NUMERO 64 ctrlmagazine.it
ANNO VII Vi siamo gratis
L’uomo del secolo Una domenica al Matusa - I consigli del TheMotivatore - Eventi fino al 13 marzo
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TM
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CTRL MAGAZINE
#64 — INDICE
IL GIOCO È BELLO
SE NON DURA POCO
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Cover story
I dottori dicono che sono un fenomeno
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Da Bergamo a Bergamo
Bellator Frusĭno — Una domenica al Matusa, Frosinone
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Intervista impossibile
Federico il Grande
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RIPadvisor - Rubrica di recensione di cimiteri
Il cimitero azteco padano
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Interessanto
Matusalemme
48
Cinema e altre eresie Cinema e altre autopsie
Il figlio di Saul Caduta libera
50
Spoiler - Serie Tv
Transparent
52
Urban Sound – Cose da trovatori
Buñuel - A resting place for strangers
54
Il TheMotivatore
Non leggete!
57
Letterine
Caro cardinale Bagnasco
58
Meteorologeria - Rubrica di previsioni applicate
Il tempo previsto per febbraio
60
Saporismi
Il cuore (e fegato) del Marocco
62
Fart
Sasha Gray feat. Santa Teresa
65
CGCD (&S)
C’è Gente Che Dicono (e Scrivono)
80
DisAstrologia
Oroscopo per centenari
82
Fumetti e niente arrosti
Revisione storica
new
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Ph: Ale Beltrame
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verso sera stacca la spina fatti una birra alla spina
A Bergamo via Ghislandi, 7 Lunedì-Giovedì h 17-24 Venerdì-Sabato h 10-13 / 17-24
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COVER STORY a cura di Nicola Feninno foto di Sergio Fortuna
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I DOTTORI DICONO CHE SONO UN FENOMENO «Il clima di Viareggio è notato tra i più salubri. Qui infatti non sentiamo l’eccessivo freddo come in qualche altra città della Toscana, né il caldo soffocante dei luoghi poco ventilati. E dove si trova, se non qui, un numero assai grande di longevi non gravati in generale dalle tante afflizioni che accompagnano quasi sempre l’età cadente? Tu incontrerai infatti vecchi sani come lasche, allegri, e spesso anche in grado di lavorare nella tarda decrepitezza.» (Guida manuale di Viareggio e dintorni, pubblicata nel 1893 da Claudio Michetti, nonno di Giorgio, di cui vi parliamo nelle prossime pagine)
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Lo studio di Giorgio Michetti, a Viareggio, in via San Francesco 76
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I PRESENTAZIONI
I serigrafi, 1971, olio su tavola, cm. 120x200, dettaglio
Bergamo. Via Bono 43. Riunione di redazione. Irrompe un redattore. Ci racconta di un quadro, l’ha trovato quasi per caso. La firma è ben leggibile: “G. Michetti”. Veloce ricerca su Google. Primo risultato, Wikipedia: “Giorgio Michetti (Viareggio, 7 dicembre 1912) è un pittore italiano”. Nessuna data di morte. Raffiniamo la ricerca: un catalogo delle sue opere acquistabile su ibs, qualche segnalazione di mostre, un paio di tesi universitarie sui suoi affreschi, articoli di giornale su Giorgio Michetti che festeggia 103 anni – sì, è ancora vivo – un video di Youtube in cui lo si vede sfrecciare in bicicletta – è vivo e in forma – una pagina Facebook “dove insegna come disegnare senza saper disegnare”. Decidiamo di partire per Viareggio. C’è un amico che ha un birrificio lì. L’amico del birrificio è amico di Alberto, che è un professore di storia dell’arte: Giorgio Michetti lo conosce molto bene, ce lo può presentare. Bussiamo. Entriamo nel suo studio. In tre vasetti da omogenizzato per bebè ci sono i tre colori primari: il giallo, il rosso e il blu. Più il bianco in un altro vasetto. Stanno appoggiati su un cavalletto. Questo è il suo metodo di lavoro: «Mi preparo il telaio da solo. Ho qualcosa nella mente, ma di informe, confuso. Butto giù dei colori. E poi vado a cercare il quadro. Insomma: parto con un quadro astratto e finisco con uno figurativo. È divertente, no?» Franca1: «Che hai litigato con Picasso gliel’hai detto?» 1
Franca è un’amica di Giorgio, è una fotografa.
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II GIORGIO E I PRIGIONIERI AUSTRIACI
Giocavamo con i prigionieri austriaci 1915-1918, 2015, tecnica mista, dettaglio
Giorgio è seduto alla sua scrivania. Ci invita a sederci di fronte a lui. Alle nostre spalle c’è un quadro, si riconosce la sua firma e la data poco sotto: 2015. È l’ultimo quadro che ha realizzato: ha provato a disegnare il suo primo ricordo nitido. Decidiamo di iniziare la nostra conversazione da lì.
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«Quando andava a fare il bagno, Paolina Bonaparte usciva nuda, e tutti i viareggini a dirsi oh, sta uscendo la Paolina, va a farsi il bagno! E correvano tutti lì; almeno così si racconta, io mica c’ero!2 Comunque la villa di Paolina aveva un grande giardino, cinto da un muro. Durante la prima guerra mondiale era diventato un campo di prigionia per i soldati austriaci. Era il 1917, io avevo 5 anni: è il primo ricordo che ho, ed è l’ultimo quadro che ho dipinto, qualche mese fa. Si viveva nella strada, noi bambini, perché non c’erano le macchine, la strada era nostra, era il nostro mondo e tutti la tenevano pulita. Giocavamo dalla mattina alla sera. I prigionieri si arrampicavano sul muro della villa, si affacciavano, si mettevano a cavalcioni e giocavano con noi: era già 3 anni che eravamo in guerra, già c’era sentore che stava per finire, non avevano convenienza a scappare. La nonna mi diceva: portagli qualcosa da mangiare a quei poveretti. Si presumeva che non fossero trattati poi mica tanto bene. E questa è la storia del quadro. Tra i bambini che ho dipinto, ce n’è uno che non sta facendo proprio niente è seduto da una parte; quello che si è distratto da tutto: io sarei quello lì, sono assente anche alle piccole cose che succedevano dietro le mie spalle. Poi se vi devo raccontare tutta la guerra non la finiamo più: è stata lunga e brutta, la prima guerra mondiale. La seconda fu più brutta. Quando arriverà la terza qui dentro non ci rimane più nessuno!» 2 Paolina Bonaparte (1780-1825) era sorella di Napoleone. La villa di Viareggio fu il suo luogo di ritiro dopo la morte del fratello e venne edificata nel punto in cui – secondo la leggenda – il mare restituì il corpo di Shelley, il poeta, morto in seguito a un naufragio.
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III UN FENOMENO
MaestĂ , 1969, affresco su tavola, cm. 200x130, dettaglio
Giorgio Michetti nasce a Viareggio il 7 dicembre 1912. Quell’anno, il 15 aprile, il Titanic è affondato. Giovanni Giolitti è presidente del Consiglio per la quarta volta. Il padre di Giorgio, Ulisse, è un farmacista. Il primo lavoro di Giorgio, è un lavoro di grafica. Committente: il padre, appunto. Lui aveva 12 anni. Si trattava di riprodurre sull’etichetta dell’acqua antisterica3 un santino della Madonna dei Sette Dolori, adoratissima dai viareggini. La madre di Giorgio si occupa di lui e dei suoi sei fratelli: Mario, Anna, Umberto, Iolanda detta Lola, Vittorio e Pia. Giorgio frequenta le elementari e le medie a Viareggio. I suoi ricordi di questo periodo riguardano soprattutto le estati: uno dei passatempi preferiti dei ragazzini di Viareggio era fissare l’orizzonte; appena si scorgeva un veliero di ritorno da un lungo viaggio ci si tuffava in acqua, gli si andava incontro a nuoto. Arrivati sotto murata i marinai li facevano salire a bordo: ed era una festa, il primo saluto della loro terra. Poi i ragazzini salivano le scalette del sartiame, raggiungevano i pennoni e si esibivano in tuffi da 15 metri. Il 1929 è l’anno della prima mostra di Giorgio, a Castiglioncello (ve lo raccontiamo dopo). E anche l’anno del suo primo amore, Bice, e della prima volta che ha fatto l’amore – ma non con Bice – a Bologna, con la figlia della padrona della pensione universitaria dove alloggiava il fratello Mario. Il 1931 è l’anno che Giorgio ricorda come l’ultimo della sua giovinezza felice. Muore il padre. La farmacia, dopo poche settimane, viene assegnata per concorso. Tutta la famiglia si sposta sul lago di Garda, a casa del fratello Mario che lì ha ottenuto un posto come medico. Qualche mese dopo Giorgio è a Moncalieri, Torino, per frequentare la scuola per giovani ufficiali. Si distinguerà per la sua abilità nel realizzare caricature; prezzo: tre sigarette a caricatura. 3
Rimedio, non modernamente scientifico, contro l’isteria.
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Finita la scuola, Giorgio viene assegnato al V Reggimento Fanteria, di stanza a Pistoia. Parte, con tanto di nuova uniforme. Arriva alla stazione di Pistoia. Gli si fa incontro un Sergente Maggiore. Cambio di programma: l’Italia ha dichiarato guerra all’impero d’Etiopia4. Si parte per l’Africa, in assetto da guerra. Giorgio torna con una decorazione al valor militare:
Il sottotenente 83esimo Reggimento Fanteria, Giorgio Michetti, fu Ulisse, da Viareggio (Lucca). Comandante di plotone fucilieri in posizione, fatto bersaglio in modo speciale dal nemico che tentava un aggiramento, con sommo sprezzo della vita si esponeva per seguirne le mosse e dirigeva il fuoco del suo reparto sventandone l’intenzione. Esempio non comune di spirito di sacrificio. Selaclacà, 29 febbraio 1936 - XIV.
È il 1936 quando torna a Peschiera. Gli piace dipingere sul lungolago. Ma ha bisogno di soldi: trova impiego presso i depositi del genio militare. Diventa protocollista. Noia e riluttanza agli orari e all’ambiente chiuso. Poi diventa disegnatore meccanico. Noia e riluttanza agli orari e all’ambiente chiuso, che cerca di combattere facendosi mandare spesso in trasferta di lavoro. Nel 1938 viene mandato ad Aidussina, uno dei primi paesi della Slovenia: c’è da collaudare una grossa partita di tavole d’abete dello stabilimento Rizzatto. Liliana è la figlia del proprietario. Lui s’innamora di lei. Lei ricambia. E diventerà sua moglie: ma questo accadrà 25 anni dopo; in mezzo c’è un litigio furibondo, Giorgio che decide di partire di nuovo per l’Africa, questa volta da civile, e prima di partire decide di promettersi in sposo a Laura, una ragazza di Viareggio. In mezzo c’è Giorgio che dall’Africa scrive ancora una volta a Liliana e lei che le risponde: “Mi sono fidanzata e mi sposerò a settembre”. Lui torna e si sposa con Laura, 4 L’imperatore d’Etiopia, al tempo, era Hailé Selassié, considerato dagli aderenti al rastafarianesimo come Nuovo Messia e seconda incarnazione di Gesù.
hanno una figlia, Maria Franca, che nasce il 10 giugno 1942. Poi nasce anche Claudio, dopo l’armistizio del 1943, mentre Laura e Giorgio sono rifugiati tra i monti di Camaiore. Lui disegna Pinocchio (anche questa ve la raccontiamo dopo) e fa qualche soldo verniciando persiane. La guerra finisce e durante la ricostruzione si mette a disegnare insegne, poi insegne al neon, poi arredamenti, sono gli anni del boom, la moglie apre una boutique, lui la aiuta disegnando modelli di abiti, hanno la terza figlia, Simonetta. Poi Laura si ammala, un tumore al seno. Muore nell’agosto del 1960. Giorgio raccoglie il suo ultimo respiro nella camera da letto, le chiude gli occhi, chiama i figli, riesce soltanto a dire: “Salite. La mamma è morta.” Pochi mesi dopo Liliana è a Prato; non si vedono da quel 1938; lei lo chiama; lui le racconta la storia di quegli anni. Prendono due appartamenti sullo stesso pianerottolo. Si innamorano di nuovo. Decidono di trasferirsi a Milano. Si sposano il 5 dicembre 1963. Hanno pochi soldi. Il loro viaggio di nozze è una gita a Viareggio: devono consegnare 3500 cartoncini pubblicitari alla concessionaria FIAT. Giorgio inizia a dedicarsi unicamente alla pittura a partire dal 1965. Arrivano i primi riconoscimenti importanti. Liliana è un’agente formidabile. La loro casa si trasforma in uno studio. Lui espone in tutta Italia, in Germania, in Francia. In Svizzera ha particolare successo e apre uno studio anche a Lugano. Nel 1989 Liliana si ammala, un tumore. Giorgio annota:
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Mentre scrivo queste annotazioni sulla mia esistenza Liliana è nell’altra stanza, ammalata; è nel suo letto, pallida in volto, respira con difficoltà. Saprò presto della gravità del suo male, subdolo, inesorabile, orribile, disumano. È la fine per lei e per me. Liliana se n’è andata; e anch’io mi sento morire. Che senso ha tutto questo? A che serve vivere ancora? La mia storia finisce qui. Le lacrime, il dolore, la solitudine non si raccontano.
La nota risale al 24 luglio 1990. Più di venticinque anni fa.
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IV GIORGIO E PICASSO
Due maschere, 1987, affresco su tavola, cm. 81x60, dettaglio
«Quando vivevo a Milano andavo spesso a Parigi in macchina – avevo degli amici lì – ma non sempre pigliavo la via più breve. Ero anche membro della Società dell’Anisette: un liquore fatto con l’anice. L’associazione faceva opere di beneficienza in giro per il mondo, non so se esiste ancora. Fu una bella cerimonia d’investitura. Ti piazzano lì in piedi su un palchetto. Viene il capo. Accanto al capo c’è un cameriere con un vassoio e sopra un bicchiere di anisette. Te lo devi bere d’un fiato e dire una frase, non mi ricordo, una cosa tipo “buonissimo!”. Quella volta invece dovevo andare a un’investitura al Teatro des Invalides, mi avevano nominato membro dell’Academie des Arts, Sciences et Lettres. Una bella cerimonia, ma meno divertente. Ero con Liliana e ci siamo detti: ce la prendiamo comoda, facciamo la Costa Azzurra, poi pian piano saliamo su. Bene. Vediamo un bel castello, parcheggiamo per fare una sosta. Era aperto. Ci affacciamo. E chi ci troviamo dentro? Picasso! In quegli anni – doveva essere il 1971 o il 1972 – lui viveva in Costa Azzurra e spesso prendeva possesso di alcuni castelli per dipingere. Chiediamo: “È permesso, maestro?” Lui mi fa un segno come a dire: venite avanti. Io gli stringo la mano e mi presento, mi sembrava doveroso: “È un piacere conoscerla, sono un pittore anch’io”. E lui mi risponde: “Je m’en fout” 5. Guardo Liliana: “E questo chi si crede d’essere!” Mi faccio un giro per il castello, guardo un po’ le sue cose e poi lo saluto: “Au revoir! Moi aussi je m’en fout!” 6 E Liliana: “Ma cosa ti metti a dire?”. E io: “Abbi pazienza, chi è? È Picasso, è un uomo come me, no?” Pareva che fosse il padreterno, invece era Picasso.» 5 6
“Me ne fotto.” “Arrivederci. Anch’io me ne fotto!”
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V GIORGIO E LE PULCI PENETRANTI
Grottesco, 1969, china su tempera su cartone, cm 16x12.5, dettaglio
«Dopo la guerra in Abissinia, sono tornato in Africa da civile, nel 1938. Avevamo pochi soldi in famiglia, e c’era mia madre da aiutare. Così un giorno mio fratello Mario mi propone di tornare in Etiopia. Pareva che fosse l’America, che ci fossero miniere, petrolio. Invece non c’era niente. Stavamo alle sorgenti del Nilo Azzurro. Vivevamo nelle capanne, eravamo una ventina di italiani a pochi passi da un villaggio di tremila negri7: se ci avessero voluto fare la festa, ci avrebbero impiegato un attimo. Invece si stava volentieri insieme. Il problema erano le pulci penetranti, loro le chiamavano chigoe. Entravano dalle piante dei piedi, passavano attraverso le calzature, e poi iniziavano a lavorare dentro, a mettere le uova e provocavano delle ulcere terribili, che riuscivano a risalire fino alle ginocchia. Ho visto delle cose terribili! Così la sera ci si faceva aiutare da uno del posto, che con una spilla e un ago ti tirava via ’ste pulci. Quando decisi di tornare in Italia – ero stanco, non ce la facevo più – feci prenotare l’aereo che mi portava sulla costa, ad Assab, dove c’era una nave che partiva per Napoli. Mi dissi: quasi quasi una pulce me la porto a casa, così la faccio vedere agli amici! Quindi quella sera niente spulciamento. La mattina arrivo ad Assab, salgo sul piroscafo, ma dopo 2 o 3 giorni non sento più prurito. Porca miseria! Vado in infermeria, dico: “Senta io devo avere qualche cosa” – non volevo dirgli della cretinata che stavo facendo – “forse qualche pulce sotto il piede, sa inavvertitamente, nella fretta di partire”. Allora l’infermiere: “Sì, effettivamente... Però è morta”. No! Io volevo portare la pulce, sarebbe stata una cosa eccezionale. Forse se partivo con l’aereo ce la facevo, ma non c’era ancora la linea aerea. Sai, sono quelle fesserie che si fanno da giovani.» 7
Normalmente, uno nato nel 1912 dice “negri” e non “neri”.
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VI GIORGIO E PIRANDELLO
Pineta di Viareggio, 1929, olio su tavola, cm 37x44, dettaglio
«Tutto merito della mia avversione per la matematica! Era l’estate del 1929, avevo 17 anni e frequentavo il liceo artistico a Roma, quell’anno scolastico era appena finito: ero stato rimandato in matematica. Se non passavo l’esame a ottobre, significava bocciatura. Così mio padre mi spedì in punizione a Castiglioncello, da mio zio Guglielmo, che aveva anche lui una farmacia. Il paese era piccolo, niente Viareggio d’estate, niente amici; in cambio un insegnante di matematica, che era un ingegnere della Solvay di Rosignano8. Tutto perfetto, per mio padre; una tragedia per me, pensavo. Invece andò diversamente: il mare era bellissimo, c’era una costa a conca che scendeva fino alla Caletta, con la spiaggia di sassolini e i gabbiani. Diventò il mio luogo preferito per dipingere, e dipingevo tutti i giorni, m’intestardivo, era difficile restituire quell’aria, quel mare, quell’atmosfera con la materia densa del colore. Trovai anche una ragazza: si chiamava Bice e fu il mio primo amore. E fu a Castiglioncello, quell’estate, che feci la mia prima mostra.
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Merito di mio zio: gli misero a disposizione la Casa del Fascio. Io restavo lì seduto in un angolino tutto il giorno: era la prima volta che facevo una mostra, e avevo una paura matta dei giudizi. Un giorno si avvicina questo ometto col pizzo, mi guarda e mi fa: “Dov’è il pittore?”. Sono io. “Non è possibile” dice “questa è una pittura da grandi!”. E se ne va, così, col suo seguito di sette o otto persone. Era Pirandello, capitava che girasse in quelle zone d’estate. Fu la critica più breve e più importante della mia vita.» 8 La Solvay è un’industria chimica. Nel 1917 Ernest Solvay acquistò dei terreni nel comune di Rosignano, fondando una fabbrica e una città giardino per i suoi operai: Rosignano Solvay. Il litorale di Rosignano è oggi noto per le sue spiagge bianche. Sembra un paradiso tropicale: invece è tra i 15 siti più inquinati del Mediterraneo. Il bianco deriva dagli scarichi di carbonato di calcio della Solvay.
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VII GIORGIO, I NAZISTI E PINOCCHIO
Le avventure di Pinocchio, edito per la prima volta nel 1946 da R. Franceschini, a Firenze; dettaglio della copertina
«Nel 1943 fui richiamato alle armi, ero un ufficiale e l’8 settembre ero di servizio alla stazione Radio di Coltano. Giunse la notizia dell’armistizio, io ero lì col mio plotone e un maresciallo dei carabinieri. Nel giro di un minuto ci eravamo trasformati da alleati a nemici dei tedeschi, con la differenza che noi eravamo un esercito di poveretti, armati malissimo e loro – i tedeschi - erano una corazzata che imperversava dalla Sicilia alle Alpi. Ci misero 5 ore ad arrivare anche lì, a Coltano. Però io lo venni a sapere prima. Dissi ai miei: “Ragazzi, lasciate tutte le armi qui per terra, mettetevi più in borghese che potete e andatevene a casa”. Io nascosi una bicicletta in un cespuglio, mi misi in borghese anch’io e rimasi col maresciallo ad aspettare i tedeschi. Che non tardarono: sbucarono 5 o 6 camionette. Scesero tutti armatissimi, con i mitragliatori spianati e i fucili. Sembrava che andassero all’assalto di uno stato: ma c’eravamo solo io e il maresciallo dei carabinieri. Arriva il tenente, urla: “Dove sono i soldati?” E il maresciallo gli risponde: “Se ne sono andati e hanno lasciato qua le armi”. Poi mi vede seduto da una parte, coi calzoncini corti. “E questo qui chi è?” “No, nessuno: è un mio amico che è passato a trovarmi.” “Via! Via!” Oh, mi ha cacciato via! Non me lo feci ripetere due volte: presi la bicicletta e tornai a casa. Ero salvo! Ma Viareggio era stata sfollata d’autorità dai tedeschi, avevano minato tutta la spiaggia, perché pensavano che gli americani sarebbero sbarcati lì. Ho preso mia moglie Laura, e mio figlio, e abbiamo iniziato a vivere scappando qua e là. Mi ero portato una scatolina piccola, con degli acquerelli e un pennello. Un contadino mi ha regalato della carta da lettere. E una notte mi è venuto in mente di illustrare Pinocchio su quelle carte, per passare il tempo.»
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VIII GIORGIO E LA BARCA A VELA
Farfalla sulle rocce, 1977, tempera e collage (velina) su tavola, cm. 39x39, dettaglio
«Quando lavoravo per il genio militare a Peschiera – era il 1941– capitava di fare la scorta sui treni che trasportavano materiale bellico. Mi capita un trasporto a Taranto. Dico al comandante: “Posso andare io?” “Sì sì”. Per lui era indifferente, bastava che ci andasse qualcuno. A Taranto c’erano i Cantiere Tosi, facevano gli scafi per i sommergibili. Mi dissi: quasi quasi mi presento che mi piacerebbe trovare lavoro qua! “Che studi ha fatto?”, mi chiedono ai Cantieri “Liceo artistico.” “Non c’è posto per lei!” “Mi metta alla prova no?” Arriva il capotecnico, mi mette davanti un bullone e io lo riproduco alla perfezione, con tanto di misure. Mi assusero come disegnatore meccanico, ma mi facevano fare di tutto. C’era una manifestazione contro gli inglesi? E loro “Michetti, mi faccia un cartello contro gli inglesi!”, e poi vignette, volantini...di tutto. Ma a me soprattutto piaceva la barca a vela. Il cantiere aveva un circolo ricreativo sul mare, poco distante: una meraviglia. Non ci andava mai nessuno, perché era pericoloso: Taranto era un obiettivo importante e tutti i giorni era sotto bombardamento. Un giorno non avevo nessuna voglia di lavorare, allora vado dal direttore del cantiere: “Senta ingegnere non mi chiami oggi perché sono occupato agli scali”. Vado dall’ingegnere degli scali: “Senta, non mi chiami perché sono dal direttore”. Poi dal capo tecnico, uguale: “Guardi non ci sono oggi, sono dall’ingegnere capo, è una cosa molto riservata”. Così sono libero, vado al circolo, piglio una barca a vela e inizio a veleggiare sotto i bombardamenti. Non ho mai pensato alla morte, nemmeno in Africa: comandavo un plotone e mi sono morti una ventina di ragazzi intorno, nella battaglia di Selaclacà. Ma io dirigevo il traffico del combattimento, così, mi sembrava di sfilare tra un proiettile e l’altro.»
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IX SALUTI Lo studio di Giorgio è in via San Francesco 76. Se si cammina per 300 metri si raggiunge piazza Manzoni. C’è un parcheggio, ma oggi è vuoto. C’è la banda, c’è il sindaco di Viareggio. C’è un platano, recintato da un nastro tricolore. Discorso del sindaco che ringrazia tutti. C’era già un platano, qui, un tempo. In questa piazza s’incontravano i giovani marinai in attesa d’imbarco. E c’erano le ragazze che rammendavano le vele, si chiamavano velaie. I marinai, prima di partire, incastravano ramoscelli di mirto nelle fessure della corteccia del platano. Al ritorno, se si era fortunati, si ritrovava la propria amata sul molo con un ramoscello di mirto. Una promessa d’amore. Poi il platano l’hanno tagliato. Oggi ce n’è uno nuovo. Il sindaco taglia il nastro e svela una targa:
Agli amori nati in questa piazza / Al mirto lasciato in pegno e conservato con cura. / A quei marinai che intrepidi sfidavano le onde e / alle giovani donne che con coraggio li aspettavano sul molo. / A Viareggio: alla sua storia.
Padre Elzeario, del convento di Sant’Antonio, benedice la piazza. Dopo poche ore il platano al centro del parcheggio è circondato dall’abbraccio delle automobili in sosta. Prima di andarcene dallo studio di Giorgio gli abbiamo fatto un’ultima domanda. Qual è la cosa più bella che hai fatto nella vita? «Che domanda che mi ha fatto! E qual è la roba più bella che ho fatto io? Non so. Come faccio a sapere qual è la cosa più bella che ho fatto? Non saprei. Dovrei pensarci una notte intera. Ci penso questa notte, poi domani mattina, prima che partite, ve lo dico.»
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Da Bergamo a Bergamo a cura di Davide Gritti
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Bellator Frusĭno Viaggio in una nuova capitale del calcio italiano
fotografie a cura di: Studio fotografico CLU
In occasione di Frosinone-Atalanta siamo andati a rendere omaggio ad una delle nuove capitali del calcio italiano, la cui squadra affronta con coraggio per la prima volta la serie A. Sullo sfondo di una partita confusa abbiamo imparato il significato di parole come “sogno” e “miracolo”.
Leggo il giornale e c’è Papa Francesco e il Frosinone in Serie A vado di corsa e non so il perché e mi giro a guardare se perdo parti di me (dal pezzo “Frosinone”, del cantautore Calcutta)
I La febbre del post partita I ragazzi dell’Armata Ciclopica, davanti ad una Peroni, non sanno come prenderla. A Frosinone è una sera fredda e stellata di fine Gennaio, la curva nord del vecchio stadio Matusa, ormai sgombra da bandiere e cori gialloblu, si stende davanti a noi, una scala troppo ripida da salire. Il sabato sera sarà un lungo post partita, in questa città grande “come uno stadio Olimpico pieno per metà.” Per la squadra, neopromossa per la prima volta ed ora penultima nel massimo campionato, questo anticipo serale contro l’Atalanta doveva essere la partita della svolta, il momento di dimostrare che la salvezza era ancora possibile. Nello stadio che normalmente contiene un quinto degli abitanti della città, abbandonati sui seggiolini, i giornali parlano ancora di bivio e momento della verità. Poteva essere la partita del tracollo, l’ennesima goleada subita, e sarebbe stata difficile da sopportare. Nella testa di tutti c’era la vaga convinzione che dovesse succedere qualcosa. Una testa che ora si riempie di dubbi, davanti al risultato. Non è successo nulla, uno 0-0 confuso e sonnolento, pervaso da una inerzia che è forse il tentativo di rimandare, ancora per un po’, il momento delle risposte. Vorrei sapere cosa ne pensano i ragazzi gialloblu qui davanti a me. Parlano di epiche trasferte nelle serie minori e rivalità sanguinarie finite con una risata, della gioia sfrenata e dell’orgoglio. Mi dicono, come a scoprire il trucco, che, malgrado tutto, sono ancora una squadra di LegaPro. Ma non è questione di serie, quello che i giocatori dell’Atalanta non sanno, così come chiunque non stia vivendo il destino del Frosinone Calcio, è che non hanno giocato nella realtà. Da tremila anni la rocca della vicina Alatri è difesa dalle mura megalitiche, pietre enormi che solo i ciclopi possono avere smosso e accostato alla perfezione, mi raccontano. Allo stesso modo, la storia recente del Frosinone più che un sogno è una fiaba, un gioco di incastri che va oltre il fattore umano. Come in una fiaba eroi, maghi e magie convivono in un mondo che è solo in apparenza il nostro.
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Franco Turriziani, giornalista sportivo e memoria storica del Frosinone Calcio
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II L’abc dei miracoli Come nelle fiabe, da qualche parte, in un regno lontano lontano, per 80 lunghi anni. C’è una squadra che gioca nelle serie minori, mai oltre la terza serie, lontano dai riflettori, in paesi che fai fatica a trovare su una mappa, nei vicini regni del casertano, della Puglia, fino alla Sicilia. Trasferte difficili per pochi strenui tifosi, derby accaniti di puro campanilismo. Rivalità sanguinarie con squadre che ti aspettano al confine, a pochi chilometri, con i sassi e le catene. Come una sola interminabile partita giocata sotto un sole cocente con un polverone che si solleva dal campo in sabbia. Questo tempo mitico rappresenta l’identità comune del 97% del calcio giocato italiano, ed è fatto anche di grandi risultati sportivi. Qui, ormai, è il prologo all’arrivo dell’uomo che ha fatto crescere l’erba sotto ai piedi dei frusinati. Si chiama Maurizio Stirpe, terzo Stirpe nella stirpe dei presidenti, imprenditore del vicino borgo di Torrice. È un uomo ambizioso, preferisce il fare al promettere, investe sui giovani, organizza la società. Nel suo terzo anno di presidenza, nel 2006, la prima storica promozione in serie B alle spalle di una grande caduta in disgrazia, il Napoli da poco rilevato da Aurelio de Laurentiis. L’abbandono della geografia per entrare in una storia prima solo immaginabile, i cui semi erano stati gettati molti anni prima, in pieno Ventennio. Il Littoriale del 15 Aprile dell’anno XI dell’era fascista racconta di un’amichevole di preparazione giocata allo stadio Rondinella di Roma, una sfida tra la Lazio e una squadra della terza divisione regionale, il Frosinone. I tifosi laziali giungono in massa per vedere il “balilla” Giuseppe Meazza, a Roma per il servizio militare e chiamato a giocare una partita dimostrativa. Non viene ben accolta la decisione di schierare il campione nelle fila della “squadra allenatrice”. Finisce 9-2, con Meazza “limitato a fare il ciociaro”, che segna un goal dalla distanza, concludendo così la sua esperienza con i leoni gialloblu con una presenza e una rete. Nel 2010, dopo 5 anni di discreta serie B, in un’annata dove tutto sembra andare storto, il Frosinone retrocede in serie C. Comincia a diffondersi il timore del ritorno tra le espressioni geografiche del calcio, subito smentito dal presidente Stirpe, che vuole onorare una grande promessa fatta al padre Benito, presidente onorario morto nel 2008. Al secondo anno nella terza serie nazionale viene chiamato in panchina il romano Roberto Stellone, che l’anno precedente, chiusa la carriera da attaccante
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I difensori Damiano Zanon e Adriano Russo, nello spogliatoio, ottenuta la promozione in serie A
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proprio a Frosinone, ha conquistato il primo campionato Berretti della storia della società. Al terzo anno di serie C il Frosinone riconquista la B. Il miracolo, l’ultimo, avviene contro i pronostici, le scommesse e la normalità del gioco. Il Matusa diventa fortino inespugnabile, la squadra, rinforzata in estate ma ancora forte dei suoi campioncini della generazione berretti, conduce un campionato magistrale. Il 16 maggio 2015 una vittoria in casa, contro il Crotone, può valere la serie A diretta, subito dietro al Carpi. Una preparazione durata 80 anni e l’anno magico in corso danno sicurezza alla città, convinta della vittoria già prima del calcio d’inizio. Così è, un 3-1 frutto dei goal degli attaccanti titolari Ciofani e Dionisi, portano il Frosinone in Serie A, per la prima volta nella storia. Il Matusa esplode, la città esplode. Durante l’invasione di campo molti tifosi si portano a casa qualche zolla dell’erba della promozione, che ora sopravvive, innaffiata con cura, sui balconi della città, ed ha assunto per adattamento ai vasi una forma più simile all’erba gatta. Nei mesi seguenti la promozione, il Sora, rivale locale odiatissima a Frosinone, dichiara un ennesimo fallimento e scompare dal mondo del calcio. La squadra canarina viene insignita della cittadinanza onoraria. Giocatori come i pupilli Paganini e Gori, i fratelli Matteo e Daniel Ciofani, Soddimo, Dionisi e compagni entrano nella memoria perpetua dei cittadini e nei nomi dei bambini che nascono.
III La sindrome pre partita Angelo Brunello da Padova, classe 1946, tiene tra le mani un aperitivo da pre-partita. Ha giocato in serie C e D con Lecce e Crotone ed è stato una bandiera del Frosinone degli anni ’70. 131 presenze e 35 reti, ci dice subito come per giustificarsi. Dopo Frosinone ha giocato un anno con il Latina, la rivale dei derby più infuocati. Ha un aspetto austero e saggio. Non vuol sentire parlare di miracoli, alla promozione in A dello scorso anno credeva già da Novembre ed ora si dice contento che anche dalle sue parti in Veneto tutti abbiano chiaro dove si trovi Frosinone, che stia sopra o sotto Roma. Attorno a lui Masiello, Borrelli e Santarelli, altre bandiere, protagoniste, tra le tante, di un 6-1 di Coppa Italia nel 1982, proprio contro il Latina.
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Gruppo Sciacqua, tradizionale ritrovo nel pre partita di Frosinone-Atalanta
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Nemmeno ora, in un momento di forte difficoltà, qualcuno osa disconoscere l’impresa della promozione o smettere di chiamare per nome i giocatori che l’hanno compiuta. Nessuno tra gli ultras o gli abbonati minaccia di abbandonare il supporto, ricordando come Stirpe e la sua squadra li abbiano letteralmente portati dalle stalle alle stelle. Né va sminuito un enorme afflusso di nuovi tifosi, che una parte del tifo storico con sprezzo definisce “occasionali”, che solo con i recenti risultati si sono redenti per i colori gialloblu. Allo stesso tempo nessuno nasconde che il Frosinone di oggi, ancora troppo simile alla squadra del passato, non può giocarsela alla pari in A e anche solo sperare di strappare dei punti. L’immagine è quella di una città che nella gioia apparente non si sente al suo posto, spaesata come poteva esserlo 50 anni fa un ciociaro emigrato in Canada (dove oggi, nell’Ontario, sono 150mila i frusino-canadesi). Disorientata, per orgoglio incapace di vivere quest’anno di sovraesposizione mediatica e sportiva come un sogno fine a se stesso, il Frosinone rischia di lasciarsi sfuggire l’ennesimo miracolo. Sarebbe, ancora una volta, la fiaba che continua. A poca distanza dal glorioso e inadeguato Matusa, nel quartiere del Casaleno, sorge lo spettro di uno stadio omonimo, iniziato negli anni ’80 e poi rientrato nel piano degli stadi per i mondiali di Italia ’90, ma mai completato. Una struttura in cemento, con due ordini di gradinate, fronteggia un campo in erba. Usato fino all’anno scorso come campo di allenamento, il Casaleno diventerà entro l’Agosto del 2016 il Benito Stirpe Stadium, 16mila posti, strutture commerciali aperte tutta la settimana, e verrà finanziato in un primo step dal comune ed in un secondo step dai privati che otterranno una concessione trentennale di gestione. Ad oggi si possono ammirare gigantesche cataste di profilati metallici, che andranno a formare le nuove tribune. Non sono mura ciclopiche, ma è quello che serve per tenere viva per gli anni futuri questa piccola fabbrica di sogni.
753 a.C Fondazione di Roma. Frosinone, città dei Volsci, esiste e prospera già da secoli 50 d.C San Pietro evangelizza Frosinone e la Ciociaria 536 d.C Silverio, frusinate, è eletto 58° Papa, suo padre Ormisda fu il 52° Papa (caso unico) 1870 3 giorni prima della breccia di Porta Pia, F. è annessa al Regno d’Italia 1912 Fondazione della Unione Sportiva Frusinate, futuro Frosinone Calcio 1926 Riorganizzazione statale, F. diventa capoluogo della Ciociaria storica 1970 Viene eretto il Grattacielo l’Edera, 89 metri, 41° per altezza in Italia 1993 Gianfranco Miglio, ideologo della Lega Nord, propone F. capitale d’Italia 2015 Il Frosinone Calcio conquista la prima promozione in Serie A
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Profilati metallici allo stadio Casaleno, futura curva dello stadio Benito Stirpe
Interviste impossibili a cura di Alessandro Monaci Illustrazione di Davide Baroni
Federico il Grande AUTEN
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L’uomo fa schifo, mio padre di più, Voltaire un po’ meno
Ha ereditato un paese di contadini e già nei primi anni del suo regno è riuscito a cambiare l’Europa, a creare la potenza tedesca e a battere contemporaneamente stati ben più antichi e grandi della sua Prussia. Al tempo stesso è un filosofo, un poeta e un abile musicista. Per questo, quando arrivo a palazzo, rimango spiazzato dal suo aspetto. È sudicio, con addosso una vecchia uniforme. Mentre parla fiuta tabacco, e questo schizza ovunque. È duro, quasi più con se stesso che con gli altri, e risulta difficile intuire ciò che realmente pensa e prova. Ma trasuda fascino, ed è impossibile non rimanere irretiti dai suoi grandi occhi azzurri.
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L’IGNORANZA È UMANA LA PUBBLICITÀ È DIABOLICA MA LA FOLLIA È DIVINA
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Come mai la chiamano “il Grande”?
Infatti lei cercò di scappare all’estero.
Fu Voltaire a chiamarmi per primo così. Chissà, forse perchè ho combattuto sedici grandi battaglie e ne ho vinte tredici, o più probabilmente per indispettire i francesi.
E lui mi fece arrestare per diserzione (un reato per il quale è prevista la pena di morte) e disse a mia madre che ero morto. Mia sorella svenne e mio padre la prese a pugni. Al processo io non fui diseredato, ma il mio amico fu decapitato.
Non si pente di tutta questa bellicosità? Un nono dei suoi sudditi è morto nella Guerra dei Sette anni! Volevano forse vivere per sempre? Bisogna che un regno sia forte perché la forza è l’unico argomento che si può impiegare con questi cani di re e imperatori. Con che diritto avanzò le sue pretese sulla Slesia quando invase l’Impero Asburgico? La faccenda del diritto è un fatto da giuristi. Il problema è tutto qui: quando ci si trova in vantaggio bisogna approfittarne, o no? Quel che mi stupisce è che il mondo non diventa mai più saggio. Anche dopo che si è visto quel che valgono le garanzie scritte, la gente si fa ancora fregare dai trattati: gli uomini sono tutti stupidi. Non salva nessuno? Gli uomini non sono fatti per la verità; per me sono come un branco di cervi nel parco di un grande nobile: non servono a nient’altro se non a riprodursi. Il grosso della nostra specie è stupido e cattivo. Suo padre è stato soprannominato il “Re Sergente”. Curioso per un uomo che non ha mai combattuto una sola battaglia! Era un ubriacone e un violento. Usava lo scettro come un manganello, mi lanciava in testa i piatti, buttava nel fuoco i miei vestiti e definì la mia capigliatura “da cacatua”.
Suo padre è ricordato anche come un grande lavoratore, la persona che ha creato l’esercito e il solido stato prussiano. L’educazione a cui mi sottopose fu semplice: esercizi militari e religione. Ovviamente fallì. Imparai da solo il francese, e uso tutt’ora questo al posto del tedesco; mio padre odiava i libri, mentre io mi feci una biblioteca di 4000 volumi, soprattutto di filosofi francesi. Però suo padre pensava che la gloria la si possa ottenere solo con la spada. Questa parte di educazione sembra aver attecchito! Chi si impegna solo in piccole cose resterà per sempre un mediocre. Se tenti dieci grandi imprese e te ne riescono anche solo due, diventi immortale. In effetti la popolazione vi acclama quando entrate in città. Mettete una scimmia su un cammello e avrete la stessa reazione. Lei è considerato un ottimo musicista e compositore. Mi parla del suo incontro con Bach? Parlavamo del nuovo forte-piano e lui cercava di spiegarmi la polifonia. Per illustrarmela mi chiese di proporgli un tema e lui, da quello, improvvisò una fuga. →
Venne così bene che completò poi l’opera e me la dedicò (l’Offerta musicale è considerata tra le opere più difficili e importanti di Bach, nda).
andare in paradiso alla sua maniera.
Cosa implica portare la corona?
A Sans-Souci invito solo uomini colti. Non ci sono mai entrati né una donna né un prete. E neppure un libro tedesco.
La corona è solo un cappello che lascia passare la pioggia. Il re è il primo servitore dello Stato: mi alzo ogni giorno alle 4 e lavoro fino alle 22. Come riesce a non farsi schiacciare dallo stress? Certe volte vorrei ubriacarmi per affogare le preoccupazioni, ma siccome non mi piace bere, l’unica cosa che riesce a distrarmi è scrivere versi. È curioso: lei è il perfetto sovrano assolutista, al tempo stesso però sembra vicino alle posizioni dell’Illuminismo. Sono un razionalista disilluso. Dell’Illuminismo condivido il disprezzo per i pregiudizi, per l’oscurantismo religioso e tutti i fanatismi, ma non la sua speranza nella ragione umana. Per essere illuminista si è dimostrato molto aperto verso la religione: è stato l’unico sovrano ad aver accolto i gesuiti dopo lo scioglimento del loro ordine. Ho accolto i gesuiti perché avevo necessità di insegnanti (sono ottimi in questo). E se i turchi e i pagani vorranno venire a lavorare qui e arricchire il paese, costruirò per loro moschee e templi: ciascuno deve
A palazzo quindi si circonda di molti religiosi?
Il suo amico Voltaire sì, però. Com’è vivere con lui a palazzo? A cena discutiamo dell’immortalità dell’anima, della libertà, del destino e altre piccolezze del genere. Però come giullare mi costa caro: un buffone di corte non ha mai avuto un salario così. Anche lui non sembra sempre felice della vita a corte, visto che ha provato a fuggire più volte. Come mai lo perdona e lo richiama sempre? Non posso vivere con lui, ma neanche senza di lui. Ora che lei è anziano, come valuta la sua vita? Ho vissuto da filosofo e voglio morire da filosofo. Cosa ne pensa dei cambiamenti che stanno avvenendo, di queste nuove idee di libertà, democrazia e suffragio universale? Sono nato di gran lunga troppo presto, ma non lo rimpiango: ho veduto Voltaire.
Tutte le risposte trovano conferma in: — Horst Möller, Stato assoluto o stato nazionale, Il Mulino, Bologna, 2000 — Alessandro Barbero, Federico Il Grande, Sellerio, Palermo, 2007
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Aldilà dei luoghi comuni – Filippo Peci per Gruppo Cultras
RIPadvisor
Ω Il cimitero azteco padano SILENZIO †††††
ROMANTICISMO †††††
ARCHITETTURA †††††
Sin da bambino sono stato convinto che uno sparuto gruppo di aztechi fosse partito dal Sudamerica su una piccola canoa e avesse raggiunto la valle del Po per mostrare a noi poveri paesanotti la loro architettura. Ho poi scoperto che il cimitero Monumentale di Bergamo è stato progettato da Ernesto Pirovano – nome che, in effetti, di azteco non ha molto – che nel 1904 rimodellò con il cemento, grande novità del tempo, un’ispirazione smaccatamente precolombiana (cosa non del tutto incoerente, dato il carattere funereo-masochistico di civiltà che inizialmente accolsero a braccia aperte i loro futuri devastatori). L’apparente coerenza di intenti, tuttavia, crolla non appena si osserva l’accozzaglia di monumenti e mausolei neoclassici, neogotici, moderni e post-moderni che dimorano i viali del cimitero, a cui si aggiunge un tocco di futurismo a condire quello che, a conti fatti, è un cocktail il cui succo è un kitschissimo pastiche di stili architettonici “tenuti insieme” a forza da una legione di cipressi. Appena entrati (con me c’è Leone, il redattore anziano) c’è un totem/monitor cerca-tombe, digitiamo Nicola Trussardi ma la risposta è un lapidario “nominativo non trovato”. Se non trova lui, figuriamoci mio nonno. L’ala con un surplus di romanticismo è quella protestante dove è possibile fantasticare scene d’altri tempi su un manto d’erba e d’edera che si snoda tra le tombe dei vari Frizzoni e Honegger che industrializzarono Bergamo. Peccato che il traffico tangenziale distrugga questa oasi atemporale in un tripudio di clacson e sgommate. Seguiamo la struttura perimetrale del cimitero, superando la zona dei morti per la patria e quella dei morti bambini prima di imbatterci nella miriade di lapidi dedicate a suore (un bordello sintetizza Leone). Anche qui, purtroppo, il silenzio è rotto dal ruggire del traffico urbano, cui si aggiunge lo sfiatare di una fabbrica affacciata sul cimitero. Nota finale per la segnaletica funebre che lungo tutto il percorso mette in guardia dai molteplici pericoli di morte causa insidie del cimitero: attenzione a muschio, ghiaccio, crolli, lucernari non calpestabili, fino a un inquietante “campo di consumo aperto”. Il tocco di classe sono le targhette-ingiunzioni, vecchie anche di 5 anni, su tombe di 50 anni: “Si pregano i congiunti di questa sepoltura di rivolgersi alla Direzione Cimiteriale con assoluta urgenza”. Ne troviamo di varie epoche e format. Riposa in pace, ma fino a un certo punto, veramente inesorabili sono le bollette.
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Interessanto del mese a cura di Haarine Glarice – Gruppo Cultras
Matusalemme NASCITA 3073 a.C. MORTE 2104 a.C. PATRONO DI Nessuno, ma è uno dei grandi patriarchi antidiluviani
Confesso di non esser troppo preoccupato per l’artrite che, ormai da un duecento anni buoni, mi corrode le ossa, come calcare. Di mali, malattie, scaramucce varie, decorsi e degeneri ne ho già avuti un’infinità, e son stato curato da mille medici – non scherzo sul numero – ma ognuno di loro, ahimè, ci ha lasciato le penne prima di me. Sono talmente vecchio da avere persino un’immagine distorta del mio nipotino prediletto, il piccolo Noè: non riesco a figurarmelo se non con un orrendo ed ispido barbone bianco mentre – circa sei giorni fa – cerca di incastrare quante più bestie sessualmente compatibili su una scricchiolante arca semi-improvvisata, in attesa di un acquazzone che, pare, durerà parecchio: Diluvio Universale, lo chiamano così; il solito sensazionalismo. In effetti il cielo continua a rannuvolarsi… Ma tanto l’umanità camperà ancora, piccoli omuncoli con smanie mitomani… Dicevo? Ah, già, Noè; eppure deve esser stato bimbo pure lui, mi dico. So che tra millenni questo deficit mnemonico verrà definito “Alzheimer”, ma ora, nel 2104 a.C. (prima o poi qualcuno me lo spiegherà, chi sia ’sto povero Cristo), posso anche prendermi il lusso di usare la mia veneranda età come scusa. Non ho scordato tutto, sia chiaro. Per esempio, il nome di mio padre: E… Ehm. Ecno, no, Enoch! In ogni caso, non è successo nulla di troppo eclatante prima che facessi la mia comparsa. Entre nous: sette giorni tondi tondi per creare un bel globo terracqueo, un po’ di giardino paradisiaco, una mela di troppo, una donna di mezzo che, come sempre, genera disordini, et voilà, io sono proprio il settimo discendente diretto di Adamo. Sì, quell’Adamo, sembra incredibile ma è così… Uhm, quelle nuvole nere mi turbano sempre più e… Eh? Come ho già finito lo spazio a disposizione?! Ho 969 anni alle spalle da raccontare, io! “Caratteri limitati?” E che diavoleria sono mai? COMMENTI DI DIO: Per un attimo ho temuto che fosse immortale, pure lui. DELL'ATEO: Secondo me avevi programmato il diluvio per accopparlo. Peccato sia morto sul più bello.
RICORRENZA: 29 febbraio (ogni 4 anni si invecchia pi첫 lentamente)
Iconografia: Miss Goffetown
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Cinema e altre eresie a cura di Dario Incandenza
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Il figlio di Saul Non volevo fare un film sulla sopravvivenza, bensì sulla realtà, sulla morte. Perché la sopravvivenza è una menzogna, era l’eccezione. Lazslo Nemes
Ultimo punto di non ritorno (poetico e teorico) sull’indicibilità e l’irrapresentabilità dell’Olocausto al cinema, il film d’esordio dell’ungherese Laszlo Nemes (aiuto di Béla Tarr in L’uomo di Londra) affronta l’annosa questione e(ste)tica rigettando psicologismi, sensazionalismi ed estetizzazioni dell’orrore per mostrare il lager di Auschwitz nei suoi meccanismi quotidiani di fabbrica, industria di morte dalla catena di montaggio incessante e tesa al massimo rendimento possibile, con prodotto finale gli stück, “i pezzi”, come i tedeschi chiamavano i cadaveri degli ebrei sterminati. Si rifiuta la visione “dall’alto” delle dinamiche del campo di sterminio, ovvero il punto di vista delle guardie, e si opta invece per la prospettiva individuale di uno dei Sonderkommando (i gruppi di ebrei addetti ai forni crematori e costretti a sterminare altri prigionieri). Ci si attiene al campo visivo e uditivo del protagonista, quasi sempre ripreso di nuca in lunghi piani sequenza, Una raccolta di memorie: Un saggio: Una poesia:
in formato ridotto al 4:3: si perde così l’illusione di poter padroneggiare la totalità del quadro (e della Storia) per riportarlo ai suoi minimi termini di visione soggettiva, mentre l’eccesso di prossimità a Saul occlude la visibilità dell’intera scena, ostruita e frustrante, lasciando che restino fuori fuoco e indistinti sullo sfondo i comprimari della tragedia e gli eventi collettivi, da intuirsi con ancora maggiore ferocia drammaturgica (tra essi, l’unica rivolta della storia di Auschwitz). Potente e disturbante dalla messa in scena agli interrogativi che lo squassano (è giusto causare altre morti per lasciare una testimonianza? “tradire i vivi per seppellire un morto”? raccogliere immagini dell’inferno?), il dramma di Nemes (mosso da un’urgenza anche personale: diversi suoi familiari sono stati uccisi ad Auschwitz), è girato in pellicola 35mm in aperta polemica col digitale onnidilagante, ma in Italia, manco a dirlo, è distribuito in DCP. Non si uccidono così anche i film?
La voce dei sommersi. Manoscritti ritrovati di membri del Sonderkommando di Auschwitz (Marsilio) Georges Didi-Huberman, Immagini malgrado tutto (Raffaele Cortina) Paul Celan, Todesfuge/Fuga di morte
Cinema e altre autopsie a cura di Dario Indecenza
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Caduta libera Nascere, piccolo, è cadere nel tempo. Maria Cvetaeva
Una donna anziana prende il carrello della spesa, esce dal suo appartamento, fa tutte le scale del palazzo fino ad arrivare al tetto. Poi, si butta. Rialzatasi come niente fosse, novella Sisifo da condominio, riprende la scalata dell’edificio. È questa la cornice, al solito bislacca e cupamente umoristica, che dà sui 7 episodi “condominiali” che compongono l’ultimo film dell’ungherese György Pálfi, Szabadesés (“Caduta libera”), ancora inedito in Italia ma facilmente reperibile per vie traverse. A 7 anni dal visionario Taxidermia, tra i film europei più shockanti, passaparolati e artatamente “maccosa” degli anni 2000, Caduta libera ne replica il cocktail audiovisivo volutamente indigesto, che mescola con fredda arguzia postmoderna racconti dell’errore e banalità dell’orrore, colpetti di humour dimissionario a spavalde quanto trascurabili giocherellonate (“Mo’ ti divento sit com”, vent’anni dopo Assassini nati e con un’idea a cui negare sadicamente qualsivoglia sviluppo), Meglio un disco: George Romero did it better: Battuta rivelatrice:
il tutto s/drammatizzando ed effettando con musiche (straedite) di Amon Tobin, già saccheggiato dalla precedente carnevalata di Pálfi. Da quest’antologia di raffinate sciocchezze, commissionata dal festival coreano Jeonju, due frammenti volano decisamente più alto della media. Il primo racconta di un’inquietante coppia ossessionata dallo sporco fino a fare l’amore avvolta nel domopak, un’allucinazione quasi sci-fi che, tra il flash del “sesso sicuro” di Una pallottola spuntata e la stilettata kinghiana del vecchio Creepshow sul tizio rupofobico assediato dagli scarafaggi, sembra alludere al “lava più bianco” delle politiche ultranazionaliste del premier Orbán, compagno di merende di neo-nazi e negazionisti. L’altra è la storia di un aborto futuribile in cui la nascita stessa è reversibile, ritorno all’utero chirurgicamente procurato, forse solo un modo di restare eternamente incinta, eternamente feto, comodamente “liberi” da responsabilità e dannazioni adulte.
Amon Tobin, ISAM (2011) Strisciano su di te, ep. di Creepshow (1982) «Il mio cuore siede sul ramo del nulla.»
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Spoiler a cura di Jessica Costanzini Rubrica di metaintrattenimento [Intere stagioni di serie tv liofilizzate in poche aspre battute per il sollazzo dello spettatore pigro]
Transparent Mort è un professore universitario in pensione, divorziato, con tre adoratissimi figli: l’impeccabile Sarah intrappolata in un matrimonio infelice, Josh il discografico di successo e Ali, l’eterna adolescente. Quando Mort li convoca per una cena, i tre sospettano che abbia il cancro e sconvolti dalla tragica prospettiva, iniziano a favoleggiare sull’eredità. Ma Mort non ha il cancro. Comunica ai figli la volontà di trasferirsi altrove e l’intenzione di lasciare la casa a Sarah. Inoltre, dice, ci sarà un cambiamento. I tre, leggermente delusi dalla longevità del padre, si sbranano un po’ rinfacciandosi vicendevolmente chi ha avuto e quanto, prima di tornare alle loro (s)comode vite. Nello specifico, Ali è impegnata nell’auto-realizzazione di filmati porno con il suo personal trainer, e Josh con l’aborto di una delle sue giovani pop star che ha professionalmente messo incinta. Sarah, la più equilibrata, ha intrapreso una relazione extraconiugale con una donna. Ed è proprio mentre le due ci danno dentro a casa di papà che appare Maura, il cambiamento annunciato da Mort. Maura è la fenice risorta dalle ceneri di un’esistenza opaca, vissuta nel cono d’ombra della paura. Calate le maschere, padre e figlia, si ritrovano faccia a faccia in un reciproco coming out. Sollevata dalla reazione di Sarah, Maura è decisa a svelarsi agli altri due. Con un tempismo perfetto chiama Ali mentre questa è completamente strafatta. La metanfetamina rende il momento di una dolcezza commovente. Josh rappresenta lo scoglio maggiore, ma ci pensano le figlie a farle outing. La rivelazione di Maura sembra innescare una promettente reazione a catena. Sarah lascia il marito, Ali si iscrive all’università e Josh decide di mettere su famiglia con una rabbina. Ma come in ogni famiglia che si rispetti, il “vissero tutti queer e contenti” si sgretola sul finale sotto il peso del passato e dei suoi segreti, aprendo ad una prossima, succulenta, seconda stagione. Cos'è: Com'è:
Dramedy scritta da Jill Soloway (Six feet under) e prodotta da Amazon. Acthung Gender Zone! Questa serie strappa la pellicola di ipocrisia che soffoca l’essere in nome dell’apparire e mette in discussione la sacralità della famiglia tradisfunzionale .
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“Hello girls!” Morton Pfefferman deve dire una cosa importante ai suoi meravigliosi figli:
Ali,
Josh
e Sarah.
“Mi stai dicendo che ti sei travestito da donna per tutta la vita?” “No tesoro mio, per tutta la vita mi sono travestita da uomo.”
“Nessuno mi ha mai vista così. Tranne me.”
“Mi rendo conto solo ora che 4 Pfefferman su 5 preferiscono la passera.”
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URBAN SOUND - Cose da trovatori a cura di Piero Giostra
Buñuel A resting place for strangers La Tempesta International, Gennaio 2016
Dove: Milano / Padova / California, USA Chi: — Eugene S. Robinson: voce — Xabier Irondo: chitarre, melobar, mahai metak
— Pierpaolo Capovilla: basso elettrico — Franz Valente: batteria
Ciao ascoltatore. Se puoi, prima della lettura, usa internet per accedere all’ascolto del disco. Niente CHIAVE GOOGLABILE: disco per intero su Spotify. Scegli e ascolta una delle due tracce-guida in base al profilo che più ti rappresenta. LETTORE SU DI GIRI: Jesus with a Cock / This is Love LETTORE CLAUSTROFOBICO: Cold or Hot
Millenovecentoventinove. Nella sequenza d’apertura di Un chien andalou, il celebre cortometraggio, l’occhio di una donna (lo spettatore) viene squarciato da una lametta (il regista). Duemilasedici. Nella finzione di uno spazio reale (il palcoscenico del Bloom di Mezzago), Eugene S. Robinson – ex-pugile, scrittore, voce degli storici Oxbow ed ora dei Buñuel, ma soprattutto uomo nero gigantesco e pieno di tatuaggi – si sfila con calma la camicia, non parla, ti guarda male, ti fa un culo così. Tu, borghesuccio dalla macro-regione, ti senti un verme e dissimuli interrogandoti sul senso del nastro nero che copre le sue orecchie. Se, nel film surrealista di cui sopra, il taglio dell’occhio sembra esortare al traumatico incontro con ciò che alla superficie sta sotto (ciò che finora non si è voluto vedere), il disco di questo mese si affida a chitarre ultra-distorte, bassi ultra-disturbanti e finalmente all’invincibile muscolatura ontologica dello (stronzissimo) cantante per costringere chi ascolta ad una posizione di sostanziale scomodità. E forse questa potrebbe essere una chiave d’accesso al cosiddetto genere noise: musica che non concede musica – infatti non è il materiale compositivo e strettamente musicale ad essere rilevante qui – ma disturbo, lacerazione, adrenalina (merito di un Valente in grande forma). I testi, infuocati, provocatori e quasi incomprensibili all’ascolto, sono l’elemento necessario allo spostamento definitivo dal contenuto musicale a quello letterario, simbolico e teatrale, per un disco-racconto che sul palco si trasforma in concerto-performance. Ci si avvicina alla teatralità dei Doors e agli incontri infuocati dei black poets statunitensi di fine anni ‘50; in questo caso, però, la rottura della quarta parete è messa in pratica attraverso uno sconquasso letteralmente violento, viscerale, che non ammette risposte passive. Sarà infatti impossibile rimanere indifferenti di fronte a tanta materia fumante. Ed ora la cronaca: l’album è stato composto e registrato in circa 72 ore. Come diceva Steve Albini: “Se un disco richiede più di una settimana per essere prodotto, qualcuno sta mandando le cose a puttane”. Ora vorremmo chiederti se ti è piaciuto il disco. SÌ. Allora potresti proseguire: Dead Rider – The Raw Dents (2011)
NO. Allora potresti provare: Cartoons – Toonage (1999)
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Il TheMotivatore a cura di Francesco Muzzopappa
Non leggete! Leggere libri fa male alla cultura Sin da piccoli la kasta delle mamme, in combutta con la loggia massonica delle maestre elementari, ci ha ripetuto allo sfinimento che leggere libri ci avrebbero resi più intelligenti. Quanti ne abbiamo letti: Iliade, Odissea, Divine Commedie e Malavoglia. Siamo davvero diventati più intelligenti? Affatto. Quanti di noi indovinano il quiz della ghigliottina, alla sera? Riusciamo davvero a capire in quale pacco si nascondono i 500 mila euro? No. Ed è proprio qui che si arriva alla mia tesi: non solo leggere non rende più intelligenti, ma DANNEGGIA la cultura. So che qualcuno di voi potrà storcere in naso rovinando l’aspetto estetico del viso, ma non mi importa. La mia sete di verità non può essere fermata da qualche volto sfregiato. Poniamoci ad esempio una domanda molto semplice: perché secondo voi le librerie sono vuote? Ovvio: perché la gente se ne sta a casa a leggere i libri! Quanta gente conosciamo, infatti, che preferisce star seduta sul divano a trascorrere mollemente una serata leggendo un libro di Baricco invece di uscire a comprare dei libri di Baricco? Io ne conosco almeno ventotto. Che pena! E che costo esorbitante per la sanità! La cultura ha bisogno di gente attiva e non di secchioni impegnati a trascorrere intere giornate piegati su un libro, atteggiamento che provoca
scoliosi, cifosi e lordosi. Guardate Leopardi. Che fine ha fatto? Sono anni che non produce più niente di buono. Perchè gli scrittori, al pari dei lettori, sono destinati prima all’estinzione e poi all’improduttività. Aggiungo: leggere fa male anche all’industria cinematografica. Qual è il momento, infatti, meno seguito dei film al cinema? I titoli di coda, ovvio, perché sono SCRITTI. E la gente al cinema non vuole leggere. “Ciao, Franco! Stasera vieni al cinema?” “No, grazie. Non ho voglia di leggere.” Colgo però lo sdegno di chi giustamente sottolinea che finora ho scritto delle arti più classiche, cinema, scrittura, lettura, evitando con cura di citare esempi di arte contemporanea. Bene, colgo la sfida. Vogliamo parlare di design? Ebbene, leggere fa male al design. Qual è il simbolo più alto del design italiano? Le automobili, ovvio. Avete mai provato a leggere in auto? Fa vomitare! E il dato mi pare incontrovertibile. Siamo quindi giunti alla conclusione che leggere fa male alla cultura tutta. In omni Gallia eorum hominum, qui aliquo sunt numero atque honore, disse il mio insegnante delle superiori prima di spirare. Intendiamoci, non vorrei essere accusato di incitare la gente a non leggere. Per cui, se state leggendo questo testo, smettete di leggere e iniziate a leggere.
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"Io so perchĂŠ hai chiamato il negozio Skandia"
Ingrid Bergman
Mappa della Scandinavia
Nel 1948 Nicola Viscardi si innamora della Svezia e della fotografia. Dopo 10 anni torna a Bergamo, apre un negozio di fotografia e lo chiama Skandia, il nome latino della Scandinavia.
Foto Ottica Skandia Via Borgo Palazzo, 102 (BG) Tel.035.238230 Seguici su:
Letterine
aro cardinale Angelo Bagnasco, mi chiamo Carlo e sono un bambino che ama ritagliare i giornali dove ci sono le figure di persone con i cappellini. L’altro giorno ti ho ritagliato perché mi piaceva il tuo cappellino fucsia. E allora dopo ho anche letto il giornale: tu dicevi che la famiglia è fatta da un uomo e da una donna, perché l’ha voluta così Dio e perché è una cosa naturale. Giusto. Però mi sono venute in mente due domande quindi ho pensato di scriverti a te direttamente, perché il mio papà non mi ha saputo rispondere e purtroppo la mia mamma è morta. Volevo chiederti: primo, come hai fatto a parlare con Dio che ti ha detto che ha voluto così la famiglia? Mi piacerebbe anche a me tanto parlare con Dio, perché volevo chiedergli un po’ di cose. Secondo: a me mi piacciono molto i documentari della natura e tutta la natura e anche le lucertole, e infatti picchio i miei compagni di classe quando gli tagliano le code; so che è sbagliato picchiare ma io amo troppo la natura e anche le lucertole. Io voglio essere naturale e sono d’accordo con te: quello che non è naturale vuol dire che non va bene. Infatti nei documentari della natura si vedono sempre i babbuini maschi che fanno i figli con le babbuine femmine. I maschi li riconosci perché c’hanno il pisellino e le femmine perché c’hanno la farfallina. Poi quando si vedono gli elefanti che fanno i figli non si vede il pisellino grosso degli elefanti maschi, perché non sta bene in televisione, ma quello che parla nei documentari della natura ti dice chi è il maschio e chi è la femmina e io mi fido di lui. Però devo dire la verità: nei documentari della natura non ho mai visto uno scimpanzé che porta un fiore alla scimpanzessa. Allora vuol dire che portare i fiori è sbagliato perché non è naturale? E poi ho visto che non c’è nessun animale che ha i vestiti. E neanche nessuno che fa i compiti. O che legge o che scrive. Io spero che non sia naturale così lo dico alla maestra quando non faccio i compiti che non li ho fatti perché non è naturale e quindi l’ha voluto Dio che è il capo della natura. E poi nei documentari della natura non ho mai visto un animale prete, perché se nascono tutti animali preti e suore poi tutti gli animali scompaiono perché si sa che i preti e le suore non possono fare i figli e quindi anche noi muoriremo tutti. Forse ho pensato che Dio vi ha dato la giustificazione speciale per essere preti e non naturali, però io non lo so, perché non ci ho mai parlato, a parte nelle preghiere, ma lì parlavo solo io. Puoi chiedere tu a Dio per me? E poi chiedigli anche dei cappellini, digli che non ho visto nessun animale col cappellino: quindi vuol dire che anche i cappellini non sono naturali? Peccato perché a me mi piacciono tanto.
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Rubrica di Previsioni Applicate a cura del Tenente Tritiğ
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Meteorologeria, Febbraio 2016 Aeronautica Minimale
Vi avevo promesso la neve, non ha nevicato; vi avevo promesso un freddo epocale, dal calduccio del mio ufficio riscaldato posso confermare che non ha fatto poi così freddo. Pensate ai dinosauri e rallegratevi per la vostra mediocrità, siete pur sempre gli esseri viventi più inquinati della storia universale, nonché gli inventori delle targhe alterne, che stanno alla soluzione del problema dell’inquinamento atmosferico più o meno come le bombe nucleari sul Giappone. Contenti voi, contenti tutti.
N
O
Il meteo è uno scenario sperimentale, dove succede ciò che le variabili meteorologiche ci suggeriscono. Cosa cambia rispetto al mondo reale? La vostra presenza. Quando in questi giorni vi diranno che “sembra di stare in Aprile”, arrabbiatevi. Il vostro cuore non è mai stato tanto in inverno, e non sono certo 8 gradi sopra la media, le fioriture improvvise di fiori e un timido sole a farvi sentire rinati e attivi. Siete ancora a metà del lungo letargo, e starà poi a voi uscirne al momento giusto.
Il meteorologo del mese: Sian Welby, presentatrice tv britannica di Channel 5, ha condotto un intero meteo serale utilizzando solo ed esclusivamente citazioni tratte dalla saga di Star Wars, come se ne sentissimo la necessità.
Febbraio sarà un mese banale, mi auguro che non lo sia per voi, che non vi limitiate a fare le solite cose, ma devo dirvi che quanto al clima sarà il classico freddo freddo, molte precipitazioni, qualche ghiacciata, un paio di attentati in quei posti là. Si avrà la seguente dinamica dicotomica: un inizio primaverile nella prima decade e poi il freddo fino a Marzo. In generale temperature sopra la media stagionale, ma forti sbalzi termici improvvisissimi.
E
S
Sorvolando sulla legalità nel sistema penale italiano dell’omicidio per assideramento, ricordiamo l’antico proverbio: “Se vuoi restare senza moglie, mettila al sole di febbraio.” Ne possiamo trarre interessanti riflessioni climatologiche, ma nondimeno un’utile indicazione per quanti si sentono soffocati da una relazione. A proposito: cosa ne pensate del razionamento dell’ossigeno per far fronte al problema del buco nell’ozono? Sareste disposti a togliervi l’aria di bocca per il bene del partner?
Strumento meteorologico del mese: Termometro ad infrarossi per la misurazione della temperatura a distanza, 20 euro per gittata fino a 6 metri. Utilizzato recentemente per la misurazione termica delle scie chimiche.
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Saporismi a cura di Buzz Cattaneo
Il cuore (e fegato) del Marocco
Mr. Saporismi a Fez
Saporismi è stato in Marocco. Saporismi è stato costantemente tampinato da venditori, guide non esattamente ufficiali, spaccini di fumo gente che offriva massaggi professionali gratuiti alla”Beautiful wife, bèla dònna io massaggio for free, vuoi olio di argan?” mix cit. Saporismi ne aveva un po’ piene le palline già dopo venti minuti. Ma Saporismi ha scoperto che, anche nel più affollato incrocio, della più affollata strada, della più frega-turisti delle zone, della più vecchia delle città vecchie, della più Fez delle Fez, se stai mangiando, nessuno ti rompe le chitarrine. Saporismi ha quindi mangiato molto. Non che a Saporismi servissero motivazioni extra per farlo. Saporismi smetterà di parlare in terza persona. Pollo e manzo onnipresenti, verdure dal sapore che mi ha riportato alle estati d’infanzia passate nell’orto del nonno. Ceci.
Quanti ceci. Molti ceci. Basta ceci per favore. I ceci nella cucina marocchina ( che d’ora in poi chiameremo “cucina lasciatemi in pace santo cielo”) sono il corrispettivo dei venditori nelle strade marocchine, un cicinin troppo insistenti. Ma l’amore per le frattaglie sistema tutto, ed è così che sono tornato in pace con Fez e con il mondo: con un panino a base di cuore e fegato abbrustoliti, consumato su di un instabile tavolino nel cuore della città vecchia. Il condimento? Grasso. Buono, coriaceo, saporito, rilassante, apparentemente poco igienico e a mio avviso non da accompagnare con l’onnipresente tè alla menta. Il nostro pranzo veloce si conclude, ci aspetta un pomeriggio all’hammam. “Amico, italiano, ciao, io Sicilia, Torino, vuoi fumo? Mangia da mio amico terrazza, tour della città, vuoi ciabattine? Bella moglia, forza Juve.” AAAAAAAAAHHHHH!!!
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FART a cura di *talia
Sacred Deepthroat «Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così
grande la dolcezza che m’infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto. È un idillio così soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento.»
Al secolo: Marina Ann Hantzis, in arte: Sasha Grey, in stato di grazia: Santa Teresa d’Avila.
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Rubrica di filosofia contemporanea a cura di GroS
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D (& S)
C'è gente che dicono (e scrivono)
La fortuna aiuta quelli fortunati... (Giovanni G. commenta una partita di football) C’ho er sistema immunitario del Movimento 5 Stelle. (Giuliano B. non se la passa molto bene in questi giorni) Affidare 200 mila euro a una banca è come fare i nudisti in galera. (Natalino B. dice la sua sui risparmiatori truffati dalle banche nel discorso di fine 2015) Se sei coglione, essere te stesso non ti servirà. (Natalino B. chiude il suo discorso di Capodanno così) - Aveva bevuto il liquido cianotico... - Amniotico? - Sì cianotico. (Maria O. parla del parto del suo primo genio)
Mio figlio deve nascere a luglio, ma se nasce Settimio quando sarà il suo compleanno? (Una tipa fa la domanda al corso per parto) E comunque sarei anche figa, se fossi figa. (Giuzu, status FB) Sembra un impero che arrivasse da lontano. (Elenoire C. in una puntata di Mistero parla degli Inca) Il “PR” è uno che cerca lavoro. (Vittorio S. sentenzia come al solito su tutto) Raggiungere tutti i miei obiettivi... In un modo o nell’alcool. (Federico R. mette i suoi buoni propositi per l’anno nuovo come status di FB)
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12 FEBBRAIO
INGRESSO 15 €
19 FEBBRAIO
INGRESSO 5 €
IL TEATRO DEGLI ORRORI
LE CAPRE A SONAGLI +LUMINAL
27 FEBBRAIO
INGRESSO 5 €
4 marzo
INGRESSO 12 €
VITERBINI +RICH APES
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comingsoon 26.03 MARLENE KUNTZ Prevendite www.ticket24ore.it
INIZIO CONCERTI ORE 22 - NO TESSERA
FEBBRAIO Venerdi 12 16:30 QualiHub (LAB/PRESENTAZIONE) “Littlebits robotica” e “The hour of code” 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Calendar Girls 21:00 Cineteatro Gavazzeni/ Seriate (RICORDO/FOIBE/TEATRO) Rumoroso Silenzio Teatro Creberg (MUSICAL/ROCK) Ghostbusters 21:30 Arci Fuorirotta/Treviglio (TEATROMEDICOIPNOTICO) La sconosciuta della Senna Binario12 (ETNO/?/ROCK) Rich Apes
22:00 Bloom/Mezzago (DRUM’N’BASS/ JUNGLE) We want jungle w/ Lucha Libre + Mr Nice + Zeemo + Pich Polaresco (FOLK) Tre metri sotto il kilt O’dea’s (BLUES) Blues Alley Project Edoné (SH) Silent Party Druso/Ranica (ALT) Il Teatro degli Orrori Amigdala/Trezzo (ROCK) Sick Brain + Evengers Ink Club (GARAGE) Le Muffe Rocker/Barzana (TRIBUTE) Pussy/DC, tributo femminile agli AC/DC 23:00 Under Music Club/Seriate (ELECTRO) Bauhaus Party w/ Pisetzky Pacì Paciana (BASS) Jungle Fever
Sabato 13 10:30 Macondo Biblio Cafè (LAB/ CARNEVALE) Laboratorio “Il carnevale degli animali” 16:15 Conca Verde (CINE) Snoppy e friends - Il film dei Peanuts 16:30 ALT - Arte Lavoro Territorio/ Alzano (VISITA GUIDATA ) Apertura ai tesserati 17:00 Formaecolore design/Longuelo (CANNABIS) Legalizzare con successo, a cura di Luca Marola 20:00 Arci Fuorirotta/Treviglio (BIRTHDAY) Cena a buffet + Poetry Slam 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Calendar Girls 21:00 Circolino della Malpensata (COUNTRY/BLUES) Two Blue Teatro Creberg (ARTE/SHOW) Vittorio Sgarbi presenta “Caravaggio” 21:30 Druso/Ranica (TRIBUTE) 2 Mondi, tributo a Lucio Battisti Hibu On Tap/Concorezzo (ROCK) The Dark Shines 22:00 Pacì Paciana (REGGAE/ DANCEHALL) BergamoReggae presenta: Summa e Mandela Ls VallentoPosse Polaresco (MOTION) I Dj storici Latteria Molloy/Brescia (BASSISTA) Gianni Maroccolo Joe Koala/Osio Sopra (CANTAUTORATO/POST-PUNK)
MOOSTROO Edoné (SOTTOSUOLO) Sakee Sed + Gab de la Vega Bloom/Mezzago (CAMILLAS/ DISCO) Carnemale Carnival Party w/ I Camillas live + disco dj set Ink Club (POWERDUO) Rinunci a Satana? Rocker/Barzana (TRIBUTE) Rising Doors, tributo ai Doors
22:30 KM33/Trezzo (TRASH/DJSET) Sara Cio + Allaria + Boccini 23:00 Amigdala/Trezzo (ELECTRO) Laserblast Carnival Party Under Music Club/Seriate (GIRLZ) Pupa & Scintilla Live Club/Trezzo (CARNEVALE) Carnevale Cartoon Bolgia/Dalmine (CARNEVIALE) VRP w/ Habstrakt
Domenica 14 10:30 Teatro San Giorgio (GIOCARTEATRO) Duetto. Replica alle 16.30 15:30 Maite (TEATRO/VALLA) Serafino e l’arte in se stesso Teatro Donizetti (PROSA) Calendar Girls 16:30 Auditorium Cuminetti/Albino (TEATRO/BIMBI) Rassegna Bimbi a Teatro: Eterne risate 19:00 Polaresco (BEATLES) Revolver 20:00 Macondo Biblio Cafè (CANTAUTORE) Aperitivo in musica e poesia, con Riky Anelli e i versi di B. Melchionna 21:00 Belleville/Paratico (ACOUSTIC) LaBoccaLive 21:30 Edoné (BIRTHDAY/CRIMSON/VIPERS) San Viperino, djset e kissbox
Lunedì 15 19:00 Edoné (FOOD) Street Food Fighters 20:30 Caffè della Funicolare (IRISH/ FOLK) Grace O’Malley Quartet 21:00 Conca Verde (CINE) Amy Live Club/Trezzo (ROCK) Black Stone Cherry BgBirra (CORSO/LEZ3) Degustazione di Birre Artigianali 21:30 Clock Tower Pub/Treviglio (JEFF BUCKLEY) The Grace, omaggio a Jeff Buckley
Martedì 16 16:00 Cinema del Borgo (CINE) 45 anni 20:30 Edoné (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla a premi Altagliere di Nese/Alzano (SOUL) The soul mutation 21:00 Conca Verde (CINE) Le stazioni della fede
Mercoledì 17 18:00 Accademia Carrara (MOSTRA) Mostra collettiva degli studenti 20:00 Macondo Biblio Cafè (VIBRAZIONI) Aperitivo in meditazione con l’artista Mirko Prem Navodaya Zucchelli 21:00 Conca Verde (CINE) Le stazioni della fede Cinema del Borgo (CINE) 45 anni Maite (4VOCI) I promessi Sposi in musica Teatro Creberg (MUSICA/AUTORE) Battiato e Alice 21:30 Edoné (FOLK/SCNDNV) Emma Acs & the Inbreed Family + Grand Prix
Giovedì 18 19:00 GAMeC (INAUGURAZIONE) Rashid Johnson – Reasons GAMeC (INAUGURAZIONE) Ryan McGinley – The Four Seasons 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. Prova la sfida dell’hamburger night 20:30 Le Blanc (APE/UNI) APErasmus, l’aperitivo universitario 21:00 Cinema del Borgo (CINE) 45 anni
21:00 Edoné (MOSTRA) ClochArt Circolino della Malpensata (CANTAUTORI) Welt Am Draht + mostra di “Sergio il fumetto” Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati 21:30 Druso/Ranica (POP/ROCK) Half Past Midnight 22:00 Rocker/Barzana (CONTEST) The Rocker Contest
Venerdì 19 15:00 Sala conf.Sant’Agostino (INCONTRO) Hamit Bozarslan, “Le monde arabe: des configurations révolutionnaires à l’état de violence” 18:00 Ars arte + libri (MOSTRA) Inaugurazione di “Perspective” di Simone Brolis 21:00 Polaresco (LIVE) Saudara Live Club/Trezzo (METAL) Luca Turilli’s Rhapsody Maite (CANTAUTORE) Alessandro Sipolo, Eresie tour Mama’s House/Romano (TRIBUTE) Echoes, tributo ai Pink Floyd Teatro Sociale (SPETTACOLO) Personale César Brie: la volontà. Frammenti per Simone Weil 22:00 Bloom/Mezzago (FUNK/REGGAE/ SOUL) Orso Maria Moretti O’dea’s (ROCK) Chester e I non li conosco Edoné (ELECTRO) Knobs w/ Quai du Noise + Cioz Druso/Ranica (ALT/INDIE) Le Capre a Sonagli + Luminal Joe Koala/Osio Sopra (REGGAE) Reggae fever w/ Dreadlion Hi.Fi Rocker/Barzana (ROCK/COVER) Mister X 23:00 Amigdala (GET LOW) Get Low Ink Club (DJSET) Hype Beast
Sabato 20 10:30 Macondo Biblio Cafè (LAB/ CARNEVALE) Laboratorio “Il carnevale degli animali”. Alle 16:30 spettacolo “Gitani, un circo improbabile”. Alle 19 Talentando 17:00 Fondazione Mazzoleni/ Alzano (INAUGURAZIONE) Arte Strappata, mostra fotografica di Luca Egidio Galessi 18:00 Bergamo Danza/Curno (CONF/JAMSESSION) Lagvoid, Human Play First. Munirsi di strumenti musicali 21:00 Bloom/Mezzago (BLUES/REGGAE) Bloom in Blues Young Challenge + Ganja Cookies Sound dj set Teatro Oratorio/Ranica (TEATRO) Rassegna Palco dei Colli: Vecchia sarai tu Circolino della Malpensata (APPALACHIAN) Dry & Dusty 21:30 Arci Fuorirotta/Treviglio (PSY/ ROCK) Sonars + Strange Blue Esco/Cassano (GARAGE/PUNK) The Prosonics + Spazio Bianco Hibu On Tap/Concorezzo (ALT/ROCK) The Monkey Weather 22:00 Edonè (REGGAE/ROOTS/RAGGAMUFFIN) BergamoReggae presenta: The BlessLiners & Sardinia Reggae Brass Polaresco (VJSET) Vj Elia Druso/Ranica (ELECTRO/ ROCK) Andy (Bluvertigo) + Autobahn KM33/Trezzo (ROCK) Gambardellas + Hellekin Mascara & Lou Moon + Muga Ink Club (HC) Hibagon + Elastic Riot Rocker/Barzana (TRIBUTE) Hot Chili Girls, tributo femminile ai RHCP
23:00 Amigdala/Trezzo (TECHOUSE) Momento Lab w/ Josh Butler Live Club/Trezzo (2000) We love 2000 party 23:30 Bolgia/Dalmine (TECHNO) Happy Birthday Franchino
Domenica 21 09:00 San Pellegrino (ANTIQUARIATO/ INGEGNO) Mercatino dell’antiquariato e dell’ingegno italiano 10:00 Spazio Fase/Alzano (VINTAGE) Mr. Wolf’s Bazaar 16:30 Auditorium Cuminetti/Albino (TEATRO) Rassegna Bimbi a Teatro: Storie dal nido Teatro San Giorgio (GIOCARTEATRO) Cappuccetto Rosso, io non sono un lupo cattivo. 17:30 Bergamo Danza/Curno (CONF/ JAMSESSION) Human Play First w/ Bergamo Danza featuring Fred Malle VS Rich Apes in impro. Musica e performance 21:00 Maite (COUNTRY) MAM – Jonnhy Selfish & The worried men
Lunedì 22 14:00 Unibg/Pignolo (INCONTRO) Daniel Meier “Borders and Borderlands: the case of South Liban” 19:00 Edoné (FOOD/BEAT) Street Food Fighters. Dalle 20.30 corso di beatmaking 20:45 Conca Verde (CINE) She’s Funny That Way 21:00 BgBirra (CORSO/LEZ4) Degustazione di Birre Artigianali Live Club/Trezzo (PUNK) Millencollin
Martedì 23 16:00 Cinema del Borgo (CINE) A Napoli non piove mai 20:30 Edoné (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla a premi Altagliere di Nese/Alzano (LATIN) Collettivo Latino Teatro Donizetti (PROSA) Il Prezzo 21:00 Conca Verde (CINE) The Lobster
Mercoledì 24 20:00 Teatro Donizetti (PROSA) Il Prezzo 21:00 Conca Verde (CINE) The Lobster Cinema del Borgo (CINE) A Napoli non piove mai 21:30 Edoné (LIVE) Edoné Locals
Giovedì 25 20:00 Laghetto di San Michele/ Pontirolo Nuovo (BENEFIT) LAV Bergamo vi invita a: Giro pizza vegan Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. Prova la sfida dell’hamburger night Altagliere di Nese/Alzano (STORIA) “Una cena” , storia liberamente tratta da un racconto di Francesco Guccini 20:30 Edoné (BEAT) Corso di beatmaking Teatro Donizetti (PROSA) Il Prezzo 21:00 Cinema del Borgo (CINE) A Napoli non piove mai Circolino della Malpensata (CANTAUTORI) Stefano Vergani Maite (CANTATORE) Folco Orselli
21:00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati 21:30 Druso/Ranica (HARD/ROCK) The Quireboys + Seddy Mallory Officine43/Castel Rozzone (ROCK) Chiurli 22:00 Rocker/Barzana (CONTEST) The Rocker Contest
Venerdì 26 17:00 Birrificio Via Priula/San Pellegrino Terme (BLACK BEER) Beer in Black, il lato scuro della birra: birre nere e musica dal vivo 19:30 Macondo Biblio Cafè (APE/ MUSICA) Aperitivo in musica con i Bracadamur 21:00 Auditorium Piazza Libertà (CINE) “Mozes, il pesce e la colomba”, con la regista Virag Zomboracz Maite (FOLK) Sleepwalker’s Station Belleville/Paratico (SKA/ REGGAE) The Uppertones (+ Aldobang Dj set) Teatro Creberg (COMICO) Andrea Pucci 21:15 Cineteatro Gavazzeni/Seriate (JAZZ) 1860 1960 concert for jazz orchestra 22:00 Edoné (INDIE) Finistère + Neiv O’dea’s (ROCK) Ambramarie La Megaditta/Basiano (FUNK) Bbteam + Funky Budda Rocker/Barzana (TRIBUTE) Supernova, tributo agli Oasis 23:00 Amigdala/Trezzo (TECHOUSE) Momento Lab in the boiler Upset Club/Seriate (BRITPOP/ INDIE) Simone Riccobelli Dj + John Terrible + Bond Street Live Club/Trezzo (FOLK/ROCK) Bandabardò
Sabato 27 16:00 Cineteatro Gavazzeni/ Seriate (TEATRO) Babayaga, di Compagnia T.P.O. 17:00 Birrificio Via Priula/San Pellegrino Terme (BLACK BEER) Beer in Black, il lato scuro della birra: birre nere e musica dal vivo Libreria Incrocio Quarenghi (INCONTRO) Igort all’Incrocio 19:30 Macondo Biblio Cafè (RACCONTI) Il sapore della vita, racconto di una storia d’amore 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Il Prezzo 21:00 Arci Fuorirotta/Treviglio (LIBRO) In3, di Valentina Veratrini
21:00 Circolino della Malpensata (FOLK/WORLD) Quetama Festa Avis/Orio (TRIBUTE) Echoes, tributo ai Pink Floyd 21:30 Hibu On Tap/Concorezzo (HAWAIIAN/ROCK) The Royal Ukulele Pirate Orchestra 22:00 Bloom/Mezzago (SWING) Blitz Party w/ Anita Camarella & Davide Facchini duo + The Cocoon live + dj set Rifugio Terrerosse/Carona (TRIBUTO) Giannissime Latteria Molloy/Brescia (RHYTHM&BLUES) Nave Blues w/ Nine Below Zero KM33/Trezzo (PUNK) S.O.C.S. release party + Jerry Moovers + Moop + Bad Juju + One Family Ink Club (CONTEST) Gost presenta: Gangband →
22:00 Edoné (CANTAUTORE) Daniele Celona La Megaditta/Basiano (ROCK) The Spleen Orchestra Druso/Ranica (GUITAR/?/INDIE) Viterbini + Rich Apes Joe Koala/Osio Sopra (SPERIMENTALE/DUO/RELEASE) Pugni Nei Reni “Bello ma i primi dischi erano meglio”, presentazione del disco d’esordio Rocker/Barzana (TRIBUTE) Aironi Neri, tributo ai Nomadi 23:00 Amigdala/Trezzo (ROCK/ ELECTRO/TRASH) Il Brodo Under Music Club/Seriate (ELECTRO) Stay Calmo w/ Pigro On Sofa + Guy1989 + EVM128 + Turbojazz Live Club/Trezzo (ELECTRO) VNV Nation
Domenica 28 15:30 Teatro Donizetti (PROSA) Il Prezzo 16:30 Teatro San Giorgio (GIOCARTEATRO) 7, 8 e il 9 vien da sé. Quale regno adesso c’è? Teatro Civico/Dalmine (TEATRO/BIMBI) Mondo di silenzio 17:00 Birrificio Via Priula/San Pellegrino Terme (BLACK BEER) Beer in Black, il lato scuro della birra: birre nere e musica dal vivo 19:00 Polaresco (CYRANO/JAZZ) Serata “Cyrano de Bergerac” + jazz live 21:00 Maite (COMEDÌ) Stand Up Comedy w/ Velia Lalli
Lunedì 29
Giovedì 3
19:00 Edoné (FOOD/BEAT) Street Food Fighters. Dalle 20.30 corso di beatmaking 21:00 Conca Verde (CINE) Cobain: Montage of Heck
20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. Prova la sfida dell’hamburger night 20:30 Edoné (BEAT) Corso di beatmaking Le Blanc (APE/UNI) APErasmus, l’aperitivo universitario Teatro Donizetti (PROSA) Decamerone Vizi, Virtù, Passioni, di Marco Baliani 21:00 Elav Meeting Point/ Piazza Della Libertà (MUSICA/ CINE/LIVE) WetLoveReporter Circolino della Malpensata (TRIO/GUITAR) Trio Quarter + Jonathan Locatelli Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati 21:30 Druso/Ranica (ROCK) Fixforb Officine43/Castel Rozzone (JAZZ/FUNKY) Crazzy Jazzy 22:00 Rocker/Barzana (FINALE) The Rocker Contest
Trovi il calendario aggiornato su ctrlmagazine.it/eventi-bergamo
MARZO Martedì 1 16:00 Cinema del Borgo (CINE) The Walk 20:30 Edoné (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla a premi Altagliere di Nese/Alzano (FOLKARIGHE) Pluie Toujours Teatro Donizetti (PROSA) Decamerone Vizi, Virtù, Passioni, di Marco Baliani 21:00 Conca Verde (CINE) 45 anni
Mercoledì 2 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Decamerone Vizi, Virtù, Passioni, di Marco Baliani 21:00 Conca Verde (CINE) 45 anni Cinema del Borgo (CINE) The Walk 21:30 Edoné (RELEASE/ROCK) Vicky Twisterman + Lonesome George
Venerdì 4 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Decamerone Vizi, Virtù, Passioni, di Marco Baliani 21:00 Osservatorio Astronomico/ Ganda Di Aviatico (CIELO) Lo spettacolo del cielo Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) Marie & The Sun Teatro Sociale (BFM/ISL) Evento speciale Bergamo Film Meeting: Mùm, sonorizzazione di Menschem Am Sonntag 22:00 Latteria Molloy/Brescia (PUNK/ ROCK) Richie Ramone Rocker/Barzana (METAL/COVER) Crawler →
22:00 Edoné (SOTTOSUOLO/FILTH/ RELEASE) Filth In My Garage release “Songs from the lowest floor”. Opening: Sunpocrisy + Sonars + Alessandro Adelio Rossi 22:30 Druso/Ranica (POLIZIESCO) Calibro35 23:00 Amigdala/Trezzo (DUBCLUB) Dreadlion Hi.Fi + special guest Upset Club/Seriate (HIPHOP) Sabotage
Sabato 5 Il calendario con tutte le proiezioni del Bergamo Film Meeting su: www.bergamofilmmeeting.it 9:30 Auditorium Piazza della Libertà (BFM) Iniziano le proiezioni della 34a edizione del Bergamo Film Meeting. Fino al 13 marzo 15:30 Ass. Antares/via xx settembre (CECHOV) “Io e… Cechov” , con Fabio Mazzari 20:00 Maite (?) Cena al buio 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Decamerone Vizi, Virtù, Passioni, di Marco Baliani 21:00 Circolino della Malpensata (LIVE) Circolino Live Blue Saturday Cineteatro Don Rubbi/ Sorisole (TEATRO) Rassegna Palco dei Colli: Lorenzo Baronchelli, Brainstorm! … but never mind 21:30 Arci Fuorirotta/Treviglio (TEATRO) La bacheca dei Fratelli Grimm Esco/Cassano (ROCK/ELECTRO) A Violet Pine + Il Sistema di Mel
22:00 Bloom/Mezzago (HIPHOP) Kaos + Dj Craim / Egreen + Dj P-Kut Druso/Ranica (TRIBUTE) Sticky Fingers, tributo ai Rolling Stones La Megaditta/Basiano (CANTAUTORATO) Stefano Vergani Joe Koala/Osio Sopra (ROCK) The Dopplers Rocker/Barzana (TRIBUTE) Virgin Killers, tributo femminile agli Scorpions 23:00 Amigdala/Trezzo (LIVE) Teo e Le veline grasse + Il Bepi
Domenica 6 09:00 San Pellegrino (ANTIQUARIATO/ INGEGNO) Mercatino dell’antiquariato e dell’ingegno italiano 10:00 Spazio Fase/Alzano (!) Factory Market: 80 espositori da tutta Italia presenteranno le proprie creazioni. 15:30 Teatro Donizetti (PROSA) Decamerone Vizi, Virtù, Passioni, di Marco Baliani 20:00 Quei Bravi Ragazzi/ Grignano/Brembate (TRIBUTO) Giannissime 21:00 Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) Doña Flor 21:30 Druso/Ranica (RITRATTI/MUSICA) Aida Cooper
Lunedì 7 19:00 Edoné (FOOD) Street Food Fighters 21:00 Conca Verde (CINE) Carol Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) Relaxin’ with Randy Watson
Martedì 8
Mercoledì 9
16:00 Cinema del Borgo (CINE) Mustang 20:30 Edoné (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla a premi Altagliere di Nese/Alzano (DUO) Insoliti Accordi Teatro Donizetti (PROSA) Natale in casa Cupiello 21:00 Conca Verde (CINE) Festa della donna-film a sorpresa Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) Fuzzy Colors Teatro Creberg (IMITATRICE) Virginia Raffaele 22:00 Latteria Molloy/Brescia (ROCK) Jesse Malin
18:00 Accademia Carrara (INCONTRO) Da Casablanca a Teheran: sguardi di donne e prospettive artistiche. Takoua Ben Mohamed, Il fumetto intercultura 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Natale in casa Cupiello 21:00 Conca Verde (CINE) Urge Bergonzoni Cinema del Borgo (CINE) Mustang Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) SwingEst 21:30 Edoné (CANTAUTORE) Radiolution w/ Cesare Basile
Giovedì 10
Sabato 12
20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. Prova la sfida dell’hamburger night 20:30 Conca Verde (CINE/ALPS) Mountain Film Festival Teatro Donizetti (PROSA) Natale in casa Cupiello 21:00 Elav Meeting Point/ Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) Continental Quartet Circolino della Malpensata (CANTAUTORI) Samuele Ghidotti + Gandharva Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Maite (RESIDENTS) Kino & The Lolalovers 21:30 Officine43/Castel Rozzone (ACOUSTIC) Love me 3 times
16:30 ALT - Arte Lavoro Territorio/ Alzano (VISITA GUIDATA) Apertura ai tesserati 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Natale in casa Cupiello Auditorium Piazza della Libertà (BFM) Premiazioni della 34a edizione del Bergamo Film Meeting. 21:00 Circolino della Malpensata (LIVE) Circolino Live Blue Saturday La Megaditta/Basiano (FOLK/ CANTAUTORATO) Lelio Morra trio Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) The Monkey Weather Teatro Creberg (MUSICAL) Rapunzel 21:30 Druso/Ranica (TRIBUTE) Vipers, tributo ai Queen 22:00 Bloom/Mezzago (ELECTRO) The Snipplers KM33/Trezzo (ROCK) BRM night w/ Filth in my garage + Latente + Captain Hook’s Mutineers Edoné (PUNK/BIDÉ) Cornoltis Rocker/Barzana (TIMORIA TRIBUTE) Precious Time 23:00 Amigdala/Trezzo (TECHOUSE) Momento Lab Showcase
Venerdì 11 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) Natale in casa Cupiello 21:00 Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/LIVE) Quentin Tarantino Night 22:00 Bloom/Mezzago (FOLK/ROCK) The Please Edoné (SH) Silent Party Rocker/Barzana (TRIBUTE) Sugar, tributo ai System of a down 23:00 Amigdala/Trezzo (ROCK/MORE) Teo Roncalli + La Nera
Trovi il calendario aggiornato su ctrlmagazine.it/eventi-bergamo
Domenica 13 15:30 Teatro Donizetti (PROSA) Natale in casa Cupiello 16:00 Arci Fuorirotta/Treviglio (CORSOAP) Corso di autoproduzione di sapone 21:00 Elav Meeting Point/Piazza Della Libertà (MUSICA/CINE/ LIVE) Sonorizzazione dal vivo del film-documentario “Microcosmos” del 1996
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BEACH BAR BERGAMO Via Palma il Vecchio 18A 035.255238 / 338.6739546 BEACH BAR EXPRESS Romano di Lombardia, Via Colleoni 20 (sotto i portici) 0363.910748 www.beachbar.it — facebook.com/beachbarbergamo TUTTI I GIOVEDÌ SERA “HAMBURGER NIGHT”
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Visti da vicino
Bergamo Film Meeting 34a edizione | 5-13 marzo
Miklós Jancsó
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Omaggio a Anna Karina
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Incontri: cinema e arte contemporanea
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4 focus sulle sezioni principali del festival
Documentari corti, medi e lunghi che si avvicinano alla realtà, la penetrano e la ritraggono senza censure, cogliendone il visibile e l’invisibile. Dal panorama internazionale le migliori produzioni indipendenti che raccontano un tema, un luogo, un personaggio “da vicino”, con intensità.
La retrospettiva storica della 34ª edizione è dedicata al grande maestro ungherese Miklós Jancsó (1921-2014). In occasione del restauro digitale delle opere del regista, in collaborazione con Magyar Nemzeti Digitális Archívum és Filmintézet, BFM mette in mostra le migliori opere del regista nato da padre ungherese e madre rumena, cresciuto in Transilvania (un territorio all’epoca conteso fra le due nazioni) e da sempre influenzato dalla cultura italiana. I suoi film sono rivolti alla ricerca storica e il suo stile amalgama lunghi e audaci movimenti di macchina, piani-sequenza complessi e per certi versi sensuali, in una sintesi di grande effetto spettacolare, paesaggi, coreografie, singoli individui, la brutalità del potere, il desiderio di libertà.
L’icona della Nouvelle Vague, l’immagine di una donna libera, fuori dagli schemi, inquieta e sognatrice, musa e moglie di Jean-Luc Godard. Ad Anna Karina sarà dedicata una sezione speciale formata da 12 film che attraversano la sua carriera. Danese di origine, è arrivata in Francia nel 1958 e, dopo un debutto come modella, viene notata dal futuro marito che la lancia nel cinema d’autore internazionale. Recita inoltre per Jacques Rivette, Luchino Visconti e Ingmar Bergman, affermandosi come attrice anche quando il sodalizio con Godard si rompe. Nel 1973 fa il suo debutto alla regia e accosta al cinema anche una significativa carriera da cantante. Anna Karina, mito vivente del cinema del ‘900, sarà presente a Bergamo durante BFM.
La Sala di Porta Sant’Agostino, dal 4 al 31 marzo, ospiterà per la prima volta in Italia Books on Shelves and Without Letters (2013), video-installazione ambientale del lituano Deimantas Narkevičius con protagonista la indie band lituana Without Letters. Le opere della video-artista israeliana Keren Cytter saranno invece protagoniste di una retrospettiva. Entrambi gli artisti ricorrono a immagini di bassa qualità.
Tutto il programma e tanto altro ancora: www.bergamofilmmeeting.it
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05 2016
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DisAstrologia
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Oroscopo per centenari Dritta del mese a cura di Abraham Lincoln
Non sono gli anni della tua vita che contano, ma la vita nei tuoi anni.
Forse aveva ragione Gesualdo Bufalino, bisogna che abbiamo un’idea molto primitiva dell’eternità se facciamo tanto caso del morire a trenta o a cent’anni. Quest’otroscopo è stato possibile solo grazie all’aiuto di mio fratello P., a cui è dedicato insieme a tutti i deludenti precedenti.
JIROEMON KIMURA KAMIUKAWA (21 Marzo - 20 Aprile)
DAVID ROCKEFELLER SR. (21 Maggio - 21 Giugno)
Si vive solo una volta, ma se lo si fa bene è sufficiente. (Mae West) Giapponese, agricoltore dai 74 anni, è a oggi l’uomo più longevo di cui si abbiano fonti documentate (116 candeline). Aveva due semplici consigli di vita: poco cibo e sveglia presto al mattino. Anche da morigerato, Ariete, potresti diventare il primo. Canzone: One Hundred Years from Now (Byrds)
Appena la gente è vecchia abbastanza per saperne di più, non sa proprio più niente perché dimentica tutto. (Oscar Wilde) Banchiere straricco, nato nel ‘15 e tuttora vivente, era presidente della Chase, futura corresponsabile della truffa dei mutui subprime. Occhio Gemelli, dai tuoi giochi possono nascere catastrofi. Romanzo: Senilità (Italo Svevo)
JOSÉ “PEPIN” BELLO LASIERRA (21 Aprile - 20 Maggio)
YIANG JIANG (22 Giugno - 22 Luglio)
La vecchiaia è l’unico sistema che si sia trovato per vivere a lungo. (C. de Sainte-Beuve) Era della stessa generazione letteraria di Garcìa Lorca, fucilato a 38 anni, celebre e immortale. José, scrittore semisconosciuto, visse il nuovo secolo fino ai 104 anni. E tu, Toro, cosa credi di preferire? Romanzo: Cent’anni di solitudine (G.Marquez)
I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono 5 o 6 in tutto; gli altri fanno volume. (E. Flaiano) Scrittrice cinese, cosmopolita e 114enne, tradusse Cervantes e Platone. Vedi e ricorda, Cancro, che il più demodé degli elisir ti è anche il più caro: la letteratura e la memoria allungano la vita. Tutto: Alla ricerca del tempo perduto (Proust)
MIGUEL MORAYTA (23 Luglio - 22 Agosto)
MANOEL DE OLIVEIRA (23 Novembre - 21 Dicembre)
Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci. (B. Pasternak) Combattente antifranchista nella Guerra Civile Spagnola, quando il Caudillo sale al potere ripara in Messico, dove si scopre prolifico regista di b-movies (74 in 30 anni: mélo, horror, sci-fi..). Saresti capace anche tu, Leone, di riconoscerti umile ed eclettico? Film: Me importa poco (M. Morayta)
Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre. (Gandhi) Uno dei più grandi registi della storia, non solo portoghese, girò capolavori fino ai 106 anni. Oggi il Cinema stesso si chiede se non sia morto con lui. Sagittario, impara da lui, diventa imprescindibile. Film: Gebo e l’ombra (De Oliveira, 2012)
ZOLTAN SAROSY (23 Agosto - 22 Settembre) L’uomo passa la prima metà della sua vita a rovinarsi la salute e la seconda metà alla ricerca di guarire. (L. da Vinci) Ungherese 109enne, vince il primo torneo di scacchi a 23 anni e continua per corrispondenza fino ai 106. Caro monomaniaco Vergine, vedi che metodo e costanza possono portarti sano e lontano? Film: La febbre degli scacchi (Pudovkin) BORIS EFIMOVIC EFIMOV (23 Settembre - 22 Ottobre) La vita: più è vuota e più pesa. (A. Allais) Il caricaturista preferito da Stalin, morto a 108 anni, con le sue vignette fece tanto incazzare i nazisti che Hitler in persona ne chiese la testa. Sì, Bilancia, schierarsi può anche dare soddisfazioni. Saggio: Heil Hitler: il maiale è morto! (R. Herzog) ALEXANDRA DAVID-NÉEL (23 Ottobre - 22 Novembre) La consapevolezza della morte ci incoraggia a vivere. (Paulo Coelho) Scrittrice francese, fu esploratrice, cantante lirica, femminista, anarchica, occultista, orientalista, eremita...fino ai 101 anni. Nell’anima, la convinzione di ogni buon Scorpione: la morte non è niente. Memoir: Viaggio di una parigina a Lhasa (A.D-Néel)
ALBERT HOFFMANN (22 Dicembre - 20 Gennaio) Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla. (Lao Tzu) L’insospettabile saturnino che sintetizzò l’LSD ha provato fino ai 102 anni che la chimica non è una strada a senso unico. Trascendi la miseria di questo reale, Capricorno, e diventa sogno. Libro: LSD, il mio bambino difficile (A. Hoffmann) GIUSEPPE PREZZOLINI (21 Gennaio - 19 Febbraio) La vita è un insieme di avvenimenti, di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme. (I. Calvino) Uno dei più lucidi e controversi tra gli scrittori italiani, morto centenario, ti ricorda che la vocazione alla libertà non esclude l’amore per la tradizione. Acquario, anche tu: - distruttivo, + istruttivo. Memoir: L’italiano inutile (G. Prezzolini) JEANNE LOUISE CALMENT (20 Febbraio - 20 Marzo) Siamo tutti rassegnati alla morte; è alla vita che non arriviamo a rassegnarci. (G. Greene) La donna più anziana di sempre visse fino a 122 anni, girava in bici fino ai 100, fumò fino ai 118. Sì, era del tuo stesso segno, Pesci, e forse può esserti d’esempio: l’immobilismo non è la risposta. Romanzo: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (J. Jonasson)
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CTRL magazine
In copertina
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Redazione
Leone Belotti, Dario Cattaneo, Chiara Generali, Gionata Giardina, Davide Gritti, Dario Incandenza, Alessandro Monaci, Giorgio Moratti, Oro, Filippo Peci, Mirco Roncoroni.
Hanno scritto e collaborato
Davide Baroni, Alessandra Beltrame, Jessica Costanzini, Sergio Fortuna, Gros Grossetti, Fulvia Monguzzi, Francesco Muzzopappa, Claudio Papetti, Matteo Sacchi, *talia, Tenente Tritiğ, John Terrible, Stefano Togni, Luca Viganò. Registrazione del Tribunale di Bergamo N° 2/08 in Data 24/01/08
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