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FORTUNA TODISCO VS ERKAN ÇORUH L’ALTRA FACCIA DELLA BIENNALE/I CITY: SAPERE&POTERE

FUORI DAL CORO: L’INCOMPIUTO SICILIANO

VINCENT VAN DUYSEN/ I BOUROULLEC E LA CITÈ RADIEUSE

LA RADICE QUADRATA DELL’ACQUA

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DESIGN ARTE ARCHITETTURA FASHION CITY INVADERS ON THE AIR 7 EDITORIALE 8 COVER STORY > FORTUNA TODISCO VS ERKAN ÇORUH 10 I CITY > SAPERE&POTERE 16 FUORI DAL CORO > L’INCOMPIUTO SICILIANO 20 PERCORSI ALTERNATIVI > L’ALTRA FACCIA DELLA BIENNALE 24 TOYO ITO > MAKING THE IMPOSSIBLE, POSSIBLE Direttore editoriale / Managing director FRANCESCA RUSSO

26 A TU PER TU > I BOUROULLEC

Direttore responsabile / Editor in chief CARLO LUDOVICO RUSSO

28 VINCENT VAN DUYSEN > ARCHITETTURA DOMESTICHE

Progetto editoriale e direzione esecutiva / Editor MARGHERITA PINCIONI

30 NANOTECNOLOGIE > DAL MICRO AL MACRO

Concept + direzione creativa / Concept + art direction STEFANO CARDINI + CHIARA DIANA

32 DDFREE PER SPERRY

Realizzazione grafica / Graphic designer FABIO RICCOBONO

34 COMPANY > IED DOCET

Redazione / Editorial SETA FAEL

36 LA RADICE QUADRATA DELL’ACQUA

Collaboratori / Contributors ELVIRO DI MEO, ALESSANDRO SCANDURRA, LUCA BERGAMIN, MARINA PAUL, MATTEO BERGAMINI MIRCEA MASSERINI, ESTER PIROTTA, PAOLA MOLTENI VALENTINA DALLA COSTA, ALESSIO PERROTTA FEDERICO GARIBALDI, LORENZO PALMERI, FILIPPO ROMANO, ANNALISA TIRRITO, ALESSANDRA SALA ELISABETTA COLOMBO, VERONICA BURATTI.

44 WORDS > CLAUDIA SCARSELLA

Stampa / Printer TIBER SPA VIA DELLA VOLTA 149, 25124 BRESCIA

50 NEW GENERATION_AAA CERCASI...

Fotolito BITGRAPH VIA V. VENETO 8 CASSINA DE’ PECCHI, MILANO Casa editrice / Publisher DESIGN DIFFUSION EDIZIONI SRL VIA LUCANO 3 20135 MILANO T. +39 02 5516109 F. +39 02 9902431 DDE@DESIGNDIFFUSION.COM WWW.DESIGNDIFFUSION.COM

46 LINEEE TRASVERSALI > MAURO ERMANNO GIOVANARDI 48 ROAD DESIGN > OGGETTI + SPAZI + LUOGHI

52 APPUNTI SULLE CITTÀ 56 GIOVANNI SOLDINI > IL SIGNORE DEL VENTO 58 SHORT > NOTIZIE IN BREVE 62 LIBRI > SEGNALAZIONI

Pubblicità / Advertising DDA DESIGN DIFFUSION ADVERTISING SRL VIA LUCANO 3 20135 MILANO T. +39 02 5453009 F. +39 02 5456803 Ufficio traffico / Traffic department BARBARA TOMMASINI, DANIELA D’AVANZO B.TOMMASINI@DESIGNDIFFUSION.COM É VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE / ALL RIGHT RESERVED TESTI, DISEGNI E MATERIALE FOTOGRAFICO NON SI RESTITUISCONO / TEXT, DRAWINGS AND PHOTOGRAPHS WILL NOT BE RETURNED

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Un vortice d’entusiasmo punta il suo centro a Belgrado, nuovo polo d’attrazione del sud Europa, dove moda, design, musica, sport, arte contemporanea e vita notturna trovano nuove forme d’espressione. Belgrado è la città del futuro, ripartita da 0 è oggi 100% cool. Lasciati coinvolgere, prendi al “volo” l’occasione!

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editoriale

Il red dot design award è uno dei più importanti e ambiti premi del design mondiale. Dal 1955 onora le qualità elevate dei progettisti, dei progetti e dei produttori, riconoscendoli a una cerimonia annuale in Germania ed esponendo i prodotti vincitori al museo red dot a Zollverein, Essen, dove dal prossimo dicembre... ci sarà anche ddn FREE! Eh sì, tra migliaia di proposte provenienti da decine di Paesi, ddn FREE ha vinto il red dot design award: communication design 2010. Siamo felici del risultato e orgogliosi di tutto il team che ha contribuito a questo successo, mi sento di fare una particolare menzione alla nostra direzione creativa. Con entusiasmo continueremo a lavorare con l’obiettivo di ottenere altri riconoscimenti, che per noi significa non solo ricevere premi internazionali ma anche email di apprezzamento da parte vostra. Ora, approfondiamo la storia della cover di questo numero che nasce dall’incontro tra l’illustratrice Fortuna Todisco e lo stilista Erkan Çoruh, caratterialmente molto diversi ma con tante cose in comune tra cui “l’essere ciò che fanno”; indaghiamo sulle iniziative della Biennale d’Arte di Venezia, perlustrando però una “strada meno trafficata”; sentiamo come la virologa Ilaria Capua ha messo in crisi il sistema inserendo in open source i risultati delle sue ricerche scientifiche; visitiamo a Marsiglia l’Unité d’Habitation, progettata da Le Corbusier e appena rinnovata negli arredi dai fratelli Bouroullec; dialogiamo con “il signore del vento” che spinge sull’insegnamento della vela nelle scuole (scoprirete i motivi) ma è certo di “morire inascoltato”; e tra le consuete rubriche troviamo il tempo di tuffarci in acqua insieme alla nostra modella che indossa tra i capi e gli accessori più attuali del momento...

Buona “esplorazione”

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TXT > Carlo Ludovico Russo

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COVER STORY

TXT > Elisabetta Colombo

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INTERVISTA DOPPIA DUE MILANESI - D’ADOZIONE - SI CONOSCONO, SI STUDIANO E L’UNA INTERPRETA L’ALTRO PER LA COPERTINA DI QUESTO NUMERO. SONO FORTUNA TODISCO E ERKAN ÇORUH, LEI ILLUSTRATRICE, LUI STILISTA, CON MOLTE COSE IN COMUNE. A PARTIRE DALLA CURIOSITÀ. IN COSTANTE ALLERTA Fortuna Todisco è illustratrice e fashion designer. Barese di origine, ma diplomata allo IED di Milano, lavora per studi di consulenza, progetta per marchi della moda, come Fratelli Rossetti, e fa l’illustratrice freelance, con all’attivo diverse pubblicazioni. Alcuni suoi lavori sono stati stampati da Envelop (sito finlandese che produce componenti tessili) su elementi di arredo per la casa. Erkan Çoruh natali turchi per lo stilista (classe 1976), che, dopo la laurea alla Fine Art’s Academy di Istanbul e alcuni riconoscimenti nazionali e internazionali, consegue un master universitario in Fashion Design alla Domus Academy. La moda è, per lui, il viaggio nella creatività, alla ricerca della sofisticata bellezza. Lavora - e vive - a Milano, per diversi marchi italiani.

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UNA ILLUSTRATRICE E UNO STILISTA. QUALCHE COSA IN COMUNE? Fortuna Todisco Più di quanto si possa immaginare, soprattutto nel mio caso! Ho studiato per diventare fashion designer, avendo da sempre una passione per il disegno, per i colori, per ciò che si crea dal nulla e per la trasformazione di ciò che già esiste. Il mio lavoro mette insieme tutti questi punti. Infatti, porto avanti la mia attività di designer parallelamente a quella di illustratrice, non scindendo mai le basi che sono comuni ai due mestieri: l’immaginazione, il lavoro manuale, l’ironia e l’estetica.

LA FONTE D’ISPIRAZIONE? Fortuna Todisco Non ho una fonte di ispirazione ben definita: sono un’onnivora e una curiosa per indole. Adoro leggere, guardare, ascoltare, insomma immagazzinare cose e informazioni. Ci sono lavori che nascono guardando una trasmissione trash in tv e altri che ricordano personaggi di vecchi racconti. Credo, però, che il fil rouge sia sempre l’attenzione alla caratteristica meno evidente e più ironica. Non credo sia un caso che i miei personaggi siano sempre Erkan Çoruh Un laboratorio creativo sempre in movimento, coloassurdi e che ci sia spesso un riferimento rato da tanti tessuti, fili, materiali di ogni genere, trovando sempre al mondo animale o ai desideri nascosti. È qualcosa intonato al mio umore. come se avessi bisogno di cercare sempre il Erkan Çoruh Interpretare, trovando un punto lato più reale e di conseguenza grottesco di di vista sempre nuovo, cercando una chiave ciò che sembra a prima vista perfetto. di lettura universale per parafrasare la realtà, quello che ci circonda e mi incuriosisce. Erkan Çoruh La bellezza e l’amore che mi suscita. IL TUO STUDIO. TUTTO ORDINATO, CON LE MATITE INTONATE ALLE PARETI? Fortuna Todisco Il mio studio è la mia casa, senza eufemismi! Tutto si mescola alla perfezione, la mia perfezione. La mia casa/studio è una sorta di bazar e tutti gli oggetti che vi abitano sono inquilini scelti: nessuno è lì per caso o solo per il valore estetico. Lavoro su una piccola scrivania, fra una lampada a forma di coniglio acquistata a Londra nel Museo dei Giocattoli, un grande specchio a forma di conchiglia trovato in un paesino della Puglia e un cane di gesso con le unghie smaltate di rosso, regalo di amici. Niente è intonato a niente, ma io, qui, mi sento in armonia con tutto.

SE FOSSE UN LAVORO, COME LO DISEGNERESTI? SE FOSSE UN VESTITO, CHE TAGLIO DARESTI? Fortuna Todisco Cerco di non disegnare mai i miei soggetti in maniera oggettiva, ma sempre “a mio modo”. Non mi riferisco alla tecnica, quanto all’idea che io ho di loro, all’impressione che suscitano in me nei primi istanti in cui li incontro. Erkan è per me, innanzitutto, un bravo designer, con una personalità impattante, sensibile e raffinata. Esprime ciò che è nelle sue creazioni. Può sembrare banale, ma nel suo caso è “letterale”. Il suo progetto trae linfa dal suo background culturale e dalla sua evoluzione personale, geografica e artistica. Nella copertina che ho disegnato per DDN Free, Erkan ha dietro di sé tutte le sue creazioni, senza volto, perché è lui stesso il volto del suo racconto, del suo prodotto. Scinderlo dai suoi abiti equivale a estirpare le sue radici e la sua personalità. Alcune persone hanno la fortuna di essere quello che fanno e credo che questo sia il suo. E anche il mio. Erkan Çoruh Come un fotografo catturerei un particolare che mi attrae e lascerei sfumare il contorno, dando spazio all’immaginazione. Amo la semplicità.

IL POTERE DELLE IMMAGINI: LA FOTOGRAFIA CHE HA CAMBIATO LA TUA VITA? Fortuna Todisco La prima foto che mi ha colpito, quando ero adolescente, era di Margaret Bourke-White. Ritraeva una coda di persone di colore in coda per il pane. Alle spalle, una famiglia bianca inneggiava alle “qualità” della vita delle famiglie americane. Il concetto che voleva rendere la BourkeWhite era terribile, ma c’era dell’ironia tagliente che adoravo! È stato allora, credo, che ho assimilato quel modo di osservare le cose e le persone. Erkan Çoruh La foto di famiglia.

UN PROGETTO SU CUI MEDITARE. Fortuna Todisco Credo che bisognerebbe riflettere su tutti i progetti di rilancio delle piccole realtà, delle regioni meno ricche, al fine di ricreare un’eccellenza culturale/artistica/tecnica italiana realmente competitiva a livello mondiale. Ogni uomo dovrebbe essere considerato un fine e un mezzo per l’evoluzione di ogni società.

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IL MUSICISTA BRUNO BARILLI DICEVA CHE “L’ARTE DEV’ESSERE CREAZIONE E RICREAZIONE INCESSANTE”. BUONA LA PRIMA O CORREZIONE DI BOZZE? Fortuna Todisco Per quanto mi riguarda, né l’una né l’altra, nel senso che credo di essere una via di mezzo. Quando disegno, o meglio quando penso a qualcosa da disegnare, è sempre la prima idea che porto avanti, poi corretta tecnicamente e migliorata, ma per me è importante avere un’illuminazione immediata! Il passo successivo è svilupparla al meglio, quindi, farla diventare esattamente come l’avevo visualizzata nella mia testa e poi... basta! Chiudo il lavoro quando sono soddisfatta del risultato, perché ho bisogno di passare ad altro e tuffarmi in una nuova idea: per cui non ricreazione incessante della stessa idea, ma creazione incessante e basta. Erkan Çoruh Come la vita sempre in movimento, un ciclo costante che guarda al futuro portando con sé il suo passato.

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Erkan Çoruh Continuare a portare avanti la mia ricerca della bellezza.

AL RIENTRO DALLE VACANZE, COSA HAI DIMENTICATO DI METTERE IN VALIGIA? Fortuna Todisco Niente che io ricordi! E se l’ho dimenticato, evidentemente, non era così importante. Erkan Çoruh Il mio sketchbook.

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I CITY

TXT > Alessandro Scandurra & Marina Paul IMG > Scandurra Studio

Un mondo sensibilizzato e in ascolto. Altri modi della conoscenza e di condivisione.

SAPERE & POTERE BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA, PADIGLIONE ITALIA: 14 ARCHITETTI AFFIANCANO 14 PENSATORI/SCIENZIATI. TRA LORO ALESSANDRO SCANDURRA IN COPPIA CON ILARIA CAPUA, FAMOSA VIROLOGA CHE, NEL PERIODO DI MASSIMA ALLERTA GLOBALE PER IL VIRUS DELL’AVIARIA, DECISE DI INSERIRE IN OPEN SOURCE I RISULTATI DELLE SUE RICERCHE SCIENTIFICHE, METTENDO IN CRISI L’INTERO SISTEMA, RIBALTANDO LE REGOLE DEL GIOCO. IL RACCONTO DEL PROGETTO PER LA BIENNALE SI INTRECCIA CON UN DIALOGO CHE ESPLORA I CONFINI TRA IL SAPERE E IL POTERE ALESSANDRO SCANDURRA > Architetto ILARIA CAPUA > Direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

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Luca Molinari, curatore del Padiglione Italia, ha invitato 14 architetti e 14 pensatori/ scienziati selezionati dalla rivista Wired, a progettare un’installazione sul futuro. Queste coppie - pensatore + architetto - mettono in mostra temi che sono legati all’idea di un futuro riferito al 2050, l’anno entro il quale si dovranno abbattere totalmente le emissioni di CO2. Fra gli architetti c’è Alessandro Scandurra: il suo tema/contenuto, quello dell’open source. Proprio per questo è stato affiancato a Ilaria Capua, una virologa salita alla ribalta mediatica per aver inserito in rete tutti gli esiti delle sue ricerche, saltando così tutte le procedure accademiche e l’Oms (organizzazione mondiale della sanità), puntando il dito su una serie di problemi legati alla gestione dei contenuti della ricerca applicata ai prodotti farmaceutici. Quello che Ilaria Capua insiste a dire è: “Come mai esiste una veicolazione così semplice di alcuni prodotti commerciali e perché quelli farmaceutici non vengono distribuiti facilmente come la Coca-Cola? Non riusciamo a mettere in circolazione in maniera semplice e aperta le informazioni acquisite attraverso la ricerca scientifica anzi, una volta acquistate queste idee, le aziende farmaceutiche tengono stretta anche la distribuzione dei farmaci creati proprio grazie a questi lavori di ricerca”. La sua è anche una critica molto forte sullo stato attuale della diffusione delle malattie: proprio per il fatto che i vaccini e gli altri medicinali non vengono distribuiti facilmente, le malattie infettive si diffondono con rapidità, aumentano i malati che hanno necessità di questi farmaci e il tutto genera un indotto per le aziende farmaceutiche, sempre più conveniente.


ALESSANDRO SCANDURRA COME E’ NATA LA DECISIONE DI METTERE IN OPEN SOURCE I RISULTATI DELLA TUA RICERCA? ILARIA CAPUA Ho avuto un’intuizione in un momento di crisi e ho fatto questa scelta perché non volevo stare alle regole di un gioco che non condividevo. In quel periodo le informazioni relative a questi virus erano gestite, a livello mondiale, solo da 15 laboratori. Di fronte a una pandemia, non ci si può permettere di dare le informazioni soltanto a un gruppo ristretto di centri di ricerca. Quando esiste una minaccia globale, bisogna lavorare tutti insieme. I problemi di salute stanno alla base di molte problematiche sociali dovute ai fenomeni di immigrazione. Se noi riuscissimo a innalzare il livello di salute pubblica, ci sarebbe anche un minor afflusso alle nostre strutture sanitarie. Si potrebbe fare con poco, basterebbe volerlo fare. Da qui il discorso delle lattine di Coca-Cola o delle penne Bic, per fare arrivare il messaggio....

AS CHE COSA DOVREBBE VEICOLARE QUESTO MESSAGGIO, DIVERSE ABITUDINI DI VITA? I.C. Le informazioni che riguardano, ad esempio, l’utilizzo del profilattico, l’utilizzo di presìdi, le abitudini di vita, quelle alimentari: basterebbe spiegare queste cose e farne vedere i benefici. Se riusciamo a fare una spedizione su Marte e a sapere le sue condizioni metereologiche attraverso un weekly weather report, come è possibile non riuscire a comunicare queste cose fondamentali che potrebbero veramente risolvere molti problemi?

AS SONO INFORMAZIONI SEMPLICI CHE PROBABILMENTE NON VENGONO VEICOLATE, NON SO DI PRECISO PERCHE’, MA POSSO IMMAGINARLO... I.C. Per mille motivi, perché ci sono lobby che non vogliono, perché questo non è politically correct. E’ anche una questione di disinteresse.

AS DI CHI E’ LA RESPONSABILITA’ DELLA MANCATA DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI? Il potere che governa il sapere. La responsabilità individuale. A fianco: un diverso modo di guardare ai propri limiti. La responsabilità personale.

I.C. In realtà non c’è una mancanza di diffusione delle informazioni, quelle ci sono, così come le medicine, non ci sono invece gli strumenti affinché arrivino dove devono arrivare.

AS E’ UN’INFORMAZIONE GERARCHIZZATA CHE NON RIESCE AD ARRIVARE IN TEMPO E A DIFFONDERSI COME DOVREBBE? I.C. Sì e soprattutto nel modo giusto. Basti pensare all’infezione dal virus dell’HIV, ognuno di noi nel mondo occidentale sa esattamente cosa significhi. Noi lo sappiamo e loro no.


AS NEL PROGETTO PER LA BIENNALE, IL MIO LAVORO E’ FATTO DI CODICI DI INTERPRETAZIONE E DI GERARCHIE DI CONTROLLO LEGATE A QUESTI CODICI. E’ COME UN GRANDE REBUS, CHE QUALCUNO CAPISCE E ALTRI NO. UN GIOCO DI CONTROLLO DELL’INFORMAZIONE CHE FILTRA DATI, TENUTI NASCOSTI PER INTERESSE O PER ABITUDINE NEL GESTIRE IL “SAPERE” IN QUESTO MODO, CIOE’ TRA POCHI...

Aboliti i confini, tutto è sensibile. L’esito è incerto. Sotto: predisposizione e cablaggio dello spazio. Il padiglione è in uno stato potenziale eccitato.

I.C. Ma anche per noncuranza. C’è la componente cattiva, ma anche il qualunquismo di chi non vuole farsi carico di una determinata responsabilità.

AS SULLA BASE DEL TUO ESEMPIO, E’ GIUSTO DIRE CHE IL PROBLEMA E’ ANCHE QUELLO DI UNA MANCANZA DI MESSA IN GIOCO IN PRIMA PERSONA? CI SI NASCONDE DIETRO QUESTA GERARCHIA CHE IN QUALCHE MODO CONTROLLA O CI CONTROLLA. I.C. Sì, perché si delega attraverso un processo decisionale. Siccome si ritiene che determinate organizzazioni o i governi stessi siano legittimati a gestire alcuni problemi, si prendono i dogmi per quello che sono senza voler sfidare il sistema. Non ci si chiede se ci sia un altro modo di fare le cose... In questa logica c’è una doppia componente, quella, ad esempio, di voler trattenere il potere. Come quando mi dissero: “Metti la tua ricerca nel nostro database e poi tu diventi un membro del club degli eletti”. E poi c’è il fatto che si delega, perché la gente non ha voglia di pensare, oppure se ne frega, perché come ero a conoscenza io di questa cosa, ne erano a conoscenza molte altre persone, che i loro dati là dentro ce li hanno messi.

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AS LA SCELTA QUINDI ERA: METTERLI IN CONDIVISIONE SOLO CON QUESTI CENTRI DI RICERCA OPPURE CON TUTTO IL MONDO? E IN CAMBIO TI ERA STATO OFFERTO DI ENTRARE NEL CLUB... I.C. Noi abbiamo isolato il primo H5N1 africano, un virus che poteva diventare una catastrofe, avevamo questa specie di “tesoretto” scientifico. Mi telefonarono e mi dissero: “Se tu ci dai la sequenza, noi ti diamo la password di accesso per il nostro database”. Io risposi: “Non me la sento, siamo qui con una microbomba che può scoppiare in mano a tutti quanti, io la metto nell’archivio della GenBank (una banca dati che contiene geni, codici genetici di tantissimi microrga-


nismi) e se vuoi te la vai a prendere là, così come se la possono prendere tutti”. Poi nel frattempo sono arrivati molti finanziamenti per lavorare sull’H5N1. Quindi, se io avessi messo la sequenza del virus nel database riservato, tutti i ricercatori che avevano ricevuto questi finanziamenti avrebbero lavorato sui virus sbagliati, sulle sequenze non aggiornate, perché il nostro materiale, che era più interessante, stava da un’altra parte e loro non potevano accedervi. Io ho detto: “Scusate, se volete ve lo andate a prendere là, nella GenBank...”. E infatti il materiale della nostra ricerca fu scaricato mille volte in una settimana, perché ce n’era un estremo bisogno.

AS CHE CONSEGUENZE HA PORTATO LA TUA SCELTA? I.C. Ne ha parlato la stampa mondiale, hanno scritto articoli su di me il Wall Street Journal, il New York Times, la rivista scientifica Nature and Science. Sono stata molto criticata, però sono anche diventata una specie di icona del confine che c’è fra scienza e etica. Perché a volte un ricercatore, uno scienziato, è concentrato sulla mutazione di un virus e non capisce il contesto nel quale sta lavorando, non capisce che quell’informazione può servire. Così è stato creato un database ad accesso aperto, riconosciuto dall’Oms come essenziale per l’H1N1. Questo virus è stato decodificato grazie a questo nuovo database e adesso tutti parlano della trasparenza dei dati, non solo per i virus influenzali ma per tutti i patogeni che possono minacciare la salute pubblica. E adirittura il governo olandese ha fatto una mozione all’Oms, a maggio, dicendo: “Caro Oms, vuoi prendere una posizione sul cosa fare con questi dati generati da tantissimi laboratori nel mondo e che per la stragrande maggioranza dei casi restano a disposizione solo di club di persone?” Quindi sì, ho creato un bel casino...

AS E RIGUARDO ALLA RICERCA, CI SONO STATE DELLE CONSEGUENZE? I.C. Molta altra gente si è passata la mano sulla coscienza e ha depositato le sequenze. Per costruire lavori di questo tipo, almeno ora esistono dei virus giusti, non si devono usare quelli del ’34!

AS MI HAI PARLATO DI UNA COSA MOLTO INTERESSANTE, DELLA DIFFUSIONE DEI VIRUS ANCHE TRAMITE I FENOMENI DI IMMIGRAZIONE DEI POPOLI. AL SUO AUMENTARE, AUMENTANO ANCHE LE QUANTITA’ DI VIRUS DA GESTIRE. VOI AVETE DI RIFLESSO QUASI L’IMMAGINE ANTROPOLOGICA DELLA SITUAZIONE UMANA.... I.C. I virus hanno una sorta di “targa”, ci sono quelli di lignaggio americano e quelli di ceppo euroasiatico. In linea di massima è possibile vedere esattamente la provenienza, proprio grazie alle banche dati che forniscono la loro impronta digitale.

In alto sul podio un microfono diffonde le parole. In basso sono prelevati i suoni, i rumori dei visitatori.


Il progetto/open source/sorgente aperta/sala da concerto Project e txt Alessandro Scandurra

L’intero padiglione Italia può essere usato come una sala da concerto.

Il progetto nasce da questi vincoli: la Biennale di architettura, l’interno di un’architettura, un allestimento generale nel quale mi devo inserire, un tema che è l’open source. Per fare questo mi è stato dato uno spazio pensato come un foro in un soffitto al quale si accede attraverso una piccola scala. Il visitatore entra in una grande stanza vuota con 14 buchi nel soffitto e 14 scale che portano a vedere le singole installazioni. La mia idea è stata quella di trasformare l’intero padiglione in una specie di sala da concerto: la scala raggiunge un podio galleggiante all’interno del vuoto. Lì c’è un microfono, connesso con un sistema di diffusione nell’intero spazio del padiglione e una presa, per un eventuale computer che può entrare in contatto con tutto il sistema: il podio diventa così una specie di punto di declamazione o di regia per un comizio o un concerto. Al di sopra del controsoffitto, in maniera diffusa, sono presenti una serie di microfoni che registrano e prelevano i suoni emessi dai visitatori che si trovano lì sotto. I microfoni sono una presenza sensibile, l’intero spazio è un oggetto sensibilizzato che ascolta e parla. I suoni prelevati vengono processati e trasformati in una specie di orizzonte sonoro, diffuso al di sopra del controsoffitto. E’ un sistema apparentemente complesso ma in realtà dà la sensazione di uno spazio sensibile, in ascolto, eccitabile e non passivo. Il podio rappresenta l’idea della responsabilizzazione all’interno di un sistema sensibile e della sua attivazione, messa in moto solo dalle azioni. Per chiarire ancora meglio questo concetto, ho organizzato una serie di concerti di compositori elettroacustici. Ho coinvolto il compositore Attila Faravelli che sta organizzando una serie di happening tra musicisti e Davide Tidoni, che lavora molto con lo spazio e gli elementi vibranti che vi risuonano. Il tema dell’open source riguarda l’idea che ci siano dei confini e che vengano aperti. E’ incredibile pensare che le malattie infettive oggi siano estremamente legate a questa idea del confine, aperto o valicato. Ma all’interno delle modalità con cui si diffondono c’è una specie di soluzione al problema: eliminando i limiti, facendo diffondere le conoscenze, si può intervenire con una cura quasi “omeopatica”. Ho costruito così una serie di immagini che parlano proprio di questo, dell’idea che i confini determinano chiusure che in realtà portiamo dentro di noi e tendiamo a riprodurre al nostro esterno. Ma una volta eliminati tutti i confini, per fare in modo che questo sistema funzioni, ci si deve assumere in prima persona la responsabilità di attivarlo in un determinato modo e non in un altro. C’è una sorta di nuclearizzazione della responsabilità che non viene più demandata a un sistema di potere, di controllo. Estremamente difficile, però riporta tutto all’individuo e alle sue scelte.

AS QUESTO E’ UN DISCORSO CHE HO RIPRESO NEL PROGETTO: L’IDEA DEI VIRUS CHE RENDONO FRAGILE ANCHE IL CORPO UMANO, PERCHE’ VENGONO VEICOLATI DA ALTRI CORPI. UN CONCETTO DI “CONFINE” CHE HO RITROVATO IN QUASI TUTTE LE COSE CHE FACEVI, DALLA SCELTA DI ABBATTERE QUELLO GERARCHICO PER METTERE IN CONDIVISIONE DEI DATI, AL TEMA DEL VIRUS, CHE DI PER SE’, E’ UNA SPECIE DI TRAVALICATORE DEI CONFINI I.C. Si, ma non solo, è anche un travalicatore del confine di specie, quello tra animale e uomo. Il virus vede il recettore, se tu ce l’hai, lui s’attacca. Quindi questo è un ulteriore confine. Noi pensiamo: ma come, prende l’uomo? Certo, perché tu cosa ti credi di essere! Per un virus... sei solo un recettore o un portatore di recettori....

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L’INCOMPIUTO SICILIANO UNA RICONVERSIONE AD ARTE ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA

FUORI DAL CORO

TXT> Matteo Bergamini Img> Courtesy the artist, dispari&dispari project, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo & Prometeo Gallery

In alto: Chico piscina, manifesto del festival dell’incompiuto, 2010. In basso: still dal video “Intervallo” 2010.

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In alto e in basso: still dal video Intervallo 2010.

Il progetto dell’Incompiuto Siciliano approda quest’anno alla dodicesima edizione della Biennale d’Architettura. Negli ultimi tempi è stato frequente il passaggio attraverso i media di alcune tematiche “scomode” come gli abusi edilizi su zone protette del territorio italiano, un tema probabilmente sollecitato anche da questo strano “movimento” che si è impadronito, positivamente, di una delle zone più belle e vituperate della costa siciliana orientale, probabilmente nell’unica regione del paese che vanta almeno tre meravigliosi progetti, sviluppati e vivi, di arte contemporanea in rapporto all’ambiente e alla collettività, basti pensare alla nuova Gibellina, fatta realizzare da artisti e architetti di fama mondiale all’indomani del terremoto del Belice o al favoloso regno della Fiumara d’arte e ora, appunto, all’Incompiuto Siciliano. Nome ideato dal collettivo artistico Alterazioni Video, nato a Milano nel 2004 e “distribuito” attraverso i suoi componenti tra il capoluogo lombardo, Berlino e New York, indica lo stile architettonico delle immense costruzioni italiane appaltate dalla criminalità organizzata e finanziate attraverso tangenti e riciclaggio vario e mai portate a termine. Incompiute, appunto. Dalla ricognizione di queste “meraviglie” e dalla loro riconversione in opere dal senso

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stilistico ben definito, in un’operazione dal sapore vagamente duchampiano, è recentemente nato anche un assessorato. Il centro porta-bandiera di questa corrente dell’“archeologia del mai finito” è Giarre, in provincia di Catania, che nel solo territorio comunale vanta ben dieci cattedrali nel deserto tra quali figurano un campo da polo, una piscina quasi-olimpionica, nel senso che la vasca è stata “chiusa” quando mancavano poche decine di centimetri per essere considerata tale, un centro polifunzionale, una pista per automodellismo, una casa di riposo... È un paesaggio sociale quello che si snoda attraverso la visone delle opere incompiute: osservando la mappatura dei siti delle opere incomplete presenti in suolo italico è facile scoprire che non è solo la Sicilia, con le zone del mezzogiorno, a detenere il primato di possedimenti di questa “particolare” forma architettonica, ma spuntano esempi anche nell’avanzatissimo Veneto o nella verde (di fede politica e di fatto) Lombardia. L’Incompiuto Siciliano è un vero progetto di Public Art, che indaga direttamente sulle ferite di un territorio e che combina la storia politica italiana degli ultimi decenni e i caratteri dell’estetica, in grado di rapportarsi con la popolazione nel creare una serie di situazioni che elevano a “prodotto sociale” una sequenza di mausolei dello spreco, i mancati appuntamenti della giustizia con gli organi dello stato italiano. Attraverso la riconver-

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In alto still dal video “Intervallo” 2010. In basso: Taglio della colonna durante il week end del festival dell’Incompiuto, Giarre (CT) Luglio 2010.

sione dell’inutile, di prodotti figli delle associazioni a delinquere, l’arte crea una parentesi di bellezza e di una ritrovata “validità” nei confronti dell’abuso, dello scempio: nascerà così il parco delle architetture incompiute e, anticipando l’evento, lo scorso luglio, per un intero week end, sono stati organizzati veri e propri tour all’interno delle strutture presenti sul territorio di Giarre. Gli Alterazioni Video hanno, in fondo, “monumentalizzato” questi ex (o attuali?) orrori di cemento armato nell’impossibilità di un loro completamento, in un processo creativo “nuovo realista” decisamente più politicizzato e assolutamente necessario: probabilmente è solo con il recupero dell’impossibile che si crea un riscatto sociale e la

possibilità di nuove relazioni; le opere incompiute possono essere considerate come una risorsa in grado di favorire, quantomeno in territorio siciliano, nuova cultura e una neonata linfa economica legata alla valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche associate a una nuova dinamica “estetica”.

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PERCORSI ALTERNATIVI

TXT > Elviro Di Meo

L’ALTRA FACCIA DELLA BIENNALE

LA CONTEMPORANEITÀ DI PIRANESI, L’ANTIRETORICA DELLA SOSTENIBILITÀ IN NOME DELL’ENERGIA, LE PROPOSTE INNOVATIVE DELL’ARCHITETTURA MONDIALE UNDER 35, IL TAKE A BREAK A TAIWAN - UN INTERNO DOMESTICO TRANQUILLO E RILASSANTE CONTRAPPOSTO ALLA VELOCITÀ FRENETICA DEL VENTUNESIMO SECOLO -, LA DRAMMATICITÀ DEL TERREMOTO DE L’AQUILA, CATTURATA NEGLI SCATTI FOTOGRAFICI DELL’ASSOCIAZIONE FUORI_VISTA: VIAGGIO ALTERNATIVO NELLA VENEZIA DEGLI EVENTI, DELLE INIZIATIVE AUTONOME E COLLATERALI, DEI PROGETTI INDIPENDENTI ALLA RASSEGNA UFFICIALE

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Il tempo di fermarmi al press office, appena fuori dall’antico Arsenale, a pochi passi dal Padiglione Italia, per poi lasciarmi andare in quel caleidoscopio di linguaggi plurali e fuori dagli schemi che si snodano in una città pullulante di vita, benché il caldo di fine agosto renda affannoso il respiro, inondata da iniziative ed eventi collaterali alla XII Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Se la rassegna diretta dalla giapponese Kazuyo Sejima, dal titolo People meet in architecture, rappresenta, per l’appunto, una riflessione sullo stato attuale dell’architettura stessa e il suo rapporto con l’individuo – un confronto importante, ma dagli esiti prevedibili – meno scontato è ciò che si nasconde dietro la monumentalità, apparentemente silente, dei palazzi storici. Cartina alla mano, inizio nel mio percorso alternativo. Tappa obbligata, l’Isola di San Giorgio Maggiore, dove nelle Sale del Convitto si articola la mostra: Le Arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer. Ideata da Michele De Lucchi e prodotta dalla Fondazione Giorgio Cini e da Factum Arte. Apparentemente lontano come epoca storica e, pertanto, come produzione artistica, Giambattista Piranesi, veneziano di nascita ma trapiantato a Roma, attratto dal gusto classico che andava diffondendosi nella seconda metà del Settecento, è stato analizzato per i suoi aspetti innovativi, anticipando, con i suoi metodi di lavoro, il ruolo dell’architetto e del designer contemporaneo. E’ proprio l’accento

In questa e nella pagina accanto, “Sismycity”: progetto realizzato da fuori_vista. Al centro, l’allestimento della Rassegna fotografica alla Loggia Foscara di Palazzo Ducale.

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sulla modernità e la contemporaneità della figura di Piranesi a dare un taglio inedito alla mostra, in cui le trecento incisioni originali del Maestro, alcune delle quali sono state confrontate con i luoghi di oggi, attraverso le immagini di Gabriele Basilico, fotografo e documentarista, diventano un punto di esplorazione del tutto innovativo. “Abbiamo preso l’artista come un uomo del nostro tempo – spiega De Lucchi - e letto la sua opera interpretandola con la tecnologia, scoprendo la ricchezza del suo eclettismo e della sua eccentrica vena ispiratrice”. Grazie al contributo di Adam Lowe e del suo atelier di Madrid, Factum Arte, ci si ferma a riflettere sui processi creativi per comprendere originalità e modernità dello “Stile Piranesi”. Si Scopre, così, che l’antico, anche quando costituisce il modello diretto, viene arbitrariamente manipolato. E proprio partendo dalla stampe, sono stati elaborati, con il supporto tecnologico, gli oggetti realizzati per la mostra, selezionati come prototipi per una futura produzione in serie limitata e rappresentativi di diverse tipologie progettuali piranesiane. Esemplificativo

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il caso della caffettiera, originata dalle volute di una conchiglia, nella quale convivono in pari grado natura e artificio. Altra tappa: Ripensare l’Energia. Il progetto, intitolato Beyond Entropy: When Energy Becomes form, curato da Stefano Rabolli Pansera, laureatosi all’Architectural Association School di Londra, dove tuttora insegna, è un simposio internazionale in cui si confrontano architetti, artisti e scienziati. Sempre negli spazi della Fondazione Cini, prendono vita prototipi di macchine del tempo, invisibili network di energia e pendoli giganti. “Nell’ambito del discorso architettonico, – commenta Pansera – l’energia è normalmente considerata come un problema elusivamente tecnico o legato alla retorica della sostenibilità. Anche se questi aspetti sono importanti, non esauriscono la ricchezza del tema”. Ritorno alla Riva degli Schiavoni. La canicola non dà pace. L’ideale per visitare Take a Break: partecipazione del Padiglione di Taiwan alla Biennale veneziana, collocato nel Palazzo delle Prigioni. Un’installazione, quella curata da Wei Tseng, che assembla oggetti di design, che invitano alla sosta, come le sedute comode e gli elementi gonfiabili che non alterano l’equilibrio dell’ambiente storico, in cui sembra configurarsi un interno domestico, contrapposto alla velocità del ventunesimo secolo. “Mentre gli uomini stanno per evolversi con frenesia, la lentezza è emersa come nuova alternativa ai valori universali”. Essa, infatti, non conduce a un insieme monotono di significati, ma piuttosto a un’introspezione nella vita frenetica e dinamica della società contemporanea. Di grande impatto emotivo, per la realtà oggettiva che riesce a descrivere priva di qualsiasi retorica, è il progetto SISMYCITY, allestito presso la Loggia Foscara di Palazzo Ducale. Una rassegna fotografica, sviluppata dall’associazione fuori_vista nel corso di un anno, sulle conseguenze del sisma che ha colpito L’Aquila e il suo territorio. Immagini che raccontano ciò che il terremoto, recidendo, ha crudamente messo in luce e riaffermato come elementi costitutivi di una città: “Il

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In alto: particolare dell’installazione. Al centro: l’evento curato Stefano Rabolli Pansera. In basso: un’immagine significativa del Padiglione di Taiwan.

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Le arti di Piranesi: Mostra ideata da Michele De Lucchi e prodotta dalla Fondazione Giorgio Cini e da Factum Arte. In basso, ieri e oggi: l’incisione dell’artista e la foto del luogo di Gabriele Basilico.

nesso profondo tra il costruire e l’abitare, il sistema di relazioni tra identità individuale e collettiva, il bene comune su cui si fonda l’agire civico”. L’intento è sollecitare una più ampia consapevolezza in merito alle problematiche sulla ricostruzione de L’Aquila: un caso che chiarisce il senso e l’urgenza dei principi fondativi della Convenzione Europea del Paesaggio. Decisamente alternativa alla Rassegna ufficiale, è stata Architects Meet in fuori Biennale: la prima ricognizione dell’architettura mondiale under 35. L’evento, promosso da prsS/Tfactory, l’Associazione Italiana di Architettura e Critica, ha lanciato a Palazzo Widmann, nel sestiere di Cannaregio, una proposta che allarga lo sguardo al panorama della giovane architettura nel mondo, alla ricerca delle nuove leve da cui potranno emergere i grandi architetti del futuro.

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TOYO ITO

TXT > Mircea Masserini

MAKING THE IMPOSSIBLE, POSSIBILE IL PROGETTO DELL’ARCHI-STAR NIPPONICA TOYO ITO È UNA SFIDA CHE VERRÀ VINTA ENTRO IL DICEMBRE 2013

solitamente impiegata nell’edificazione delle gallerie e che presenta complessi problemi tecnici quando realizzata en plein air. Il teatro dell’opera, che si svilupperà su un totale di 36.410 m2, cercherà di essere ecofriendly recuperando le acque piovane e di scolo, cercando di integrarsi nell’ambiente circostante per non sprecare energia o non consumarne troppa. Peccato che quella che si preannuncia come l’ottava meraviglia non possa anche vantare un impatto zero.

A lato. Platea e logge vista d’insieme. Dall’alto. Plastico del Teatro dell’Opera di Taichung. Rendering dell’arena en plain air. Sotto. Rendering del foyer.

È con queste parole che Mr. Wu Chun-Shan, il presidente de Lee Ming construction, società che realizzarà i lavori, ha definito l’impresa in cui si è imbarcato. Il Teatro dell’Opera di Taichung infatti, ha rappresentato e rappresenta tuttora una sfida sotto molteplici punti di vista. Localizzato in una, fino a poco tempo fa, sconosciuta città di Taiwan senza grandi attrattive - il nome in cinese significa “Taiwan centrale” - ha avuto enormi difficoltà nel trovare società appaltatrici interessate all’opera a causa non solo degli alti costi di realizzazione, ma anche per le difficoltà tecniche di edificazione. Il progetto dell’archi-star nipponica Toyo Ito è una sfida che verrà vinta entro il dicembre 2013, quando l’opera sarà inaugurata dopo solo 5 anni dedicati alla costruzione e che saranno costati 5 milioni di dollari. Una struttura che ricorda molto da vicino quella di un osso visto al microscopio, fatto di pareti curve, di pavimenti e muri portanti intarsiati, a creare un tutt’uno osmotico. La tecnica che permetterà di edificare queste superbe mura concave e convesse è quella dello spray-concrete,

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EMERGENCY ringrazia l’editore per lo spazio concesso gratuitamente - Illustrazione di Guido Pigni

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Ritratto dei designer/ credits Ola Rindal.

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TXT> Ester Pirotta 2754 caratteri 403 parole

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I BOUROULLEC E LA CITÈ RADIEUSE L’UNITÉ D’HABITATION DI MARSIGLIA, PROGETTATA DA LE CORBUSIER NEL 1947, È UNA PIETRA MILIARE DELL’ARCHITETTURA E DELL’URBANISTICA DEL MOVIMENTO MODERNO PERCHÉ RAPPRESENTA IL LABORATORIO PER UN NUOVO SISTEMA ABITATIVO CHE È STATO OGGETTO DI APPROFONDITE RICERCHE NEGLI ANNI CINQUANTA. E’ UN’IMPONENTE ARCHITETTURA CONCEPITA COME UNA PICCOLA CITTÀ AUTOSUFFICIENTE, CON AMBIENTI PRIVATI E SPAZI COLLETTIVI, STUDIATI E ORGANIZZATI NEI MINIMI DETTAGLI. OLTRE SESSANT’ANNI DOPO, I DESIGNER FRANCESI RONAN E ERWAN BOUROULLEC, INTRODOTTI DALL’AMICO JASPER MORRISON AI PROPRIETARI DELL’APPARTAMENTO 50 DELLA CITTÀ RADIOSA, SI SONO OCCUPATI DEL RINNOVO DEGLI ARREDI CHE A SUO TEMPO ERANO STATI PROGETTATI DA CHARLOTTE PERRIAND E JEAN PROUVÉ. UN COMPITO ENTUSIASMANTE E GRAVOSO AL TEMPO STESSO, CHE I BOUROULLEC HANNO PORTATO A TERMINE IN MODO IMPECCABILE. VEDIAMO COME

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LAVORARE A QUESTO PROGETTO, SEGUENDO LE ORME DI LE CORBUSIER, CHARLOTTE PERRIAND E JEAN PROUVÉ, DEV’ESSERE STATO ECCITANTE. COME LO AVETE APPROCCIATO? Non abbiamo vissuto questo progetto come una sfida e ci siamo sentiti a nostro agio muovendoci in questo importante contesto, dove hanno operato alcuni dei più autorevoli progettisti del secolo scorso. Il progetto è nato dall’intenzione di creare un ambiente vivibile senza snaturalizzare la scatola originale creata da Le Corbusier, agendo nel suo totale rispetto. IN COSA È CONSISTITO IL VOSTRO INTERVENTO? L’appartamento 50 non è un museo, ma uno spazio abitativo, vissuto prevalentemente nel periodo estivo, che noi abbiamo rivisitato introducendo una serie di nostri oggetti di design – contenitori, lampade, mobili –, che riteniamo si integrino perfettamente in questo ambiente e siano in linea con il modo in cui i proprietari intendono viverlo. E’ stato molto interessante far vivere i nostri prodotti in un prestigioso contesto dei primi anni Cinquanta, attentamente conservato nel suo stato originale. QUALI PRODOTTI AVETE SELEZIONATO? Guardando al lavoro di Charlotte Perriand e Jean Prouvé, ci è sembrato naturale focalizzare il nostro intervento intorno alla collezione SteelWood prodotta da Magis, che comprende sedie, tavoli e una libreria modulare. Inoltre, sapendo che Le Corbusier aveva una predilezione per le tappezzerie, abbiamo pensato di inserire a parete alcuni elementi del sistema Clouds, realizzato dall’azienda danese Kvadrat. Infine, a completamento del nostro progetto d’arredo, abbiamo introdotto il tappeto Zip di Vitra e due nostri nuovissimi progetti, la lampada da terra Lampalumina per Bitossi e la lampada da tavolo LightHouse, nata dalla collaborazione con Established & Sons e Venini. Il risultato è, crediamo, molto equilibrato.

La locandina della mostra, credits Studio Bouroullec + FLC ADAGP.

Nel soggiorno alcuni prodotti disegnati dai Bouroullec, come il sistema per Magis, la lampada per Established & Sons e il tappeto per Vitra, convivono col tavolo basso progettato da Charlotte Perriand, credits Studio Bouroullec + FLC ADAGP. La sedia e il sistema modulare SteelWood prodotti da Magis, credits Studio Bouroullec + FLC ADAGP. Sulla parete, un elemento del sistema Clouds disegnato per Kvadrat, credits Studio Bouroullec + FLC ADAGP. Nella zona giorno elementi neutri come il sistema modulare SteelWood e la lampada Lighthouse si relazionano con due riquadri blu esistenti e con il tappeto Vitra, creando una composizione equilibrata, credits Studio Bouroullec + FLC ADAGP.

www.bouroullec.com

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Ritratto di Vincent Van Duysen/ credits Willy Vanderperre, sotto rivestimento in ceramica, a parete e pavimento, realizzato con la ripetizione di un singolo elemento della serie DRY.

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A CURA DI> Ester Pirotta 4559 caratteri 699 parole

ARCHITETTURE DOMESTICHE E’ UNA DELLE RIVELAZIONI DEL SALONE DEL MOBILE 2010 GRAZIE A PROGETTI RAFFINATI DI GRANDE QUALITÀ, REALIZZATI CON AZIENDE CHE HANNO SAPUTO APPREZZARE E VALORIZZARE LE CARATTERISTICHE DEL SUO DESIGN, ELEGANZA E RICERCATEZZA, RIGORE E SOBRIETÀ Di origine belga, Vincent Van Duysen ha studiato Architettura presso l’Higher Institute of Architecture Saint-Lucas a Gent, e ha mosso i primi passi della sua carriera professionale negli anni Ottanta in Italia, collaborando con la stilista Cinzia Ruggeri e con la Aldo Cibic-Sottsass Associati. Tornato ad Anversa nel 1990, ha aperto il suo studio iniziando a sviluppare progetti d’interni in Europa, Asia e Stati Uniti, e creando arredi e sistemi per l’illuminazione per rinomate aziende quali Obumex, B&B Italia, Modular, Poliform, Varenna, Appart e Viccarbe. I suoi progetti sono frutto di una costante ricerca finalizzata alla riduzione formale e hanno la peculiarità di essere timeless perché pensati guardando all’essenza. In una chiacchierata telefonica ci ha raccontato i suoi recenti successi, presentati durante la design week milanese.

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DALLA TUA COLLABORAZIONE CON SWAROVSKI, DOPO IL PROGETTO CASCADE DEL 2003, È NATA L’INSTALLAZIONE FROST, PRESENTATA AL FUORISALONE 2010. DI COSA SI TRATTA? Cascade era un progetto con una forte componente drammatica, mentre quello di quest’anno è, volutamente, un progetto più commerciale, architettonico e lineare. Frost era una foresta di barre luminose versatili, incastonate di cristalli Swarovski di diverse dimensioni disposti casualmente, posizionate in uno spazio all’interno del quale ci si poteva muovere. Gli specchi sulle pareti perimetrali amplificavano l’effetto moltiplicando le barre all’infinito e coinvolgendo i visitatori in un gioco di luci e riflessi molto suggestivo.

DURANTE L’ULTIMA EDIZIONE DEL SALONE DI MILANO HAI PRESENTATO SURFACE, UNA SERIE DI TAVOLI BASSI PRODOTTA DA B&B. COME È NATO QUESTO PROGETTO? La collaborazione con B&B è iniziata nel 2001 con lo sviluppo di un progetto di sedute molto sofisticato ma poco commerciale, che infatti è uscito di produzione nel giro di poco. Un paio di anni fa l’azienda mi ha ricontattato perché affascinata dai miei progetti d’architettura e così è nato questo sistema di tavoli bassi multiuso dai volumi molto semplici, realizzati in metallo e legno dai colori naturali, con un chiaro riferimento alle geometrie di Mondrian e all’opera scultorea di Donald Judd. Surface è la mia visione di un landscape naturale di tavoli bassi. PER L’AZIENDA OLANDESE PASTOE HAI PROGETTATO TOTEM, UNA SERIE DI CONTENITORI CARATTERIZZATI DALLA PUREZZA DI VOLUMI E DA UN EQUILIBRIO CROMATICO DI FORTE IMPATTO. CI RACCONTI QUESTO PROGETTO? Pastoe mi ha incaricato di creare dei prodotti che rappresentassero un nuovo approccio al tema dei contenitori. Totem è un sistema verticale in cui i singoli elementi si possono sovrapporre e ruotare, creando dei volumi che ricordano molto i totem della tradizione indiana, con un forte valore simbolico. Il cliente può personalizzare il suo totem scegliendo di accostare elementi dai diversi colori, a suo piacimento. Il colore è molto importante in questo sistema ed è esplicito - anche in questo caso - il riferimento all’opera di Piet Mondrian. In generale quando progetto oggetti, uso il colore in modo astratto, come si fa in architettura.

CHE RELAZIONE C’È TRA LE TUE ARCHITETTURE E I TUOI PRODOTTI DI DESIGN? Molte persone mi dicono che i miei prodotti di design sono delle piccole architetture domestiche e penso che abbiano ragione. Come nell’architettura, anche nel design, studio molto i dettagli, fondamentali per ottenere un risultato di qualità. NEI TUOI PROGETTI NON C’È TRACCIA DI ELEMENTI DECORATIVI. COME TI PONI NEI CONFRONTI DELLA DECORAZIONE? Per me è importante la funzione degli oggetti (e degli edifici) e non l’aspetto decorativo. Cerco innovazione nella tipologia degli oggetti e non amo chi si concentra troppo sull’aspetto esteriore delle cose perché rischia di essere carente di contenuti. IL PROGETTO DRY CHE HAI CREATO PER BRIX HA UN ASPETTO DECORATIVO? Non parlerei di aspetto decorativo, o per lo meno, non era quello l’intento. Il concept di Dry è l’interpretazione astratta della natura, nello specifico, di un deserto privo di acqua. Ho creato una piastrella diversa, che gioca sulla ripetizione per creare l’effetto di aridità che volevo trasmettere, e quindi parte dalla crepa del terreno arido per sviluppare un motivo unico.

In alto a sinistra l’elemento base della serie Dry per Brix / credits Dorothee Dubois. Sopra alcuni tavoli bassi della collezione Surface prodotta da B&B.

Di fianco una composizione Totem disegnata da Van Duysen per Pastoe. -Sotto un render dell’istallazione Frost presentata al Swarovsky Crystal Palace durante il Salone di Milano 2010.

www.vincentvanduysen.com

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NANOTECNOLOGIE

TXT > Paola Molteni

DAL MICRO

AL MACRO UN ROBOT GONFIABILE AMANTE DELL’ACQUA CHE GRAZIE A UN VESTITO FATTO DA NANOTESSUTO È IN GRADO DI ASSORBIRE PETROLIO: SI CHIAMA SEASWARM, LO “SCIAME MARINO”. SI TRATTA DI UNA POSSIBILE SOLUZIONE AL DISASTRO AMBIENTALE DEL GOLFO DEL MESSICO, STUDIATA DAL MIT SENSEABLE CITY LAB CON CARLORATTIASSOCIATI - WALTER NICOLINO & CARLO RATTI

Il progetto è in mostra alla Biennale di Venezia, nella sezione “Italia 2050” del Padiglione Italia, sviluppata in partnership con Wired, il famoso periodico italiano dedicato alle grandi idee e alle tecnologie che cambiano il mondo. Il segreto del robot si rivela solo attraverso una potente lente di ingrandimento: il nanotessuto che lo riveste, sviluppato da Francesco Stellacci, professore del Massachusetts Institute of Technology, è in grado di assorbire una quantità di petrolio pari a venti volte il proprio peso. Tramite sensori vengono riconosciute le sostanze inquinanti e i dati raccolti da ogni singolo robot vengono condivisi con tutta la colonia, per rendere più precise le operazioni di ricerca e selezione degli agenti inquinanti. Attraverso simulazioni digitali di venti e correnti, inoltre, è possibile prevedere l’ubicazione di grandi chiazze di petrolio,

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In alto: rendering dello sciame marino a caccia di petrolio. Qui sopra: ingrandimento delle nanofibre che intrecciate creano pori idrofobici.

in modo tale da poter dirigere “lo sciame” verso le zone maggiormente inquinate. In base ai calcoli iniziali, una flotta di quattromila SeaSwarm potrebbe ripulire tutto il Golfo del Messico in meno di un mese. Walter Nicolino, dello studio carlorattiassociati, spiega come sia possibile passare da macro progetti di urbanistica, allo studio delle nanotecnologie passando attraverso gli insegnamenti di Charles & Ray Eames.

COME SI OTTIENE UN NANOTESSUTO? A QUALE TIPO DI PROCESSO È SOTTOPOSTO? Il nanotessuto è ottenuto partendo da nanofibre di manganato di potassio intrecciate fino a ottenere una membrana fibrosa, molto fitta simile a un foglio di carta. Le nanofibre intrecciate creano pori idrofobici che assorbono le sostanze oleose e rimangono asciutti anche quando il tessuto è immerso in acqua. La membrana è creata con la stessa tecnologia con cui si crea la normale carta da

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cucina con una sospensione delle microfibre (nel caso della carta da cucina è una sospensione della cellulosa) e si fa asciugare su un piatto asciutto non aderente. Una volta assorbiti gli oli, per separare le sostanze oleose dal tessuto, si porta tutto a una temperatura che supera il punto di ebollizione degli oli che evaporano ricondensandosi in forma liquida. Sia il tessuto che gli oli possono poi essere riutilizzati.

STAVATE GIÀ LAVORANDO A QUESTO PROGETTO PRIMA DEL 20 APRILE 2010 QUANDO SI È VERIFICATO IL DISASTRO AMBIENTALE NEL GOLFO DEL MESSICO? No, abbiamo iniziato a lavorare dopo, proprio in risposta alla crisi del Golfo. Credo che in questi casi ciascuno debba contribuire come può...

logie). Come nel magico film di Charles & Ray Eames “Power of ten”, dove si esplora la dimensione relativa delle cose, dalla scala microscopica a quella del cosmo.

CHE COS’È IL SENSEABLE CITY LAB CHE STA LAVORANDO CON VOI A QUESTO PROGETTO? Si tratta di gruppo interdisciplinare che studia il futuro della città e dello spazio costruito. QUALE SARÀ LA PROSSIMA “INVENZIONE” DESTINATA A CAMBIARE IL MONDO? La reinvenzione della professione di architetto, così come la conosciamo oggi...

SEASWARM NON SOLO È IN GRADO DI ASSORBIRE IL PETROLIO, MA RIESCE A RIUTILIZZARLO COME CARBURANTE PER SPOSTARSI. COME AVVIENE QUESTA TRASFORMAZIONE? Viene estratto dal tessuto e può quindi poi essere usato come normale greggio.

Lo storyboard che illustra come SeaSwarm potrebbe ripulire il Golfo del Messico.

AVETE GIÀ AVUTO CONTATTI CON LE AUTORITÀ AMERICANE? Sì, anche se siamo in stand-by e stiamo ancora lavorando al prototipo... “DALL’INFINITO ALL’INFINITESIMO”, CARLO RATTI STA LAVORANDO ALLA PROGETTAZIONE DI NUOVE CITTÀ IN AUSTRALIA, IN MESSICO E IN ARABIA SAUDITA. COME SI PASSA DALLA PROGETTAZIONE “A GRANDE SCALA” A QUELLA A “NANOSCALA”? In un certo senso non è nient’altro che il ben noto motto del Bauhaus “Dal cucchiaio alla città”. Anche se oggi, con le nuove tecnologie, è possibile estendere ancora di più la scala, scendendo a livello del microchip, del nanotessuto o della cellula (biotecno-

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COMPANY

TXT > Valentina Dalla Costa

Qui, Omar Romanini e Giulia Secco Suardo, My Own Show 2010. Sotto: Chiara Berva, Progetto di Tesi Rextile Lab.

IED DOCET NUOVI MASTER PER AFFRONTARE IL MONDO DEL LAVORO COSTRUENDO LA PROPRIA IDENTITÀ PROFESSIONALE COMBINANDO SAPERI DIVERSI L’Istituto Europeo del Design propone per il nuovo anno accademico tre Master in grado di soddisfare al meglio le esigenze di un mondo che cambia: sono i Master first level, Master Professional e Master Research Area. Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo fatto due chiacchere con Michele Capuani, Responsabile della Didattica Gruppo IED.

DI COSA SI OCCUPA ALL’INTERNO DEL GRUPPO IED? Da circa sei mesi sono il Direttore della didattica del gruppo. Il lavoro del mio ufficio consiste nell’aiutare le dieci sedi dello IED a produrre una formazione costantemente adeguata alle esigenze del mondo del lavoro. Ascoltiamo le tendenze più innovative nel mondo dell’industria della creatività e cerchiamo di dare ai nostri studenti le competenze giuste per avere successo nella loro vita professionale. Un lavoro enorme, se considerate che il gruppo IED produce circa 80 titoli master, in area design, moda, arti visive e comunicazione!

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DALL’INIZIO DEL PROSSIMO ANNO ACCADEMICO L’OFFERTA FORMATIVA MASTER DI IED VERRÀ RIORGANIZZATA. QUALI SARANNO LE MAGGIORI NOVITÀ? La vera novità non è una novità: IED cambia per rispondere meglio alle esigenze di un mondo che cambia. Per il prossimo anno accademico, abbiamo voluto dare risposte più precise alle richieste degli studenti. Alcuni frequentano i nostri Master per cambiare la loro vita professionale. Altri per specializzarsi in un settore avanzato e specifico. Altri ancora per fare un percorso di ricerca. Abbiamo cercato di dare risposte precise e puntuali a tutti, creando dei contenitori specifici: Master first level, Master Professional e Master Research Area. DA COSA NASCE L’IDEA DI OFFRIRE DEI MASTER IN DESIGN, MODA E ARTI VISIVE A RAGAZZI PROVENIENTI DA PERCORSI FORMATIVI DIVERSI? CHI POTRÀ EFFETTIVAMENTE ACCEDERE ALLE DIVERSE TIPOLOGIE DI MASTER? Il segmento Master First Level nasce da una esigenza molto diffusa. Dopo aver conseguito un diploma di Laurea, accade a molti di desiderare una vita professionale diversa rispetto ai propri studi. Questo può accadere anche dopo diversi anni. A tutti costoro, i Master First Level offrono la possibilità di entrare nel mondo del design partendo da competenze diverse, a volte molto lontane. Attenzione però: non si tratta di cancellare le competenze del passato per sostituirle con le nuove. Vogliamo integrare il sapere del nostro studente con il design, costruire delle professionalità complesse che sommano le competenze precedentemente acquisite a quelle sul design. L’idea di costruire la propria identità professionale combinando saperi diversi appartiene al mondo anglosassone ed è considerata un fattore chiave per il successo: il design è una disciplina per sua stessa natura interdisciplinare, dunque si presta benissimo a completare e integrare altre conoscenze.

Qui, Corina Patraucean, Studente Master Pubblicità. Sopra: Ilaria Dalla Casa, Studente Fotografia.

CI SONO AZIENDE COINVOLTE NEL PROGETTO? QUALI? Le aziende sono da sempre partner di IED, soprattutto nel segmento Master. Noi crediamo da sempre nel “learning by doing” e la simulazione della realtà può avvenire solo in partnership con aziende selezionate che sono le vere protagoniste del cambiamento. La lista è lunga...

QUALI SONO LE COMPETENZE RICHIESTE, E QUALI QUELLE CHE VERRANNO RAGGIUNTE AL TERMINE DEL MASTER? IED offre tantissimi corsi nel segmento Master, tante quante sono le professioni del design. Come dicevo prima, ai First Level possono accedere studenti che non sanno nulla di design. Per i Master Professional e Research è necessario aver frequentato dei corsi universitari nel settore e conoscere la cultura di base del design. I corsi Professional preparano per andare a lavorare nei settori emergenti della industria della creatività, con una preparazione specifica e avanzata. I Master Research preparano per affrontare quello che noi chiamiamo il “problem setting”, ovvero quella rara e ricercata capacità di capire con anticipo quali sono i temi, e i problemi, del futuro. Si impara a costruire una visione del futuro, a interpretare i segni del cambiamento, a governare la complessità del mondo moderno.

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Emre Basar, Studente Master Interior Design.

DA PROGETTISTA QUALE LEI È, QUALI SONO LE VERE CAPACITÀ CHE UN PROFESSIONISTA NEL MONDO DELLA CREATIVITÀ DEVE AVERE? Io parlerei di “qualità” prima ancora che di “capacità”. Sono un po’ inusuali quelle che io considero le parole chiave per il progettista: modestia, capacità di ascolto, passione. La creatività è fondamentale ma il mondo moderno è troppo complesso per pensare di poterlo ri-progettare con un semplice gesto creativo.

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LA RADICE QUADRATA DELL’ACQUA

ph Federico Garibaldi style Noey make up & hair styling Vessy artwork Alessio Perrotta model Angelika Sulzback@ Why Not Models

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gilet nero PHARD stivaletti RAPARO

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maxi cardigan verde TWENTY8TWELVE cintura PAUL & SHARK scaldamuscoli verde ANNA RITA N collana NOEY scarpe DR.MARTENS

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maglia verde in mohair CLOSED cintura bustier dipinta, cintura in cuoio HTC scarpe DR.MARTENS

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montone di pelliccia CLOSED cintura HTC guanti HE by MANGO jeans TWENTY8TWELVE

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maglia girocollo AVANT TOI pantalone zuma CLOSED stivaletti RAPARO cintura e bracciali STYLIST’S OWN

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tuta TWENTY8TWELVE sciarpa quadri ZUCCA sciarpa nero rosso SETE DI JAIPUR scarpe ASH

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occhiali da sole SUPER maglia girocollo AVANT TOI

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dress a righe GILDA GIMBRA canotta ghiaccio CLOSED gilet CLOSED gilet pelliccia e seta AVANT TOI cappello COMPTOIR DES COTONNIERS anello MANGO

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WORDS

TXT > Francesca Russo

INCONTRO CON CLAUDIA SCARSELLA VITERBO:

MARCHESA LUISA CASATI:

dove sono nata e da dove sono scappata, l’idea di opera d’arte vivente, di vita vissuta ora ci torno serena. come opera d’arte. La musa per eccellenza e l’esempio da non imitare.

LONDRA: COLLAGE: tanto lavoro al Central Saint Martins, stimoli costanti, sensazione di casa e di ap- la perfetta forma di espressione che mi permetpartenenza. Ora è cambiata. te di mixare numerose diversità in armonia. MODA:

MILANO:

passione innata. Lavoro sul corpo, a con- ritorno in Italia dopo cinque anni e tolgo tatto con il corpo. Ormai da tempo pur- la maschera da Pierrot. Arrivo in moda, troppo è diventato di moda fare moda. scopro l’architettura poi mescolo il tutto e produco arte. Grazie a Milano per le numerose opportunità. COLORE: non mi fa paura.

DANZA:

la costante della mia vita. La matematica viva in movimento, lotta con il corpo e allo Pierrot in infinite versioni. Un’occasione di stesso tempo il piacere più intenso. rischiosa auto-analisi.

AUTORITRATTO:

ARCHITETTURA: studio dello spazio intorno al corpo. Tante risposte a tanti perché.

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CORPO: protagonista assoluto della mia estetica.

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ARTE: un bisogno, per esternare, raccontare e non impazzire. Per sopravvivere.

MUSA: Maurizio Galimberti mi definisce “Musa”... io gli rispondo “Muso”.

BIANCO E NERO:

SESSUALITÀ:

è puro e infinitamente sfumato. Voglio i grigi, una questione aperta, nel sesso tutti i nodi il chiaro-scuro! Nel mio lavoro in arte per ora vengono al pettine, non c’è maschera posnon ho bisogno di colore per raccontare, sa- sibile. rebbe mera decorazione. Io non decoro, parlo. Ogni singolo segno ha un perché. MASCHERA: Penso possa esistere una maschera autentica che svela aspetti reali della persoun tentativo di creare un mondo, il mio na che la indossa. Ma è un gioco pericoloso. La maschera è forte e può uccidere mondo, in cui gli altri possono entrare. la persona.

CARTA DA PARATI:

Claudia Scarsella, già riconosciuta in alcune collettive europee, da Barcellona a Berlino, debutta ora con la sua prima personale: giovedì 28 ottobre l’opening alla Galleria Barbara Frigerio Contemporary Art, via Fatebenefratelli 13, Milano

PROGETTI: tanti e anche paralleli. Se lavoro a una sola cosa mi ossessiona e mi fa male.

DESIDERIO: il tema della mia prima mostra personale, a ottobre alla Galleria Barbara Frigerio.

PAURE: la mia salute non proprio di ferro.

SPECULARE: IMMAGINE: vedi il mio lavoro, solo apparentemente speculare o simmetrico. Per me è sempre la mia parola preferita! Asimmetria = movimento = vita.

SPERANZE: essere serena comunque vada.

PRECISIONE: sono vittima del mio perfezionismo ma è anche utile.

RICERCA: eterna crescita, eterna giovinezza. Se smetti di studiare ed essere curioso muori. Penso a una terza laurea in Filosofia-Estetica e imparare altre lingue, ma non riesco a decidere quali.

TATUAGGIO: mi piace sugli altri solo quando è una scelta di vita. Detesto l’effetto “macchia”. Non fa per me.

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LINEE TRASVERSALI

TXT > Lorenzo Palmeri IMG > Paola Rizzi

In queste pagine tre momenti del festival, in apertura Mauro Ermanno e Ascanio Celestini.

PAROLA CANTATA – HAPPENING DELLE MUSICHE D’AUTORE I PROTAGONISTI DI QUESTA RUBRICA SONO IL PROGETTISTA E IL PROGETTO, INTESO COME LA CATEGORIA “TRASVERSALE”, IN GRADO DI COSTRUIRE “LINEE” DI CONTATTO TRA FENOMENOLOGIE, PERSONE E DISCIPLINE DISTANTI E, A VOLTE, APPARENTEMENTE INCONCILIABILI. IL METODO, CHE MIRA AL RACCONTO E AL DISVELAMENTO DEI PROCESSI, È QUELLO DEL QUESTIONARIO/INTERVISTA CON SETTE DOMANDE FISSE CUI SE NE POTRANNO AGGIUNGERE ALTRE FORMULATE AD HOC. DOMANDE E PROGETTI INTERESSANTI SI POSSONO SUGGERIRE SCRIVENDO A LINEETRASVERSALI@GMAIL.COM

Cap. 4: risponde: Mauro Ermanno Giovanardi

IL TITOLO DEL PROGETTO? Parola Cantata – Happening Delle Musiche D’autore CHI SEI? Sono un musicista. Cantante esattamente. Sono stato voce e testa pensante di un gruppo seminale della scena musicale italiana, con cui abbiamo prodotto 8 album per la Warner, i La Crus. E siccome sono tremendamente curioso e sempre desideroso di mettermi in gioco, il percorso artistico della band si è via via contaminato con diverse espressioni artistiche, e mi ha dato la possibilità di sperimentare sulla pelle e sul palco molteplici possibilità espressive. Già da un punto di vista concettuale i La Crus nascono con un’ambizione precisa: cercare un ponte tra elettronica e recupero della canzone d’autore, mutuando la metodologia dall’hip hop, sia nell’approccio sonoro che compositivo; per cui la ricerca è sempre stata alla base della nostra filosofia. Che si è man mano accoppiata e imbastardita prima con la musica più colta - siamo stati sicuramente tra i primi della nostra generazione musicale, a lavorare con le orchestre più prestigiose italiane -, poi col lavoro in teatro - la collaborazione con il Teatro Dell’Elfo è durata parecchi anni ed è stata per me importantissima -, poi con la letteratura lavorando con alcuni poeti e scrittori italiani cercando una via altra alla scrittura del testo, poi con il cinema, collaborando con MilanoFilmFestival in un inedito progetto video che è finito sul nostro penultimo disco, e tantissimi altri progetti trasversali che hanno dato un carattere preciso, ma non etichettabile, al viaggio artistico della band.

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IN COSA CONSISTE? Quello che mi premeva quando ho pensato a Parola Cantata, era fare una sorta di stati generali sulla musica d’autore a 360°, dove far incontrare e convivere i diversi percorsi artistici. M’interessava far venir fuori soprattutto qualità, autorevolezza e credibilità, in un clima di condivisione e di festa. Concepito come un vero e proprio happening che per 3 giorni trasformasse il centro della città, in una cittadella della musica. L’idea in generale, più che ispirarsi ai tradizionali festival rock estivi, fatti di soli concerti e chi più volume ha più ne metta, è ispirata a realtà come Sant’Arcangelo dei Teatri o ai festival letterari. Ecco il perché di alcune anteprime e di performance create per l’occasione. Degli appuntamenti e i dibattiti, dell’incontro col pubblico in maniera informale, di spettacoli inediti e inusuali dove potersi mettere in gioco in territori “altri”. Quattro gli appuntamenti giornalieri. Un luogo: Il Cortile della Casa In alto e a sinistra con Violante Placido, in basso un duetto con Niccolò Fabi.

inverno ho ritoccato qualcosa nel programma, e all’inizio della primavera, quando l’amministrazione mi dato l’ok, siamo partiti a organizzare tutto il resto. Ed è stata una corsa a mille allora... E siccome sono maniaco della perfezione, sono impazzito. Ma non per dire...

QUALI DIFFICOLTÀ HAI DOVUTO SUPERARE? Inizialmente, l’inesperienza delle istituzioni soprattutto. Per ottenere la loro fiducia anche nelle piccole cose. Non essendo abituati ad organizzare un evento così grosso e impegnativo, c’è stato un po’ in panico. Ma ciò è abbastanza comprensibile. Poi con la calma e le motivazioni appropriate, alla fine è andato tutto per il meglio. Sicuro che l’anno prossimo, sarà tutto più facile e spontaneo. CHI TI HA AIUTATO? Assalti al Cuore in primis, il Festival di Musica e Letteratura di Rimini, di cui ho avuto la direzione artistica per quattro edizioni. L’esperienza accumulata in quegli anni è stata preziosissima, e l’ho messa subito in pratica in questa nuova avventura. Poi la squadra di lavoro che ho formato è stata fondamentale. Poi i volontari che sono intervenuti, che son stati magnifici e indispensabili, e comunque più di ogni altra cosa, quel pazzo sognatore dell’assessore alla cultura Enzo Recalcati, scheggia impazzita ma con una passione infinita per le cose belle. COSA HAI IMPARATO? Che ancora una volta, bisogna credere nei sogni.

del Popolo, trasformato per l’occasione in un salotto letterario, l’Auditorium Civico e il Cinema Teatro S. Giuseppe per gli spettacoli pomeridiani, il Parco di Villa Fiorita per i concerti serali, e il Lounge Bar Controluce per chiudere le giornate in compagnia di tutti gli artisti.

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QUANTO TEMPO CI HAI MESSO? Un anno più o meno. L’estate scorsa ho avuto l’incarico di pensare al progetto dall’Assessore alla Cultura. In autunno l’ho chiuso, in

http://www.mauroermannogiovanardi.it http://www.myspace.com/parolacantata

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ROAD DESIGN OGGETTI + SPAZI + LUOGHI LUNGO ITINERARI DI VIAGGIO

TXT e IMG > Filippo Romano

STATALE 106/FIUME TARA (AGOSTO 2008)

Il fiume Tara incrocia la statale 106 alle porte di Taranto, un breve percorso d’acqua molto amato dalla popolazione locale che d’estate ci fa il bagno e ritiene che le sue acque abbiano qualità terapeutiche. Un microcosmo bucolico alle porte del più grande impianto siderurgico attivo in Europa, l’Ilva, e nello stesso tempo uno degli infiniti episodi di vita che si possono trovare e raccontare lungo i 490 chilometri di questa strada che collega Taranto a Reggio Calabria. La 106 è l’emblema del ritardo storico di una delle aree più povere d’Italia, una via di comunicazione che dovrebbe essere un’autostrada che corre lungo lo Jonio, lo è nel breve tratto pugliese\lucano, ma che in realtà diventa una statale fatiscente in Calabria. Lungo i 309 chilometri di percorso calabrese corre in gran parte ancora dentro i paesi. E’ comunemente chiamata “la statale della morte” per via

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dei numerosissimi incidenti. C’e’ un fatalismo a volte intollerabile in un’opinione comune che definisce una via di comunicazione un luogo di morte, quando dovrebbe essere una risorsa, come se fosse l’Ade crudele degli automobilisti sfortunati. Un modo per non cacciare con rabbia chi governa quest’area geografica da più di cinquant’anni usando “modernizzazione” e “cambiamento” solo come slogan elettorali. Il progetto “Statale 106” di Eva Frapiccini e Filippo Romano sarà in mostra a Venezia nel Padiglione Italia della Biennale di architettura 2010.

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spazio thetis arsenale novissimo venezia 29.08 – 21.11.2010

green ethics - habitat - environment a cura di Alessandra Coppa e Fortunato D’Amico

www.culturenature.it L’integrazione delle aree multidisciplinari, sul tema dell’ambiente e l’habitat contemporaneo, determina le letture delle iniziative coordinate sotto il titolo di Culture_Nature, a cura di Alessandra Coppa e Fortunato D’Amico. L'esposizione si tiene presso lo Spazio Thetis ed è un Evento Collaterale della 12. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. In quest’area sono presentati una serie di progetti multidisciplinari che hanno come tema la natura. Architettura, paesaggio, agricoltura, energie, design, arte, cinema sono i protagonisti di questa manifestazione estesa a dibattiti, conferenze e ad altri incontri programmati a partire dal 29 agosto sino al 21 novembre 2010. Negli spazi del parco-giardino, il cui concept è stato sviluppato da Andreas Kipar, le installazioni e le opere di architetti e artisti evidenziano gli aspetti del rapporto UOMO-ARCHITETTURA-AMBIENTE nella cultura contemporanea del terzo millennio. Il Politecnico di Torino, organizzatore e promotore di questa iniziativa, presenta, nell'Officina Lamierini, i lavori svolti nell’ambito della didattica dalle scuole di architettura e di design, italiane e straniere.

ENTE ORGANIZZATORE

PARTNER DELL’EVENTO

The integration of multidisciplinary areas regarding the theme of the contemporary environment and habitat establishes the readings of the initiatives coordinated under the title Culture_Nature, by Alessandra Coppa and Fortunato D’Amico. The exhibition takes place at the Spazio Thetis and is a Collateral Event for the 12th International Architecture Biennale of Venice. This section presents a series of multidisciplinary projects that have nature as their theme. Architecture, landscape, agriculture, energies, design, art and cinema are the protagonists of this event, including debates, conferences and other encounters beginning 29 August through 21 November 2010. In the garden park, whose concept was developed by Andreas Kipar, the installations and works of architects and artists evince the aspects of the MAN_ARCHITECTURE_ENVIRONMENT relationship in contemporary culture of the third millennium. The Politecnico of Turin, who has organized and promoted this initiative, presents, in the Officina Lamierini, didactic works carried out by architecture and design schools, both in Italy and abroad.

PATROCINIO

SPONSOR

CATALOGO

CON LA COLLABORAZIONE DI

Comune di Cossano

MEDIA PARTNER UNIVERSITÀ

Polo Regionale di Lecco Facoltà di Ingegneria Edile - Architettura

Accademia di Mendrisio

MAIN SPONSOR WEB MEDIA PARTNER

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A sinistra: Hermes, il messaggero. (serie I’mmortals). Sotto: scatti dalla serie Night Flowers. Nella pagina accanto: Sabba.

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TXT >Seta Fael 7753 caratteri 1184 parole

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AAA CERCASI... UNO SPAZIO DEDICATO A CHI HA IDEE E VUOLE FARSI NOTARE

lanesi. Uno dei punti d’incontro è stata la fotografia, iniziata un po’ per gioco e un po’ come esperimento di fusione di stili. Menti affini e allo PRESENTATEVI stesso tempo contrastanti, tanto che non siamo riusciti a elargire una F.R.U. nasce dall’incontro di Gianluca Panareo e risposta univoca a tutte le domande, e ci contrassegneremo con le lettere Saverio A. De Vita, provenienti entrambi da perG e S. (G+S= F.R.U.). corsi artistici diversi e complementari: Gianluca è diplomato come sceneggiatore e autore TV alla Civica Scuola di Cinema di Milano, regi- RACCONTATEMI IL VOSTRO LAVORO sta teatrale e fotografo amatoriale dall’età di GP Mi è sempre piaciuto raccontare storie, in tutti i modi possibili. Per sei anni; Saverio è laureando in Scenografia e me una fotografia è una storia istantanea, un film che si realizza in un Costume presso l’accademia di Brera, disegna e solo fotogramma, un’azione teatrale cristallizzata nell’ambra, un passo dipinge da sempre, ama l’iconografia sacra e la di danza in Pause. Provengo da un percorso autodidatta di reportamitologia greca. Appassionato di arte e mostre, ge, anche avventuroso - ho fotografato in situazioni varie e disparate: ha collaborato con David Lachapelle e Coniglio viaggi on the road, grotte inesplorate completamente ricoperto di fango, Viola per l’allestimento delle loro personali mi- L’Aquila nel pieno dell’emergenza terremoto -, ma allo stesso tempo ho

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sempre avuto un forte ascendente onirico. Sono affascinato dal surrealismo di alcuni luoghi e situazioni della realtà, le Meraviglie del Possibile. SA Io sono legato al concetto classico de “l’Arte intesa come bellezza”. In qualità di pittore ho sempre considerato Caravaggio e Dino Valls i maestri assoluti dell’immagine, per composizione e simbologia provocatoria. Questo, unito alle attitudini scenografiche maturate in Accademia e sui palchi di alcuni teatri, mi spingono a una ricerca nella posa e nelle composizioni. Quando guardo un film mi diverte cercare le piccole simbologie di cui un buon film è disseminato o gli errori nei dettagli e nelle ricostruzioni storiche. Dei due sono quello che predilige il lavoro in studio, che si occupa del lato scenografico e compositivo dell’immagine e decide assieme alle truccatrici gli interventi di make up . GP Insieme pensiamo a un tema, alla costruzione dell’immagine e dei suoi simboli e significati lasciandoci influenzare dai bagagli visivi di entrambi. Un eclettismo che va dal manga da grandi maestri della storia dell’arte a Tom Of Finland all’evoluzione della fotografia. Io mi occupo di più della parte tecnico\fotografica, delle luci e delle eventuali locations. SA Gran parte del nostro lavoro si svolge nella nostra casa\bunker stile Progetto Dharma a Porta Romana a Milano, è qui che avvengono i nostri animati brain storming, ed è qui che mi dedico alla postproduzione, la parte “pittorica” delle nostre fotografie. GP La nostra è una ricerca continua sulle immagini sia sull’aspetto tecnico\estetico che su quello dei contenuti. Le allegorie e le composizioni sacro\mitologiche sono reincarnazione di un nostro ideale, l’interesse per il collage e per l’arte antica ci porta a proporre immagini in forme composte in dittici o trittici. Da alcuni servizi fotografici di moda\street abbiamo preso ispirazione per raccolte come Night Flower, dove i modelli diventano pretesto e guida (ninfe e fauni contemporanei) per la scoperta di realtà prese poco in considerazione all’interno di una metropoli, come possono essere i fiori delle aiuole o i rari elementi di natura selvaggia all’interno della città. Stiamo cercando soggetti per completare una raccolta sulla body art e in particolar modo sul corpo tatuato. Anche nei nostri lavori su commissione (nel fashion e come fotografi di locali e UN LUOGO DI MILANO DA NON PERDERE vita notturna) filtra sempre un sapore onirico o grottesco. GP Un luogo magico è sicuramente la sconoSA Cerchiamo di raccontare la nostra epoca nelle sue forme, manie, sciuta piazzetta accanto alla chiesa di Santa sfumature e lo facciamo camminando sulla strada tracciata dal corso Maria alla Porta, con le rovine di una cappella dell’arte nei secoli. Al momento stiamo lavorando alla serie Human vittima dei bombardamenti. Poi non posso non being Gods, dove gli aspetti iconografici dell’antichità si fondono consigliare il Mercato di San Donato, soprattutcon soggetti e oggetti contemporanei caricandosi di nuove simbo- to dopo l’ora di chiusura quando i venditori abbandonano per terra buona parte delle proprie logie e di nuovi concetti. cianfrusaglie. C’è sempre qualche sorpresa, io GP Insomma, le idee non ci mancano! Non sempre è facile metterle in ho trovato una macchina fotografica Polaroid pratica: con l’immaginazione puoi costruire cose colossali... il problema nuova di zecca! è poi metterle in cantiere nella realtà con mezzi limitati: procacciare modelli, sfruttare location non sempre disponibili, trovare i materiali per i SA Milano è piena di luoghi unici. Noi siamo set, faretti che esplodono; però ammetto che questo aspetto avventuro- particolarmente legati ai Navigli ma potrei consigliare un pomeriggio al parco della Guastalla so è divertente, quando non compromette per intero il progetto. o due chiacchiere sotto l’Arco della Pace, la visita dei chiostri della Statale o le rovine del QUALE MUSICA ASCOLTATE palazzo imperiale romano in via Brisa. Di tutto: un misto di generi che va dalla musica classica allo sperimentalismo elettronico, passando per il folk, il Jazz, i Nirvana, De Andrè, i Beattles, Gogol Bordello, Strokes, Yann Tiersen, Abba, Battiato, i violinisti OGGI: COSA CERCATE SA Vecchie cianfrusaglie dagli stracciai. della metropolitana e Lady Gaga. GP Una cuoca. SA La pace nel mondo. IL CARTONE ANIMATO PREFERITO GP I Griffin, la trasposizione animata de “L’uomo che piantava gli alberi” GP Una macchina del tempo. di Jean Giono e inevitabilmente i film di Miyazaki... valgono anche le SA Una sveglia che ti porti il caffè a letto. animazioni di Gilliam? SA Sailor Moon e Ranma 1\2.

L’ULTIMA MOSTRA VISTA Mapplethorpe e Man Ray alla fondazione Marconi di Milano.

GP Modelle, modelli e soggetti interessanti.

IN FUTURO: COSA VOLETE FARE DA GRANDI Poter esprimere al meglio la nostra poetica e offrire le nostre immagini ed emozioni al più alto numero di persone possibili... e poter vivere della nostra arte! PERCHÉ IL PUBBLICO DOVREBBE PRENDERVI IN CONSIDERAZIONE Perché siamo sempre alla ricerca di un punto di vista diverso. Perché nell’immagine cerchiamo sempre qualcosa che vada oltre l’immagine. Perché “Sei difficile. Volubile, cinico, amaro, grasso, decadente, sfatto. Stai a letto tutto il giorno e guardi la tv tutta la notte, barcolli qua e là per la casa con gli occhi assonnati e senza un pensiero per nessuno. Soffri. Ti adoro.” (Sarah Kane, “Phoedra’s Love”). CHI VI VUOLE CONTATTARE COME VI TROVA Facebook: Gianluca Panareo - Saverio A. De Vita - F.R.U. Photography & other Flickr: http://www.flickr.com/photos/frustudio/sets/

GP Un paese dove le parole “giovani” e “artisti” A breve dovrebbe iniziare la realizzazionon siano considerate note di demerito. ne del nostro sito web. potete scriverci a SA Un mecenate. studiofru@ymail.com GP La pellicola Polaroid. SA L’evoluzione delle forme.

LA CITTÀ PREFERITA SA New York, anche se sono particolarmente legato a Londra. GP Varsavia, ma sogniamo Berlino.

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GP La possibilità di sviluppare e poter vivere delle proprie idee e talenti. SA Uno spazio in cui creare e condividere.

*** Se vuoi dar voce alla tua idea o al tuo progetto, invia una email a ddnfree@designdiffusion.com

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APPUNTI SULLE CITTÀ

CITY INVADERS COMON 2010 AL VIA LA TERZA EDIZIONE TRA DESIGN, MODA E ARTE

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Si preannuncia di assoluto rilievo internazionale la terza edizione di comON - il primo sistema di creativity sharing su scala mondiale volto a individuare e a supportare i giovani talenti più promettenti avvicinandoli fattivamente al mondo dell’industria. Un progetto multidisciplinare unico ed esclusivo che nasce nel 2008, sotto l’egida di Confindustria Como, dall’intuizione di un gruppo di giovani imprenditori lariani del settore tessile e con il prezioso contributo di Li Edelkoort. L’obiettivo è di rappresentare un laboratorio di formazione permanente non solo e non tanto come attività di talent scouting ma piuttosto come “hub della creatività” europea, che possa aiutare i giovani nella ricerca della propria destinazione e che trova in Como e nella sua straordinaria tradizione e vocazione la sua collocazione naturale. Sarà l’acqua il tema centrale di questa edizione che attraversa i tre ambiti disciplinari dell’appuntamento (design, moda, arte) e che accompagnerà i più talentuosi giovani creativi europei all’evento culminante del progetto comON, ovvero La settimana della Creatività che si terrà dal 17 al 24 di ottobre a Como. http://designcontest.comon-co.it

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THIS IS ENGLAND LA GALLERIA UNO+UNO INAUGURA LA STAGIONE ESPOSITIVA CON UNA MOSTRA A CURA DI STUART SEMPLE

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L’irriverente artista cool della scena britannica, firma questo progetto espositivo intitolandolo This is England. Gli artisti invitati sono tutti amici e tutti più o meno coetanei, tutti acclamati trasgressivi, ultima espressione della cultura londinese. A cominciare da David Hancock (1973) e dal suo ormai noto lavoro semi-fotorealista sulla generazione X, per proseguire con i miti adolescenziali di Nicky Carvell (1983) illustrati attraverso un grafismo estremamente pop ed estroverso. Le incredibili incisioni di Richard Galloway (1980), invece, sono popolate da holligans, ubriaconi, prostitute e barboni che danno vita a un universo grottesco e surreale. I media utilizzati sono i più svariati: pittura, fotografia, video, performance, scultura, ma ciò che accomuna tutti gli artisti in mostra è uno sguardo assolutamnte contemporaneo e scanzonato nei confronti della cultura e talvolta del perbenismo inglesi. Un atteggiamento giocoso, immediato e irrispettoso a dispetto delle solide tradizioni anglosassoni. In collaborazione con Aubin Gallery. 22 settembre > 20 ottobre - galleria UNO+UNO - via Ausonio 18, Milano - www.galleriaunopiuuno.com

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ROMA

ROMAEUROPA FESTIVAL COMPIE VENTICINQUE ANNI Da un quarto di secolo Romaeuropa Festival racconta il nostro tempo e le trasformazioni del mondo contemporaneo attraverso gli sguardi degli artisti che ne hanno fatto una vetrina d’eccellenza sulla scena internazionale: per questo importante anniversario il REF ha in programma 20 prime nazionali e 3 prime mondiali per 38 appuntamenti che celebrano la meraviglia e la forza della scena. Tornano alcuni dei protagonisti delle scorse edizioni, personalità che si sono imposte sulle maggiori platee internazionali, come Romeo Castellucci, José Montalvo e Dominique Hervieu, Jan Fabre. Accanto a loro Romaeuropa apre le porte ai debutti di Guy Cassiers, Wajdi Mouawad, Laurie Anderson e Massimiliano Civica. Dalla collaborazione con Telecom Italia, nasce quest’anno Metamondi, un festival nel festival: cinque spettacoli per un teatro della tecnologia e della meraviglia fuori dagli schemi dell’incubo tecnologico e dell’alienazione sociale, e dove la scienza si coniuga a una riflessione sui saperi. I 71 giorni di Festival prenderanno vita fin dalle pagine del catalogo in Realtà Aumentata: in ogni pagina un codice permetterà a cellulari e computer di accedere a contenuti multimediali. È un modo per avvicinare il pubblico agli artisti e alle loro creazioni, parte di una campagna di comunicazione partecipata che proporrà allo spettatore di dire la sua. Dal 21 settembre al 2 dicembre

TERRE VULNERABILI – A GROWING EXHIBITION QUATTRO MOSTRE CHE CRESCONO E SI INNESTANO MUTANDO UNA NELL’ALTRA Inaugura il 21 ottobre la prima mostra del progetto Terre Vulnerabili che segna la direzione artistica di Chiara Bertola all’HangarBicocca. Un progetto fortemente innovativo, gli artisti prescelti, infatti, hanno partecipato a vari incontri a partire dal settembre 2009 condividendo il proprio lavoro, modificandolo o trasformandolo per accordarlo agli altri e realizzando opere significative e site specific o comunque ripensate per lo spazio di HangarBicocca. Si tratta di quattro mostre che coprono un periodo di otto mesi, in quattro fasi come quelle lunari, la prima da ottobre (le altre seguono a gennaio, marzo, aprile 2011) per un totale di trenta artisti internazionali e altrettante opere. La prima mostra vede la presenza di tredici importanti artisti, personalità molto diverse tra loro; in tutti il concetto di vulnerabilità è declinato in modo sottile e personale. Tutti gli artisti del primo quarto restano anche nel secondo quarto - portandovi un nuovo lavoro o modificando in parte l’opera già esposta - dove si aggiungono nuovi artisti e così via sino all’ultimo quarto, seguendo l’idea di un terreno fertile che “germoglia”, cresce nel tempo e modifica la visione di quanto esposto precedentemente. Ogni mostra rappresenta un momento espositivo unico, irripetibile e diverso rispetto all’altro come le diverse fasi della vita.

www.romaeuropa.net

www.hangarbicocca.it

Txt Alessandra Sala

TO

DALL’AUSTRALIA A TORINO PER AMORE

La storia che vi voglio raccontare sembra una favola... un magico fiore nato nella selvaggia Australia, il wild hibiscus, ricco di vitamine e antiossidanti che aiutano a contrastare i livelli di colesterolo e a ridurre il rischio di malattie cardiache, un giorno è stato raccolto e inviato a Torino. In questa città è arrivato in un posto magico, Ingrosso Minuto, un locale che, nato nei primi del Novecento con la vendita di dolciumi e liquori, si è trasformato ad aprile di questo anno in un posto poliedrico che offre dalle 7.30 alla mezzanotte dolci, raffinatezze, lunch veloci e cene d’autore. Ed è qui che tra il wild hibiscus, piccolo fiore dal gusto simile al lampone e al rabarbaro e dalla consistenza di una succosa ciliegia, e un creativo chef, Massimiliano Giordano, è nato un grande amore. Ingrosso Minuto ve lo propone dall’antipasto al dolce in una variazione continua di forme e sapori. Una scala cromatica di gusti che cambia a seconda dell’intensità, del colore e degli abbinamenti. Volete assaggiarlo? Prenotate la vostra cena a fine settembre.

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Ingrosso Minuto Via Della Basilica, 1 – Torino Telefono 011.7609045

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Txt Seta Fael

PUNTO DI INCONTRO

VE

ART FOR BUSINESS FORUM

MI

Txt Seta Fael

La Galleria A+A – Centro Pubblico per l’Arte Contemporanea – è uno spazio espositiva no-profit, nata per promuovere l’arte slovena contemporanea e internazionale e sede del padiglione sloveno alle varie Biennali. La maggior parte delle mostre sono il frutto di una selezione di proposte che le diverse istituzioni slovene fanno; eventi che hanno luogo prima in Slovenia e poi vengono portati a Venezia, in modo che a ogni iniziativa si accompagni una pubblicazione. In contemporanea, tra una mostra e l’altra, oppure in occasione di qualche serata-evento, viene offerto lo spazio ai giovani artisti per presentare il proprio lavoro, con l’obbiettivo di creare con le diverse iniziative un laboratorio di ricerca che non si leghi esclusivamente alle arti figurative ma piuttosto a una conoscenza dell’arte e del contemporaneo. Una promozione di giovani talenti e una ricerca sul campo che ha portato lo staff della Galleria A+A – Aurora Fonda, Domitilla Musella e Francesca Colasante – alla creazione di XAC - Centro Sperimentale per le Arti e la Comunicazione, progetto ambizioso e impegnativo ideato per dare continuità e sviluppo alle attività didattiche della galleria.

Sarà la Triennale di Milano la cornice della terza edizione di Art For Business Forum, il grande appuntamento che dal 22 al 24 ottobre 2010 metterà in dialogo arti, cultura e mondo delle imprese. Bello, giusto, efficace. Trasformare le organizzazioni attraverso le arti è il titolo di questo importante appuntamento, organizzato dall’associazione non profit Art For Business e dalla Fondazione La Triennale. Sullo sfondo della crisi economica globale, il Forum 2010 si propone come un momento di riflessione e di confronto sul contributo che le arti possono offrire alle organizzazioni e alle loro persone, in termini di conoscenze, competenze e capacità manageriali che creano innovazione e vantaggio competitivo. La scommessa lanciata è che le arti possano essere lo strumento per aiutare le persone a dotarsi di quelle nuove capacità che porteranno a generare nuove risposte a vecchie domande, favorendo l’innescarsi del processo di innovazione. Per informazioni, iscrizioni e aggiornamenti www.artforbusiness.it

www.aplusa.it - www.xac.it

Txt Seta Fael

DISQUIETING IMAGES

Txt Annalisa Tirrito

MI

Disquieting Images, curata da Germano Celant e Melissa Harris, raccoglie una serie di fotografie radicate in esperienze inquietanti tanto reali quanto diverse nella loro varietà. La selezione delle opere sottolinea come l’attenzione vada posta nell’interpretazione, nella sfida, in ciò che viene espresso o lasciato inespresso. Sono immagini che provengono da tutte le parti del mondo, dall’Iraq al Texas, dal Giappone al Vietnam dall’Africa ad Haiti, dal Rwanda all’Afganistan, e riguardano le metropoli quanto i piccoli centri urbani, come San Francisco, New York, Palermo, London, Provincetown, Emeryville o Seattle. Parlano di soggetti che erodono i confini dell’immaginabile, si avvicinano a un universo del sociale che è latente e minaccioso perché tratta la violenza sul femminile, lo stravolgimento ecologico, gli abusi sugli animali, le ossessioni umane, le vittime della guerra e della famiglia. Fino al 9 gennaio 2011, Triennale di Milano.

NA

TRIP Non si può dire sia solo un locale, perché TRIP è molto di più. Uno spazio dove vivere emozioni e cibarsi di divertimento, cultura, teatro, e musica. Un luogo accogliente, nel quartiere Chiaia, a Napoli, in via Martucci 54, tra le strade dello shopping di moda, dei ristoranti e dei ritrovi della sera. Curato da Katià Bazzocchi, la direttrice francese, come una casa, dove tutto risponde a un gusto internazionale, senza chiusure. TRIP, d’altronde è il “viaggio”, aperto e pronto al confronto, allo scambio, all’accrescimento di vedute. E’ conviviale e culturale al contempo, come pochi luoghi riescono a essere, e si compone di più sale: Oscar, Newton, Esposizioni, Amelio e un patio, arredato con cura come ogni angolo. Oltre alle new entry, stupisce anche gli affezionati habituè, che non sanno mai se la sera si ritroveranno nel ristorante chic, tra le pietanze delle chef Gomasio, a un concerto rock o in una galleria d’arte moderna.

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NEW YORK

Txt Luca Bergamin

NEW YORK DESIGN STORY Dal Crosby Hotel di Soho fino al Wrigth Restaurant del Guggenheim, una passeggiata d’autunno alla scoperta a passeggiata nei nuovi indirizzi trendy della Grande Mela Da fuori sembra un palazzo federale. Mattoncini rossi e grandi vetrate. Con la bandiera americana che sventola sul pennone. All’interno è una “galleria di arte contemporanea”: cani in cartapesta giganti, quadri raffiguranti la Regina Elisabetta rappresentata con colori vivaci in tutte e quattro le stagioni, con cappellino e frutta diversi dall’autunno all’estate. E lampadari multicolori, quasi bolle colorate che piovono dal soffitto. Ma anche un salotto tipicamente inglese in cui prendere il tea adagiati su divani in velluto. E soprattutto il cortile con i rampicanti e le suite che Kit Kemp ha voluto lussuose, accattivanti, sensuali, senza pareti esterne ma ancora vetri “aperti” sui grattacieli di Soho, grandi specchi, cuscini e puff. Il Crosby Street Hotel è l’albergo più cool di New York. Anche per la sua collocazione: si trova a due passi da Spring Street con i suoi atelier che si sviluppano orizzontalmente come fossero tunnel, gli artisti che appiccicano i loro quadri e i post it colorati coi ritratti dei passanti sulle pareti delle case, i negozi di farfalle, teschi e creazioni di legno quali il Nature Evolution Store; tutto ciò fa di questo quartiere off la meta di artisti, architetti, modelle, ma anche studenti di informatica, attori dell’Actors Studio e fotografi che provano a sfondare. La “scena” di New York in questa stagione è ricca anche di altre suggestioni, spazi design onirici come il Wright Restaurant. Le linee sinuose del Guggenheim, “garage” metropolitano - bianca spirale che anche all’interno, come il guscio di una chiocciola, si fa scalare attraverso rampe elicoidali -, celano un tesoro dell’architettura e del gusto. Il ristorante del museo, infatti, richiama nelle forme un astronave. Pensato e progettato per stupire dall’architetto Andre Kikoski, che con quest’opera si è aggiudicato il prestigioso James Beard Foundation Award for Outstanding Restaurant Design, The Wrigth regala l’emozione di mangiare dentro un’ala di un bianco uccello volante che si libra in volo. Gli interni arcobaleno, in vetro e legno anche in bianco e nero, che rilucono come specchi presentano un tavolo conviviale per deschi futuristici da condividere con commensali occasionali. E anche la cucina internazionale minimalista preparata da David Bouley e Rodolfo Contreras che esalta i prodotti bio vegetali, i pesci e le migliori carni americani, delizia il palato. Luoghi, insomma, di una New York sempre in magmatica trasformazione.

Txt Annalisa Tirrito

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LANIFICIO 25 La Napoli antica, lastricata di basolato e costruita col tufo, racchiude luoghi pieni di fascino, come il Lanificio 25, in Piazza Enrico De Nicola 46. Ex convento, ex lanificio, ex fondaco, e ora spazio per concerti e spettacoli teatrali, nonché laboratorio creativo per artisti di tutto il mondo, che, hanno scelto Napoli per i loro progetti culturali, e sono stati selezionati e ospitati alla residenza del Lanificio per il tempo necessario alla realizzazione artistica proposta, mentre si nutrono di storia e humus che qui si respira più forte che altrove. Francesca Scuotto dirige scegliendo, specie in estate, gruppi di giovani artisti per performing arts factory, tra eventi come il DOPO FEST, musica live, cibo e Dj Set e installazioni artistiche, come “Un Faro per Lampedusa!” dell’artista tedesco Thomas Kilpper, che ha esposto la sua opera qui, prima che definitivamente sull’isola. Txt Seta Fael

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COMBINES XL A Milano, nel cuore di zona Tortona, uno dei centri nevralgici e più amati del fuori salone, della moda e dell’arte, si inaugura un nuovo spazio XL, come extra large, proprio per la sua estensione: 600mq di esposizione distribuiti su due livelli con spazi architettonicamente particolari che ospiteranno il mondo dell’arte nei suoi diversi linguaggi: design, moda, pittura, fotografia. All’interno si organizzeranno ciclicamente mostre di artisti emergenti, eventi musicali, performance, presentazioni di libri e sfilate di moda. Aperto per i visitatori/curiosi tutti i giorni, tranne la domenica; al giovedì con orario esteso fino alle 22.

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ON THE AIR GIOVANNI SOLDINI

TXT > Luca Bergamin

Ha mani grandi e nodose. Le mulina di continuo. Ogni tanto lancia lo sguardo lontano, quasi cercasse un orizzonte che non fossero i palazzi di Milano. Anche se questa è la città in cui è nato e dove ha imparato ad amare la vela. Sì, perché è stata la metropoli lombarda a spingere Giovanni a prendere il largo. Ultimo o quasi della sua classe di liceo (ha preso la maturità magistrale alle serali), poco propenso alla vita sedentaria, il protagonista di tanti giri del mondo, degli oceani e dei mari in solitario, ha... rotto presto con la città e le sue convenzioni. “Ho lasciato la scuola molto presto, non resistevo sui banchi. Ai miei quattro figli ho dovuto ammettere di non essere stato molto volenteroso, voglio che studino ma io non sono stato un buon esempio. Mi sono presto imbarcato sulle navi prima come mozzo, sino a diventarne capitano nelle traversate dai Caraibi al Portogallo. Poi ho vissuto a Cuba, portavo i turisti a scoprire le bellezze di Cayo Largo. Un periodo bellissimo”.

Giovanni Soldini al timone della sua barca Telecom, le sue traversate in solitario in mare durano al massimo 40 giorni.

IL SIGNORE DEL VENTO L’INFANZIA DA RIBELLE E POI LA SCOPERTA DEL MARE PER IL NAVIGATORE SOLITARIO PIÙ FAMOSO DEL MONDO

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ON THE AIR vedesse quello che stiamo facendo al mare, inorridito sceglierebbe di andarsene altrove, su di un altro pianeta.

EPPURE SI DICE CHE IL NOSTRO MARE SIA IL PIÙ BELLO DEL MONDO. NON È COSÌ? Sì, abbiamo una ricchezza inestimabile dalle acque della Sardegna, all’isola d’Elba alle Eolie, le Tremiti e le Egadi, splendidi luoghi, ricchi di una fauna marina incantevole. Specialmente Ustica, Giannutri, Ventotene, però stiamo rovinando tutto. Gli italiani potrebbero essere più intelligenti, ad esempio scaglionando le vacanze, non limitandosi a scegliere sempre agosto. E optare per la vela. MEGLIO IL VENTO DELLA BENZINA, È IL MOTTO DI GIOVANNI SOLDINI? Se le dicessi che differenza di consumo c’è, lei si metterebbe a ridere. Ma soprattutto se si naviga a vela ci si gode lo spettacolo delle onde, la forza dei venti, il contatto tra uomo e natura è

L’ACQUA DA SUBITO NEL SUO DESTINO, UN PATRIMONIO GENETICO? Mio padre aveva una barca con la quale ci portava in vacanza, non era un ottimo timoniere, però a turno faceva pilotare me e i miei fratelli, io ne ero molto affascinato, avrei voluto che quelle vacanze non finissero mai, andavamo in Grecia, Turchia, Africa del Nord, nei mari italiani. A volte ci perdevamo o ci sorprendeva la burrasca. A PROPOSITO DI BURRASCHE: NON HA PAURA QUANDO È SOLO IN MEZZO ALL’OCEANO E LE ONDE DIVENTANO PARETI? No, so come si deve fare per tenere a bada la barca. I miei mezzi di trasporto sono costruiti per resistere a ogni condizione. I materiali, ecocompatibili che sfruttano energia solare e tecnologie molto valide, garantiscono una certa sicurezza. Ho esperienza. Diciamo che in acqua, se non fai il furbo e stai tranquillo, te la cavi. Piuttosto una volta ho avuto paura perché c’erano troppe orche vicino a me. IMMAGINO FACCIA INCONTRI BELLISSIMI NEL CORSO DELLE TRAVERSATE. Delfini e cetacei, quelli li incontro, ma io sono occupatissimo, partecipo a vere e proprie gare, ogni secondo è prezioso, devo controllare la strumentazione di bordo, la rotta, cercare di mantenere la massima velocità possibile. Annoiarsi è difficile. I quaranta giorni, la durata media, passano in fretta. LEI E IL MARE. SOFFRE INVECE SULLA TERRA FERMA? A farmi soffrire è vedere lo scempio che viene fatto dei nostri mari, lasciando che yacht e motoscafi siano liberi di scorrazzare ovunque, a velocità elevate, consumando litri di gasolio senza che le autorità, troppo esigue sul piano numerico, possano intervenire per fermarli. Dico sempre che se un marziano planasse sulla Terra e

Ora il navigatore milanese sta preparando la traversata del mondo in equipaggio. Cerca sponsor per questa nuova impresa che comincerà nell’autunno del prossimo anno. Giovanni ha iniziato da bambino pilotando la barca del padre insieme ai suoi tre fratelli. Poi ha fatto lo skipper e ha persino vissuto a Cuba lavorando nel turismo. Ora vive in Liguria a ridosso del parco delle Cinque Terre. Soldini ha un sogno: navigare nei mari dell’oceania. Anche se la Bretagna insieme alle Canarie, dopo Ustica, è il suo approdo preferito.

strettissimo, armonioso. Io non sono contro la tecnologia, anzi la ritengo essenziale affinché le nostre vite siano più semplici, ma perché eccedere nella lunghezza degli scafi. Lo dico sempre che bisogna insegnare vela a scuola, ma morirò inascoltato.

NON SI BUTTI GIÙ, LA ASCOLTANO IN PARECCHI. LA CHIAMANO NELLE SCUOLE, ALLE CONFERENZE. Alle scuole vado sempre volentieri, mi piace parlare ai bambini, ascoltano con gioia. Alle conferenze non mi sottraggo mai, anche perché devo cercare di raccogliere fondi per le prossime imprese sportive. I titoli sui giornali o quelli onorifici non garantiscono sostentamento, e poi è un periodo difficile sul piano economico, trovare sponsor disposti a credere nelle traversate degli oceani è complicato. CI RICORDA COSA LE DISSE ISABELLE AUTISSIER QUANDO LA SALVÒ IN MEZZO AL PACIFICO MERIDIONALE? Mi disse grazie Giovanni e poi continuammo la traversata sino all’arrivo. Da quella vicenda è nata una solida amicizia. Quando mi trovo in Bretagna, un posto che amo insieme alle Baleari, andiamo sempre a cena insieme e sogniamo nuove avventure. La prossima si chiama Italia 70. La barca con la quale nel 2011 parteciperò al giro del mondo in equipaggio, la Volvo Ocean race.

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ON THE AIR NOTIZIE IN BREVE

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ON THE AIR

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ON THE AIR

www.aznom.it

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ON THE AIR

www.pslab.net

www.catherinewerdel.com

www.laurapassalacqua.com

www.martinabartoli.com

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ON THE AIR LIBRI

A CURA DI > Seta Fael

UN SEDICESIMO #17 Leonardo Sonnoli editore Corraini rivista bimestrale formato 17x24 cm pagine 16 In questo Sedicesimo, intitolato Isotta, il testo riprodotto è costituito dalle forme grafiche usate nel controllo della qualità di stampa. I segni astratti sono ottenuti incrociando e mescolando casualmente gli inchiostri e diventano i protagonisti di una rappresentazione grafica del caso, diversa in ogni esemplare di Un Sedicesimo.

Alighiero Boetti A cura di Annemarie Sauzeau edizione italiano/francese/inglese formato 24 x 30 cm pagine 240 illustrazioni 240 colore Il volume pubblicato da 24 ORE Cultura– Gruppo 24 ORE con marchio Federico Motta Editore, è suddiviso in due parti: la prima è costituita da un saggio critico di Annamarie Sauzeau, mentre la seconda raccoglie le opere in mostra, suddivise per temi.

GiArch Progetti di giovani architetti italiani - Vol. I A cura di Luca Paschini editore Utet Scienze Tecniche pagine 320 ll primo volume della collana illustra un’ampia panoramica di casi e di tipologie, rappresentando in modo significativo lo stato dell’architettura italiana e le tendenze di sviluppo sulle quali stanno lavorando le nuove generazioni. Le soluzioni originali degli studi emergenti sono illustrate attraverso un apparato iconografico a 4 colori di alta qualità e numerosi dettagli tecnici.

Nan Goldin Guido Costa pubblicato da Phaidon Press Limited edizione italiano pagine 128 illustrazioni 56 Rappresenta un saggio inedito e innovativo sulla vita e le opere dell’artista, riconosciuta a livello internazionale come una delle fotografe più importanti del nostro tempo per le sue intime e irresistibili fotografie. Attraverso la sequenza di 55 immagini e una panoramica cronologica delle sue fotografie, comprese quelle meno note.

Robert Capa Richard Whelan pubblicato da Phaidon Press Limited edizione italiano formato 250 x 250 mm pagine 572 Il volume rappresenta l’unica raccolta completa di tutte le fotografie della sua carriera, includendo non solo le immaginiicona scattate prima della tragica morte, ma anche il reportage sulla guerra civile spagnola, lo sbarco delle truppe americane a Omaha Beach, la liberazione di Parigi, così come le celeberrime immagini di Picasso, Hemingway e i numerosi altri artisti, scrittori e attori che si sono lasciati immortalare dalla sua macchina fotografica.

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ART IN PROCESS. A WORK OF PERSOL Prefazione di Achille Bonito Oliva. disegni di Harriet Russell edizione italiano, inglese e francese formato cm 19.0x24.0 pagine 144 + 24 La bellezza autentica risiede nel progetto e nel processo che porta la materia a diventare opera. Prima dell’ultimo gesto che la rende finalmente “opera”, la bellezza è infatti contenuta negli invisibili livelli di riflessione e passione che si nascondono sotto la superficie dell’oggetto finale – dalla scelta dei materiali alla precisione nell’esecuzione – che l’hanno preceduto e reso possibile.

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