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Nordest
AMBIENTE VENEZIA Nei rifiuti solidi urbani, il Veneto è la più “riciclona” delle regioni. «Ma a causa di quelli speciali, insieme al resto del Nord rischiamo di diventare la pattumiera d’Italia»: a lanciare l’allarme è stato ieri l’assessore zaiano Gianpaolo Bottacin, al termine della giornata conclusiva dell’Ecoforum di Legambiente che si è tenuta a Treviso. Sotto accusa è la libera circolazione sul territorio nazionale degli scarti provenienti dalle attività produttive, a cui aveva cercato di porre un tetto una legge regionale che è stata bocciata dalla Corte Costituzionale, «con il risultato che adesso ci ritroviamo 400.000 tonnellate di troppo e un rincaro dello smaltimento anche per la nostra spazzatura domestica».
Sabato 7 Dicembre 2019 www.gazzettino.it
«Così il Nord diventa la pattumiera d’Italia» L’allarme di Bottacin: «In Veneto 400.000 `Sotto accusa l’assenza di limiti al traffico tonnellate di rifiuti speciali da altre regioni» «La nostra legge fissava il 15%: bocciata»%
`
I numeri
GLI OBIETTIVI Bottacin basa la sua riflessione sull’analisi del Piano rifiuti del 2015, che fissava per il 2020 il raggiungimento di alcuni obiettivi numerici per i rifiuti prodotti, per quelli differenziati, per i residui destinati alla discarica e per quelli indirizzati ai termovalorizzatori. «Siamo allineati – riferisce l’assessore regionale all’Ambiente – a tutte le previsioni, o quasi: c’è un dato che sballa di brutto, quello dei rifiuti speciali. Mentre per i rifiuti solidi urbani la legge dice che ogni Regione deve pianificare l’autosufficienza e il Veneto dimostra di saperlo fare, per gli speciali è prevista la libera circolazione in tutta Italia. Così noi stiamo subendo l’arrivo di centinaia di migliaia di tonnellate di scarti da fuori regione, che negli anni scorsi andavano per esempio in Germania, ma che ora non vengono più accolti all’estero e allora finiscono nelle nostre discariche».
62 Le discariche di scarti speciali, inerti e non pericolosi
650.000 Le tonnellate ora stoccate: dovevano essere 250.000 ECOREATI Un carabiniere del Nucleo operativo ecologico e, nel tondo, l’assessore Gianpaolo Bottacin
IL RAPPORTO ECOMAFIA DI LEGAMBIENTE: NEL 2018 ACCERTATE 240 INFRAZIONI, PER OLTRE UN QUARTO NELLA CITTÀ DI TREVISO
I SITI L’anagrafe veneta conta 10 siti per lo stoccaggio dei rifiuti urbani indifferenziati e pure degli speciali, più altri 25 per gli inerti e ulteriori 27 per i non pericolosi, dunque un totale di 62 strutture in cui quattro anni fa era stata pianificata la presenza massima
di 250.000 tonnellate. «Invece attualmente ce ne sono 650.000 – afferma Bottacin – per colpa di conferimenti che sono a tutti gli effetti incontrollabili. Basta una minima lavorazione, anche con modalità di per sé lecite, per trasformare un rifiuto da urbano a speciale. A quel punto la normati-
d5b091dd-459a-47c9-91b0-fe97757b931f
143 Gli euro ad abitante a cui nel 2018 ammontava la tariffa di stoccaggio (nel 2017 erano 136)
90 I sequestri per traffico illecito di rifiuti effettuati nel 2018
va non prevede più nessun limite e i prezzi si alzano pure per l’immondizia locale: siccome le discariche sono sempre più sature, evidentemente i gestori danno la priorità a chi offre di più. Per questo fra 2017 e 2018 le tariffe in Veneto sono salite da 136 a 143 euro per abitante. Benché la media sia al Nord di 154 e in Italia di 175, la tendenza all’aumento anche da noi è evidente». Per questo la Regione torna a sollecitare una regolamentazione del traffico da parte dello Stato. «Chiediamo – dice il leghista – che ogni regione possa ricevere da fuori un quantitativo non superiore al 15% della capacità di smaltimento dei propri impianti. Ci avevamo provato con una legge regionale, che però ci è stata impugnata dal governo Renzi. Ma noi continuiamo a pensare che limitare il flusso consenta di abbassare i costi per i nostri cittadini, responsabilizzare i territori che non sono dotati di impianti e frenare le attività della malavita».
GLI ILLECITI Degli ecoreati si è parlato anche all’iniziativa di Legambiente, il cui rapporto Ecomafia 2019 elenca in Veneto nello scorso anno 240 infrazioni accertate per traffico illecito di rifiuti (per oltre un quarto nella città di Treviso), 273 denunce, 2 arresti e 90 sequestri. «Abbiamo un sistema di controlli garantito da Arpav – ha rimarcato Bottacin – che non ha eguali in Italia. Inoltre abbiamo attivato convenzioni con i Carabinieri Forestali e dei Noe, nonché un tavolo tecnico per contrastare i roghi dei rifiuti e gli illeciti ambientali. Iniziative che non hanno fatto piacere a qualcuno, viste le minacce di morte che ho ricevuto. Ma vuol dire che siamo sulla strada giusta, quindi avanti così». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
III
Primo Piano
Sabato 7 Dicembre 2019 www.gazzettino.it
Scontro istituzionale BRACCIO DI FERRO BELLUNO «Ho appreso dell’avvenuta notifica del decreto che impone il vincolo dell’area alpina compresa tra il Comelico e la Val d’Ansiei. Si tratta di un mero elenco di prescrizioni e limitazioni stilato senza la benché minima conoscenza delle peculiarità del territorio montano, contro il quale ricorreremo in ogni sede opportuna». Per il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, il documento inviato ieri mattina dal ministero a Auronzo e cinque comuni del Comelico suona come uno schiaffo. Un atto ostile, soprattutto alla luce del dialogo avviato con il Ministro Dario Franceschini. Di «ripicca» parla il deputato di Fratelli d’Italia (e sindaco di Calalzo di Cadore) Luca De Carlo. «Questa è una punizione» tuona il sindaco di Comelico Superiore Marco Staunovo Polacco, «vergogna» rincara la dose la sua omologa di Auronzo, Tatiana Pais Becher, in un post su Facebook.
Auronzo e Comelico vincoli già operativi `I sindaci: «Una punizione nei nostri Zaia sbotta: «I cittadini devono essere ascoltati, un mero elenco di prescrizioni» confronti perché siamo tutti compatti»
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deflagrare il malcontento. «Si trasmette copia del decreto e i relativi allagati concernenti la dichiarazione di notevole interesse pubblico con richiesta di assicurarne immediata osservanza, considerato che l’efficacia delle disposizioni in esso contenute decorre dalla data di adozione del medesimo (il 5 dicembre 2019 ndr)». A inquadrare i termini del mal di pancia riesce il sindaco di Comelico Superiore Staunovo Polacco.
QUESTIONE DI METODO «Guardi - spiega Staunovo Polacco - il punto non è cosa prescrive il vincolo. Il punto è il vincolo stesso, un limite che noi non volevamo ci fosse, lo abbiamo chiesto e ripetuto ma non siamo stati ascoltati. È una questione di metodo prima ancora che di merito. È una punizione. Per quale motivo? bisogna chiederlo a loro. Per la prima volta siamo riusciti in modo compatto a portare avanti dei progetti e
in un incontro proprio per discutere di uno di questi progetti è nata l’idea di introdurre questo vincolo». Insomma quella manciata di righe, quassù non rappresentano solo uno strappo istituzionale ma uno sgambetto. «Un decreto - prosegue Zaia di vincoli assai poco ragionati, emesso, tra l’altro, respingendo con una certa arroganza l’appello da me formalizzato al Ministro, per ridiscutere e approfondire l’intera questione. Aveva-
mo inviato un appello pochi giorni fa. La risposta è stata una nota che dichiara l’impossibilità di sospendere la procedura di apposizione di vincolo stante lo “straordinario valore naturalistico” dell’area presa in esame». Secondo Zaia si tratta di «un elenco di prescrizioni e limitazioni, elaborate senza una conoscenza puntuale delle peculiarità del territorio montano: sindaci e dei cittadini devono essere ascoltati e devono poter dare il
loro contributo nella tutela paesaggistica ed ambientale futura. È il contributo di chi in queste montagne vive e amministra e le conosce meglio di chiunque altro».
L’APPELLO «Chiedo ai parlamentari di maggioranza e al Ministro Federico D’Incà - aggiunge De Carlo che si attivino ed intervengano in maniera rapida ed efficace contro questo provvedimento che umilia e uccide un territorio vivo e che vuole vivere. Ho sempre dato la mia collaborazione sui temi che riguardano Belluno ma non potrà che venir meno, se questo è il concetto che questo Governo ha di sviluppo e di tutela della montagna»
COSA SUCCEDE ORA
La nota arrivata ieri mattina agli uffici protocollo dei sei municipi è stringata: poche righe che bastano e avanzano per far
Il vincolo è già “operativo”. A questo punto toccherà a Regione o ai Comuni interessati proporre ricorso. La sede più naturale è quella del Tribunale amministrativo regionale. Ovviamente trattandosi di competenze dello Stato il Tar competente è quello del Lazio. Zaia ha già spiegato di aver pronta carta e penna. Il ministero ha già fatto la sua mossa, ora spetta a Venezia fare la propria. Andrea Zambenedetti
LA REGIONE ANNUNCIA DI ESSERE PRONTA A RICORRERE IN GIUDIZIO PER BLOCCARLI
IL DEPUTATO LUCA DE CARLO: «IL MINISTRO D’INCÀ E I PARLAMENTARI DI MAGGIORANZA INTERVENGANO»
IL DOCUMENTO
COSA CAMBIA BELLUNO «Questo Governo – tuona l’Assessore alla Specificità Bellunese Gianpaolo Bottacin - ha deciso di uccidere definitivamente la montagna. Questi vincoli mettono in grave dubbio anche gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e io penso invece che prima di tutto debba venire l’incolumità dei cittadini. Se vogliamo mantenere la montagna – conclude Bottacin- dobbiamo garantire la sicurezza della gente di montagna». L’allegato “E” firmato dall’architetto Federica Galloni è composto di sedici pagine inclusive delle controdeduzioni. Una risposta a quanto sottolineato dalla Regione. «Il parere del Veneto - si legge nell’allegato del Ministero - non mette in discussione i caratteri paesaggistici dell’ambito proposto ma, anzi, lo conferma sia nella valuta-
APPELLO A VUOTO Il governatore Zaia aveva chiesto di rinviare il vincolo ma ieri sono arrivate le comunicazioni nei municipi
«A rischio la manutenzione» ma consentite nuove piste sci zione tecnica che nella delibera». Nelle sedici pagine il Ministero è però costretto (proprio su sollecito della Regione) a precisare le fonti, gli strumenti di pianificazione, a inserire una disciplina d’uso, ad aggiornare gli strumenti di tutela normativi operanti. Il primo punto concreto su cui interviene riguarda proprio le com-
BOTTACIN: «QUESTO GOVERNO HA DECISO DI UCCIDERE DEFINITIVAMENTE LA MONTAGNA E LA SUA SICUREZZA»
ponenti idromorfologiche. Un punto che, secondo l’assessore regionale Bottacin, impedisce per esempio la manutenzione post Vaia. Un punto modificato dal Mibac dopo le istanze di Venezia. Altro punto su cui il Ministero ha introdotto delle modifiche, sempre recependo le istanze della Regione riguarda i lavori di manu-
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DELUSI Zaia e Bottacin
tenzione ordinaria e straordinaria della viabilità forestale. Nella prima bozza non erano consentiti. Altre modifiche riguardano le aree agricole: non saranno possibili le installazioni di impianti aerei per le infrastrutture di rete e per la comunicazione, la realizzazione di nuove edificazioni. La modifica più importante riguarda le nuove piste. Un punto che sembra aprire la strada al carosello sciistico Comelico Pusteria: «Nuovi tracciati - si legge - di piste da sci saranno consentiti qualora non compromettano aree ad elevata integrità naturalistica, la visibilità territoriale la panoramicità verso il contesto paesaggistico di riferimento e elementi particolarmente significativi inerenti la storia e la geomorfologia». Ma anche questo può sembrare un’apertura o addirittura una nuova, clamorosa, chiusura. A.Zam.
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Padova
Sabato 7 Dicembre 2019 www.gazzettino.it
Bui: «La Regione? Vedo un moderato e più che le tessere valgono le idee» Il presidente della Provincia a guida dem: «Che sia del partito o meno interessa poco» `
L’INTERVISTA PADOVA Fabio Bui, presidente
della Provincia, è il più alto in grado fra gli amministratori Pd nel territorio. É stato eletto dai sindaci e guida una compagine che ha fatto della coesione politica fra anime politiche diverse un punto fermo. Dunque le sue riflessioni partono da un osservatorio privilegiato, un esperimento fra sinistra ed elementi di centrodestra che sta dando i suoi frutti. Presidente, sono iniziate le grandi manovre a sinistra per l’alternativa a Zaia. Meglio un interno o un rappresentante delle civiche? «Non è importante che il candidato abbia la tessera di partito, ma che sia un riferimento per i veneti. Che sia Pd o meno a me interessa poco, mi preme di più che riesca a investire nel futuro. Nel senso che oggi la Regione va amministrata da persone che non guardino alle appartenenze strette». Il consigliere regionale Sinigaglia non la vede come
lei. Rivendica il ruolo guida del partito. «Anche dentro al Pd ci sono delle brave persone dunque vediamo. Ma se ci limitiamo a una sigla ci chiudiamo. Il riferimento sono i cittadini. Anche l’altra sera a un gruppo di imprenditori ho detto: non siate amici dei politici anzi: dovete rompere loro le scatole». Bene. Se le dico Lorenzoni cosa risponde? «Leggo ma non mi appassiono sulle lotte per i posizionamenti. Mi appassiona invece sapere il programma del candidato da qui al 2030. Quello che lo esprime meglio sarà la persona più indicata». Zaia sa già come disegnare il Veneto. «Allora voglio che il nostro candidato mi dica come sarà
«CONSIGLIO IL PD DI CANDIDARE UN AMMINISTRATORE LOCALE, DI QUELLI CHE PARLANO CON LA GENTE»
LE REGIONALI A destra il presidente della Provincia, Fabio Bui, sul palco insieme al vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni
Padova fra 10 anni. Con la Valsugana in crisi, la regionale 308 da collegare alla pedemontana e la regionale 10. Non pagine di sogni, ma tempi e modi per infrastrutturare meglio il nostro territorio. E nello stesso tempo come farci sistemare le scuole. Chiediamogli di moltiplicare il ragionamento per tutto il Veneto». Impegnativo di questi tempi... «Dice per il fatto che mancano i soldi? Io rovescio il concetto. Questo è un alibi per la politica che non riesce a fare. Se si mettono insieme le idee poi di conseguenza arrivano anche quelli». Ma la politica ha altri orizzonti, diciamo più limitati...
«La politica pensa alle elezioni invece i cittadini ci chiedono soluzioni. Noi facciamo politica per orti invece di coltivare la coesione». Allora va bene anche Zaia? «Su Zaia non posso dire che abbia governato male nel territorio padovano. Io non ho mai avuto problemi con lui. Non lo denigro, è anche il mio presidente. Ma un altro Veneto è possibile. Troviamo una persona che crei un’alternativa non con una logica di schieramento ma senza far politica contro, che è il vizio di oggi». Qual è il profilo ideale secondo lei? «Consiglierei il Pd di scegliere fra gli amministratori loca-
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li. Sono quelli che dialogano con la gente tutti i giorni. Una persona di progetto che faccia un programma non di cento pagine ma di poche cose concrete». Collocazione? «Anche qui, l’area dei moderati che è maggioritaria ha perso una guida e cerca una rappresentanza. Io lo pesche-
«SU LORENZONI LEGGO, MA NON MI APPASSIONO PRIMA I PROGRAMMI E DI ZAIA NIENTE DA DIRE MA UN ALTRO VENETO É ANCORA POSSIBILE»
rei qui. Potremmo arrivare fino a quella parte di Lega che ha dentro anch’essa un’area moderata e che già oggi ha degli esponenti. Ma se la costruiamo “contro” Zaia abbiamo perso. Invece facciamo tesoro del suo lavoro». Ma allora come se ne esce? «Puntando al futuro, anche noi abbiamo un Veneto da disegnare. Zaia comunque fra 5 anni non ci sarà più. Abbiamo tutto il tempo di costruire un’alternativa ma senza ragionare secondo una logica partitica o limitata. Facciamoci un motore nuovo. Cosa vuole, ho la mania di avere la visione lunga». Mauro Giacon
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Sabato 7 Dicembre 2019 Corriere del Veneto
PRIMO PIANO
Politica e territorio
Centro clandestini, Verona si candida Il Comune però precisa: «Ora i Cpr sono a disposizione di tutta Italia, non del territorio che li ospita. O cambiano le regole o non ci stiamo». I prefetti: «Si deve realizzare, toglie delinquenti dalla strada» La scheda ● Verona è la prima città d’Italia, seguita da Padova e Roma, per identificazioni, rilievi e denunce effettuati dai vigili e relativi alla violazione delle norme sull’immigrazio ne. I tre capoluoghi insieme hanno collezionato il 75,9 % delle 89.848 verifiche eseguite in Italia nel 2018. ● Verona si è candidata per la seconda volta a ospitare il Centro di permanenza per il rimpatrio degli irregolari
VENEZIA Per la seconda volta, dopo la disponibilità espressa nel gennaio 2017 dall’allora sindaco Flavio Tosi, il Comune di Verona si candida a ospitare il Centro di permanenza per il rimpatrio dei clandestini, l’ex Cie. Ma non è mica vero che la struttura risolverebbe tutti i problemi del Veneto. Qualcuno sì, ma non tutti, perché la gestione dei posti non spetterebbe alla prefettura della città ospitante, chiamata a occuparsi solo della logistica, bensì al Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, come avviene per ogni Cpr d’Italia. «Significa che se il centro dovesse sorgere a Verona, non servirebbe solo il bacino locale e regionale, ma entrerebbe a far parte della rete nazionale a disposizione di tutte le questure del Paese — spiega il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto —. La priorità d’ingresso nei Cpr non viene attribuita agli stranieri irregolari scoperti nella città più vicina, bensì al grado di pericolosità sociale che rappresentano. Detto ciò, la struttura va attivata anche in Veneto, per due motivi: la legge Minniti ne prevede una in ogni regione, da cento posti, e poi è utile a togliere dalla strada gente
che delinque». Quanto alla candidatura di Verona, il prefetto che coordina i colleghi del Veneto osserva: «Secondo la normativa che li regola, i Cpr devono sorgere accanto ad un aeroporto e ai consolati, per le espulsioni, requisiti che Verona soddisfa. In più è baricentrica, facilmente raggiungibile da tutto il Veneto, Belluno escluso, come Padova e Vicenza, però
sprovviste di scalo». Ma formalmente al Viminale non è ancora arrivato alcun progetto dal Comune interessato. «E noi come questura non siamo stati coinvolti», dice il questore Ivana Petricca. La candidatura stavolta l’ha lanciata Daniele Polato (Forza Italia), assessore alla Sicurezza nella giunta Sboarina, durante la festa della polizia locale, che ha evidenziato come
Il Cpr Un Centro per il rimpatrio dei clandestini. Nell’ultimo anno in Veneto sono scattate 746 espulsioni
il capoluogo scaligero sia il primo d’Italia, seguito da Padova e Roma, per identificazioni, rilievi e denunce effettuati dai vigili e relativi alla violazione delle norme sull’immigrazione. Le tre città insieme hanno collezionato il 75,9 % delle 89.848 verifiche eseguite in Italia nel 2018. «Non abbiamo formalizzato ancora nulla perché è cambiato il governo e perché il nostro è un approccio rigido — illustra Polato — ho fatto presente che siamo pronti ad ospitare il Cpr solo se prima verranno modificate le regole attuali. Le quali non garantiscono né sicurezza al Comune ospitante né territorialità. La nostra disponibilità è condizionata alla possibilità di realizzare un carcere, e non un hotel, adeguatamente sorvegliato, temporaneo e in grado di adempiere alla domanda locale e regionale. Non intendiamo creare spazi a beneficio di altri e su questo punto è d’accordo il governatore Luca Zaia. Insomma, non ci candidiamo alla cieca — aggiunge l’assessore veronese alla Sicurezza — ci dev’essere prima un passaggio politico che assicuri il cambio delle regole, il personale necessario, tempistiche chiare e un
bacino territoriale in grado di interrompere questi continui spostamenti di clandestini e poliziotti nel resto d’Italia, con relativi esborsi (ogni rimpatrio costa tra i 3mila e i 5mila euro, ndr). Altrimenti non si risolve il problema e allora non ne facciamo niente». E per accelerare l’iter, Polato ha parlato con l’onorevole Vito Comencini (Lega), il senatore Stefano Bertacco e il deputato Ciro Maschio (Fratelli d’Italia). Quanto alla scelta del sito, precisa: «Prima di identificare l’area più idonea, è necessario un confronto con i Comuni della provincia. Per esempio quelli di Villafranca e Sommacampagna, se parliamo di vicinanza all’aeroporto Catullo. Una volta trovato un accordo di massima, sarà la Regione a fare sintesi, quindi saremo in grado di presentare una proposta completa al Viminale». Va ricordato che Verona conta una serie di caserme dismesse e una ex base dell’aeronautica attigua al Catullo, alla quale si era già pensato all’epoca della prima candidatura. «Non c’è ancora nessuna novità», frena però il prefetto Giovanni Cafagna. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA
La truffa
● L’editoriale
Annunci online per vendere macchine Sei denunciati rovavano annunci online per la vendita di auto usate, si dimostravano interessati, tanto da farsi mandare foto e copia dei documenti di circolazione. E, una volta ottenuti, li usavano per fingere di essere loro i proprietari, pubblicando un’annuncio e spillando soldi a chi li contattava per l’acquisto. Per questo la Guardia di Finanza di Jesolo ha denunciato sei persone per truffa, cinque residenti tra Milano, Treviso e Bologna, una nel Veneziano. Sono stati anche sequestrati tre assegni circolari falsi (per totale di 59.500 euro) e 12 mila euro accantonati su un conto corrente usato per la frode. Gli assegni erano stati «clonati» a tre vittime: i truffatori, con la scusa di una verifica bancaria, avevano chiesto in anticipo le foto degli assegni con cui si intendeva pagare le auto, salvo poi copiarli e incassarli sui conti correnti di alcune «teste di legno». I militari hanno anche controllato i tabulati di 50 utenze telefoniche - intestate a prestanome e usate per le trattative - e hanno perquisito case e locali in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. (gi.co.)
Autonomia e risorse, riprendere la via federale SEGUE DALLA PRIMA
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aestri che invece parlavano di uno Stato italiano accentrato e accentratore. Ma mica tanto, in realtà, se ha consentito ogni genere di debito, al Sud e al Nord, nei Ministeri e nelle Regioni, nelle Provincie e nei Comuni, nelle aziende di Stato e comunque pubbliche. In compenso, noi tutti abbiamo preso ed appreso lezioni da ogni parte del mondo, dal Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Centrale Europea e ai tanti che si sono dovuti occupare del nostro debito. Costoro hanno raccomandato ogni genere di riforma, ma nessuno mai il federalismo. Semmai, ma solo dal 2011, sono riusciti ad imporci il pareggio di bilancio nella nostra Costituzione. «È una questione di risorse e di soldi», dice il governatore del Veneto Zaia. Si era capito fin da subito, quando fu indicato il modello Trentino-Alto Adige. «È tutta una questione di debiti», aggiungerebbe Einaudi. Che, si badi, fu convinto federalista e autore di quel «Via il Prefetto» del 1944, dove scrive che «la democrazia comincia dal Comune».
Quell’Einaudi che ricordo affisso in ogni fabbrica, in lode di chi intraprende e fa impresa. Parole giuste, ancor oggi. Da completare magari con quelle che ebbe a scrivere, sempre sul Corriere della Sera, nel 1921: «Gli articoli scritti dagli industriali di solito danno ai nervi a noialtri economisti». Ecco, dà ai nervi ancor oggi che chi ha maggior pratica di conti e bilanci non metta in prima evidenza che il primo nemico del federalismo è chi, con quota 100, aumenta il debito per i decenni a venire. Dà ai nervi, per dirla ancora con Einaudi, che non mettano in evidenza come in Italia non ci sia alcun collegamento tra maggiore spesa pubblica e maggiore efficienza, semmai il contrario. Come ben si vede in Lombardia, Emilia e Veneto, dove l’eccellenza nei servizi pubblici si realizza appunto con risorse scarse e ben inferiori alle Regioni autonome. Si inizi, se si vuol davvero, il federalismo da dove si spende di più. E solo così resteranno soldi per la riduzione di costo del lavoro e per la spesa in investimenti. Altrimenti, son solo chiacchiere. A debito. Gigi Copiello © RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE ATTUALITÀ
Sabato 7 Dicembre 2019 Corriere del Veneto
Frane,smottamentieviadotti Nascelacommissionegrandirischi Il governatore Zaia: «Miriamo a una mappa delle criticità di fronte al clima impazzito» VENEZIA Sarà che i suoi due mandati sono stati segnati da un crescendo di eventi calamitosi, dall’alluvione del 2010 fino alla tempesta Vaia del 2018, fatto sta che il governatore Luca Zaia ha «fortemente voluto» per dirla con le sue p a ro l e l a n a s c i t a d i u n a «Commissione Tecnica regionale Valutazioni grandi rischi». La formalizzazione si è avuta ieri con la pubblicazione nel Bur della Regione Veneto in cui si legge: «Considerata la portata sempre più estesa dell’impatto sul territorio e sulle persone assunta dagli eventi atmosferici e tenuto conto dell’ampiezza delle competenze della Regione nella gestione del territorio e nella prevenzione del rischio, competenze peraltro frammentate in quanto intersecate con quelle di altri enti statali e non, viene costituita, all’interno dell’organizzazione di Giunta regionale, una com-
Il caso di Mauro Pigozzo
Le ceppaie sono il testamento che Vaia ha lasciato sulle pendici dei monti. Perché, anche quando sarà finita l’emergenza dei tronchi da rimuovere, le basi degli alberi resteranno a lungo, in bella vista, a deturpare paesaggi da cartolina e a condizionare la ricrescita dei boschi. La natura è in grado di rigenerarsi autonomamente, ma impiega dai 35 ai 40 anni per deteriorare ceppi sui quali erano cresciuti alberi per circa un secolo. Per questo il professor Raffaele Cavalli del dipartimento del Tesaf (dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali VOLPAGO (TREVISO)
Effetti sull’ambiente La nitroglicerina produce composti azotati assimilabili dalla microflora dell’Università di Padova), consulente del commissario Nicola Dell’Acqua, ha deciso di proporre una soluzione drastica: piccole cariche di esplosivo. I primi test sono stati fatti a Roana, nel Vicentino, lo scorso 4 settembre, grazie al lavoro di «mister dinamite» Danilo Coppe, esplosivista parmense originario di Segusino noto a livello nazionale per l’abbattimento controllato del ponte Morandi di Genova e la rimozione della frana di Schiucaz, in Alpago. Dopo le prime analisi, tutto è andato a buon fine: la novità è che il professor Cavalli ha finito di scrivere il protocollo per gli interventi con l’esplosivo. Non solo: sono stati fatti lo scorso 7 novembre degli ulteriori test a Livinallongo del Col di Lana località che, con Alleghe, Rocca Pietore e Colle Santa Lucia, è a rischio valanghe e dove sarà quasi sicura-
Il punto ● La premessa è la portata sempre più estesa dell’impatto sul territorio del clima impazzito ● Da qui la Regione ha deciso di creare una Commissione tecnica, una cabina di regia per valutare ogni rischio possibile
missione tecnica regionale interdisciplinare – denominata brevemente Commissione tecnica regionale Valutazione Grandi Rischi (CtrVGR)». La mission della commissione (che riunirà una volta al mese i dirigenti regionali di diversi settori) sarà monitorare e prevenire i «Grandi rischi» incrociando le informazioni e facendo da collettore per le segnalazioni provenienti anche da soggetti altri rispetto alla Regione. In buona sostanza una grande cabina di regia che abbia il quadro complessivo delle criticità. «È una commissione che farà scuola. - spiega Zaia -. Premetto che i nostri dirigenti lavorano già quotidianamente a questi temi ma era necessario creare un luogo in cui confrontarsi direttamente». Il governatore non lesina esempi concreti per spiegare che no, non sarà solo un altro carrozzone (tanto più che sarà
Collaudo Il collaudo nel 2018 del viadotto di Agordo
a costo zero): «L’ingegner Silvano Vernizzi di Veneto Strade sta facendo un lavoro strepitoso sul monitoraggio dei viadotti veneti, ma è bene che il dirigente che si occupa di suolo faccia presente se a monte del tal viadotto in ottima salute c’è una frana». Il riferimento scoperto è alla recente tragedia sfiorata sull’A26. «Allo stesso modo è inutile mettere in sicurezza una strada se sotto c’è uno smottamento - prosegue Zaia - da qui la necessità che la commissione sia interdisciplinare. Abbiamo previsto la possibilità di consulenze specifiche e messo a disposizione l’expertise giuridica della nostra avvocatura». Una scelta operativa ma anche prudente. «Così facendo - spiega ancora il governatore - ci sarà la massima trasparenza». Secondo il governatore la Commissione di Valutazione dei Grandi Rischi servirà an-
Arriva «Mister Dinamite» per far esplodere le ceppaie dei boschi di Vaia Primi test già compiuti. «Massima attenzione a flora e fauna» mente necessario l’intervento con le micro-esplosioni. La notizia è stata resa pubblica giovedì sera a Venegazzù, frazione di Volpago nel Trevigiano, a margine dell’incontro organizzato dai Lions di Montebelluna presieduti dal presidente Armando Serena con la testimonianza di Paolo Pesente, imprenditore nel campo dell’essicazione del legno. «Il protocollo è pronto, regole che le ditte impegnate nel realizzare le paravalanghe e i paramassi dovranno adottare», ha annunciato Cavalli. La partita, anche economica, è enorme. Ammontano infatti a quasi 500 milioni di euro gli interventi decisi dal commissario, in ballo ci sono circa 1.800 cantieri da aprire. Nel pacchetto anche 72,4 milioni per le opere di difesa idrogeologica e paravalanghe (24 cantieri), quelli potenzialmente interessati al «progetto dinamite». Cavalli ha ipotizzato che in media ci siano circa 50 cep-
Il punto ● Sono stati milioni gli alberi abbattuti dalla furia di Vaia, la tempesta che nell’autunno 2018 ha devastato l’Altopiano di Asiago e l’intero Bellunese ● Uno dei problemi più urgenti da affrontare, dopo la rimozione dei tronchi, sono le ceppaie spesso difficili da sradicare ● Al punto che si è deciso di ricorrere alla nitroglicerina per farle esplodere ● Il compito è stato affidato a Danilo Coppe, l’uomo che ha fatto saltare il Ponte Morandi
La delibera
Oltre due milioni di euro ai volontari della Protezione civile VENEZIA Non solo elogi pubblici e pacche sulle spalle. La Regione ha stanziato 2,1 milioni di euro da destinare alle associazioni dei volontari che operano nell’ambito della Protezione Civile e dell’Antincendio boschivo. «Abbiamo ritenuto importante valorizzare i nostri splendidi volontari spiega l’assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin - tanto più a conclusione di un anno che, anche a seguito della tempesta Vaia e non solo, li ha visti costantemente e instancabilmente presenti sul campo, sempre pronti a dare una mano ai cittadini e alle istituzioni». Di fatto, la delibera approvata dalla giunta regionale ha dato copertura
integrale a tutte le domande valide pervenute per i due bandi collegati alla Protezione Civile e all’Antincendio Boschivo promossi nei mesi scorsi (totale 1,1 milioni), ma anche a quelle domande che, per mancanza di alcuni requisiti non fondamentali, erano rimaste escluse dai bandi 2018 (per un importo di 200 mila euro). «Abbiamo ritenuto di riservare ulteriori 500mila euro - spiega Bottacin per valorizzare alcune progettualità di più ampio respiro». Già deliberato, infine, il rimborso delle spese 2019 sostenute dalle organizzazioni di volontariato convenzionate per l’Antincendio Boschivo (300mila euro). © RIPRODUZIONE RISERVATA
che ad aver chiara la differenza fra un disastro causato dall’incuria e da un evento accidentale: «L’esempio - spiega Zaia - è il crollo della via arginale al Cavallino, in quel caso la manutenzione c’era ma la forza dell’acqua alta eccezionale ha creato una sifonatura». La guida della commissione sarà affidata al dirigente regionale Nicola Dell’Acqua. I membri saranno i suo colleghi alla Tutela e sviluppo del territorio e Infrastrutture e Lavori Pubblici (e i relativi direttori). In più ci saranno il direttore dell’area Risorse strumentali, il coordinatore dell’Avvocatura regionale e della Direzione Affari legislativi. Intanto, palazzo Balbi annuncia l’impugnazione del decreto del ministro Dario Franceschini che impone il vincolo dell’area alpina tra il Comelico e la Val d’Ansiei. Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
pi per ettaro da frantumare. Il co s to p e r a b b a t te re co n l’esplosione una ceppaia oscilla tra i 50 e gli 80 euro. Le operazioni inizieranno dalla primavera prossima con attenzione per la flora e la fauna: si potrà far detonare una carica ogni ora, con un massimo di otto/dieci nella giornata, seguendo dei protocolli già noti per le cave che eviteranno di causare eccessivi disagi tra i residenti e per gli animali del bosco. «Inoltre non ci sarà nessun inquinamento ambientale», precisa ancora Cavalli. «La nitroglicerina usata per le esplosioni produce composti azotati facilmente assimilabili dalla microflora del terreno. Il piombo presente nel detonatore è di circa un decimo di grammo, nulla se paragonato ai trenta grammi dei pallini una normale cartuccia usata
I costi delle esplosioni Il costo per abbattere con l’esplosione una ceppaia oscilla tra i 50 e gli 80 euro dai cacciatori». L’intervento sarà contestuale alla raccolta dei tronchi ancora presenti in molti declivi. «Non sono ancora stati fatti togliere per motivi di sicurezza», ci tiene a sottolineare Cavalli. «Adesso servono infatti ad evitare la caduta delle valanghe e a proteggere i paesi sottostanti. Quando li toglieremo, sarà necessario installare subito i paravalanghe e ripulire i pendii dalle ceppaie». Anche perché dall’anno prossimo gli esperti temono che l’insetto bostrico inizi a diventare un flagello. Fino a oggi si è nutrito delle carcasse degli alberi morti, dalla prossima primavera inizierà massivamente ad attaccare quelli vivi. Per questo la priorità è ripulire il prima possibile i declivi e solo successivamente saranno attivate le operazioni per ridisegnare i boschi e i prati del futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 7 DICEMBRE 2019 MESSAGGERO VENETO
SCATTA LA RIFORMA SANITARIA
I medici pensionati tornano in corsia via i doppioni dalla rete ospedaliera Approvata la legge che amplia fino al 6% della spesa il ricorso ai privati. Contrari l’opposizione e Zalukar del gruppo misto
Giacomina Pellizzari UDINE. Il Consiglio regionale
ha approvato la riforma sanitaria che amplia fino a 6 per cento della spesa la possibilità di ricorrere alle strutture private, che riduce da 1.300 a mille il numero degli assistiti dai medici di base, che dà la possibilità di richiamare in servizio, con contratti a tempo determinato, i medici in pensione, che elimina i doppioni nei piccoli ospedali e che delega le scelte ai direttori generali i quali, senon raggiungono gli obiettivi, si giocano i contratti. Alla fine della lunga maratona iniziata mercoledì, il tabellone si è illuminato ieri alle 2 del mattino: 27 i voti favorevoli, 18 i contrari. Con i rappresentanti del Pd, di Open Fvg, dei Cittadini, del Patto per l’autonomia e del M5s ha votato «no» anche Walter Zalukar del Gruppo misto, lo stesso che si è visto bocciare l’emendamento che prevedeva il ripristino del 118 e delle centrali operative nei capoluoghi di provincia. Tra i punti più contestati il ricorso ai privati, l’organizzazione dei piccoli ospedali e le misure assunte per tagliare le liste d’attesa che l’opposizione continua a definire inefficaci. Tutto come previsto anche il non voto del dem Enzo Marsilio che, a quanto pare, preferisce non intrattenersi in aula dopo le 24.
LE PRESTAZIONI PRIVATE
Sulla possibilità di acquistare prestazioni private fino al 6 per cento della spesa l’opposizione ha insistito sapendo di creare un certo fastidio all’assessore, Riccardo Riccardi, che ha continuato a ripetere che i privati accreditati «assicurano funzioni complementari e integrative per il Servizio sanitario regionale». È un
Il consigliere regionale Simone Polesello ascolta il vicegovernatore Riccardo Riccardi mentre dialoga con il presidente Massimiliano Fedriga durante il consiglio sulla riforma
modo per tagliare le liste d’attesa ed evitare che i friulani si sottopongano agli esami clinici e alle cure fuori regione. Il ricorso al privato è finalizzato anche all’integrazione dell’attività di ricovero e a supportare il sistema pubblico di assistenza in aree territoriali di difficile sostenibilità. Il modello non è solo quello della Lombardia e del Veneto citati
Previsti percorsi differenziati per pazienti non gravi nei pronto soccorso come esempio negativo dal Pd, ma anche – ha aggiunto Riccardi – dell’Emilia Romagna e della Toscana.
Geriatria dell’ateneo friulano. Ospiterà strutture ambulatoriali e percorsi di cura domiciliari. Provocatoriamente, nel corso della discussione, il Pd aveva proposto la riapertura del punto nascita a Gemona così come aveva assicurato in campagna elettore il leader della Lega, Matteo Salvini, indossando la felpa con scritto “ospedale di Gemona”. La giunta ha assicurato che nessuno dei piccoli ospedali chiuderà, ognuno garantirà servizi specializzati evitando i doppioni. La mappa sarà disegnata con l’approvazione, entro il prossimo aprile, degli atti aziendali. Seguiranno le delibere per l’integrazione sociosanitaria, l’assistenza distrettuale e ospedaliera. SALUTE MENTALE
I PICCOLI OSPEDALI
Cambiano anche le funzioni dei piccoli ospedali. Cividale, a esempio, diventerà la sede delle iniziative sperimentali per l’assistenza ai pazienti geriatrici cronici che avvierà la Scuola di specializzazione in
Il dipartimento era stato accantonato salvo poi, a seguito dei rilievi fatti dagli operatori, riorganizzarlo in aree specifiche come pure le dipendenze. «Il dipartimento delle dipendenze e della salute mentale – recita l’articolo do-
pioggia di critiche
La bocciatura dei sindacati che martedì saranno in piazza UDINE. La bocciatura è trasver-
sale e una pioggia di critiche si riversa sulla riforma della sanità approvata dal Consiglio regionale del Fvg. La dimostrazione evidente del malcontento è la manifestazione organizzata dalla categoria della Funzione pubblica di Cgil, Cisl, Uil e Fials del Fvg per martedì 10 dicembre in piazza Oberdan a Trieste, davanti alla sede del parlamentino regionale, quando - dalle 10 alle 12 - avrà luo-
go un presidio unitario in concomitanza con il primo giorno dei lavori d’aula dedicato alla Finanziaria Fvg. Per le organizzazioni sindacali i problemi irrisolti sono: le liste di attesa negli ospedali che si allungano, l’intasamento dei pronto soccorso, il sovraffollamento di molti reparti, la chiusura di alcuni servizi, la riduzione del numero dei medici di famiglia, le difficoltà della Sala operativa dell’emergenza. Non di-
menticando la questione personale, «insufficiente per dare ai cittadini le giuste risposte di salute e assistenza». Da qui la richiesta per una «legge Finanziaria regionale che investa le risorse necessarie per salute, prevenzione, assistenza e anziani, e ovviamente assunzioni di infermieri, Oss, fisioterapisti, medici ecc.». La mobilitazione segue le critiche già espresse dai vertici del sindacato Fvg. «Avevamo
po la modifica – è costituito da strutture aziendali ed è articolato attraverso attività, servizi, e prestazione per l’assistenza domiciliari, ambulatoriali, semi resindeziali, residenziali e ospedalieri». PRONTO SOCCORSO
Nei pronto soccorso possono essere organizzati percorsi differenziati in base ai codici di accesso. Anche questo è un correttivo per raggiungere una maggiore appropriatezza della presa in carico del paziente a medio-bassa criticità e per tagliare i tempi di attesa.
disponibili nelle scuole di Specializzazione di gran lunga inferiori rispetto alla domanda, si basa l’emendamento che, in attesa di un intervento nazionale, autorizza la Regione a ridefinire i percorsi di formazione. Ma se questa misura non riuscirà a invertire la tendenza, «gli enti di servizio sanitario – recita ancora l’emendamento – possono conferire
Il governatore e l’assessore: è un atto di serietà, la politica resta fuori dalle scelte
MEDICI IN PENSIONE
Tra i punti su cui ha insistito parecchio l’assessore c’è anche la difficoltà di reperire medici. La conferma arriva dal numero ridotto dei candidati che partecipano ai concorsi. Una carenza che rischia di mettere a rischio il sistema, soprattutto gli ospedali minori che, anche per mancanza di casistica, piacciono poco agli specialisti. Su questi dati di fatto uniti al numero di posti
incarichi libero professionali a medici specializzati in quiescenza, secondo modalità, correlate alle esigenze assistenziali».
denunciato sia il rischio di una maggiore apertura ai privati sia quello di un eccesso di deleghe alla giunta. L’emendamento che incrementa i fondi per il pagamento delle prestazioni rese dai privati accreditati conferma quanto fossero giustificati entrambi i timori». Così Rossana Giacaz, responsabile welfare della segreteria regionale Cgil, commenta il varo della riforma e in particolare le scelte «poco coerenti con gli obiettivi dichiarati di ridurre le liste di attesa e di favorire l’integrazione socio-sanitaria, ma tese piuttosto a favorire una progressiva apertura del sistema ai privati». «La presentazione in extremis, da parte della Giunta, di un emendamento su un tema così sensibile come quello del
ricorso ai privati conferma la volontà dell’esecutivo di procedere mediante colpi di mano», spiega Giacaz. «Non è così – aggiunge – che si può governare una riforma complessa come quella della sanità, né tanto meno andando allo scontro con il Governo centrale sulla base di teoremi secondo i quali
FEDRIGA E RICCARDI
«Questa riforma, frutto di ascolto e condivisione – ha dichiarato a votazione conclusa il presidente, Massimiliano Fedriga –, è un atto di grande serietà perché impedisce
Il presidio a Trieste della Funzione pubblica di Cgil, Cisl, Uil, Fials le liste di attesa si riducono aumentando la percentuale di prestazioni erogate dai privati». Anche per la Uil la riduzione
alla sanità di diventare preda di una concezione distorta del consenso elettorale, stabilendo che la politica stia fuori dalle decisioni tecniche e organizzative e rimanga correttamente nelle funzioni di indirizzo e controllo». Dello stesso avviso Riccardi che alla conclusione della maratona durante la quale ha risposto punto per punto senza perdere mai il controllo, si è detto orgoglioso che il «consiglio regionale abbia espresso la volontà di aprire il confronto con lo Stato sulla compartecipazione finanziaria della spesa sanitaria». La decisione è maturata dopo che lo stesso assessore ha invitato a riflettere su un fatto: «Roma – ha detto – non può continuare a stabilire i criteri facendo pagare alla Regione i costi della sanità, negoziando invece con le altre Regioni risorse superiori a quelle stanziate per il Fvg». Riccardi ha apprezzato pure il voto unanime dell’aula sulla parte relativa all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
delle liste d’attesa si deve perseguire «investendo sulla sanità pubblica attraverso politiche adeguate sul personale con un rafforzamento dell’organico per implementare l’offerta ai cittadini e mettere un freno alla fuga dei pazienti verso altre regioni - dichiara Luciano Bressan, segretario generale della Uil Fpl Fvg -. Chiediamo chiarimenti e certezze sulle future indispensabili assunzioni, e sollecitiamo investimenti per l’adeguamento e il rinnovo delle apparecchiature». Secondo Bressan occorre agire anche sul fronte dell’appropriatezza delle richieste sanitarie «ma non certo sottraendo 50 milioni alle aziende che nasceranno il primo gennaio 2020».— © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
DAL MINISTERO 120 MILIONI PER LE SCUOLE Dal ministero dell’Istruzione quasi 120 milioni di euro al Veneto per le opere edili necessarie alla manutenzione e alla messa in sicurezza delle scuole: la stipula del mutuo entro l’anno.
Sabato 7 Dicembre 2019 www.gazzettino.it
Non solo Veneto: le mosse di Zaia ` La scelta di ricandidarsi in Regione, l’incognita degli Prima la proposta di legge sull’antisemitismo, poi la visita in Vaticano: il governatore rafforza il suo profilo “istituzionale” eventi politici nazionali e l’ipotesi di un successore. Donna `
IL RETROSCENA VENEZIA L’opposizione non gliene ha risparmiata una. Il saluto al comizio di Lucia Borgonzoni a Bologna («Sarei venuto anche a nuoto») mentre Venezia “annegava” nell’Aqua Granda. Il richiamo al manganello dal palco di Pontida («Togliamo il galateo alle forze dell’ordine e diamogli codice penale, manette e manganello»). Da ultimo la polemica sulla satira, il Mose e le foto “inventate” di Poiana. Si dirà: la minoranza fa il suo mestiere. Ma se anche l’ultima classifica sul gradimento dei presidenti di Regione vede sempre in testa il presidente del Veneto, vien da chiedersi se davvero, come sostengono sui social alcuni esponenti del Pd locale, Luca Zaia sia «attaccabile» o se, invece, con l’azione amministrativa e ancor più quella politica, continui ad avere una ampio consenso anche tra chi propriamente leghista non è.
LE DIFFERENZE Zaia non ha mai detto una virgola contro il suo segretario Matteo Salvini. Anzi. Ma Zaia e Salvini, per modo di porsi e di parlare, sembrano talvolta distanti anni luce. A nessuno è mai venuto in mente di associare il governatore del Veneto a regurgiti fascisti o ad atteggiamenti negazionisti. Semmai il contrario. Non solo. Negli ultimi tempi il governatore del Veneto sembra particolarmente impegnato nel rafforzare il profi-
lo da uomo delle istituzioni che non pensa solo al recinto di Palazzo Balbi e alla res pubblica dalle Dolomiti alla laguna e che può contare su un consolidato sistema di rapporti anche oltre i confini della Lega e della politica. Lo raccontano le cronache degli ultimissimi giorni. La visita in Vaticano, dove si è intrattenuto con Papa Bergoglio durante l’udienza pubblica in aula Paolo VI, fermandosi poi in piazza San Pietro per l’inaugurazione del presepe trentino e l’accensione del grande albero di Natale giunto dai boschi dell’Altopiano di Asiago devastati da Vaia. Ancora: ha il placet e lo sprone del governatore la proposta di legge, la prima di una regione, presentata da un consigliere della sua lista, Alberto Villanova, per la memoria della Shoah e per prevenire fenomeni di antisemitismo. E sempre Zaia ha preso per primo le distanze dal voto negativo in consiglio comunale a Schio rispetto all’apposizione di pietre d’inciampo per ricordare le vittime dell’Olocausto: «È imbarazzante anche solo sapere che si
Prima donna al Balbi
I RUMORS
SCENARI In caso di elezioni politiche anticipate, Luca Zaia potrebbe calare a Roma. Dopo di lui in Regione si parla di Erika Stefani
E allora vien da chiedersi: sta tornando il tormentone di Zaia che resta e Zaia che se ne va? C’è chi ricorda che ai tempi della “grande” Forza Italia, si vociferava che al Cavaliere non sarebbe spiaciuto investire sul veneto Zaia in vista di una leadership della coalizione di centrodestra. Così come, di rimando, c’è chi sostiene che Salvini tema che Zaia possa fargli ombra, al punto da continuare a ripetere che «squadra che vince non si cambia», giusto per confermare che Luca sarà ancora candidato governatore. E probabilmente sarà così, anche se nulla è stato ufficializzato. Zaia ancora non parla di elezioni né di candidature, non accenna a liste, evita, al
Venezia Strappata dal vento e affondata in laguna la notte del 12 novembre Recuperata l’edicola dell’Aqua Granda Quasi un’intera giornata di lavoro per recuperare, dal fondo del canale della Giudecca, l’edicola volata in acqua nella notte del 12 novembre. Tutto in seguito all’eccezionale alta marea e, soprattutto, alle forti raffiche di vento. Ieri i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno dovuto lavorare parecchio per fissare al meglio le cinghie collegate ad una gru. Walter Mutti, titolare dell’edicola, ha ringraziato tutti per l’intervento realizzato con una temperatura proibitiva. La struttura, che per molti veneziani è quasi un simbolo del riscatto da quella drammatica notte, è rimasta danneggiata soprattutto nella parte alta. (FotoAttualità)
A ROMA CON I VESCOVI, L’INCONTRO CON IL PAPA E LA DISCESA IN CAMPO CONTRO IL NO DEL COMUNE DI SCHIO ALLE PIETRE D’INCIAMPO
LA DELIBERA VENEZIA L’acronimo è illeggibile: CtrVGr. Significa commissione tecnica regionale Valutazione Grandi Rischi e a volerla è stata il governatore del Veneto, Luca Zaia, che nella seduta di giunta di venerdì scorso ha fatto approvare la delibera - pubblicata ieri sul Bur - che istituisce questo nuovo organismo. Ce n’era bisogno? «Certo, siamo i primi in Italia a istituire una commissione del genere, faremo scuola», dice Zaia. La Commissione Grandi Rischi nasce dopo i disastri che hanno messo in ginocchio ampie zone della regione: l’alluvione nel 2010, le ondate di maltempo nel 2012, 2013, 2014, la tempesta Vaia nel 2018, l’Aqua Granda a Venezia e le mareggiate tre settimane fa. Ebbene, la Regione ha deciso di agire ulteriormente sia sul fronte della prevenzione che dell’intervento, cercando soprattutto di coordinare le azioni. Anche perché oggi la Regione ha
debba andare a un voto per decidere se mettere o no il ricordo di un deportato o di una vittima della Shoah e trovo assolutamente ingiustificata la posizione assunta a Schio».
Nasce la commissione Grandi Rischi «Coordinamento tra tutti gli uffici» tante competenze sul territorio, ma un giorno, se mai arriverà l’autonomia differenziata, potrebbe averne ancora di più. Fatto sta - come ha relazionato il governatore in giunta - che, anche
PUBBLICATA SUL BUR LA DELIBERA VOLUTA DAL PRESIDENTE DELLA GIUNTA: «FONDAMENTALE UNA RICOGNIZIONE»
se c’è stato un riordino delle direzioni, «oggi le varie competenze risultano suddivise fra innumerevoli strutture che abbisognano del necessario coordinamento». Non solo: «Le competenze regionali risultano spesso frammentate in quanto si intersecano, oltreché con quelle di enti regionali e società partecipate dalla Regione, con quelle dello Stato e di organismi ed enti statali». Inoltre, alle competenze si associano «responsabilità sia a titolo commissivo sia, e soprattutto, a titolo omissivo, per mancato esercizio di funzioni di vigilanza».
La commissione Grandi Rischi sarà composta dai direttori delle varie strutture competenti, ma c’è la previsione di coinvolgere anche altri enti regionali e statali. Primo compito, il coordinamento: “È fondamentale evitare duplicazioni e disarticolazioni nella tempistica e nei contenuti degli interventi”.
GLI OBIETTIVI «L’idea di istituire la commissione Grandi Rischi è mia, ritengo fondamentale effettuare una ricognizione, rifare un “punto nave” - dice Zaia - Sia chiaro: gli uffi-
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ci e le strutture regionali lavorano e si “parlano” già, ma c’è bisogna fare di più. Per legge la competenza è dei dirigenti che hanno l’obbligo di identificare le attività ad esempio di messa in sicurezza
«SIAMO I PRIMI IN TUTTA ITALIA FAREMO SCUOLA». LA PRESIDENZA AFFIDATA ALL’UOMO DEI PFAS, DELL’ACQUA
solito, di polemizzare in pubblico con gli alleati. A sentire i rumors di palazzo, sarebbe però impegnato da settimane in incontri in quel di San Vendemiano per cercare - o escludere - possibili candidati consiglieri regionali, mentre in tanti tra gli uscenti a Palazzo Ferro Fini, dopo lo tsunami che ha scompaginato i gruppi degli alleati, incrociano le dita sperando di entrare nella terza lista del governatore, quella degli amministratori che dovrebbe affiancare le liste della Lega e di Zaia Presidente. E non meno preoccupati sarebbero gli assessori uscenti cui è giunta voce che lo Zaia Ter intenderebbe cambiare mezza giunta salvando, raccontano, solo pochi assessori come Lanzarin, De Berti, Marcato, Bottacin. E se Luca nel 2020 non si ripresentasse?
IL SUCCESSORE L’incognita è legata ai “se” del governo giallo-rosso: se regge, se cade, se si va al voto anticipato. E ai tempi: si votasse per le Politiche prima delle Regionali, o assieme con un election-day, Zaia potrebbe decidere, in caso di vittoria della Lega, di non correre ancora per Palazzo Balbi, ma di ricalare nella capitale per un’esperienza governativa. A quel punto nella Lega scatterebbe il toto-governatore. Fino a un certo punto, se è vero che qualche ragionamento sarebbe già stato fatto. Manuela Lanzarin ha studiato troppo, e bene a detta di Zaia, da assessore alla Sanità per consegnare una delega da 10 miliardi di euro a qualcun altro che dovrebbe iniziare da zero. Ma il dopo-Zaia, in questo caso, potrebbe essere comunque donna. E bionda. Erika Stefani, senatrice, già ministro agli Affari regionali. Toccherebbe a lei, con Zaia a Roma, portare a casa l’autonomia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
e produrre alla giunta le richieste economiche per espletarle». Un esempio? Se c’è una frana, è il tecnico che deve relazionare all’organo politico il livello di rischio. «Prendiamo i ponti - dice Zaia L’ingegner Vernizzi con Veneto Strade sta facendo un grande lavoro ed è giusto che quel lavoro resti agli atti e venga conosciuto da tutte le strutture. È la volontà di condividere una strategia tutti assieme, anche perché la giunta è al fianco dei suoi dirigenti, non è controparte, ma deve esserci una gestione “leggibile” da tutti». Anche perché - sottolinea il governatore - «a star seduti sul divano non si rischia niente e poi si fa il giudice a vita». E con una commissione del genere, anche i documenti saranno a tutti noti. A presiedere la commissione Grandi Rischi sarà Nicola Dell’Acqua, direttore dell’Area Tutela e sviluppo del territorio, già a capo della commissione Pfas. La prima riunione entro i prossimi dieci giorni. (Al.Va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
V
Belluno
Sabato 7 Dicembre 2019 www.gazzettino.it
«Paga giusta per i consiglieri» `Un ordine del giorno
dell’onorevole De Carlo chiede di alzare i gettoni LA PROPOSTA BELLUNO Il deputato di Fratelli
d’Italia e sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, ha presentato ieri mattina un ordine del giorno alla Camera dei Deputati per chiedere l’istituzione di un fondo nazionale per aumentare l’indennità degli amministratori locali. «Chiediamo di estendere anche
ai consiglieri quanto fatto pochi giorni fa per i sindaci dei piccoli comuni», spiega De Carlo. «È ora di voltare pagina e finirla con la propaganda grillina che voleva tutti gli amministratori pubblici corrotti o delinquenti si legge in una nota di de Carlo, diffusa ieri - : dobbiamo riconoscere il giusto a chi si impegna per il proprio paese». Nei giorni scorsi, erano state riviste le indennità di carica dei sindaci per i comuni fino a 3000 abitanti, e ora De Carlo interviene per i consiglieri comunali. «Con questo ordine del giorno, chiediamo di rimodulare nello
stesso modo il gettone di presenza dei consiglieri, che ad oggi ammonta ad appena 18 euro lordi a consiglio per i comuni fino a 10mila abitanti. Dobbiamo dare il giusto riconoscimento a chi sceglie di impegnarsi nell’amministrazione del proprio paese, a chi si mette in prima linea per il futuro del proprio territorio. Si tratta di una questione di dignità e di rispetto delle istituzioni. Anche per questo, chiediamo l’istituzione di un fondo nazionale per sostenere l’incremento di spesa, così da non gravare ulteriormente sulle casse dei comuni».
Volontari di protezione civile e antincendio: la Regione vara aiuti per 2,1 milioni di euro I CONTRIBUTI BELLUNO Su proposta dell’asses-
sore alla Protezione Civile Gianpaolo Bottacin ieri la Giunta regionale ha deliberato una serie di contributi destinati alle associazioni che operano nell’ambito della Protezione Civile e dell’Antincendio boschivo. «Abbiamo ritenuto importante valorizzare i nostri splendidi volontari – spiega l’assessore, tanto più a conclusione di un anno che, anche a seguito della tempesta Vaia e non solo, li ha visti costante-
mente e instancabilmente presenti sul campo». Con la delibera approvata è stata, infatti, data copertura integrale a tutte le domande valide pervenute in relazione ai due bandi collegati alla Protezione Civile e all’Antincendio Boschivo promossi nei mesi scorsi (per un totale di 1,1 milioni di euro), ma anche a quelle domande che, per mancanza di alcuni requisiti non fondamentali, erano rimaste momentaneamente escluse dai bandi 2018 (per un importo di 200mila euro). «Abbiamo ritenuto di riservare ulteriori 500mila euro
– spiega Bottacin – per valorizzare alcune progettualità di più ampio respiro». La Giunta ha altresì deliberato il rimborso delle spese 2019 sostenute dalle organizzazioni di volontariato convenzionate per l’Antincendio boschivo (300mila euro). In totale, quindi, sono stati destinati 2,1 milioni di euro di contributi alle associazioni venete di Protezione Civile. «Ovviamente non ci fermiamo qui - conclude Bottacin – permane e proseguirà anche in futuro l’estrema attenzione per i volontari del Veneto».
GAS La rete provinciale è di proprietà dei 59 Comuni che appartengono all’Atem Belluno. È stata privatizzata per un importo nettamente inferiore a quello che prevederebbe il prezziario regolare
Rete del gas svenduta: bomba legale Sindaci pronti ad impugnare la gara che la responsabile `Patrimonio pubblico svalutato di almeno 15 milioni di euro del procedimento ha mandato avanti ignorando lo stop Chiesti un consiglio comunale urgente e la testa di Massaro
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PRIVATIZZAZIONI BELLUNO Non se ne andrà fuori,
se non dopo essere passati da uno o più tribunali e magari anche attraverso la Corte dei conti per danno erariale. La privatizzazione della rete del gas della provincia di Belluno è seduta su una vera e propria bomba di ricorsi. Presunte irregolarità nella procedura del bando e responsabilità politiche si intrecciano freneticamente in queste ore. La rete, del valore di almeno 75 milioni di euro, patrimonio di 59 Comuni bellunesi attraverso la partecipata Bim Infrastrutture, è stata “svenduta” per 15 in meno. I sindaci, riuniti nell’assemblea Atem Belluno del 22 novembre, avevano provato a fermare il treno in corsa del bando, ordinando alla stazione appaltante, rappresentata da una commissione tecnica nominata dal Comune di Belluno e presieduta dalla dirigente Maura Florida, di non aprire le buste. Ma le buste sono state comunque aperte, precisamente il 2 dicembre, in seduta pubblica, dando il via a quella che si prospetta come una lunga battaglia giudiziaria. Ma si apre anche un conflitto tra poteri interni agli enti pubblici. La domanda che attende risposta è una: perché il braccio tecnico del Comune non ha dato corso alla richiesta politica avanzata dai soci proprietari della rete, ovvero i Comuni?
LA CORSA ITALGAS Ora, a gara chiusa, tutto si complica. Perché la società vincitrice, pare l’Italgas (ma stranamente nessuno sa ancora dirlo con certezza), di certo non mollerà l’affare. Dall’altra ci sono i
sindaci, decisi a non perdere 15 milioni e a rischiare il possibile giudizio della Corte dei conti. Il colossale scontro si consuma sul tipo di prezziario da applicare. «Abbiamo avuto conferma spiega Bruno Zanolla, amministratore unico di Bim Infrastrutture - che bisognava applicare quello della Camera di Commercio di Belluno-Treviso che si basa su quello in vigore per la Provincia Autonoma di Trento il cui territorio è simile al nostro. Nel bando, invece, è stato applicato quello della Regione Veneto che ha valori molto più bassi».
DANNO GRAVISSIMO Il clima è incandescente. La Lega, con il segretario cittadino,
Paolo Luciani, annuncia un ordine del giorno per chiedere la testa del sindaco di Belluno, Jacopo Massaro. Insorgono anche i consiglieri di minoranza, Raffaele Addamiano, Paolo Gamba, Roberta Olivotto, Bruno Longo, Gianni Serragiotto, Francesco Pingitore, Franco Roccon, Luciano Da Pian, Andrea Stella e Maria Filippin. Chiedono un consi-
UNA PERDITA DI 15 MILIONI DI EURO CHE RISCHIA DI FAR INTERVENIRE LA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE
glio comunale urgente. «Il sindaco deve spiegare cos’è accaduto in merito alla grave questione del bando. Si paventa un danno per tutta la provincia a causa della svendita ad un privato del patrimonio pubblico. Riteniamo altamente probabile - proseguono i consiglieri - che nella vicenda si possa evidenziare una grave errore di valutazione del Comune di Belluno che potrebbe tradursi in un danno erariale che darebbe a sua volta il via a una serie di richieste di danno da parte dei Comuni nei confronti del Comune capoluogo». Infine invitano Massaro, che ieri dava conto della sua posizione «inattaccabile» rispetto ad una competenza esclusivamente «tecnica» (quella della Com-
missione), di non fare il Ponzio Pilato. «Il primo cittadino - scrivono ancora - non può continuare ad addossare le colpe agli altri della sua fallimentare politica e della sua incapace gestione degli organismi tecnici del Comune, peraltro da egli stesso nominati».
LA FORZA DEI DIRIGENTI
MINELLA E COSTA: «LE STRUTTURE TECNICHE DEL COMUNE HANNO AGITO CONTRO IL VOLERE DEI SOCI PUBBLICI»
Più clementi con Massaro, i colleghi di Falcade, Michele Costa, e di Santa Giustina, Ivan Minella. «Massaro non ha colpe - afferma Minella -. Noi siamo arrabbiati con le strutture tecniche che hanno agito contro il volere dei sindaci. Le buste non andavano aperte, perché ora è difficile tornare indietro. Se c’era anche solo l’ombra di un’irregolarità nel bando dovevamo intervenire in autotutela, sospendendo l’iter. Andremo avanti in tutti i modi». Stessa linea per Costa: «Evidentemente, abbiamo la prova che i dirigenti fanno quello che vogliono. Mai mi sarei aspettato una cosa del genere. Non ci fermeremo». Lauredana Marsiglia
Abete cadorino a Palazzo Chigi: martedì l’accensione delle luci IL SIMBOLO BELLUNO Giovedì sera la Provincia di Belluno ha consegnato a Roma l’abete che diventerà l’albero di Natale di Palazzo Chigi. Un abete bianco, prelevato in Val Mauria (Lorenzago di Cadore) con la collaborazione della Magnifica Regola di Vigo, Laggio, Piniè e Pelos. Il trasporto è avvenuto grazie ai volontari Ana Belluno. Due artisti bellunesi, Rudi De Candido e Cosetta Olivier, hanno allestito il ceppo su cui poggia il simbolo natalizio donato alla presidenza del consiglio del ministri. Ad accogliere l’omaggio a Roma, anche il ministro Federico D’Incà. È già il secondo anno che il territorio bellunese dona a Palazzo
Chigi l’albero di Natale. «Lo scorso anno c’era stata l’idea di far ricordare il disastro di Vaia e proprio per questo avevamo inviato a Roma un albero proveniente dagli schianti del maltempo commenta il presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Quest’anno, in collaborazione con la Regione Veneto, rinsaldiamo il rapporto con un altro abete. Ringrazio i volontari Ana e il diri-
IL PRESIDENTE PADRIN «QUEST’OMAGGIO VUOLE ESSERE UN MODO CONCRETO PER ACCORCIARE LE DISTANZE CON ROMA»
gente Pierantonio Zanchetta per aver portato a termine la consegna». «Questo omaggio - prosegue il presidente Padrin - vuole essere un modo concreto per accorciare le distanze tra Roma e Belluno, che troppo spesso ci impediscono di far giungere le nostre istanze, le proposte e le esigenze di una terra di montagna e di periferia, nelle stanze del potere. Inoltre, vuole essere un augurio di Natale, condito da un monito, visto che il nostro territorio è proprio come l’abete donato: bello, ma fragile. E Vaia lo ha dimostrato al mondo soprattutto nel disastro dei boschi». Martedì, alle 10.30, il presidente Padrin sarà a Palazzo Chigi per la cerimonia di accensione dell’albero, con i parlamentari bellunesi.
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LA CONSEGNA l’abete cadorino che a Palazzo Chigi sarà albero di Natale. Martedì l’accensione delle luci con il presidente Padrin
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REGIONE
SABATO 7 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
stanziati dal miur, la regione accende il mutuo
il report annuale
Studiare in sicurezza Arrivano 120 milioni per l’edilizia scolastica
Coltivati quasi 100mila ettari di vigneto nel Veneto
Prevenzione sismica, risparmio energetico, qualità dei locali Forcolin: ora i Comuni veneti investano rapidamente i fondi VENEZIA. «I tempi della buocrazia romana sono stati lunghi, ma come Regione abbiamo concluso molto rapidamente il lavoro di nostra competenza; ora, le scuole del Veneto potranno godere di un importante finanziamento statale, circa 120 milioni di euro, per le opere di manutenzione e messa in sicurezza. È un traguardo importante, per i nostri giovani e anche per le loro famiglie che sostengono impegni non banali per l’istruzione dei figli ed è giusto che trovino adeguata risposta in servizi a cominciare da ambienti adeguati e sicuri». PROGETTI GI À APPROVATI
Gianluca Forcolin, il vicepresidente dell’amministrazione Zaia, commenta così l’approvazione della delibera che autorizza la stipula del mutuo per la somma che il Miur ha stanziato e che potrà valere
già sulla programmazione del triennio 2018-2020; «Cassa Depositi e Prestiti ci ha comunicato la possibilità di contrarre il mutuo, indicandoci anche il raggiunto accordo con la Banca europea degli investimenti a spread molto conveniente per la finanza pubblica». I destinatari dei fondi sono i Comuni, le Province e la Città Metropolitana di Venezia che hanno già inviato i rispettivi progetti edilizi alla Regione in attesa dei finanziamenti: «Con questo mutuo la Regione ha messo a segno un nuovo traguardo, è il terzo che otteniamo per l’edilizia scolastica con queste complesse modalità. Nel dicembre dell’anno 2015, infatti, il Veneto ha ottenuto quasi 69 milioni e oltre 20 milioni nel 2017. La somma deliberata oggi, quasi 120 milioni, è molto importante; sono certo che le amministrazioni locali,
a cui passa ora la palla, saranno altrettanto rapide nell’agire sui versanti cruciali quali sicurezza sismica, risparmio energetico e qualità dei locali». «MERITO DI GENTILONI»
«Investire sulla scuola significa investire sul futuro e questo impegno passa anche attraverso edifici più sicuri e moderni», fa eco Stefano Fracasso, il capogruppo del Pd «il buon governo dà frutti che tutti possono raccogliere e questi 120 milioni di investimenti sono il risultato del programma del governo Gentiloni, in particolare del decreto del gennaio 2018. La possibilità di disporre di risorse per la messa in sicurezza degli edifici scolastici è un risultato che viene da lontano e che ci auguriamo i comuni veneti sapranno cogliere». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA. Si è insediato a Vene-
insediato a venezia
C’è il tavolo permanente Regione-Ordini medici
I rappresentanti dei medici e al centro l’assessore Manuela Lanzarin
zia, alla presenza dell’assessore alla sanità Manuela Lanzarin, il Tavolo permanente con gli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. L’organismo ha lo scopo di affrontare congiuntamente le tematiche di maggiore rilevanza in ambito sanitario, attinenti alle professioni rappresentate. La prima seduta ha visto riuniti con Lanzarin il direttore delle Risorse strumentali del servizio sanitario Claudio Costa, il direttore della programmazione sanitaria – Lea (Livelli essenziali di assistenza) Paolo Turri, i presidenti degli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e Odontoiatri Francesco Noce (Rovigo), Paolo Simoni (Padova), Michele Valente (Vicenza), i vicepresidenti Giovanni Leoni (Venezia), Brunello Gorini (Treviso) e Lucio Cordioli (Verona). —
la manovra finanziaria
Tagliati i fondi all’apprendistato duale Confartigianato: «Danno alla scuola e alle imprese che cercano personale» VENEZIA. Nel maxi emendamento depositato in questi giorni dal Governo in commissione Bilancio al Senato mancano 50 milioni di euro per l’occupazione e la formazione, garantiti nelle precedenti manovre finanziarie. Soldi destinati a finanziarie la formazione in azienda di giovani dai 15 ai 25 anni, con un’effettiva alternanza scuola-lavoro. «Un ritorno al passato mio-
pe e decisamente negativo, che rischia di ridurre la virtuosa contaminazione creatasi tra scuola e imprese e penalizzare le azioni più innovative soprattutto qui in Veneto» attacca il presidente di Confartigianato Imprese Veneto Agostino Bonomo. Nella nostra regione si tratta di un taglio di 5 milioni di euro sui 12 di quest’anno. Sono soldi destinati al finanziamen-
to dei percorsi formativi rivolti all’apprendistato duale nell’ambito dell’istruzione e formazione professionale (IeFP). Un taglio, se confermato, che penalizzerebbe soprattutto Veneto, Lombardia e Piemonte. Il sistema duale, mutuato dall’esperienza tedesca e del Nord Europa, prevede una formazione integrata dei giovani tra le istituzioni formative e le
Nuovi finanziamenti in arrivo la messa in sicurezza delle scuole venete
la campagna del carroccio
Lega: fermare il Mes ammazza-Stati Oggi e domani firme in 200 piazze «Stop Mes! Fermiamo l’ammazza-Stati» . Oggi e domani la Lega scenderà in 200 piazze venete per dire no alla riforma del fondo salva-stati.Una riforma “non emendabile” , “inutile” e “potenzialmente a rischio” , dicono i leghisti che proporranno ai cittadini la pe-
tizione per invocare lo stop al Trattato. «Un meccanismo che più che aiutare i nostri cittadini pare studiato su misura per le banche tedesche», commenta «Lorenzo Fontana, vice di Salvini e commissario veneto «no a decisioni prese sulla testa dei cittadini» .
lanzarin fa i conti
Ater, con la nuova legge “salvi” 5.500 inquilini VENEZIA. Sul versante Ater, l’assessore Manuela Lanzarin ha illustrato le simulazioni dei canoni riferite alle posizioni di tutti gli inquilini in case di edilizia residenziale pubblica alla luce della modifica legislativa introdotta dalla Regione. Con le nuove regole solo 270 assegnatari lasceranno le case popolari dopo i 24 mesi per superamento della soglia del reddito di permanenza (elevata da 20 a 35 mila euro di Isee-Erp), contro i precedenti teorici 5800 circa. Inoltre, sono 40.500 gli assegnatari che,
imprese artigiane. Si realizza, oltre che nell’apprendistato formativo, anche nella cosiddetta “alternanza scuola-lavoro rafforzata”, che si caratterizza con la realizzazione di tirocini curricolari in impresa di durata superiore alle 400 ore all’anno, all’interno di un programma di alternanza scuola-lavoro nei percorsi di istruzione e di formazione del secondo ciclo. «Sarebbe una scelta molto grave, non solo per il nostro sistema di formazione professionale ma anche per l’occupazione dei giovani, per la competitività delle nostre imprese manifatturiere, che spesso attingono a questo vivaio» sottolinea Bonomo. Gli artigiani veneti accusano il governo Conte: «Se già eravamo maglia nera in Euro-
con la modifica del regolamento (incluso l’assorbimento dell’Iva sul valore del canone) potranno avere riduzione di affitto. Per oltre 10 mila assegnatari (a luglio erano 7.200) vi è comunque una riduzione del canone rispetto a quello applicato in precedenza. «A conferma della bontà della nostra scelta», afferma Lanzarin «faccio presente che per i 734 contratti, a seguito di nuove assegnazioni, per nuclei familiari con reddito a 20.000 euro, il canone medio mensile è inferiore a 90 euro». —
pa per la nostra scarsa capacità di integrare scuola e lavoro, saremo probabilmente destinati ad uscire di scena, con effetti negativi per la competitività del nostro sistema produttivo, per la disoccupazione e l’inattività giovanile». «Quello che preoccupa in generale è l’atteggiamento che, sia questo governo che quello precedente, hanno dimostrato di avere nei confronti del “lavoro”» conclude Bonomo «Lo trattano come una croce da portare sulle spalle e da sopportare per il più breve tempo possibile: si spiegano così queste misure che vanno lette assieme a quelle che riguardano quota 100 e il reddito di cittadinanza». — Nicola Brillo © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA. Con già oltre 94mila ettari di superficie vitata, il Veneto si candida a raggiungere quota centomila e diventare regione prettamente vitivinicola. A confermare il trend positivo del settore anche i numeri presentati da Denis Pantini responsabile dell’area agroalimentare di Nomisma che ammette che il valore regionale dell’export pari a 2,2 miliardi dell’anno scorso ha superato di gran lunga le cifre del Cile e dell’Australia. «A tutti gli effetti» ha detto «è la terza potenza mondiale per valore dell’export. Sui consumi internazionali non c’è storia: i giovani nel mondo cercano le bollicine “facili” soprattutto nel tempo libero, durante l’happy hour apprezzando lo spumante in compagnia». Su questo fenomeno la risposta locale c’è tutta e la spinta arriva dalla costante crescita dovuta per lo più alle varietà Glera-Prosecco (+167%) e Pinot Grigio (+132,6%), in controtendenza rispetto al trend nazionale, che nel 2018 ha segnato un –8,7% rispetto al 2009. Per quanto riguarda la vendemmia 2019, sicuramente di buona qualità, si stima una produzione di uva di 12,9 milioni di quintali, in calo (-13,2%) rispetto all’abbondantissima raccolta del 2018. Le anticipazioni di Veneto Agricoltura in occasione del report annuale hanno caratterizzato il convegno di Coldiretti Veneto svoltosi ieri a Mestre all’Università di Ca’ Foscari sul tema “Conservare le dimensioni produttive e crescere in valore è una sfida possibile”. Su questa linea l’osservatorio di Coldiretti ha avviato una serie di iniziative per promuovere momenti di analisi con gli esperti e di confronto con i produttori che tutti i giorni si rapportano con i mercati. Obiettivo: consolidare i risultati conseguiti e sviluppare una nuova progettualità proiettata ai sistemi sostenibili. Sono intervenuti il presidente regionale Daniele Salvagno e la professoressa del Dipartimento di Management Christine Mauracher, coordinati dal direttore di Coldiretti Veneto Pietro Piccioni. Prima della tavola rotonda tra produttori e titolari di cantine gli interventi tecnici di Luca Furegon, dirigente Avepa, e Alberto Zannol della Direzione agroalimentare della Regione Veneto, che hanno illustrato il profilo degli investimenti sul territorio. —
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L'ARENA
Sabato 7 Dicembre 2019
PROVINCIA Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: provincia@larena.it
PESCANTINA. Unodei quattropunti diapprovvigionamentoidrico del paesecontaminato da sostanze.Laquantità rientra nei limitidi legge
TrovatiPfasnellaretedell’acquedotto Chiusoperprecauzione unpozzo vicino alladiscarica diCa’ Filissine Necessarii filtri.Èilpercolato lafontesospetta dell’inquinamento Luca Fiorin
Uno dei quattro pozzi che prelevano dalla falda sotterranea l’acqua che viene usata per alimentare la rete acquedottistica di Pescantina verrà chiuso per contaminazione da Pfas. Ad annunciarlo è Silvio Peroni, il direttore di Acque Veronesi, la società che gestisce il servizio idrico integrato per il Comune. «A Pescantina ci sono quattro impianti che pescano l’acqua che viene distribuita dall’acquedotto», spiegano Peroni e gli ingegneri idraulici di Acque Veronesi. «Tre dei pozzi si trovano nell’area che va da Balconi all’Adige ed il quarto in località Santa Lucia», aggiungono. È solo in uno di essi, quello che si trova più vicino alla discarica di Ca’ Filissine, in via Ex-Internati, che vengono da tempo costantemente trovate, anche se in misure altalenanti, le sostanze perfluoro-alchiliche. Si tratta di composti derivanti da sintesi chimica che vengono usati per moltissime produzioni. Ad esempio, servono per impermeabilizzare carta, stoffe e stoviglie, ma sono anche parte di medicinali, cosmetici e schiume antincendio. I Pfas possono essere assunti dall’organismo umano e, secondo gli studi medici, sono correlabili a gravi patologie legate al colesterolo, sono causa di alterazioni a livello del fegato, della tiroide e del sistema immunitario, oltre che di alcuni tipi di tumore, e, stando a recenti ricerche, assumerebbero anche il ruolo di interferenti ormonali. Le sostanze, fra l’altro, causerebbero modificazioni al sistema riproduttivo dei maschi, sarebbero fonte di infertilità nelle femmine e porterebbero malattie nella fase della gestazione, causando nascite di bimbi sottopeso. Il tema dei Pfas è dal 2013 un argomento scottante nel Basso ed Est Veronese. Quest’area, assieme a quelle confinanti del Vicentino e del Pa-
dovano, da allora si è trovata a fare i conti con una pesante contaminazione delle acque e dell’ambiente, in seguito alla cui scoperta è stato avviato uno screening sullo stato di salute della popolazione esposta all’inquinamento che è uno fra i più grandi mai realizzati sinora al mondo ed è stato decretato dal Governo nazionale lo stato di emergenza. A Pescantina, secondo quanto spiegano i rappresentanti di Acque Veronesi, la presenza dei Pfas nella falda acquifera è significativamente più bassa di quella che si registra nella Bassa ed è inferiore rispetto ai limiti previsti dalla Regione per le aree che si trovano all’esterno dell’area posta a cavallo fra le provincie di Verona, Vicenza e Padova. Limiti che sono abbastanza restrittivi, va detto, ma non tendenti allo zero. «A scopo puramente precauzionale, nel piano degli interventi 2020-2024 abbiamo previsto l’abbandono del pozzo in cui ci sono i Pfas, il cui apporto sarà sostituito da un nuovo impianto a Bussolengo e dalla realizzazione di un’interconnesione con la rete di Verona», spiega Peroni. Poi aggiunge che è inoltre «prevista la predisposizione per l’installazione di filtri anti-Pfas nel secondo pozzo più vicino alla discarica». Queste operazioni, secondo Acque Veronesi, avranno un costo di centinaia di migliaia di euro e verranno realizzate al più presto. «Attualmente l’uso del pozzo di Balconi è comunque stato limitato, sempre in via precauzionale, ad un’ora al giorno; pertanto, pesa molto poco sulle risorse idriche che vengono distribuite con la rete pubblica», precisa il direttore. A quanto pare, la causa della presenza dei Pfas nella falda, alla quale si accompagnano contenute quantità di residui di pesticidi, è la discarica di Ca’ Filissine, il cui percolato aveva già fatto finire inquinanti nelle acque sotterranee più superficiali. Il fatto che il pozzo di via Ex-Internati non
Illaboratorio allestitoper cercarePfas nelleacque
sia lontano da questa struttura, che esso peschi ad una profondità non rilevantissima e che i Pfas che vi vengono trovati sono di vario tipo, come può avvenire dove ci sono scarti, sembra rendere accettabile la tesi che ad inquinare le acque sia stato il contenuto del liquido che scenderebbe nelle viscere della terra dalla discarica. Se il problema della contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche delle acque starebbe per essere affrontato-i tempi dell’intervento anti-Pfas restano comunque da chiarire-resta da capire se ci sono altri problemi da prendere in considerazione. Ad esempio per quanto riguarda l’approvvigionamento d’acqua con pozzi privati (che vengono usati soprattutto per irrigare campi ed orti ed abbeverare gli animali, visto che a Pescantina il 95 per cento delle abitazioni è allacciato all’acquedotto) o per le emissioni in atmosfera della discarica. «Per questo», afferma il vice-sindaco Davide Pedrotti, che peraltro abita vicino a Ca’ Filissine e si dice preoccupato per i suoi due figli, «come amministrazione abbiamo deliberato la richiesta di una verifica sullo stato di salute della popolazione e stiamo dialogando con l’Ulss Scaligera». •
Percolatosulla discaricadi Ca’Filissine aPescantina
ApprovatoinGiunta
Pattoperlabonifica VialiberadallaRegione
Ilpresidente dellaRegione Veneto Luca Zaia DiscaricadiCa’ Filissine: l’intesaperla bonifica hafatto unsignificativopasso inavanti. Ieri,infatti,la Giunta regionale hadeliberatol’approvazione dell’accordodiprogramma tra ministerodell’Ambiente, Comunedi Pescantinaela stessaRegionechedefinisce l’usodeisoldi destinatialla soluzionedi quellocheèun problemadecisamente annoso. L’impiantodiraccolta deirifiuti pescantinese,infatti, dalungo
tempodeveessere oggettodi un’attivitàdimessainsicurezza, vistocheèstato anche oggettodi sequestridell’autoritàgiudiziaria acausa difuoriuscita di contaminanti. Aquestaattività,che secondoi tecnicinecessiteràdiparecchi anniper poteressereportata a termine,il Governoromanoha destinato65milioni dieuro.Dopo ladecisionepresa ieri dall’esecutivoguidato daLuca Zaia,orasi dovrebbe arrivare nel
SANT’AMBROGIO. Domani festaper i49 anni
Ètempo di«SantoNatale» inpaese LaFidas premiai donatori Aprela mostra di presepi artigianali condistintivie medaglie sa, e la rassegna sarà a ingresso libero, garantito poi per tutte le domeniche e i giorni festivi fino a domenica 12 gennaio, sempre dalle 14.30 alle 19 (telefono per informazioni: 349-1358797). Si potranno ammirare presepi e diorami e sopratutto la fantasia di artisti, artigiani, anche semplici hobbysti, che da materiali, a volte di scarto, sanno ricavare l’intuizione per dare a un messaggio antico una veste nuova. Fra i tanti da ammirare ci sarà anche quest’anno il grande diorama di Alberto Cona,
SANGIOVANNILUPATOTO STASERALABORATORIO D’IMPROVVISAZIONE ACASANOVARINI Oggi alle 21, il salone di Casa Novarini ospita Saturday Night Impro. L’iniziativa consiste in un laboratorio di spettacolo partecipativo, guidato dall’improvvisazione. Organizza l’evento l’associazione Improschegge. R.G. SAN GIOVANNI LUPATOTO MOSTRADI PITTURA ELIBRODI POESIE ALCENTROCULTURALE Oggi e domani al Centro culturale dalle 10 alle 19, mostra di pittura di Annalucia Meneghini. Domani alle 17, nella stessa sala, presentazione del libro di poesia Parole sinuose con Ugo Brusaporco e Maurizio Grassi. R.G.
BADIACALAVENA. Sessantaopereinstallateall’oratorio dell’abbazia
Saranno una sessantina i presepi artigianali ed artistici esposti nell’oratorio dell’antica abbazia di Badia Calavena, a cui si accede dal chiostro con loggiato rinascimentale a fianco della chiesa parrocchiale. Fanno parte della quattordicesima edizione di Santo Natale in Badia, evento promosso dal gruppo Alpini del paese in collaborazione con la parrocchia, l’amministrazione comunale, la Provincia e il Consorzio Bim Adige. Aprirà alle visite domani alle 11.30, al termine della mes-
Brevi
di tre metri di larghezza e due di profondità, che ricostruisce fedelmente l’architettura di una villaggio palestinese dell’epoca di Gesù. Luigi Venturini, capogruppo degli Alpini che ha ideato ed è anima della rassegna, continua nella sua opera di ricerca e raccolta delle opere, nella convinzione di offrire, con l’esposizione di Santo Natale in Badia, l’occasione a tanti artisti di farsi conoscere, ma sopratutto di ribadire i valori della famiglia e della comunità che sono propri del Natale. • V.Z.
Domani la sezione del gruppo Fidas di Sant’Ambrogio festeggia i 49 anni di attività con la premiazione dei donatori benemeriti. « Quest’anno purtroppo registriamo un sensibile calo dei donatori e delle donazioni, dichiara il presidente Giovanni Ambrosi, secondo noi dovuto anche alla carenza di personale medico e di altri problemi che scoraggiano le donazioni. Domani, al pranzo sociale, saranno consegnati i premi. Il distintivo d’oro va a Sara Gamberoni, il distintivo 130 a Marco Zorzi; la medaglia
d’oro va a Maria Cristina Cecchini, a Federico Dal Pez e a Doriana Fasoli; medaglia d’argento a Simone Bacciga, Roberto Gelio, Alessandro Marangoni, Fabio Motta e Jenny Toffalori; medaglia di bronzo a Silvia Lui; benemerenza ad Anna Maria Aprili, Elisa Arcangeli,Federico Bonomi,Marco Ceradini, Guglielmina Gaiardelli,Paolo Marangoni, Cristiano Merigo e Matteo Xamo. Infine il diploma di benvenuto a Katia Beghini, Matteo Fedrigo, Noemi Gasparini, Damiano Grego, Massimiliano Oggioni e Cinzia Righetti. • M.F.
girodipochigiorni allafirma formaledell’intesa, cosache potrebbeavveniregià entro la prossimasettimana. Ilprogettodella bonifica,cheè statorealizzato dal Comune, ha giàottenuto l’approvazioneda partedellaconferenzadei servizi costituitadatuttele realtà che hannounruolo inquestavicenda. Aquestopunto, quindi,nonrimane cheavviarel’attuazione deipiani elaboratidai tecnici. Afarlo dovrebbeessere direttamente l’istituzionemunicipale, ma, consideratala complessità dell’operazione,questointervento verràattuata con il coinvolgimentodellaRegione. Il soggettocheèstato individuato perportare avantila parte burocratico-operativa dell’interventoèVeneto Acque. Questaèunasocietàpubblica che facapo allaRegione, laquale si occupadiprogettazione e gestionidelle retiidriche.Veneto Acque,però,nellasua attività collaboraanche conil Commissariostraordinario per la bonificadellediscariche Giuseppe Vadalà. L’interventodiCa’ Filissineverrà comunquegestitoinforma ordinaria.Secondo le previsioni, vistoche, dopole ratifiche ufficiali,sarà possibile passare subitoalle gare d’appalto,l’avvio concretodellabonifica potrebbe avvenirenel girodipochi mesi. LU.FI.
MONTEFORTE OGGIPRESENTAZIONE DELLIBRO «RACCONTI PERL’ORAD’ARIA» Andrea Ciresola, restauratore, pittore, scrittore e poeta, oggi presenta il suo libro Racconti per l’ora d’aria. Appuntamento alle 16.30 in Oratorio con le musiche di Gabriele Posenato ed il reading di Lino Paolo Posenato. P.D.C. SOAVE LOSTORICOSANTI PARLAOGGI DIFIUME ETERRITORIO Oggi alle 17, nella sala del camino delle Soaverie, in via Roma, per gli incontri Sabato del villaggio, lo storico e scrittore Ernesto Santi terrà la conferenza su Un fiume per un territorio. Prenotazione al numero 333.2175073. Z.M. SANGIOVANNIILARIONE OSSERVAZIONE ASTRONOMICA ACATTIGNANO Il gruppo Gastrofili propone per oggi un’osservazione della volta celeste. Saranno messi a disposizione i telescopi dell’associazione. Incontro alle 20.45, alla sede di Cattignano solo con cielo sereno. Info: 348.7640900. P.D.C.
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II
Primo Piano
Sabato 7 Dicembre 2019 www.gazzettino.it
Il piano per i Mondiali
Viabilità 2021: Anas rivede i piani e mette sul piatto altri 100 milioni Il presidente Gemme incontra i sindaci per fare il punto: la Via dovrebbe licenziare le quattro varianti entro fine anno `
STATALI BELLUNO Aumentano le disponibilità per la viabilità legata ai Mondiali di sci 2021 di Cortina, mentre si guarda già alle Olimpiadi 2026 Cortina-Milano destinate a portare altri fondi dentro ai quali già si intravede la possibilità di finanziare la variante di Longarone e di riesumare la discussa e mai realizzata circonvallazione di Cortina. L’annuncio sullo stato di attuazione delle opere 2021, è stato fatto ieri da Claudio Andrea Gemme, presidente dell’Anas, nonché commissario di Governo per l’attuazione del piano straordinario per l’accessibilità a Cortina 2021, in due tappe belluensi: prima a Pieve di Cadore quindi a Longarone.
L’aumento del fondo per Cortina 2021 viene legato alla rimodulazione del piano di investimenti che porta così l’importo complessivo a 270 milioni di euro grazie ad uno stanziamento aggiuntivo di 100 milioni. Entrano così in gioco anche i miglioramenti sulla 51 bis e sulla 52 Carnica (in primis la galleria del Comelico), dando così risposta alle istanze sollevate dal territorio nell’incontro di fine 2018. A tenere le fila dei due summit con i sindaci, è stato il presidente
37 sono gli interventi previsti lungo la 51 di Alemagna
Le nuove risorse
Destinati 26 milioni per la 52 Carnica altri 8 andranno a potenziare la 51 bis L’Anas mette sul piatto altre risorse per 100 milioni di euro che, uniti al finanziamento iniziale di oltre 170 milioni, raggiungono un investimento complessivo di circa 270 milioni. La somma viene così suddivisa: 235 milioni di interventi sulla 51 di Alemagna, dove si lavora anche in chiava di ammodernamento tecnologico, 8 milioni sulla 51 bis e 26 milioni sulla 52 Carnica. «Da tenere presente aggiunge il presidente della Provincia, Roberto Padrin -
che sulla 52 Carnica ci son altri 70 milioni legati alla realizzazione del Col Trondo e che esulano dal piano strategico per Cortina 2021» Cifre su cifre che spesso non tornano se si guardano gli annunci fatti precedentemente; all’inizio dell’avventura dei Mondiali di sci 2021 si parlava infatti di 242 milioni di euro di cui 170 destinati all’Alemagna e 70 alla statale Carnica. In questi anni gli importi tuttavia sono andati modificandosi in “corso d’opera” e le somme spesso non tornano.
della Provincia, Roberto Padrin. Un piano gigantesco che però vede ancora al palo i punti strategici di quella che sarà la nuova viabilità sull’Alemagna, ovvero le quattro varianti di Tai, Valle di Cadore, San Vito e Cortina destinate a mancare clamorosamente l’appuntamento con il 2021. Dal settembre 2018, i progetti sono in fase di Valutazione di impatto ambientale. La previsione annunciata ieri dall’Anas è che l’iter possa concludersi già entro questo mese per dare così il via alle Conferenze dei servizi. Padrin ha parlato di «ritardi enormi. Mi auguro - ha aggiunto - che i cantieri possano partire almeno prima dei Mondiali 2021». Gemme ha fatto il punto dello stato dei cantieri avviati sulle statali. «In particolare - ha spiegato il dirigente - dei previsti 37 interventi di adeguamento e messa in sicurezza della 51 che saranno completati entro il 2020: 16 sono stati ultimati; 14 sono in corso; 4 di prossimo avvio; 3 con progetto esecutivo in corso di approvazione. Per quanto riguarda l’avanzamento dei lavori relativi alle infrastrutture tecnologiche per la Smart road Cortina 2021, i previsti interventi sulla statale 51 di Alemagna, in opera e in corso di attivazione, riguardano la fornitura e l’installazione di una infrastruttura tecnologica per un investimento complessivo di circa 26 milioni di euro. I lavori cominciati nel luglio 2019 termineranno per settembre 2020. Importanti novità riguardano anche la Rimodulazione ed Integrazione del piano - ha spiegato ancora il commissario Gemme - a seguito dei finanziamenti aggiuntivi per le statali 51, 51 bis e 52 Carnica previsti nell’aggiornamento del Contratto di Programma Anas 2016-2020». Lauredana Marsiglia
«Aperto il primo cantiere a Fortogna» IL NODO LONGARONE BELLUNO
«Siamo soddisfatti per le risorse aggiuntive annunciate dall’Anas - commenta Roberto Padrin, presidente della Provincia -. L’assegnazione dei Mondiali di sci 2021 è stata una chiave di volta per portare risorse importanti». Padrin, nel vertice di ieri col presidente Anas, Claudio Andrea Gemme, ha toccato anche il progetto della variante di Longarone, opera strategica da circa 200 milioni di euro di cui esiste già un tracciato embroniale. «Sarà un’opera fondamentale per risolvere il problema del traffico», afferma Padrin che già guarda alle Olimpiadi 2026 per trovare le coperture necessarie. Intanto, proprio in queste setti-
mane, su Longarone sono partiti i primi cantieri legati a Cortina 2021. «Si tratta di quattro opere spiega Padrin calandosi nella vesta di sindaco di Longarone -: il tratto di Fortogna-4 Valli che è già stato cantierato e sarà pronto per la fine di maggio (2 milioni 390mila euro); lo stralcio che riguarda la corsia di canalizzazione dalla statale 51 alla provinciale 251 della Val di Zoldo unitamente al percorso pedonale dall’ingresso di Longarone fino alla stazione
LA VARIANTE SARÀ L’OPERA FONDAMENTALE CONTIAMO SULLE OLIMPIADI Roberto Padrin
(1 milione 290mila euro), i lavori partiranno a gennaio e finiranno a luglio 2020; terzo tratto è quello dalla stazione ferroviaria all’ingresso sud di Castellavazzo (2 milioni): la quarta opera, da 21 milioni, si divide invece in 6 lotti che riguardano una pluralità di opere nel tratto da Castellavazzo alla galleria di Termine (consegna cantieri a marzo e completamento a dicembre 2020). Di particolare importanza sarà la sistemazione di via Uberti che dalla statale porta in zona Malcom, quest’arteria sarà un’alternativa importante durante l’esecuzione degli altri cantieri che non mancheranno di comportare chiusure e limitazioni. Ricordiamo che via Uberti è ancora chiusa per i danni provocati da Vaia e sono in corso lavori per 1,4 milioni di euro da parte di Anas. I lavori dovrebbero essere completati entro quattro mesi».
Il Piano Cortina
AUSTRIA
S.S 52 "Carnica"
S.S. 51 "Alemagna"
Auronzo di Cadore Miglioramento della viabilità di accesso all’abitato di Cortina
Cortina d’Ampezzo
Attraversamento dell’abitato di San Vito di Cadore
S.S. 51 bis "Alemagna"
Attraversamento dell’abitato di Valle di Cadore
Attraversamento dell’abitato di Tai di Cadore
V E N E T O
LEGENDA SS 51 lavori ultimati lavori in corso lavori da avviare varianti
SS 51 bis e SS 52
S.S 52 "Carnica"
agg. piano nov. 2019
25.971.542 euro S.S. 51 bis "Alemagna"
7.978.928 euro
Longarone
S.S. 51 "Alemagna"
235.640.783 euro
Alemagna, gli autotrasportatori chiedono un incontro con il prefetto L’ISTANZA Un tavolo tecnico in prefettura per fare il punto sul futuro della Statale 51 di Alemagna. A chiederlo la categoria dell’Autotrasporto di Confartigianato Belluno, guidata da Daniele De Bona, che ieri si è riunita in città. Al tavolo anche il vice prefetto di Belluno Antonio Russo, l’Ispettore della Polizia Stradale, Loretta Chenetti, l’assessore alla Mobilità del Comune di Cortina, Benedetto Gaffarini, il consigliere della Provincia di Belluno, Ivan Minella. Un’occasione per capire cosa succede oltre i confini della regione: a parlare anche Elmar Morandel che ha portato l’esperienza dell’Alto Adige e Bruna Grizzo, per Pordenone. «Un dato è certo - ha spiegato De Bona - il traffico pesante sulla statale di Alemagna continua a evidenziare grosse criticità per la gestione della strada stessa da parte di Anas, ma anche per il continuo incremento del numero di transiti per solo attraversamento che non potrà proseguire in futuro illimitatamente visto che il territorio attraversato dalla statale 51 di Alemagna gode del riconoscimento di patrimonio Unesco».
tage fotografico realizzato dagli imprenditori Mirko Antole e Roberto Dibona: «Dai tir intraversati sulla neve perché privi di catene a cartelli stradali scritti solo in italiano, magari incomprensibili agli stranieri, da blocchi di traffico in aree di competenza Anas Venezia a nessun blocco in territori di competenza di Anas Bolzano, da guard rail abbattuti per manovre improvvide a rifiuti abbandonati lungo la strada da camionisti maleducati» spiegano.
DANIELE DE BONA: «LA STATALE CONTINUA A EVIDENZIARE GROSSE CRITICITÀ SUL FRONTE DELLA GESTIONE»
MOTIVO SCATENANTE Proprio per questo è nato l’incontro tra tutti i soggetti che operano su questo asse viario, al fine di collaborare e attrezzarsi in relazione agli importanti lavori che andranno a interessare l’Alemagna da qui agli appuntamenti del 2021 e del 2026. Ad animare il dibattito il repor-
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AUTOTRASPORTATORI Daniele De Bona guida la categoria della Confartigianato Belluno
«I lavori hanno permesso anche di mettere a confronto posizioni e scelte assunte in altre province per dare soluzioni ad analoghi problemi».
OLTRE I CONFINI Il presidente alto atesino, Emar Morandel, ha portato l’esperienza nella limitazione dei passaggi dei mezzi pesanti stranieri sul Passo Resia, andando ad agevolare le imprese che hanno la sede nella zona e i mezzi pesanti che caricano o scaricano in quella zona ma anche l’istituzione di specifici tavoli per monitorare la situazione. A tal riguardo dall’assessore alla Mobilità del Comune di Cortina d’Ampezzo, Benedetto Gaffarini, ha appoggiato la proposta di chiedere alla Prefettura di Belluno l’istituzione di uno specifico tavolo tecnico permanente con le amministrazioni dei Comuni interessati e gli organismi presenti al dibattito. «Dialogo e coinvolgimento spiega Confartigianato - sono state anche le linee guida indicate dall’ispettore Chenetti quale metodologia da intraprendere per arrivare agli obiettivi prefissati dalla categoria dell’Autotrasporto». Ad emergere è stata comunque la necessità di confronto. «Conto - afferma il presidente Daniele De Bona – che queste premesse si trasformino in azioni concrete per arrivare a far sì che il territorio attraversato dalla statale 51 e soprattutto la parte alta della nostra provincia, trattandosi di patrimonio Unesco, possa ottenere un’attenzione particolare da parte della Regione Veneto e nel Piano regionale dei Trasporti».