza, musica e recitazione diede vita a una messa in scena che oggi possiamo solamente immaginare. Negli antichi testi delle tragedie greche che ci sono pervenute risulta evidente il protagonismo di questa pluralità espresso negli estesi interventi del coro, che attraverso il canto cerca un senso al dolore o all’improvvisa gioia che gli producono gli eventi inattesi. Solo successivamente, in questo contesto evocativo della comunità stessa, si sviluppa la tecnica del plot drammaturgico che stimola l’attenzione di chi assiste con la tensione drammatica verso il prossimo evento, modellando le forme dell’azione. Con queste premesse intendiamo seguire il tracciato di Eschilo che attraverso questa storia testimonia il passaggio della società da una legge di vendetta, dove i morti dettano legge ai vivi, a una legge democratica, dove i vivi tentano di capire cosa sia giusto istituendo il primo tribunale della storia dell’umanità. Nell’armonia tra la spinta del ventre tenebroso e l’abbaglio della ragione si scorge così l’obiettivo catartico e purificatore del teatro.” — Valentino Mannias
Valentino Mannias è diventato attore alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Nel 2015 ha vinto il Premio Hystrio come migliore attore e nel 2018 è stato selezionato per l’Ecole des Maîtres diretta da Tiago Rodrigues. Attualmente collabora con Sardegna Teatro.
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Residenza 24 2019 Rocco e Michele Taglialegne, Camilla Isola, Laura Calcagno (IT–GB) Beyond the Lines Periodo di Residenza 15–30 settembre 2019 Residenza aperta al pubblico 27 settembre 2019
Equipe in Residenza Rocco e Michele Taglialegne, responsabili audio video Camilla Isola, Laura Calcagno, performer
“In una terra di confine e di passaggio dove l’incomprensibilità è sempre stata, ed è, all’ordine del giorno, l’unico modo per comunicare con efficacia è accettare che il linguaggio sia non solo composto di regole e schemi, ma anche di strappi e rotture. Il progetto Beyond the Lines si propone di rompere gli schemi che limitano le traduzioni perché, come la nostra terra ci insegna, spesso non basta conoscere un termine per esprimere il significato. Come è possibile spiegare un’immagine attraverso il movimento di un corpo umano? Che immagine può dare una data frequenza sonora? Come reagisce il corpo ad uno specifico suono? Beyond the Lines è un’esplorazione sul rapporto che può intercorrere fra danza, visual design e musica.” — Camilla Isola e Laura Calcagno Focus della Residenza è la creazione di una performance che riesca a sfumare i confini tra le varie traduzioni di un messaggio per esprimerne al meglio i contenuti attraverso costante scambio di informazioni tra le forme d’arte. Una conversazione e forme di traduzione di un linguaggio in un altro mettono in luce e valorizzano equilibri instabili, contaminazioni, perdite e conquiste. Beyond the Lines promuove uno spazio (e un metodo) dove ognuno degli osservatori e dei partecipanti può essere egli stesso promotore delle proprie crisi e creatore delle proprie metafore. La Residenza offre un’occasione e un territorio di incontro fra artisti che hanno a lungo continuato a sviluppare la loro ricerca a distanza, fra Londra e Udine.
Beyond the Lines è un progetto che riunisce due performer e danzatrici che operano da tempo nella capitale inglese - Camilla Isola e Laura Calcagno - e due architetti, fotografi e designer udinesi, Michele e Rocco Taglialegne.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 25 Elsa Martin, Stefano Battaglia, Cosimo Miorelli (IT) Arkètipos–Spiragli Periodo di Residenza 26 ottobre–3 novembre 2019 – prima parte 24–30 novembre 2019 – seconda parte Residenza aperta al pubblico 3 novembre 2019 29 novembre 2019
2019
Equipe in Residenza Elsa Martin, voce e performer Stefano Battaglia, pianista (primo periodo di residenza) Cosimo Miorelli, artista visivo-illustratore (secondo periodo di residenza)
La Residenza si avventura su due sentieri paralleli. Nel primo, due artisti si incontrano per condividere un percorso di composizione. Recentemente il pianista Stefano Battaglia e la cantante Elsa Martin hanno pubblicato il loro primo disco Sfueâi dedicato alla poesia friulana del ‘900 (Artesuono, 2019). Anche questa volta la loro ricerca si pone come finalità la composizione di materiali originali attraverso la messa in dialogo di due “linguaggi” come la poesia e la musica. Da un punto di vista compositivo e improvvisativo la ricerca sul testo diviene assai innovativa, per un duo piano/voce, che ha sviluppato la tendenza a destrutturare il senso narrativo e fraseologico della parola a favore di una maggior potenzialità espressiva del suo suono. In questa ricerca risuonano le liriche di grandi poetesse come Mariangela Gualtieri, Chandra Livia Candiani, Novella Cantarutti. Il secondo sentiero di questa ricerca vede Elsa Martin impegnata in una collaborazione con l’artista visivo e illustratore Cosimo Miorelli, nell’allestimento di una performance per voce, live electronics e live painting. Il concept li spinge a indagare alcune dicotomie come bene-male, luce-tenebra, femminile-maschile... concetti universali, due facce di una stessa medaglia e perciò intimamente connessi. Un tema antico come il mondo rintracciabile nelle Cosmogonie, nei testi sacri, nella letteratura fiabesca, nei cicli della natura, nei cicli della vita, nell’essere umano che è microcosmo connesso al macrocosmo in cui vive.
Elsa Martin si diploma in musica jazz al Landeskonservatorium di Klagenfurt (Austria) e al Conservatorio di Adria. E’ stata allieva di Iat Gong (Istituto per le arti tradizionali) diretto dall’etnomusicologo Davide Ferrari. Ha frequentato il Laboratorio Sperimentale di Ricerca Musicale. Nel 2012 esce il suo primo album intitolato vERsO, prodotto Alberto Roveroni ed Effettonote di Milano. A febbraio 2016 è uscito l’album Amors, in cui ha interpretato assieme a Matteo Andri composizioni di Renato Miani su un ciclo di poesie del poeta Pierluigi Cappello. A gennaio 2019 è stato pubblicato l’album Sfueâi(Artesuono).
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Residenza 26 2019 Collettivo L’Amalgama/Andrea Collavino (IT) Qui e Ora 1–7 ottobre 2019 – prima parte 13–20 dicembre 2019 – seconda parte Residenza aperta al pubblico 18 dicembre 2019
Equipe in Residenza: Caterina Bernardi, Angelica Bifano, Jacopo Bottani, Federica Di Cesare, Massimiliano Di Corato, Gilberto Innocenti, Clara Roberta Mori, Davide Pachera, Stefano Pettenella, Miriam Russo, attori Olga Mantegazza, assistente alla regia Andrea Collavino, regista
Qui e ora è un testo di Roland Schimmelpfennig in cui il drammaturgo tedesco contemporaneo narra le complesse relazioni di un gruppo di persone tra i 30 e i 60 anni d’età. La semplicità del linguaggio sottende un mistero. Le parole quotidiane aprono delle finestre poetiche, degli spazi immaginativi e spesso il tempo di queste parole non coincide con quello dell’azione. Un lungo tavolo imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno al tavolo siedono gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai 50 anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il “qui e ora”. Per la sua Residenza, il Collettivo L’Amalgama tenta una sorta di salto generazionale nell’immaginare la propria esistenza in un’unica visione in cui si passa fluidamente dal passato al futuro, e viceversa, senza soluzione di continuità. I ricordi, le memorie e i sentimenti accadono sempre. La struttura testuale colpisce per la sua musicalità interna e per la presenza di discorsi che si intrecciano apparentemente in modo casuale. Celano, infatti, una profondità quasi inesprimibile, che poi è quella delle relazioni amorose. La bellezza di Qui e ora risiede nella sua coralità: il testo è un’orchestra e va suonato come un ensemble per dare vita alla complessità dei personaggi. Tant’è vero che si ascoltano raddoppi, rimpalli ritmici e sintattici, finali aperti da qualcuno, poi chiusi inaspettatamente da un altro, momenti suonati o addirittura cantati, discorsi diretti o semplici narrazioni. Per affrontare questo lavoro il Collettivo ha desiderato coinvolgere nuovamente il regista Andrea Collavino, conosciuto circa 3 anni fa durante il percorso di formazione accademica del gruppo, lavorando su un’altra opera di Roland Schimmelpfennig, La notte araba.
Il Collettivo L’Amalgama è composto da cinque attori e cinque attrici che si sono conosciuti e formati presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica ‘Nico Pepe’ di Udine nel triennio 2013-2016. Dieci compagni diversi per esperienze, stili e provenienze, che sanno però trovare, nell’amalgama degli elementi, la loro forza. Il loro vuole essere un teatro critico, aperto al confronto, in rapporto con la polis. Finora hanno continuato a realizzare nuovi progetti lavorando assieme che hanno generato gli spettacoli Ribellioni possibili, Fil Rouge – Non è così che me lo immaginavo, Saduros, Qui e ora.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 27 About:Blank/Lisa Moras (IT) Terreno fertile Periodo di Residenza 4–18 dicembre 2019 Residenza aperta al pubblico 16 dicembre 2019
2019
Equipe in Residenza Lisa Moras, drammaturga Alberto Biasutti, sound designer, light designer Stefano Zullo, scenografo Anna Tringali, Giacomo Rossetto, Natalie Norma Fella, Daniele Palmeri, attori e performer
Terreno fertile si inserisce in un percorso di indagine drammaturgica e di linguaggio scenico della compagnia pordenonese about:blank. La volontà è quella di creare drammaturgie contemporanee che indaghino l’uomo di oggi in relazione all’elemento tecnologico e al web, e che allo stesso tempo si interroghino su come portare in scena questo nuovo “attore” multimediale che sempre più chiede di essere rappresentato, sempre più necessita di essere messo in relazione con la persona e di avere una specifica voce sulla scena. Terreno fertile è una ricerca artistica che indaga il mondo delle percezioni, vuole domandarci come cambia la percezione del reale in relazione alla proliferazione di news e fake news. E in particolare le fake news che riguardano il tema dei migranti. Quanto mondo entra nelle pareti di casa nostra quotidianamente? Come le nostre precedenti conoscenze, soccombono di fronte alla marea di informazioni che ci viene chiesto di saper gestire oggi e come finiamo per sentirci svuotati, dubbiosi, smarriti, spaventati, arrabbiati e infine pericolosi? Con una forte ispirazione a 3 opere - il testo teatrale Far away di Caryl Churchill, il thriller anni ‘30 Gaslight di Patrick Hamilton e il saggio Modernità liquida di Zygmunt Bauman – Lisa Moras mette a fuoco con la compagnia un’indagine drammaturgica dentro a una famiglia medio borghese. Madre, padre e figlia adolescente. All’interno di questo mondo protetto il media scarica incessantemente una dose quotidiana di news che vengono assorbite dalla famiglia. Notizie fondate e dubbie, utili e inutili, impalpabili, lontane iniziano a mutare la percezione del reale nella madre…
about:blank nasce nel 2013 a cavallo fra Pordenone e Milano sull’onda dello spettacolo Rooms 2.0 e raccoglie come nucleo base un gruppo eterogeneo di professionisti di più discipline del teatro: Lisa Moras (regista, autrice e attrice) Alberto Biasutti (fonico, sound designer e producer) Stefano Zullo (scenografo) a cui si aggiungono di volta in volta altri professionisti. Fra i lavori della compagnia Porn Up Comedy, spettacolo dissacrante e ironico sul tema del sesso, Senza Parlare, sul tema delle difficoltà comunicative.
Diario del Triennio 2018/2020
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Residenza 28 2019 Roberto Anglisani/Maria Maglietta/ Mirto Baliani (IT) Il Minotauro Periodo di Residenza 27 novembre–11 dicembre 2019
Equipe in Residenza Roberto Anglisani, ideazione, attore e performer Maria Maglietta, ideazione, regista Mirto Baliani, musicista Gaetano Colella, drammaturgo
Il Minotauro è un progetto di sviluppo per una nuova creazione rivolta alle nuove generazioni. Maria Maglietta, Roberto Anglisani e Mirto Baliani si sono ritrovati attorno al tema della diversità. Non una diversità specifica, quanto piuttosto una diversità dalla forma archetipa incarnata dalla figura mitologica del Minotauro. Due i testi di principale ispirazione per il lavoro drammaturgico e scenico. Il Minotauro di Dürrenmatt mette in evidenza la solitudine del diverso e il suo desiderio di incontrare l’altro. L’autore svizzero rinchiude il Minotauro in un labirinto di specchi creando così per lui una finta moltitudine di minotauri che lo circondano e altro non sono se non sue immagini rispecchiate. Quando arriva Teseo travestito da Minotauro, allora il Minotauro si accorge di avere davanti un diverso da sé. E per la felicità comincia a danzare la danza della fratellanza, la danza dell’amicizia, e quando si butta a braccia aperte verso Teseo quest’ultimo lo pugnala alle spalle. Il secondo testo che ha ispirato il lavoro è il racconto di Borges, Asterione. Borges descrive la reazione della gente alla vista del Minotauro appena uscito dal labirinto. Sono così violente e discriminanti che il Minotauro torna a rifugiarsi nella sua prigione. Sulla base di questi stimoli, la drammaturgia composta da Gaetano Colella immagina l’incontro tra il Minotauro e Icaro ragazzino. Grazie ad un pallone lanciato per sbaglio, Icaro entra nel labirinto per recuperarlo e lì vedrà per la prima volta “Il Mostro” di cui tutti hanno paura. Ma Icaro non fugge e piano piano conosce quell’essere rinchiuso, ascolta i suoi racconti e ne diventa amico fino a tentare di difenderlo da Teseo che è venuto per ucciderlo. Non ci riuscirà e non gli resterà altro che difendere il suo amico in un discorso alla città di Creta che non ha saputo ascoltare, conoscere e amare uno dei suoi figli: il Minotauro.
Roberto Anglisani è attore, autore, uno dei più raffinati narratori del teatro italiano. Inizia la sua carriera artistica a Milano, nella Comuna Baires. Intorno alla metà degli anni 80 incontra Marco Baliani e lavorando con lui, trova nel linguaggio della narrazione teatrale il mezzo dove far confluire, da una parte, il lavoro sul corpo e la sua espressione, e dall’altro il lavoro sul mondo interiore del personaggio.
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Dialoghi, Διαλογοι
Dialoghi, Διαλογοι. 2020 Le Residenze delle arti performative a Villa Manin 29—44
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Residenza 29 2020 Udine Modern Music Workshop (IT) Omaggio a Chick Corea e Cannonball Adderley Periodo di Residenza 2–18 gennaio 2020 Residenza aperta al pubblico 18 gennaio 2020 Udine, Teatro Palamostre
Equipe in Residenza Glauco Venier e Alfonso Deidda, musicisti e tutor (Dipartimento di Jazz del Conservatorio Statale di Musica “Jacopo Tomadini”) Antonello Sorrentino, tutor Ensemble Chick Corea Nadezda Perovic, Manuela Ifteni, Irene Francois, Antonio Merici, David Tomasetig, Nicola Tirelli Ensemble Jullian Adderley Antonello Sorrentino, Alfonso Deidda, Sergio Bernetti, Davide Tomasetig, Nicola Tirelli, Raffaele Ragusa, Kevin Venier, Alessio Zoratto, Teo Furlanetto
Una nuova Residenza per giovani musicisti dei corsi di specializzazione del Conservatorio Statale di Musica “Jacopo Tomadini” di Udine li vede coinvolti nell’approfondimento dei percorsi compositivi di due grandi nomi della musica “improvvisata”, il pianista e tastierista Chick Corea e il sassofonista Cannonball Adderley. Udine Modern Music Workshop è un ensemble nato all’interno dei corsi di Glauco Venier, direttore del Dipartimento di Jazz del Conservatorio Statale di Musica Jacopo Tomadini oltre che prestigiosa tastiera del jazz nazionale e internazionale. La Residenza vuole offrire ai musicisti la possibilità di sperimentare e approfondire l’esperienza live dell’ensemble contemporaneo anche a fianco di importanti Maestri ospiti a Villa Manin. Il programma di lavoro coinvolge due distinti ensemble: il primo si concentra sullo studio e l’esecuzione di Lyric suite for sextet di Chick Corea, il secondo sul programma intitolato Portrait of Cannonball, su composizioni di Julian Adderley, con il prestigioso affiancamento, per la sezione fiati, di tre Maestri come Alfonso Deidda (sax alto), Sergio Bernetti (trombone) e Antonello Sorrentino (tromba). La Residenza si è aperta al pubblico con l’esecuzione dei due programmi musicali davanti alla platea di appassionati di jazz del Teatro Palamostre di Udine.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 30
Teho Teardo (IT) Systehme de Mr Kirnberger
Periodo di Residenza 7–23 gennaio 2020
2020
Equipe in Residenza Teho Teardo, musicista e compositore Simone Palma, regia e riprese video
Nel 2018 Teho Teardo, musicista e compositore, fa un incontro straordinario con alcune delle pagine di una copia dell’Encyclopédie di Diderot et D’Alembert, custodita in edizione originale nell’archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, a Milano. Una sezione musicale che diventa uno strumento per comporre musica secondo le regole di quel tempo. Prendendo spunto dalle partiture e dai testi, Teho Teardo riscopre un racconto segreto contenuto nell’Encyclopédie atto a generare musica, in qualsiasi epoca. Nel corso di una prima Residenza a Villa Manin (vedi Residenza 8) Teardo si circonda di musicisti provenienti da ogni parte d’Italia, suoi fidati collaboratori e musicisti appena incontrati, e inizia a registrare alcuni degli esempi musicali contenuti nel prezioso volume, un campionario che illustra il livello raggiunto fino a quel punto dall’uomo in ambito musicale. Nel 2020, Ellipses dans l’harmonie – Lumi al buio è diventato un album edito da Specula Records. Per il lancio dell’album Teho Teardo torna a Villa Manin assieme al videomaker Simone Palma per trasformarla in set del video-trailer dell’album, tratto da uno dei brani della sua tracklist, Systehme de Mr Kirnberger. Il video e il cd sono prodotti dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Il video è un omaggio all’Encyclopédie come Manifesto dell’età dei Lumi e al tempo stesso un auspicio a uscire dall’oscurantismo che avvolge l’epoca in cui stiamo vivendo. “… rientrato nel mio studio provo a suonare alcuni degli spartiti presenti nel testo: mi ritrovo immediatamente nel 1700, ma insolitamente libero dalle influenze di stile specifiche di un compositore”. “… comincio ad intravedere un mondo passato, con i suoi sogni, le sue storie, i luoghi, i giardini, gli interni degli edifici, le pareti decorate, i tappeti, i divani…”. Sento di appartenere ad una comunità di musicisti formata non solo dai contemporanei, ma anche dagli artisti di altre epoche, pure lontanissime; una comunità che ho percepito come un corpo celeste in orbita tra voci interne e fantasmi, una costellazione. Se la nostra identità può confondersi nell’attualità, mimetizzarsi nei fatti della vita, nel tentativo di diventare ciò che vorremmo essere e nell’instabilità del presente, allora, senza alcuna nostalgia, ciò che siamo potrebbe delinearsi nel passato. Molti artisti vi sono tornati per capire, per chiarire. Ripercorrere gli esempi musicali dell’Encyclopédie è come immergersi in un racconto palese e visibile che ne nasconde uno segreto, narrato in modo ellittico e frammentario. Da far riemergere, da ricomporre per immaginarci un possibile futuro.” — Teho Teardo
Teho Teardo, è un compositore, musicista e sound designer. Biografia completa alla Residenza 8
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Residenza 31 Francesco Collavino (IT) Call Me When You’re Home (seconda Residenza) Periodo di Residenza 2–16 luglio 2020
2020
Equipe in Residenza Francesco Collavino, coreografo e danzatore Franchina Vittoria, danzatrice
Call Me When You’re Home è una creazione di danza contemporanea iniziata nel 2019, proprio durante una prima Residenza a Dialoghi Residenze delle arti performative a Villa Manin. Il concept utilizza l’immagine degli astronauti e delle loro esplorazioni come metafora di un rapporto intimo e personale che si realizza nello spazio di una separazione. Dopo la prima Residenza, il coreografo e performer Francesco Collavino inizia una nuova fase di creazione assieme alla danzatrice Franchina Vittoria, forte di nuove e importanti considerazioni, nel nuovo tempo che stiamo attraversando. “Ho iniziato a scrivere queste righe trovandomi ancora in isolamento, a pochi giorni, dalla ripresa delle attività e questo mi ha dato modo di affrontare la tematica di Call Me When You’re Home inserendola in un nuovo contesto, quello attuale. Come abbiamo sperimentato durante questi ultimi mesi, l’epidemia ha avuto un impatto senza precedenti sull’uso, l’organizzazione e la percezione dello spazio. E’ cambiato il modo di comportarsi, di interagire con gli altri, cambiano i riti sociali e culturali, i gesti di saluto, e si evita ogni altro contatto fisico. Reinventiamo gesti, il linguaggio fisico amplifica i sorrisi, quelle parole nascoste sotto le mascherine. Alcuni pensieri diventano urgenti perché si capisce meglio cosa è importante. Infine aumenta quella geografia sensibile dove la distanza è necessaria, una prossemica sociale che diventa obbligatoria per la protezione anche dei nostri affetti più cari. Ci ritroviamo lontani da chi amiamo. In questa relazione a distanza la comunicazione disorienta perché non riusciamo ancora a cogliere il processo di significazione indispensabile per interpretare questi nuovi confini. Ci avviciniamo quindi al digitale, sintetizzando le nostre emozioni in una serie di 0/1, ma a volte la connessione si blocca. Call Me When You’re Home è il tentativo di trovare modalità di comunicazione più fluide, più autentiche, che ci permettano di ritrovarci ancora insieme oltre ogni distanza. — Francesco Collavino
Francesco Collavino è un visual artist, interprete e coreografo. Biografia completa alla Residenza 3.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 32
2020
Barletti/Waas (IT, DE) Parla, Clitemnestra!
(ovvero: se di parole fosse fatto il mondo). Un’eterna tragedia (in versi) Periodo di Residenza 17–31 luglio 2020
Equipe in Residenza Gabriele Benedetti e Simona Senzacqua, attori Lea Barletti, progetto, testo, drammaturgia Barletti/Waas, regia Luca Canciello, sound design e musiche originali
La Residenza della compagnia italo tedesca Barletti/Waas approfondisce e prosegue alcune linee di ricerca sul testo di Lea Barletti Parla, Clitemnestra! (Se di parole fosse fatto il mondo). Il testo contribuisce alla riflessione sulla condizione femminile in una società ancora oggi sotto molti aspetti patriarcale. Una condizione che ha le sue origini nell’antichità e che nei testi greci emerge spesso rappresentata sotto due uniche possibili variabili: quella della sottomissione o quella della ribellione, per lo più violenta, e di conseguenza destinata a condanna e repressione. La Clitemnestra di Lea Barletti cerca un’altra via, un’altra possibile rappresentazione di se stessa come donna e parte della società, un’altra storia da raccontare. Cerca di cambiare innanzitutto la “narrazione” del femminile. Attraverso la scrittura e le prove si crea uno spazio comune, di prossimità, con lo spettatore, come ci trovassimo in una casa, in una cucina, in un ambiente domestico. Un’altra importante linea di sviluppo del lavoro di creazione, riguarda più da vicino la recitazione e interpretazione del testo da parte degli attori che tende sempre in direzione di una stretta aderenza al testo quale partitura musicale e ritmica. Una lingua “incarnata”, una lingua-materia, una lingua-corpo o un corpo-lingua, che faccia piazza pulita di qualsiasi pregiudizio psicologico o di senso e lasci campo libero alla visionarietà. “Perché ho scritto Parla, Clitemnestra! in rima, per di più una rima spesso “facile”, a volte addirittura baciata, che dà al testo un’aria quasi scanzonata, da filastrocca? Perché per me la rima è la maschera, il mezzo per alleggerire, per parlare di qualcosa che ancora brucia mentre ancora brucia, facendo finta che sia un gioco da ragazzi: perché la storia, a noi donne, non ha davvero regalato nulla, eppure è, a mio avviso, quanto mai necessario uscire dalla logica e dal linguaggio dell’oppresso. E la rima è anche, per me, il linguaggio segreto delle cose. Si scoprono quindi legami, connessioni, possibilità nuove: di immaginazione, di azione, di pensiero, cui i “corpi-lingua”, liberati dal “dovere” del personaggio, possano avere più facile e libero accesso”. — Lea Barletti
Werner Waas e Lea Barletti fondano la compagnia Barletti/Waas a Berlino nel 2013. Producono Autodiffamazione/Selbstbezichtigung di Peter Handke, nel 2015 Tristezza&Malinconia di Bonn Park, e nel 2016 Materiali per una tragedia tedesca di Antonio Tarantino.
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Residenza 33 Compagnia Fi_Br_Δ (IT) Next Stop Orlando
2020
Equipe in Residenza Fiona Sansone, regista Federica Rosellini, lavoro drammaturgico e attrice/performer Nadia Terranova, percorso drammaturgico
Periodo di Residenza 7–21 settembre 2020
Il percorso della Residenza nasce da un naturale incontro con il mondo di Virginia Woolf, la scrittrice di riferimento di molte generazioni femminili. La Woolf nei suoi scritti traccia percorsi da indagare come archetipi moderni: Una Stanza tutta per sé come luogo di partenza sul ruolo della donna in relazione all’arte, come il tempo de Le Onde rappresenta un orologio biologico che nel testo si identifica nel mare metafora della ciclicità del femminile, Orlando e il suo essere ed essere l’altro, quell’altro chiamato straniero, Flash autobiografia di una cane permette di cogliere le diatribe storiche di genere grazie all’amore per un cane. A queste iniziali sollecitazioni se ne aggiungono altre da mettere in dialogo con il corpo, unico vettore, unico luogo non luogo come il teatro stesso, effimera dimostrazione di uno spazio reale ma finto, per raccontare di una donna qualsiasi e del suo amore per l’infanzia. La Compagnia Fi_Br_ dell’attrice e regista Fiona Sansone si concentra su tutto questo nel corso della sua Residenza insieme a Federica Rosellini, per questo progetto nel doppio ruolo di attrice e drammaturga, e alla scrittrice Nadia Terranova, che le accompagna in un percorso drammaturgico, per farsi parola e corpo di una nuova possibilità di essere insieme nei ruoli sociali e poetici più vicini alla loro sensibilità e alle loro scelte. “Orlando vive Una stanza/mondo tutta per sé: per ogni supplica, pensiero o parola del femminile, si contrappone in dialogo un senso, una ferita o una canzone maschile. Qual è la domanda impronunciabile che Orlando dovrebbe porci fuori dai manifesti letterari ed ideologici? A cosa aspira il perduto e l’essere dimenticati? Può un animale domestico come un cuore liberarci dalla Storia e vivere una nuova resa?” — Fiona Sansone
Fiona Sansone è regista teatrale ed educatrice. Ha curato regie di teatro per l’infanzia e per ragazzi prodotte da Ruota Libera Teatro (Bianca e l’Olimp[ic]o, Nella pancia di papà, Piena di Vita). Per la produzione del CSS ha diretto Ksenija Martinovic in Diario di una casalinga serba (Premio Giovani Realtà del Teatro 2014, sezione monologhi), per la Compagnia GalloSansone firma la regia di Elliott la Mitovelò, Bella e Bestia, La primavera di Jeanne d’Arc. Federica Rosellini lavora per il teatro e il cinema come interprete, assistente alla regia, autrice di testi. Ha lavorato, tra gli altri, con Luca Ronconi, Antonio Latella, Andrea De Rosa, Carmelo Rifici, Pierpaolo Sepe, Andrea Baracco. Ha vinto il premio Hystrio alla vocazione 2011, il premio Hystrio Mariangela Melato 2018 e il premio Virginia Reiter come miglior attrice under 35 2018. Nadia Terranova è una scrittrice, saggista e narratrice per adulti e l’infanzia. Ha scritto i romanzi “Gli anni al contrario” e “Addio fantasmi”, libri per ragazzi, tra cui “Bruno il bambino che imparò a volare”, “Casca il mondo”e “Omero è stato qui”. Collabora con la Stampa, la Repubblica, il Foglio e altre testate.
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Residenza 34 Jérôme Bel/Laura Pante (FR, IT) Danze per Laura Pante Periodo di Residenza 3–30 settembre 2020
2020
Equipe in Residenza Laura Pante, danzatrice e performer Jérôme Bel (collegato da Parigi), coreografo Chiara Gallerani (collegata da Parigi), assistente Rebecca Lasselin (collegata da Parigi), consulenza artistica
Danze per Laura Pante è una Residenza paradigmatica di come sia possibile sviluppare una creazione artistica ai tempi del lockdown. Un coreografo di fama internazionale, il francese Jérôme Bel, ha deciso infatti di creare una sua coreografia interamente a distanza, lavorando dalla sua casa di Parigi collegato via zoom con Laura Pante, danzatrice e performer italiana, per una creazione di grande scambio e confronto. Un esperimento coreografico che dà seguito al “protocollo ambientalista” adottato dal coreografo francese ancora prima dello scatenarsi dell’emergenza pandemica. “Un anno fa - per motivi di sostenibilità ambientale - io e i miei collaboratori abbiamo smesso di prendere l’aereo. Invece che viaggiare, ho iniziato a contemplare nuove pratiche coreografiche, come il riallestimento di due produzioni della compagnia, The Show Must Go On e Gala, con cast e assistenti tutti scelti a livello locale. Desideravo continuare su questa strada e iniziare a scrivere partiture di danza per solisti che fossero di per sé eloquenti, in modo da non dover incontrare direttamente gli interpreti. E poi, mentre stavo creando le partiture, il Coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, con grande rapidità. Questo progetto è diventato allora ancora più urgente e necessario, proprio mentre i teatri di tutto il mondo chiudono, uno dopo l’altro.” — Jérôme Bel
Jérôme Bel è un coreografo francese e uno dei protagonisti indiscussi della scena internazionale contemporanea. Con le sue prime creazioni (name given by the author, Jérôme Bel, Shirtology...), Jérôme Bel ha iniziato ad applicare principi strutturali alla danza per mettere in primo piano gli elementi primari dello spettacolo teatrale. Il suo interesse si è poi spostato sulla questione del performer come individuo unico e particolare. La serie di ritratti di danzatori (Véronique Doisneau, Cédric Andrieux, Isadora Duncan...) affronta così la danza attraverso la narrazione di chi la pratica. Si è anche spesso interrogato su ciò che il teatro può essere in senso politico (The show must go on, Disabled Theater, Gala…). Nell’offrire il palcoscenico a performer non tradizionali (dilettanti, persone con handicap fisici e mentali, bambini...) ha mostrato una chiara preferenza per la comunità delle differenze, dove il desiderio di danzare prevale sulla coreografia fine a se stessa, in un processo di emancipazione attraverso l’arte. Laura Pante è una danzatrice, performer e coreografa italiana. Dopo gli studi e anni di lavoro come graphic designer, dal 2010 ha sviluppato la sua pratica di danza in Italia e all’estero con Cristina Rizzo, Raffaella Giordano, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, Claudia Catellucci, Meg Stuart, Xavier Leroy, Marten Spangberg, Giselle Vienne, Yasmine Hugonnet e molti altri.
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Residenza 35 2020 Alexia Sarantopoulou/Ondina Quadri (EL, IT) Emilio o sull’educazione Periodo di Residenza 22 settembre–6 ottobre 2020
Equipe in Residenza Alexia Sarantopoulou, regista e performer Ondina Quadri, performer Elena Bastogi, aiuto regista
La Residenza riunisce la regista e attrice greca Alexia Sarantopoulou e la performer Ondina Quadri in una ricerca che ha come ispirazione di partenza la lettura di Emilio o sull’educazione, uno studio sulla natura umana del filosofo, scrittore e compositore illuminista Jean-Jacques Rousseau. Scritto nel 1762, è un inno alla natura, all’uguaglianza e alla libertà. Il filosofo, convinto della bontà innata dell’animo umano, rintraccia nell’avvento della società l’origine di ogni male, contrapponendo il concetto di natura a quello di cultura. In Emilio, la natura è un presociale felice ed utopico, il luogo dell’uguaglianza e dell’autosufficienza. Come educare il fanciullo in una società corrotta e corruttrice? A contatto diretto con la natura, senza libri o precetti, allontanato dalla città e dagli sfarzi: nulla deve essere insegnato ad Emilio, ma tutto deve imparare da sé a contatto con l’ambiente. Il lavoro creativo – un ibrido fra live concert e arti visive - riceve altre importanti ispirazioni nei Sei Racconti Morali di Eric Rohmer, le nature morte, le opere di Luigi Ontani, la pittura barocca, la musica e i racconti di Laurie Anderson, il pensiero di Donna Haraway. La performance prende vita attraverso la creazione e la distruzione di tableaux vivants/nature morte, giocando con la distinzione tra organico e inorganico, vita e artificio, morto e vivo, organico e meccanico, animato e inanimato, oggetto naturale e oggetto artificiale, nel formarsi e sgretolarsi di immagini, che trasformeranno di volta in volta lo spazio scenico.
Alexia Sarantopoulou ha studiato sociologia all’università Panteion di Atene, danza al Laban Center di Londra e ha conseguito il master in Teoria dell’Architettura al Politecnico di Atene. Inizia a lavorare come attrice nel 2010 con la compagnia italiana Motus. Dal 2014 fa parte della compagnia teatrale greca Nova Melancholia. Vive e lavora come attrice e regista tra Roma e Atene. Alexia Sarantopoulou e Ondina Quadri si incontrano inizialmente come attrici in Raffiche di Motus nel 2016. Nel 2018 collaborano nella performance Immagina un paesaggio eroico, di Nova Melancholia. A maggio 2019 presentano a Cesena per la prima volta un primo studio su Emilio o sull’educazione di Jean Jacques Rousseau.
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Residenza 36 Deflorian/Tagliarini (IT) Ginger e Fred Periodo di Residenza 27–28 luglio 2020 – prima parte 21 settembre–3 ottobre 2020 – seconda parte
2020
Equipe in residenza Daria Deflorian, regista e attrice Antonio Tagliarini regista e attore Martina Badiluzzi, assistente alla regia e attrice
Fellini e il suo film Ginger e Fred, del 1986, è il punto di partenza di una nuova indagine teatrale di Deflorian/Tagliarini a partire dal cinema e da capolavori della cinematografia italiana. Più dei precedenti – Quando non so cosa fare cosa faccio (2015) da “Io la conoscevo bene” di Antonio Pietrangeli e Scavi e Quasi niente (2018) ispirati a “Deserto rosso” di Michelangelo Antonioni – la ricerca su Ginger e Fred è anche motivata da un desiderio di rimettere al centro di un lavoro la danza (territorio da cui viene Antonio Tagliarini, danzatore e coreografo prima di essere performer e autore), con l’intenzione di chiudere una trilogia di spettacoli legati a dei film e riportare in scena, dopo averla felicemente dispersa in progetti più collettivi, il sodalizio artistico di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, motore iniziale del loro lavoro assieme. “Un progetto non su tutto Fellini, né su tutto il film. Ancora più che per il lavoro a partire da “Deserto Rosso” sentiamo il peso di andare a toccare un mostro sacro, un’icona. Il nostro progetto è per noi prima di tutto una ballata dedicata agli artisti: la loro storia, la loro maschera, il loro smascherarsi, “intenzionalmente senza intenzione” dirà Fellini citando lo zen, parlando del lavoro dell’attore. Proviamo con questo progetto a lavorare sull’addizione. Fellini con le sue immagini piene e strabordanti ci aiuta. Proviamo ad esagerare, a strafare. A riempire. Ad andare a intercettare il sogno. L’inconscio, il disordine riorganizzato solo in montaggio. Azione e non discorso. Il pensiero ricacciato indietro. E tanta vita. Tutta vita.” — Deflorian/Tagliarini
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini sono autori, registi e performer. Il primo lavoro nato dalla loro collaborazione è del 2008, Rewind, un omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch. Nel 2009 hanno portato in scena un lavoro liberamente ispirato alla filosofia di Andy Warhol, from a to d and back again. Tra il 2010 e il 2011 hanno lavorato al “Progetto Reality” che ha dato vita a due lavori: l’installazione performance czeczy/cose (2011) e lo spettacolo Reality (2012). Nel 2013 debutta Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni (Premio Ubu 2014 come miglior novità italiana). Il cielo non è un fondale ha debuttato nel 2016 e nel 2017- 2018 per il Progetto Antonioni/Deserto Rosso, nascono due spettacoli: Scavi e Quasi Niente.
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Residenza 37 2020 Michela Lucenti/Balletto Civile (IT) Versus Nel nome del padre, del figlio e della libertà
Equipe in Residenza Michela Lucenti, regista, coreografa e performer Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Maurizio Lucenti, Michela Lucenti, Alessandro Pallecchi Arena, Matteo Principi, Emanuela Serra, Giulia Spattini, performer Maurizio Camilli e Emanuela Serra, assistenti
Periodo di Residenza 5–19 ottobre 2020
Da sempre Balletto Civile fa una ricerca di drammaturgia fisica tentando di raccontare una storia per vasi comunicanti tra parola e azione danzata. Il padre e l’eredità paterna sono il nucleo centrale di Versus, la nuova Residenza di Balletto Civile di Michela Lucenti. Innanzitutto, a partire dal libro di Massimo Cacciari Re Lear padri, figli, eredi, dove il filosofo afferma che noi capiamo la nostra eredità, cioè da dove veniamo, nel momento in cui ci sentiamo abbandonati, completamente perduti. Questo vuoto/solitudine però contempla anche un grande concetto di libertà, che nasce proprio dall’arrivare a comprendere la propria natura, la radice portante della nostra esistenza. “Nel nome del padre, del figlio e della libertà”. Inevitabile anche il riferimento al Lear shakespeariano, dove la distruzione del potere diventa una possibilità per ricominciare, rinnegando il potere dei padri e l’eredità che resta. Versus è anche un lavoro sul linguaggio. Demolire l’idea di un classico che ci sovrasta, (le leggi dei Padri), trovare un nuovo dialogo in maniera anche un po’ spudorata e veramente definitiva, lasciare che il presente diventi un nuovo classico. “L’ambiente fisico in cui lavoreremo è una scena vuota, bianca, sul fondo una parete di luce molto forte che rimanda ad una enorme radiografia. Una radiografia dell’esistenza. della propria biografia, reinventata, nel tentativo di fare della tua vita qualcosa di universale perché gli altri possano capire, cercando un’idea magica di sé stessi per tentare di esorcizzare le proprie paure. Lo spettacolo parlerà di questo: di qualcosa che va dal piccolo al grande cioè dal personale all’universale. Un’istanza che appartiene anche al concetto stesso di Teatro che va dal piccolo dell’interprete per arrivare alla comunità, al pubblico. Versus, questa V, rappresentata anche fisicamente in una grande prospettiva in cui il fondo del palcoscenico è un punto luminoso, si apre come una pista di atterraggio rivolta verso il pubblico, per cercare di essere il più possibile comunicativi, senza perdere l’atto verticale, l’atto poetico.” — Michela Lucenti Collettivo nomade di performer, Balletto Civile, fondato da Michela Lucenti, rappresenta un unicum nel panorama della scena italiana. L’approccio creativo è una ricerca basata sul movimento che emerge dalla profonda relazione scenica tra gli artisti. Mosso da un senso etico oltre che estetico, Balletto Civile ha ideato spettacoli singolarissimi nei quali i confini tra danza, teatro e canto si dissolvono. Sfaccettato e polimorfo, osmotico nell’integrare di produzione in produzione nuovi elementi, il gruppo sa reinventarsi ogni volta.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 38 2020 Conservatorio “J. Tomadini”/Udine– Mdi Ensemble/Milano (IT) Progetto Ensemble in Residence Periodo di Residenza 21–23 luglio 2020 – prima parte 2–9 novembre 2020 – seconda parte 1–5 dicembre 2020 – terza parte
Equipe in Residenza Conservatorio “Jacopo Tomadini”–Udine Maestri Renato Miani e Mario Pagotto, docenti di Composizione Luisa Valeria Carpignano, Felice Di Paolo e Ingrid Macus, studenti in presenza; Lorenzo Gioco, studente a distanza Ensemble MDI - Milano Maestro Paolo Fumagalli Sonia Formenti, flauto–Chiara Percivati, clarinetto Corinna Canzian, violino–Paolo Fumagalli, viola Giorgio Casati, violoncello–Christian Schmitz, pianoforte
Il Progetto Ensemble in Residence coinvolge gli allievi delle Scuole di Composizione del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine e i musicisti dell’MDI Ensemble di Milano, formazione di rilievo a livello nazionale ed internazionale, specificamente rivolta alla musica contemporanea, con l’obiettivo di offrire agli allievi compositori un’esperienza formativa di alta qualità artistica e professionale basata sul dialogo, il confronto, il perfezionamento. Il progetto è curato e coordinato dai Maestri Renato Miani e Mario Pagotto, docenti di Composizione a Udine, e Paolo Fumagalli, direttore dell’MDI. Il progetto ha un’articolazione in due fasi. Nella prima parte della Residenza i musicisti dell’MDI Ensemble hanno incontrato i compositori del Conservatorio udinese selezionati per il Progetto, allo scopo di approfondire le tecniche strumentali moderne e contemporanee come aspetti significativi dei lavori in corso di realizzazione. Nella seconda fase della Residenza, i compositori selezionati hanno presentato i loro progetti in fase avanzata di elaborazione, allo scopo di verificare, discutere e perfezionare i vari aspetti della scrittura assieme ai membri dell’Ensemble. Appena sarà nuovamente possibile, le composizioni verranno provate e presentate in un momento di apertura al pubblico, in forma di concerto.
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Residenza 39 2020 Fabrizio Pallara/Nicoletta Oscuro (IT) La Bella addormentata nel bosco Periodo di Residenza 18–25 ottobre 2020 – prima parte 16– 23 novembre 2020 – seconda parte
Equipe in Residenza Fabrizio Pallara, regista Nicoletta Oscuro, cantante e attrice Luigina Tusini, riprese e montaggio video
Fabrizio Pallara e Nicoletta Oscuro si incontrano per la prima volta facendo confluire i loro percorsi e competenze artistiche nella progettazione di un nuovo percorso drammaturgico e scenico destinato all’infanzia. Punto di partenza, una nota fiaba, La bella addormentata nel bosco. Dentro alle maglie del suo intreccio, si mettono ad indagare una storia parallela che possa far affiorare una possibile versione altra della storia. È lo sguardo della settima fata che con il suo maleficio racconta un punto di vista diverso. Un personaggio duro, ipersensibile, ma anche buffo prende dunque la parola. La settima fata, narratrice e testimone della vicenda, come una sarta laboriosa, allaccia i fili dei ricordi e cuce una mappa di sentimenti belli e brutti, paurosi e necessari, capaci, insieme, di rivelare tutta la complessità che ognuno deve affrontare per vivere. Cadere, rialzarsi e continuare a correre. Una ferita si aprirà, una crosta la ricoprirà, una cicatrice sarà la sua memoria sulla pelle. Senza cattivi, senza inciampi e sbagli, non ci sarebbe questa storia, e non ci sarebbe la vita con le sue meraviglie.
Fabrizio Pallara, Biografia completa alla Residenza 20. Nicoletta Oscuro è attrice e cantante. Lavora da anni insieme al musicista Matteo Sgobino in ambito teatrale, vocale e musicale. Dal 2016 collaborano all’allestimento dello spettacolo Tina Modotti, gli occhi e le mani. Recentemente ha debuttato con un nuovo spettacolo su Spoon River, Fabrizio De André e Fernanda Pivano dal titolo Vennero in tanti e si chiamavano gente, drammaturgia di Hugo Samek. Collabora con CSS in vari spettacoli per la regia di Rita Maffei come Assemblea, Sissignora, Il labirinto di Orfeo e con teatrino del Rifo e Manuel Buttus per lo spettacolo Se non avessi più te.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 40
2020
Mattia Cason (IT) “Οι συν Αλέξανδρος” (I soldati di Alessandro) Tutoraggio per giovani danzatori e performer
Periodo di Residenza 16–30 novembre 2020
Equipe in Residenza Mattia Cason, tutor, coreografo e danzatore, ideatore del progetto Alessandro Conte, drammaturgo e danzatore Alessandra Carolina Valentini, danzatrice Irene Ferrara, danzatrice
La Residenza si fonda su un Progetto, intitolato “Οι συν Αλέξανδρος (I soldati di Alessandro), “un’indagine antropologica tradotta (e tradita) in una coreografia”, ideata dal coreografo e danzatore Mattia Cason. A partire dal concept del progetto, Cason dà vita ad un’azione di tutoraggio che coinvolge 3 giovani danzatori in formazione e attivi sul territorio regionale. Il tutoraggio ha una valenza di esperienza di ricerca su alcuni possibili percorsi coreografici e multimediali, stimolati dal progetto stesso. “Οι συν Αλέξανδρος (I soldati di Alessandro) è parte d’un progetto più ampio iniziato circa cinque anni fa, il cui intento è portare un punto di vista artistico e culturale a sostegno di un’idea di un’Europa promotrice di politiche migratorie inclusive. Chiunque cerchi rifugio dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla fame, deve essere benvenuto. Questo non solo per ragioni umanitarie ma anche perché la maggior parte delle persone che cercano rifugio in Europa provengono da paesi il cui contributo alla civiltà europea è stato fondamentale e accoglierli è il modo migliore per capire meglio noi stessi, il nostro passato e soprattutto la necessità d’un destino comune. Per avvalorare questa tesi ho studiato quei paesi che la tradizione vuole culla della civiltà europea, ovvero Israele/Palestina e Grecia, attraverso una duplice lente di osservazione: quella dell’indagine antropologica sulla presente situazione di precarietà dei richiedenti asilo africani e asiatici nei moderni stati nazionali di Israele e Grecia, e quella della ricerca storica sui determinanti influssi afroasiatici nello sviluppo delle antiche civiltà qui sviluppatesi, ovvero la canaanita/israelitica e la greca. L’idea è quella di presentare i rifugiati africani e asiatici oggi rinchiusi nei campi profughi greci come i soldati di Alessandro di ritorno dopo migliaia di anni dalle sue campagne afroasiatiche. In scena ciò viene narrato con due mezzi di comunicazione: il corpo danzante e l’immagine proiettata. Il corpo porta avanti la linea drammatica dell’“èxodus”, dell’avventura di Alessandro in Africa e Asia, il video le contrappone invece quella del “nòstos”, del ritorno dei soldati in una patria che pare non volerli più”. — Mattia Cason Mattia Cason è un danzatore, attore e performer. Appassionato di danza, geografia, lingue semitiche e di Unione europea, ha fatto studi universitari in Antropologia e si è diplomato in arte drammatica. Dal 2012 si è trasferito in Israele dove studia danza e dal 2015 lavora con le compagnie di danza Fresco e Inbal e con coreografi indipendenti, tra cui Michael Getman, Mor Shani and Maya Yogel. Nel 2020 debutta in Mileva di Ksenija Martinovic, prodotto da CSS. Attualmente lavora per la compagnia di danza slovena En Knap a Lubiana.
Diario del Triennio 2018/2020
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Residenza 41
2021
Marta Cuscunà (IT) |Earthbound| ovvero le storie delle Camille
Periodo di Residenza 2–17 gennaio 2021
Equipe in Residenza Marta Cuscunà, autrice, attrice e regista Paola Villani, progettazione e realizzazione animatronica e della scena Marco Rogante, assistente alla regia e realizzazione animatronica Claudio “Poldo” Parrino, luci
La nuova Residenza di Marta Cuscunà pone le basi di una ricerca per una creazione di fantascienza che esplori l’idea di un futuro prossimo nel quale la manipolazione del genoma umano riporta la vita in aree del pianeta danneggiate dall’uomo. Essere sull’orlo dell’estinzione non è più una metafora. Per uscire dall’atteggiamento distruttivo del game over che ci potrebbe cogliere, la filosofa Donna Haraway scrive Staying with the trouble, un saggio speculativo di eco-femminismo che include storie di fantascienza: esempi di futuri possibili in cui la specie umana unisce le forze ad altre specie per salvare il nostro pianeta e prendersene di nuovo (e meglio) cura. Partendo da questo spunto, Marta Cuscunà si immagina una piccola colonia di individui migrati in aree danneggiate dallo sfruttamento umano, per risanarle grazie alla collaborazione con partner non-umani. Sono gli |Earthbound|Umani a cui sono stati impiantati i geni di creature in via d’estinzione con il duplice scopo di conservarne la specie e favorire una nuova prospettiva per l’adattamento dell’uomo con l’ambiente naturale grazie alla simbiosi con il suo doppio animale. “In scena, gli |Earthbound| prendono vita grazie alle creature animatroniche progettate per me da Paola Villani e ispirate alle opere dell’artista australiana Patricia Piccinini, in un monologo di fantascienza per attrice e pupazzi che trasforma in spettacolo il pensiero eco-femminista contemporaneo, ibridando la tradizione del teatro di figura con tecniche di animazione innovative. E se, come dice Donna Haraway, “importa quali storie fanno i mondi e quali mondi fanno le storie”, |Earthbound| è uno dei racconti possibili del mondo nuovo in cui potremmo trovarci a vivere domani.” — Marta Cuscunà
Marta Cuscunà è attrice e performer, esponente di un teatro visuale e di figura che scardina l’immaginario legato al passato grazie all’utilizzo di nuove tecnologie. Ha iniziato la sua formazione di attrice a Prima del Teatro: Scuola Europea per l’Arte dell’Attore e nel 2006 debutta in Merma Neverdies, spettacolo con pupazzi di Joan Mirò e regia di Joan Baixas. Nel 2009 debutta con il suo primo spettacolo E’ bello vivere liberi! Progetto di teatro civile per un’attrice, cinque burattini e un pupazzo, a cui seguono, nel 2012, La semplicità ingannata e nel 2015 Sorry, Boys, terzo capitolo della Trilogia sulle resistenze femminili. Nel 2018 debutta con Il canto della caduta.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 42
2021
Barbara Berti (IT, DE) Space
Periodo di Residenza 25 gennaio–9 febbraio 2021 Residenza a distanza da Tanzfabrik e Tatwerk–Berlino, con tutoraggio in streaming
Barbara Berti, concept, coreografa e performer Rocio Marano, danzatrice e performer Simon Rose, suono e drammaturgia tutor, Rita Maffei, co-direttrice artistica CSS
Space è un’indagine sul concetto di limite e limitazione sviluppata dalla danzatrice e performer Barbara Berti. Nella sua idea di performance, Berti vuole far affiorare a livello cosciente alcune delle limitazioni fisiche e mentali che ci attraversano. Limitazioni dovute a restrizioni esterne o interne, incluse naturalmente le strutture e le regole sociali e morali che abbiamo incorporato. Come afferma il filosofo coreano Byung-Chul Han, il teorico della “società della stanchezza”, ciò che il mondo contemporaneo occidentale intende per limite è spesso il risultato normativo e psicologico dell›incapacità di accogliere l’Altro. “Nella performance, esploriamo quel determinato stato di presenza che possiamo sperimentare nel passaggio tra la veglia e il sonno, come uno stato che può essere fluire e trasferirsi nella vita quotidiana al nostro risveglio. Inoltre indaghiamo e riflettiamo su tre modi di esistere che invece potremmo scegliere per la nostra vita: godersi le cose belle, creare cose belle per gli altri, oppure una forma di vita contemplativa. Come possiamo integrare queste tre forme nella nostra esistenza umana? Nel mondo in cui viviamo, che tipo di azioni collettive potrebbero essere la conseguenza di questa integrazione? Come si incontrano gli altri all’interno di questa integrazione? La ricerca e la performance mirano a esplorare queste domande, insieme al pubblico, incontrando il pubblico, nella comunicazione somatica verbale e non verbale.” — Barbara Berti
Barbara Berti è danzatrice e coreografa. Nasce a Bologna e lavora tra Italia e Berlino. Dopo una formazione come graphic designer, si avvicina alle arti performative collaborando con performer e danzatori come Judith Seng, Tino Sehgal, Gabi Schilling e Isabelle Schad. Contestualmente sviluppa una propria dimensione autoriale nella danza contemporanea, elaborata in un personale linguaggio coreografico grazie al contributo di discipline ibride quali instant composition, body-mind centering, meditazione e contact improvisation. Nel 2014 crea il suo assolo I am a shape, in a shape, doing a shape” per il festival 100° Berlino, presentato anche in Italia. Nel 2017 vince ex equo il Premio Scenario con bau#2, dalla serie “Bau – Coreografia del pensare”.
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Residenza 43 2021 Filippo Nigro/Fabrizio Arcuri (IT) Every Brilliant Thing (Le cose per cui vale la pena vivere) Periodo di Residenza 1–15 marzo 2021
Equipe in Residenza Fabrizio Arcuri, regista Filippo Nigro, attore e co-regista Luigina Tusini, scenografa tutor della Residenza, Roberto Canziani, esperto di teatro e docente DAMS Università di Udine
La Residenza è un’immersione drammaturgica nel mondo di Every Brilliant Thing, un recente testo teatrale dello scrittore britannico Duncan Macmillan, nella prospettiva di un suo adattamento per l’Italia curato da Fabrizio Arcuri assieme al suo interprete d’eccezione, l’attore Filippo Nigro, volto fra i più interessanti del cinema e teatro italiano. Al contempo, il lavoro sull’adattamento interagisce con un’altra verifica che sarà oggetto di ricerca durante la Residenza, quella cioè di trasformare il testo anche in una sceneggiatura cinematografica per un film che attraverso il linguaggio filmico restituisca il senso e il contenuto del testo, ambientandolo tra le strade di una città e una sala d’aspetto in un aereoporto. Every Brilliant Thing è il racconto di una vita scandita da un continua esorcistica rincorsa contro la morte: il protagonista – il Narratore, nel testo – con la morte ci ha infatti a che fare fin da bambino, per i ripetuti tentativi di suicidio della madre. Dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta, il Narratore escogita il suo rito per scongiurare la paura di quella possibile perdita. Nell’attesa fuori nella sala d’attesa di un ospedale, inizia a stilare una lista. Quella dei dieci motivi per cui vale la pena vivere. La lista delle cose per cui vale la pena vivere impone delle regole e via via con il tempo l’elenco si allunga, seguendo di pari passo la sua vita e la costruzione della sua identità…
Fabrizio Arcuri è regista, co-direttore artistico del CSS e fondatore di Accademia degli Artefatti, regista di tutte le sue creazioni. Dal 2013 collabora stabilmente con il CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, che valorizza la sua predilezione per la drammaturgia contemporanea europea in numerose produzioni, da Io Cinna (Progetto I Shakespeare) di Tim Crouch, a Materiali per una tragedia tedesca di Antonio Tarantino, Cenerentola e Pinocchio, due fiabe nella riscrittura di Joel Pommerat, fino a Un intervento di Mike Bartlett. Fabrizio Arcuri ha già diretto a teatro Filippo Nigro in Pretty! (Reason to be pretty) di Neil LaBute (2013), Ritratto di una Capitale (2015), Candide di Mark Ravenhill (2016) e Ritratto di una Nazione (2017). Every Brilliant Thing sarà la loro prima co-regia.
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Dialoghi, Διαλογοι
Residenza 44 2021 Orchestra giovanile Filarmonici Friulani (IT) Ombre_Mozart | Schubert | Weber Periodo di Residenza 1–15 marzo 2021
Equipe in Residenza Orchestra giovanile Filarmonici Friulani Alessio Venier, direttore artistico e musicale
L’Orchestra giovanile Filarmonici Friulani è un’orchestra sinfonica composta esclusivamente da giovani professionisti under 35. Dal 2019 la formazione viene riconosciuta come “Orchestra in Residenza” dal CSS, che le mette a disposizione per la sua attività la sala Pasolini del Teatro Palamostre di Udine. Tra gli obiettivi condivisi, il desiderio di restituire la grande musica classica a un pubblico non solo specializzato ma di cittadini appassionati d’arte e cultura, grazie a programmi e modalità interpretative più comprensibili e dirette, proposte da giovani musicisti, con una formazione aggiornata e punti di vista nuovi sul panorama musicale. Nell’ottica di sviluppare un percorso di prospettiva, che si focalizzi su un’idea di produzione musicale “dei giovani per i giovani”, la disponibilità di uno spazio di lavoro adeguato come la sala del teatro udinese consente all’Orchestra di preparare in quel luogo il programma dei suoi concerti e di sviluppare in generale un lavoro di ricerca musicale da sviluppare con continuità. La consuetudine con una sala dove provare stabilmente permette infatti ai musicisti di avvicinarsi e immergersi nell’atmosfera del concerto, imparando a conoscere le dinamiche e le criticità acustiche di un palcoscenico vero. Da questa opportunità sono nate già alcune produzioni musicali che hanno innanzitutto debuttato sul palco del Palamostre per poi essere ospitate su altri palchi del territorio regionale. Durante la Residenza l’Orchestra ha avuto occasione di mettersi alla prova su un tema originale e poco esplorato: il mondo dell’ombra, della notte e del mistero, intesi come oscurità, ma anche come occasione di introspezione, come un tempo e uno spazio in cui l’uomo può vivere esperienze che trascendono la razionalità. Concorrono a questa indagine, lo studio esecutivo dell’Ouverture “Oberon” di Weber, ispirata al “Sogno di una notte di mezza estate” shakespeariano, la Sinfonia n.38 di Mozart, dall’atmosfera imparentata con l’opera più discussa e più oscura del compositore, il “Don Giovanni”, e infine, l’ottava sinfonia di Schubert, nota come “L’Incompiuta”, opera che sembra capace di riprodurre i meandri di una mente inquieta.
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Dialoghi, Διαλογοι. La scuola dello Sguardo 2a e 3a Edizione LA SCUOLA DELLO SGUARDO Seconda edizione
LA SCUOLA DELLO SGUARDO Terza edizione
Periodo di attività Novembre 2018 – Maggio 2019 Udine, Teatro Palamostre
Periodo di attività Novembre 2019 – Aprile 2020 Udine, Teatro Palamostre
2020
Quattro lezioni con immagini e appunti sul teatro di oggi ideate e condotte da Roberto Canziani (DAMS–Università di Udine) a cura di CSS Teatro stabile di innovazione del FVG per la Stagione Teatro Contatto, in collaborazione con Dialoghi Residenze delle arti performative a Villa Manin. Complesso, ma non complicato, il teatro diventa ancora più ricco se capiamo come in anni recenti si è evoluto e si evolverà. E diventa ancora più affascinante, se ne scopriamo gli strati, la felice complessità. Avviata con successo nel 2017, La Scuola dello Sguardo è intesa come un sentiero di formazione per lo spettatore contemporaneo che sempre più è chiamato ad attivare competenze e sensibilità rispetto alle forme e alle modalità della performance. Ogni lezione entra nel vivo della scena europea più attuale e indaga la varietà e la diversità dei linguaggi scelti dagli artisti, molti dei quali ospiti della Stagione Contatto 37, ideata e curata dal CSS, in collaborazione con il Progetto Dialoghi - Residenze delle arti performative a Villa Manin. I quattro incontri sono stati concepiti, strutturati e condotti da Roberto Canziani, critico, giornalista, docente al DAMS dell’Università di Udine e sono accompagnati da immagini, video, appunti e curiosità sul teatro di oggi.
Seconda edizione 10 novembre 2018 #1 SCENA E ROMANZO lezione attorno a 1984 12 marzo 2019 #2 L’IPERTEATRO DI PIPPO DELBONO lezione attorno a La gioia 8 aprile 2019 #3 QUEL CHE RESTA DELLA SCENA lezione attorno a Tango glaciale reloaded 3 maggio 2019#4 A MEMORIA lezione attorno a By Heart
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Terza edizione 18 novembre 2019 #1 PERDERSI NEL LABIRINTO Lezione attorno a Il labirinto di Orfeo. 4 dicembre 2019 #2 EMMA DANTE, IL PRIMA E IL DOPO DELLA REGIA Lezione attorno a Misericordia. 4 marzo 2020 #3 FACCIA A FACCIA CON IL PUBBLICO Lezione attorno a In nome del padre. (Lezione sospesa causa lockdown) 2 aprile 2020 #4 NATI QUI, NATI IERI Lezione attorno a Cous Cous Klan (Lezione sospesa causa lockdown) Dialoghi, Διαλογοι
Dialoghi, Διαλογοι. C’è posto per tutti Riflessioni sul teatro partecipato Prima edizione 6,7,8 dicembre 2018 Udine, Teatro Palamostre Fin dal 1993, il CSS svolge un’intensa attività di teatro partecipato in relazione al territorio in cui opera e sperimentando diversi formati di questo genere di messa in scena immersivo e coinvolgente. Vogliamo ricordare le collaborazioni con artisti come Alessandro Marinuzzi (con Fantastica Visione di Giuliano Scabia), Sandra Toffolatti, Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Pietro Faiella (con Il Labirinto di Orfeo) e più recentemente con Virgilio Sieni e la sua Accademia sull’Arte del Gesto, nei suoi lavori sul Tiepolo (Angelo che se ne va) e su Pasolini (Fuga Pasolini_ Ballo 1922), con Fabrizio Arcuri e il monumentale Materiali per una tragedia tedesca di Antonio Tarantino e con Rita Maffei e le sue esperienze del Collettivo N46°-E13°, nel primo spettacolo dal titolo omonimo, in Lady Europe 2.0 presentato al Mittelfest, in Ufficio Ricordi Smarriti, L’Assemblea, Città inquieta, Gli Altri.
Diario del Triennio 2018/2020
2018
Di frequente abbiamo anche ospitato altri esempi di teatro partecipato invitando a Udine tra le più interessanti proposte internazionali, come i berlinesi Rimini Protokoll, gli inglesi Gob Squad e il catalano Roger Bernat. L’attività di teatro partecipato del CSS si inserisce in un più ampio e sempre più interessante panorama italiano ed europeo. Abbiamo sentito l’esigenza di confrontarci con alcune tra le migliori esperienze di teatro partecipato in Italia e all’estero per comprendere meglio il nostro operato, per verificare le intenzioni, le relazioni con il pubblico e con gli everyday experts, gli esperti di vita quotidiana, come vengono definiti i partecipanti ai lavori collettivi partecipati. Per una riflessione su questo vivace panorama nasce C’è posto per tutti, tre pomeriggi di approfondimento con artisti noti e affermati, con artisti emergenti, con direttori artistici e con critici teatrali, in un confronto, con noi, con i partecipanti e con gli spettatori, sulle diverse pratiche, sulle esperienze e sui risultati delle diverse strade che il Bürgerbühne, il Citizen’s Stage, il Teatro dei Cittadini sta realizzando in Italia e in Europa.
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Dialoghi, Διαλογοι. C’è posto per tutti Riflessioni sul teatro partecipato
2018
8 dicembre 2018 Claudio Longhi, direttore Emilia Romagna Fondazione Teatro Nazionale Nicola Borghesi, regista compagnia Interventi: Kepler 452 Eleonora Pippo, regista 6 dicembre 2018 Rita Maffei, regista e co-direttrice Alberto Bevilacqua, Presidente CSS artistica CSS Teatro stabile Teatro stabile di innovazione del FVG– di innovazione del FVG Saluti e apertura lavori Andrea Paolucci, regista e coCornelius Puschke–Rimini direttore artistico della Compagnia Protokoll Teatro dell’Argine (S. Lazzaro di Savena Roberto Canziani, critico teatrale e – Bologna) docente DAMS dell’Università di Udine Carla Esperanza Tomassini, Alessandro Marinuzzi, regista direttrice artistica di Pergine Spettacolo Fabrizio Arcuri, regista e direttore Aperto Festival. artistico del Festival Short Theatre di Roma. Al termine, L’Assemblea, gioco teatrale partecipato ideato e diretto da Rita 7 dicembre 2018 Maffei con 80 donne cittadine Miriam Tscholl, direttrice artistica (dai 15 agli oltre 70 anni) Staatsschauspiel e Our stage–Festival di teatro partecipato di Dreda, Fabrizia Maggi e Luisa Schiratti, codirettrici artistiche CSS Teatro stabile di innovazione del FVG Massimo Marino, critico e docente universitario. Modera le riflessioni Doriana Legge, critica teatrale e docente all’Università dell’Aquila
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Dialoghi, Διαλογοι
Dialoghi, Διαλογοι. Tre anni di Residenze in immagini Residenze 1—10
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2018
Residenza 1 Ksenija Martinovic Mileva–primo studio
“Mileva Marić e Albert Einstein hanno cambiato il mondo. Soltanto che di lei nessuno sa nulla”.
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Residenza 2 Claudius Lünstedt ⁄ Giuliano Scarpinato Guerrieri in gelatina
“MERVIN_Al posto della firma tre stelle e una goccia di sangue… all’improvviso dal nulla in agitazione ho sentito il mio cuore che batteva mi sono immaginato i mari del sud allo stesso tempo ero spaventato di me stesso”
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Residenza 3 Francesco Collavino Jei
Il basket è la danza con la palla. — Dan Peterson
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Residenza 4 Dan Canham ⁄ Compagnia Still House, On Wrestling (Sulla lotta)
“Non possiamo cambiare gli uomini, ma possiamo incoraggiare, implorarli e affermare la loro volontà di cambiare. Possiamo rispettare la verità del loro essere interiore, una verità che potrebbero essere incapaci di dire: che desiderano essere connessi, amare ed essere amati”. — bell hooks 69
Residenza 5 Alessandro Marinuzzi ⁄Collettivo Eutopia X After The Desert
“Tutto qui... Qui e ora? Un labirinto… O un deserto. E… dopo il deserto?”
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Residenza 6 Lucia Calamaro Nostalgia di Dio
“Nostalgia di Dio, che è un lavoro che ancora non ho scritto, cerca di indagare una tensione verso il risveglio nel singolo di una qualche forma di religiosità infantile.”
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Residenza 7 Conservatorio Statale di Musica Jacopo Tomadini ⁄ Marco Angelilli Spazio, Corpo, Movimento
“Il nostro agire è determinato dall’immagine che abbiamo di noi stessi. Io mangio, cammino, parlo, penso, osservo e amo a seconda di come mi sento.” — Moshe Feldenkrais
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Residenza 8 Teho Teardo Ellipses dans l’harmonie
“…rientrato nel mio studio provo a suonare alcuni degli spartiti presenti nel testo: mi ritrovo immediatamente nel 1700, ma insolitamente libero dalle influenze di stile specifiche di un compositore. La sensazione è di entrare in un luogo che non esiste più, nella casa di un ignoto musicista settecentesco mentre questo è appena uscito, benché la sua presenza sia ancora percepibile tra le stanze.” — Teho Teardo
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Residenza 9 Martina Badiluzzi My being Sporty is a tragedy–Stretching Elfride Jelinek
«Fate quello che volete. L’unica cosa che ci deve assolutamente essere: cori greci, singoli, masse, chiunque entri in scena, a parte nei pochi punti in cui è indicato diversamente, deve indossare un abbigliamento sportivo: il che lascia ampio spazio a sponsorizzazioni, no?» Ein Sportstück — Elfriede Jelinek
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Residenza 10 Virtew Esperimenti di teatro virtuale
“Qui, nel buio, cerchiamo la strada verso il mondo delle ombre, al centro della terra, dov’è Euridice. Aspetta… Orfeo… sono qui… Là in fondo, quella terra, fa da confine al mare e al cielo” — da Il Labirinto di Orfeo
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Dialoghi, Διαλογοι. Tre anni di Residenze in immagini Residenze 11—28
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2019
Residenza 11 Francesco Collavino Call Me When You’re Home
Call When You’re Home, una frase detta alle soglie di un distacco, è una formula di protezione, è una dichiarazione d’amore che ci accompagna per tutto il viaggio. 77
Residenza 12 Mamarogi/Boris Bakal Quello che conta sono i soldi
“Il cinico è un uomo che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla”— Oscar Wilde
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Residenza 13 Michela Lucenti⁄ Balletto Civile Madre (secondo studio)
L’essere umano, a differenza degli animali non ha istinti, neanche quello materno, ma è frutto di produzioni culturali che, in ogni momento storico, trasformano concetti, credenze, forme e modalità di vita.
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Residenza 14 Silvia Calderoni/Ilenia Caleo Kiss
“Quello che realmente ho tentato di fare nei miei primi film è stato mostrare come le persone possano incontrarsi, cosa possano fare e dirsi. L’idea era tutta qui: due persone che facevano conoscenza. E allora si capiva l’assoluta semplicità della cosa, si capiva in cosa consistesse.” — Andy Warhol 80
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Residenza 15 Ksenija Martinovic Mileva–secondo studio
“Abbiamo terminato un importante lavoro che renderà mio marito lo scienziato più famoso del mondo”. — Mileva Marić Einstein 82
Residenza 16 Marta Bevilacqua ⁄Arearea Il Rovescio
“Questo almeno so per certo, che l’opera di un uomo altro non è che il lungo cammino per ritrovare attraverso le vie dell’arte le due o tre immagini semplici e grandi sulle quali il cuore una prima volta si è aperto.” — Albert Camus
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Residenza 17 Giulia Bean Cabe, a VHS Elegy
Andy Warhol all’età di 28 anni ha iniziato ad archiviare in delle scatole gli oggetti più disparati. Una volta che le scatole erano piene, le sigillava e le stipava in un magazzino preso in affitto. Unico requisito: aprirle dopo la morte. 84
Residenza 18 Progetto Alpeadria Ensemble
“Ogni cosa nella mia vita è musica, perché ogni cosa nella vita è spettacolo. Ora che sto parlando con te sto facendo uno spettacolo per te.” — Frank Zappa
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Residenza 19 The Mechanical Tales, Being Stack
“Così come l’autorità divina era stata legittimata dalle religioni, allo stesso modo i guru dell’ high-tech e i profeti della Silicon Valley stanno dando vita a una nuova narrativa universale che legittima l’autorità degli algoritmi e dei Big Data.” — David Brooks, The New York Times 86
Residenza 20 Fabrizio Pallara Kafka e la bambola viaggiatrice
Un pomeriggio, un parco, Berlino. Franz Kafka e una bambina. Una storia adulta che parla di nostalgia, inquietudini, vita che corre via e una storia di infanzia che dice di stupori, occhi aperti sul mondo, vita che arriva tumultuosa e piena.
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Residenza 21 Giuliano Scarpinato Angèl
Raccontare i primi, accidentati passi nel mondo del sesso, il ricorso alla pornografia come fonte di “self education”, il rapporto complesso con il proprio corpo e con l’alfabeto dei sentimenti, non è certo un compito facile…
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Residenza 22 Andrea Ciommiento/Zona K/Codicefionda Play me (Origins Project)
Abbiamo scoperto il perché un adolescente di Torino usa le stesse Nike, gli stessi modi di comportarsi e lo stesso iPhone di un adolescente di Marrakesh o di Barcellona.
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Residenza 23 Valentino Mannias Orestea
“Orestea … probabilmente la si metteva in scena dall’alba al tramonto, e non è molto chiaro se il pubblico stesse semplicemente a guardare o se partecipasse alle danze e ai canti intorno all’ara come oggi fanno i cori gospel nelle chiese di East Harlem.”
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Residenza 24 Rocco e Michele Taglialegne, Camilla Isola, Laura Calcagno BEYOND THE LINES
“L’arte, come la realtà, si fonda su un insieme di relazioni proiettive, in un gioco di specchi, ciascuno dei quali permette la rappresentazione dell’oggetto, ma non ne riesce ad esaurire il contenuto.” 91
Residenza 25 Elsa Martin, Stefano Battaglia, Cosimo Miorelli Arkètipos-Spiragli
“In principio le tenebre ricoprivano l’abisso. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.” — Genesi 1 92
Residenza 26 Collettivo L’Amalgama/Andrea Collavino Qui e Ora
Un lungo tavolo imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno al tavolo siedono gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai 50 anni.
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Residenza 27 About: Blank/Lisa Moras Terreno Fertile
“L’incertezza è il risultato combinato del sentimento di ignoranza, impotenza e di una paura sfuggente e diffusa, definita in modo vago e difficile da localizzare: una paura che fluttua alla disperata ricerca di un punto fermo.” — Zygmunt Bauman
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Residenza 28 Roberto Anglisani Il Minotauro
“Tutto esiste molte volte, infinite volte; soltanto due cose al mondo sembrano esistere una sola volta: in alto, l’intricato sole; in basso, Asterione. Forse fui io a creare le stelle e il sole e questa enorme casa, ma non me ne ricordo.” — J. L. Borges, Aleph
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Dialoghi, Διαλογοι. Tre anni di Residenze in immagini Residenze 29—44
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2019
Residenza 29 Udine Modern Music Workshop Omaggio a Chick Corea e Cannonball Adderley
“Scrivo musica per celebrare la vita. Credo che la maggior parte degli artisti lo faccia, non importa come ne parlano. È la gioia di creare. È uno stile di vita.” — Chick Corea
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Residenza 30 Teho Teardo Systehme de Mr Kirnberger
“Sento di appartenere ad una comunità di musicisti formata non solo dai contemporanei, ma anche dagli artisti di altre epoche, pure lontanissime; una comunità che ho percepito come un corpo celeste in orbita tra voci interne e fantasmi, una costellazione.” — Teho Teardo
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Residenza 31 Francesco Collavino Call Me When You’re Home
“E cosa desideriamo di più in questo momento se non un reale incontro? Può un periodo di separazione aiutarci a comprendere la forza esaltante del vuoto? Sì”.
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Residenza 32 Barletti/Waas Parla, Clitemnestra!
“Per me la rima è la maschera, il mezzo per alleggerire, per parlare di qualcosa che ancora brucia mentre ancora brucia, facendo finta che sia un gioco da ragazzi.” — Lea Barletti
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Residenza 33 Compagnia Fi_Br_Δ Next Stop Orlando
“Tu il calabrone e io la rosa, tu la schiuma e io lo scoglio; nello strano mutamento, tu la Fenice e io il rogo.” — Marguerite Yourcenar, Erotica
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Residenza 34 Jérôme Bel/Laura Pante Danze per Laura Pante
“Di altre mie idee, che riguardavano la danza a distanza, erano già a conoscenza in molti. Desideravo scrivere partiture che fossero di per sé eloquenti e non esigessero il lavoro in presenza con gli interpreti.” — Jérôme Bel
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Residenza 35 Alexia Sarantopoulou/Ondina Quadri Emilio o sull’educazione
“Tutte le cose sono create buone da Dio, tutte degenerano tra le mani dell’uomo.” — J.J. Rousseau, 1762
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Residenza 36 Deflorian/Tagliarini Ginger e Fred
“Non c’è più nessun dubbio ormai che discendiamo dalle scimmie. Il guaio è che non siamo più capaci di risalire fino a loro.” — da “Ginger e Fred”
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Residenza 37 Michela Lucenti/Balletto Civile VERSUS. Nel nome del padre, del figlio e della libertà
“Noi pensiamo a eredità come a qualcosa di materiale ma l’etimologia della parola erede che deriva dal latino heres, ha la stessa radice del greco cheros che significa deserto, spoglio, mancante.”
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Residenza 38 Conservatorio J. Tomadini–Mdi Ensemble Progetto Ensemble in Residence
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Residenza 39 Fabrizio Pallara/Nicoletta Oscuro La Bella addormentata nel bosco
“La sua tomba sarà una foresta di rovi, folta e intricata che nessuno la scovi! Ora va’ e porta nella tua spira l’oscura forza della mia ira! “— La Bella addormentata nel bosco 107
Residenza 40 Mattia Cason “ΟΙ ΣΥΝ ΑΛΈΞΑΝΔΡΟΣ” (I soldati di Alessandro)
“Il corpo porta avanti la linea drammatica dell’“èxodus”, dell’avventura di Alessandro Magno in Africa e Asia, il video quella del “nòstos”, del ritorno dei soldati in una patria che pare non volerli più.”
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Residenza 41 Marta Cuscunà |Earthbound| ovvero le storie delle Camille
“Importa quali storie fanno i mondi e quali mondi fanno le storie.” — Donna Haraway
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Residenza 42 Barbara Berti Golden Dream
“L’eccessivo aumento del rendimento causa l’infarto dell’anima”. — Byung-Chul Han
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Residenza 43 Filippo Nigro/Fabrizio Arcuri Every Brilliant Thing
“…se arrivi alla fine dei tuoi giorni senza esserti mai sentito totalmente schiacciato, almeno una volta, dalla depressione, beh, allora vuol dire che non sei stato molto attento!”. — Duncan MacMillan Residenza 44 Orchestra giovanile Filarmonici Friulani Ombre_Mozart | Schubert | Weber
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Un progetto
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
Con il contributo di
MiBACT-Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo
ERPAC Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del FVG
Fotografie 2018 Giovanni Chiarot: Residenza 1 Stefano Bergomas: Residenza 2 Alessandro Rizzi: Residenza 3 Daniele Fona: Residenza 4 Alice Durigatto: Residenza 5 Guido Mencari: Residenza 6 Elia Falaschi: Residenze 7, 10 Virtew: Residenza 9 2019 Daniele Fona: Residenze 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 23, 24, 25, 27 Davide Pachera: Residenza 26 Luca d’Agostino: Residenza 28 2020 Elia Falaschi: Residenza 30 Francesco Collavino: Residenza 31 Daniel Nartschick: Residenza 32 Daniele Fona: Residenze 33, 34, 35, 37, 38, 39, 40 Claudia Borgia: Residenza 33 in alto Luca Del Pia: Residenza 36 Donato Aquaro: Residenza 37 Daniele Barraco: Residenza 43 Angela Caporale: Residenza 44 Graphic Design Think Work Observe Stampa Grafiche Filacorda, 03.2021
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG T. +39 0432 50 47 65 info@cssudine.it www.cssudine.it ERPAC Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del FVG T. +39 0432 82 12 11 info@villamanin.it www.villamanin.it
Puoi guardare il video racconto del Progetto Dialoghi 2018—2020 a questo link: www.cssudine.it/dialoghi
Diario del triennio 2018—2020
Dialoghi, Διαλογοι. Residenze delle arti performative a Villa Manin
Διαλογοι, Dιαλογοι, Diαλογοι, Diaλογοι, Dialογοι, Dialoγοι, Dialogοι, Dialoghι, Dialoghi.