RASSEGNA STAMPA DEL 15 NOVEMBRE 2019

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15-NOV-2019

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VENERDÌ 15 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Il disastro in laguna

«Basta polemiche, completiamo le dighe» Il premier Conte dopo la visita a Venezia: «Va costruito un patto di collaborazione, il governo farà la sua parte»

Davide Lessi Un patto tra governo e istituzioni locali per proteggere Venezia dal maltempo. Dopo 24 ore trascorse in Laguna, il premier Giuseppe Conte dice di non voler perdere tempo in polemiche. E sottolinea che «il Mose è da ultimare, perché è l’unica risposta sostenibile». Come si può difendere una città così straordinaria e fragile? «Venezia oggi è una città ferita, ma negli occhi e negli sguardi che ho incrociato in questi due giorni ho visto una comunità per nulla scalfita, bensì orgogliosa, solidale e determinata a reagire e a rimettersi subito in piedi. A questa comunità voglio dire che il governo farà la sua parte». All’inizio degli Anni ’90 i giornali scrivevano: il Mose salverà Venezia. Abbiamo buttato via 30 anni? «Questo non è il tempo delle polemiche. Sono stati investiti soldi dei cittadini che non possono essere sprecati. Il Mose ad oggi è l’unica risposta sostenibile al problema dell’acqua alta a Venezia.

Credo che il limite più grande in tutti questi anni della politica italiana sia stato rinfacciarsi vicendevolmente colpe e responsabilità. Oggi stiamo facendo i conti con diverse emergenze, Venezia, l’ex Ilva, le tensioni commerciali, che richiedono una risposta corale del sistema Italia, a cui ho sempre fatto affidamento». Di Maio dice che il Mose «è

«Va affrontato e risolto anche il tema del passaggio delle grandi navi» obsoleto ma va terminato». Condivide? «Ultimare la realizzazione dell’opera è inevitabile. Ad oggi il Mose è realizzato al 90-93% circa e i fondi investiti sono tanti. Elementi questi che, insieme a una valutazione di interesse pubblico, rendono impensabile qualsiasi altra soluzione». Zaia dà la colpa dei ritardi al governo. Sente di avere responsabilità? «I veneziani oggi vogliono solo risposte, misure concrete.

Il premier Conte in visita alle famiglie alluvionate a Venezia

Ed è quello che, con il mio Governo, abbiamo già iniziato a fare. Abbiamo di fronte situazioni drammatiche che investono tutto il Paese. Negli ultimi giorni su gran parte del territorio nazionale, da Nord

a Sud, si è abbattuta una violenta ondata di maltempo, sappiamo che il contrasto al dissesto idrogeologico è una priorità di qualsiasi Governo. Per evitare in futuro nuove tragedie è necessario che

le istituzioni, a tutti i livelli, insieme a tutti gli stakeholders locali, remino verso un’unica direzione. Su questi temi si vince e si perde tutti insieme». Perché ci accorgiamo dell’importanza del nostro patrimonio artistico solo di fronte ai disastri? «Non sono d’accordo. Lavoriamo tutti i giorni per tutelare e valorizzare il nostro patrimonio artistico, le nostre eccellenze che il mondo ci invidia. Certo, si può fare sempre di più e lavorare sulla prevenzione. Ma bisogna fare i conti anche con le calamità naturali che, per quanto si possa attutire l’impatto, sono sempre devastanti». Le grandi navi non sono il simbolo di quanta superficialità c’è nella gestione di un ambiente così delicato? «Senza dubbio è necessario affrontare il tema di una governance per i problemi strutturali della città, proprio come quello delle grandi navi e del Mose. Per questo il 26 novembre ho convocato un “Comitatone” interministeriale per la salvaguardia di Venezia, nel corso del quale discuteremo anche di questo. L’obiettivo del governo è analiz-

Dopo la terribile peste del Quattrocento la città si è aperta ai “foresti” Il declino demografico iniziato negli anni Cinquanta è vero pericolo

Ma senza i veneziani la laguna non ha futuro L’INTERVENTO

CARLO RATTI

C

osa ci colpisce dell’alluvione di Venezia di questi giorni? Certo le immagini della Basilica di San Marco nuovamente allagata: è la seconda volta che succede in meno di 400 giorni, mentre i quattro episodi precedenti si erano verificati lungo un periodo di 1200 anni. Nei prossimi decenni, anche modesti cambiamenti climatici potrebbero esser fatali alla Serenissima, con il suo fragile reticolo di calli, campi e palazzi «au ras de l’eau». Questo il motivo per cui oggi molti si stanno interrogando su scenari apocalittici, e su quanto sarebbe ancora possibile fare per evitarli. Viene addirittura evocata una possibile «morte di Venezia». Tuttavia, credo che, al di là di essa, qualcosa d’altro ci dovrebbe allarmare: la morte dei veneziani.

Non si tratta di una questione numerica. Le città non sono mai meri prodotti materiali: per rendere viva l’urbs - la città fisica, con le sue mura e le sue strade - deve esistere la civitas - una società di cittadini attiva e partecipe. E oggi la civitas veneziana è pressoché morta. Sono molti i fattori che hanno contribuito a questo risultato, a partire da scelte sciagurate fatte negli anni Ottanta del Novecento e che portarono la città a non puntare su università e innovazione

La grande emorragia di residenti dal centro storico fa perdere il controllo sull’ambiente – che sarebbero oggi motori di sviluppo eccezionali – bensì a ripiegarsi su un più facile e incosciente sfruttamento turistico. Lo svuotamento civico di Venezia e l’emorragia di residenti dal centro storico

hanno avuto come conseguenza quella di deprivare la città di forme naturali di controllo del territorio e dell’ambiente. Hanno inoltre chiuso la città in una cappa di inazione piagnucolosa, come ci ricordavano le dichiarazioni dei politici in questi giorni (che differenza con lo spirito di coloro che nei secoli hanno reso grande la Serenissima!). Insomma, credo sia il momento di pensare a come reagire. E per farlo non basterà soltanto mettere a posto il Mose, o costruire un’altra opera faraonica. Servono gesti estremi e coraggiosi. La storia di Venezia degli ultimi decenni, tolti i casi di pochi leader illuminati, è la storia di un drammatico fallimento. Ecco allora che la prima possibile risposta dovrebbe essere quella di sottrarre la città della Laguna alla giurisdizione italiana. Ma non per dare manforte alle piccinerie dei nostalgici della Repubblica di San Marco. Venezia dovrebbe diventare una città nuova,

Piazza San Marco allagata con i carabinieri pronti a prestare soccorso

regolata da una giurisdizione internazionale. Una città aperta, in cui chiunque possa arrivare e subito diventare a pieno titolo cittadino, a patto che il suo orizzonte mentale non sia quello privo di responsabilità

Per ricostruire la propria civitas, a Venezia non resta che spalancarsi al mondo del turista. Per ricostruire la propria civitas, a Venezia non resta che spalancarsi al mondo, chiamando a raccolta coloro che hanno idee e progetti concreti. Innovatori con visioni di impresa (e chi le

può finanziare). Studenti pronti a trascorrere qualche anno in laguna per restaurare i suoi magnifici palazzi. Ingegneri capaci di studiare nuove opere per rispondere ai cambiamenti climatici (i problemi della laguna oggi potrebbero essere quelli di New York domani). Chiunque, insomma, voglia impegnarsi e contribuire a ricostruire la gloriosa ma ormai decrepita civitas veneziana. La Serenissima diventerebbe allora terreno di sperimentazione per un modello urbano inedito: un luogo nel quale testare un audace «patto di cittadinanza» adatto allo «spazio dei flussi» contemporaneo. La soluzione potrebbe sembrare fantasiosa, ma esi-

zare e valutare tutti gli aspetti critici legati alla gestione di una città unica come Venezia. La partecipazione e l’ascolto delle istituzioni locali sarà parte integrante del processo decisionale. Anticipo che il sindaco Brugnaro sarà nominato Commissario in relazione allo stato di emergenza che abbiamo deliberato». Che cosa farà il governo ora per aiutare Venezia? «Come promesso, nell’arco di poche ore abbiamo deliberato lo stato di emergenza, prevedendo 20 milioni di euro. Sono i primi stanziamenti necessari ad affrontare le urgenze più impellenti e a ripristinare i servizi essenziali. Dopo la ricognizione degli ulteriori necessari interventi, decideremo quanti altri fondi destinare alla città per le opere di ripristino e, con il ministro Franceschini, anche per gli interventi sui beni culturali. Il prossimo passo sono gli indennizzi a privati e commercianti, poi i fondi per rifinanziare la legge speciale per Venezia. Ma la nostra attenzione è rivolta a tutte le comunità e ai territori in questi giorni colpiti da eccezionali eventi meteorologici». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI«BAASTA

ste un precedente. Quando Venezia venne decimata dalla peste verso la metà del Quattordicesimo secolo e perse circa il 60 per cento della propria popolazione, decise di aprirsi agli stranieri, non soltanto accettando immigrati ma offrendo cittadinanza veneziana a quanti progettavano di restare a lungo. Questo tipo di cittadinanza era basato sulla volontà dei non-veneziani di assorbire la «venezianità», compreso il desiderio di lavorare. Non c’è motivo per cui un tale metodo non dovrebbe funzionare ai giorni nostri, di fronte alla peste contemporanea del turismo (forse più lenta nel contagio, ma più distruttiva negli esiti: dagli anni Cinquanta ad oggi la popolazione di Venezia è diminuita di circa il 70 per cento). Certo non basterà da sola questa nuova condizione di «città aperta» a invertire il declino di Venezia. Servono interventi fisici e infrastrutturali importanti, realizzati senza inciampi. Allo stesso tempo, non possiamo illuderci che una sola opera ingegneristica possa recuperare i danni fatti da decenni di progressivo svuotamento dell’anima sociale della città. Non avrà senso agire sull’urbs se ci dimentichiamo dell’importanza della civitas. Per salvare Venezia dobbiamo salvare i veneziani – prima di tutto da loro stessi. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Corriere del Veneto Venerdì 15 Novembre 2019

VE

Economia

Bpvi, Sorato chiede di cambiare giudice Ladifesa:«Vendittiincompatibile:siastenga».Bertelle:«Cosìsiperdealtrotempo» VICENZA Crac Bpvi, Sorato chie-

de di cambiare giudice. Nell’udienza preliminare, ieri, del procedimento a carico dell’ex direttore generale, Samuele Sorato, nel corso della quale si discutevano le 263 richieste di costituzione di parte civile, ecco il colpo di scena. Fabio Pinelli, avvocato del manager, chiede al giudice per l’udienza preliminare, Roberto Venditti, di astenersi per incompatibilità, «non mancando di sottolineare la consi-

derazione e la stima nei suoi confronti» è la precisazione. «La questione - rileva Pinelli non riguarda il profilo soggettivo del dottor Venditti, magistrato di assoluto spessore e correttezza professionale». Piuttosto il fatto che «ha già giudicato con riferimento a posizioni strettamente connesse in fatto e in diritto, inscindibili da quella di Sorato. E pertanto non può ricoprire, a nostro avviso - spiega Pinelli -, il ruolo di giudice anche nel

Pinelli «Il magistrato ha già giudicato posizioni connesse»: decisione il 12 dicembre

processo a carico dell’ex direttore generale». Venditti, ad ottobre 2018, aveva già rinviato a giudizio gli altri ex dirigenti e amministratori Bpvi, ora a processo, con una nuova udienza ieri in cui i consulenti della procurea sono stati controesaminati dalle difese. Pinelli in particolare fa riferimento alla contestazione mossa dalla procura a Sorato e al suo vice Emanuele Giustini, configurato quest’ultimo come pre-

sunto concorrente morale. Inevitabilmente quindi - è il ragionamento della difesa valutando la posizione di Giustini il giudice avrebbe già preso in considerazione, giu-

«Confindustria,sulpresidente ilVenetodevepresentarsiunito» Industriali, Carraro prepara il programma: «Spazio a legalità e fuga dei giovani» VENEZIA Il nuovo presidente na-

zionale di Confindustria? «È molto importante che il Veneto si presenti unito». Le priorità sui fronti interni e dell’agenda per la politica, a partire dai giovani e dalla legalità. Evita la poltrona presidenziale dietro la scrivania e sceglie la soluzione informale di sedersi di fronte ai giornalisti, Enrico Carraro, 57 anni, ieri nel primo faccia a faccia da presidente di Confindustria Veneto. A due settimane dall’elezione, l’industriale padovano inizia a tracciare il percorso dell’anno e mezzo d’incarico che lo attende nella struttura regionale. «La chiamata è arrivata improvvisa e inattesa. Ma l’ho accettata con grande interesse, anche di fronte all’unanimità, non scontata, delle territoriali - esordisce Carraro -. Avevo spinte per la presidenza di Assindustria Venetocentro, che però non mi è mai interessata. Mi sento più tagliato per questo ruolo». E pur se dice di esser «entrato in corsa sul programma di Matteo Zoppas», sul quale vuole mantenere la continuità, Carraro spiega che presenterà in dettaglio i contenuti ai leader delle territoriali, «i miei datori di lavoro», nel consiglio di presidenza del 3 dicembre. Ma intanto la prima uscita critica sulla manovra del governo, con la lettera ai parlamentari, è già agli atti; e segnala un rinnovato attivismo rispetto al recente passato. «Mi sono mosso d’intuito, ma con cuore e senso di responsabilità - spiega il presidente -. Qualcuno si è risentito e l’ha vissuta come un attacco frontale. Credo che Confindustria debba essere filo-governativa, nel senso di un partner che aiuta a trovare le soluzioni. Ma sulla plastica, ad esempio, non c’è una visione di prospettiva ma solo la necessità di far cassa, quando le imprese del settore hanno ben capito che bisogna cambiare e già lo stanno facendo. Ma ci vuole tempo. Poi vedo che qualche avvicinamento sulla manovra c’è e capisco non sia facile far politica economica dopo la manovra sull’Iva». Poi, a flash, le posizioni sui temi fondamentali. Ad iniziare dalla stretta attualità, da Venezia in ginocchio: «Non sono

Svolta Il presidente Enrico Carraro (a destra) con il direttore di Confindustria Veneto, Carlo Stilli

un tuttologo, ma il Mose va finito. Servono coraggio e responsabilità». Per confermare poi quelli su cui tallonare da vicino, dall’Alta velocità alla Pedemontana. Senza perder di vista l’autonomia: «Non è fondamentale. Ma un settore pubblico più efficiente e responsabile su spesa e gestione è un vantaggio per tutti, anche per le imprese. Sono abbastanza vicino alla causa del presidente Luca Zaia. Ma mi sembra che nessuno lo stia davvero ascoltando».

Carraro si concentra poi su due temi. Il primo è quello «terribile» della fuga dei giovani; il secondo, più a sorpresa forse, è la legalità, con le infiltrazioni mafiose a Nordest: «L’appello del procuratore antimafia, Bruno Cherchi, ci fa capire che è questione seria. Gli imprenditori si ritrovano in prima linea e un po’ si vergognano a parlarne. Dobbiamo stare molto attenti». Sul fronte interno di Confindustria, non ci saranno da attendersi invece cambiamenti sul piano organizzativo. Carraro, che sta incontrando i delegati regionali scelti da Zoppas per capire eventuali aggiustamenti nella squadra, dice no alla prospettiva dei servizi su scala regionale («è giusto che stiano sul territorio, vicini alle imprese») e contesta la visione di un livello regionale in Confindustria alleggerito: «Sono stato nella commissio-

La politica L’autonomia? Non è fondamentale ma è un vantaggio. Sono vicino a Zaia, ma non lo ascoltano

ne che ha scritto la riforma Pesenti, di cui l’attuale assetto è figlio. L’obiettivo non era depotenziare questo livello: non sarei qui altrimenti. Detto che trovo il Campiello fondamentale, penso ci sia da fare un lavoro dinamico, giorno per giorno, insieme alle territoriali, sui temi di scala regionale». Compresa la questione, tutta casalinga, della corsa per la nuova presidenza nazionale, che caratterizzerà il 2020. «Mi piacerebbe vedere un Veneto unito su un candidato. E spero, magari, unico: il momento è molto particolare per le imprese, tutt’altro che facile. Di crisi, in un mondo che non cresce più come prima e che allontana anche il Veneto dell’export dagli anni-record». Ma sarà possibile per Carraro immaginare un ruolo di coordinamento tra le territoriali? O alla fine preverrà l’eterno dualismo Vicenza-Treviso, da giocare su una vicepresidenza? Carraro affronta la questione con realismo: «Se ci sarà spazio per muoversi, vedrò come farlo». Pur se il presidente non manca di veder rosa, buttando lì un indizio: «Per me è già un segnale che le territoriali si siano unite nell’indicarmi alla presidenza regionale». Federico Nicoletti

Destini separati Sorato con l’ex presidente Gianni Zonin all’assemblea Bpvi del 2013

dicato, anche quella di Sorato. Di qui la presunta incompatibilità. Su cui dovrà decidere lo stesso giudice Venditti. «Tutto per perdere tempo, poco o tanto che sia - sbotta l’avvocato Renato Bertelle - se Venditti dovesse astenersi si tornerebbe a un’altra udienza preliminare davanti a un altro giudice». Il 12 dicembre Venditti scioglierà le riserve sia su questo che sull’ammissione delle 263 parti civili, 249 delle quali rappresentate da Bertelle. Ci sono poi una decina sono di risparmiatori friulani, le sorelle Nardini di Bassano e Luigi Ugone, presidente di «Noi che credevamo nella Bpvi». Benedetta Centin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Moda

La vicenda ● Sono state sufficienti due ore, il 28 ottobre, al consiglio di presidenza di Confindustria Veneto per esaurire la procedura di nomina di Enrico Carraro a nuovo presidente. La scelta era arrivata ad una settimana di distanza dalle dimissioni presentate da Matteo Zoppas, formalizzate un mese dopo l’annuncio a sorpresa di voler lasciare la leadership regionale degli Industriali ● Carraro, 57 anni, presidente dell’omonimo gruppo meccanico padovano e vice di Assindustria Venetocentro resterà in carica per 18 mesi fino a inizio 2021

Geox, ricavi ancora in calo L’Italia delude TREVISO Primi nove mesi dell’anno con ricavi in flessione, per Geox, e previsione di chiudere il 2019 con un fatturato in contrazione intorno al 5%. Sono i numeri riferiti ieri dal consiglio di amministrazione di Montebelluna assieme alla constatazione di un possibile «ritardo dei risultati rispetto agli obiettivi prefissati» per l’esercizio in corso. «Questo andamento del business – sottolinea il board - conferma il 2019 come anno di transizione e rafforza la convinzione di dover perseguire le iniziative strategiche con ancora maggiore determinazione». Perciò, in occasione dell’approvazione del bilancio 2019, il management illustrerà «le azioni da intraprendere per il ritorno alla crescita, alla redditività e alla generazione di cassa». Fra gennaio e settembre i ricavi si sono ridotti a 643,42 milioni (-4,3% sullo stesso periodo 2018), con un raffreddamento in particolare sull’Italia (7,4%), cioè un mercato che vale il 28,6% del business complessivo. A crescere in modo vistoso, tuttavia, sono le vendite sul canale on line (+30,4%). © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Vertice in Regione

«Tessitura Monti, chiarezza sul futuro» (g.f.) Interessante che ci siano investitori intenzionati ad intervenire su Tessitura Monti. Ma fino a quando tali soggetti, peraltro ancora anonimi, non avranno presentato nero su bianco un piano di rilancio industriale credibile il giudizio è sospeso. In sintesi è questa la posizione della Regione che, attraverso il tavolo di crisi sulla storica azienda trevigiana di Maserada, gestito dall’assessore Elena Donazzan, ieri ha incontrato rappresentanti della società e dei sindacati. Gravata da debiti bancari di anno in anno crescenti e da almeno sette anni toccata dal ricorso agli ammortizzatori sociali, secondo quanto riferito dai vertici aziendali ora una soluzione potrebbe essere a portata di mano grazie alla disponibilità di un fondo di private equity con sede in Svizzera. Sulla cui fisionomia c’è però una riservatezza che non aiuta a dissolvere la nebbia sul futuro della Monti, oggi gestita dai nipoti del fondatore. «Se l’opera-

TREVISO

zione consiste nel puro ripianamento del debito bancario a fronte del passaggio di proprietà, senza ulteriori progetti per la rivitalizzazione dell’attività e la conservazione del lavoro – è la posizione di Donazzan – direi che è troppo poco. Gli aspiranti nuovi titolari della società, che escluderebbero definitivamente la famiglia dalla gestione, devono venire qui a spiegarci cos’hanno in mente. Se c’è un disegno che si possa concordare con i sindacati, sia pure attraverso ristrutturazioni, e che faccia riprendere quota all’azienda possiamo ragionare. Se si tratta di altro ovviamente non ci saremo». Rimane il fatto che Monti, a prescindere da ipotetici nuovi soci, ha bisogno di una sterzata che, con il passaggio delle generazioni e dei manager, è sempre stata rinviata. Dagli oltre mille addetti di vent’anni fa oggi si arriva a poco più di 250, con orario da tempo compresso dalla Cassa integrazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

In crisi La sede di Tessitura Monti

Richiesta morte presunta Edoardo Dani Il Tribunale di Vicenza con decreto Rg Vg n. 1837/19 ordina le pubblicazioni per richiesta di morte presunta di Edoardo Dani nato a La Plata (Argentina) il 09.03.62, ultima residenza in Arzignano (Vi), scomparso dal 16.09.94, con invito previsto ex art. 727 cpc. avv. Sofia Colasanto


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Primo Piano

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1966-2019, Venezia umiliata

Berlusconi a San Marco «Mose, la Ue ci aiuterà» Il Cav: «L’opera va finita, l’Europa pronta `«Penso di fare una donazione alla città» a sostenerci. Le tangenti? Sono il passato» Brugnaro: «Gli ho chiesto io di essere qui»

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LA VISITA

IL CUORE DI VENEZIA Piazza San Marco ieri mattina era ancora allagata, solo i gabbiani potevano planare indisturbati sull’acqua della laguna che oggi potrebbe risalire con un picco di marea di 145 centimetri previsto dopo le 10.30. Sotto, il governatore del Veneto Luca Zaia

una certa Simona Guidozzi: «Lasciamoli annegare... vogliono l’autonomia... ecco, ci pensassero loro da soli a risolversi il problema senza chiedere come fanno sempre i soldi a Roma per lo stato di calamità in cui versano perennemente». Il profilo è stato cancellato, però il vicegovernatore Gianluca Forcolin pensa alla denuncia: «Questa va querelata. Non si scherza sulle disgrazie, mai!».

GLI AVVERSARI L’onda lunga di teorie come la “secessione dei ricchi” finisce dunque per travolgere anche Venezia. Una città del Nord su cui peraltro si è accesa troppa luce secondo Luigi De Magistris, sindaco di Napoli: «Tendenzialmente c’è un atteggiamento di assoluta discriminazione, quando acca-

dono cose del genere al Sud c’è molta meno attenzione». Così l’acqua alta si trasforma in un terreno di scontro fra avversari politici, a costo di commettere gaffe. Il pentastellato Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, ha dichiarato: «Come sempre in Italia si guarda al dito e non alla luna... su Venezia ci si dimentica che il Veneto è governato da decenni ormai dalla stessa forza politica che ha avuto svariate inchieste per tangenti legate proprio al Mose». Via social l’europarlamentare dem Alessandra Moretti ha commentato così l’immagine di Giancarlo Galan e Luca Zaia che sorridono e fanno il segno di vittoria: «In questa foto ci sono Galan e Zaia che esultano per il lancio del Mose. Il progetto nasce col governo Berlusconi nel 2003. Sono passati 16 anni, spesi 5,493 miliardi di euro. La diga è una cattedrale di ruggine sotto la laguna di Venezia. Questo è il buongoverno della destra». Questo il contro-video leghista: «La Moretti, smemorata, diffonde fake news. La foto è del 2006, scattata per il lancio del logo turistico veneto. Però la Moretti sul Mose scorda qualcosa. Il suo partito (Pd) nello scandalo è dentro fino al collo». Vengono ricordati gli arresti dell’allora sindaco Giorgio Orsoni e dell’ex consigliere regionale Giampietro Marchese, «mentre i magistrati definivano Zaia “antagonista al malaffare”. La Moretti non era contro le fake news? In Veneto si dice... prima de parlar tasi!». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA L’uomo che da premier si paragonava a Gesù mentre cammina sulle acque, per solcare piazza San Marco deve rassegnarsi come tutti a indossare un paio di stivaloni. Eccolo qui Silvio Berlusconi, gomma verde ai piedi e cappotto di cachemire blu, mentre saluta il sindaco Luigi Brugnaro e abbraccia il governatore Luca Zaia, che da suo ex ministro lo accoglie con un angloitaliano: «President, come stai?». Sta benone l’azzurro, oggi europarlamentare in visita nella Venezia del fido deputato Renato Brunetta, tanto da promettere tutto il suo impegno per la città sommersa dall’acqua alta: «Ho appena ricevuto una telefonata di Antonio Tajani, ha parlato con il commissario Hahn (l’austriaco Johannes, delegato alle Politiche Regionali, ndr.) che si è messo assolutamente a disposizione per intervenire con il Fondo europeo contro le calamità naturali. Abbiamo anche calendarizzato per lunedì in Parlamento una nostra richiesta per un finanziamento immediato. E per quanto riguarda l’Europa, vogliamo presentare una domanda per far sì che ciò che spenderemo per la messa in funzione del Mose, venga considerato fuori dal patto di stabilità: bisogna fare presto perché, come dite voi, è uno scandalo che dopo tanto tempo non sia entrato in funzione».

Consiglio che, il 14 maggio 2003, posò la prima pietra del sistema di dighe mobili, sfilando di mano la cazzuola a un capomastro del Consorzio Venezia Nuova, mentre l’allora governatore Giancarlo Galan gli reggeva il secchio di cemento. Altra epoca, quanti ricordi. «All’inizio – ammette – tutti quanti avevamo delle forti perplessità sul progetto e avevamo consultato un mare di esperti. Ma alla fine le perplessità erano cadute perché questo era l’unico modo per difendere Venezia nei secoli a venire. Ora che i lavori sono arrivati al 94%, sarebbe una follia non finirli. Finora ha giocato purtroppo l’atteggiamento dei signo-

ri dei Cinquestelle, soprattutto del precedente ministro, che ha una sua contrarietà di base contro qualsiasi opera pubblica». Brugnaro ironizza: «Oggi sei buono, evangelico quasi». Zaia annuisce: «Xe veneto». A stretto giro di agenzie arriva il piccato tweet del sottosegretario pentastellato Stefano Buffagni: «Ha governato questo paese per decennio insieme a chi è stato arrestato e condannato per tangenti sul Mose ha anche il coraggio di attaccare Danilo Toninelli! Vergogna!». Ma sullo scandalo giudiziario il leader di Forza Italia sorvola: «C’è stato anche quello, che evidentemente ha provocato dei ritardi,

I RITARDI Berlusconi fu il presidente del

VENEZIA Pare che l’investitura pubblica non fosse in programma qui e ora. Ma una battuta ha tirato l’altra e così, forse solleticato dall’immagine dell’acqua, per Silvio Berlusconi è stato quasi naturale indicare in Luigi Brugnaro il suo delfino proprio nel bel mezzo di una piazza San Marco inondata. «Non so se posso fare annunci, ma nei lunghi discorsi tra me e il sindaco, ho visto in lui una visione che guarda molto lontano, che pensa non solo a Venezia e al Veneto, ma che si estende all’Italia e che pensa agli italiani che amano la libertà e che vogliano restare liberi», ha detto il fondatore di Forza Italia, a nome del quale un paio di settimane fa l’avvocato-deputato Cristina Rossello ha depositato al ministero dello Sviluppo Economico il marchio “Altra Italia”.

IL MANIFESTO Un’espressione che lo stesso Brugnaro ha peraltro citato, riversando su microfoni e taccuini uno sfogo che suona già da manifesto politico: «C’è un’altra Italia, che è il popolo della gente che lavora dalla mattina alla sera e che è stanco di sentire solo parole.

IL RETROSCENA Brugnaro svela il retroscena: «Ho invitato io Berlusconi, perché con le relazioni e le amicizie che ha a livello internazionale riusciamo a spiegare all’Europa e al mondo la difficoltà di vivere a Venezia e di proteggerla. Serve un’agenzia dell’Onu per l’acqua: chi meglio di lui può aiutarci?». Prima la tappa a Palazzo Ducale («Questa bellezza mi commuove»), poi in Basilica l’incontro con il patriarca Francesco Moraglia: «Ci siamo detti che bisogna fare uno studio appropriato, definire il budget e cercare il sostegno degli altri Paesi. Se ci fosse una spesa di 200 milioni, i tre quarti potrebbero essere coperti dai singoli Stati e il restante quarto dai privati». Gli chiediamo: da mecenate, lo farebbe un regalo alla città? Risposta: «Certamente sì, sto pensandoci proprio». Quello a cui pensa il sindaco, però, è anche un proprio ruolo di primo piano nel futuro del Mose, al di là del neocommissario Elisabetta Spitz. Così scatta il suggerimento all’orecchio di Berlusconi, che in tempo zero dichiara: «Vogliamo che da oggi vengano dati poteri alla città e che quindi sia il sindaco a controllare lo sviluppo dei lavori che restano, per dare la spinta finale al completamento dell’opera. Brugnaro nuovo Doge? Sì». Angela Pederiva

IN PIAZZA Luigi Brugnaro (a sinistra) con Silvio Berlusconi

E Silvio “incorona” Luigi «Ha una visione nazionale» L’INVESTITURA

ma oggi questo è alle spalle: c’è soltanto la volontà politica di continuare con i finanziamenti che mancano e di togliere di mezzo le difficoltà burocratiche».

Qui stiamo lavorando per essere sul pezzo, mi sono fatto due ore di sonno in tre giorni. Non si tratta di difendere solo una città, ma la nostra dignità nazionale, perché il mondo ci guarda. Dobbiamo dimostrare che se riusciamo a difenderci dai cambiamenti climati-

PRIMO CITTADINO Luigi Brugnaro

«NEI LUNGHI DISCORSI TRA ME E IL SINDACO, HO VISTO UNA PERSONA CHE GUARDA LONTANO, CHE PENSA NON SOLO A VENEZIA MA AL PAESE»

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ci a Venezia, questo sarà un grande valore per tutta l’Italia. La città è un simbolo della rinascita dell’Italia, noi dobbiamo unire il popolo italiano, altrimenti la gente e soprattutto i giovani si stancano e smettono di votare».

IL PROGETTO Concetti in linea con il progetto post-forzista di Berlusconi, che accarezza il desiderio di conquistare la cosiddetta “Italia del non voto”, 7 milioni di elettori delusi dalla politica, attraverso figure che siano espressione della società civile e del mondo imprenditoriale. Intenzionato a schierare candidati civici in Calabria e in Campania, contando sul sostegno degli alleati di Lega e Fratelli d’Italia, il leader azzurro immagina un contenitore alternativo alla sinistra e alla destra sovranista, federato (e non sostitutivo, almeno finché c’è lui) a Fi. Secondo le indiscrezioni, l’ex premier starebbe cercando i nomi giusti per organizzare la nuova struttura in tutte le regioni e avrebbe individuato appunto in Brugnaro la persona più adatta per radicarla al Nord, se non addirittura a livello nazionale, tanto da aver avuto con lui più di un incontro ad Arcore.

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L’ELOGIO Eloquenti i toni di elogio riservati ieri da Berlusconi al sindaco di Venezia: «Lo invito pubblicamente a proseguire in questi suoi sguardi sulla situazione italiana che ha bisogno di forze giovani, nuove, capaci, di gente che abbia studiato, lavorato, che abbia esperienza, che sottragga il nostro Paese alla guida di chi certamente non è capace. Brugnaro un buon candidato? Per me no, perché lui vale più di un candidato da noi». Durante la passeggiata con l’acqua alle ginocchia, il primo cittadino ha presentato due consigliere comunali di Forza Italia all’europarlamentare, che non si è fatto sfuggire l’occasione per un’uscita delle sue: «Che begli occhi trasparenti... Brave, c’è bisogno di giovani, anche se io ho deciso di restare in pista nonostante l’età». Ma a 83 anni suonati, è tempo di pensare al proprio successore, possibilmente qualcuno in cui riveda se stesso: «Brugnaro? Perché no, è una persona che ha dalla sua parte molte chance. Una: è un sindaco di una città meravigliosa e conosciuta in tutto il mondo. Due: è un imprenditore molto capace. Tre: è anche un uomo di sport che ha saputo portare la sua squadra (la Reyer, ndr.) al vertice italiano. Luigi ha diverse caratteristiche che fanno di lui un possibile protagonista del nostro futuro. Glielo auguro e me lo auguro». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Economia

ENEL X HA FIRMATO UN ACCORDO PER ACQUISIRE IL 55% DI PAYTIPPER Francesco Starace Ad di Enel

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Carraro: «Veneto unito sul dopo-Boccia» Il neo presidente di Confindustria Veneto: «Lavorerò per un `Le critiche alla manovra e alle micro tasse: «Qualcuno si è candidato unico». Gli obiettivi: «Legalità, giovani, autonomia» risentito, mi fa piacere: ci ascoltano, e la stanno cambiando»

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LA SVOLTA MESTRE Un Veneto unito per l’elezione del prossimo presidente di Confindustria ma anche per affrontare le sfide che attendono il Nordest a partire da quella degli eventi estremi come l’acqua alta eccezionale che ha quasi sommerso Venezia pochi giorni fa e che rischia di ripetersi. «Sul Mose bisogna che qualcuno si prenda la responsabilità di terminarlo ha detto Enrico Carraro, l’imprenditore meccanico neo presidente della Confindustria del Veneto, 11300 soci per 330mila addetti, seconda organizzazione regionale d’Italia -. Bisogna terminarlo e farlo funzionare: ci vuole coraggio e responsabilità, ma bisogna agire». Carraro ha ricordato che Venezia, dal punto di vista economico, non è solo turismo ma anche impresa «e pure di grandi dimensioni, pensiamo solo a Fincantieri». Per la tempesta Vaia che ha flagellato le montagne venete l’anno scorso Confindustria Veneto insieme ai sindacati regionali aveva lanciato un’iniziativa insieme ai sindacati regionali: raccolti più di 300mila euro. Ora Confindustria Venezia Rovigo sta per lanciare un’iniziativa simile per aiutare la Laguna e le città del litorale alla quale parteciperà anche Confindustria Veneto, molto legata alla città sull’acqua dove si svolge ogni anno il suo premio letterario Campiello. Ma le prossime sfide di Carra-

L’EMERGENZA VENEZIA: «A QUESTO PUNTO BISOGNA TERMINARE IL MOSE E FARLO FUNZIONARE, SERVE PIÙ RESPONSABILITÁ»

ro sono anche interne: «È un incarico che ho accettato e che era imprevisto e insospettabile. Ma l’ho assunto con interesse ed orgoglio», ricorda l’imprenditore padovano subentrato al dimissionario Matteo Zoppas: «Sono stato eletto con l’appoggio di tutte le territoriali, cosa che non è scontata, soprattutto in Veneto». Carraro, in predicato per la guida di Assindustria Venetocentro (organizzazione che raccoglie le imprese di Padova e Treviso), ha preferito il livello regionale «perché è un ruolo che più sento mio e penso che sia utile per le nostre imprese. La mia presidenza sarà in continuità ma ovviamente la declinerò con le mie sensibilità».

UNANIMITÁ NON SCONTATA Nei giorni scorsi, sulla manovra di Governo, Carraro aveva scritto ai parlamentari veneti una lettera di critica aperta, bocciando le tasse su plastica, zucchero e autonoleggio. «Ho agito subito ha detto - è stato un attacco molto forte e qualcuno si è risentito, ma mi ha anche fatto piacere: vuol dire che ci ascoltano. La mia non voleva essere una critica al governo ma uno stimolo, un aiuto a migliorare il provvedimento. E infatti stanno già cambiando qualcosa». Carraro ha criticato le tasse del governo perché non fanno parte di un progetto a lungo termine. «Il settore plastica per il Veneto è molto importante. Proprio ieri ho incontrato Luca Iazzolino, presidente di Unionplast e della padovana Plastotecnica, che mi ha sottolineato i rischi che stanno correndo le imprese di questo settore con queste nuove tasse - ricorda Carraro -. Tutti siamo d’accordo che bisogna andare verso produzioni che rispettino di più l’ambiente ma in questi provvedimenti non c’è una visione prospettica, solo la necessità di fare cassa. Sappiamo che le risorse so-

no poche ma mi piacerebbe che la prossima volta il governo ci ascoltasse prima di fare la manovra».

Geox: ricavi in calo, balzo delle vendite online

IL PROGRAMMA Sulle grandi manovre per il dopo Boccia, Carraro ha espresso un auspicio: «Mi piacerebbe avere un Veneto unito su un candidato per la prossima presidenza nazionale di Confindustria, magari un uomo del Nord. Oggi non abbiamo bisogno di divisioni: la crescita di quest’anno sarà zero o poco più, le previsioni per il 2020 sono sconfortanti e anche il Veneto soffrirà, soprattutto sull’export. E davanti abbiamo purtroppo davanti una politica nazionale molto debole». Sul programma c’è ancora molto riserbo: «Lo presenterò ai miei “datori di lavoro” delle territoriali il 3 dicembre, sicuramente tra gli obiettivi del mio mandato ci saranno la legalità: voglio raccogliere l’appello dei magistrati. Gli imprenditori un po’ si vergognano di parlare di queste cose ma in prima linea ci sono soprattutto loro e dobbiamo aiutarli se hanno dei problemi».

STOP ALLA FUGA I giovani e come trattenerli: «Sarà un’altra delle mie sfide, legata a filo doppio col calo demografico: dobbiamo motivare i ragazzi a restare non solo attraverso stipendi adeguati ma anche dando loro possibilità di crescita professionali come hanno a Londra o a Berlino. E dobbiamo aprire di più alle donne risolvendo anche la carenza di asili, tema che questo governo sta cercando di affrontare». Infine l’autonomia: non è fondamentale ma renderebbe l’azione delle Regioni migliore. Per questo mi sento abbastanza vicino alla causa di Zaia, ma mi sembra che nessuno lo stia ascoltando». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL BILANCIO

ENRICO CARRARO Presidente di Confindustria Veneto

Popolare Vicenza

L’avvocato di Sorato: il gip si astenga VICENZA Il legale di Samuele Sorato, ex direttore generale della banca Popolare di Vicenza indagato nel crac della banca, ha invitato all’astensione il Gup per incompatibilità. Lo rende noto lo stesso avvocato, Fabio Pinelli, che ha chiesto al Gup Roberto Venditti di astenersi per incompatibilità «non mancando di sottolineare la considerazione e la stima nei suoi confronti» precisa il legale. «La questione presentata - rileva Pinelli -

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non riguarda in alcun modo il profilo soggettivo del dottor Roberto Venditti, magistrato di assoluto spessore e correttezza professionale. Ciò detto, il Gup ha già giudicato con riferimento a posizioni strettamente connesse in fatto e in diritto, inscindibili da quella del dottor Samuele Sorato e pertanto non può ricoprire, a nostro avviso, il ruolo di Giudice anche nel processo a carico dell’ex direttore generale».

CROCETTA DEL MONTELLO Nei primi nove mesi del 2019 il fatturato di Geox si è ridotto del 4,3% a cambi correnti (- 4,9% a cambi costanti) portandosi a 643,4 milioni di euro. Bene le vendite digitali: + 30,4%. Un calo «essenzialmente riconducibile al calo dei ricavi nei canali wholesale e franchising interessati dalle manovre di razionalizzazione e ottimizzazione pianificate in coerenza con un approccio più selettivo nei confronti di clienti-mercati che presentavano difficoltà finanziarie o altre limitazioni di natura strategica», ha spiegato l’Ad Matteo Mascazzini. Per il canale diretto, le vendite totali sono risultate leggermente in crescita, «grazie all’effetto positivo derivante dall’incremento del numero dei negozi - ha commentato l’Ad - che ha più che controbilanciato la riduzione delle vendite comparabili». Per quanto riguarda queste ultime, si è confermata una forte divergenza tra le performance del canale fisico e quelle del canale digitale (+ 30,4%). «In un contesto particolarmente complesso - ha evidenziato Mascazzini - Geox ha proseguito le attività finalizzate sia a preservare e rafforzare la solidità finanziaria e l’immagine del brand che a migliorare l’intero modello di business».


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IL GOVERNO IN CAMPO Il premier Conte prima di rientrare a Roma ha visitato Pellestrina dopo un vertice in Prefettura CANAL GRANDE

1966-2019, Venezia umiliata

Conte: 5mila euro subito ai privati 20mila agli esercenti `Il 26 il “Comitatone” dedicato a tutti Al consiglio dei ministri lo stato di emergenza, Brugnaro commissario i problemi: dalle grandi navi al Mose

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LA VISITA DEL PREMIER VENEZIA «Venezia e le isole della laguna non saranno lasciate sole». È la promessa che si è sentito di fare il premier Giuseppe Conte ieri mattina tra un vertice in Prefettura a Venezia e un sopralluogo all’isola di Pellestrina. Lì le famiglie (che vivono per lo più al pianterreno) si stanno ancora leccando le ferite nelle case dove l’acqua martedì notte aveva vinto la battaglia con la terra. Tra una stretta di mano a chi ripuliva la propria casa, una carezza ai bambini e un incoraggiamento agli operai al lavoro, Conte ha detto anche che l’intervento del Governo sarà immediato.

RISARCIMENTI SUBITO «Nel Consiglio dei ministri adotteremo il decreto che dichiara lo stato di emergenza come richiesto dal presidente della Regione - ha detto prima di lasciare la Prefettura - e questo ci consentirà di varare già le prime dotazioni finanziarie per quanto riguarda le spese di primo soccorso volte a ripristinare la funzionalità dei servizi. Ci saranno due fasi: la prima consentirà di indennizzare fino ad un limite di 5mila euro per i privati e 20 mila per le attività commerciali e questi soldi arriveranno subito. Poi, potranno essere liquidati i danni più consistenti, che saranno quantificati e asseverati da tecnici. E per questo nomino il sindaco Brugnaro commissario per l’alluvione». Il Consiglio dei ministri, riunito alle 18, ha deliberato lo stato di emergenza e stanziato 20 milioni, che serviranno a coprire gli interventi più urgenti a soste-

STANZIATI PER LA PRIMA EMERGENZA 20 MILIONI DI EURO. «AL LAVORO PER RIFINANZIARE LA LEGGE SPECIALE»

HANNO DETTO «Il Mose? Va terminato. Una volta tanto, io e Di Maio siamo d’accordo» MATTEO SALVINI, Lega

«Il Mose non può essere l’unica soluzione: serve un piano integrato della laguna» PINO MUSOLINO, pres. Porto Venezia

gno della città e della popolazione. «Siamo al lavoro - ha scritto in serata su Twitter - per il piano degli indennizzi ai privati e ai commercianti e per rifinanziare la Legge speciale per Venezia».

BRUGNARO COMMISSARIO Comincia dunque la partita dei risarcimenti dei danni, che sono stati ingentissimi in quanto non c’è stata “solo” la seconda acqua alta della storia della città (187 cm, il 4 novembre 1966 fu di 194), ma un vento almeno a 100 chilometri orari che ha spazzato la laguna provocando onde capaci di sollevare o affondare vaporetti da 50 tonnellate e abbattere muri di mattoni. Per questo motivo, ieri mattina c’erano anche il governatore veneto Luca Zaia e il capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli. Lo scopo è mettere insieme la struttura in una quindicina di giorni e nello stesso termine elaborare le procedura per rendere più snelle possibile le richieste di rimborso. Che, era stato già annunciato a poche ore dal picco di marea, andranno documentate in modo inequivocabile.

IO VERTICE

«L’acqua alta c’è da quando la laguna non è più curata come con la Serenissima» PHILIPPE DAVERIO, storico dell’arte

«Ora basta grandi navi in Laguna. Questa tragedia dovrà pur insegnare qualcosa» FRANCESCA BUSINAROLO, M5s

Il disastro provocato a Venezia ha anche mosso Governo e Parlamento su tutta una serie di partite “scomode” che finora si era sempre evitato di affrontare. Il piccolo ciclone (perché di questo si è trattato, con l’occhio a 987 millibar) che martedì sera si è formato sopra il delta del Po e si è portato su Venezia in corrispondenza del massimo di marea è anche lo specchio di quel cambiamento in atto del clima che si continua a negare o sottovalutare. Dopo due anni, sarà quindi convocato il Comitatone, l’organo supremo per la salvaguardia di Venezia, presieduto da Conte stesso. Ad accompagnare il premier c’era in Prefettura il ministro delle Infrastrutture e trasporti Paola De Micheli, la figura chiave su tutti i temi che interessano la città e la laguna.

«La data su cui abbiamo indicativamente convenuto per la convocazione del Comitatone ha detto - è martedì 26. Servirà per una governance complessiva dei problemi di Venezia. Sarà affrontato il tema delle grandi navi, il problema del Mose, il problema di un maggiore coordinamento tra le autorità competenti». La competenza sulla laguna di Venezia è divisa tra Comune, Provveditorato alle Opere pubbliche, Guardia costiera e Autorità di sistema portuale. Cosa che rende impossibili anche le cose più semplici, come il controllo sulla velocità, le multe e i divieti di transito.

NOMINE E MOSE Oltre a quella del supercommissario per la conclusione del Mose (finito al 94 per cento e il resto quasi tutto finanziato), che sarà Elisabetta Spitz, già a capo dell’Agenzia del Demanio e poi dell’Invimit, ci sono altre nomine importanti sul tavolo. «Faremo anche la nomina del terzo commissario del Consorzio Venezia Nuova - ha proseguito Conte - e poi ancora il presidente del provveditorato competente sulle acque, su cui stiamo facendo una valutazione. Dobbiamo un po’ coordinare meglio il lavoro tra questi differenti organi e con il sindaco Brugnaro, il presidente Zaia e i rappresentanti degli altri enti troveremo una soluzione». Infine, Conte ha fornito una data sulla conclusione dei lavori del Mose. «Ho parlato con i tecnici e mi sento di poter affermare che sarà pronto per la primavera del 2021 - ha concluso - non dico prima perché vi prenderei in giro». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PREMIER: «IL MOSE SARÀ PRONTO NELLA PRIMAVERA DEL 2021. NON DICO PRIMA PERCHÉ VI PRENDEREI IN GIRO»

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Dal web alla Moretti quando affonda anche il buon gusto GLI ATTACCHI VENEZIA C’è il risentimento sociale che cova, per l’appunto, soprattutto nei social. Ma c’è anche il livore territoriale del Sud contro l’autonomia del Nord. E c’è pure l’accusa politica, mossa da esponenti del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, contro la Lega che governa il Veneto, imputata di collusioni con la Forza Italia dello scandalo Mose. Nei giorni della commozione e della solidarietà per l’emergenza maltempo, Venezia diventa anche il bersaglio di attacchi e lo sfondo di polemiche.

LO SNOBISMO Per esempio ieri sul web veniva rilanciato l’epitaffio dello scrittore padovano Ferdinando Camon: «Venezia sta morendo». Al che tale Malsai Cuecia, soprannome di un utente di Twitter, rispondeva così: «Può lamentarsi, ma fino a un certo punto. Venezia spenna i turisti e poi ci sputa sopra, Venezia fa pagare un biglietto d’ingresso ai non veneti, Venezia si è snobisticamente chiusa in un suo essere migliore. Ora piange attribuendo colpe ad altri?». Parole lette in laguna come la versione pacata di insulti assai più sprezzanti, quali quelli che in questi giorni hanno accompagnato le immagi-

ni degli alberghi di lusso invasi dalla marea, indignando fra gli altri i capigruppo della maggioranza in Consiglio regionale. Il leghista Nicola Finco è furioso: «I commenti velenosi, cattivi e del tutto fuori luogo rivolti ai veneziani in questi giorni dai soliti codardi del web sono semplicemente indecenti. Insultare gli hotel storici ridotti in ginocchio dall’acqua alta di martedì significa insultare tutta una città. Dietro quegli alberghi infamati non c’è solo il ricco turista, ma una pagina della storia veneziana e soprattutto centinaia di persone e di famiglie che lavorano contribuendo all’economia di tutta la regione». Arrabbiata è anche la zaiana Silvia Rizzotto: «La maggioranza degli italiani solidarizza con i veneti, ma la commissione Segre valuti le discriminazioni social al nostro popolo martoriato». Fra queste viene annoverato pure un post su Facebook diventato un caso, quello firmato da

UN POST: «VOLETE L’AUTONOMIA? ANNEGATE» LE PAROLE IN LIBERTÀ DI DE MAGISTRIS E LA GAFFE DELLA ESPONENTE DEL PD


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Venerdì 15 Novembre 2019 Corriere del Veneto

PRIMO PIANO

Primo piano

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Privati

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Esercenti

L’indennizzo per i privati danneggiati dall’acqua granda arriverà a un massimo di 5 mila euro

I primi stanziamenti prevedono per esercenti e commercianti indennizzi fino a 20 mila euro

Conteportaiprimi ventimilionienomina ilsindacocommissario ● Il premier Giuseppe Conte è arrivato mercoledì pomeriggio a Venezia dopo l’«acqua granda» di martedì notte. ● Conte che già mercoledì sera aveva visitato piazza San Marco e il centro storico, ieri ha raggiunto Pellestrina, l’isola in cui si sono registrate le due vittime della mareggiata ● Il consiglio dei ministri ha dichiarato ieri pomeriggio lo stato di emergenza per Venezia stanziando venti milioni per i primi interventi ● E’ stato convocato il Comitatone per il 26 novembre

Il premier promette fino a cinquemila euro per le famiglie e ventimila per le imprese Poi visita Pellestrina, entra nelle case allagate e anticipa che il Comitatone per Venezia sarà convocato il 26 novembre

VENEZIA «Permesso, non vorrei

disturbare, come sta signora?», dice entrando in una casa. «La cosa importante è che sia vivo mio marito, è stato travolto dalla porta presidente, lei non può immaginarsi cosa abbiamo vissuto, la furia del vento e dell’acqua, sto ancora tremando», gli risponde. Per Giuseppe Conte sveglia all’alba, nuova riunione in prefettura e poi via a Pellestrina, il lembo di terra che divide la laguna dal mare, la più colpita dall’«acqua granda» di martedì. «Siamo stati sotto 24 ore, l’isola è in ginocchio, chiediamo aiuto alla Regione e al governo», gli ha detto il delegato del sindaco per Pellestrina Alessandro Scarpa Marta. Il primo passo è stato fatto nel pomeriggio di ritorno da Venezia, quando il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per Venezia nominando commissario lo stesso sindaco Luigi Brugnaro. Il secondo sono i finanziamenti: «Abbiamo stanziato venti milioni, i primi fondi per gli interventi più urgenti, a sostegno della città e della popolazione», dice il premier nel pomeriggio. Per i danni ci saranno due fasi: la prima consentirà di indennizzare i privati e gli esercenti commerciali sino a un limite, per i primi di cinquemila euro e per i secondi di ventimila; la seconda, per chi ha subito contraccolpi più consistenti, prevede un’istruttoria tecnica dopo la quale potranno essere liquidati. Il terzo, che però guarda lontano oltre l’emergenza, è (finalmente) la convocazione del Comitatone il prossimo 26 novembre, a due anni dall’ultimo in cui fu individuata una prima soluzione al tracciato delle grandi navi. «Le questioni sono state discusse già nel 2017, proposte votate all’unanimità ma totalmente disattese», sottolinea il governatore del Veneto Luca Zaia. «Verrà discussa la governance per i problemi strutturali della città, come quello delle grandi navi e del Mose — assicura il premier — L’obiettivo del governo è analizzare e valutare tutti gli aspetti critici legati alla gestione di una città unica c e la partecipazione e l’ascolto delle istituzioni locali sarà parte integrante del processo decisionale». E’ la svolta tanto attesa che attendeva Venezia, dopo che per un anno il sindaco Luigi Brugnaro ha chiesto inutilmente allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli la convocazione del comitatone per discutere i problemi della città. «Ma i venti milioni devono essere solo un acconto», ha detto ieri a Conte a più

Irisarcimenti

Il premier

riprese. Venezia non ha bisogno di elemosina, in sostanza il discorso del sindaco. Lo ha ribadito anche nel pomeriggio durante la giunta straordinaria tenuta in prefettura. «La nostra città deve essere modello per l’Italia, dobbiamo riuscirci tutti assieme, se non vi fate testimoni potete farvi da parte», ha detto ad assessori e consiglieri. Perché Brugnaro vuole trasformare «la grande disgrazia» in una «grande opportunità». Del resto già la sera prima alla sala operativa della polizia locale aveva consegnato al presidente del Consiglio il «dossier Venezia» con tutte le partite aperte, i fondi necessari e le richieste di poteri per poter intervenire. Se arriveranno altri fondi oltre ai venti milioni, probabilmente lo si saprà fra qualche settimana, ma i due giorni a Venezia hanno particolarmente colpito il premier. «Hai davanti agli occhi la bellezza quasi struggente di una città unica e insieme i segni della distruzione causata dalla furia dell’acqua e dalla corrosività della salsedine. E poi ci sono le persone, le loro storie, le loro battaglie per tornare alla normalità», confessa prima di tornare a Roma. Sono i volti che ha incontrato, le storie che ha conosciuto, le immagini che ha fissato. Perché non ha voluto vedere il Mose, ma i «colpi» alla Basilica di San Marco, non si è fatto portare alla Marittima o a Porto Marghera, ma a Pellestrina. Dal distretto sanitario (dove è sceso) alla chiesa di Sant’Antonio ha incontrato persone, stretto mani, accarezzato visi. E’ entrato all’in-

terno delle case, ha toccato le pareti ancora bagnate, ha visto lavatrici ed elettrodomestici fuori uso, i mobili ancora a mollo. «Abbiamo paura, per noi la grande acqua alta non è finita, abbiamo perso tutto», gli dice un uomo che sta ancora pulendo la sua casa. Ci sono persone alle prese con case allagate, fango da spalare, banchine da ricostruire, «ma il governo è solidale e presente, nessuno resterà da solo», ha sottolineato ripetutamente. Ieri ci ha pensato il Comune ad intervenire subito cercando di mettere una pezza alla furia dell’acqua che ha distrutto parte del muro di cinta che protegge la strada. «Quante ore ci mettete?», ha chiesto il presidente del Consiglio agli operai che stavano lavorando già dalle prime ore della mattina. «Tutto è riposto su di voi», ha risposto ai due che gli facevano presente che entro sera il lavoro doveva essere finito in vista della marea prevista per oggi (intorno a 150 centimetri). «Tornerò presto — ha promesso il premier — per accertarmi che la vita di questo bellissimo borgo sia tornato alla normalità». Intanto anche l’Unione Europea è pronta ad aiutare Venezia attraverso l’attivazione del meccanismo di protezione civile, sottolineano da Bruxelles. E oggi arriveranno il leader della Lega Matteo Salvini e il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, domani ci sarà il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Francesco Bottazzo (l’intervista al presidente Conte sul fascicolo nazionale)

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● L’editoriale Il futuro della città è nella solidarietà di oggi SEGUE DALLA PRIMA

S

embra Carnevale tanto sono affollate le calli, ma invece delle maschere ci sono ragazzi di tutte le età «travestiti» da spazzini, restauratori, dipintori, armati di phon per asciugare i libri. Si può essere allegri dopo una calamità che ha fatto piangere il mondo? Forse no, ma apre il cuore l’immagine di così tanta gente sorridente nel giorno della solidarietà, il giorno in cui Venezia si riscopre comunità nella voglia di reagire, più che in quella di lamentarsi. Venezia non muore e i veneziani lo sanno da secoli, anche se talvolta la convinzione vacilla, sommersi da milioni di visitatori a caccia dell’emozione della Grande bellezza, disorientati da vetrine che riflettono l’immagine di una città irriconoscibile. Oggi no. «Rialziamoci, rialziamola» dice la vignetta di Zoen, che sta spopolando sui social: due mani grandi che sollevano piazza San Marco e il ponte di Rialto. Fuori il mondo polemizza e discute (giustamente) di Mose e salvaguardia, di tesori in pericolo e di emergenze, tra le calli non c’è spazio per le polemiche, ma solo per l’orgoglio di chi vuole risollevarsi in fretta. L’Acqua granda ha spazzato via anche gli scontri infuocati sul referendum del primo dicembre per la separazione di Venezia e Mestre. Le vite di chi abita e lavora e studia di qua e di là del ponte della libertà, sono così incrociate da far sentire tutti a casa mentre lavano, puliscono, asciugano, aprono collette per aiutare il commerciante che tutti (veneziani e mestrini) conoscono da una vita. Ci può essere speranza dopo l’ennesima calamità che ha fatto piangere il mondo? Forse sì, se il futuro è oggi. Claudia Fornasier © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Venerdì 15 Novembre 2019 www.gazzettino.it

LE RIVE DISTRUTTE I vaporetti dell’Actv scaraventati dalla furia del vento contro la fondamenta

I muretti e le colonnine nei luoghi di belvedere ridotti in pezzi

RIVA DEGLI SCHIAVONI

BACINO SAN MARCO

1966-2019, Venezia umiliata

È ancora allerta rossa arriva un’altra marea Oggi pioggia e scirocco: nuovo picco `Nel Bellunese è allarme per fiumi di acqua alta, previsti 145 centimetri e rischio valanghe. Emergenza sul Giau

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LE PREVISIONI

IN CODA Lunghe file a San Marco per attraversare la piazza sulle passerelle pedonali

su cui comparivano la scritta “Rabbia alta” e la mappa elaborata da Climate Central che evidenzia lo stato delle coste venete nel 2050. Ha spiegato il capogruppo Fracasso: «Siamo disponibili a ritirare tutti gli emendamenti se la Giunta ci propone una manovra su sicurezza del territorio e contrasto ai cambiamenti climatici con un importo a sette zeri». In linea il forzista Maurizio Conte: «Ritiro il mio unico emendamento: questo bilancio non ha bisogno di propaganda». M5s è andato oltre con il leader Jacopo Berti: «Quello che vogliamo è una manovra emendativa da 100 milioni di euro, subito. Somma da poter destinare a tutte le emergenze ambientali che oggi stanno uccidendo i veneti: Pfas, discariche abusive, acque alte, inquinamento record. In caso contrario il Movimento 5 Stelle non conti-

APPROVATI DUE ORDINI DEL GIORNO PER IMPEGNARE LA GIUNTA SUI LAVORI A SAN MARCO E SUGLI SMS SOLIDALI

nuerà la discussione».

FILM E CONTESTAZIONI Un «film surreale» secondo l’assessore zaiano Gianpaolo Bottacin: «Affermare che la Giunta non ha stanziato fondi in materia ambientale è totalmente falso. Negli ultimi tre anni la Regione ha investito 965 milioni di euro, 710 milioni nel 2017 e nel 2018 più 255 milioni quest’anno, quindi quasi un miliardo di euro». Ha concordato Massimo Giorgetti (Fdi): «Non comprendo chi fa a gara per mettere in cattiva luce l’operato della nostra Regione, il Veneto è sempre stato all’avanguardia in tema di prevenzione ambientale e climatica». Ecumenica la proposta dell’azzurro Marino Zorzato: «Proviamo, per una volta, a essere classe politica matura capace di realizzare gli interessi dei veneti». Ma le minoranze hanno votato contro. Il dem Graziano Azzalin ha contestato in particolare il “no” del governatore Luca Zaia all’applicazione dell’addizionale Irpef per i redditi oltre i 75mila euro: «Nel 2020 riceveremo grazie ai governi di centrosinistra circa 250 milioni per la messa in sicurezza del territorio e mitigazione ambientale, quelle opere poi hanno avranno bisogno di avere una manutenzione. Capiamo che in chiave elettorale il ritornello “non applichiamo tasse” suona meglio, ma è una scelta miope ed egoista». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA A Venezia si fanno le previsioni per la marea dei prossimi giorni, dopo l’evento eccezionale di martedì notte che ha messo in ginocchio la città. Il Comune ha disposto la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado anche per oggi per precauzione, anche per mettere in sicurezza le strutture danneggiate. Ieri si è registrata una giornata di tregua in cui è spuntato anche il sole, e la marea ha toccato quota 113 alle 10.45 (117 a Chioggia) mentre nella notte si è fermata a 105 poco dopo la mezzanotte. Da ieri sera, invece, è in arrivo un nuovo peggioramento. Per questa mattina sono attesi 145 centimetri alle 11,20, con un successivo picco di un metro nella notte, poco dopo l’una. Domani un’altra giornata difficile sulle passerelle, con il massimo alle 11.55 di 110 centimetri e di 125 nella notte. Ma si va verso una congiuntura lunare particolare, più favorevole al ristagno dell’acqua, in quanto è minore l’attrazione gravitazionale. Ed è questo a preoccupare di più: perchè la minima, domenica, si attesterà comunque sui 90 centimetri alle 6.30 di mattina, soglia in cui già una parte della

STIVALI Turisti e veneziani tra le calli nonostante l’acqua alta

Piazza San Marco inizia ad allagarsi. E nel caso ci sia poco deflusso verso il mare, come ad esempio quando lo Scirocco soffia violentemente dall’Adriatico, la massima potrebbe anche arrivare a superare i 115 previsti per mezzogiorno. Secondo Arpav, infatti, domenica il tempo sarà in prevalenza perturbato con cielo molto nuvoloso al mattino e parziale attenuazione della nuvolosità nel pomeriggio. E sono previste precipi-

tazioni diffuse nella notte che persisteranno sulla zona costiera. Ma i venti saranno abbastanza intensi e spireranno in prevalenza dai quadranti meridionali. Non andrà meglio in montagna. Non sarà un’altra Vaia per la provincia di Belluno, ma nel fondovalle, ovvero la Valbelluna, è scattata l’allerta rossa per rischi idrogeologici legati a possibili esondazioni dei piccoli corsi d’acqua. Nell’arco di 18 ore sono previ-

E la Fenice si rifugia a Treviso per preparare il “Don Carlo” L’ACCORDO VENEZIA È un accordo tra amici. Ed è anche un corsa contro il tempo. Da oggi, e probabilmente per tutto il weekend, l’Orchestra con il direttore Myung-whun Chung, il Coro e la Banda del Teatro La Fenice si trasferanno a Treviso, al Teatro comunale Dal Monaco, messo a disposizione dallo Stabile del Veneto, per le prove del “Don Carlo” che domenica 24 novembre inaugurerà la Stagione lirica 2019-2020. La decisione è stata presa ieri dal sovrintendente Fortunato Ortombina dopo aver verificato l’impossibilità di effettuare le pro-

ve in sede, e di non poter utilizzare neanche il Teatro Malibran. Le conseguenze dell’acqua alta che hanno mandato in tilt i quadri elettrici dell’edificio, pesano come macigni. «Ci era stato offerto di provare nell’auditorium dell’M9-Museo del Novecento - confessa Ortombina - ma è risultato poco capiente. La “carovana” è formata da circa 200 persone e a guidarla sarà il direttore amministrativo Andrea Erri. Io resterò in teatro. Domani (oggi ndr) ci aspetta un’altra giornata tosta. Le previsioni parlano di 145 centimetri». E mentre fervono i lavori per preparare l’appuntamento del “Don Carlo”, si procede negli interventi alle centraline elettriche dan-

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neggiate e al conteggio dei danni. «È un lavoro molto delicato. Per fortuna è stata ripristinata l’illuminazione, ma non siamo ancora agibili. E per questo sono stati annullati due concerti previsti nel fine settimana del ciclo “Musica con le ali”. Ad un primo conteggio i danni, fino a questo momento, ammonterebbero a non meno di mezzo milione di euro. Ma è un valore solo stimato. Faremo di tutto per mantenere la promessa di aprire la stagione il 24 novembre prossimo». Intanto già in mattinata, dopo l’ennesimo sopralluogo, si è deciso di inviare fin da subito gli strumenti dell’Orchestra a Treviso. «Ci sono troppe verifiche da fare ancora - racconta il sovrintenden-

sti 100 millimetri di pioggia. In quota, sempre nelle stesse ore, gli accumuli di neve fresca potranno toccare anche il metro. Alto il pericolo valanghe, destinato a salire nelle prossime ore assieme all’aumento delle temperature portate dal vento di scirocco. Rischi idrogeologici e di slavine hanno portato 29 Comuni, per ragioni diverse, a disporre per oggi la chiusura delle scuole. Chiusi anche tutti passi dolomitici. La situazione più critica è sul Giau dove ieri è stato necessario intervenire con delle microcariche per bonificare le parti più a rischio. La riapertura dei passi dovrebbe avvenire già per sabato o domenica, ma le variabili in gioco sono molte. Ieri pomeriggio, a Villa Patt di Sedico, l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, ha incontrato i sindaci dei territori che saranno interessati dall’allerta. La macchina della Protezione civile è già in moto. Attivato anche il monitoraggio delle aree valanghive da parte del Soccorso alpino e dei Carabinieri Forestali. Il limite della neve oggi sarà tra i 1200 e 1400 metri sulle Dolomiti e 1400-1700 sulle Prealpi. E non è finita perché domani pomeriggio, dopo una breve pausa, i fiocchi torneranno oltre i 1300 metri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

te - e quindi il “trasloco” a Treviso ci è sembrato necessario. Lì il maestro Chung e i professori d’orchestra potranno lavorare con tranquillità. Io e i tecnici del teatro resteremo qui. Abbiamo allestito una sorta di “unità di crisi” nelle Sale Apollinee e da qui faremo tutti i passi necessari per la ripresa». Soddisfazione per la collaborazione è stata espressa ieri anche dal presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto, in tournèe in Francia con una produzione del Tsv dedicata ad Arlecchino. «Non c’era altro posto che non fosse una struttura dello Stabile del Veneto - dice - Siamo le due realtà più importanti del Veneto e ci sosteniamo a vicenda. Siamo amici del sovrintendente Ortombina, gli vogliamo bene e gli siamo vicini». Paolo Navarro Dina © RIPRODUZIONE RISERVATA


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VENERDÌ 15 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Il disastro in laguna

Il Governo stanzia i primi 20 milioni prevedendo i risarcimenti ai cittadini Saranno gestiti in casa i fondi per lo stato d’emergenza: il sindaco Brugnaro è stato nominato commissario straordinario VENEZIA. Arrivano i primi

venti milioni per Venezia. Li ha stanziati ieri il Consiglio dei ministri, riunito a palazzo Chigi su proposta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. È stato lo stesso premier a darne notizia con un tweet. «Abbiamo stanziato 20 milioni di euro per gli interventi e i contributi da dare alla città e alla popolazione colpita», ha scritto il presidente nel primo pomeriggio. Un primo atto che il Capo del governo aveva promesso già nella serata di martedì, dopo aver presieduto un vertice sull’emergenza con il sindaco Luigi Brugnaro, il prefetto Vittorio Zappalorto e il presidente della Regione Luca Zaia. Soddisfazione in Comune. Anche perché nelle prossime ore diventerà ufficiale anche la nomina proposta dallo stesso Conte di nominare il sindaco Luigi Brugnaro commissario straordinario per l’emergenza acqua alta. Significa che sarà la città, e non la prefettura o il ministero, a gestire i fondi per il risarcimento. «Saranno fatte istruttorie approfondite», dicono gli uffici di Ca’ Farsetti, «ma intanto si può procedere con la segnalazione dei danni più urgenti». Brugnaro lo ha interpretato come un fatto molto positivo, primo passo verso l’assegnazione di poteri alla città e dunque al suo sindaco in materia di salvaguardia. Anche Silvio Berlusconi, ieri in visita a San marco, ha lanciato l’idea. «È giusto che a concludere il Mose partecipi anche il sindaco», ha detto, «ha dimostrato di essere in grado di farlo». Non solo Mose, ma anche gli interventi diffusi per le difese locali. Le pompe di Pellestrina che non funzionano e hanno lasciato la città a mollo come in una vasca da bagno. Gli interventi ancora

non realizzati a Burano, le insulae, le difese locali. Nel panorama drammatico dell’altra notte una piccola nota positiva dell’unica struttura gestita dagli abitanti che ha resistito alla marea straordinaria: l’isola di Sant’Erasmo è rimasta all’asciutto. La chiusura delle chiaviche, realizzati dal Magistrato alle Acque e consegnati alla popolazione, ha garantito l’isolamento dall’acqua del mare. Problema che il 4 novembre del 1966 aveva provocato danni gravissimi alle coltivazioni e ai terreni. Sarà il sindaco insomma a decidere. E il Comune potrà mettere in piedi una struttura tecnica apposita, a cui gli artigiani, i negozianti e gli esercenti colpiti si potranno rivolgere. Per alcuni, come i piccoli negozi, i panificatori e altri, riuscire a ottenere un risarcimento può essere la salvezza. In caso contrario, molti potrebbero decidere di gettare la spugna. Un colpo mortale all’economia cittadina. Si moltiplicano le richieste. E adesso molti parlamentari europei annunciano il loro interessamento per cercare di ottenere sovvenzioni anche dall’Europa. Il Comune ha annunciato il rinvio della Tari, la tassa sull’asporto rifiuti. Il pagamento della tassa è stato rinviato al 16 dicembre prossimo. Stato di emergenza che dovrà interessare anche il territorio della regione, colpito da frane e crolli di alberi. E le vicine spiagge. «Faremo dei provvedimenti anche a favore della regione Friuli», ha detto Conte, «e siamo pronti a intervenire anche su Matera». Si attendono altri stanziamenti, che potrebbero essere affidati direttamente al commissario sindaco Brugnaro. — A.V. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

la grande opera nella bufera

Mose, la storia infinita Ruggine e cemento crepato alla barriera di Treporti Alberto Vitucci VENEZIA. L’ultimo guaio del

Mose è la scoperta che le banchine di Treporti, costruite sei anni fa, sono lesionate. L’acciaio è arrugginito, il cemento danneggiato, da riparare. Altri costi e altri ritardi. La strada per vedere il Mose in azione è ancora lunga. 53 anni dopo il 4 novembre del 1966, 35 anni e sei miliardi di euro il primo progetto firmato dal Consorzio Venezia Nuova, la conclusione dei lavori ancora non si vede. «Sarà pronto a metà dell’anno prossimo», ha assicurato ieri il pre-

sidente del Consiglio Conte in visita in laguna. Si riferiva probabilmente alla conclusione dei lavori per montare gli impianti di sollevamento. Il «cuore» del grande sistema che dovrebbe garantire il funzionamento contemporaneo delle 78 paratoie distribuite nelle tre bocche di porto per dividere il mare dalla laguna. «Senza quello, il Mose non può funzionare», certificano i commissari, il Mose non può funzionare. Possibile che un’opera attesa da 35 anni sia ferma perché non ci sono gli impianti elettrici? «Possibile», scandisce il commissario straordinario del Consorzio

Giuseppe Fiengo, «gli impianti non erano nemmeno stati inseriti nel progetto. In compenso erano state pagate le forniture. A Treporti ad esempio c’è un solo generatore. Per alzare le paratoie così ci vuole quasi un’ora». Una storia infinita di scandali e di sprechi. Prezzi gestiti con il monopolio, senza gare, 12 per cento di sovracosto su ogni lavoro per gli «oneri del concessionario». Su sei miliardi sono circa 800 milioni. Tangenti e malaffare scoperti dalla grande inchiesta del 2014 che aveva portato in carcere 35 persone. Ma soprattutto risorse gettate nel grande crate-

Evitiamo l’acqua alta della vergogna: è senza scampo

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FRANCESCO JORI

IL COMMENTO

sono inetti, o sono ladri”. Mezzo secolo dopo l’Acqua Granda del 1966, lo sferzante giudizio espresso da Indro Montanelli sui responsabili del degrado di Venezia è da aggiornare in una sola lettera: quella “o” va trasformata in “e”. Tutto ciò che è successo da allora dimostra senza tema di smentita che sono state entrambe le categorie a mettere le mani sulla città. Chi doveva decidere non

re nero del concessionario unico. Spesso senza controlli. Adesso, il giorno dopo la grande tragedia che ha di nuovo colpito la città, scatta la corsa allo scaricare responsabilità. E l’invito a «fare presto». Si potrà vedere il Mose finito in tempi brevi? «I lavori per gli impianti si concluderanno nel marzo del 2020», dice Fiengo, «poi ci vorranno altri mesi per i collaudi e la sperimentazione. Noi stiamo lavorando». Ma i guai si moltiplicano. Fino al 2014 non c’era traccia di «criticità». Poi si sono scoperte crepe e fessurazioni, ruggine e corrosione nelle cerniere, ossidazione, muffe. Si sono scoperti anche costi notevoli per garantire una manutenzione che non può mai essere interrotta. Almeno 100 milioni di euro in un anno. «Altri cento milioni li abbiamo impegnati per sanare i guasti scoperti», dice Fiengo. E i soldi per ultimare il Mose ci sono? Nei risparmi sugli interessi dei mutui sono stati trovati 400 milioni di euro che potrebbero essere presto spesi. Un sistema che si è spezzato nel 2014, quando il governo del Consorzio, creato con la seconda Legge Speciale del 1984, è stato sostituito dagli amministratori straordinari. Dovevano riportare sui binari una macchina che era stata travolta dagli scandali e dalla corruzione. E garantire «la conclusione dell’opera». La prima parte ha avuto risultati di primo livello. Il malaffare è dunque sparito? «C’è il tentativo continuo di rientrare», scandisce Fiengo. Tanto denaro, garantito dallo Stato. Un vuoto lasciato dalle imprese maggiori che avevano i lavori, garantiti senza gare d’appalto, in rapporto al loro peso societario. Un vuoto da colmare per finire i lavori. Ma la strada è lunga. —

l’ha fatto, dedicandosi semmai a impedire agli altri di fare: i veti incrociati hanno causato guasti almeno quanto le maree. Chi era finanziato per fare, ha dirottato i soldi pubblici nelle proprie tasche private, arricchendo se stesso ma anche distribuendo mance grandi e piccole per comprare consenso. E tra quelli che oggi elevano le loro geremiadi per lo strazio della Venezia sommersa, non sono pochi coloro che hanno intascato questa grazia di Dio senza fiatare: la trage-

dia girata in cuccagna. E adesso? Intanto, occorre evitare che l’attenzione e lo sdegno rifluiscano come l’acqua alta, lasciando la città sommersa dall’indifferenza. Servono fatti, non parole come 53 anni fa. “Reagiremo subito”, proclamò il ministro dei Lavori Pubblici dell’epoca, Giacomo Mancini. Passarono 9 anni prima che si avviasse l’iter da cui sarebbe nato il Mose; ce ne vollero 28 prima che iniziassero i lavori; da allora, ne sono trascorsi 16 e il cantie-

re rimane aperto almeno per un altro paio. E siccome anche le migliori idee sono pur sempre subordinate a chi le deve mettere in pratica, bisogna anche capire come vada gestita nel frattempo un’opera già costata 6 miliardi e 600 milioni, e che oggi rimane bloccata per 400 milioni. Ma si tratta anche di non lasciare che le soluzioni integrative fin qui messe in campo finiscano sommerse dalle acque alte delle chiacchiere e dei rinvii: come l’idrovia Padova-Venezia che, se

completata, può diventare una strategica cassa di espansione per i flussi della laguna. Il progetto c’è; l’inerzia pure. Non c’è Mose però che possa salvare davvero la città da quella “tragedia galoppante di morte” di cui scriveva Montanelli, se non si pone mano alla terapia che egli stesso indicava: “Oggi i dogi non ci sono più… ma di uomini che si assumano decisive responsabilità, c’è bisogno come allora e più di allora”. Una vera classe dirigente,

insomma, che sappia studiare soluzioni ispirate a una visione complessiva dell’area, minacciata dalla salsedine del mare ma pure dall’inquinamento atmosferico della terraferma: nella sua battaglia post-alluvione, il grande giornalista denunciava anche gli errori commessi nel polo industriale di Marghera, che un bel libro di Gianfranco Bettin ha appena messo impietosamente a nudo. È bene non dimenticarlo, oggi che la marea si ritira, se davvero si vuole evitare che Venezia venga travolta da un’acqua alta senza scampo. Quella della vergogna. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


REGIONE

VENERDÌ 15 NOVEMBRE 2019 MESSAGGERO VENETO

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Il voto in Consiglio

La maggioranza brinda alla svolta Dem, M5s e Honsell sulle barricate Roberti: facciamo il bene dei territori e dei sindaci Shaurli: è solo una fregatura. Capozzella: norme povere Mattia Pertoldi TRIESTE. Il centrodestra,

L’assessore Pierpaolo Roberti (in primo piano accanto a Fedriga e Bini) è stato l’ideatore della riforma degli Enti locali approvata ieri

con la Lega in testa, festeggia quella che ritiene essere una legge di svolta per la legislatura. Le opposizioni, a partire dal Pd, attaccano la riforma sia nella forma sia nella sostanza al termine di una giornata, d’Aula, lunga, ma che a livello di scontro politico non ha toccato, nemmeno lontanamente, i picchi della scorsa legislatura quando nacquero le Uti. «Voltiamo pagina rispetto al passato – ha commentato l’assessore Pierpaolo Roberti – aprendo una nuova stagione per gli enti locali. Portiamo a casa una legge che fa il bene del territorio e dei sindaci che da questo momento in poi potranno esercitare la loro autonomia davvero e non soltanto sulla carta, dispiegando le funzioni di competenza municipale, ma che non si riducono alle semplici erogazioni di servizi e consistono anche in quelle di sviluppo del territorio». A fare eco all’assessore, quindi, ci ha pensato il compagno di partito Mauro Bordin. «Ripartiamo dai Comuni – ha commentato il capogruppo – rimettendoli al centro del sistema, riconoscendo loro autonomia e libertà di azione e di scelta nel definire per ciascun territorio, in base alle sue peculiarità, il modello migliore di sviluppo e di cooperazione alla luce degli strumenti legislativi forniti dalla Regione». Pollice alto, inoltre, anche per Forza Italia. «La prima necessità – ha affermato il capogruppo Giuseppe Nicoli – è ridare autonomia ai Comuni, trasformando obblighi in opportunità. Gli Enti regionali di decentramento si occuperanno dell’edilizia scolastica, ma siamo certi, in virtù dei nostri ordini del giorno, che i passi successivi saranno la gestione delle strade che ancora tutti chiamano “provinciali” e la motorizzazione civile». Bordate, invece, dalla minoranza. «Questa norma di una manciata di articoli – tuona Cristiano Shaurli, segretario regionale del Pd – non è una riforma è soltanto una fregatura per sindaci e Comuni, che viene venduta come inno alla loro libertà. Nessuna soluzione per personale e servizi ai cittadini, nemmeno un euro di risorse per le aggrega-

L’intervento di Furio Honsell ieri in Aula

zioni. L’unico obiettivo raggiunto è la demolizione di ogni forma di collaborazione, sulle cui macerie la Lega non costruisce nulla, in attesa di Province future che ruberanno personale, risorse e competenze a Comuni». Sulla stessa linea d’onda, inoltre, anche Francesco Russo. «Dopo un anno e mezzo – ha commentato il consigliere dem –, la montagna di promesse del centrodestra ha partorito un topolino. Le garanzie di libertà sono solo un boccone ama-

la polemica

Lippolis “pianista” pro Mazzolini Urla Pd, poi le scuse “Pianisti” in azione in Consiglio regionale e così si scatena la polemica tra Lega e Pd quando a metà pomeriggio dai banchi dem si alzano le urla nei confronti di Stefano Mazzolini. La casella sullo schermo d’Aula relativa al vicepresidente del Consiglio regionale risulta, infatti, “verde”, cioè con voto a favore, nonostante Mazzolini non sia al suo posto, ma stia semplicemente entrando in Consiglio. E risulta “verde” perché al suo posto a schiacciare il pulsante c’è il collega Antonio Lippolis. Polemiche e grida in Aula, perciò, fino a quando Mazzolini non chiede ufficialmente scusa, seguito da Lippolis, parlando di «errore del tutto involontario».

ro: con le nuove comunità si umiliano i sindaci che avranno come unica libertà, quella di andare con il cappello in mano dalla Regione per chiedere il permesso di fare qualsiasi cosa». Riforma bocciata, andando oltre, anche in casa M5s. «Abbiamo cercato, con le nostre proposte, di dare corpo alle Comunità introdotte dalla legge – ha commentato Mauro Capozzella –. Purtroppo però è stato uno sforzo vano e alla fine ne verrà fuori una normativa povera e poco incisiva. I nostri emendamenti, respinti dalla maggioranza e dalla giunta, intendevano dare una struttura alle Comunità. Abbiamo proposto di dare loro un senso, prevedendo almeno tre funzioni da svolgere assieme. Invece il centrodestra ha voluto mantenere l’impostazione iniziale, impoverendo questi strumenti. Le Comunità non servono a nulla, visto che anche laddove sono obbligatorie, come nel caso della montagna, non escludono che i Comuni possano gestire le funzioni con altri enti locali attraverso una convenzione». Chiara, infine, la posizione di Furio Honsell. «Stiamo parlando di una legge – ha spiegato il consigliere di Open Sinistra Fvg – che ha soltanto l’ambizione di essere una riforma degli enti locali in Friuli Venezia Giulia, ma nella realtà si esaurisce nell’affossare il sistema precedente invece di migliorarlo. La sua “pars costruens” è, infatti, miserevole e medievale, ispirata al principio secondo il quale ogni contado si deve arroccare attorno al proprio castello». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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VENERDÌ 15 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Il disastro in laguna botta e risposta sui social

M5S e Pd attaccano anche Zaia sul Mose «Governa da 20 anni sa tutto sui ritardi» Moretti e Cacciari: «Il governatore braccio destro di Galan» Toninelli e Berti a Berlusconi: «Si deve vergognare»

Albino Salmaso VENEZIA. Chi è il padre politico

del Mose, che ha divorato 5,4 miliardi e dopo 16 anni è un fantasma abissato nella laguna? Luca Zaia ha alzato bandiera bianca e si è assolto da ogni colpa sui ritardi, visto che la Lega è uscita indenne dalla retata del 2014: «Questo è uno scandalo nazionale, la Regione non ha responsabilità, è un cantiere dello Stato», ha spiegato il governatore. Apriti cielo. Basta avere le “mani pulite” per scaricare tutta la colpa su “Roma-ladrona”? Massimo Cacciari la mette giù dura: «Zaia sa tutto sui ritardi del Mose, il ministro De Micheli invece si deve informare perché i lavori non sono realizzati al 93 per cento». Rientrata l’alluvione, infuria la polemica. Da Bruxelles Alessandra Moretti, alle 9 del mattino, posta una foto recuperata dagli archivi con Zaia e Galan che esultano mentre i 5 Stelle da Roma sparano tweet-bomba: “Venezia affonda sotto le tangenti del centrodestra”. Sui social è guerra di dichiarazioni ma la data stori-

ca è scolpita sul marmo: Venezia, 14 maggio 2003. Silvio Berlusconi in elegante doppiopetto fumo di Londra, camicia bianca e cravatta, tiene in mano la cazzuola e attende la benedizione del cardinale Angelo Scola. Sorride il premier, con uno stuolo di ministri al seguito: Matteoli, Lunardi, Buttiglione, il sindaco di Venezia Paolo Costa e il governatore veneto Giancarlo Galan, che nel 2014 verrà travolto dalle tangenti. È il Doge azzurro della Serenissima che imprime la

La posa della prima pietra il 14 maggi 2003 Lo stuolo di ministri e Bossi con il Cavaliere svolta al Cipe e fa arrivare i fondi al Consorzio Venezia Nuova guidato da Giovanni Mazzacurati. C’è pure Umberto Bossi, leader incontrastato della Lega a fianco del Cavaliere e del Cardinale, ma Zaia non si vede. Ieri Berlusconi è tornato a Venezia con Brunetta e se l’è presa con l’ex ministro Danilo Toninelli, che ha replicato con

toni durissimi:«I veneziani hanno subito abbastanza. Dopo gli scandali di corruzione di Galan, uomo di Berlusconi, ora devono pure sentire questo signore prendersi gioco di loro addebitando al sottoscritto e al M5S la causa dei ritardi del Mose. La causa unica sono le mazzette!!! Berlusconi si vergogni» si legge su Facebook. Da Treviso il capogruppo grillino in Regione Jacopo Berti alza il tiro su Zaia: «Indovinate chi governa da 20 anni in Veneto e sul Mose fa finta di nulla?». Poi scrive una nota durissima: «Lo smemorato di S. Vendemmiano non si ricorda che nel 2010 è andato a pontificare sui cantieri del Mose, dicendo che era un modello da esportare in tutto il mondo. Ora afferma che non gli è mai piaciuto. Ha fatto tutto Roma? Come mai hanno arrestato un suo assessore, consiglieri regionali, l’ex governatore Galan... tutti Veneti e in consiglio veneto. La verità è che le ruberie gli sono successe sotto il naso in casa sua», conclude Berti. Un passo indietro. Dopo Berlusconi nel 2008 arriverà anche Romano Prodi a rivendica-

L’immagine realizzata dal Movimento 5 Stelle che ha fatto infuriare la Lega

re con orgoglio che il Mose voluto dal “Comitatone” con la benedizione dell’Iri salverà Venezia dall’alluvione. Peccato che a 16 anni dalla posa della prima pietra le cerniere delle 78 paratoie alle bocche di porto di Chioggia, Malamocco e Lido siano da cambiare. Non funzionano e le dighe mobili sono bloccate da vongole, cozze e granchi che prosperano sui fondali di cemento. Massimo Cacciari, sindaco di Venezia per tre legislature, da sempre contrario al progetto di Mazzacurati e del Cvn, dai microfoni di Radio Capital mette ordine. «Il governo attuale e la ministra Paola De Micheli sono innocenti, ma lei non sa nulla e non si è informata sulla vicenda. Zaia invece sa tutto. È stato per anni vicepresidente di Galan e ha sponso-

consiglio riunito a treviso

Bilancio regionale, pressing sulla Lega «Un milione per salvare San Marco» TREVISO. Cento milioni subito, introdurre l’Irpef regionale, istituire un fondo per l’emergenza. Cambiano numeri e modalità, non il senso: un fondo speciale per Venezia. Alla fine arriva l’impegno da parte della giunta a trovare subito dei fondi per San Marco, circa un milione di euro. Lo hanno chiesto le opposizioni in consiglio regionale, dove la seduta per il bilancio e la Legge di Stabilità è stata dominata dal dibattito sulla tragedia di Venezia e del litorale. L’assemblea – aperta da un minuto di silenzio per le vittime dell’acqua alta – è traslocata nella sede della Provincia di Treviso, con Palazzo Ferro Fini allagata da martedì. Alla fine il via libera a legge di stabili-

tà e bilancio è arrivato con i voti della maggioranza. Contrario il Partito democratico, mentre i cinquestelle sono usciti al momento del voto. Il coro dai banchi dell’opposizione è stato unanime fin dall’inizio «non possiamo andarcene da qui senza aver messo un euro per Venezia». Per Ruzzante (Veneto 2020) la soluzione poteva arrivare dall’Irpef, «introdurre l’addizionale per i redditi superiori ai 75mila euro, ovvero quello dei consiglieri regionali, produrrebbe un incasso di 70 milioni all’anno per fare investimenti sul litorale e su Venezia, e rispondere alle emergenze». Per Stefano Fracasso e il Pd in aula con la scritta “Rabbia alta” e la mappa di Climate Cen-

Lo show dei consiglieri regionali del Pd in consiglio regionale

rizzato la realizzazione del Mose pancia a terra. Fin dall’inizio io e altri, che si intendevano di ingegneria e idraulica, abbiamo contestato tecnicamente la scelta del Mose assunta trent’anni fa e poi diventata irreversibile, senza che nessuno valutasse le nostre critiche». E il Pd? In consiglio regionale il capogruppo Stefano Fracasso ha organizzato un sit in con manifesti per ricordare che mezzo Veneto sarà travolto dall’acqua alta con il Global Warming che la Lega ignora alla pari di Trump. L’attacco più duro arriva dall’eurodeputata Alessandra Moretti, interpellata da Mediaset, Rai1 e Sky: «Sono passati 16 anni e sono stati spesi 5,493 miliardi di euro. La diga è una cattedrale di ruggine sotto la laguna di Ve-

nezia. Questo è il buongoverno della destra. Zaia amministra il Veneto da vent’anni, prima con Galan e ora da solo e non può auto-assolversi per i ritardi. Il parlamento Ue è pronto a fare la propria parte con fondi ad hoc per risarcire i danni subiti da Venezia, appena verrà dichiarato lo stato di calamità naturale dal governo Conte. Basta con le polemiche. Facciamo un gioco di quadra con il sindaco Brugnaro per salvare una delle capitali culturali del mondo». E il Carroccio? Manda in campo Toni Da Re: «Sia Zaia che la Lega non sono mai stati coinvolti nello scandalo Mose, mentre due esponenti veneti del Pd sono stati arrestati. Nessuna lezione dalla Moretti, che ha sbagliato foto». —

tral che evidenzia le coste venete sommerse nel 2050, «siamo disponibili a ritirare gli emendamenti se la giunta ci propone una manovra per la sicurezza del territorio e il contrasto ai cambiamenti climatici da almeno 7 zeri». Servono, quanto meno, «i fondi (1, 5 milioni) per salvare la basilica di San Marco». Se Marino Zorzato e Maurizio Conte hanno aperto ad un ampio accordo, che poi non è stato trovato, Jacopo Berti (M5s) ha provato ad alzare il conto, «se Salvini chiede un miliardo per Venezia, credo che il Veneto potrebbe stanziarne almeno il 10%. Stiamo parlando di sopravvivenza. Quando è stato il momento di trovare 300 milioni per la Pedemontana, in un pomeriggio questa giunta l’ha fatto». Molto spazio al dibattito sul Mose: le parole di mercoledì del presidente Luca Zaia che ha richiamato il Governo a sbloccare l’opera non sono andate giù a Pd e Cinquestelle. «Non può vestire i panni dell’angelo salvatore e poi chiedere ad altri l’intervento straordinario. Lui c’era», ha

detto Graziano Azzalin (Pd) «quando iniziavano i lavori per il Mose, non può dire ero sulla luna. Occorre mettere in sicurezza un patrimonio mondiale e la Regione deve fare la sua parte». Rispedisce al mittente le accuse Nicola Finco (Lega), «è un’opera statale e Zaia è stato sollevato da ogni sospetto, anzi, nelle intercettazioni, è emerso come fosse definito un ostacolo alla macchina delle tangenti». Dopo che Zanoni mercoledì aveva ricordato come la seduta fosse stata interrotta dall’acqua alta, proprio mentre venivano cassati gli emendamenti sul contrasto al cambiamento climatico, Bottacin è andato al contrattacco, «falsità che non accetto, abbiamo stanziato 950 milioni in tre anni». Approvato invece l’ordine del giorno proposto da Zottis e Pigozzo (Pd), che impegna la Regione e il Governo a sostenere il litorale nell’emergenza e a rendere operativa l’Authority per la gestione della laguna e delle paratie del Mose. — Federico Cipolla

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XI

Primo Piano NUOVA ALLERTA METEO PORTOGRUARO Diventa alta l’allerta per il maltempo in tutti i Comuni del Portogruarese. In base alle previsioni meteo di Arpav per oggi, venerdì 15 novembre, è attesa una nuova perturbazione sul territorio con venti, a tratti forti, di Scirocco sulla costa e sulla pianura veneta. In considerazione di questo quadro meteorologico, il Centro della protezione civile del Veneto ha dichiarato lo stato di pre-allarme per criticità idrogeologiche su tutta la fascia montana e pedemontana del Veneto e per il bacino idraulico del Basso Brenta-Bacchiglione, per l’area del bacino scolante in laguna, del Basso Piave e del Sile, nonché del Livenza, del Lemene e del Tagliamento.

Venerdì 15 Novembre 2019 www.gazzettino.it

Preoccupa la nuova ondata Veneto orientale “in trincea” `I sindaci: «Meglio stare in allerta, sperando non ci I Comuni di Portogruaro e Concordia Sagittaria mettono a disposizione dei cittadini sacchi di sabbia siano avvenimenti gravi». Monitorato il fiume Lemene

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cordia Sagittaria si può procedere percorrendo via Lame. «Comune e Protezione Civile - ha detto il sindaco Claudio Odorico - sono in allerta continua da domenica. In previsione di una nuova ondata di maltempo, che mi auguro non raggiunga la gravità dell’altra notte, abbiamo provveduto ad eseguire degli interventi diffusi per tamponare le infiltrazioni registrate e per posizionare alcune pompe. Assieme alla Protezione civile - ha aggiunto - sono già stati preparati diversi bancali di sacchi di sabbia. Sono molto contento di come la Regione Veneto con il Genio Civile e la Città metropolitana si siano coordinati per eseguire l’intervento di ripristino degli argini del Lemene sulla Provonciale 68. Temevo tempi lunghi ed invece contiamo di poter riaprire la strada a breve, limitando i disagi ai cittadini che devono percorrere strade bianche per arrivare in centro e per i mezzi pesanti che devono allungare di molto il percorso». Teresa Infanti

SACCHI DI SABBIA A Portogruaro, che in questi giorni non ha registrato fortunatamente molti danni, la Polizia locale e la Protezione civile si sono messi a disposizione dei cittadini, in collaborazione con tutte le forze dell’ordine. «Gli operai del Comune - spiega la sindaca Maria Teresa Senatore - stanno facendo sacchi di sabbia al magazzino comunale di via del Lavoro 6, in zona Pip a Summaga». I sacchi sono stati consegnati ieri pomeriggio, dalle 13.30 fino alle 19, ai cittadini che ne avessero ravvisato il bisogno. «Chiediamo - prosegue il primo cittadino - a tutti di verificare che i tombini e le caditoie non siano ostruiti dal fogliame delle proprie alberature private e chiediamo di prestare particolare attenzione a eventuali locali situati nei piani interrati e seminterrati in locali privati».

A CONCORDIA Stesso grado di allerta anche nella vicina Concordia Sagittaria dove, a causa dei danni provocati dall’esondazione del fiume Lemene in via Cavanella, la Provinciale 68, nel tratto compreso tra via del Lago e la Provinciale 42 in località Sindacale, è stata chiusa al traffico. La frazione di Sindacale è raggiungibile solamente percorrendo via Inverno (senso unico), mentre da Sindacale verso il centro di Con-

SODDISFAZIONE PER L’INTERVENTO DI RIPRISTINO DEGLI ARGINI SULLA PROVINCIALE 68, IN PARTE CHIUSA

IN ALLERTA Si preparano i sacchi di sabbia per gestire l’eventuale emergenza

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tra Sindacale e Cavanella

Esondazione del Lemene, già al lavoro per consolidare la strada Strada chiusa tra Sindacale e Cavanella, istituiti i sensi unici sulle vie secondarie. Dopo il cedimento della strada metropolitana 68, che da Portogruaro porta a Caorle, a causa dell’esondazione del Lemene, i lavori sono già iniziati. L’impresa Anese, che ha la sede a due passi da dove si è verificato il cedimento, si è già messa al lavoro. Si tratta di consolidare 1400 metri di strada che hanno ceduto alla forza dell’acqua. L’intervento non è dei più semplici, tanto che impegnerà l’impresa per almeno un mese e mezzo. Sul posto ieri sono

intervenuti gli agenti della Polizia locale, diretta da Thomas Poles, visto che più di qualcuno non rispettava il senso di marcia. E dalle immagini di videosorveglianza gli agenti stanno risalendo al responsabile che ha aperto le transenne lungo la strada metropolitana 68, mettendo in pericolo anche gli altri automobilisti. Intanto a Bibione ci si lecca le ferite. «Ho ricevuto da parte degli operatori dell’ospitalità e della spiaggia di Bibione, in particolare da Marco Michielli, Giuliana Basso e Gianfranco Prataviera, numerose testimonianze foto e

video della situazione che si è venuta a creare con la tempesta che ha colpito il litorale la sera di martedì - ha spiegato il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin - Le televisioni e i media nazionali, si sono soffermati solo sulla città di Venezia, che avrà di sicuro bisogno di cure per tornare a splendere, ma non possiamo dimenticare anche le altre località che si affacciano sul Mar Adriatico, da Porto Tolle a Bibione. Ho cercato di raggiungere un po’ tutta la costa partendo da Jesolo, ma è stato difficile arrivare già a Bibione

per i continui stop, dovuti e necessari, per parlare e portare solidarietà agli operatori e alle persone che stavano già ripristinando la situazione nelle loro proprietà. E’ stato un disastro, un evento così intenso che non era possibile gestire o fermare. Come politica possiamo solo affiancare chi ha subito i danni per garantire loro di avere un ristoro congruo e nel più breve tempo possibile. Le spiagge sono per il Veneto la prima fonte di reddito e quindi dobbiamo tutelarle tanto quanto facciamo con Venezia». (m.cor)

SICUREZZA Tecnici al lavoro lungo l’argine del Lemene

Nello stabilimento balneare “azzerato” «Passati da 12 a due file di ombrelloni» JESOLO «Ogni anno la situazione diventa più complicata, questa volta i danni sono maggiori rispetto al passato, tutto è stato spazzato via dalla furia dell’acqua». Lo sguardo è rivolto su ciò che resta dello stabilimento balneare, mentre le mani si danno da fare per raccogliere i resti di un tubo. Le parole sono di Giannino Sari, gestore dello stabilimento Pineta 2000, centocinquanta metri di spiaggia attrezzata antistanti a viale Oriente, nel cuore della Pineta. Ed è qui che si trova il simbolo della devastazione creata dal mare, tra spiaggia sparita, dune erose, mattonelle della passeggiata sollevate e attrezzatura trascinata via dalla corrente. Una sequenza che si ripete ormai da quasi vent’anni e che martedì scorso, secondo le prime stime del Comune, su tutto l’arenile di Jesolo ha fatto sparire 200 mila metri cubi di sabbia per 3 milioni di euro di danni, cifre tra le più alte di sempre.

«Gestiamo questo stabilimento dal 1992, inizialmente avevamo 12 file di ombrelloni – spiega il titolare del consorzio Pineta 2000 – i problemi sono iniziati nel 2000, poi ogni anno ci sono state delle mareggiate con l’aggravante di iniziare la stagione

IL GESTORE DI “PINETA 2000”: «NON CREDO PIU’ ALLE PROMESSE, SENTO GLI STESSI DISCORSI DA 20 ANNI» LA TEMPESTA DI MARTEDI’ NOTTE HA PORTATO VIA 200MILA METRI CUBI DI SABBIA, DANNI PER TRE MILIONI

sempre a giugno inoltrato, perché prima il ripascimento non può essere attuato». Ingenti i danni registrati con quest’ultima mareggiata. «Abbiamo perso praticamente tutto – aggiungono dalla stabilimento – . E poi bisogna capire come verrà ripristinato l’arenile: la scorsa estate avevamo otto file, dopo due settimane ne abbiamo dovute togliere due mentre a settembre nel tratto finale del consorzio ne avevamo solo due. Cosa mi sento di dire alle istituzioni? Nulla, mercoledì scorso quando sulla spiaggia sono arrivati i rappresentati della Regione me ne sono andato, sentiamo gli stessi discorsi da vent’anni». E se ieri gli addetti dei consorzi si sono già attivati per ripulire, a confermare la gravità della situazione sono state anche le prime stime del Comune. «Oltre alla spiaggia erosa vanno aggiunti i danni dei privati – dice il sindaco – quelli agli hotel fronte mare, ai chioschi e alle attrezzature balneari. Ho chiesto ai vari addetti di inviarmi ogni segnalazione». Ma

a tenere banco in città è ancora la polemica per l’assenza delle dune di sabbia in tutta la spiaggia, visto che laddove erano presenti i danni sono stati più contenuti. «Si tratta di un’adesione volontaria – aggiunge il sindaco – la scelta spetta ai singoli consorzi, io dico che l’Amministrazione è favorevole alla creazione di dune su tutto l’arenile, senza interruzioni». È arrivata anche la precisazione di Federconsorzi, con il presidente Renato Cattai: «Le dune sono state alzate nelle zone più critiche – spiega – mancavano solo nei punti in cui in passato non è mai accaduto nulla. Non obblighiamo nessuno ad alzarle, ma alla luce di quanto accaduto tutti devono fare le opportune valutazioni». Ieri l’Associazione jesolana albergatori in un consiglio straordinario ha fatto il punto sui danni. «E’ in corso un monitoraggio – ha spiegato il presidente Alberto Maschio - per avere un quadro più corretto dei danni subiti». Ribadita la necessità della salvaguardia. «Quanto accaduto, che non è più

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ESTREMA DIFESA I tentativi di difendere la spiaggia a Jesolo

un evento straordinario, è un problema di tutti e non solo dei consorzi o di chi ha le attività fronte mare – aggiunge Maschio - . Dobbiamo renderci conto che, se non potremo più contare sul bene più prezioso, ovvero la spiaggia, non

ci sarà più economia per nessuno». Da qui la decisione di stendere un documento programmatico, una sorta di decalogo, con il quale avviare una serie di consultazioni con le istituzioni. Giuseppe Babbo


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VENERDÌ 15 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

L’ondata di maltempo in provincia

Torna la paura: oggi è allerta rossa per valanghe, esondazioni e frane Vertice ieri a Villa Patt organizzato dall’assessore veneto Bottacin. Previsti in giornata 150 mm di pioggia e 90 cm di neve

Paola Dall’Anese SEDICO. Allarme rosso oggi in Valbelluna per il rischio idrogeologico. Ma non sono esenti nemmeno le terre alte, soprattutto l’Agordino, dove, a causa del disastro boschivo causato da Vaia, potrebbero verificarsi valanghe o frane. Per questo motivo, in molti comuni dell’area rossa, ma anche in quelli colpiti dall’uragano l’anno scorso, i sindaci hanno deciso di tenere chiuse le scuole nella giornata odierna. In molti casi anche gli impianti sportivi resteranno chiusi. Mobilitati tutti i vigili del fuoco a cominciare dal comandante. Anche il Suem, il servizio di urgenza emergenza, ha disposto, fino a domenica, il livello di preallarme 2 (su una scala da 1 a 4 dei livelli pre-ospedalieri). Questo significa che il personale sanitario è pronto per una eventuale emergenza di massa. Previsto stamattina alle 10, in Prefettura a Belluno, un vertice con tutti i soggetti impegnati nell’emergenza, per fare il punto della situazione e decidere le eventuali azioni da mettere in campo nel corso della giornata e anche per domani quando è attesa un’altra ondata di maltempo. Intanto, ieri sera a Villa Patt a Sedico si è svolto un vertice tra l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, i referenti della Protezione civile veneta e bellunese, i previsori di Arpav, il responsabile della sede bellunese di Veneto Strade e i sindaci per spiegare la situazione attesa per oggi. NON SARÀ UN’ALTRA VAIA

«Qualcuno mi chiede se le

condizioni che si prospettano per domani (oggi per chi legge, OES) sono come quelle di Vaia. No, non lo sono, ma la situazione meteorologica resta comunque grave. Si tratta della terza ondata di maltempo con cui dobbiamo confrontarci in pochi giorni». Così ha detto l’assessore Bottacin, parlando ai sindaci a Villa Patt. Poi li ha tranquillizzati precisando che «gli strumenti di previsione messi in campo dalla Regione, frutto di importanti investimenti in questi anni, sono assolutamente affinati e scrupolosi e ci permettono, una volta fatte le opportune valutazioni, di capire le scelte migliori per la sicurezza dei cittadini». PIOGGE

Neve, pioggia e vento a volontà sono attesi soprattutto nella parte centrale della giornata, come ha spiegato il previsore Gianni Marigo del Centro Valanghe Arpav di Arabba. «Nella notte tra giovedì e venerdì è atteso l’arrivo di una nuova perturbazione che porterà quantitativi di pioggia rilevanti. Si parla di 50-80 millimetri in 24 ore nella parte centro settentrionale delle Dolomiti, quantità che poi dovrebbe concentrarsi nelle ore centrali della giornata. Le quantità idriche aumenteranno nella parte sud, dove sono attesi anche 100 millimetri, che diventano 140-150 nelle Prealpi». «Il terreno è già saturo», ha precisato anche Luca Soppelsa direttore della Protezione civile regionale, «quindi bisogna tenere alta l’attenzione sui siti franosi già noti, ma anche nelle aree battute da Vaia. Dobbiamo pensare che il territorio bellunese non è più quello di un anno fa e il maltempo potrà portare a nuovi dis-

sesti». Soppelsa ha anche chiesto ai sindaci di tenere sotto controllo i piccoli torrenti e le rogge, che con le forti piogge possono allagare le aree circostanti. Ha invitato poi a tenere pulite le strade e i tombini «visto che siamo nel periodo della caduta delle foglie». I bacini sotto il controllo di Enel sono scarichi «e questo potrebbe facilitarci». NEVE E VENTO

Per quanto riguarda la neve, il limite delle nevicate sarà piuttosto basso, fino a 700 metri. Nella parte centro-meridionale delle Dolomiti sono attesi dagli 80 ai 90 centimetri di neve fresca che scendono a 60-70 centimetri nella parte confinante verso il Trentino. Alle quote di Cortina e Falcade si potrà arrivare anche a 20-40 centimetri di neve. Il problema sarà la neve pesante mista a pioggia. Sulle Prealpi la neve comparirà a 1.500-1.700 metri, con il calo del limite che si registrerà nella fase terminale del fenomeno. «La neve pesante potrebbe creare problemi alla rete elettrica e anche telefonica. Abbiamo allertato Enel, Terna e anche i gestori telefonici. Invitiamo i sindaci», ha proseguito Soppelsa, «a verificare il buon funzionamento dei generatori elettrici e la rete radio». Alto anche il rischio valanghe che si assesta a un livello 4 su 5 anche, causato dalla presenza del vento che potrà essere forte soprattutto in quota. Domani ci sarà un po’ di tregua, anche se dalla serata e fino a domenica potrà ricomparire la neve fino al 1.000 metri con precipitazioni anche di 40 centimetri. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

le orDinanZe

Scuole chiuse nella Valbelluna e in tutti i comuni agordini La decisione dei sindaci è arrivata ieri nel pomeriggio Chiusi molti impianti sportivi, sospese manifestazioni e mercati settimanali SEDICO. Chiuse oggi tutte le scuole della Valbelluna, considerata “zona rossa”, cioè di massima allerta, e in tutti i comuni della conca agordina. Lezioni sospese, quindi,

nel comune di Belluno in tutte le scuole di ogni ordine e grado, a Feltre, Lamon, Tambre, Borgo Valbelluna, Chies d’Alpago, San Gregorio nelle Alpi, Cesiomaggiore, Limana, Sovramonte. Lezioni sospese anche a Sedico, Sospirolo, Ponte nelle Alpi, Seren del Grappa, Santa Giustina, Pedavena, Valle di Zoldo, Alano, Quero, Rocca Pietore, Arsiè, Fonzaso. Chiusi i plessi anche in

Agordino: ad Agordo, Falcade (rimarrà aperto l’istituto alberghiero, che forse potrebbe chiudere domani), San Tomaso Agordino, Selva di Cadore, Canale d’Agordo, Gosaldo, Voltago, Cencenighe, Taibon, La Valle Agordina e Rivamonte. Ad Alleghe, Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana scuole chiuse anche domani. Restano aperte invece le

I sindaci presenti ieri sera al vertice di protezione civile organizzato dalla Regione a Villa Patt

la viabilità

Circolazione interdetta sui passi dolomitici SEDICO. Veneto Strade ha deciso di chiudere, già da ieri, i passi della provincia più importanti per il timore della caduta di valanghe. Si tratta del passo Giau da Pocol a Posalf, nei comuni di Cortina, San Vito di Cadore, Selva di Cadore e Colle Santa Lucia; del passo Fedaia, dal confine con la Provincia di Trento a Malga Ciapela, in comune di Rocca Pietore. Chiuse anche la strada provin-

scuole negli altri comuni come Calalzo, Longarone, Vodo di Cadore, Cortina, Auronzo e San Vito. In via precauzionale, poi, molti sindaci hanno deciso di tenere chiusi anche gli impianti sportivi. È il caso di Sedico, dove sarà chiuso anche il circolo tennis, di Pedavena e di Belluno dove chiuderanno le piscine, di Santa Giustina e di Ponte nelle Alpi. In molti territori sono state annullate manifestazioni e appuntamenti settimanali. A Santa Giustina e a Feltre non si terranno i mercati settimanali. A Ponte nella Alpi sono state annullate tutte le manifestazioni pubbliche organizzate nel territorio. A Lamon sospesa la

ciale n. 24 della Valparola, da passo Falzarego al confine con la Provincia di Bolzano, nei comuni di Livinallongo e Cortina, e la strada regionale n. 48 delle Dolomiti in due punti: dal Passo Pordoi al Ponte Vauz e da Pian Falzarego al passo Falzarego, in comune di Livinallongo. Off limits anche la provinciale 619 di Vigo di Cadore, dal rifugio Tenente Fabbro al confine con la provincia di Udine, in comune appun-

raccolta della carta porta a porta. Da parte di tutti i sindaci arrivano anche alcuni consigli ai cittadini per evitare problemi. «Invitiamo i cittadini a non avvicinarsi ai corsi d’acqua, a frane e smottamenti. Ai proprietari o aventi titolo

I primi cittadini invitano alla prudenza «Non avvicinatevi ai corsi d’acqua» degli immobili presenti sul territorio comunale chiediamo di verificare che nelle proprietà non vi siano oggetti non saldamente stabili (la-

to di Vigo. Sulla sicurezza delle strade è intervenuto anche l’assessore regionale alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin che, parlando con i sindaci durante l’incontro a Villa Patt di Sedico, ha loro raccomandato di valutare proprio il rischio valanghe nei rispettivi territori. «Invito gli amministratori comunali a valutare la sicurezza delle loro strade rispetto al pericolo della caduta di frane e valanghe, soprattutto in quei comuni colpiti da Vaia. Si deve inoltre verificare anche l’esposizione delle scuole a questi pericoli e le strade dove passano i pulmini dei bambini. Nulla deve essere lasciato al caso». —

miere, vasi da fiori, etc.) che possano essere trascinati dal vento, comportando conseguentemente rischi per la popolazione. Si invita la popolazione ad adottare un comportamento improntato alla cautela e al buon senso, in particolare, evitando di sostare sotto o in prossimità di alberi, premurandosi di tenere caricati i telefoni cellulari (e di tenere a portata di mano torce o candele) per ovviare ad eventuali situazioni di interruzione dell’energia elettrica». Altre eventuali ordinanze per domani saranno valutate direttamente oggi, dopo aver verificato il nuovo bollettino meteo. — P.D.A.


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