CTRL magazine #65 - Palla prigioniera

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NUMERO 65 ctrlmagazine.it

ANNO VII Vi siamo gratis

Palla prigioniera Viva la libertĂ (low cost)! - Cascine abbandonate - Eventi fino al 24 aprile


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CTRL MAGAZINE

#65 — INDICE

TROPPO AVANTI

SEI IN FUORI GIOCO

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Cover story

Area di rigore - la squadra di calcio del carcere di Padova

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Da Bergamo a Bergamo

Uomini in pullman - l'irresistibile discesa del trasporto low cost

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Per immagini

Cose che dimentichi

38

Intervista impossibile

David Foster Wallace

44

RIPadvisor - Rubrica di recensione di cimiteri

Metrica sottobosco - Cimitero di Fontanella di Sotto il Monte

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Interessanto

San Simeone il Giovane

50

Spoiler - Serie Tv

The Jinx

52

Urban Sound – Cose da trovatori

Fuzz Orchestra - Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi

54

Il TheMotivatore

Non andate fuori dall'Italia

58

Meteorologeria - Rubrica di previsioni applicate

Il tempo previsto per aprile

60

Saporismi

Intervista a Toshio Yamamoto

62

Fart

Homo Troglodytes e utero in affitto

65

CGCD (&S)

C’è Gente Che Dicono (e Scrivono)

80

How to per tu

Come costruire una gabbia per cavie

82

Fumetti e niente arrosti

Revisione storica

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I am electric


Ph: Ale Beltrame

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va bene il piacere del primo sorso ma è con la seconda birra che si comincia a ragionare

A Bergamo via Ghislandi 7 Lunedì-Giovedì H 17-24 Venerdì-Sabato H 10-13 / 17-24

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COVER STORY a cura di Nicola Feninno foto di Mattia Rubino

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AREA DI RIGORE Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanitĂ e devono tendere alla rieducazione del condannato. (Articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana)


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3–5–2 Non possono giocare in trasferta. Per il resto sono una squadra regolarmente iscritta ai campionati F.I.G.C. Militano in terza categoria, quest’anno galleggiano a metà classifica. Sto aspettando Lara, la responsabile del progetto Pallalpiede, fuori dalla casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Piove, ma c’è una pensilina che sembra quella di una stazione dei treni, senza i binari, i treni e tutto il resto. Qualcuno ha dimenticato una Bibbia sulla panchina, con un post-it e un rimando al Libro di Sofonia. Poco distante c’è lo Stadio Euganeo, dove gioca il Calcio Padova; venne ultimato nel 1994, dopo una serie di ritardi dovuti al coinvolgimento di Sergio Verrecchia – sostenitore del progetto e allora assessore allo sport del comune – nell’inchiesta Mani Pulite: storia di tangenti. Arriva Mister Bedin, l’allenatore: si rifugia anche lui sotto la pensilina senza treni. «L’anno scorso, a metà campionato, avevamo conquistato la vetta della classifica, facevamo paura alle altre squadre. Così alcuni avversari hanno iniziato a memorizzare i nomi della lista dei convocati, a digitarli su Google e a lamentarsi: eh, ma sono dei delinquenti! È possibile che noi dobbiamo giocare contro i delinquenti? Questo ha fatto questo, quest’altro l’hanno beccato per questo, e via così.» Il presidente della A.S.D. Polisportiva Pallalpiede è Paolo Mario Piva: insegna storia e italiano nell’Istituto Einaudi Gramsci di Padova, sezione carceraria. Lui e Lara, nell’estate del 2014, avevano un problema: volevano formare una squadra di detenuti; volevano iscriverla a un campionato ufficiale; e sarebbe stato un caso unico in Italia (se si esclude l’esempio della squadra del “carcere modello” – e anche un po’ “vetrina” – di Bollate); avevano 100 aspiranti calciatori; e non avevano un allenatore. Così si è materia-


lizzato Valter Bedin: in un pomeriggio ha visionato i 100 candidati, ne ha scelti 30 e li ha fatti diventare una squadra. «L’anno scorso eravamo messi bene. La coppia d’attacco era formidabile: Edwin, 16 gol in 16 partite, l’hanno scarcerato, ora sconta il resto della pena ai domiciliari. E poi c’era un salernitano davvero forte, poteva giocare in serie B: hanno scarcerato anche lui. Così quest’anno abbiamo dovuto ricostruire, siamo partiti male, ma adesso gli automatismi di squadra iniziano a funzionare e stiamo risalendo la china.» Arriva Lara; trafila burocratica per l’ingresso; un agente ci apre un cancello e siamo sul campo da gioco. Pallalpiede gioca con il 3 - 5 - 2. Al centro della difesa c’è Ugo, cuffia del Napoli in testa e accento partenopeo. Se apre bocca gli altri lo ascoltano senza fiatare. Secondo il codice del carcere lui è uno che ha le palle e le contropalle: ha 4 ergastoli. Il capitano è Chico, peruviano. Quello che ci mette il genio e la sregolatezza è il Rasta: bandana, scarpe ai piedi di due colori diversi, pantaloncini gialli fluorescenti del Barcellona. Tiene in mano un lettore CD (non ne vedevo da tempo), cuffie sulle orecchie. È marocchino, ma sembra brasiliano, conosce 5 lingue, ha lo sguardo del piacione e, in campo, la tendenza ad innamorarsi del pallone. Prima di iniziare il riscaldamento inizia un fitto scambio di caramelle e sigarette. Mi si avvicina Ivan, accento veneto. «Io ho fatto l’imprenditore. Dicevo sempre che non mi facevo comandare da nessuno. Poi sono finito dentro; mia moglie è venuta a trovarmi, mi ha detto sì, invece, che ti fai comandare. Ma non si riferiva alle regole del carcere. Secondo lei era vent’anni che mi facevo comandare dalle sigarette. Il giorno dopo ho smesso: era il 24 maggio di 4 anni fa. Sono passato da due pacchetti a zero. Per trovarmi bastava che seguivi le carte delle caramelle per terra.» Si comincia: una corsetta intorno al campo, stretching.

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SULA ̶ QUELLO CHE TRACCIA IL CAMPO «Sono stato un bambino vivace. Mi ricordo che giocavo sugli alberi coi miei amici, ci arrampicavamo come le scimmie. E poi quante ne ho prese dagli zingari! A volte andavo nei loro campi a rubare gli ulivi: ne prendevo uno piccolo, lo mettevo in un sacco e andavo a venderlo. Così prendevo i soldi e potevo fare il figo con le ragazze a scuola!» Sula è un omone albanese, sfonda ampiamente i 100 chili. Gli piace alzarsi presto, scrive sulla rivista “Ristretti Orizzonti” – un esperimento di giornalismo dall’interno del carcere, con un sito e un mensile cartaceo – e lavora anche nella Pasticceria Giotto, sempre qui all’interno. Lara dice che quest’inverno è lievitato insieme ai panettoni. «Se tu mi chiedi di descriverti una giornata in carcere, io non posso raccontarti nulla, perché è come se ti raccontassi il nulla ripetuto ogni giorno uguale. Qui è diverso, è vero, si sta meglio, ma il carcere di Padova non rappresenta tutte le carceri d’Italia. Prova a farti un giro in un circondariale, dove ci sono i detenuti in attesa di sentenza. Vedi gente con gli occhi fuori così, perché appena hanno un minimo problema di salute li imbottiscono di psicofarmaci.» Sula ci tiene a farmi sapere che lui dice quello che pensa, se no sarebbe un falso e un bugiardo. Mi fa sedere su una panca piana di fianco alla sua, dove c’è un bilanciere. Mi dice che se vuole può alzare 170kg. «Ho visto gente togliersi la vita. Ci sono parecchi suicidi in carcere. Molti all’inizio della pena, per il primo impatto. Ma molti avvengono verso la fine. Perché ti dici: io sto per uscire, ma dove vado, da chi vado, cosa faccio? Avrai sempre il timbro: sarai sempre un ex detenuto.» I morti per suicidio, overdose o cause non chiare nelle carceri italiane sono state 121 nel 2015. Il dato del 2016, aggiornato al 16 marzo, è di 20 morti.


«Qui, durante i colloqui, non puoi dare una carezza a tua moglie, un bacio: questo non è scritto da nessuna parte. I colloqui intimi in Albania ci sono, prendi una casetta nel carcere, ci stai 2 o 3 giorni con tua moglie, puoi aiutare i figli coi compiti, puoi mangiare con loro, cose normali.» Il tema della sessualità in carcere sembra un tabù inscalfibile in Italia. L’obiezione potrebbe suonare più o meno così: ma questi sono in carcere e vogliono pure scopare? Eppure i colloqui intimi sono permessi in Albania – come dice Sula – ma anche in Spagna, nel civilissimo Belgio, nella civilissima Svizzera, in Israele, Messico, Costarica, Turchia, Kazakistan, Russia, perfino negli islamicissimi Iran e Arabia Saudita. «Il problema è che siamo ignoranti, e che tanti politici vivono su questo. Noi portiamo sicurezza, noi buttiamo via le chiavi. Ok ben venga. Ma guarda che io ho un fine pena. E le statistiche dicono che il 70 per cento dei detenuti in Italia torna a delinquere; la recidiva cade al 30 per cento quando uno esce prima dei termini tramite un lavoro che gli hanno insegnato, quando uno inizia a prendersi delle responsabilità. Sono i dati, non la mia opinione.» Ora che siamo più in confidenza, gli posso chiedere perché è stato selezionato nella squadra, nonostante il suo fisico non troppo atletico. «Ho chiesto la stessa cosa al Mister. Gli ho detto: toglimi una curiosità, io non ho il fisico, non sono veloce, perché mi hai scelto? E lui mi fa: ma non vedi che simpatico che sei! Come facevo a non prenderti?» Sula è quello che, un paio d’ore prima della partita, traccia le linee di colore sul campo e monta le panchine con altri quattro compagni. Carica i 170kg di cui mi parlava sul bilanciere, si sdraia sulla panca e li alza. Visto che non dico bugie.

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‘STAFA ̶ CENTROCAMPISTA ‘Stafa è infortunato. L’intervento al ginocchio non è complicato, ma meglio aspettare di farlo fuori, gli mancano solo 10 mesi. Intanto si allena con una ginocchiera. Ha un anno meno di me, ma mi dice che sembro molto più piccolo, che dev’essere per via della galera che fa invecchiare prima. A riprova mi mostra un capello bianco in mezzo alla massa corvina. Parla italiano con un’inflessione un po’ nordafricana, un po’ romanesca. Viveva nella capitale, prima di finire dentro. «In carcere ho imparato a lavorare. Faccio il parrucchiere; taglio i capelli a tutti.» ‘Stafa viveva vicino a Casablanca. È alto, timido e ha tutti gli attributi del calciatore moderno: taglio di capelli “artistico” e tatuaggi un po’ ovunque. «I tatuaggi li ho fatti a Rebibbia. Per gli inchiostri si usano le lamette da barba. Si passa l’accendino sulle impugnature delle lamette, che sono blu o nere, alcune rosse. La plastica dell’impugnatura va in fumo, e si fa attaccare il fumo colorato a un piatto di plastica, piazzato sopra: così hai i colori. L’ago si fa con il cilindretto che c’è dentro l’accendino: si passa sotto la fiamma anche quello e si fa la punta. Per la macchinetta, invece, si prende il motorino del lettore CD. Fai il disegno su un foglio, poi ti depili, passi il deodorante stick sulla pelle e ci premi sopra il foglio, così hai la traccia. La tecnica me l’ha insegnato un romano, solo che lui non sapeva disegnare. Io sì. Facevo i tatuaggi anche per gli altri: c’era chi voleva un disegno, chi il nome della moglie, chi quello della figlia. Ho iniziato a disegnare da ragazzino, in Marocco. Mia mamma, poverina, non sapeva né leggere né scrivere. Mi diceva: questo pomeriggio non esci a giocare, devi studiare! Io mi mettevo lì in un angolino, col libro aperto e un quaderno. Lei pensava che


stessi studiando: invece disegnavo per ore!» Intanto per tutto il campo si diffonde un buon profumo. In pasticceria stanno preparando le colombe. «In questo carcere si sta bene. Ma non è così dappertutto. A Rebibbia, ad esempio, eravamo in 6 in ogni camera.» La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza dell’8 gennaio 2013) ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 3: divieto di tortura e di trattamenti inumani e degradanti. Il problema riguardava il sovraffollamento. Ciascuno dei detenuti che ha fatto ricorso – vincendolo – aveva a disposizione uno spazio vitale inferiore a 3 mq. Da qui ha preso avvio il dibattito sullo “Svuota-carceri”, il tipico provvedimento che si limita a mettere qualche pezza qua e là, e che è stato – per di più – ampiamente sfruttato per motivi di propaganda politica. Secondo la direttiva 2008/120/CE sull’allevamento dei maiali, al suino deve essere garantito uno spazio di 6 mq. Qualche dato ufficiale del Ministero della Giustizia, aggiornato al 29 febbraio 2016: la capienza regolamentare delle carceri italiane è di 49.504 persone. Attualmente sono detenute 52.846 persone. A Padova la capienza regolamentare è di 436 persone. Detenuti: 578. A Bergamo la capienza regolamentare è di 320 persone: i detenuti sono 518. «All’inizio mi hanno mandato in Calabria, al circondariale di Castrovillari. Lì si sta male, soprattutto se non sei calabrese. C’è anche il “buco”, l’isolamento, lo chiamano così. Te ne stai chiuso tutto il giorno, c’è solo una finestrella minuscola: non sai mai che ora è, perché è sempre buio. Ho fatto di tutto per farmi trasferire, mi sono anche tagliato. Alla fine mi hanno spostato qui, ed è tutta un’altra cosa. Quando esco cambio lavoro, non spaccio più.»

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BADI ̶ ATTACCANTE Badi non era portato per il calcio. All’inizio tutti si chiedevano per quale motivo Mister Bedin l’avesse selezionato. «Un paio di scarpe coi tacchetti non le ho mai messe. Però alle scuole medie, in Marocco, c’era pallamano nell’ora di educazione fisica. Ero uno dei migliori: venivo dalla campagna e là scherzavamo coi sassi. Ero bravo a tirare sassate, avevo la forza e la mira, e con la palla era più facile.» L’anno scorso partiva dalla panchina. Quando entrava lo si vedeva passeggiare per il campo. Lo telecomandava dalla panchina il Rasta, in arabo: gli diceva vai di qua, vai di là, passala, liberati al centro, corri; lui eseguiva, alla buona. Poi, a metà campionato, arriva un cross dalla destra, il pallone sorvola l’area di rigore, scavalca i difensori, rimbalza sulla sua testa e va a insaccarsi sotto l’incrocio dei pali. Portiere spiazzato. Mister Bedin spiazzato. I compagni spiazzati lo portano in trionfo. «Non capivo più neanche dov’era il cuore, mi batteva tutto il petto! Così ho chiesto subito il cambio al Mister.» Quest’anno Badi veste una maglia da titolare; è il capocannoniere della squadra. 9 gol in 13 partite. Fine pena: 2019. In carcere ha seguito un corso di cucina di 700 ore: vale come 2 anni di Istituto Alberghiero, attestato di aiuto-cuoco. La sua famiglia è in Marocco. È venuto in Italia a 14 anni, seguendo i racconti degli amici che erano già qui: «La vita sarà più facile, io sarò più libero e potrò ubriacarmi quando voglio. Invece sono arrivato ed era tutto diverso da quello che mi raccontavano.» Quando esce vorrebbe restare in Italia, magari trovare un posto in qualche ristorante. «Va bè signori, io mi faccio una corsetta.»


TONI ̶ PORTIERE «Il portiere è il ruolo peggiore. Basta sbagliare una parata al 91esimo e si perde la partita. Tutti se la prendono con te. Ma tutte le parate che hai fatto prima dove sono finite?» Toni è nato ad Elbasan, centro dell’Albania, 33 anni fa. Ha iniziato a giocare a calcio da piccolo. Nel 2006 l’Elbasan ha vinto il campionato, una vittoria storica. Lui nel 2007 è finito in carcere con una condanna a 24 anni. «La mia è una famiglia onesta. Solo io ho distrutto la mia vita. Sono state scelte mie; avevo messo in conto che sarei potuto finire in carcere, ma così no, non per tutti questi anni». Prima il circondariale di Vicenza, poi il carcere speciale di Viterbo, per 2 anni e mezzo, infine il carcere di Padova: gli mancano 14 anni da scontare. «Il passato può essere brutto o bello, puoi star lì a ricordarlo, a graffiarlo, puoi piangere quanto vuoi, ma non puoi tornare indietro. È passato. Sono dentro da 10 anni, e se non capisci qualcosa in 10 anni non capirai più. Sto pagando le conseguenze delle mie scelte, e va bene così. Io potevo essere morto, grazie a Dio sono vivo, il proiettile è arrivato da dietro, mi ha trapassato il collo e mi è uscito dalla bocca. Ero fuggito e mi ha sparato un poliziotto» Apre la bocca e mi mostra un buco che prende anche le gengive, grosso modo dove dovrebbero esserci gli incisivi. «Mia mamma è morta un anno fa. Non sono potuto andare al funerale, in Albania. Quel sabato ho detto al Mister che non potevo giocare, tutta la squadra mi ha dedicato un minuto di silenzio. Noi litigavamo sempre, albanesi contro arabi contro sudamericani, sempre risse, casini. Qui invece si gioca solo a calcio, la nazionalità e la lingua non contano. Tanto per giocare non c’è bisogno di parlare.»

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CHICO ̶ DIFENSORE, CAPITANO Chico è il capitano della squadra, di cognome fa Guevara. «Sono del Perù, di Lima. Sono venuto in Italia nel 2001, avevo 15 anni. Mia mamma era a Torino dal 1993 e io ero il suo unico figlio rimasto dall’altra parte dell’oceano. A Torino la conoscevano tutti, era un punto di riferimento: aiutava i paesani, gli dava da mangiare se serviva, li aiutava a trovare lavoro o una casa. Tutti dicevano che io ero il figlio piccolo della Signora. Sono rimasto conosciuto così anche dopo che mia mamma è morta. Avevo 16 anni e le hanno scoperto un tumore al seno. Ha fatto chemioterapia e tutto, è andata avanti per due o tre mesi, ma la malattia si era portata avanti, si era accorta troppo tardi. I miei fratelli e io decidiamo di staccare la spina, la mamma soffriva troppo. Un dolore immenso. Una batosta per me. Il mio punto di riferimento qui era lei, mio padre era rimasto di là, al mio paese. È stato difficile accettarlo, rimanere senza la mamma, dopo tanti anni che non la vedevo. Sono diventato uno sbandato dopo quella batosta. I miei fratelli volevano prendersi cura di me, fino a quando sarei stato maggiorenne, ma io ho deciso di non ascoltarli, di fare di testa mia e andare via di casa. Ero pieno di rabbia. Tutta la vita sono stato pieno di rabbia, mi è passata solo qui in carcere: dopo 9 anni ho capito che non porta a niente. Comunque, quella volta ho preso i miei vestiti e me ne sono andato: vivevo da alcuni amici, un po’ di qua e un po’ di là. Davo una mano a qualcuno per guadagnare qualche soldo, e poi tutti i fine settimana discoteca. Non so se hai mai sentito a Milano e Firenze, di quelle baby gang di sudamericani? Io facevo parte di una di queste, ma più piccola, eravamo dei vandali, sostanzialmente: una dozzina di persone, andavamo in giro per discoteche, e ogni sera casini, risse. Non avevamo


padroni, e le botte nascevano per le rivalità tra gang, per le ragazze, per stupidate. Devo essere sincero: quella vita non mi disturbava, diciamo che mi ero abituato.» A 16 anni Chico si mette con una ragazza di 10 anni più grande, anche lei peruviana. Con una certa lucidità mi dice che forse era solo la mancanza di sua madre, di affetto: «Mi mancava qualcuno che mi diceva, Chico ti voglio bene, e tutte queste cose qua.» La ragazza resta incinta, decidono di portare avanti la gravidanza. «Le donne, sai, come ti posso dire, c’hanno il diavolo dentro. Al quarto mese di gravidanza, lei cambia del tutto: non era più quella ragazza che avevo conosciuto, era diventata rabbiosa, gelosa, ossessiva, tutto quello che facevo era sbagliato, mi giudicava sempre. Non riuscivo a capire per quale motivo. Avevo anche smesso di frequentare le amicizie di prima, per fare una vita tranquilla con lei.» Chico si allontana dalla sua fidanzata. Lei decide di andare in Spagna, dal fratello. Mancavano 3 mesi al parto. Lui si innamora di un’altra. Si frequentano. Anche l’altra ragazza resta incinta, dopo poche settimane. «Era il 2005. Adesso è diventata mia moglie, mi sono sposato in carcere nel 2013, qui a Padova». Chico prende un autobus, va in Spagna, ad Almeria, assiste alla nascita della sua prima figlia, che resta con la madre e il fratello in Spagna: lui avrebbe voluto portarla in Italia con sé, ma lei si è opposta, e non si poteva fare nulla. A novembre nasce la seconda figlia, dalla seconda ragazza. Nel dicembre dello stesso anno Chico viene arrestato, per aggressione a mano armata fuori da una discoteca. «Quell’anno era passata la legge che non si poteva fumare nei locali. Così esco dalla discoteca, erano le 5 del sabato mattina. Era l’ultima sigaretta del pacchetto; una cosa banale che ancora adesso mi ricordo e mi dico: pensa te! L’accendo, faccio due tiri e si avvicina un ecuadoregno.

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Ascolta, offrimi una sigaretta, mi fa. Gli dico che è l’ultima. Questo era ubriaco. E anch’io avevo bevuto molto. Mi dice figlio di puttana. Non reagisco subito. Mi allontano. Lui mi viene vicino di nuovo; di nuovo mi dice figlio di puttana. Non ci ho visto più e gli sono saltato addosso. So che ho sbagliato, ma io avevo cara mia mamma. Gli dò due coltellate senza vedere, senza pensare, non capivo più niente. Il ragazzo casca per terra. Mi sono subito reso conto che avevo fatto una cazzata. Chiamano l’ambulanza, non era grave. Arriva la polizia. Ho detto, sì, sono stato io. I motivi sono questo e questo. Manette. Prima volta in carcere. Mi condannano a 3 anni e 6 mesi.» Nel 2006 Chico esce grazie all’indulto, dopo 9 mesi, in tempo per festeggiare il primo compleanno della figlia a novembre. «Passano i mesi, la vita con mia figlia e con quella che ora è mia moglie procedeva bene. Ero felice e tranquillo. Lavoravo da mia sorella, che aveva una piccola ditta: facevo le consegne di notte alle edicole, con un furgone. Attaccavo a mezzanotte e staccavo alle 9 di mattina. Riposavo solo il sabato, e le altre notti non potevo bere neanche un goccio perché guidavo. Mi piaceva quel lavoro. Arriva luglio, è un sabato mattina e finisco di lavorare. Trovo un paio di amici che mi chiedono di andare con loro a una festa, al parco della Pellerina: c’erano le bancarelle, e tutti i paesani nostri. Va bene, vado. Lascio il furgone in un parcheggio. Non so se sai come sono impacchettati i giornali, con quella pellicola trasparente: ecco, per lavorare io avevo un taglierino, per aprire la pellicola. Un taglierino piccolino così, e quando lasciavo il furgone doveva restare dentro, nel retro. Quel giorno lì me lo sono dimenticato nella tasca. Andiamo a questo parco. Sto tutto il pomeriggio con due amici e un ragazzetto di 17 anni; era diventato una


specie di fratello minore per me, anche a lui era morta la mamma, e cercavo di aiutarlo. Passo il pomeriggio a bere, a noi sudamericani piace bere, beviamo da quando siamo nati. Alle feste, poi, senza tregua. Avevo anche spento il cellulare: quel giorno volevo solo pensare a divertirmi, bere e ballare. Arriva sera. Al tavolo di fianco al nostro si siede un gruppo di 6 persone. Il ragazzetto mi racconta che aveva avuto dei casini con un paio di loro. Gli dico di stare tranquillo e di lasciare correre: noi siamo in 2, loro in 6. E se tu vuoi fare casino adesso, per noi finisce male. Quei ragazzi, poi, avevano un po’ di rispetto verso di me, sapevano che ero stato in carcere, e che se perdevo la testa era un casino. È stata una frazione di secondo, è successo quello che non doveva succedere: neanche me ne sono accorto, il ragazzetto si è alzato, è andato da loro; mi giro ed è per terra, ce ne sono due che lo riempiono di calci. Scatto a difenderlo. Mi saltano addosso in quattro o cinque. Alla fine – tra tutti i casini della mia vita – sono rimasto fregato in mezzo a una storia in cui io non c’entravo. Vedo uno che mi viene incontro con un cacciavite. Mi ero reso conto di avere addosso il taglierino. Lo tiro fuori e lo aggredisco sul braccio sinistro. Mi tornano addosso tutti e quattro, uno mi prende da dietro, ormai non ci vedevo più, do un colpo col taglierino a uno di loro tra le costole. Finisce per terra. C’era una ragazza con loro, poco distante, mi dice: vai via. No io devo stare qua. Sono stato io, mi prendo le mie responsabilità. Arriva la polizia, mi portano in caserma. Il ragazzo dopo 3 ore è morto.» Chico sceglie di procedere col rito abbreviato. Viene condannato a 18 anni. Prima viene rinchiuso a Torino, poi ad Alessandria, infine viene trasferito qui a Padova. Ha ottenuto uno sconto di pena per buon comportamento. Gli mancano ancora 7 anni.

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BLOCK HOUSE, BLOCCO 1, BLOCCO 2 Uno che racconta le storie degli altri, secondo me, dovrebbe astenersi il più possibile dall’uso di aggettivi qualificativi. Ma se me ne chiedete uno per Chico, il primo che mi viene in mente è generoso. Un uomo condannato per omicidio, generoso? Sì. Avrà una seconda possibilità, una volta fuori? Sì. E l’uomo che ha ucciso? No, la sua vita è finita per colpa di Chico. È stata solo una tragica fatalità, poteva capire a chiunque? Credo di no. Tutte queste cose possano stare insieme in una sola storia, in una sola persona. Vedere gli uomini rinchiusi qui dentro, vedere la loro normalità, poi leggere la descrizione dei loro reati su internet, crea una specie di choc del giudizio. Fa impressione rendersi conto che un assassino, può essere anche una brava persona, e viceversa. Niente di straordinario, in realtà; il punto è che le cose viste da vicino sono più complesse di un titolo di giornale. Non è questione di intransigenza o di buonismo: di certo, però, né l’intransigenza né il buonismo sono degli strumenti interpretativi adeguati per leggere questa realtà. Leggere, perché giudicare non è il compito di chi racconta storie. Tutte le testimonianze che avete letto le ho raccolte durante gli allenamenti, che sono due a settimana, il martedì e il giovedì. Quel sabato c’era il turno di riposo, ma hanno organizzato un triangolare. Era l’ultima presenza in campo di Giovanni, barese trapiantato a Udine, i compagni lo chiamano Cassano, tra 5 giorni sarà libero. «Esco giovedì. Ho un anno di affidamento fuori. Poi penso di tornare a Bari coi miei due figli, due gemelli di 10 anni. Vado a trovare mia mamma che è rimasta giù, lei è attaccata al suo paese, Capurso, a 5 chilometri da Bari: è il paese di Checco Zalone. Sono in carcere da 6 anni, ho lavorato 4 anni e mezzo nel servizio prenotazioni dell’ospedale di


Padova. Dall’interno del carcere facevamo un servizio di call-center; tu telefonavi da fuori: se rispondeva una donna, era una segretaria, se rispondeva un uomo era quasi sicuramente uno di noi detenuti.» Ride, mi dice che ha chiesto al Mister di schierarlo come punta, dopo un anno da terzino. Per la cronaca: la compagine dei detenuti di Pallalpiede si è aggiudicata il primo posto nel triangolare, battendo in scioltezza la formazione del Camazzole e con più difficoltà quella del Campodoro (ai calci di rigore). Triplice fischio dell’arbitro, che esce dal campo per andare a cambiarsi, seguito dalle due squadre ospiti. Mi intrattengo ancora un po’ con Sula, che sta smontando le panchine, aiutato da Giovannino (il diminutivo, credo, serve per distinguerlo da Giovanni), accento siciliano, che è dentro da quando ha 19 anni: «Nicò, il carcere ti cambia veramente, non lo dico perché voglio fare bella figura. Arrivi qua dentro e c’hai tutte quelle ore per dirti: ma che cazzo ho fatto? Ho bruciato il fiore della vita.» I detenuti si cambiano in palestra, Kassem – che è il compagno di stanza di Sula e un buon centrocampista – cerca di far fuggire due colombi che hanno deciso di fare il nido proprio qui, su una delle tubature. «Noi desideriamo solo di essere fuori; loro vogliono stare qua dentro». Se non cambiano posto è un casino, lasciano tutte le scagazzate in palestra e tocca pulire. Saluto la squadra, raggiungo Lara e Valter. Percorriamo il lungo corridoio che porta fuori: sembra quello di una scuola, col pavimento bianco, ma più lungo, più largo e con le inferriate rosse alle finestre. Diamo i nostri nomi all’agente del Blocco 2, ci apre. Poi ripetiamo la procedura al Blocco 1. Infine la Block House, dove recupero il cellulare – che ho dovuto lasciare all’ingresso – il portafoglio, la carta d’identità.

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Da Bergamo a Bergamo a cura di Davide Gritti

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Uomini in pullman

fotografie a cura di: Linda Alborghetti e Marco Bellini

L’irresistibile discesa del trasporto low cost Dai cieli della California dove è nato, il sistema di trasporto low cost è arrivato a Bonate Sopra. Siamo sempre di più, sempre più stretti, sempre più in ritardo, sempre in viaggio.


L’Europa è un continente senza risorse che va a fare la spesa di nascosto da Lidl e viaggia in low cost per poter viaggiare ancora. (L’insurrezione che viene – Comitato Invisibile)

I Sorrisi, sonde spaziali e sedili stretti. La conquista del cielo

“Stiamo cercando di sopravvivere ai nostri tempi, ma potremmo farlo nei vostri. Noi speriamo un giorno, dopo aver risolto i problemi che stiamo affrontando, di congiungerci in una comunità di civiltà galattiche.” Jimmy Carter, 39° presidente degli Stati Uniti d’America, incide queste ed altre parole in un disco d’oro caricato sulla sonda spaziale Voyager 1, come messaggio dell’umanità per le forme di vita aliene. L’estate del 1977 volge al termine, in attesa del congiungimento con gli altri popoli dell’universo, l’amministrazione Carter si occupa di risolvere i problemi della troposfera per congiungere i popoli della Terra. Prima di arrivare nell’atmosfera la deregulation viene infatti introdotta in alta quota, nel settore del trasporto aereo. La Convenzione di Parigi del 1919 e di Chicago del 1944 avevano sancito la sovranità assoluta degli Stati sugli spazi aerei, dando origine ad una regolamentazione incentrata sulle compagnie di bandiera e sulla pianificazione delle rotte, forti vincoli all’ingresso di nuove imprese, tariffe amministrate. Con l’Airline Deregulation Act del 1978 viene liberalizzato il mercato domestico dell’aviazione civile. Un nuovo Klondike, se sai come spendere poco.

All’ultimo piano di un grattacielo del porto di San Diego, conquistando con lo sguardo l’orizzonte che fugge dalla baia verso l’oceano, gli azionisti della Pacific Southwest Airlines fanno dei sorrisi larghissimi. I loro Boeing hanno sulla punta, sotto al “naso”, dei sorrisi. Sono “la compagnia aerea più friendly del mondo” e, per primi, hanno introdotto le minigonne tra le hostess. Sono gli inventori del low cost, quando ancora la legge li costringeva nella sola piccola California. Ora che i confini sono stati abbattuti, la PSA e la SouthWest, omologa texana ancora più arrogante, possono iniziare la conquista.


La formula della felicità è composta da rotte corte e frequentissime, estrema standardizzazione dei veivoli, uso di aeroporti secondari con costi minori, abbattimento dei tempi di fermo degli equipaggi, stipendi più bassi, lavorare tanto, velocemente, senza fronzoli, stipando i passeggeri (in termine tecnico “saturare il carico”). Il costo unitario di un passeggero scende fino al 60%. L’organizzazione low cost rende il volare una forma di movimento economica. La vera rivoluzione avviene però in Europa, all’inizio del nuovo millennio. Quando su spinta dell’UE le liberalizzazioni giungono finalmente a termine, le anglosassoni Ryanair e EasyJet, dopo anni di esercizio limitato in Gran Bretagna, superano la Manica e scoprono un nuovo continente. Qui non siamo in America, si vola poco, si spende molto e lo si fa in pochi. La popolazione volante costituisce un’élite socio-economica relativamente ristretta. A terra però c’è un enorme esercito di riserva con il bagaglio a mano sottobraccio. L’era low cost crea, in Europa, un pubblico di neo-viaggiatori, improvvisati e furtivi. Crea un proprio turismo di spostamenti rapidi, auto-organizzati, di capitali europee senza nulla attorno. Crea un proprio sistema di aeroporti, che, scelti in base ai bassi costi e alla vicinanza alle capitali, si espandono velocemente e male, conservando, nonostante il gigantismo, tutto il loro provincialismo. L’estate 2003 è la stagione della svolta, 1 milione e mezzo di posti discount disponibili a settimana. Costano pochissimo, ti portano lontano, cosa ti mantiene con i piedi per terra? La troposfera low-cost liberalizzata da Carter diventa un corridoio di re-scaling geografico. Nel senso che, semplicemente, Torino dista da Bergamo molto più di Katowice. Il low cost è quindi disintermediazione, perdita di valore della distanza geografica e conquista di valore della distanza economica. II Sorrisi, mondi a più velocità e tempi lunghi. La conquista del tempo

Sid tiene il suo classico sorriso ebete per tutto il tempo dell’intervista. Racconta di quando da bambino, in Scozia, è nato il suo amore per i bus e per il senso di libertà che trasmettono, per la sostenibilità, per quanto siano economici rispetto a qualsiasi altro mezzo. Dopo un apprendistato come autista dei classici double-decker inglesi ed un matrimonio felice, decide di fondare, nell’estate del 2003, la più importante compagnia al mondo di trasporto collettivo su gomma, colonizzando prima l’America e poi il resto d’Europa. Sid veste sempre pantaloni grigi e riempie la sua camicia gialla. Trasmette un senso di rotondità e pienezza, di obesità occidentale. È il 24 Giugno 2015.

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Sid sorride ai capannoni di Bonate Sopra, da oggi nuovo centro nevralgico del trasporto italiano.È soltanto una figurina, una mascotte stampata a dimensioni titaniche sui giganteschi pullman blu e gialli che si guardano attorno spauriti nella campagna bergamasca, da un capannone grigio che è l’hub di Megabus. Prima ancora di muovere il primo pullman sono già stati venduti 30mila biglietti, per 5 paradisiaci giorni si potrà viaggiare ad 1€ tra Roma, Milano, Firenze, Venezia, Napoli, Torino, Bologna, Verona, Padova, Siena, Genova, Sarzana e Pisa. Mai in nessun altro Paese l’arrivo di Megabus aveva generato tanta domanda ed eccitazione. Una rete di bus low-cost intercity trova terreno fertile in Italia. Siamo i più grandi viaggiatori su distanze medio-brevi del mondo e abbiamo una geografia umana di tante città relativamente vicine. Se Megabus traccia comunque le sue rotte seguendo le grandi direttrici dei capoluoghi è soprattutto con la bavarese Flixbus che stiamo riscoprendo un Paese che va oltre l’asse Venezia-Torino e Milano-Napoli, una rinascita della nostra realtà comunale, di una geografia che by-passa le gerarchie e le logiche della dimensione. Sabato 9 Aprile presentatevi alle ore 7.00 alle Autolinee di Bergamo provvisti di un biglietto da 9,99€. Salite su un bus tedesco di fabbricazione svedese. Sedetevi comodi, agganciatevi al wi-fi e aspettate per 16 ore e 30 minuti. Alle ore 23.30 metterete piede in piazzale Carmelo Bene, a Lecce. Oppure presentatevi alla Stazione Centrale di Milano, sedetevi su un FrecciaRossa1000, agganciatevi al wi-fi e nello stesso tempo potrete compiere 6 volte la tratta Milano-Roma, con una spesa di 414€. Con Megabus, con la stessa cifra, con partenza alla stessa ora, agganciati al wi-fi, potrete compiere 10 volte la rotta che va da Milano a Penzance, splendida cittadina portuale della Cornovaglia, impiegandoci 350 ore, ovvero due settimane. C’è quindi un esercito di viaggiatori che può andare lontano spendendo poco, senza la necessità di un sistema di infrastrutture. Lo stato non investe più sulla mobilità di cittadini, le persone viaggiano e perdono sempre più tempo in viaggio. Il guadagno sul denaro, risorsa scarsa, è sostituito dal guadagno sul tempo, risorsa che abbiamo in abbondanza. È significativo che nel contesto italiano il successo dei pullman low-cost (e la definitiva scomparsa del trasporto popolare ferroviario) venga visto come un avvicinamento al mondo anglosassone e non come un avvicinamento a quello dell’Europa dell’est, i cui emigrati da decenni usano pullman a lunga percorrenza. Il sorriso ebete di Sid, i colori sgargianti dei Megabus ed il wi-fi sempre presente ci guardano e ci tranquillizzano: siamo ancora la società occidentale.Resta da capire se si vada verso una maggiore mobilità o una maggiore motilità. Se siamo sempre più liberi perché possiamo andare lontano e spendendo poco o se siamo sempre meno liberi perché dobbiamo andare lontano e spendendo poco. Quando finalmente gli alieni troveranno il disco d’oro inciso da Carter e verranno per unire i popoli della galassia, ci troveranno a girare in tondo, attorno a Bonate Sopra.


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Cose che dimentichi

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«Mia zia raccontava spesso storie legate a questa casa. Non mi ricordo niente» mi dice Marco; intanto parla a perdifiato di ricordi legati a Cascina Boschetto, quella casa-casolare abbandonata che trovi se imbocchi una stradina interna dal provinciale che collega Calcinate a Cavernago. Una volta ci vivevano più di cinquanta persone. Suo padre e le sue zie sono nati qui. Mi parla di queste zie, di una lampada

a petrolio, «Se non sbaglio era questa la storia: so che andava dalla stalla alla casa e doveva andare con la lampada, la sera, e mi sembra che immancabilmente si spaventasse per il cane e rompesse la lampada. Forse una volta c’era stato anche un principio di incendio. Non voglio dire una stronzata, lo chiedo a mia zia che la racconta sempre. Però immaginati di dover attraversare questo cortile in piena notte, nel buio. Immaginati quan-


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Cascina di Castel Litteggio — A pag. 39 Cascina Cassandra, detta Brusada

do c’era buio, buio per davvero, nella stalla a raccontarsi le storie di paura e poi dovevi uscire e andare a casa attraversando il cortile». Marco racconta dello zio Bondio, famoso per le bevute, amante del vino e trovato dalle sorelle in un fosso dopo essersi perso nella nebbia. Di suo nonno che, durante la guerra, andava in giro con un foulard rosso al collo non perché fosse comunista, ma perché odiava i fascisti. Di un signore

chiamato Ol Diàolù che rincorreva suo padre piccolo e i bambini con il fucile, quando questi tentavano di rubare le ciliegie. Ci avviciniamo all’entrata principale, incontriamo Vito, un signore che Marco conosce bene: «È un’istituzione a Calcinate». Ci racconta della cascina e di quelle limitrofe. Cascina Boschetto apparteneva all’avvocato Palma, ora


Storia di Melissa Ghidini, foto di Giovanni Diffidenti

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defunto, e prima ancora alle sorelle Camozzi. Pare che le sorelle avessero fatto un patto: non si sarebbero mai sposate e avrebbero devoluto il patrimonio al patronato San Vincenzo. I patti non vennero rispettati, una delle sorelle si sposò con l’avvocato, e per anni ci furono diatribe tra le parti su chi dovesse accaparrarsi le proprietà. «Si parla di venti, più di vent’anni! Corso, ricorso. Sono andati avanti…e poi insomma è finita così’.

Ma non è finita così. Vito ci racconta che spesso un pastore si ferma qui per ripararsi e che all’interno ci sono le arnie con le api di un signore di Trescore, le attuali affittuarie del luogo. Un’altra cascina nei dintorni si chiama Cascina Cassandra (detta anche Brusada, forse per via di un antico incendio). Il nome l’ha preso da una delle figlie di Bartolomeo Colleoni. Si trova nella


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zona tra Malpaga e Ghisalba. Cascina Brusada fa parte di un gruppo di cascinali con nomi di figure mitologiche femminili. Sono le figlie del Colleoni, le signore sdentate della campagna qui intorno. Castel Liteggio, non lontano da Cologno al Serio, è un luogo che invece vacilla tra l’abbandono e l’oasi residenziale. Il castello omonimo e la corte, risalenti al XV secolo e voluti dai Visconti, sono

entrambi fatiscenti. Il colore arancio dei mattoni contrasta con il fosso di alghe verdi. A pochi metri di distanza sorgono condomini di lusso, completamente ristrutturati e dalle persiane verde menta e i colori morbidi. Si trovano numerosi articoli in rete che, negli anni, ripromettono una riqualificazione della corte e del castello limitrofi; altrettanti articoli si abbandonano invece al suo inevitabile crollo.


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Quando l’Italia disegnava il Mondo

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TESORI CARTOGRAFICI DEL RINASCIMENTO

Palazzo del Podestà, Museo del ’500 Piazza Vecchia • Città Alta • Bergamo www.bergamoestoria.it

16 APRILE 10 LUGLIO 2016

PROMOTORI «Roberto Almagià» A I C  C A

CON IL CONTRIBUTO

PARTNER


Interviste impossibili a cura di Alessandro Monaci Illustrazione di Davide Baroni

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David Foster Wallace

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Lo scrittore dai capelli strani

Wallace è lo scrittore contemporaneo maggiormente in grado di far innamorare il lettore di sé. Non so se ciò sia dovuto alla sua scrittura, capace di passare dalla più ardita sperimentazione letteraria ad una profonda semplicità, o alla fragilità emotiva che trasuda dalle sue parole. Di certo pensare di incontrare Wallace ha a che fare col desiderio. E il desiderio ha a che fare col proiettare su di un altro i propri desideri. Incontrarlo significa invece guardare nel profondo, e non sempre quello che si trova soddisfa. Forse ciò che in realtà è divertente è il solo desiderare.


Cosa si deve fare per diventare bravi scrittori? Il problema è che tutti mi chiedono come diventare scrittori e non come scrivere bene. Parliamo allora del suo libro più complesso. Infinite Jest è un romanzo potente, triste, ironico disconnesso e volutamente inconclusivo: perché? Infinite Jest deve rappresentare un intrattenimento fallito. Laddove dovesse provocare assuefazione si dovrebbe trattare di una forma autocosciente di dipendenza. Riflette l’esperienza quotidiana nell’era dei computer? Rappresenta ciò che significa essere vivi. Non c’è bisogno di stare continuamente su internet per sentirsi così. Lei nutre un grosso interesse per la TV, come mai? Io riconosco che la guardo per divertirmi, e che almeno per il 51% del tempo che la guardo mi diverto. Questo non vuol dire che non prendo la televisione sul serio: gli scrittori tendono a essere una razza di guardoni. Sono osservatori nati. Sono spettatori. Questo perché si nutrono delle situazioni della vita, e la televisione ha a che fare in tutto e per tutto con il desiderio. E, letterariamente parlando, se gli scrittori si nutrono delle vicende umane, il desiderio non è altro che lo zucchero. Non la ritiene dannosa quindi? Non sono per niente d’accordo con quei reazionari che considerano la tv

come fosse un qualche funesto flagello abbattutosi sul popolino innocente, abbassandone il quoziente intellettivo e compromettendone il rendimento scolastico. Perché? Quello che la tv è estremamente brava a fare – e rendiamocene conto, non fa altro che questo – è riconoscere cosa vogliono grandi masse di persone e fornirglielo. Non è stata la tv a inventare il nostro infantilismo estetico, ha semplicemente intensificato le conseguenze di certe nostre tendenze, ha alzato la posta in gioco. Quali tendenze? La tv è ciò che è per il semplice motivo che la gente tende ad assomigliarsi terribilmente proprio nei suoi interessi volgari, morbosi e stupidi, e a essere estremamente diversa per quanto riguarda gli interessi raffinati, estetici e nobili. E cos’è la letteratura quindi? Di cosa parla? La letteratura si occupa di cosa voglia dire essere un cazzo di essere umano. Se uno parte, come partiamo quasi tutti, dalla premessa che oggi ci siano cose che ci rendono decisamente difficile essere veri esseri umani, allora forse metà del compito della letteratura è spiegare da dove nasce questa difficoltà. Ma l’altra metà è drammatizzare il fatto che nonostante tutto siamo ancora esseri umani. O possiamo esserlo. Anche se viviamo in tempi bui per l’arte?


Senti amico, probabilmente molti di noi concordano sul fatto che questi siano tempi bui, e pure stupidi, ma abbiamo davvero bisogno che la narrativa non faccia che drammatizzare quanto tutto sia buio e stupido? Nei tempi bui, la definizione di arte buona sembra applicarsi a quell’arte che pratica il massaggio cardiaco agli elementi di umanità e di magia che ancora resistono e luccicano malgrado l’oscurità dei tempi. Perché nel libro a cui sta lavorando (Il Re Pallido, nda) vuole parlare di noia? La beatitudine è al capo opposto della noia veramente mortale. Presta grande attenzione alla cosa più noiosa che trovi (dichiarazioni dei redditi, il golf in televisione) e, a ondate, una noia mai provata ti invaderà finendo quasi per ucciderti. Superala e sarà come passare dal bianco e nero al colore, come l’acqua dopo giorni nel deserto. Nei suoi scritti si trova moltissima ironia, ma al tempo stesso lei la condanna. Come mai? L’ironia non è malvagia di per sé, ma l’uso prolungato la fa diventare la voce di gente in gabbia che ha finito per amare le proprie sbarre. Ciò è dovuto al fatto che ha esclusivamente una funzione critica, fa tabula rasa. Ma è inefficiente quando si tratta di costruire qualcosa per prendere il posto delle ipocrisie che ha demolito.

Infine non posso non farle una domanda sulla depressione. Cos’è nel concreto? Per me è come una nausea completa, totale, assoluta. Immagina di avere una nausea davvero tremenda che parte dallo stomaco. Immagina che tutto il corpo abbia la nausea, che ogni singola cellula del tuo corpo stia male come quello stomaco nauseato. E non solo le cellule, ma anche gli e.coli e i lactobacilli, i mitocondri, i corpi basali, tutti con la nausea a ribollire infiammati come larve nel collo, nel cervello, ovunque, dappertutto, in ogni cosa. Ora immagina che ogni singolo atomo di ogni cellula del corpo abbia quella stessa nausea, una nausea insopportabile. E ogni protone e neutrone di ogni atomo sia gonfio e pulsante, malaticcio, nauseato, senza speranza di vomitare per liberarsi da quella sensazione. Ed è allora, mi sa, che guardi il buco nero e vedi che ha la tua faccia. È in quel preciso istante che la Cosa Brutta ti divora: ti rendi conto che la Cosa Brutta sei tu. Nient’altro, tu sei la malattia. Allude al suicidio? Facciamo tante storie quando chi ha una grave depressione si suicida; diciamo: «Per la miseria, dobbiamo fare qualcosa per impedire che si suicidino!» Errore. Perché, vedi, tutte quelle persone a quel punto si sono già uccise, nel senso che conta per davvero. Quando “si suicidano” si dimostrano semplicemente coerenti.

Tutte le risposte trovano conferma in: —  D. T. Max, Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, Einaudi, Torino, 2013 — David Foster Wallace, Opere



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Aldilà dei luoghi comuni – Leone Belotti per Gruppo Cultras

RIPadvisor

Ω Metrica sottobosco

SCENOGRAFIA †††††

EMPATIA †††††

MEMORIA †††††

Fotografia Martina Zani Tutte le immagini su: www.ctrlmagazine.it/photorip-cimitero-fontanella


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Sulla tomba di un poeta, chiamati da una sua poesia, sepolta in una vecchia agenda, risorta cercando un numero di telefono. Pochi chilometri da Bergamo, ma incommensurabile è la regressio, il viaggio interiore. Fine anni Ottanta, studente in lettere, una vamp Milano vip, alta e bionda, con la Porsche, e il doppio dei miei anni, mi dice: Ti porto in un posto, a conoscere il più grande poeta vivente. Un angolo di medioevo, nei boschi tra Mapello e l’Isola. Una piccola abbazia romanica, con una storia millenaria. Alto, ieratico, carismatico, padre David Maria Turoldo era allora il poeta-teologo amato da intellettuali, atei, anarchici, ambientalisti, e anche dal popolino, ma non dalla chiesa, né dalla borghesia, che era già una borghesia televisiva. Come discepoli, l’avevamo ascoltato parlare. Morì pochi anni dopo, all’inizio degli anni Novanta. Oggi torno a trovarlo, con questa sua poesia in tasca. Mi accompagna una fotografa che arriva dal web in Volkswagen, d’aspetto WASP, esile e pallida, serietà e bellezza. Ci presentiamo, partiamo. La giornata è grigia, senza luce, piovosa. Per strada le spiego l’idea, una poesia che sulla tomba del poeta diventa racconto fotografico. Le dico: Sono 22 versi liberi in 3 movimenti: 1-13 un precipizio di dolore e solitudine; 14-18 erezione; 19-22 illuminazione. Tu immagina che sia il set di un servizio per Vogue, le lapidi sono le modelle, gli abiti da fotografare i versi della poesia. L’abbazia è buia, nuda. Da una postierla passiamo nel chiostro, dove un’edicola di pietra ospita il sarcofago di Teutperga. Poi scendiamo al camposanto immerso nei boschi. Un muretto di cinta, due file di croci. Un piccolo cimitero, perfettamente umile, come la terra, la povera terra: Ora invece la terra / si fa sempre più orrenda/ il tempo è malato / i fanciulli non giocano più / le ragazze non hanno più occhi / che splendono a sera. / E anche gli amori / non si cantano più, / e le speranze non hanno più voce, / i morti doppiamente morti / al freddo di queste liturgie: / ognuno torna alla sua casa / sempre più solo. / Tempo è di tornare poveri / per ritrovare il sapore del pane, / per reggere alla luce del sole / per varcare sereni la notte / e cantare la sete della cerva. / E la gente, l’umile gente / abbia ancora chi l’ascolta, / e trovino udienza le preghiere. / E non chiedere nulla.


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Interessanto del mese a cura di Haarine Glarice – Gruppo Cultras

San Simeone il Giovane NASCITA 521 d.C., Antiochia, Turchia. MORTE 24 maggio 597 d.C., Antiochia, Turchia.

Le colonne – altissime – da lontano sembrano rametti affusolati, dritti come chiodi. Sembrano i denti di un pettine guardato controluce, o sbarre di una cella dove il sole filtra attraverso un pertugio casuale. Le colonne hanno capitelli umani: seduti, a gambe incrociate, o in piedi, protesi viventi degli stessi pilastri su cui hanno deciso di ritirarsi. Ma da lontano sono solo figure dai lineamenti indistinti, nessun contorno netto. Riconosco tuttavia quella del mio maestro grazie alla folla che ne attornia la base: fremono tutti per vedere quel sant’uomo scendere finalmente dalla cima della sua torre sottile. Lui, Simeone il Giovane, lo Stilita. Era lì da sessantotto anni, durante i quali ha cambiato colonna più volte. Da che l’ho saputo, ho continuato a chiedermi cosa l’avesse spinto a cambiar sede, ad intervalli del tutto arbitrari, pur mantenendo la natura della stessa. Un indice di più intensa ascesi? O solo umana voglia di cambiare, vinto dalla noia di vivere ogni giorno uguale al precedente e al successivo? Non lo so, non capisco; io non sono uno stilita (particolare forma di ascetismo diffusasi in Medio Oriente dal V secolo, adottata da monaci cristiani anacoreti i quali, salutando cordialmente i piaceri mondani, si ritiravano in meditazione sulla sommità di una colonna, spesso edificata dagli stessi, ndr). Eccolo lì, ora, finalmente a terra, tra le genti di Antiochia; è stato singolare vederlo calarsi da quel cumulo di pietre ormai un po’ in rovina, in tutta la sua magrezza. Forse sto solamente immaginando tutto, anche le voci secondo cui ora il maestro Simeone continuerà la sua esperienza mistica dalla cima di un albero. Mi chiedo se cerchi un panorama diverso; questione di prospettive. In alcune prigioni ti ci portano, e lì rimani finché la grazia di respirare nuovamente aria al posto di muffa e umidità non ti bacia ancora. In altre ti ci autoconfini; e quelle non hanno bisogno di sbarre. Come ha fatto il mio maestro sulle colonne. Alla fine è tutta questione di architettura.

COMMENTI DI DIO: DELL'ATEO:

Puoi cominciare anche con un piccolo capitello Divento santo anch’io, stando ore e ore in colonna.


Ricorrenza: 24 maggio

Iconografia: Miss Goffetown

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Spoiler a cura di Jessica Costanzini Rubrica di metaintrattenimento [Intere stagioni di serie tv liofilizzate in poche aspre battute per il sollazzo dello spettatore pigro]

The Jinx Nel 2010 esce il film Love and Secret di Andrew Jarecki, in cui si narra della tormentata relazione tra Robert Durst, noto imprenditore multimilionario, e sua moglie Katleen, misteriosamente scomparsa. Dopo aver visto il film, Durst contatta il regista e chiede di poter rilasciare un’intervista. Jarecki fiuta l’occasione ed è così che nasce questa mini-serie. Con una sagacia che farebbe godere la nostra Franca Leosini (storica imperterrita conduttrice di “Un giorno in pretura”, tutti i sabati sera su Rai3, da non perdere, ndr), l’autore ripercorre a ritroso le peripezie giudiziarie del protagonista. 2001, Texas. Viene rinvenuto un cadavere sezionato. L’assassino, in un impeto di audace ottimismo, ha avvolto un pezzo della vittima in un giornale in cui è presente l’indirizzo del destinatario. Gli investigatori scoprono che lì, sotto mentite spoglie (nello specifico quelle di una vecchia sordomuta), vive Robert Durst. Arrestato e subito rilasciato su cauzione, Durst si dà alla fuga ma viene nuovamente catturato dopo aver tentato un colpaccio: il furto di un sandwich. Nella sua auto troveranno due fucili, una sega, la carta di identità della vittima e 38.000 dollari in contanti. Sembrerebbero le avventure criminali di Benny Hill, non fosse per l’esito del processo: per la giuria è stata legittima difesa. 2000, California. Viene uccisa la migliore amica di Durst. Il killer spedisce alla polizia una busta con le indicazioni per il ritrovamento del corpo e, dando prova di rara astuzia, scrive tutto a mano impreziosendo la missiva con un elegante errore di ortografia. Il caso resta irrisolto finché Jarecki non riesce a entrare in possesso della corrispondenza privata tra la vittima e Robert. Non solo la calligrafia è identica, ma lo stesso errore ritorna con grossolana insistenza. Durante l’ultima intervista, messo di fronte all’evidenza, Robert Durst nega la colpevolezza e, stizzito, chiede di andare in bagno. Il microfono resta acceso. Tra una zip che si abbassa ed ettolitri di pipì arriva la confessione: I killed them all, of course. Cos'è:

he Jinx è una docu-serie HBO che non si limita a riportare T fatti realmente accaduti ma travalica la fiction e diviene una vera e propria indagine giudiziaria.


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Robert Durst, un catalizzatore di sfiga o l’assassino più fortunato del mondo?

Robert Durst interpretato da Robert Durst...

In merito al caso Black: Non ho ucciso il mio migliore amico, l’ho solo sezionato.

Sull’omicidio della sua migliore amica: La calligrafia e l’errore sono gli stessi, ha scritto lei il biglietto del cadavere? No, non l’ho scritto io.

...e il regista nei panni del regista. Durante un fuori onda, in bagno: Cosa diavolo ho fatto? Li ho uccisi tutti, ovviamente.

Robert, ha avuto qualcosa a che fare con la morte di sua moglie? Non so se è morta. Crede sia possibile che sia ancora viva? È possibile.

A 71 anni suonati, tradito dalla prostata, Durst finisce in manette.


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URBAN SOUND - Cose da trovatori a cura di Piero Giostra

Fuzz Orchestra Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi Woodworm, Marzo 2016

Dove: Milano Chi: — Luca Ciffo: Chitarre — Fabio Ferrario: rumori, campioni audio, tastiere — Paolo Mongardi: batteria

— Ospiti: Esecutori di metallo su carta (quintetto diretto da Enrico Gabrielli), Simon Balestrazzi, PL Barberos, Riccardo “Rico” Gamondi


Ciao ascoltatore. Se puoi, prima della lettura, usa internet per accedere all’ascolto del disco. CHIAVE GOOGLABILE: Fuzz Orchestra streaming Scegli e ascolta una delle due tracce-guida in base al profilo che più ti rappresenta. LETTORE LIRICO: Born Into This LETTORE MILITANTE: Il terrore è figlio del buio / Lamento di una vedova

Se volessimo vestire i panni del borghesuccio dalla macro-regione attivo solo nel lavoro e tragicamente passivo nel tempo libero (gli affezionati lettori ricorderanno), i Fuzz Orchestra avrebbero qualcosa da dirci: “Magari fossi freddo. Ma siccome non sei né caldo né freddo, io comincerò a vomitarti dalla mia bocca” (Apocalisse, 2-3, versetto 16). Stretti nella morsa di una vita centrata nel protagonismo ipertrofico, il tempo libero è un punto di fuga, uno spazio possibile solo se vissuto in funzione di un godimento acritico. “Rendi insensibile il cuore di questo popolo. Rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi” (Isaia, 6, versetto 10). No, non si tratta di un pamphlet catto-anarco-insurrezionalista capace solo di gridare “colpa del neoliberismo!”, ma di una band che in ogni album (questo è il quarto) trascina l’ascoltatore verso una narrazione dalle profonde necessità storiche e politico-sociali. Anche in questo caso la voce narrante è un mosaico di voci, visioni, testimonianze: clip audio da celebri film (Il Settimo Sigillo, Dune), citazioni bibliche, e un imperdibile riarrangiamento della poesia Dinosauria, We di Charles Bukowski; perfino il titolo del disco è ripreso da una espressione di Arnaud Amary, crociato di Innocenzo III dotato di senso dell’umorismo. Il racconto apocalittico, ostile al potere e alla quiescente passività di cui sopra, corre su una musica cattiva, claustrofobia noise e metal, impreziosita da perturbanti incursioni cameristiche dell’ensemble Esecutori di Metallo su Carta. Il risultato è un paesaggio sonoro della miseria umana, un’evocazione del fantasma della sua fine, che sembra gridare: “siete condannati!”. Ma lungi dall’essere un atto di denuncia o di vuota constatazione, è probabilmente un altro il senso di questo disco, rintracciabile forse nelle parole del poeta Elio Pagliarani (condiviso da un amico nell’acquario di Facebook): “E invece non ci basta nemmeno dire no che salva solo l’anima / ci tocca vivere il no misurarlo coinvolgerlo in azione e tentazione / perché l’opposizione agisca da opposizione e abbia i suoi testimoni.” Ora vorremmo chiederti se ti è piaciuto il disco. SÌ. Allora potresti proseguire: Fuzz Orchestra – Comunicato n.2 (2009)

NO. Allora potresti provare: Rhapsody – Legenday Tales (1997)

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Il TheMotivatore a cura di Francesco Muzzopappa

Non andate fuori dall’Italia I dati sono chiari: nel 2014 circa settantamila italiani sono fuggiti in altri paesei europei, diciassettemila in America, altri diecimila in Asia e circa seimila al Pacha di Ibiza. Ma siamo proprio sicuri che andare fuori dall’Italia sia un buon investimento? So che qualcuno di voi si domanderà: “Ma qual è l’alternativa?”. Bravi, bella domanda. Ma sono io, ora, che faccio una domanda a voi: “Siamo sicuri che l’estero sia una buona alternativa all’alternativa di restare in Italia come alternativa?” Pensateci. Mettiamo anche che vinciate una borsa di studio per andare a fare ricerca per tre anni a Los Angeles, alla Dreamworks, per inventare, non so, nuove forme di gnomi. Di cosa vi cibereste? Avete mai provato a mangiare una pizza a Los Angeles? Ha la stessa consistenza dei polacchini Tod’s scamosciati. Vogliamo parlare degli ingredienti? Mozareli, pepperoni, tagliateli sulle mozarelli. Non si possono leggere, né sentire, né mangiare. E se andasse male con la borsa di studio e per svoltare decideste di entrare in politica, un po’ come ha fatto Donald Trump? Scordatevi le facilitazioni italiane! Smettere la carriera politica a

27 anni non vi assicurerebbe uno stipendio a vita, come accade qui da noi. E non esistono le pensioni d’oro! Mettiamo non vi piaccia l’America e decideste di stabilirvi in Europa, magari nella penisola scandinava. Be’, forse non lo sapete, ma in certe città della Norvegia si cena alle cinque della sera. Alle cinque! Nemmeno il tempo di digerire Beautiful che siete di nuovo a tavola. E in certi periodi, da quelle parti, è sempre buio. Durante l’inverno, a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre, il sole non supera mai la linea d’orizzonte e quindi è notte per tutta la giornata! Ma ci pensate solo di candele Ikea quando si spende? E i dischi di Max Pezzali. Credete sia così facile trovarli in Scandinavia? E poi, diciamola tutta, dove lo trovate un altro paese che manda in replica da 30 anni, ogni anno, le repliche di Pretty Woman con così tanto seguito e successo? Queste sono certezze, amici miei. Nessun altro Paese al mondo potrà garantirvi Julia Roberts a vita per il resto della vostra vita. Per cui, viva Garibaldi! Viva l’Italia!


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Rubrica di Previsioni Applicate a cura del Tenente Tritiğ

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Meteorologeria, aprile 2016 Aeronautica Minimale

Non vanno di più di moda, non le fa più nessuno. Questo è un male per l’igiene, una causa sicura di infezioni e morte, in futuro. Ma è un male soprattutto per il vostro spirito. Non a caso lo Zoroastrismo, tra la festività del Nowruz, corrispondente tanto al capodanno quanto all’inizio della primavera, prescrive il Khāne-takānī. Lavare i tappeti, ritinteggiare, spazzare il cortile. Sono le pulizie di primavera, queste sconosciute. Tirate insieme la casa per accogliere gli spiriti degli antenati.

N

O

Il meteo dell’Aprile 2016 non sarà all’insegna della monotonia, ovvero: pioggia, sole, pioggia, vento e revival fuori luogo del freddo. Poi però perderete il conto dei giorni e comincerete a soffrire di iperidrosi. Vi troverete a leggere questa rubrica, sarà maggio e non ne potrete già più. Questo significherà che sarò tornato sano e salvo dal mio viaggio pasquale sulle coste calabresi ove intendo misurare se si mantiene costante l’allontanamento della Sicilia di 0.0098630136 millimetri/giorno.

Il meteorologo del mese: Frankie MacDonald, meteorologo dilettante canadese. Affetto da autismo, i suoi vivaci reportage in territori a rischio di tempeste e tornado hanno milioni di views.

2 °C, anche 2,5 °C. Sarà l’aumento previsto delle temperature medie primaverili. Questo è quanto previsto dal modello europeo ECMWF. Speriamo che a svilupparlo sia stato qualche incapace burocrate di Bruxelles, annoiato dal redigere piani lacrime&sangue per la Grecia. Perché se si verificasse porterebbe ad una estate supercalda, una di quelle che si vedono una volta per decennio, di quelle che fanno vendere condizionatori come caramelle. Vi consiglio la calma, non è detto arriverete all’estate.

E

S

Aspettate prima di giudicare: una rondine non fa primavera. Proverbio abusatissimo, tratto dall’Etica Nicomachea di Aristotele. Ci viene buono per tentare di discolparci dallo sterminio di oltre 6 milioni di rondini che abbiamo ucciso, in Europa, in 30 anni, costruendo centri commerciali e strade ad alta percorrenza. In compenso, nel frattempo, abbiamo inventato le barriere fonoassorbenti spesso decorate con delle ridicole rondini disegnate. Speriamo assorbano il loro grido di dolore, assassini.

Strumento meteorologico del mese: Nefoscopio, disegna una rosa dei venti su uno specchio. Posalo orizzontalmente sul terreno e orientalo, aiutandoti con una bussola. Osservando la direzione delle nuvole nello specchio, scoprirai la direzione del vento.


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Saporismi a cura di Buzz Cattaneo

Le interviste di Saporismi: Toshio Yamamoto

Avete un’ossessione gastronomica? Non siete soli. La differenza che però corre tra voi e Toshio Yamamoto (55 anni, Tokyo) è che voi non mangiate almeno 5 volte la settimana la vostra ossessione, gli instant noodles, per poi recensirla. Gli instant noodles sono spaghetti, precotti ed essiccati, venduti all’interno di sacchetti, o coppette, accompagnati da condimenti precotti ed essiccati, da gustare quando siete in fame chimica (precotti ed essiccati). Come minimo adesso la Parodi ci scrive un libro col titolo Precotti ed Essiccati. Ah, spoiler alert, i gamberetti negli instant noodles... in realtà sono scimmie di mare. Dicevamo: Toshio da circa 20 anni si nutre almeno 5 volte la settimana di instant noodles, per poi recensirli sul suo sito: i-ramen.net, e sul suo canale YouTube, grondante di visitatori che gli dimostrano gratitudine ed affetto, inviando instant noodles da tutto il mondo, così che possa recensirli.

La prima cosa che ho domandato a Toshio (con un involontario effetto comico sull’intervistato) è stata un aggiornamento sul suo stato di salute. A quanto pare tutto ok (anche se la fotografia suggerisce il contrario). Come molti giovani studenti giapponesi, Toshio si è avvicinato agli instant noodles per necessità: i piccoli appartamenti giapponesi molte volte non dispongono di cucina, e comunque i soldi sono sempre pochi. Gli instant noodles sono: reperibili, economici, pratici, veloci e buoni (secondo TY). Il fatto (mi chiede di non chiamarlo “problema”) è che non se ne è mai allontanato. I noodles recensiti su i-ramen.net sono circa 6000, attraverso una scala di valutazione che va da 1 a 5 stelle. Nessun prodotto ha mai raggiunto le 5 stelle, dice l’esperto. No Dario-san, mai date 5 stelle. Se trovassi un 5 stelle, la mia ricerca finirebbe, ed io non mangerei più noodles. C’è della filosofia zen anche nel giapponese più gastrocompulsivo. Grazie Toshio!



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FART a cura di *talia

♪ E benvenuti a ‘sti frocioni ♪ Fotogramma da Fracchia la Belva Umana: il commissario Auricchio (Lino Banfi) viene apostrofato da un ignaro stornellatore. Il commissario risponde per le rime: ♪ Non son frocione, non son frì frì, sono commisserio e ti faccio un culo così!♪ L’Homo Troglodytes ricalca suppergiù i valori del gorilla maschio alfa: gerarchia (successo sociale) e trasmissione del proprio DNA con penetrazione virile & versamento seminale addentro la femmina. Nella giungla difatti, la donazione dell’ovulo, la fecondazione assistita, la maternità surrogata non solo non esistono, di più, sono ben lungi dall’essere ideati.

Così l’Homo Troglodytes si domanda qual è il senso di fare un figlio: a - Senza monta alla gorilla femmina b - Senza trasmissione del proprio patrimonio genetico (il donatore è il compagno di Nichi) c - Senza che il pargolo porti il tuo cognome d - Mettendoci solo il grano e - Sfruttando un corpo femminile terzo


Il denaro aggiunto a un sogno intan65 gibile rende, nonostante il moralista, la maternità surrogata (almeno fino un upgrade scientifico) indispensabile. Come per la prostituzione, non vi saranno leggi o divieti che possano impedirla (nero, cambiamenti di sede); senza per altro contare il dono amorevole di una maternità surrogata, sempre volontaria per di più gratuita o quasi, fra consanguinei, amici, vicini di casa. Eppure, il piccolo Tobia Antonio nasce sotto una buona stella. Per cominciare, non dovrebbe essere soggetto al complesso di Edipo. Nasce da un padre che, partendo dall’aspirazione alla genitorialità, compie un atto d’amore disinteressato, perciò altruistico, spingendosi oltre gli impulsi bestiali/burocratici che sottintendono un diritto di proprietà biologico e anagrafico. Una scelta agli antipodi dell’egoismo e dell’egotismo. Un concetto comprensibilmente incomprensibile per un gorilla. Il “teologo morale”, ampiamente trasversale da Famiglia Cristiana alla femminista laica, non ha ancora mondato interiormente la libertà incondizionata della donna di vendere o svendere il proprio corpo. Nel caso specifico, senza conoscere per altro le condizioni di un accordo riservato, punta come sempre il dito verso i presunti sfruttatori, erigendo la donna al consueto, imprescindibile, ruolo di vittima. Il “teologo morale” condanna sempre il cliente, ma il suo vero obiettivo resta quello di umiliare un’azione che ritiene ancor più immorale. Eppure, come e a differenza della prostituzione, l’utero in affitto è sì una prestazione ma che racchiude in sé un valore aggiunto, che va oltre al compenso, diventando dunque inestimabile: la crescita e il dono a terzi di una nuova vita.

Non è finita. Reazioni scomposte e triviali sottacciono un’inconscia e carsica frustrazione. Che cosa resta da reclamare al maschio alfa quando il diritto di famiglia lo relega a semplice ruolo di comparsa? Nel concepimento, a parte un palliativo-breve orgasmo non conta nulla: la femmina ha in ogni caso diritto di veto. L’ultima parola spetta solo e sempre a lei anche in caso di aborto. Le sentenze per l’assegnazione della casa coniugale e l’affido dei figli sono al novantanove % periodico sempre a senso unico. In questo marasma virile, l’amore e la scelta di Nichi Vendola e Eddy Testa potrebbero anche essere letti in senso evoluzionistico come “adattamenti potenziali”. Cioè, al nostro Homo Troglodytes mentre è superato a destra dai gorilla (la naturalità originale) e, per innovazione a sinistra da “froci” che stravolgono lo status quo giuridico della coppia tradizionale in crisi, non resta che berciare sulle piattaforme digitali la propria impotenza e collera verso gli interpreti di un mondo che cambia più rapidamente della propria adattabilità. Anche in questo senso Tobia Antonio può ritenersi favorito dalla sorte. Congratulazioni alla coppia di genitori. Ora sono [cazzi] loro attraversare la connaturale sequenza di pannolini e notti insonni.


Rubrica di filosofia contemporanea a cura di GroS

C

G

C

D (& S)

C'è gente che dicono (e scrivono)

La polenta è nulla senza contorno. (Sergione I. si ricorda del suo passato nel mondo della pubblicità) Quelli che mettono davanti il bene dei fanciulli sono spesso quelli che mettono davanti il pene ai fanciulli... (Commento su Facebook riguardo la stepchild adoption) "Ieri hanno arrestato il meccanico del mio paese per traffico di droga." "Strano, io sono stato suo cliente per 5 anni e non sapevo fosse meccanico." (Federico F. c’è rimasto male, ma la vita è così, crudele) Io so solo che i fiori dei fagioli fanno un sacco di petali. (Sergione I., status di FB) Ogni tanto nella musica c’è della musica. (Dialogo tra due persone a casa TIM Music)

Regole di vita: anche se la fissi, l’acqua non bolle più in fretta. Ma se ti allontani straripa subito dalla pentola. (Giacomo M. dispensa buoni consigli per una vita migliore) Si è fatto così tante ragazzine che al Vaticano gli hanno dato le chiavi della città. (Due in metro parlano dei bei tempi di Boncompagni a “Non è la RAI”) Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà! (Sigla del cartone animato Capitan Harlock) Se ‘l’ghe födes che ol Plasido Domingo al ‘indares le a brasal fó. (Commento dell’oligano dopo l’acuto di Pietro de “il Volo” al loro concerto) Il rap italiano è come la pizza tedesca. (Sergione I., ancora lui, la pensa così)


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Sabato 26 Marzo

MARLENE KUNTZ Venerdì 8 Aprile

IO SONO UN CANE +Trees of Mint

Venerdì 15 Aprile

DI MARTINO +Kuma Sabato 16 Aprile

DIAFRAMMA play SIBERIA Venerdì 22 Aprile

GIORGIO CANALI E ROSSOFUOCO INIZIO CONCERTI ORE 22 - NO TESSERA

MARZO Venerdì 25 22:00 Druso/Ranica (OZZY) Gus G. (chitarrista di Ozzy Osbourne). In apertura Artemisia. 18 euro Edonè (ELECTRO) Knobs w/ Frank Si Nutre + Cioz Rocker/Barzana (TRIBUTE) Mr. Feedback, tributo ai Led Zeppelin Bloom/Mezzago (?/?/?) Rich Apes. Opening: Trio Quater. A seguire Suonathan DJ7 Joe Koala (POST/CORE) Zolle + Frana

22:30 Pacì Paciana (GREEN/REG/DUB) Festa della semina 2016! Sound System Meeting w/ Echotronix & Prince Healer 23:30 Amigdala/Trezzo (TECH HOUSE) Momento Lab in the Boiler Gallery/Treviolo (ELECTRO) Upstairs meets Dtape Upset Club/Seriate (ROCK) Reef’n’Roll 900 Party

Sabato 26 11:00 Maite (MERCATINO) Mercatino delle autoproduzioni 21:00 Circolino della Malpensata (JAZZ) Circolino Live Blue Saturday: Beyond the lines - Beatrice Arrigoni & Yuri Biscaro


22:00 Edonè (INDIE) Jules not Jude + Calvino Pacì Paciana (REGGAE/DANCEHALL) Festa della Semina W/ Lion D + Bizzarri Sound; 5€ Rocker/Barzana (TRIBUTE) Volts, tributo AC/DC Druso/Ranica (INDIEDRUSO) Marlene Kuntz. 15 euro Joe Koala/Osio Sopra (ROCKTHETV) Bangarang! In “Religione Catodica” 22:30 Amigdala/Trezzo (COVER BAND) “Time Out” 883 night

Domenica 27 22:00 Druso/Ranica (PASQ/ROCK) Alex Suardi + Dr.Faust & Travelling Cats + Jam Session. Cons. 10€ 23:30 Amigdala/Trezzo (ELECTRO) Laserblast Easter party Under Music Club/Seriate (ELECTRO) Bauhaus Party w/ Delano Smith + Coloppio Upset Club/Seriate (HIPHOP) Sabotage, Easter Island

Lunedì 28 12:30 Joe Koala (PASQUETTA) Grigliata + Radio Bam w/ Gianni Fuso + John Terrible

Martedì 29 16:00 Cinema del Borgo (CINE) “Le ricette della signora Toku”, di N. Kawase 18:00 Auditorium Piazza Libertà (MONDOVISIONI) Documentario: “The Cinese Mayor”, di Zhou Hao. In collaborazione con Internazionale Altagliere di Nese/Alzano (LIVE) TuesdayFly

21:00 Auditorium Piazza Libertà (MONDOVISIONI) Documentario: “Cartel Land”, di Matthew Heineman. In collaborazione con Internazionale

Mercoledì 30 20:45 Auditorium / Nembro (CONCERTO) Concerto di Primavera 21.00 Cinema del Borgo (CINE) “Le ricette della signora Toku”, di N. Kawase Conca Verde (CINE/GENIO) “Urge”, con A. Bergonzoni 22:00 Edonè (LOCALS) Bös Music Festival Contest

Giovedì 31 18:00 Serigrafia Tantemani (CORSO) Workshop di serigrafia su carta, con Elisa Talentino. 1° appuntamento 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. Prova la sfida dell’hamburger night 20:30 Altagliere di Nese/Alzano (OMAGGIO) Piaf Aujourd’hui 20:45 Biblioteca/Villa Di Serio (VIAGGIO) “Laos: lento, andante, ozioso, sud” 21:00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Cinema del Borgo (CINE) “Le ricette della signora Toku”, di N. Kawase Circolino della Malpensata (INDIE ROCK) Karenina 22.00 Officina 43/Castel Rozzone (DUO) Two Blue Druso/Ranica (BOWIE) Rockhestra playin Ziggy Sturdust. Cons. 10 euro


APRILE Venerdì 01 18:30 Piazza della Libertà (DOMINA DOMNA) Inaugurazione mostra di Elisa Talentino 19:00 Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) Inaugurazione di “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 20:30 Macondo Cafè (READING/BLUES) Poeti in Blues - Osvaldo Arioldi chitarra + 4 poeti 21:00 Fuori Porta (ACOUSTIC) Alem Quartet Auditorium Modernissimo /Nembro (INCONTRO/SPORT) Cascata di Ghiaccio 22:00 Druso/Ranica (VAMOSALAPLAYA) Johnson Righeira Edoné (HAPPY MUSIC) Spösa de Pès Party: Dj Rovo, Dj Pep, Dj Tax, Bonolulu MC Live Club/Trezzo (REGGAE) Africa Unite. 12 euro Rocker/Barzana (ROCK) Cuori Infranti Bloom/Mezzago (COUNTRY/ FOLK/BLUEGRASS) The Mama Bluegrass Band + The Wooden Brothers 22:30 Amigdala/Trezzo (POTAPOP) Bepi & The Prismas. 7€

Sabato 02 10:30 Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 15:00 Spazio Polaresco (COMICS) Bergomix 2016. La convention del fumetto

17:00 Palazzo del Podestà (STORIA) Guerra e pace nell'Italia del Cinquecento 18:00 Libreria Incrocio Quarenghi (INCONTRO/APERITIVO) Archihour, con Manuela Bandini e Telmo Pievani 18:30 Mutuo Soccorso/Via Zambonate (DOMINA DOMNA) Inaugurazione mostra “IBUMI – sustanaible indonesia” a seguire, ore 20.30, performance teatrale “Gold Show” di Giorgia Goldoni 20:00 Joe Koala/Osio Sopra (DEMO/ LIVE) Porta il tuo demo (per Bergamo Suona Bene). Live di: Etruschi from Lakota 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Morte di un commesso viaggiatore”, di Arthur Miller 21:00 Circolino della Malpensata (BLUES) Blue Saturday: Stefano Macchia Electric Blues Invisible°Show (GUITAR/ RUSSIA) Asya Selyutina. Per partecipare e conoscere la location: invisibleshow@ yahoo.it o 3491680619 21:30 ESCO/Cassano (ROCK) Torzo + Dead Behind the Scenes 22:00 Druso/Ranica (TRIBUTE) Ariba Litfiba w/ Luca Martelli Edoné (POP/BLUES) Hashtag. Nigth: Elli de Mon, Claudia is on the Sofa Live Club/Trezzo (ZARRO) Zarro Night w/ Eiffel 65 Rocker/Barzana (TRIBUTE) Pretend to be fool, tributo ai Foo Fighters Bloom/Mezzago (ELETTRO/D’N’B/JUNGLE) We Want Jungle w/ Zeemo + Pich + Jopparelli DjSet Km33/Trezzo (INDIE) Moostroo + Bangarang! 23:00 Amigdala/Trezzo (REGGAE) Mortal Kombat sound clash.



Domenica 03 10:00 Spazio Fase/Alzano (HANDMADE) Factory Market 10:30 Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 15:00 Spazio Polaresco (COMICS) Bergomix 2016. La convention del fumetto 15:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Morte di un commesso viaggiatore”, di Arthur Miller Auditorium Piazza della Libertà (DOMINA DOMNA) Anteprima nazionale “Il colore rosa” 18:00 Bloom/Mezzago (LIBRO) Guido Catalano presenta “D’amore si muore ma io no” 18:30 Porta S.Agostino (MOSTRA) Inaugurazione mostra fotografica e premiazione del concorso #DENTROFUORILEMURA 21:00 Edoné (CONTEST) Bös Fest Music Contest:Off Topic, Un Giorno di Ordinaria follia. Stout Maite (COMEDI’) Stand Up Comedy w/ Daniele Fabbri 22:00 Druso/Ranica (ROCK/POP) Sonny Boy Burt & Friends Malena/Treviolo (HIPHOP) Mercy exclusive party

Martedì 05 16:00 Cinema del Borgo (CINE) “Assolo”, di Laura Morante 18:00 Auditorium Piazza Libertà (MONDOVISIONI) Documentario: “(T)error”, di Lyric R. Cabral e David Felix Sutcliffe. In collaborazione con Internazionale

18:30 Libreria Palomar (DOMINA DOMNA) Presentazione del libro “Gli Anni Al Contrario” con l’autrice Nadia Terranova Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 20:30 Altagliere di Nese/Alzano (DUO) Ah Um Duo 21:00 Conca Verde (CINE) “Io sono Mateusz”, di Maciej Pieprzyca Maite/Citta Alta (DOMINA DOMNA) Linnea Hall quartet Awakening Auditorium Piazza Libertà (MONDOVISIONI) Documentario: “Voyage en Barbarie”, di Cécile Allegra e Delphine Deloget. In collaborazione con Internazionale

Mercoledì 06 08:30 Cinema Capitol (DOMINA DOMNA) Matinée - Proiezione del film il futuro è troppo grande. Seconda proiezione ore 10:30 18:30 Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 20:30 Cinema Capitol (DOMINA DOMNA) Incontro con le registe Eleonora Danco e Carlotta Piccinini + Proiezione dei film “Eco De Femmes” e “N – Capace” 21:00 Cinema del Borgo (CINE) “Assolo”, di Laura Morante Conca Verde (CINE) “Il ponte delle spie”, di S. Spielberg Live Club/Trezzo (CANTAUTORE) Xavier Rudd Edoné (CONTEST) Bös Fest Music Contest: Crazy Dolls, Basse Aspettative, Trigger


21:00 Maite (CANTAUTRICE) Agnese Valle 21:30 Druso/Ranica (SPETTACOLO) “Suicidi, Tangentopoli in commedia”, con Bebo Storti e Fabrizio Coniglio

Giovedì 07 18:30 Libreria IBS (DOMINA DOMNA) CUORO – un blog per chi non sa leggere; Incontro con l’autrice e blogger Gioia Salvatori Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. Prova la sfida dell’hamburger night 20:45 Biblioteca/Villa Di Serio (VIAGGIO) “Marocco: un viaggio in versione vintage” di Massimo Vandi Biblioteca Centro Cultura/ Nembro (CONF/ARTE) Percorso intorno a Evaristo Baschenis e alla musica 21.00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Cinema del Borgo (CINE) “Firenze e gli Uffizi”, di Luca Viotto Conca Verde (CINE) “Il ponte delle spie”, di S. Spielberg Fuori Porta (ROCK/BLUES) Carmine Bentivoglio Tassino Cafè (DOMINA DOMNA) Performance “Pillole di cuoro” di e con Gioia Salvatori Circolino della Malpensata (FOLK POP) The Hobos - New Album “Capitatan’s Tail” Release Party

21:00 Maite (LEGGE) Verzeni. Il Vampiro di Bottanuco 22:00 Officina 43/Castel Rozzone (JAZZ) Three Colours Druso/Ranica (BLUES) Christian Salaroli & The Blues Fingers

Venerdì 08 18:00 Ex Carcere Sant'Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L'immaginazione ha il potere. Mostra dell'arte ri-generata” 21:00 Auditorium di Albino (TEATRO) “La Vita Cronica” con Odin Teatret (Danimarca) Auditorium Piazza della Libertà (DOMINA DOMNA) Spettacolo teatrale: “La semplicità ingannata” di e con Marta Cuscunà Fuori Porta (UNPLUGGED) Elisa Mariani 22:00 Druso/Ranica (INDIEDRUSO) Io Sono Un Cane + Trees Of Mint Edoné (WORLD MUSIC) 2dj’s One Love: dj Sem & dj R@ ndomize-it Live Club/Trezzo (CSI/CCCP) Giovanni Lindo Ferretti Rocker/Barzana (HARDROCK) Bull Dog Bloom/Mezzago (ILLUSTRAZIONE/HEAVYMETAL) Bloom makers Fest - day1: live Ottone Pesante + Liquido di morte Pacì Paciana (LIVEVIL) Vallanzaska + The Orobians 23:30 Amigdala/Trezzo (DUBROOTS) Dub Club Dreadlion meets Ramon Judah (UK) 7€

Trovi il calendario aggiornato su ctrlmagazine.it/eventi-bergamo


Sabato 09 10:30 Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 11:00 Maite (MERCATINO) Mercatino delle autoproduzioni 15:00 Teatro San Giorgio (DOMINA DOMNA) Masterclass di balletto civile a cura di Emanuela Serra 16:00 Piazza Matteotti (DOMINA DOMNA) Toys#over60 di Silvia Gribaudi e Anna Piratti con Rosaria Venditelli 17:00 Palazzo del Podestà (STORIA) L'innovazione nell'Italia del Rinascimento: inventori, brevetti e politiche economiche

OGNI PRIMA DOMENICA DEL MESE !

17:00 Libreria Incrocio Quarenghi (LIBRO) Al di qua del bene e del male, con Roberta Monticelli, introduce Filippo Indovino 20:00 Arci Fuorirotta/Treviglio (CENA) Cena brasiliana 21:00 Auditorium di Albino (TEATRO ) “La Vita Cronica” con Odin Teatret (Danimarca) Circolino della Malpensata (CAJUN ZIDEKO) Circolino Live Blue Saturday: The Bosco Stompers Maite (GRECIA) Musica dal vivo e cibo greco ‘Ta, Sì/Albino (ROCK) Viboras + Punkoscenico 22:00 Live Club/Trezzo (INDIE) Ministri Rocker/Barzana (TRIBUTE) Hedonism, tributo agli Skunk Anansie

SPAZIO FASE ALZANO LOMBARDO BG


22:00 Druso/Ranica (TRIBUTE) Columbia, tributo Oasis + Skills Edoné (PUNK-HARDCORE) Bergamo Sottosuolo presenta:Lappeso, Tutti I Colori Del Buio Bloom/Mezzago (ILLUSTRAZIONE/ROCK/PSY) Bloom Makers Fest - day2: live The Winstons + Gun Kawamura Pacì Paciana (BASS) IBWT meets Tropicalismi 22:30 Amigdala/Trezzo (ROCK/LISCIO) Teo e le Veline Grasse - la Nera dj; 7€ 23:00 Under Music Club/ Seriate (GIRLZ) Pupa&Scintilla

Domenica 10 10:00 Accademia Carrara (ARTE) Visita guidata alla mostra “Strumenti musicali. Velluti e liuti” di Evaristo Baschenis 10:30 Bloom/Mezzago (ILLUSTRAZIONE/WORKSHOP) Bloom Makers Fest - day3: Workshops, brunch, presentazione libro “Pirati - Culture e siti dal XV secolo a oggi” Ex Carcere Sant’Agata/Città Alta (MOSTRA) “Super Potere! L’immaginazione ha il potere. Mostra dell’arte ri-generata” 16:00 Teatro Creberg (SHOW) I Legnanesi 16:30 Teatro San Filippo Neri/ Nembro (TEATRO/RAGAZZI) PAM: Parole A Matita 21:00 Auditorium di Albino (TEATRO) “La Vita Cronica” con Odin Teatret (Danimarca) Teatro San Giorgio (DOMINA DOMNA) Peso Piuma – Irriverente Azione Invocazione Anarchica

Lunedì 11 20:30 Edoné (GIOCHI) Easy Game Night, Giochi da tavola By Liberaludo 21:00 Teatro Creberg (CANTAUTORE) Francesco De Gregori Chiesa San Bartolomeo/ Albino (TEATRO ) “Yashima. La vittoria della vita” con Keiin Yoshimura e So Sugimura (Giappone)

Martedì 12 16:00 Cinema del Borgo (CINE) “La corrispondenza”, di G. Tornatore 18:00 Auditorium Piazza Libertà (MONDOVISIONI) Documentario: “Life is Sacred”, di Andreas M. Dalsgaard. In collaborazione con Internazionale 20:30 Edonè (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla a premi Altagliere di Nese/Alzano (ENSAMBLE) Insoliti Accordi Sextett 21:00 Conca Verde (CINE) “Hungry Hearts”, di Saverio Costanzo Chiesa San Bartolomeo (TEATRO ) “Mahajan Pad. Il canto dell’assoluto” con Parvathy Baul (India) Auditorium Piazza Libertà (MONDOVISIONI) Documentario: “We Are Journalists, di Ahmad Jalali Farahani. In collaborazione con Internazionale

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Mercoledì 13 21:00 Centro Polivalente/Curno (ASTRONOMIA) I grandi telescopi tra storia e tecnologia Cinema del Borgo (CINE) “La corrispondenza”, di G. Tornatore Conca Verde (CINE) “Perfect Day”, di F. León de Aranoa 22:00 Edoné (FOLK/PUNK) Hashtag. e Radiolution presentano: Vincenzo Fasano Druso/Ranica (SPE) Yosonu

Giovedì 14 19:00 Circolino della Malpensata (INDIE) Ozza

20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. 20:45 Biblioteca/Villa Di Serio (VIAGGIO) “Myanmar: popoli e pagode nella Terra d’oro” 21:00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Cinema del Borgo (CINE) “Goya, visioni di carne e sangue”, di David Bickerstaff Conca Verde (CINE) “Perfect Day”, di F. León de Aranoa Fuori Porta (FLAMENCO) Andaluz Flamenco 22:00 Officina 43/Castel Rozzone (GUITAR) Big Guns, Rory Gallagher tribute Druso/Ranica (CANTAUTORE) Ricky Cellini, “Rettoriano”, omaggio a Donatella Rettore


Venerdì 15 18:00 Spazio Fase/Alzano (STREET FOOD) The Big Food Festival 18:30 Palazzo del Podestà (MOSTRA) “Tesori cartografici del rinascimento”. Quando l'Italia disegnava il mondo 21:00 Auditorium di Albino (TEATRO) “La Vita Cronica” con Odin Teatret (Danimarca) Teatro Creberg (MUSICAL) Tutti insieme appassionatamente Fuori Porta (BLUES/ROCK) Brubos Band 22:00 Edoné (!) Edonè 2.0 Opening Party Live Club/Trezzo (REGGAE) Alpha Blondy Rocker/Barzana (HARDROCK) Hard On Bloom/Mezzago (BLUESROCK) There will be blood + Artemio + Nesis Druso/Ranica (CANTAUTORE/SPE) Dimartino + Kuma 22:30 Amigdala/Trezzo (R’N’R) Jumpin Night. 7€

Sabato 16 11:00 Spazio Fase/Alzano (STREET FOOD) The Big Food Festival 12:00 Sentierone (FIERA) Inaugurazione 57° Fiera dei Librai 15:00 Chiesa San Bartolomeo/ Albino (TEATRO ) “Yashima. La vittoria della vita” con Keiin Yoshimura e So Sugimura 15:30 Libreria Incrocio Quarenghi (CORSO) E tu che faccia hai? Introduzione teorico-pratica al ritratto. Tre incontri, costo totale: 50 € 17:00 Auditorium di Albino (TEATRO) “La Vita Cronica” con Odin Teatret (Danimarca)

19:00 Oratorio di Parre (SAGRA) Prima edizione della sagra degli gnocchi 21:00 Chiesa San Bartolomeo (TEATRO ) “Mahajan Pad. Il canto dell’assoluto” con Parvathy Baul (India) Circolino della Malpensata (BLUES) Circolino Live Blue Saturday: Marco Valietti & Luigi Cortinovis Maite (FOLK/BG/FRA/ITA) Suonatori Val Fregia 21:30 ESCO/Cassano (METAL) Trapster + Faceless Night Area Feste/Comun Nuovo (PARTYGIANI) Concerto dei Fratelli Sana e Isola d’erba 22:00 Druso/Ranica (INDIEDRUSO) Diaframma play Siberia Edoné (SSHH) Silent Party: 3 djs, 3 generi musicali Raza/Martinengo (TRIBUTE) Echoes, tributo ai Pink Floyd Rocker/Barzana (METALLICA TRIBUTE) Magnetika Bloom/Mezzago (70/80/90) Woodrock 016 23:30 Amigdala/Trezzo (TECHOUSE) Momento Lab meets Robert Dietz; 8€ Bolgia (ELECTRO) Viale Rossi Project w/ Far too loud

Domenica 17 10:00 Spazio Fase/Alzano (STREET FOOD) The Big Food Festival 18:00 Bloom/Mezzago (BLUES/ NOIR) Bloom In Blues 7° ed. w/ Massimo Carlotto e Luca Crovi. Accompagnamento live Francesco Garolfi 19:30 Arci Fuorirotta/Treviglio (INDIE) La belle epoque 21:00 Maite (COMEDI’) Stand Up Comedy w/ Mauro Fratini


Lunedì 18 21:00 Conca Verde (CINE) “Dio esiste e vive a Bruxelles”, di J. Van Dormael

Martedì 19 16:00 Cinema del Borgo (CINE) “Carol”, di T. Haynes 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Amleto a Gerusalemme”, di Gabriele Vacis e Marco Paolini Altagliere di Nese/Alzano (JAZZ/FUNK) CMC trio 21:00 Conca Verde (CINE) “A testa alta”, di Emmanuelle Bercot Maite (COW/PUNK) Leonhardt & Steerin Ships with Empty Bottles

Mercoledì 20 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Amleto a Gerusalemme”, di Gabriele Vacis e Marco Paolini 21:00 Cinema del Borgo (CINE) “Carol”, di T. Haynes Conca Verde (CINE) “Revenant”, di A. González Iñárritu 22:00 Edoné (GRUNGE-ROCK) Hashtag presenta: Giorgieness

Giovedì 21 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Amleto a Gerusalemme”, di Gabriele Vacis e Marco Paolini

20:45 Biblioteca/Villa Di Serio (VIAGGIO) “Madagascar: sfumature di un viaggio che colorano un sogno” dell’Associazione Il ponte delle stelle Cineteatro Oratorio/ Trescore (LIBRO) “Mario, gioca semplice! Io e Piermario Morosini”, di Beppe Vailati 21:00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Conca Verde (CINE) “Revenant”, di A. González Iñárritu Fuori Porta (JAZZ) Instant Quartet Circolino della Malpensata (ACOUSTIC ROCK) Viky Twisterman + Last Gas Station 21:30 Edoné (MOSTRA) ClochArt by be.Beap 22:00 Druso/Ranica (BLUES) Wax Line, release di “With Liquor and Love” Officina 43/Castel Rozzone (COVER) Black Birth Bloom/Mezzago (PUNK) The Ex

Venerdì 22 19:00 Ex Monastero S. Giovanni/ Caravaggio (MOSTRA) Inaugurazione di “Surrealismi dalla seconda alla terza dimensione” 20:00 Costa Mezzate (ARTISTI DI STRADA) Magie al Borgo: Festival Internazionale di teatro di strada, giocoleria, circo 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Amleto a Gerusalemme”, di Gabriele Vacis e Marco Paolini 21:00 Sede Teatro Tascabile/Città Alta (TEATRO/DANZA) Rosso Angelico; danza per un viaggiatore leggero →


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21:30 Fuori Porta (UNPLUGGED) Vince e Lopez Dieci/Grassobbio (TRIBUTE) Giannissime, tributo a Gianna Nannini 22:00 Druso/Ranica (GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO + NESIS) Giorgio Canali & Rossofuoco + Nesis Edoné (DANCEHALL) Bergamo Reggae Night Rocker/Barzana (TRIBUTE) Lobotomies, tributo ai Ramones Bloom/Mezzago (ROCKABILLY) Fifty O’Clock Party 22:30 Amigdala/Trezzo (REGGAE) Black Beat Movement. Shame & Skandal + Prepio outta I-Trees & IBWT; 5€ 23:30 Upset Club (INDIE) Borderline w/ Bond Street + Timo

Sabato 23 11:00 Maite (MERCATINO) Mercatino delle autoproduzioni 15:30 Costa Mezzate (ARTISTI DI STRADA) Magie al Borgo: Festival Internazionale di teatro di strada e giocoleria, Libreria Incrocio Quarenghi (CORSO) E tu che faccia hai? Introduzione teorico-pratica al ritratto 17:00 Rocca Viscontea/Romano (MOSTRA) Inaugurazione di “(R) esistenza, testimoniare la libertà” Palazzo del Podestà (STORIA) “Cartografia e rappresentazione dello spazio nel Rinascimento” 20:00 Live Club/Trezzo (HARDROCK) Frontiers Rock Festival 20:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Amleto a Gerusalemme”, di Gabriele Vacis e Marco Paolini

21:00 Edoné (LIVE & DJ SET) Spring Break: Festa degli istituti scolastici superiori Sede Teatro Tascabile/ Città Alta (TEATRO/DANZA) Rosso Angelico; danza per un viaggiatore leggero Circolino della Malpensata (POST JAZZ) Circolino Live Blue Saturday: Dimidiam Massimo Milesi & Giacomo Papetti ‘Ta, Sì/Albino (REGGAE) Full Sound System Pon the Valley: Earth Resistance Sound System + Panda Sound & Titanboa 22:00 Druso/Ranica (POPROCK) B.B. Band Rocker/Barzana (TRIBUTE) Cink Floyd, tributo ai Pink Floyd Bloom/Mezzago (HARDCORE/ PUNK) Dag Nasty + Pears 23:00 Amigdala/Trezzo (HIP HOP) Get Low

Domenica 24 15:00 Edoné (LIVE & DJ SET) Spring Break: Festa degli istituti scolastici superiori 15:30 Teatro Donizetti (PROSA) “Amleto a Gerusalemme”, di G. Vacis e M. Paolini Costa Mezzate (ARTISTI DI STRADA) Magie al Borgo: Festival Internazionale di teatro di strada e giocoleria, 20:00 Live Club/Trezzo (HARDROCK) Frontiers Rock Festival Sede Teatro Tascabile/ Città Alta (TEATRO/DANZA) Rosso Angelico; danza per un viaggiatore leggero 22:00 Druso/Ranica (BLUES) Carvin Jones + Bluestouch 23:30 Amigdala (TRASH) Il Brodo: all that your feet can dance


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How to per tu a cura di Sara Nissoli

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Come costruire una gabbia per cavie 3

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Gentile Redazione di CTRL, sono un padre di famiglia. Una settimana fa mio figlio è tornato dalle giostre con una cavia ungherese in tasca. Dice che l’ha vinta facendo canestro da alcuni metri in una piccola boccia di vetro con una pallina da ping pong. Da allora ci ha imposto di chiamarlo Kobe, ma la questione cavia rimane. Pensavamo di lasciarla libera per casa e abbiamo fatto un esperimento. In un pomeriggio Geneviève, questo il nome della bestia, ha:

mangiato i cavi di Fastweb, aperto la scarpiera e cagato a pallini in tutte le scarpe. Amiamo molto gli animali, per questo vorremmo costruire per lei una gabbia fatta con le nostre mani, anche perché in negozio, i prezzi, sono comparabili, in proporzione, a quelli di un loft in Tortona. Potete aiutarci? Anzi, aiutarmi, che qui i cazzi poi li sbrigo sempre solo io. Papà Fausto


Caro Fausto, anche noi amiamo molto gli animali e faremo di tutto per aiutarti a creare un giaciglio sicuro, confortevole e spassoso per Geneviève. Basterà seguire alcuni semplici consigli e tu e la tua famiglia potrete godere di questa incredibile creatura fino al giorno della sua dipartita. Ecco allora, punto per punto, quello che devi fare. Non è difficile, ma richiede concentrazione.

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Prendi un bel foglio di carta e diventa designer per un giorno! Prima cosa: le misure contano. Una singola cavia necessita almeno di uno spazio di 60x40 cm.

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Corri in un negozio di bricolage, acquista 4 griglie di metallo della misura suggerita e delle fascette in plastica di quelle che una volta applicate si levano solo con il napalm.

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Una volta a casa unisci le griglie con le fascette iniziando a dare forma a un sogno. Ti consigliamo di farlo con un paio di pinze. Puoi provarci anche con le mani, ma chi ti ha preceduto ancora piange.

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Scusa, ci siamo dimenticati di dirti che al negozio di bricolage dovevi comprare un sacco di altre cose! Va bè, scendi, vai al colorificio in cui Kobe compra le bombolette per scrivere Juve Merda sui muri dell’oratorio, e acquista un foglio di plastica spesso e impermeabile, di almeno 10 cm più lungo e largo delle griglie.

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Ora scegli la zona della tua abitazione in cui vivrà Geneviève. A differenza di altri roditori, le cavie, la notte hanno la sana abitudine di dormire, quindi piazzala dove ti pare, magari lontana da fonti di calore, come i fermenti lattici. Con il foglio di plastica prepara un fondo, ritaglia il materiale in eccesso eccetto gli angoli, che andrai a fissare alle griglie con un nastro adesivo di quelli eterni. Non deve riuscire a strapparlo nemmeno un’estetista, se ne conosci una, magari fate una prova. Le cavie non sono animali molto avventurosi e amano il loro giaciglio. Se è vero che non esigono un tetto sulla loro testa è altrettanto vero che sono molto attratte dall’interior design. Fissa a uno dei lati più corti del tuo capolavoro un beverino e inizia ad arredare. Carta assorbente e fieno terranno Geneviève e la sua pipì al sicuro e saranno pratici da cambiare nel momento del bisogno. Come ciotola per il desco va benissimo un posacenere di Fornasetti. Tuttavia questi animali amano molto anche l’artigianato locale: se intaglierai per lei qualcosa ad hoc sarà una cavia felice. Non dimenticare qualche giochino, una ruota per l’ora di palestra e magari una casetta di legno per la sua privacy. Tutto è compiuto. Non ti resta che applicare i nostri consigli. Facci sapere come è andata. Salutaci Kobe, per lui non possiamo fare nulla.

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CTRL magazine

In copertina

Fotografia di Mattia Rubino Via Bono, 43 - 24100 Bergamo www.ctrlmagazine.it redazione@ctrlmagazine.it Tel. 035.0342249 Mob. 349.1680619

   Editore

Matteo Postini matteo@ctrlmagazine.it

Direttore

Nicola Feninno nicola@ctrlmagazine.it

Progetto Grafico Studio temp

Redazione

Leone Belotti, Dario Cattaneo, Chiara Generali, Gionata Giardina, Davide Gritti, Alessandro Monaci, Giorgio Moratti, Oro, Filippo Peci, Mirco Roncoroni.

Hanno scritto e collaborato

Linda Alborghetti, Davide Baroni, Marco Bellini, Alessandra Beltrame, Jessica Costanzini, Giovanni Diffidenti, Melissa Ghidini, Gros Grossetti, Fulvia Monguzzi, Francesco Muzzopappa, Sara Nissoli, Mattia Rubino, Matteo Sacchi, *talia, Tenente Tritiğ, John Terrible, Stefano Togni, Martina Zani. Reg. Tribunale Bergamo N° 2/08, 24/01/08


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Servizi CEC

Fiera dei Librai Bergamo Premium Edition I librai indipendenti di Bergamo ospitano i vincitori dei premi Nobel, Campiello, Strega, Bancarella, Grinzane Cavour 57a edizione 16 Apr / 1 Mag 2016 Sentierone, Bergamo fieradeilibrai.it

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