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Ponzanello

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Dalla Santa Croce a frate Ilaro

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Del cenobio benedettino di Santa Croce del Corvo, in Bocca di Magra (sec. XII) e di un suo frate Ilaro è evocativo il documento storicamente più contestato dell’intera biografia dantesca. Eppure il grande testimone dell’Epistola di frate Ilaro del Corvo ad Uguccione della Faggiuola è niente meno che Ser Giovanni Boccaccio, il quale la trascrisse di proprio pugno in un prezioso zibaldone conservato alla biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze. Nel documento si narra che Dante affidò al buon frate una copia dell’Inferno da trasmettere in dedica assoluta al condottiero ghibellino Uguccione della Faggiuola, la cui famiglia era legata a quel monastero. L’epistola è perciò l’accompagnatoria di un volume autografo della prima Cantica della Divina Commedia. In essa si rivelano, tra le varie cose, i destinatari degli altri due libri: il Purgatorio fu riservato dall’Alighieri a Moroello II Malaspina marchese di -›Giovagallo, il suo grande ospite in Lunigiana (il «vapor di Val di Magra» di Inf XXIV 145), mentre

il Paradiso, nonostante l’intento iniziale, qui dichiarato, rivolto a Federigo III d’Aragona, fu alfine consegnato a Cangrande della Scala. Epica la risposta di Dante al frate che gli chiedeva cosa

cercasse: «Pace, pace…» e altrettanto notevole è la testimonianza riferita intorno alla scelta del Poeta di scrivere in volgare piuttosto che in latino: «Inutile dare cibo da masticarsi in bocca ai lattanti». Dopo due secoli di alterne fortune, tra slanci entusiastici e bocciature durissime, l’Epistola di frate Ilaro ha oggi recuperato piena dignità anche grazie ai contributi del Centro Lunigianese di Studi Danteschi, tanto che la questione può dirsi finalmente risolta. La datazione del documento è fissata al 1314, quando Dante si imbarcò da -›Lerici alla volta della Francia al seguito della delegazione cardinalizia italiana diretta al conclave in cattività a Carpentras cui consegnò la celebre Epistola ai Cardinali. È quella l’occasione che permise al Poeta di portarsi fino a Parigi, alla Sorbona, per l’incontro con i massimi teologi del tempo che ci viene ampiamente testimoniato dallo stesso Boccaccio. Dell’antico impianto del monastero di S. Croce del XII secolo restano vestigia ampie ed ammirevoli, soprattutto la Santa Croce lignea, opera d’arte tra le più importanti del Medioevo lunigianese e non solo. La Leggenda di Leboino vuole che si tratti di una copia di quel Volto Santo giunto miracolosamente innanzi al litorale di Luni sopra un vasello incustodito su cui era riposta anche l’ampolla con il Preziosissimo Sangue di Gesù. Le due reliquie furono a lungo contese tra i vescovi di Luni e Lucca ed infine una gara

di tiro con i buoi assegnò il Volto Santo alla città toscana e il Preziosissimo Sangue a -›Sarzana. Tuttavia questa presunta copia della Croce possiede tratti artistici e teologici invero mirabili: l’indubbio stile bizantino, i caratteri tipicamente semiti del volto del Redentore e la sua espressione ieratica – che fa della scultura non già un crocefisso, bensì un “Cristo trionfante” – attribuiscono all’opera un valore artistico tanto peculiare da aver fatto pensare che si tratti del vero archetipo della leggenda. Non è mancato pure chi ha voluto vedere nelle grandi mani di quel Cristo un riferimento a Pur III 122-23: «[...] la bontà infinita ha sì gran braccia,/che prende ciò che si rivolge a lei». In questo luogo - immersa negli incanti di tali memorie e di uno splendido parco ottocentesco - visse la famiglia illuminata dei Fabbricotti, grandi industriali del marmo e mecenati. Ultimo esponente della dinastia fu Carlo Andrea (1864-1935), valente Lunigianese Studioso di Dante. Del territorio di Ameglia fu nativo Ennio Silvestri (1920-1986), scopritore della necropoli ligure-apuana di Bocca di Magra e tra i primi studiosi del dopoguerra favorevoli all’Epistola di Frate Ilaro.

BIBLIOGRAFIA

Giorgio PADOAN, Il progetto di poema paradisiaco: Vita Nuova, XLII (e l’Epistola di frate Ilaro), in Id., Il lungo cammino del ‘Poema Sacro’ - Studi danteschi, Firenze, Olschki, 1993, pp. 5-23;

Mirco MANUGUERRA, Dante e Santa Croce, Atti del Convegno ‘Il Monastero di Santa Croce: una presenza antica ma sempre nuova’ (Monastero del Corvo, 15 settembre 2001), su «Lunigiana Dantesca», II/2004, n. 17, pp. 4-7; Lunigiana Dantesca, La Spezia, Edizioni del CLSD, pp. 115-21;

Emilio PASQUINI, Vita di Dante, Milano, BUR, 2006, pp. 18-22.

Mirco MANUGUERRA, Sul viaggio di Dante a Parigi, su «Atrium», XIX/3 (2017), pp. 134158.

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