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Lerici
Da “Lerice a Turbia” e poi fino a Parigi
La città di Lerici è indicata da Dante, assieme alla francese La Turbie, a precisa indicazione dell’arco ligure:
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Tra Lerice e Turbìa, la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole ed aperta. (Pur III 49-51)
In questo passo il poeta assume a misura della pendenza dell’erta del Purgatorio lo strapiombare di alcuni tratti tipici della costa ligure. Pensiamo senz’altro alla costiera del Parco Regionale di Tramonti, posta tra Portovenere e le Cinque Terre, dove sta il cosiddetto Orrido del Muzzerone. Sono in molti gli studiosi che hanno voluto vedere nel tragitto Lerici - La Turbie, celebre località della Costa Azzurra, l’indicazione autobiografica di quel viaggio a Parigi di cui ci parla il Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante. In effetti, è convinzione plausibile che il Poeta abbia Mappe del territorio
voluto tramandarci nelle pieghe del poema precise indicazioni circa la geografia del suo lungo peregrinare. Si è dimostrato recentemente che il tragitto Lerici – La Turbie (che può essere immaginato sia via mare che via terra) ricalca la notazione geografica della Tabula Peutingeriana laddove dal Golfo della Spezia rinvia fino a Boron, il monte a est di Nizza (Mont Boron). Si tratta di quel grande percorso di crinale che Strabone indicava come l’antichissima Via Herculea, diretta addirittura fino alla Spagna. Ciò significa che agli albori del XIV secolo la definizione geografica dell’arco ligure era ancora quella, intatta, della cartografia romano-imperiale di oltre un millennio prima. L’idea ci è confermata anche dal Petrarca, il quale, nel suo velato procedere sulle orme di Dante, si premura di indicare il medesimo tracciato: «A Corvo scilicet usque ad Portum herculeo, ut quondam putant,
nomine consecratum». Rispetto alla lezione dantesca, qui Lerici è sostituita dal promontorio di Monte Caprione, con l’indicazione del suo Capo Corvo (-›Ameglia), mentre al posto della roccia di La Turbie troviamo l’attuale città del Principato di Monaco nella denominazione, estremamente significativa, di “Portum herculeo”. A corollario di quanto affermato possiamo dunque affermare che la Peutingeriana indica da sempre quel percorso di crinale appenninico che oggi diciamo “Alta Via dei Monti Liguri”, un itinerario storico-naturalistico che si fa principiare proprio da quella Ceparana che fu l’antichissima Boaceas di Claudio Tolomeo. A questo punto si potrebbe pensare, dato che La Turbie non è davvero un sito portuale, che l’itinerario suggerito da Dante non sia marittimo; tuttavia la descrizione che il poeta fa delle pareti a strapiombo delle coste liguri presup-
pone necessariamente una conoscenza del territorio visto dal mare. Dato che nel corso del XIV secolo sappiamo già attivo un servizio navale costiero che da Lerici portava ai porti francesi, la soluzione più probabile è che Dante si sia imbarcato da Lerici alla volta della Francia al seguito della delegazione cardinalizia italiana diretta al conclave in cattività a Carpentras (cui consegnò la celebre Epistola ai Cardinali), per poi spingersi fino a Parigi, alla Sorbona, secondo la testimonianza riportata dallo stesso Boccaccio. Di epoca dantesca sopravvive in Lerici il possente mastio del castello pisano-genovese. Un’epigrafe in località Bellavista – uno dei punti panoramici più incantevoli dell’intero Golfo dei Poeti, posto com’è di fronte all’Arcipelago del Golfo della Spezia – è posta ad eterno ricordo della splendida terzina celebrativa.
BIBLIOGRAFIA
Mirco MANUGUERRA, Sul viaggio di Dante a Parigi, su «Atrium», XIX/3 (2017), pp. 134-158.