Tipi di Comunicazione

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CHE COS’É LA COMUNICAZIONE? Il termine comunicare deriva dal latino “cum” e “munire” che significano rispettivamente con e legare, costruire e dal latino “cummunico” che significa far conoscere, rendere noto. In italiano, quindi, comunicare significa stabilire un rapporto fra due o più soggetti, mediante un linguaggio comune, detto codice, che è posseduto e compreso sia da chi emette il messaggio sia da chi lo riceve. Se il codice non è compreso la comunicazione risulta impossibile. La comunicazione è fatta di scambi di informazioni e di messaggi quali segnali, gesti, dialoghi, discorsi, scritti, immagini, ecc… FORME DIVERSE DELLA COMUNICAZIONE Segni I segni di cui gli esseri viventi si servono per comunicare sono numerosissimi per natura e per forma, ma sono tutti elementi fisici percepibili attraverso i sensi e capaci di trasmettere una data informazione. Il segno è una manifestazione involontaria e non intenzionale idonea a trasmettere informazioni e messaggi attraverso l’uso di linguaggi diversi e non stabiliti secondo regole convenzionate. A seconda del senso con cui i diversi segni vengono percepiti, questi si distinguono in: • Segni visivi (il cenno della testa con cui una persona ne saluta un’altra; l’alba che indica lo spuntare del giorno; la luce verde del semaforo che da via al traffico; un braccio alzato per richiamare l’attenzione) • Segni olfattivi (l’odore del cibo che indica che il pasto è pronto; gli odori usati dagli animali per attrarre o respingere altri animali) • Segni acustici (il verso degli animali, una risata, uno strillo, un telefono che squilla) • Segni tattili (un bacio, un pugno, una stretta di mano, una carezza) • Segni gustativi (il sapore del cibo che rimanda a un idea, a una tradizione, a una località, a una festività). Il segno è costituito da due aspetti: il significante e il significato. Il significante, anche detto espressione, è la sostanza fisica del segno e ha la funzione di trasmettere il messaggio; mentre il significato, anche detto contenuto, è il concetto mentale dell’informazione. Ad esempio se pensiamo a una gallina, il significante è il termine “g-a-l-l-i-n-a” nella versione grafica o fonica; il significato è l’idea, l’immagine mentale, che noi abbiamo dell’animale. Il rapporto che lega il significante e il significato è arbitrario, cioè non naturale e stabilito in base a una convenzione tra coloro che partecipano alla comunicazione. Ad esempio il termine “burro” per gli spagnoli indica il nostro asino; mentre per noi italiani il termine “burro” indica una sostanza che si può mangiare e ben diversa dall’asino. Il rapporto arbitrario tra significato e significante riguarda soltanto i segni artificiali, ovvero quei segni che non sono rintracciabili in natura, ma sono stati fissai dagli uomini attraverso un accordo, detti segnali. Oltre ai segni artificiali esistono i segni naturali, o motivati, che sono quei segni che è possibile rintracciare in natura e che richiamano in qualche modo il loro contenuto; come ad esempio sono il vento, il lampo… Questo tipo di segni, tra il significante e il significato, adottano un rapporto di causa ed effetto: infatti il vento è l’effetto di uno spostamento di masse d’aria, il lampo è l’effetto visivo di scariche elettriche che hanno luogo nell’atmosfera… I segni naturali si distinguono meglio in tracce, sintomi e indizi; mentre i segni artificiali si distinguono in segnali, simboli e icone. L’insieme dei segni naturali e artificiali costituisce la realtà nella quale viviamo. Tracce, sintomi e indizi Le tracce sono segni naturali come le orme lasciate dal passaggio di un animale o di una persona sul terreno. Chi osserva questi segni parte dalla constatazione di un rapporto di causa ed effetto tra l’oggetto, ovvero l’orma, ed evento, cioè il passaggio di un animale o di una persona, per stabilire


un rapporto non immediato e non attuale tra oggetto ed evento, quindi l’orma vuol dire che è passato qualcuno. I sintomi sono segni naturali come il fumo che si leva in un bosco. Chi osserva questi segnali stabilisce una relazione fra un fenomeno che può osservare, ovvero il fumo, ed un evento, cioè il fuoco, che sono in rapporto di causa e di effetto immediato nel tempo, quindi se c’è il fumo c’è il fuoco. Gli indizi sono segni naturali come il fazzoletto che l’assassino ha perduto sul luogo del delitto. Chi li osserva nota un rapporto tra l’oggetto, ovvero il fazzoletto, e l’evento, cioè il proprietario del fazzoletto, e congettura un rapporto di causa e di effetto tra oggetto ed evento deducendone che se l’oggetto è in un determinato posto anche il suo proprietario è stato in quel posto. Segnali, icone e simboli I segnali sono quei segni che hanno un significato evidente e chiaro per tutti; esso ci informa di un evento in maniera volontaria e secondo regole concordate. Pertanto sono da considerare segnali le indicazioni luminose di un semaforo, il suono di una sirena, la segnaletica stradale... Un esempio di segnali sono:

Le icone sono quei segni affidati a immagini simili o assai vicine a raffigurazioni che rimandano direttamente alla realtà. Un esempio di icone sono:


I simboli sono quei segni affidati a immagini stilizzate lontane da raffigurazioni reali, i quali sono riconducibili alla realtà sono sulla base di una preciso accordo tra le persone che li usano. Un esempio di simboli sono:

I CODICI (O LINGUAGGI) La comunicazione, come abbiamo già visto, avviene attraverso segni, che però non si presentano mai da soli, ma insieme ad altri in un sistema di segni. Il sistema, che possiede regole ben precise, viene definito codice o linguaggio. Il codice è l’insieme delle norme che regolamentano i rapporti tra significato e significante. I codici possono essere di vari tipi e principalmente si distinguono in: - codici (o linguaggi) non verbali: che utilizzano vari tipi di segni, dai suoni non articolati ai gesti, dalle immagini alle luci, dagli atteggiamenti del volto agli odori e simili; - codici (o linguaggio) verbale: che si serve di segni linguistici, ossia di suoni articolati o parole; I codici non verbali e verbali si possono a loro volta distinguere in: o codici visivi: che si dividono in codici visivi convenzionalizzati (segnaletica stradale, bandierine navali…) e codici visivi cromati (assegnano valori precisi in determinati ambiti per esempio il nero per il lutto; il rosa se è nata una bimba; l’azzurro se è nato un bimbo…); o codici sonori e musicali: i primi comprendono le onomatopee, che sono la riproduzione scritta di suoni naturali (ad esempio din don dan per il suono delle campane; bang per lo sparo…); mentre i secondi comprendono tutti i codici della musica (ad esempio le note, le armonie…); o codici tattili (ad esempio il bacio, la carezza, lo schiaffo, la stretta di mano…); o codici olfattivi: sono costituiti dai valori degli odori corporei, che variano a seconda delle culture (ad esempio i profumi; l’odore del cibo…); o codici linguistici naturali e formalizzati: sono quelli delle lingue naturali (includono le lingue sviluppatesi naturalmente durante l’evoluzione dell’uomo, come italiano e francese) e quelli delle lingue artificiali (includono le lingue create a tavolino come ad esempio i linguaggi informatici per programmare (PHP, Pascal, HTML…)); o codici paralinguistici: descrivono le varianti del linguaggio parlato che sono connesse con l’espressione verbale (ad esempio il tono, l’altezza e il timbro della voce…); o codici animali: sono quelli utilizzati dagli animali per comunicare; non consistono solo nel verso, ma anche nei movimenti effettuati dagli animali (esempio il ballo delle api prima del nutrimento che si muovono in circolo vicino all’alveare); o codici medici: collegano l’insieme dei segni e dei comportamenti umani con lo stato del corpo umano e le sue malattie (ad esempio le eruzioni cutanee per la varicella, il morbillo e la rosolia);


o codici cinesici: è l’insieme dei gesti e dei movimenti del corpo degli esseri umani o degli animali che accompagnano i codici verbali e animali; o codici prossemici: consistono nell’utilizzo dello spazio e delle distanze tra gli individui per attribuirgli un diverso significato (distanza d’affetto, distanza di rispetto…); o codici grafici: (ad esempio i disegni, i grafici…); o codici gestuali: (ad esempio i gesti, le espressioni del volto, i mimi, il Linguaggio Italiano dei Segni...). LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE LINGUISTICA La funzione è l’uso del codice linguistico secondo modalità differenti, collegate allo scopo dell’atto comunicativo. Nella comunicazione linguistica si possono distinguere sei funzioni fondamentali: 1) funzione informativa, o referenziale: quando la comunicazione linguistica mette in evidenza soprattutto la realtà esterna, quindi è focalizzata sul referente (è l’elemento della realtà contenuto nel messaggio) (es. sta piovendo); 2) funzione espressiva, o emotiva: quando la comunicazione linguistica è focalizzata sull’emittente e ne illustra lo stato d’animo dolore, allegria, noia, gioia, paura… (es. che noia questa lezione); 3) funzione persuasiva, o conativa: quando la comunicazione linguistica mira a coinvolgere, influenzare, persuadere o colpire il ricevente/destinatario (es. non piangere!); 4) funzione poetica: quando la comunicazione linguistica è focalizzata sulla forma del messaggio: sugli aspetti fonici, sintattici, di scelta delle parole e costruzione delle frasi (es. la lingua della pubblicità: Fiesta ti tenta tre volte!); 5) funzione di contatto, o fatica: quando la comunicazione linguistica mira a istaurare o a mantenere il canale della comunicazione (es. mi senti?, pronto?, mi senti ancora?); 6) funzione metalinguistica: quando all'interno del messaggio sono presenti elementi che mirano a spiegare il codice stesso (es. il chiedere e il fornire chiarimenti su termini, parole e grammatica di una lingua). Si deve, poi, al russo Roman Jakobson la connessione di queste sei funzioni fondamentali con gli elementi della comunicazione stessa. FUNZIONE INFORMATIVA referente

FUNZIONE ESPRESSIVA emittente

FUNZIONE POETICA messaggio

FUNZIONE METALINGUISTIVA codice

FUNZIONE PERSUASIVA ricevente/destinatario

FUNZIONE DI CONTATTO canale

Le funzioni individuate, negli usi quotidiani e concreti della lingua, non si presentano quasi mai separatamente, spesso accade che un messaggio svolga nello stesso tempo molteplici funzioni.


LA COMUNICAZIONE NON VERBALE O ANALOGICA La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo non riguardanti il livello puramente semantico del messaggio, ossia il significato letterale delle parole che compongono il messaggio stesso. I messaggi non verbali possono essere inviati per scelta o inconsapevolmente, da soli o uniti alle parole. La cinesica si occupa dello studio della comunicazione non verbale che avviene mediante: le posizioni del corpo; i gesti, l’espressione del volto e degli occhi; le inflessioni della voce; sequenza, il ritmo, la cadenza delle parole; ogni altra espressione di cui il corpo sia capace; i segni di comunicazione o movimenti di intenzione sempre presenti in ogni contesto comunicativo… Le espressioni del volto, o mimica La mobilità del volto è generalmente la più osservata dagli interlocutori durante un colloquio e per questo le espressioni del volto, ricchissime di sfumature e di significati, come sorrisi, risate, bronci, corrugamenti della fronte… acquistano una notevole importanza. Le espressioni non verbali del discorso, ed in particolare i segni del volto, hanno significati diversi secondo il contesto in cui si svolge la conversazione. Ecco alcune espressioni del volto:

addormentato

arrabbiato

ammiccante

duro

allegro

serio

bacio

intimidatorio

pensoso

spaventato

impassibile

altezzoso

terrorizzato

intenso

confuso


Lo sguardo Lo sguardo è un eccellente strumento di comunicazione non verbale che può trasmettere innumerevoli messaggi di ogni tipo: sicurezza, disinteresse, critica, distacco… L’espressione dello sguardo può essere voluta, quindi controllata, oppure può trattarsi di un movimento involontario, che rispecchia lo stato d’animo presente nel soggetto in quella circostanza. Lo sguardo può essere: Diretto: sicurezza di sé, interesse per l’altro; Basso: debolezza, incertezza, ansia; Alto: disinteresse, critica; Sfuggente: scarso interesse e concentrazione; Fisso su oggetto: distacco emotivo, insicurezza. I segnali automatici del volto Il ritmo respiratorio, l’arrossimento delle guance, il pianto, lo sbadiglio, costituiscono modificazioni involontarie dell’atteggiamento, che si manifestano in particolar modo sul viso e che non sono controllabili razionalmente. La postura, o atteggiamento La postura è la posizione che il corpo assume durante un colloquio o un confronto con un’altra persona. La posizione generale del corpo rivela lo stato emotivo con cui l’interlocutore partecipa alla comunicazione. La postura di un individuo può variare, a seconda che egli si trova nel ruolo del soggetto emittente o del soggetto ricevente.


La posizione degli arti inferiori La posizione degli arti inferiori è rilevabile solo quando il soggetto si trova in posizione seduta. Il modo di accavallare le gambe, il battere ritmicamente un piede per terra, il toccarsi la coscia con le mani… sono espressioni che possono esprimere disagio o atteggiamenti di difesa. Di contro, le posizioni da seduto con gambe allungate o flesse in avanti e con la posizione dei piedi avanzata, indicano quasi sempre sicurezza di se o assenza di disagio.

La gestualità La gestualità comprende le possibili azioni eseguite dagli interlocutori e tutti i movimenti delle braccia e delle mani; spesso questi movimenti sono inconsapevoli e senza alcun significato voluto. Molte volte vengono usati per sottolineare il concetto espresso dal messaggio verbale mediante i cosiddetti messaggi di intenzione, come il disegnare nell’aria la dimensione o la forma di un oggetto. Moltissimi gesti delle braccia, ed in particolare delle mani, sono delle vere e proprie comunicazioni complete, che usano simboli o codici non verbali.


LA COMUNICAZIONE PER I NON UDENTI I non udenti usano una propria lingua non costituita da suoni, ma da segni realizzati con il corpo. Si tratta di un lingua articolata come quelle verbali, ma con un codice che rappresenta la realtà in modo radicalmente diverso rispetto a quello degli udenti, un codice in cui la vista ricopre necessariamente un ruolo speciale. La lingua dei non udenti non è universale: ogni paese ha la propria lingua dei segni come ha una propria lingua parlata. La comunità dei non udenti italiani usa la LIS, Lingua Italiana dei Segni. Ecco l’alfabeto che utilizzano i non udenti:

LA COMUNICAZIONE VERBALE Il linguaggio verbale, che si esprime attraverso segni linguistici o suoni articolati o parole, è il più importante e il più diffuso tra tutti i tipi di linguaggio usati dall’uomo. Il linguaggio verbale può essere arricchito dai linguaggi non verbali. Esso è un linguaggio: - ricco e potente: capace di comunicare qualsiasi tipo di messaggio, in una varietà pressoché infinita di possibilità espressive e in una gamma inesauribile di sfumature. - economico: in quanto con pochi segni permette di creare un numero infinito di messaggi. - chiaro: ha un tasso di ambiguità molto basso. - aperto: in quanto è in continuo sviluppo ed è capace di rinnovarsi e di adattarsi a ogni nuova esigenza comunicativa. - universale: poiché, pur nella varietà delle sue realizzazioni pratiche, può essere utilizzato da tutti gli uomini. - onniespressivo: in quanto è in grado si esprimere tutto quello che esprimono gli altri linguaggi. - che è in grado di comunicare messaggi su se stesso, cioè è in grado si parlare di sé per descrivere e analizzare le proprie caratteristiche e le norme che lo regolano. Le origini del linguaggio verbale Il linguaggio verbale è una forma di comunicazione propria dell’uomo. Solo l’uomo, infatti, è capace di utilizzare alcuni organi del suo corpo per articolare suoni ben distinti fra loro e, quindi, parlare. Quando gli uomini abbiano cominciato a produrre tali suoni è difficile dire. Per almeno un milione di anni dopo la comparsa della specie umana, essi vissero certamente sulla Terra esprimendosi come gli altri animali. Poi, grazie all’evoluzione umana, essi cominciarono a sfruttare gli organi destinati alla respirazione, alla nutrizione e all’olfatto, come bocca, laringi, polmoni, lingua, i denti, il naso…, per produrre i suoni del linguaggio. Ciò potrebbe essere successo solo una decina di migliaia di anni fa o, come credono alcuni studiosi, in epoca ancor più recente. Ancora più difficile risulta stabilire come i nostri antenati abbiano costruito il linguaggio verbale, dove ciò sia


successo per la prima volta e scoprire se ciò sia successo in un solo luogo della Terra o in più luoghi contemporaneamente. Questo è il problema dell’origine delle lingue. La lingua Il linguaggio verbale trova la sua realizzazione storica e pratica nelle lingue parlate dai vari popoli. La lingua e divisa in lingua parlata e lingua scritta. La lingua parlata va per natura soggetta a precisi limiti spaziali, poiché la lingua parlata non va al di là di certe distanze, e temporali, la comunicazione orale si consuma e si spegne nell’atto stesso in cui viene realizzata. Perciò dati questi limiti l’uomo a un certo punto della sua esistenza storica ha provveduto a superare questi inconvenienti trasformando la lingua parlata in lingua scritta. In questo modo la lingua ha potuto superare i limiti acquisiti dalla sua primitiva forma orale e i messaggi che utilizzano il codice linguistico possono oltrepassare le barriere dello spazio e del tempo. La lingua parlata e scritta costituiscono due diverse forme di comunicazione, infatti esse si distinguono perché: ¾ ciascuna utilizza significanti diversi: la lingua parlata utilizza suoni o fonemi, mentre la lingua scritta utilizza grafemi o lettere; ¾ si servono di canali diversi: la lingua scritta si serve solo del canale visivo, mentre la lingua parlata si serve del canale acustico, di quello visivo, di quello tattile, di quello olfattivo; ¾ operano in situazioni comunicative diverse: nella lingua parlata emittente e destinatario sono entrambi presenti all’atto comunicativo, mentre nella comunicazione scritta emittente e destinatario sono separati da una distanza che può essere sia spaziale che temporale; ¾ hanno diversa durata: il messaggio della lingua parlata ha effetto immediato e durata breve, mentre il messaggio della lingua scritta è duraturo nel tempo. ¾ la lingua parlata può essere integrata e arricchita con l’intonazione, con il tono, con le pause, con il ritmo, coi gesti, con le espressioni del volto…, mentre la lingua scritta può essere integrata e arricchita con la punteggiatura, con l’impostazione grafica, con la sottolineatura, con l’uso delle maiuscole, la variazione dei caratteri di stampa… VARI TIPI DI COMUNICAZIONE Oltre la comunicazione verbale e non verbale esistono altri vari tipi di comunicazione, eccone alcuni chiarimenti: INFORMALE: cioè di carattere non ufficiale, non pubblica e INTENZIONALE: generalmente accessibile CONSCIA: cioè cioè rivolta ad uno scopo soltanto ai giornalisti basata su una volontà ISTITUZIONALE: consiste nella pubblicazione di atti, bollettini ufficiali, comunicati stampa… INTRAPERSONALE: è quella che avviene all'interno di noi, nella nostra mente

COMMUNICAZIONE VERBALE

RAZIONALE: cioè in grado di raggiungere gli obiettivi che si prefigge

RECIPROCA: cioè fondata sull’interazione interindividuale

INTERPERSONALE: è quella che avviene con altre persone



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