RASSEGNA STAMPA DELL'8 SETTEMBRE 2019

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08-SET-2019 Estratto da pag. 8 3043

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08-SET-2019

da pag. 12 Quotidiano nazionale

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08-SET-2019

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da pag. 17 Quotidiano nazionale

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da pag. 6 Quotidiano nazionale

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da pag. 2 Quotidiano nazionale

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06-SET-2019 Estratto da pag. 18 6566

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da pag. 3 Quotidiano nazionale

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4 VE

REGIONE ATTUALITÀ

Domenica 8 Settembre 2019 Corriere del Veneto

Politica e territorio

Boccia:conZaiasarògandhiano Riforma, il ministro: «Non replico alle accuse». E Brugnaro: «Venga anche da me» Francesco Boccia sorride: «Mi sono ripromesso di avere un approccio gandhiano. Quindi non risponderò alle accuse con altre accuse. Porgo l’altra guancia». Ma il ministro per gli Affari regionali non può ignorare le parole del governatore Luca Zaia sulla del i ca t a q u e stione dell’autonomia veneta rilasciate al Corriere. Ed è proprio al presidente leghista che Boccia rivolge il suo messaggio. Tendendo la mano: «Mi ascolti prima di tirare le somme. Aspetti di vedere i numeri che non ha ancora visto». L’auspicio è chiaro: «Mi au-

VENEZIA

Lo scontro ● La nascita del nuovo governo giallorosso ha alimentato lo

scontro tra il governatore Zaia e il nuovo ministro Boccia sul tema dell’autonomia differenziata

Mario Bertolissi

di Antonio Spadaccino Professor Mario Bertolissi, lei che è il costituzionalista «padre» della bozza del Veneto, perché il governo LegaM5s non ha ha fatto la riforma sull’autonomia? «Per due motivi. Il primo è che all’interno del governo si sono fronteggiati due punti di vista pregiudiziali: quello autonomista della Lega e quello di salvaguardia del Sud dei 5 stelle. Pregiudiziali ideologiche e non concrete. Il secondo è dovuto a Matteo Salvini. È stato troppo tiepido, credo che gliene importasse relativamente per la politica che stava facendo al Sud». Dicono che con l’autonomia si creerebbero cittadini di serie A e di serie B, tra Nord e Sud. C’è del vero? «È un’affermazione destituita di qualsiasi fondamento. Cittadini di serie A e B ci sono sempre stati. Già dalla prima legislatura regionale del 1970/75 si faceva notare che c’erano Regioni al Sud che non funzionavano. Non si può attribuire all’autonomia la determinazione di un disequilibrio nazionale. Anche perché… non è ancora entrata in vigore. Si dovrebbe dire che una sperequazione esiste già e va attribuita alle attuali classi dirigenti regionali». Analizziamo le parole cardine dell’autonomia differenziata. È costituzionale? «L’ha ricordato più di qualcuno, da Valerio Onida a Gustavo Zagrebelsky, che l’autonomia è stata richiesta dall’articolo 116 della Costituzione. Deve esserci un dibattito tra Stato e Regioni, si deve trovare un punto di incontro e non deve esserci alcuna pregiudiziale. Altrimenti si finisce col mettere il carro davanti ai buoi». Il termine «differenziata» serve a stabilire cosa? Che ogni Regione deve avere le materie che le servono per

guro che quello di Zaia non sia un ultimatum. Personalmente non ho pregiudizi verso nessuno. E vorrei che nemmeno dall’altra parte ci fossero pregiudizi nei miei confronti». Il ministro è pronto a mettere in agenda un incontro: «Ci riascolteremo a vicenda e capiremo se e in che modo si potranno fare dei passi in avanti». Tenendo conto che «esisteva una proposta nel precedente governo, di sicuro non arenatasi per volere del Pd: il precedente governo non ha trovato le modalità per trasformare la proposta in un percorso parlamentare». Boccia è fiducioso: «Vorrei vedere tutti i soggetti coinvolti al tavolo. Per ascoltarci a vicenda». In un confronto che parta da un punto fermo: «La Costituzione deve essere attuata in modo corretto». È

proprio la Costituzione il «faro» che il ministro pone alla base del suo agire. Fin da quella contestatissima decisione di impugnare la norma del Friuli Venezia Giulia: «Era un atto dovuto. Quella norma aveva otto articoli con vizi di legittimità costituzionale. L’avrebbe impugnata qualsiasi governo. Non è una questione di autonomia, di partiti. Io sono un difensore dello Stato repubblicano e anche

Il viaggio al Nord Voglio incontrare tutti i presidenti di Regione in casa loro, voglio sapere i problemi dei territori

delle autonomie. Ma esiste una Costituzione, che è sopra le nostre teste. Se questo passaggio viene letto come uno schiaffo di Boccia a Fedriga sugli immigrati, si tratta di un errore». Poi promette di girare l’Italia. Arrivando anche al Nord. «Voglio incontrare tutti i presidenti di Regione in casa loro, voglio toccare con mano i problemi che i territori si trovano ad affrontare: solo così le parti possono avvicinarsi. Sono sicuro che lavoreremo bene insieme, con rispetto reciproco. Dal Nord mi aspetto molti stimoli per raggiungere l’obiettivo primario della lotta alle diseguaglianze: il Paese deve tenersi per mano». E uno stimolo, al neo ministro, arriva direttamente da l sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: «Vogliamo ascoltare le migliori esperienze delle altre

Neo ministro Francesco Boccia, pugliese, ha ereditato il ministero agli Affari regionali che nel precedente governo era di Erika Stefani

«Pregiudizi e veti politici, autonomia terra di scontro tra efficienti e parassiti» Il padredellabozzaveneta: «Oracisono icittadinidi serie A e B» migliorare i propri servizi? «Il ministro Francesco Boccia mi pare abbia detto che va bene il “modello emiliano”. La sua è una contraddizione in termini, perché l’autonomia differenziata non può essere riferita a un modello. Dire questo è un’altra scelta pregiudiziale. Va bene quella del Pd, non quella della Lega (e io non sono leghista). La verità è che ci sono economie diverse. Milano è la capitale economica, nessuno ha Venezia e le Dolomiti. Sono situazioni da cui non si può prescindere». Professor Bertolissi, cosa sono i costi storici? «Corrispondono ai costi che in un particolare momento un ente paga per avere determinati servizi. Non sempre questi costi sono i più giusti, dato che incorporano anche le eventuali inefficenze». Come si arriva alla definizione dei costi standard? «Bisogna guardare alle esigenze di una collettività, poi si arriva a determinare un costo standard che equivale a una media. Poi, se tu spendi di più ti devi pagare la differenza. Se spendi di meno, invece, ci guadagni. L’intenzione è quella di eliminare il superfluo e di obbligare gli enti all’efficienza. Io la definirei la politica della buona spesa». Perché finora non si sono ancora stabiliti i Lep (livelli essenziali delle prestazioni)? «Bella domanda, perché alle Regioni che hanno chiesto l’autonomia è stato detto che i Lep non ci sono. È da dieci anni che lo Stato avrebbe dovuto farli. La verità è che la spesa storica ha tutelato le rendite parassitarie e chi vive di questo non ha alcun motivo per definirli. Si ottiene consenso, si danno più primariati, non

si chiudono ospedali… Ma mi pare che anche quelli dello Svimez, l’associazione che promuove lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno, si siano accorti che qualcosa non va. La mia impressione? Lo Stato ha fatto volutamente melina». Quanto tempo occorre, secondo lei, per definire i Lep? «Li devono fare alla velocità del suono, a costo anche di ricorrere a economisti esteri». Professore, altro tema divisivo: esiste, nella riforma, la perequazione fiscale? «Leggessero le bozze prima di criticare. Se lo facessero, troverebbero più volte il richiamo costituzionale all’eguaglianza e alla solidarietà. E si badi bene che tutti gli squilibri che ci sono in ambito regionale verrebbero sanati. Ben venga, comunque, una discussione seria su questo argomento, senza dimenticare che la Corte Costituzionale è un garante assoluto». Il Veneto ha redatto una bozza d’intesa con 23 materie. Sono indispensabili? «Non entro nel merito di una decisione che sarà politica. Noi però dobbiamo sapere che ci sono materie più importanti e altre meno. Si sa che il 70% del bilancio regionale del Veneto è imperniato sulla Sanità, ad esempio. Per questo dico che è importante fare richieste per più materie perché dopo, nell’ambito della trattativa con lo Stato, si può pretendere o lasciare qualcosa. Nei confronti cui ho partecipato con esperti e tecnici non ci sono mai stati contrasti. Le persone distruttive sono i politici e i giuristi ideologici». La scuola è materia di scontro, come mai?

«L’istruzione ha generato svariate prese di posizione. E sa perché? Perché nessuno si è preso la briga di andare a vedere i contenuti della bozza. Nessuno vuole un “programma regionale”. Nessuno vuole scegliersi gli insegnanti, perché ci sono i concorsi nazio-

Professore Mario Bertolissi, costituzionalista, è il «padre» della bozza d’intesa sull’autonomia del Veneto

Salvini è stato troppo tiepido, credo che gliene importasse poco dell’autonomia per la politica che stava facendo al Sud

nali. Ma che c’è di male se il Veneto chiede che a inizio anno scolastico ci siano tutti i professori al proprio posto? Il concorso è aperto a tutti. Ma la regola è: vinci in Veneto, insegni qui. Siamo alla sciocca disinformazione, mi creda. E poi ci sono le scuole materne. In Veneto quelle private sono un’enormità. Affidando la gestione alla Regione lo Stato, qui, risparmierebbe molto». La bozza dell’Emilia Romagna, con 15 materie, può andare bene anche al Veneto? «Io dico: l’Emilia non è come il Veneto e la Lombardia. Per cui, se l’Emilia chiede 15 materie e vanno bene, perché non vanno bene le 23 del Veneto? Perché il Veneto avrebbe più potere? Non è vero, perché all’interno delle materie ci sono quelle che hanno un valore maggiore e quelle che contano meno. È’ la sintesi che conta». Per molti cittadini veneti l’autonomia significa trattenere le tasse per reinvestirle sul territorio. È giusta questa affermazione? «C’è del vero: se non diamo visibilità ai territori tutto finisce nel calderone dello Stato. “Riferibile al loro territorio”, recita l’art. 119 della Costituzione, comma secondo. L’argomento di quanto destinare al singolo territorio va affrontato sul piano tecnico e nulla ha a che vedere con la solidarietà. E si eliminerebbero certe storture che consentono, ad esempio, alle Regioni che danno di meno di non essere evidenziate pubblicamente». Qualora fosse raggiunta un’intesa tra Stato e Regione Veneto, quanto tempo servirebbe per far andare a regime la riforma? «Un tempo non breve, direi una legislatura. Dopo l’intesa e il passaggio in Parlamento si passerebbe alla fase attuativa. Ma qui la chiave di volta può essere una sola, ovvero che si capisca che non si tratta di una competizione tra partiti. Del resto, si guardi al referendum del Veneto: quei quasi 2,5 milioni di sì mica sono riferibili solo alla Lega». Professore, questo governo farà la riforma? «Non escludo le sorprese, perché non è detto che la soluzione arrivi proprio quando si sarebbe propensi a dire: da qui nulla». © RIPRODUZIONE RISERVATA


ATTUALITÀ

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 IL PICCOLO

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Il nuovo governo

«Una vergogna le Grandi Navi a S. Marco» Il ministro Franceschini: entro il mio mandato stop ai transiti davanti ai gioielli veneziani. L’esecutivo riapre il dossier Paolo Bizzarini VENEZIA. «Il passaggio delle

grandi navi davanti a piazza San Marco è una vergogna nazionale: abbiamo gli occhi del mondo addosso che ci guardano increduli». Nella sua doppia veste di ministro della Cultura e ora anche del Turismo, Dario Franceschini ha scelto il palcoscenico della 76esima Mostra del Cinema davanti a un gruppo di manifestanti del movimento «No grandi navi» che invocava proprio questo stop, per annunciare attraverso un tweet che entro il suo mandato nessuna grande nave «avrà più il permesso di transitare davanti ai gioielli veneziani». Franceschini ha riconosciuto che un primo passo in questa direzione è stata fatta dal Mibact guidato da Bonisoli, cui il ministero darà nuovo impulso per trasformare il vincolo in divieto da attuare nel modo più rapido. A Venezia, in materia di Grandi Navi, si sono ormai abituati un po’ a tutto: promesse e capriole, “appositi comitati” e conflitti di competenze, soluzioni tecniche d’ogni genere e scontri verbali anche violenti, come quelli che ai tempi del governo gialloverde hanno visto come protagonisti il ministro Danilo Toninelli e il sindaco della città metropolitana lagunare, Luigi Brugnaro. Il ministro si era fatto precedere da un flashmob partito quasi all’alba, che i comitati o Grandi Navi e una serie di altri attivisti del Climate Change Camp allestito al Lido di Venezia avevano inscenato proprio a ridosso del red carpet, nel cuore della Mostra del Cinema che garantisce visibilità internazionale e che proprio ieri sera si è chiusa. C’erano i tedeschi di Ende Gelaende, Stop Biocidio dalla Terra dei Fuochi, Rebellion, Terre in Moto, i No Tav della Val Susa, il Comitato Liberi e Pensanti di Taranto: sotto la bandiera issata dalla ragazza-simbolo svedese Greta

Thunberg si concentrano le lotte locali di mezza Europa in difesa dell’ambiente. Qualche scaramuccia tra polizia e manifestanti. In trecento, in tuta bianca, hanno gridato e cantato slogan per un maggiore impegno per la salvaguardia del Pianeta. Ad appoggiarli indirettamente anche Mick Jagger, al Lido come attore nel cast del film di chiusura “The Burnt Orange Heresy” che ha

Flashmob di protesta alla Mostra del cinema Mick Jagger: «Bravi, io sono con loro» sostenuto le loro ragioni, parlando in conferenza stampa di un mondo sempre più polarizzato e meno civile, oltre che flessibile: «Sono felice che protestino, sono quelli che erediteranno il pianeta. Negli Usa i controlli ambientali che avrebbero aiutato a proteggere il clima sono stati annullati. Sono felice che le persone vogliano manifestare, sono con loro». Una seconda manifestazione contro le Grandi navi (1.500 partecipanti secondo la Questura, tremila per gli organizzatori) si è svolta nel pomeriggio sul Gran Viale del Lido, senza disordini. E adesso? Il nuovo governo e il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli dovranno indicare quale strada seguire, e quindi se riprendere le vecchie decisioni del cosiddetto “Comitatone” dell’epoca Delrio (soluzione Marghera, quella voluta da Brugnaro e dal governatore veneto Zaia) scavando il canale Vittorio Emanuele. Opzione, questa, troppo lunga e dispendiosa secondo il precedente ministro Toninelli, che aveva ipotizzato il Lido o Chioggia (quindi Grandi navi via non da San Marco, ma dalla laguna) come ipotesi alternative, realizzando nel frattempo “terminal diffusi” come rimedio provvisorio. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Il governatore Bonaccini: «Nessuno sconto all’esecutivo giallorosso» E spiega: «Non dividiamo il Paese, con la riforma tutti cresceranno»

Modello emiliano per l’autonomia «Evitiamo la polemica con il Sud» L’INTERVISTA

Filippo Tosatto elle prime battute di Francesco Boccia, neo ministro dem agli Affari regionali, sul tema dell’autonomia si sono alternati altolà («le bozze vanno rifatte») e toni distensivi («vedrò Zaia, il Paese va pacificato»), salvo indicare un’esplicita preferenza verso un modello autonomista, quello dell’Emilia Romagna presieduta da Stefano Bonaccini, circoscritto a 15

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il risiko

Sottosegretari e viceministri Via al nuovo giro di nomine Squadra pronta entro venerdì Incarichi in vista per i grillini Castelli, Di Stefano e D’Uva Il Pd pensa a Fiano all’Interno e Ascani all’istruzione ROMA. Chiudere in fretta, en-

tro venerdì, la squadra dei sottosegretari. Per poter procedere subito a pieno regime con l’attività di governo e parlamentare. È l’obiettivo che spinge in queste ore ad acce-

lerare le trattative tra M5s e Pd. Si vanno definendo alcune caselle, in una lista di una quarantina di nomi: all’Economia ad esempio sarebbero in pole il 5S Stefano Buffagni e il dem Antonio Misiani. Ma ancora molto può cambiare, tra pressioni di corrente e ambizioni personali. Il premier Giuseppe Conte potrebbe promuovere sottosegretario a Palazzo Chigi l’attuale segretario generale

Roberto Chieppa. Più in generale, il Movimento dovrebbe avere una truppa poco più numerosa di quella Pd, tra viceministri e sottosegretari, a Leu potrebbero andare due o tre incarichi. Si vanno intanto costituendo anche gli staff dei ministri, a partire dai ruoli cruciali di capo di gabinetto: per l’Economia, ad esempio, si sarebbe ipotizzato il ritorno di Roberto Garofoli, già al Mef

competenze amministrative rispetto alle 23 rivendicate dal Veneto e alle 20 chieste dalla Lombardia. Il governatore spiega il modello emiliano in questa intervista rilasciata al Mattino di Padova. Qual è la vostra proposta ? «È un progetto il linea con il dettato costituzionale: accresce le competenze della Regione senza dividere il Paese. Si tratta di rafforzare gli elementi di efficienza e programmazione nelle politiche e nei servizi territoriali, semplificando le procedure, contenendo i costi e i tempi della pubblica amministrazione. E senza chiedere un euro allo Stato».

con Pier Carlo Padoan, ma lui non sarebbe disponibile. Quanto ai sottosegretari, tra i nomi M5S si citano il capogruppo Francesco D’Uva alla Cultura, Laura Castelli allo Sviluppo economico, Manlio Di Stefano alla Farnesina. Potrebbe arrivare al governo anche qualche presidente di Commissione pentastellato, consentendo così anche una staffetta con il Pd che ad ora non ha presidenze (si parla di Daniele Pesco, Marta Grande, Giuseppe Brescia). E non si escludono neanche nomi di non parlamentari, come l’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin. Quanto al Pd, potrebbero entrare nel governo diversi non parlamentari ed esponenti della segreteria, apren-

Nella stagione gialloverde lei ha più volte criticato lo stallo nel negoziato Stato-Regioni. I leghisti lo attribuivano al M5S. Crede che questi ostacoli resteranno? «Misureremo anche questo Governo sui fatti. Ho rifiutato in questo anno e mezzo di farmi tirare per la giacca nella polemica tra Lega e M5S, ribadendo che per me l’interlocutore era uno solo, il Governo. Altrettanto farò adesso. Se il nuovo Governo terrà fede a quanto annuncia, troverà nelle Regioni interlocutori disponibili e responsabili. Se, al contrario, prevarranno logiche di posizionamento partiti-

Laura Castelli va verso un posto allo Sviluppo Economico

tico come in precedenza, lo andremo a spiegare agli emiliano-romagnoli e ognuno si assumerà le proprie responsabilità». È ipotizzabile una strategia trasversale Fontana-Bonaccini-Zaia per dialogare con il Governo e sbloccare la trattativa? «Nelle nostre proposte ci sono elementi comuni ed elementi molto diversi. Io non ho mai cercato un fronte del Nord, che alimenterebbe conflitti sbagliati contro lo Stato e il Sud. Penso al contrario che servano Regioni forti in uno Stato forte e che si debba costruire una cornice nazionale solida dentro cui collocare l’autonomia di tutte le Regioni che vorranno fare un passo avanti. Credo inoltre che colmare i divari tra Nord e Sud sia una grande priorità nazionale. Aggiungo però: guai usare l’alibi dell’autonomia. Non è impedendo all’Emilia-Romagna, alla Lombardia o al Veneto di fare meglio che si aiuta il Mezzogiorno. Se la sfida dell’efficienza e della programmazione se la pongono anzi le Regioni più virtuose, a maggior ragione non possono sottrarsi le altre. Questo è un punto dirimente che va al di là di destra e sinistra. Aver caricato di ideologia questa sfida è stato il limite principale della Lega: come si è visto, la reazione è stata pari e contraria e si è finito per perdere di vista il merito, bloccando tutto. Torniamo al punto: autonomia e responsabilità come chiave per fare meglio». C’è chi lamenta un deficit di rappresentanza nordista nel nuovo esecutivo. «Vanno rimessi al centro il lavoro e una politica industriale per questo Paese, temi quasi assenti nell’agenda del governo precedente. Se si parte da qui, con investimenti per la sostenibilità ambientale e interventi di equità sociale per le famiglie, ne trarranno vantaggio sia il Nord che il Sud». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

do anche un valzer di caselle interne al partito (per la presidenza lasciata da Paolo Gentiloni si parla di Maurizio Martina o Gianni Cuperlo). Tra i più quotati per il governo si citano Marina Sereni, Marco Miccoli, Lorenza Bonaccorsi e Andrea Martella. Tra i parlamentari Emanuele Fiano (all’Interno), Walter Verini, Luciano D’Alfonso, Anna Ascani (all’Istruzione o alla Funzione pubblica), Simona Malpezzi, Chiara Gribaudo, Giuditta Pini. Nell’ipotesi in cui al governo andasse il grillino Nicola Morra, alla presidenza della commissione Antimafia potrebbe andare il Dem Franco Mirabelli, che è considerato tra i papabili anche per il governo. —


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Corriere del Veneto Domenica 8 Settembre 2019

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Economia

Aziendeincrisi,2000postiarischio Emoltesonoinmanistraniere L’assessore Donazzan: «I cinesi di Wanbao si sono rimangiati gli accordi, il governo agisca» VENEZIA Punto uno, il prossimo autunno «sarà caldissimo» e a rischiare il loro posto di lavoro, considerando soltanto i maggiori casi di crisi aziendali seguiti dalla Regione Veneto, sono più di duemila persone. Punto due, le imprese in difficoltà diminuiscono numericamente ma quelle coinvolte sono di dimensione via via crescente. E ciò che innesca la fragilità è quasi sempre la debolezza del settore in cui operano, più che scelte sbagliate di natura industriale, manageriale o finanziaria. Il terzo argomento sarà pure una coincidenza ma fa pensare parecchio: nei dossier più pesanti sul tavolo di crisi ci sono sempre proprietà e fondi stranieri. La questione imperdonabile è comunque la numero quattro, riguarda - come vedremo più avanti - l’Acc-Wanbao di Mel (Belluno) e questo, per l’assessore regionale alle politiche del lavoro, Elena Donazzan, «deve diventare un autentico casus belli». In generale, il Veneto delle crisi industriali ha cambiato pelle rispetto a quello conosciuto dal 2010 in poi, quando iniziarono a schizzare in alto milioni di ore di Cassa integrazione straordinaria, spesso in deroga, mentre il mercato produceva una selezione senza precedenti tra chi poteva sopravvivere e chi no. «Adesso – prosegue l’assessore - occorre ripensare profondamente i metodi adottati in passato, perché abbiamo visto che la richiesta di ammortizzatori sociali in Veneto ha ripiegato, nonostante l’ultimo governo avesse reso possibile una loro estensione. Il tessuto della piccola manifattura di qualità si è dimostrato resiliente e si è salvato ma ora, come non mai,

Corriere Imprese

di Alessandro Zuin

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uando si tratta di economia - e, in particolare, della pregiata manifattura triveneta - siamo tutti un po’ tedeschi. Perché, come ebbe a dire in un’intervista a Corriere Imprese Nordest, scherzando ma nemmeno troppo, Giuseppe Bono, l’amministratore delegato del gruppo Fincantieri, «in fondo, il Nordest è il distretto a massima flessibilità della Baviera». Quella di Bono è un’iperbole che contiene una massiccia dose di realtà. Anzitutto è un dato di fatto che, statistiche alla mano, il Nordest sia legato a filo doppio alla Germania: basti per tutti il dato sulle esportazioni del 2018, quando da Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia hanno preso la strada del Brennero merci per un controvalore di 12,8 miliardi di euro (quasi un quarto dell’intero ammontare nazionale). In secondo luogo, è altrettan-

occorrono piani industriali chiari ed è evidente che a non trovare più occupazione rimarrà solo il lavoratore generico». Piani industriali che, però, nei principali focolai di rischio, sono in mano molto spesso a player internazionali. Alcuni esempi? Prendiamo la Grande distribuzione organizzata con le insegne sotto sorveglianza: Auchan, francese, e Mercatone Uno, connotata dalle manovre di una indefinibile società di diritto maltese, la Shernon Holding, responsabile della rovina dell’ultimo

anno. Nell’occhialeria il protagonista delle vicende di Sàfilo è il fondo olandese Hal, e i direttori d’orchestra di tutte le altre dinamiche, del tutto nuove e per ora interessanti quanto imprevedibili (rientro dei marchi prima in licenza, operazione Thelios, fusione Luxottica) sono soggetti transalpini come Kering, Lvmh, Essilor. In ambito alimentare c’è il problema di Unilever e dunque di un’insegna riconducibile a una proprietà anglo-olandese mentre, per andare nel tessile, è sempre britannica la

Altre volte si è fatto ricorso al lavoro intermittente o stagionale, o a formule come lo staff leasing (lavoro somministrato con contratto a tempo indeterminato fra lavoratore e agenzia). Ma, tenendo anche conto delle decontribuzioni previste per le assunzioni di under 35, la conseguenza più vistosa in Veneto è stata la crescita dele trasformazioni (+40% contro il 30% massimo in passato). Durerà? Secondo i tecnici di Veneto Lavoro, «per verificare se si tratti o meno di uno spostamento strutturale e permanente sarà necessario attendere la fine dell’anno». L’assessore al lavoro, Elena Donazzan, avverte: «Manterremo alta l’attenzione rispetto agli incentivi all’occupazione e al sostegno alle imprese e marcheremo a vista l’operato del nuovo governo». (g.f.)

sede di Attestor, il fondo che, tramite Oxy Italia, ora possiede Stefanel, in attesa, a giorni, del pronunciamento dei giudici per capire se l’amministrazione straordinaria potrà salvarla dal fallimento. «Pensiamo davvero che questi scenari possano essere ancora gestiti con la cassa integrazione di sempre – si chiede Donazzan – o ristrutturiamo dalla base l’unità di crisi, conferendo al ministro dello Sviluppo economico un mandato pieno a battere i pugni sui tavoli internazionali?». In tutto questo ragionamento, la lama che ferisce di più è quella di Acc, la società dei compressori di Mel ceduta ai cinesi di Wanbao nel 2014, dopo il complesso scorporo di una «bad company» e l’accettazione di una pesante riduzione del personale, pur di salvare l’unità produttiva. «La voglio mettere giù durissima - sottolinea Donazzan -: questo è un tema diplomatico e lo ripeterò l’11 settembre nell’incontro in municipio a Mel. Gli acquirenti cinesi si erano impegnati formalmente a sostenere forti investimenti in ricerca e sviluppo di prodotto e per questo erano stati scelti. Abbiamo monitorato ogni fase successiva – prosegue l’assessore – convincendo clienti importanti, come Electrolux, a conservare le commesse». Per dirla in modo chiaro, Wanbao «deve diventare un caso esemplare. Il mio messaggio ai ministeri dello Sviluppo economico, Lavoro, Esteri e alla presidenza del Consiglio è che di fronte a un accordo stracciato unilateralmente dai cinesi dev’esserci una reazione forte, a partire dal confronto sulla Via della Seta». Gianni Favero

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Caso simbolo L’assessore al Lavoro Elena Donazzan e lo stabilimento Wanbao-Acc di Mel (Belluno)

Il mercato del lavoro

Da precari a indeterminati Continua a rafforzarsi il trend delle stabilizzazioni Il Decreto Dignità sta continuando a produrre «effetti tangibili», che si possono leggere nell’aumento delle assunzioni a tempo indeterminato anche nei primi 6 mesi del 2019 (42.300 le trasformazioni dai contratti a termine, +66% sullo stesso periodo dello scorso anno). Ma, secondo l’agenzia regionale Veneto Lavoro, si tratta di stabilizzazioni che sarebbero comunque avvenute, sia pure in tempi più dilatati. Sono alcune delle principali conclusioni alle quali si può giungere attraverso la lettura di «Misure», uno dei periodici rapporti dell’Osservatorio sul mercato del lavoro che, in questo caso, ha studiato sia la dinamica delle trasformazioni dei rapporti di lavoro, sia il modo in cui le aziende si sono adattate alle disposizioni entrate in vigore lo scorso autunno, su iniziativa dell’allora ministro VENEZIA

Luigi Di Maio. Si tratta, in sostanza, di interventi volti a limitare la ripetizione dei contratti di lavoro a tempo determinato e che fissano la durata massima di tali rapporti nella medesima azienda in 24 mesi (prima erano 36), limitano il numero dei loro rinnovi (ora al massimo 4) e la durata entro la quale l’assunzione a termine può essere mantenuta, senza l’indicazione di una precisa causale che giustifichi la precarietà del legame. Ed è stato quest’ultimo, quasi sempre, il punto di svolta principale: alla scadenza del primo anno, le imprese, considerati i rischi collegati alla dichiarazione di una causale non corretta, si sono trovate di fronte al bivio di licenziare o stabilizzare il dipendente, decidendo molto spesso in quest’ultima direzione e, dunque, generando la crescita delle trasformazioni a tempo indeterminato.

Nordest chiama Germania (in crisi) «Oggi siamo i loro super-fornitori» Sommario ● Nel nuovo numero di Corriere Imprese Nordest anche il ritorno dell’emergenza

rifiuti speciali in Veneto: Regione e industriali si stanno interrogando sulla necessità di aprire nuove discariche

to comprovato che il sistema produttivo tedesco riscontra nelle imprese fornitrici nordestine un livello di qualità e affidabilità elevatissimo: «Da noi trovano competenze e know-how - riassume il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas -, conditi da prezzi concorrenziali e massima flessibilità di esecuzione». Tutto ciò per dire che, se l’economia di Berlino rallenta - ed effettivamente, negli ultimi mesi, ha tirato vistosamente il freno, facendo presagire un’epoca di recessione -, la prima a risentirne è la nostra manifattura. In particolare nei settori a più stretto interscambio veneto-tedesco, come l’automotive, la meccanica di precisione, la plastica. Degli indissolubili legami economici tra Nordest e Germania si occupa il nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, in edicola domani all’interno del Corriere della

Sera. Mettendo in luce una realtà incontrovertibile: «Dall’auto alle caldaie, dagli elettrodomestici alla chimica riepiloga l’imprenditrice di Schio Laura Dalla Vecchia, presidente della sezione meccanica di Confindustria Vicenza - ormai tutte le imprese leader, a capo di grandi filiere, sono in mano tedesca». E a quelle filiere, se si vuole man-

tenere alta la competitività del sistema nordestino, bisogna necessariamente rimanere agganciati. Per fortuna, nel corso dei decenni un fattore cruciale è cambiato: «Mentre una volta eravamo prevalentemente subfornitori delle imprese tedesche - fa notare Agostino Bonomo, numero uno regionale di Confartigianato -, oggi possiamo definir-

AVVISO DI GARA PER FORNITURA E POSA DI ATTREZZATURE DA CUCINA Il Consorzio ZAI di Verona intende affidare la fornitura con posa in opera di attrezzature da cucina nel ristorante dell’Interporto Quadrante Europa in Verona, a norma dell’art.36, c.2, lett. b, D.Lgs. 50/2016. La gara verrà aggiudicata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 95 del D.Lgs 50/2016 al soggetto la cui proposta presenterà il miglior rapporto qualità/prezzo. L’importo a base di gara è fissato in Euro 198.093,21 oltre ad IVA. Le offerte dovranno pervenire esclusivamente secondo le modalità prescritte nel disciplinare di gara, entro le ore 16.00 del 30.9.2019, al protocollo del Consorzio ZAI, via Sommacampagna 61, 37137 VERONA. La lettera di invito con il disciplinare di gara e gli allegati sono reperibili sul sito internet: www.consorziozai.it. Verona 08.09.2019 Il Presidente Dott. Matteo Gasparato

ci super-fornitori. E anche noi “piccoli” siamo pienamente della partita: il 42% dell’export nordestino verso la Germania si deve a imprese delle nostre dimensioni». Il focus di primo piano di Corriere Imprese porta anche in luce, attraverso uno studio esclusivo condotto dal team di Data scientist di InfoCamere, la consistenza della forza tedesca nel tessuto produttivo nostrano. Numeri alla mano, sono 835 le imprese operanti a Nordest a diretta partecipazione germanica, per un totale di quasi 30 mila addetti e un fatturato complessivo che supera i 12 miliardi di euro. In particolare, sono concentrate in Veneto le principali multinazionali tedesche dell’automotive, della chimica-farmaceutica e della Gdo. Viceversa, oltre 250 aziende battenti bandiera veneta sono attualmente presenti in territorio tedesco, con 19.500 addetti e ricavi aggregati per 4,8 miliardi. Tra queste, c’è la filiale di Stoccarda della trevigiana Texa (sistemi di diagnostica per le auto): «A noi il dieselgate ci ha fatto un favore...». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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ATTUALITÀ

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 MESSAGGERO VENETO

Il nuovo governo / Lo scontro

Boccia: dal Fvg solo un impegno a rivedere caccia e allevamenti Il ministro: sulla residenza norme contrarie alla Costituzione Poi l’assist alla Regione: «Esempio di Autonomia virtuosa» Mattia Pertoldi UDINE. Francesco Boccia non arretra di un millimetro. La “omnibus” impugnata dal Governo presenta «un impianto di base pieno di forzature» che palesa «evidenti profili di incostituzionalità» con la Regione che nelle sue controdeduzioni prima dell’impugnativa in Consiglio dei ministri «ha deciso di privilegiare pollami e cinghiali» rispetto al resto. Ministro, il suo predecessore, Erika Stefani, sostiene di aver dato indicazioni precise di non impugnare la legge del Friuli Venezia Giulia... «Non sfuggo alle mie responsabilità. Il Consiglio dei ministri decide in base a un’istruttoria realizzata da tutti i dicasteri e io ho proposto l’impugnazione perché il mio unico padrone è la Costituzione. Non mi faccio guidare dai pregiudizi e pretendo lo stesso dai miei interlocutori. Mi hanno consegnato un’istruttoria, evidentemente preparata in precedenza, visto che il dossier era pronto mercoledì sera, io ho giurato giovedì alle

10 e alle 11.30 era in programma il Consiglio dei ministri». Scusi, ma quando ha letto e studiato la legge? «Siccome era all’ordine del giorno a palazzo Chigi l’ho guardata nelle ore precedenti il giuramento visto come fosse corretto avere almeno un’idea di cosa entrasse in Consiglio dei ministri. Ci sono ben otto articoli che spingono per l’impugnazione ol-

Il dem: la giunta ha comunicato di poter cambiare le parti su polli e cinghiali tre a una relazione abbastanza impietosa da parte della Ragioneria dello Stato. E poi il tentativo di trasmettere un impegno potenziale da parte di Massimiliano Fedriga a cambiare la norma soltanto su una parte della legge». Solo sulla parte che riguarda allevamenti e caccia non è vero? «Sì, ma la legge si impugna tutta. La sera di mercoledì Fedriga si è detto disponibile a

modificare le norme sulla caccia e sui polli. Ora, io non voglio ridurre la centralità nella politica italiana di cinghiali e pollami, ma sulle norme urbanistiche, gli incentivi occupazionali e sulla sanità, che abbiamo contestato, evidentemente o andavano bene o non erano così centrali come l’allevamento e la caccia». Ma lei cosa ne pensa dei contributi riservati ai residenti in regione? «Nel merito è già espressa la Corte costituzionale. Se lo Stato garantisce lo status di residente a un essere umano questo gli consente di ottenere gli incentivi che tutti meritano. In generale, però, faccio notare che la legge si intitola “Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale”. Evidentemente, stando a quanto comunicato a Roma, lo ripeto e lo dico con simpatia nei confronti di Fedriga, l’urgenza era a favore della caccia ai cinghiali e dell’allevamento dei polli». Cambiando argomento, cosa ne pensa delle Regioni Autonome? «Sono quelle dalle quali possiamo trarre l’esperienza

Il dem Francesco Boccia è da pochi giorni il nuovo ministro degli Affari regionali

e gli stimoli migliori per fare meglio e non commettere più alcuni errori. La democrazia in Friuli Venezia Giulia funziona, così come il suo modello di Autonomia, al pari di Trento e Bolzano. È sotto gli occhi di tutto e penso che si debba trarre ispirazione dalla vostra gestione delle risorse pubbliche. Certo, il problema è un altro». Quale? «Ogni volta che si sposta il dibattito su come fare diventare le eccellenze un modello, tutto viene strumentalizzato dalla politica di breve termine. Negli ultimi anni si è andati molto sul terreno della

propaganda e quella più comune dice che da un lato ci sono quelli bravi che sanno spendere e dall’altra i birbanti con le mani bucate. Ci sono eccellenze e pessime gestioni al Nord così come al Sud». Ne è sicuro? «È inaccettabile che ci sia ancora oggi gente che spaccia l’Autonomia per efficienza, come se lo Stato fosse un’azienda. Ma la società non è una catena di montaggio. Non ci sono robot. Ci sono essere umani che hanno storie. Esistono diseguaglianze che aumentano se la società si evolve e il capitalismo diventa più spinto».

le reazioni

Il Pd sferza il governatore «È un irresponsabile» La Lega contro l’esecutivo UDINE. Il Pd si schiera contro il governatore, Massimiliano Fedriga, la Lega se la prende ancora con il Governo. Non accenna a placarsi, infatti, la polemica politica dopo la decisione da parte del nuovo esecutivo giallorosso di impugnare la legge “omnibus” varata dal centrodestra regionale. La prima a tuonare contro Fedriga, contestando la posizione del governatore che avrebbe dichiarato di non voler incontrare il ministro Francesco Boccia, è Debora Serracchiani. «Fedriga è irresponsabile e incosciente se si rifiuta di incontrare il mi-

nistro Boccia – sostiene l’ex governatrice –. Dica subito se intende fare lo stesso con il ministro Stefano Patuanelli oppure con Paola De Micheli, così almeno sapremo a chi dire grazie se il Friuli Venezia Giulia non uscirà dalla marginalità e dall’isolamento in cui ci ha tenuto la Lega. Fedriga sta piegando la Regione ad uso di propaganda leghista. È ridicolo che si lamenti del centralismo romano chi ha sostenuto il Governo più nazionalista della storia, e dopo essersi bevuto da Matteo Salvini un anno e mezzo di chiacchiere sull’autonomia. Que-

sto, altri presidenti di Regione della Lega almeno hanno la schiena abbastanza dritta da riconoscerlo. Governare una Regione non significa ripetere “io non mollo” come un piccolo Salvini. Fedriga è ancora all’inizio del suo mandato ma cinque anni sono parecchi da riempire parlando solo di migranti o cianciando di Soros». Dal Parlamento alla Regione, quindi, l’attacco a Fedriga arriva da parte di Chiara Da Giau. «Nonostante il fallimento della propaganda leghista sui migranti, attestato dai dati e dai suoi stessi annunci, e la possibile incostitu-

Debora Serracchiani (Pd)

zionalità delle sue leggi – sostiene la consigliera –, Fedriga si ostina nel governare instillando paura attraverso la minaccia dell’arrivo dell’immigrazione “selvaggia”, ora che non c’è più il suo capitano e che il nuovo Governo ha impugnato una legge che fa acqua da tutte le parti, disgraziatamente anche in altri campi non solo in tema di

Massimiliano Panizzut (Lega)

stranieri. L’unica cosa che ha fatto Fedriga è stato smantellare un sistema che funzionava e garantiva, più di altri sistemi, la gestione dei migranti in tempi in cui i numeri potevano creare più preoccupazioni di quelli attuali. Per il resto è stato un fallimento. Dai pattugliamenti ai confini anche da parte della forestale, ai muri con la Slove-

Cosa dobbiamo aspettarci dalle nomine in Paritetica? «Non ci ho ancora messo mano, ma prima di scegliere i nomi mi confronterò con tutti i soggetti interessati». In ballo ci sarà la regionalizzazione della scuola? «La mia posizione politica è nota. Dopodiché questo non significa che, dove è necessario, non si possa intervenire con programmi ad hoc e penso alle lingue o alle necessità delle aree frontaliere. Discutiamone tranquillamente, come di tutto il resto, senza alcun pregiudizio» — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

nia. Dai rimpatri volontari o forzati, alla demolizione dell’accoglienza diffusa senza alternative reali se non l’aumento della clandestinità e del rischi criminalità». Attacca ancora il Governo, invece, la Lega. «La decisione di impugnare la legge regionale che garantisce la precedenza ai cittadini del Friuli Venezia Giulia e promuove il rimpatrio volontario degli immigrati irregolari non è un atto formale ma un’azione politica promossa congiuntamente da Pd e M5s – dice il parlamentare del Carroccio Massimiliano Panizzut –. La cosa più grave di questa situazione è che, per colpire Fedriga e la Lega, il nuovo Governo giallorosso ha messo nel mirino norme volte a tutelare i cittadini del Friuli Venezia Giulia, accanendosi così contro il diritto alla sicurezza e al lavoro di un intero territorio. Di questo, Pd e M5S saranno chiamati a rispondere e, mi auguro prima possibile, anche agli elettori». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


ATTUALITÀ

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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Il nuovo governo

Bonaccini: «Avanti con l’autonomia senza sconti né furori ideologici» Il dem presidente di Emilia Romagna e Conferenza Regioni «Con Zaia e Fontana collaborazione leale che continuerà» L’INTERVISTA

Filippo Tosatto obiettivo è immutato, l’interlocutore cambia. Perché l’autonomia resta la priorità di Luca Zaia ma, dopo la caduta salviniana e il ribaltone giallorosso, il governatore leghista si scopre orfano della “sponda amica” rappresentata da Erika Stefani: d’ora in poi, a condurre i negoziati con le tre regioni federaliste sarà il dem pugliese Francesco Boccia, che nel recente passato non ha lesinato attacchi al regionalismo differenziato, reo di acuire il divario tra Nord e Sud. Così, le prime battute del ministro hanno alternato altolà («Le bozze sono da rifare») a toni distensivi («Vedrò Zaia, il Paese va pacificato»), salvo indicare un’esplicita preferenza verso un modello autonomista, quello dell’Emilia Romagna presieduta da Stefano Bonaccini (Pd), circoscritto a 15 maggiori competenze amministrative rispetto alle 23 rivendicate da Palazzo Balbi ed alle 20 espresse della Lombardia di Attilio Fontana. Governatore Bonaccini, vuole ricapitolarci i punti salienti della proposta emiliana? «È un progetto pienamente il linea con il dettato costituzionale: accresce le competenze della Regione senza dividere il Paese né indebolire

il legame di solidarietà tra i territori più ricchi e quelli più fragili. Per noi si tratta, al contrario, di rafforzare gli elementi di efficienza e programmazione nelle politiche e nei servizi territoriali, semplificando le procedure, a contenendo i costi e i tempi della pubblica amministrazione. Tutto questo, ripeto, senza chiedere un euro in più allo Stato. Su questi presupposti, lavorando contemporaneamente sui fabbiso-

«Governo giallorosso? Lo valuteremo dai fatti La Lega ha sbagliato nell’esasperare i toni» gni e sui livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini, si può costruire una cornice nazionale per tutte le Regioni». Nel Veneto c’è il timore che il nuovo governo privilegerà l’Emilia per ragioni di casacca politica, penalizzando invece i lombardo-veneti. Da presidente della Conferenza Regioni, come valuta tale eventualità? «Ho avviato il percorso sull’autonomia della mia Regione quando al governo c’era il Pd con Paolo Gentiloni; ho proseguito il confronto con il premier Conte e con la ministra Stefani; ora lo riprenderò con lo stesso spirito e lo stesso obiettivo. Per me il confronto è tra istituzioni, a prescindere dal colore politico, e credo che lo stesso

valga per i colleghi Fontana e Zaia. Come per i due governi precedenti, assicuro massima collaborazione ma non farò sconti, né come presidente dell’Emilia Romagna né come presidente della Conferenza delle Regioni. Zaia e Fontana mi conoscono bene e, al netto delle ovvie differenze politiche, sanno di poter contare su un autonomista convinto quale sono. E comunque li ringrazio per la collaborazione che c’è stata finora e che, sono certo, continuerà a esserci». Nella stagione gialloverde lei ha più volte criticato lo stallo nel negoziato Stato-Regioni. I leghisti – veneti in testa – lo attribuivano al freno del M5S. Crede che questi ostacoli da parte 5 Stelle persisteranno o il ministro Boccia saprà trovare il bandolo della matassa? «Misureremo anche questo Governo sui fatti. Ho rifiutato in questo anno e mezzo di farmi tirare per la giacca nella polemica interna tra Lega e M5S sull’autonomia, ribadendo che per me l’interlocutore era uno solo, il Governo. Altrettanto farò adesso. Se il nuovo Governo terrà fede a quanto annuncia troverà in me, e credo nelle altre Regioni, interlocutori disponibili e responsabili. Se, al contrario, prevarranno logiche di posizionamento partititico come in precedenza, lo andremo a spiegare bene agli emiliano-romagnoli e ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Le istituzioni sono la casa di tutti».

l’associazione artigiana di mestre

Cgia: governare contro il Nord sarebbe fatale al Conte bis VENEZIA. Dal settentrione arri-

va quasi la metà del Pil, delle tasse, degli occupati e degli investimenti. Lo sottolinea la Cgia di Mestre che rileva «il rischio concreto che il profondo Nord finisca ai margini dell’azione del nuovo Governo Conte». Le sei regioni attualmente presiedute da Governatori di centrodestra (Liguria, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia), rischiano, secondo la

Cgia, di non avere molta voce in capitolo sulle decisioni importanti del nuovo esecutivo: e questo nonostante esprimano un peso economico e occupazionale estremamente significativo per la stabilità e la crescita del Paese. Oltre al taglio delle tasse e a una ripresa degli investimenti infrastrutturali, «il Nord guarda con particolare attenzione al tema dell’autonomia differenziata. Dalle prime dichiarazioni del nuovo mi-

nistro agli Affari Regionali, Francesco Boccia, si rileva un’apertura di credito per certi versi inaspettata: l’auspicio è che si gettino definitivamente alle spalle le incomprensioni esplose negli ultimi mesi tra una parte del precedente esecutivo e i governatori di Lombardia e Veneto». Le sei regioni nordiste prese in esame producono complessivamente poco più di 721 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 46,

Stefano Bonaccini, esponente dem, è il governatore della Regione Emilia Romagna (Foto Fabrizio Dell’Aquila)

È ipotizzabile una strategia trasversale Fontana-Bonaccini-Zaia per dialogare con il Governo e sbloccare la trattativa? «Nelle nostre proposte ci sono elementi comuni ed elementi molto diversi, come si è visto. Io non ho mai cercato un “fronte del Nord”, che finirebbe solo per alimentare conflitti profondamente sbagliati contro lo Stato e il il Mezzogiorno. Penso al contrario che servano Regioni forti in uno Stato forte e che si debba costruire una cornice nazionale solida dentro cui collocare l’autonomia di tutte le Regioni che vorranno fare un passo avanti. Credo inoltre che colmare i divari tra Nord e Sud sia una grande priorità nazionale. Aggiungo però: guai usare l’alibi dell’autonomia. Non è impedendo all’Emilia-Romagna, alla Lombardia o al Veneto di fare meglio che si aiuta il Mezzogiorno. Se la sfida dell’efficienza e della programmazione se la pongono anzi le Regioni più virtuose, allora e a maggior ragione non possono sottrarsi nemmeno le altre. Questo è un punto dirimente che va ben al di là di destra e sinistra. Aver caricato di ideologia questa sfida è stato il limite

6% del totale nazionale. Le imprese private, invece, sonopoco meno di due milioni (38,1 % ) e occupano poco più di otto milioni di lavoratori (48%). L’export ammonta a quasi 336 miliardi di euro (il 58, 2%) e gli investimenti fissi lordi realizzati sono stati poco più di 142 miliardi (49%– In queste 6 regioni, infine, vi risiedono poco più di 23 mln di abitanti, pari al 38, 4% del totale nazionale. Dai territori del Nord l’erario preleva oltre 256 mld di euro (il 46,%). «Stando ai numeri», è la conclusione di Paolo Zabeo «quasi la metà del Pil, del gettito tributario, degli occupati nelle imprese private e degli investimenti complessivi del Paese è generata da queste sei regioni del profondo Nord». —

principale della Lega: come si è visto, la reazione è stata pari e contraria e si è finito per perdere di vista il merito, bloccando tutto. Io chiedo di tornare al punto: autonomia e responsabilità come chiave per fare meglio, che si tratti di riqualificazione urbana o di programmazione delle infrastrutture, di ciclo dei rifiuti o di edilizia scolastica». C’è chi lamenta un deficit di rappresentanza nordista nel nuovo esecutivo. Aldilà dei campanili, esiste la necessità di dare più voce

«Guai a dividere l’Italia ma frenare i nordisti virtuosi non aiuterebbe il Mezzogiorno» nell’esecutivo alle esigenze dell’impresa, delle professioni e del lavoro del nord, affrontando con maggiore efficacia il capitolo delle infrastrutture? «Io sento la necessità di rimettere al centro il lavoro e una politica industriale per questo Paese, temi quasi assenti nell’agenda del governo precedente. Se si parte da qui, con un’attenzione forte agli investimenti per la soste-

nibilità ambientale e con interventi di equità sociale per le famiglie, ne trarranno vantaggio sia il Nord che il Sud». Da amministratore e presidente della Conferenza delle Regioni, che suggerimenti rivolgerebbe al compagno di partito Boccia e ai colleghi Zaia e Fontana? «Come ho detto, bisogna produrre fatti, perché di parole inutili ne sono già state spese troppe. Abbassiamo subito lo scontro ideologico e ripartiamo dai fondamentali: che le Regioni possano chiedere e ottenere maggiore autonomia su specifiche materia lo dice la Costituzione; che questa autonomia debba rafforzare la capacità di programmare ed erogare servizi più efficienti ce lo chiedono i cittadini; che questo debba avvenire assicurando a tutte le persone il diritto ad accedere a livelli essenziali di prestazioni è imprescindibile. Mettere in contrapposizione questi tre elementi significa voler bloccare la riforma; tenerli invece insieme in un disegno equilibrato farebbe fare un passo avanti all’Italia. Credo che di questo potremmo impegnarci tutti, a prescindere dai ruoli e dall’appartenenza politica». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

li Ha nominati il direttorio

Lega verso il congresso ecco i sette commissari VENEZIA. La Lega del Veneto

ha definito l’organigramma dei dirigenti provinciali in vista del congresso del partito. Si tratta dei commissari che reggeranno le federazioni fino all’elezione congressuale dei segretari “canonici”. I prescelti sono Gianangelo Bof (Treviso), Filippo Lazzarin (Padova), Andrea Tomaello (Venezia e Veneto Orientale, ora unificate nella gestione), Franco Gidoni (Belluno), Matteo Ce-

lebron (Vicenza), Nicolò Zavarise (Verona) e Guglielmo Ferrarese (Rovigo). La loro nomina, rilevante anche ai fini dei prossimi impegni elettorali, è stata decisa dal direttorio leghista composto dal commissario regionale Lorenzo Fontana, dal governatore veneto Luca Zaia, da Erika Stefani ministro uscente agli Affari regionali, e dai veterani Roberto “bulldog” Marcato e Nicola Finco. —


Cronaca 21

IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 8 Settembre 2019

POLITICA. Il Partito democratico avrebbe a disposizione 18 “caselle” da riempirecon i suoi nomi L’APPUNTAMENTO. Sabato 21 settembreagli stabilimenti Marzotto

Variativerso ilgoverno Ipotesisottosegretario Dopolanomina dei ministrirestano dadefinire altre 44posizioni L’exsindacosarebbein polepersviluppoeconomico oautonomie Roberta Labruna

La speranza del presidente di Confartigianato Agostino Bonomo, quella di vedere Achille Variati in un ruolo di sottogoverno, potrebbe non rimanere solo una speranza. Andando anche un po’ a riequilibrare la rappresentanza territoriale visto che la “geografia” del neonato consiglio dei ministri dice che il Sud batte il Nord. L’ex sindaco del capoluogo, che per qualche ora è stato in predicato anche per un posto da ministro, rientra nella (lunga) rosa di papabili sottosegretari che sta circolando a Roma e che nei prossimi giorni verrà via via sfoltita sino ad arrivare a completare la squadra. Le prime certezze inizieranno ad arrivare da martedì, quando ci sarà il passaggio della fiducia del Conte 2 al Senato, ed entro venerdì arriverà il timbro dell’ufficialità; quel giorno è previsto il giuramento. Quelle che verranno saranno ore decisive per chiudere il cerchio. La partita vera, infatti, chiusa quella che ha portato all’individuazione dei nuovi ministri, ora è questa: definire la squadra dei 44 viceministri e sottosegretari. E questa battaglia, va detto, non è meno complessa rispetto a quella che ha portato a chiudere il sudoku dei ministri. Visto che in certi dicasteri chiave i sottosegretari pesano di fatto quanto i ministri, c’è chi si spinge a dire che in taluni casi contano addirittura di più. In ogni caso, i posti sono tanti ma non tantissimi. Anche perché, siccome non è un governo monocolore, ci sono tre forze che si dovran-

AchilleVariati aRomadurante unincontrocon Salvini e DeCaro

Lafederazione provinciale

ECelebronoradiventa commissariodellaLega Novitàincasa Lega.Daieri MatteoCelebron, assessorea palazzoTrissino, è commissarioprovinciale del partito.Sichiude l’era diPaolo Tosato,il senatoreveronese chehapresoinmano il partitoa maggiodelloscorso annodopo cheilsegretario diallora Erik Prettosi èdovutodimettere entrandoinparlamento. Eadessosi apre unaltro commissariamento.Stavolta, però,affidato aun vicentino.La nominadiCelebron, inottimi rapporticon il commissario venetoLorenzoFontana, è

MatteoCelebron arrivataieri,alla vigiliadellenozze diCelebron.Rimarrà anche segretariocittadinoo si dedicherà “solo”alprovinciale? RO.LA. © RIPRODUZIONERISERVATA

no dividere gli incarichi e gli equilibri interni tra gli azionisti dell’esecutivo passa anche da qui. Con uno schema di massima che sta circolando e che è questo: 18 “caselle” ai dem, 2 a Leu, il resto ai Cinque stelle. E nei due partiti principali della nuova maggioranza giallorossa l’elenco dei nomi in cerca di promozione è parecchio lungo, si parla di almeno un centinaio di persone. Va da sé che qualcuno tra loro ha già la (quasi) garanzia di spuntarla; gli altri se la giocano. E tra quelli che avrebbero una chance concreta di passare di grado c’è proprio Variati, tessera dem in tasca. Può contare sulla sintonia con il segretario Nicola Zingaretti ma può contare soprattutto sulla sua lunga esperienza sul campo, da amministratore: consigliere regionale, sindaco per tre volte, presidente di palazzo Nievo, numero uno delle Province italiane. Ecco perché a queste latitudini Variati viene considerato assai spendibile quanto a competenza. Per la precisione, le indiscrezioni che rimbalzano lungo l’asse Roma-Vicenza, lo fanno rientrare nel toto nomi di due ministeri: sviluppo economico e affari regionali e autonomie. Ad entrambi il Veneto guarda con interesse. Non poterebbe essere diversamente in una terra ad alta densità d’imprese. Terra che ha chiesto con un referendum l’autonomia ma senza riuscire ad ottenerla dal precedente esecutivo gialloverde. Si vedrà. La sensazione è che Variati abbia buone possibilità di finire a Roma. • © RIPRODUZIONERISERVATA

MaraCarfagna

LucaZaia

NicolaZingaretti

Confindustriaguarda all’Italiatra vent’anni Assemblea generale con Carfagna, Zaia e Zingaretti Sarà un’assemblea di Confindustria particolare, quella che il 21 settembre andrà in scena dalla sede storica della Marzotto a Valdagno. Particolare perché, per una particolare coincidenza temporale, cade giusto a poche settimane dall’insediamento del nuovo governo. E se con quello precedente non c’è stata affatto sintonia, visto che Tav, autonomia rimasta al palo o provvedimenti come il decreto dignità hanno fatto venire l’orticaria al mondo produttivo, bisognerà capire come andrà con il Conte bis. Sabato 21, a Valdagno, arriverà anche chi questo esecutivo lo ha materialmente “costruito”. È il caso di Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd, in questo caso invitato nella sua veste di presidente della Regione Lazio. Ci sarà anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, e arriverà pure la vicepresidente della Camera dei deputati, Mara Carfagana. A loro Confindustria chiederà delle risposte concrete. Dato che il momento non è dei più facili, con la manovra finanziaria dietro l’angolo, l’in-

cognita Brexit, i dazi Usa-Cina, il rallentamento dell’economia tedesca. Si parte dall’oggi, ma per guardare più avanti. Avanti di 20 anni. “Italia 2039. Chi nasce oggi che Paese troverà tra vent’anni?”, è questo il tema dell’assemblea di quest’anno. «Oggi più che mai – dice il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi – si sente forte il bisogno di ribadire i valori alla base dello sviluppo del nostro Paese. Un modello che si fonda sul lavoro, l’ingegno e il coraggio di quella che è diventata una delle principali potenze industriali del mondo. Ma in questi ultimi anni ci siamo ritrovati a domandarci: c’è un futuro per il manifatturiero in Italia? Ci sarà spazio per i nuovi nati, sempre meno e sempre più

Ildestino nonèsegnato maèanche compitonostro dareunascossa LUCIANOVESCOVI CONFINDUSTRIAVICENZA

diretti verso lidi lontani dal nostro meraviglioso Paese, che entreranno nel mondo degli adulti tra 20 anni? La politica, le imprese, i cittadini stanno investendo in un sistema capace di rispondere ai cambiamenti mondiali o le zavorre del nostro presente renderanno inevitabile un declino demografico già in atto?». Ecco, di cosa si discuterà. Non solo con i politici. Il mondo imprenditoriale verrà rappresentato anche da Antonio Favrin, presidente del gruppo Marzotto, Davide Favrin, ad di Marzotto spa, ed Enrico Cereda, presidente e ad di Ibm Italia. «Sono convinto che il destino non sia segnato – continua Vescovi -. E credo che sia anche compito nostro dare una scossa per prendere coscienza di ciò che ci sta accadendo, dicendoci chiaro e tondo che alcune cose proprio non vanno, e decidere di agire. Ma per fare quest’ultimo passo dobbiamo partire da un obbiettivo ben chiaro: dal Paese che vogliamo fra 20 anni per i nostri figli». Su il sipario. • RO.LA. © RIPRODUZIONERISERVATA


ATTUALITÀ

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 MESSAGGERO VENETO

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Il nuovo governo / Lo scontro

Fedriga rilancia la sfida a Roma: faremo una legge sull’immigrazione Il presidente va all’attacco dopo lo stop alla sua “omnibus” «Non ci impediranno di garantire la sicurezza dei cittadini»

UDINE. Massimiliano Fedriga

rilancia la sfida al Governo nazionale. Il presidente della Regione, infatti, dopo l’impugnazione decisa dall’esecutivo giallorosso della legge “omnibus” che contiene sia l’articolo sui rimpatri volontari dei richiedenti asilo sia il bonus da “prima i friulani”, va al contrattacco. «Roma boccia queste norme – potrebbe essere il ragionamento teorico –? Bene, allora io preparo una legge tutta nuova sull’immigrazione e vediamo se mi impugnano anche questa». Una norma che, teoricamente, dovrebbe nascere entro fine anno. Presidente, è vero che non ha alcuna intenzione di incontrare il ministro Francesco Boccia? «No, non ho detto questo. Ho semplicemente risposto, a chi me lo chiedeva, che aspetto, e credo lecitamente, che sia lui a chiamarmi per un quantomeno necessario chiarimento rispetto a un’azione prettamente politica messa in atto utilizzando le istituzioni». È sempre convinto che sia stata una scelta politica? «Beh anche l’ex ministro Erika Stefani ha spiegato nitidamente come lei avesse chiesto di non impugnare la nostra legge. D’altronde l’iter è chiaro e lo conosce molto bene chi siede in Parlamento». Ce lo ricorda? «Gli uffici legislativi dei vari ministeri forniscono i loro pareri agli Affari regionali. Le Regioni, così come ha fatto il Friuli Venezia, forniscono le loro controdeduzioni. Dopodiché è il Consiglio dei ministri che decide l’impu-

gnazione o meno di una norma». Quindi una scelta politica... «Esatto. Non sarà mica un caso che gli argomenti contestati siano tutti su materie che, nel precedente Governo, erano in mano a ministri grillini, vero? Analizzate bene i settori: ambiente con Sergio Costa, lavoro con Luigi Di Maio, sanità con Giulia Grillo e finanze con Giovanni

Il leghista parla di scelta politica e se la prende con i dicasteri in mano ai grillini Tria. Ma c’è di più». Prego... «L’arrampicata sugli specchi e la mancanza di responsabilità si nota anche da un altro aspetto e cioè che è stata impugnata l’abrogazione di una legge regionale». Sì perché, citando l’atto di impugnazione, l’abrogazione «lascia un vuoto normativo a livello regionale circa la disciplina relativa all’accesso in capo ai cittadini stranieri a un’idonea soluzione abitativa». Cosa non la convince? «È una follia nei termini. Noi abbiamo scelto di abrogare il Piano annuale dell’immigrazione nato con una legge della precedente maggioranza di centrosinistra. Questo significa che se Debora Serracchiani, nel 2015, non l’avesse fatta approvare oggi noi non ci saremmo mossi, secondo loro, contro la Costituzione? Cioè questi sostengono che una Regione non possa cancellare una sua norma: una follia». La sensazione, però, è che questa legge sia servita

la versione del carroccio

Stefani con il compagno di partito: «Avevo chiesto di non impugnare» L’ex ministro degli Affari Regionali, la leghista Erika Stefani si schiera con Massimiliano Fedriga e “smentisce” la teoria del nuovo Governo giallorosso che, in estrema sintesi, parlava di una deci-

sione di fatto già presa sull’impugnativa delle legge “omnibus”. «Sulla legge del Friuli Venezia Giulia impugnata dal nuovo Governo si sta facendo troppa confusione – ha scritto su Facebook –.

per lanciare un primo messaggio di discontinuità politica rispetto al passato. Condivide? «Sì, sono d’accordo e infatti mi sarei aspettato che tutti i rappresentanti istituzionali del Friuli Venezia Giulia, compresi i parlamentari di sinistra, si fossero sollevati di fronte a un atto che non va contro Fedriga, ma contro le prerogative statutarie della Regione. Invece, come hanno dimostrato anche quando governavano il Friuli Venezia Giulia, sono stati molto più fedeli ai loro padroni romani che ai cittadini della regione». Teme altre impugnazioni? «Non lo so, facciano quello che vogliono, ma se pensano di umiliare il Friuli Venezia Giulia si sbagliano di grosso. Lo Stato non è il padrone della Regione. Sono enti con competenze diverse, ma con la stessa dignità. E noi siamo pronti a reagire con ancora maggiore decisione». Come? «Assieme all’assessore Pierpaolo Roberti predisporremo una norma quadro sull’immigrazione per il Friuli Venezia Giulia mirata a garantire la sicurezza dei cittadini rispetto ai danni prodotti dai flussi di clandestini. I tempi? Mi auguro sia pronta entro fine anno». Intanto ci sarà da rinominare anche la componente statale della Paritetica... «Stefani aveva scelto profili di altissimo valore, non gli amici degli amici. Mi auguro che il ministro Boccia si muova nella stessa direzione puntando su persone competenti e, soprattutto, su esponenti che conoscano realmente il valore aggiunto dell’Autonomia friulana». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Basta con le notizie false divulgate ad arte per infangare il lavoro degli altri. Prima che si formasse il nuovo esecutivo avevo richiesto la non impugnativa della legge. I rilievi avanzati (i dubbi sulla legge) del precedente governo arrivavano ovviamente dai ministeri del M5s. In ogni caso l’impugnativa o meno di una legge avviene esclusivamente in Consiglio dei ministri. Non prima, non dopo. Basta fake news».

Massimiliano Fedriga, presidente della Regione e fedelissimo di Matteo Salvini

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Alberto Giacometti, L’homme qui marche I, I 1960 - Saint-Paul-de-Vence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght © Claude Germain - Archives Fondation Maeght (Francia) - © Alberto Giacometti Estate / by SIAE in Italy 2019

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TREVISO

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA

ieri la nomina a sorpresa di Fontana

Lega, Bof commissario Zaia blinda il partito con un amministratore L’ex sindaco gestirà le liste delle regionali, Bet “liberato” «Lavoro di squadra per il progetto, ora apriamoci di più» Gianangelo Bof. È il vicesindaco di Tarzo - dopo essere stato sindaco per due mandati dal 2007 al 2017), e attuale presidente della comunità delle Prealpi Trevigiana - il nuovo commissario provinciale della Lega trevigiana. Succede a Roberto Ciambetti, in proroga dopo la rivoluzione che ha portato alla nomina del nuovo commissario regionale Renzo Fontana, uno dei due ministri veneti del precedente governo Conte, e al direttorio che lo ha affiancato in cui c’era anche Zaia. «Un fulmine a ciel sereno, sono stato chiamato pochi giorni fa», le prima parole di Bof, «al partito si dice sempre di sì, ma ho chiesto di poterne parlare con la moglie, e con il suo placet ho sciolto la riserva». Il programma? «Le regionali, ma anche quattro comunali, la Lega è presente sul territorio, ma

possiamo allargarci e consolidarci, e io credo dobbiamo essere inclusivi in questo momento che vede un cambiamento anche nel movimento, dove Salvini si spende anima e corpo ogni giorno, e il nostro governatore Zaia ha investito tutto sull’autonomia. Dobbiamo aprirci a chi voglia sostenerci nelle nostre idee, con più consensi sarà più facile». E come gestirà un partito ora molto agitato? «Per formazione lavoro di squadra, non credo all’uomo solo al comando, e sono uomo di dialogo e di confronto con tutti. C’è un progetto, il gruppo lavora per quello, ognuno al suol livello». Bof non era il favorito, che pareva invece Roberto Bet, ex sindaco di Codognè, vicinissimo al governatore Zaia. Ma ieri è arrivata la sua designazione, che ha provocato sconcerto e sorpresa nel Carroccio. E

Bof guida ora la Lega della Marca

che indirettamente rappresenta un disco verde alla corsa di Bet per le regionali: l’ex sindaco di Codognè potrà correre in lista senza incorrere in conflitti di interessi. Sarà infatti Bof a gestire, ora, la composizione delle liste (tre) per le regionali 2020,

a sostegno del governatore. Più ancora che preparare i congressi provinciali, che paiono distanti e non certi (nomine dall’alto in futuro?). Zaiano doc ma non distante dall’ex segretario OBUIJPOBM Toni Da Re, Bof è esponente di quel fronte di amministratori che costituisce la spina dorsale nel territorio più cara al governatore. A livello geopolitico, la nomina di Bof costituisce una rivincita della Sinistra Piave, in credito (eufemismo) per le liste delle politiche 2018, e forse anche per il ballo delle poltrone, tuttora in corso. «È un nome che unisce Coneglianese e Vittoriese», commenta sornione un big, «e con cui Zaia blinda il partito». Non sono passati nomi illustri come quello d i Bepi Paolin, segretario organizzativo OBUIJPOBM uscente; è caduta l’ipotesi di un veterano che facesse pesare l’esperienza (dai due Dussin a Dozzo). In lizza c’erano anche uomini dell’apparato come Bepi Canova; uomo di punta del capoluogo, o l’emergente Pierpaolo Florian, dal profilo manageriale. È prevalsa la linea dell’amministratore, sindaco di un piccolo Comune. Un messaggio non certo secondario al partito, all’apparato, e al capoluogo, magari non sconfitti ma certo ridimensionati. Paradossalmente, l’intera lega di Marca, agitata dalle tensioni interne (casi Contarina e Asco, ma anche l’ex Usl 9), attendeva un commissario autoctono, dopo la gestione Ciambetti. Ma non tutti stanno facendo festa. — A.P.

l’incidente

Giovane investito vicino alle strisce in viale Brigata Marche

Agenti della polizia locale mentre rilevano un incidente

È stato ricoverato in serie condizioni all’ospedale di Treviso un giovane straniero di 25 anni, investito da un’auto in viale Brigata Marche nella serata di venerdì. L’incidente stradale è avvenuto poco prima delle 20. È a quell’ora che un giovane straniero, sotto la pioggia, decide di attraversare la strada, vicino ad un attraversamento pedonale, nei pressi dell’incrocio con via Rota. Proprio in quel momento, una Ford Fiesta, che transitava in zona, condotta da un 25enne trevigiano, coetaneo del ferito, ha

investito il pedone, caricandolo sul cofano e poi sbalzandolo a terra. L’investimento è apparso subito piuttosto grave. Sul posto sono arrivati i mezzi del 118 che hanno provveduto a trasportare successivamente il ferito all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Le sue condizioni sono serie ma non è in pericolo di vita. I sanitari hanno deciso di trattenere il ferito in osservazione per una notte per verificare l’evoluzione del quadro clinico del paziente prima di destinarlo ad uno specifico reparto. Sul posto i vigili urbani. —


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Nordest

METEO, ALLERTA ARANCIONE A NORDEST Domenica di temporali diffusi con grandinate e forti raffiche di vento: allerta arancione sul bacino del basso Brenta-Bacchiglione; gialla nelle altre zone di Veneto e Friuli

Domenica 8 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Lega, ecco i sette commissari veneti Il direttorio di Fontana nomina i nuovi responsabili provinciali `Unificati Venezia e Veneto Orientale con Tomaello, ma Forcolin Età media 40 anni, tutti hanno un’esperienza amministrativa chiede un vice: «Territorio troppo grande per una persona sola»

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I PROFILI

I vertici

POLITICA VENEZIA A dieci settimane dal cambio al vertice della Liga Veneta, l’organigramma si completa anche al livello provinciale. Come sul piano regionale, dove lo scorso 2 luglio era stato designato l’allora ministro Lorenzo Fontana, anche in questo caso si tratta di commissari: responsabili di transizione, scelti non dal basso ma individuati dall’alto, in attesa dei prossimi congressi, se e quando saranno celebrati. Però una novità c’è: il direttorio ha deciso di formalizzare sette nomine, e non più otto come accadeva in precedenza, riunendo Venezia e Veneto Orientale sotto una sola apicalità.

VENETO Lorenzo Fontana

VENEZIA Andrea Tomaello

VERONA Nicolò Zavarise

PADOVA Filippo Lazzarin

VICENZA Matteo Celebron

BELLUNO Franco Gidoni

TREVISO Gianangelo Bof

ROVIGO Guglielmo Ferrarese

LE ARTICOLAZIONI Fino a ieri le articolazioni territoriali del Carroccio in Veneto risultavano quelle stabilite il 14 maggio 2018 dal direttivo nathionàl, all’epoca guidato dal segretario Gianantonio Da Re, per sostituire i leader provinciali eletti parlamentari (e quindi diventati incompatibili) o (ed era il caso di Rovigo) dimissionari: Franco Gidoni a Padova, Roberto Ciambetti a Treviso, Nicola Finco a Verona, Fausto Dorio a Rovigo, Alberto Stefani a Venezia, Paolo Tosato a Vicenza, Gianpiero Possamai a Belluno, mentre Luca Tollon era stato riconfermato nel Veneto Orientale. Ma dopo il cambio di Da Re con Fontana, è proseguita la nuova fase, culminata nel confronto interno al direttorio di cui fanno parte anche il governatore Luca Zaia, l’ex ministro Erika Stefani, l’assessore regionale Roberto Marcato e il capogruppo regionale Nicola Finco.

IL MANDATO: «RIPARTIRE A LAVORARE SUL TERRITORIO E ORGANIZZARE PONTIDA, ROMA E REGIONALI 2020»

PONTIDA Un’immagine del tradizionale raduno: l’appuntamento è in agenda per il 15 settembre

Friuli Venezia Giulia

«Legge impugnata? Un’azione politica» TRIESTE Non si placano le polemiche per la deliberazione con cui il Governo giallorosso porterà davanti alla Corte Costituzionale la norma friulgiuliana sui migranti. «La decisione di impugnare la legge regionale che garantisce la precedenza ai cittadini del Friuli Venezia Giulia e promuove il rimpatrio volontario degli immigrati irregolari non è un atto formale ma un’azione

politica promossa congiuntamente dal Pd e dal Movimento 5 Stelle», tuona il deputato leghista Massimiliano Panizzut, secondo cui l’obiettivo è «colpire Fedriga e la Lega». Aggiunge l’esponente pordenonese: «Di questo, Pd e M5S saranno chiamati a rispondere, in primo luogo alla loro coscienza e, mi auguro prima possibile, anche agli elettori». © RIPRODUZIONE RISERVATA

«A tutti i neo-nominati – ha fatto sapere l’organismo presieduto da Fontana – il mandato assegnato è stato quello di lavorare e ripartire con l’attività sui territori, rilanciare l’azione della Lega e dare impulso organizzativo ai prossimi appuntamenti. L’agenda degli eventi parte con Pontida, domenica 15, quindi la gazebata del 21-22 settembre, la grande manifestazione della Lega a Roma il prossimo 19 ottobre e, ovviamente, le elezioni Regionali del prossimo anno». Il direttorio ha anche riferito di aver rivolto gli auguri di buon lavoro ai nuovi commissari e di aver formulato i ringraziamenti ai loro predecessori per l’attività svolta.

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AVVISO DI VENDITA AL DETTAGLIO Il CURATORE DEL FALLIMENTO N. 261/2016 R.F. Tribunale di Treviso «SIRA S.R.L.» rende noto che nel giorno: GIOVEDÌ 12 SETTEMBRE 2019 DALLE ORE 09:30 ALLE ORE 13:00 DALLE ORE 14:30 ALLE ORE 18:00 IN VIA TRIESTE, N. 34 A FOSSALUNGA DI VEDELAGO (TV) si procederà alla vendita al dettaglio (aperta al pubblico) di articoli per la casa: PICCOLI ARREDI, POSATERIA, BICCHIERI, DECORAZIONI, BIANCHERIA, TAPPETI E SIMILI. Per maggiori informazioni rivolgersi allo Studio del rag. Marcadella al numero di telefono 0424/514520

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I nuovi profili vedono un’età media di 40 anni e hanno in comune un’esperienza amministrativa. A Venezia il commissario unico è Andrea Tomaello: 29 anni, una laurea triennale in Scienze politiche e una magistrale in Economia a Ca’ Foscari, capogruppo a Mirano. «Bravo e disponibile, sono contento della scelta – lo descrive il vicegovernatore Gianluca Forcolin, riferimento politico del Veneto Orientale – ma credo sarà opportuno affiancargli un vicecommissario, perché la provincia è lunga 130 chilometri e non può seguirla da solo». A Verona c’è Nicolò Zavarise: 29 anni, attuale assessore comunale al Commercio, già presidente della popolosa terza circoscrizione. A Padova sale Filippo Lazzarin: 35 anni, direttore di centri commerciali e organizzatore di eventi (tra cui la recente festa di Conselve con Matteo Salvini), da tre mandati è sindaco di Arzergrande. A Vicenza si punta su Matteo Celebron: 31 anni, assessore comunale ai Lavori pubblici, già segretario di sezione, componente del direttivo provinciale e collaboratore del gruppo Lega in Consiglio regionale. Franco Gidoni rimane commissario, ma questa volta nella sua Belluno: 64 anni, consigliere regionale e ingegnere, è stato vicesindaco e parlamentare. A Treviso viene promosso Gianangelo Bof: 44 anni, impiegato commerciale in un’azienda di telecomunicazioni, attuale vicesindaco di Tarzo (di cui è stato primo cittadino per dieci anni), presidente per due mandati dell’Unione montana delle Prealpi trevigiane. Infine a Rovigo il prescelto è Guglielmo Ferrarese: 55 anni, tributarista, vicesindaco e assessore al Bilancio di Lendinara, è stato segretario comunale della Lega e componente del direttivo provinciale. Angela Pederiva Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso Donazzan

«Svastica, volgarità contro una donna» VENEZIA «Un gesto volgare e violento verso una donna»: così il governatore Luca Zaia (in foto) ha condannato l’iniziativa del Coordinamento Studenti Medi di Padova contro l’assessore regionale Elena Donazzan. Nei giorni scorsi sul profilo Instagram del collettivo era apparso un fotomontaggio che ritraeva l’esponente di Fratelli d’Italia con una svastica insanguinata sulla fronte, per protesta contro la sua partecipazione a un convegno di CasaPound in provincia di Verona. «Azione grave che – precisa Zaia – non va derubricata a semplice errore, ma che mi auguro possa

essere perseguita nelle sedi adeguate». In linea anche la posizione della capogruppo regionale zaiana Silvia Rizzotto: «Sono vicina all’assessore Donazzan per lo squallido attacco mediatico di cui è stata vittima». Solidale pure Alessia Rosolen, assessore regionale del Friuli Venezia Giulia: «Uno sfregio che non può essere tollerato né deve passare sotto silenzio». Così ieri Donazzan è andata all’evento di Roncà: «A quei vigliacchi che mi hanno minacciata rispondo che qui si è avuto un confronto di idee: imparino a fare altrettanto». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Economia

Domenica 8 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Metà tasse, Pil e investimenti arriva dal Nord “dimenticato” La Cgia: «Le sei regioni-traino sono all’opposizione» Zaia: «Pochi ministri, governo contro chi produce»

Dignità, boom di contratti a tempo indeterminato IL RAPPORTO VENEZIA Più posti a tempo indeterminato nel primo semestre del 2019. Secondo il rapporto dell’osservatorio di Veneto Lavoro, si tratta degli effetti del decreto Dignità. «Risultati positivi, ma da confermare sul medio-lungo termine», commenta l’assessore regionale Elena Donazzan.

LA CRESCITA

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L’ANALISI VENEZIA Finora la constatazione era stata territorial-politica: su 22 componenti del Consiglio dei ministri, solo 7 sono del Nord, di cui 4 senza portafoglio e 5 del Movimento 5 Stelle, che a queste latitudini è una forza minoritaria già rispetto al Partito Democratico, figuriamoci alla Lega. Ma adesso il riscontro è anche economico: «Dal Nord, “dimenticato” dal nuovo Governo, arriva quasi la metà del Pil, delle tasse, degli occupati e degli investimenti». A dirlo è la Cgia di Mestre, analizzando gli indicatori di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte e Liguria, le sei regioni attualmente guidate dal centrodestra che, secondo l’associazione di categoria, «rischiano di non avere molta voce in capitolo sulle decisioni importanti che saranno prese dal nuovo esecutivo».

complessivo. L’export vale 335,9 miliardi, grazie anche ai 79 veneti e ai 19,2 friulgiuliani, costituendo il 58,2% delle esportazioni italiane, mentre gli investimenti fissi lordi realizzati hanno toccato quota 142,2 miliardi (27,3 e 6,7 i parziali nordestini), per un 49% sul totale. Il gettito tributario nel Nord contabilizza 256,2 miliardi di eu-

IN VENETO Renato Mason, segretario della Cgia, e Luca Zaia, presidente della Regione

ro, cioè il 46,1% delle tasse incassate in Italia, di cui 48,5 miliardi in Veneto e 11,8 in Friuli Venezia Giulia. Nelle sei regioni sono presenti 6.140 chilometri di rete ferroviaria (il 36,7%) e 2.932 di rete autostradale (il 42,2%), consentendo la circolazione di 466,8 milioni di tonnellate di merci all’anno (il 53,4% del dato italiano). In controtendenza è invece il tema

della banda ultra larga: mentre in Italia le unità immobiliari raggiunte dalla fibra ultra veloce sono il 58%, in Trentino Alto Adige la copertura è del 28,2%, in Friuli Venezia Giulia del 45,6% e in Veneto del 48,6%. Tutte questioni che le imprese intendono porre all’attenzione del Governo giallorosso, colori che già governano alcune amministrazioni locali,

come ricorda il segretario Renato Mason: «Città importanti come Torino, Milano, Brescia, Bergamo e Padova sono guidate da sindaci pentastellati o di centrosinistra. Tuttavia, il problema c’è ed è evidente; governare il Paese con il Nord all’opposizione non sarà agevole». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Secondo i tecnici dell’ente regionale, il provvedimento varato dal Governo gialloverde è responsabile della «eccezionale crescita delle trasformazioni a tempo indeterminato verificatesi tra il 2018 e il 2019». L’evoluzione dei contratti a termine in rapporti stabili, infatti, è passata da una media del 20%-30% a un dato vicino al 40%. «Nell’ultimo decennio – osservano gli analisti – l’andamento medio in Veneto delle trasformazioni oscillava tra le 30mila e le 40mila l’anno, con due importanti eccezioni: il 2015, quando anche per effetto dei generosi esoneri contributivi se ne sono verificate oltre 53mila, e il 2018, con circa60 mila trasformazioni». I primi sei mesi del 2019 mostrano un’ulteriore crescita, con 42.300 trasformazioni già effettuate e un incremento del 66% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Oltre al decreto Dignità, tra le cause dell’aumento vengo-

«RISULTATI POSITIVI DA RIVEDERE NEL LUNGO TERMINE»

LA DISATTENZIONE Non a caso venerdì sera a “Zapping”, su Rai Radio1, il governatore veneto e leghista Luca Zaia è tornato sul tema: «Governo contro il Nord? L’impressione c’è, perché se il buongiorno si vede dal mattino, diciamo che quanto meno c’è stata una buona disattenzione, se non una mancanza di delicatezza, nel pensare a una distribuzione territoriale dei ministri. Ed è esattamente quello che tutti hanno notato: non avere ministri rappresentativi al Nord significa non avere un occhio di riguardo per territori che producono e sono rilevanti per l’economia nazionale». Considerazioni confermate ieri dall’ufficio studi della Cgia, con il coordinatore Paolo Zabeo: «Stando ai numeri, quasi la metà del Pil, del gettito tributario, degli occupati nelle imprese private e degli investimenti complessivi del Paese è generata da queste sei regioni del profondo Nord. Oltre a ciò, ricordo che quasi il 60% delle esportazioni italiane è realizzato in questi territori che, ormai, si sentono più in sintonia ed integrati con la Baviera o Francoforte che con Roma».

Elena Donazzan

no individuate anche le agevolazioni per l’assunzione di giovani fino ai 35 anni, introdotte nel 2018 e confermate per il 2019, oltre a quello che i ricercatori di Veneto Lavoro chiamano “effetto platea”, in base al quale un incremento delle assunzioni a tempo determinato in un certo periodo determina un corrispondente rialzo delle trasformazioni, a distanza mediamente di 9-10 mesi.

LE NOVITÀ Intervenendo in maniera rilevante sulla disciplina del lavoro a tempo determinato, il decreto Dignità ha prodotto effetti tangibili soprattutto nel breve termine. Tra le principali novità, la riduzione della durata massima dei contratti a tempo determinato da 36 a 24 mesi e del numero massimo di proroghe previste da 5 a 4, la previsione di un costo contributivo aggiuntivo dello 0,5% per ogni rinnovo e la reintroduzione della necessità della causale per contratti di durata superiore ai 12 mesi. Le imprese hanno reagito adottando diverse strategie, come un maggiore ricorso al lavoro intermittente o un più attento utilizzo degli stagionali. «Aumentano i posti di lavoro – osserva Donazzan – e questo è un buon risultato: il decreto Dignità ha avuto effetti positivi, soprattutto sul fronte dei contratti a tempo indeterminato. In Veneto c’è un mercato del lavoro ancora una volta più efficace e dinamico che altrove, per questo manterremo alta l’attenzione rispetto a incentivi all’occupazione e sostegno alle imprese e marcheremo a vista l’operato del nuovo governo».

I DATI Le sei regioni prese in esame producono complessivamente 721,4 miliardi di euro di Pil (il Veneto 145,5, il Friuli Venezia Giulia 33,7), pari al 46,6% del valore aggiunto nazionale. Le imprese private sono 1.957.138 (di cui 431.460 venete e 89.412 friulgiuliane), cioè il 38,1% del totale italiano, occupando 8.199.906 lavoratori (1.693.135 in Veneto e 360.803 in Friuli Venezia Giulia), vale a dire il 48% dell’ammontare

ZABEO: «60% DELL’EXPORT REALIZZATO IN TERRITORI CHE ORMAI SI SENTONO PIÙ IN SINTONIA CON FRANCOFORTE CHE CON ROMA»

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BELLUNO

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

l’iniziativa di certottica

Occhiale, il distretto bellunese scommette sul Politecnico Mercoledì la presentazione del nuovo contenitore dei servizi formativi Il presidente Boito: «Posti di lavoro garantiti, le grandi aziende al nostro fianco»

Stefano Vietina BELLUNO. «Perché un Politecnico internazionale dell’occhiale? Per dare visibilità e concretezza a una leadership del distretto non solo sul piano della produzione, ma anche della formazione». Luigino Boito, presidente di Certottica, anticipa i temi che saranno all’ordine del giorno, il prossimo mercoledì, quando, alla presenza dell’assessore regionale Elena Donazzan, verrà presentato questo nuovo Politecnico. «È un traguardo importante», spiega Boito, «perché finalmente, 150 anni dopo la nascita in Cadore dell’occhialeria, si dà il giusto riconoscimento al distretto con una scuola permanente. Il tessile, la scarpa, il vetro hanno già da tempo una loro scuola; all’occhiale mancava una struttura con questa autorevole visibilità per attrarre talenti da dentro il nostro territorio, ma anche e soprattutto da fuori». Cosa cambia con il Politecnico? «Con questa nuova iniziativa diamo autorevolezza e riconoscibilità alle molteplici iniziative e ai percorsi formativi che Certottica porta avanti ormai da un quarto di secolo. Noi nasciamo come centro di certificazione, ma poi negli anni abbiamo saputo aggiungere le competenze nei settori della normazione, della formazione e infine della euro-progettazione. E i quattro pilastri del nuovo Politecnico internazionale saranno proprio certificazione, formazione, ricerca&sviluppo e normazione».

L’interno di una occhialeria bellunese

Da dove nasce il progetto? «Da lontano ed è la concretizzazione di una storia che, già negli anni Novanta, aveva portato Confindustria Belluno a ipotizzare una sorta di “Cittadella dell’occhiale”. Già a quel tempo, ne sono testimone diretto, si lavorava per costruire quello che è il traguardo che raggiungiamo oggi». Al centro del progetto c’è Certottica (36 dipendenti, 3 milioni di fatturato), con la sua DolomitiCert (18 addetti, 1, 5 milioni di fatturato), partner di Reviviscar di Confindu-

borgo valbelluna

All’Ideal Standard in arrivo una decina di nuovi lavoratori

Lo stabilimento dell’Ideal Standard a Trichiana BORGO VALBELLUNA. Nuovi

arrivi all’Ideal Standard di Borgo Valbelluna. A dare la buona notizia è il segretario della Femca Cisl, Nicola Brancher. «Allo stabilimento di Trichiana stanno inserendo in queste settimane una decina di persone. Si

tratta di profili abbastanza specifici, che vanno ad aggiungersi a quelli che sono già stati assunti nei mesi scorsi. Il tutto», precisa il sindacalista, «sulla base dell’accordo siglato due anni fa, che prevedeva non solo l’uscita di un centinaio di

stria Belluno Dolomiti. «Noi lavoriamo per favorire il rientro delle competenze su questo distretto e per diventare più attrattivi per un numero sempre maggiore di allievi». Come? «Abbiamo erogato 4 mila ore di formazione a 800 allievi nel triennio 2016-2018, nell’accordo tra Anfao e Regione Veneto. Adesso questo protocollo d’intesa è stato confermato per il triennio 2019-2021, per 1,5 milioni di euro nell’ambito del Fondo sociale europeo, per altre 4 mila

lavoratori vicini alla pensione, ma anche l’ingresso di nuove forze». Ad oggi all’Ideal Standard di Trichiana lavorano circa 600 dipendenti, divisi tra le tre società (Industriale, Italia e Holding) che si occupano dei vari aspetti della produzione industriale. «Ad oggi il clima all’interno dell’azienda è buono, pur in un settore con diverse difficoltà e non certo in espansione. Credo che, grazie all’accordo e grazie all’intraprendenza della società, sia stata fatta un’operazione di valore. Ci sono investimenti e anche inserimenti di nuovo personale, tutti elementi che vanno in controtendenza rispetto al clima generale industriale a livello locale, ma anche nazionale. Per questo motivo», conclude Brancher, «dico che ciò vada valorizzato. Il lavoro per giungere a questo risultato non è stato facile, come si ricorderà, ma ora iniziamo a raccogliere qualche frutto». — P.D.A.

ore. Ma oltre a questo accordo, che si è dimostrato validissimo, noi abbiamo anche per il quinto anno consecutivo il percorso formativo di “Design della tecnica dell’occhiale”, un Istituto tecnico superiore riservato a 25 giovani che si specializzano e ottengono un diploma qualificante, riconosciuto dal Miur, che va a sostituire la laurea breve, con tirocinio in aula. Questo Its è una formula moderna per dare una risposta tecnica e specialistica ai vari comparti; e l’85% dei nostri iscritti trova immediatamente

lavoro. Poi facciamo corsi di specializzazione su misura per le aziende che lo richiedono, nelle loro sedi, e due Master, in chimica e in meccanica». Tutte queste attività, dunque, convergeranno in questo Politecnico. Ma perché Internazionale? «Questo Politecnico sarà il contenitore dei nostri servizi formativi e sarà flessibile, capace di intercettare la domanda, autorevole, riconoscibile, facilmente identificabile nel mercato dell’occhialeria nazionale e soprattutto internazionale, perché abbiamo già iscritti che arrivano da paesi delle Americhe, dell’Africa, dell’Asia. Ma non basta: daremo vita anche al un Laboratorio di prototipazione realizzato con le principali aziende del distretto. E di questo sono particolarmente orgoglioso». Di che si tratta? «Di un laboratorio effettivo, che aprirà entro dicembre, con l’obiettivo di rigenerare una storica capacità del saper fare, rilanciando artigianalità, manualità, creatività che ci sono proprie e che consolidano nel nostro territorio la leadership mondiale nel settore dell’occhialeria. Su questo progetto, da qui il mio orgoglio, sono al nostro fianco i due cavalieri del lavoro Ennio De Rigo e Luigi Francavilla, Michele Aracri della De Rigo, Giovanni Zoppas di Thelios, Massimo Renon di Marcolin, Adriano De Sandre di Marchon, Roberto Vedovotto di Kering, Callisto Fedon. Abbiamo inoltre anche il prezioso sostegno di Mario Pozza e Nadia Zampol della Camera di Commercio di Treviso/Belluno; e devo ringraziare per la loro vicinanza e collaborazione Giovanni Vitaloni, presidente di Anfao, Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno, ed Elena Donazzan, che non fa mai mancare il suo appoggio e sarà la nostra madrina. Come vede una squadra di numeri uno». La presentazione del Politecnico internazionale dell’occhiale si terrà mercoledì 11 settembre alle ore 15 presso il Parco Tecnologico in Località Roa di Castellavazzo, dove verrà allestita anche una sede sede distaccata di Certottica per la formazione. —

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occHialeria

A Luxottica è già partito l’orario sperimentale BELLUNO. Partito il nuovo

orario negli stabilimenti di Luxottica, previsto all’interno del welfare aziendale e che vede il personale operare per sette mesi a otto ore al giorno e per i rimanenti cinque mesi per sei ore. «Ancora è presto per fare un bilancio di questa sperimentazione, ma i riscontri a oggi sono positivi», precisa Nicola Brancher, segretario della Femca Cisl, che traccia un piccolo bilancio di avvio delle attività nel settore dell’occhialeria. Un settore che ancora tiene bene, anche se l’export pare risentire della congiuntura economico-politica internazionale, tanto che si evidenzia un rallentamento della vendita dei prodotti del settore all’estero. Il segretario della Femca, tornando a Luxottica, precisa: «La cosa più dura sarà passare dalle sei ore alle otto. Questo, comunque, come capita ogni anno, è un momento di rallentamento nella produzione per l’occhialeria», sottolinea Brancher che aggiunge: «Bisognerà verificare anche altri aspetti organizzativi collegati a questo cambio di orario, come ad esempio il trasporto, che resta comunque garantito. Si tratta di un elemento di cui ci stiamo già occupando e che vedremo di risolvere al più presto». Sulla vicenda Safilo, Brancher anticipa soltanto poche parole: «Aspettiamo il piano industriale che l’amministratore delegato ci ha promesso per ottobre», un piano che servirà per capire quale sarà il futuro dello stabilimento longaronese, che a inizio settembre ha visto l’uscita di una cinquantina di lavoratori. — P.D.A.

8 settembre 2019

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III

Primo Piano

Domenica 8 Settembre 2019 www.gazzettino.it

I disagi della sanità

Ricette digitali, troppi intoppi: pazienti e medici su tutte le furie Farmacisti sul piede di guerra: «Connessione lenta, sistema inadeguato: gli utenti sono convinti sia colpa nostra»

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SANITÀ DIGITALE ROVIGO Una novità digitale che avrebbe dovuto semplificare le procedure di prescrizione e aumentare la sicurezza delle erogazioni di farmaci. E che invece finisce con il creare disagi ai pazienti, facendo rimpiangere il vecchio sistema cartaceo. La rete informatica della Regione, su cui si appoggia il sistema della ricetta elettronica, ultimamente fa acqua. E i pazienti restano a bocca asciutta. Nel senso che i farmacisti non sono in grado di consegnare le medicine prescritte. Chiaramente i pazienti sono costretti a tornare più e più volte in farmacia, lamentandosi con i farmacisti e con il medico curante.

di accoglienza centrale tessera sanitaria» (Sar) e inserisce il proprio numero identificativo, i dati del paziente, il medicinale o gli accertamenti necessari, il quesito diagnostico, cioè il problema di salute che motiva la richiesta della prestazione, eventuali esenzioni (per reddito o per patologia) e il codice per le visite specialistiche. Per ritirare un farmaco è sufficiente andare in farmacia con il

Ordine dei Medici

IL SISTEMA Come funziona? Dall’aprile 2015 le prescrizioni di medicinali, visite ed esami sono diventante digitali. La trasformazione digitale in un primo momento prevedeva la sostituzione della vecchia ricetta rossa con un pro memoria su foglio bianco riportante i dati identificativi della ricetta digitale e il codice fiscale del paziente. Negli ultimi mesi anche il foglio bianco sta scomparendo: ormai per prescrivere farmaci, visite o esami, di solito il medico non compila più la ricetta; si collega con il suo computer al «Sistema

SPESSO LE PERSONE SONO COSTRETTE A TORNARE IN FARMACIA PIÙ VOLTE PRIMA DI VEDERSI CONSEGNATO IL FARMACO PRESCRITTO

tesserino sanitario. Dal codice fiscale, il farmacista recupera la prescrizione ed eroga le medicine. Una volta erogato il farmaco, non è più possibile riutilizzare la prescrizione in un’altra farmacia.

SICUREZZA Ecco perché, sulla carta, il sistema digitale risulta più sicuro. Il problema è che il sistema informatico a volte non è affidabile e nel momento in cui il paziente, dopo la visita dal medico e relativa prescrizione, si reca in farmacia non c’è modo di risalire alla prescrizione medica. Blocco del sistema, collegamento troppo lento, gli errori sono sempre di tipo tecnico. Un sistema lento genera code e lunghe attese in farmacia, complica il lavoro dei farmacisti e scontenta anche i pazienti, costretti spesso a tornare in un secondo momento.

RICETTE ELETTRONICHE Da alcuni anni sono entrate in funzione le ricette sanitarie elettroniche

LA PROTESTA DEI FARMACISTI «Molte segnalazioni Così, dopo mesi di attesa, la padi malfunzionamenti» zienza dei farmacisti è finita. Fe«I malfunzionamenti ci sono – ammette il dottor Francesco Noce, presidente dell’Ordine dei Medici di Rovigo – Non saprei quantificare esattamente il problema, ma ho ricevuto segnalazioni di questo tipo di problematica riscontrata dai farmacisti per ragioni tecniche. Mi risulta che la Regione stia provvedendo a migliorare il servizio, quindi spero che nelle prossime settimane si possa arrivare a una soluzione. Immagino che il problema informatico sia legato alla necessità di gestione di una grande mole di dati in breve tempo. Il sistema comunque è sicuramente perfettibile».

derfarma Rovigo, sulla scorta di quanto fatto da Federfarma Veneto, informa che il sistema informatico regionale è vittima di problemi tecnici, rallentamenti e black out che non consentono ai farmacisti di erogare i farmaci prescritti. «Si tratta di un malfunzionamento frequente che sta creando notevoli disagi ai pazienti e al lavoro quotidiano dei farmacisti: Federfarma ci tiene a sottolineare che le farmacie non sono in alcun modo responsabili di tali disservizi e informa di essersi già attivata presso le autorità regionali competenti per segnalare il problema e sollecitarne una pronta risoluzione». Sulla scorta delle nostre segnalazioni di Federfarrma, l’Azienda Zero si è scusata sul suo sito per i disagi. Roberta Paulon

Guerra all’invecchiamento PREVENZIONE ROVIGO Da domani al 22 settembre consulenze personalizzate gratuite per prevenire e rallentare i segni del tempo con la campagna antiaging 360° promossa dalla rete di farmacie specializzate che daranno consulenze gratuite sui migliori percorsi. In Polesine fanno parte della rete oltre seicento farmacie specializzate: aderiranno all’iniziativa la farmacia 45° parallelo a Bosaro in via Nazionale 239 e la farmacia San Giovanni di Piazza Umberto I a Grignano. «Sono numerosi i fattori che contribuiscono alla comparsa dei segni dell’invecchiamento: non solo l’inevitabile trascorrere degli anni, ma anche l’inquinamento, la fotoesposizione, lo stile di vita, l’alimentazione scorretta e molto

altro ancora» spiega il dottor Paolo Borgarelli, amministratore nazionale delle farmacie specializzate. Nel corso dell’iniziativa, i farmacisti saranno a disposizione delle persone per fornire risposte concrete, affidabili e su misura a questa esigenza molto sentita, offrendo anche dei focus specifici su tematiche come il legame tra invecchiamento ed esposizione al sole e l’importanza della fotoprotezione non solo in vacanza ma anche in città e durante tutti i mesi dell’anno. I segni dell’invecchiamento si manifestano in modi differenti e con un’entità diversa da individuo a individuo: rughe d’espressione più o meno profonde, macchie cutanee, assottigliamento della pelle, perdita di tonicità, ma anche diradamento dei capelli. A. Gar.

CONSULENTI Due le farmacie aderenti all’iniziativa

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IV

Padova

Domenica 8 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Smog, da ottobre tornano i blocchi `«Il prossimo passo tocca alle Province, con l’estensione L’assessore all’Ambiente, Chiara Gallani: «La Regione ha recepito i nostri pareri, regole uguali nei 7 capoluoghi» dei provvedimenti ai Comuni sotto i 15mila abitanti»

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LA SVOLTA PADOVA Scatta il conto alla rove-

scia per i blocchi del traffico. Blocchi che saranno uguali in tutti e 7 i capoluoghi di provincia del Veneto. Non solo. Palazzo Moroni torna a chiedere alla Regione di fa scattare lo stop alla circolazione in tutta la cintura urbana. Tornano il primo ottobre le misure per il contenimento dell’inquinamento previste dall’accordo padano. Non sono previste sostanziali novità rispetto all’anno scorso: a rimanere in garage dal lunedì al venerdì saranno, infatti, gli Euro 1, 2 e 3. Dopo 4 giorni consecutivi di sforamento delle concentrazioni di Pm 10, invece, lo stop scatterà anche per gli Euro 4 diesel. Le vere dolenti note, arriveranno, però, nella stagione 2020-2021 quando lo stop per tutta la settimana sarà in vigore anche per gli Euro 4 diesel. Nei giorni scor-

si, intanto, si è svolto a Venezia un incontro tra gli amministratori di tutti e 7 i capoluoghi del Veneto.

A VENEZIA «Durante la riunione, l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin – ha spiegato ieri la titolare della delega all’Ambiente Chiara Gallani - ha compreso l’importanza del lavoro fatto tra le varie amministrazioni sul protocollo aria. Aldilà delle diverse appartenenze politiche, tutti ci siamo trovati d’accordo sulla necessità di adottare misure comuni per contrastare lo smog. Bottacin ha anche fatto proprio lo schema del protocollo, sottoscritto dalle amministrazioni, invitando anche nel caso delle ordinanze che dovranno dare attuazione all’accordo padano, ad avere uno strumento uguale per tutti i Comuni. Un provvedimento unico che garantisca uniformità, soprattutto per quanto riguarda le deroghe, capace da un

lato di fare chiarezza per i cittadini, dall’altro di non mettere in competizione le amministrazioni su un tema così delicato». Secondo palazzo Moroni, dunque, la giunta Zaia ha fatto un ulteriore passo in avanti, recependo quanto richiesto da tempo e invitando le province ad attivarsi formalmente per valutare l’estensione dei provvedimenti anti smog anche agli agglomerati, quindi ai comuni sotto i 15.000 abitanti, in modo che le misure siano realmente efficaci. «Da tempo diciamo che l’aria non si ferma al confine di una città, quindi l’estensione dei

DAL LUNEDÍ AL VENERDÍ FERMI GLI EURO 1, 2 e 3. DOPO QUATTRO GIORNI OLTRE I LIMITI DI PM10 TOCCHERÀ ANCHE AI DIESEL EURO 4

blocchi ai comuni contermini sarebbe di fondamentale importanza – ha detto, ancora Gallani Siamo soddisfatti che la Regione abbia recepito l’importanza di un lavoro comune. Ancora una volta abbiamo dato il buon esempio. Confido nel lavoro della nostra provincia che già si sta attivando per avviare un ragionamento complessivo di azioni virtuose per la salvaguardia della salute pubblica». In questi giorni, tutti i Comuni capoluogo stanno, appunto, definendo le tanto discusse deroghe all’accordo padano in modo siano uniformi.

GALLANI «Abbiamo sempre sostenuto l’importanza dell’estensione delle misure a tutti i comuni contermini, così come siamo convinti sia meglio un provvedimento uniforme rispetto a una sola città obbligata a mettere in campo azioni forti - ha detto ancora l’esponente di Coalizione civica -

Quest’anno tutti i sette capoluoghi di provincia stanno raggiungendo questo ambizioso obbiettivo: è fondamentale costruire un virtuoso dialogo tra enti che tenga conto delle esigenze di tutti e che comprenda l’importanza della salute dei cittadini. Vedremo però se e come i Comuni contermini saranno disponibili ad affrontare un ragionamento comune, da parte nostra c’è la massima disponibilità a supportarli. Se quest’anno riusciremo in questo importante passo avanti l’anno prossimo, quando i blocchi si estenderanno ulteriormente, sarà più facile per tutti affrontarli». «L’inquinamento è una questione che prescinde dal colore politico – ha concluso Gallani lo ha compreso anche la Regione che ora auspichiamo metta in campo tutto ciò che è in suo potere per tutelare la salute di tutti, dal supporto economico a quello sulla comunicazione». Alberto Rodighiero

CONTO ALLA ROVESCIA I blocchi scattano dell’1 ottobre. La Regione ha deciso che le modalità saranno le stesse in tutti e sette i capoluoghi di provincia

Leroy Merlin, fra un mese la decisione in Consiglio LA VICENDA PADOVA Entro la fine di ottobre si

chiude la partita del nuovo punto vendita di Leroy Merlin in corso Australia. Ieri, infatti, sono scaduti i termini per la presentazione delle osservazioni al Piano urbanistico attuativo dell’ex Foro Boario di corso Australia. A quanto pare, sarebbero arrivare alcune osservazioni presentate dal comitato di via Peano. Una circostanza che non dovrebbe allungare l’iter della procedura. Procedura che ora prevede l’analisi delle osservazioni, un nuovo passaggio in giunta, la convocazione della commissione Urbanistica e il via libera da parte del consiglio comunale. Se non ci saranno intoppi, tutto sarà pronto entro la fine di ottobre. A quel punto la palla passerà nelle mani della multinazionale francese che, quando sarà pronta, potrà iniziare i lavori. Leroy Merlin è intenzionata a realizzare un unico grande negozio di 18mila metri quadrati su un piano, curando il restauro nei minimi dettagli senza aggiungere cubatura. Per i restauri verranno utilizzati solamente materiali ecocompatibili. Rispetto al progetto originale, poi, è stata rivista in maniera sostanziale la viabilità a servizio del nuovo punto vendita. Il piano, prevede, infatti, il miglioramento dell’accessibilità per chi proviene dalla direzione sud di corso Australia, con l’inserimento di una rotatoria per lo smistamento del flusso diretto su via Montà e uno svincolo sempre su corso Australia con cavalcavia per chi proviene da nord e per chi esce verso sud. Quest’ultimo intervento contempla la realizzazione dello svincolo in area comunale, con una leggera deviazione dell’uscita esistente verso Chiesanuova. E’ poi,previsto un adeguamento di via Peano per consentire il passaggio dei mezzi del pronto intervento e di realizzare un collegamento ciclopedonale. La viabilità interna al punto vendita prevede, infine, due rondò di smistamento del traffico. A.R.

Via Vigonovese, incubo finito: riapre la tangenziale VIABILITÁ PADOVA Domani riapre la tangen-

ziale in corrispondenza del cavalcavia di via Vigonovese. Con un giorno di anticipo rispetto a quanto annunciato, e due giorni prima della riapertura delle scuole, domani palazzo Moroni chiuderà il cantiere che, da oltre 90 giorni, sta mettendo a dura prova la pazienza degli automobilisti che utilizzano la grande arteria che unisce i caselli di Padova sud e Padova est. Ad annuncialo è stato ieri l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Micalizzi. «Già questo pomeriggio – ha spiegato – in corrispondenza di via Vigonovese nella carreggiata sud – est, corso Argentina è tor-

nato a due corsie. Lunedì, invece, riaprirà anche la carreggiata est–sud. In questo modo verranno eliminati tutti i restringimenti». Potrebbe volerci qualche giorno in più, invece, per la riapertura al traffico di via Vigonovese interrotta in corrispondenza del cavalcavia. La strada, dopo oltre 4 mesi di interruzione, dovrebbe tornare alla normalità entro la metà della settimana prossima. Nel frattempo via Vigonovee rimane interrotta in prossimità del ponte. Il traffico viene deviato su via Bellisario e su via Uruguay. L’intervento da 2.3 milioni di euro, si è reso necessario a causa delle condizioni, per nulla rassicuranti, della struttura. Il progetto prevede il completo rifacimento del ponte. Il cantiere si è

aperto lo scorso 23 aprile. Per tutta l’estate operai e tecnici dell’impresa Zara hanno provveduto alla realizzazione delle nuove “spalle” del ponte con la predisposizione di 550 micro pali, al rinnovo dei sottoservizi, alla realizzazione di un nuovo terrapieno e alla costruzione di un nuovo marciapiedi da 2.5 metri. A luglio, invece, è stata abbattuta la carreggiata est – sud che,

MICALIZZI: «SI VIAGGIA GIÁ A DUE CORSIE SULLA CARREGGIATA SUD-EST, MA DOMANI DIVENTA PERCORRIBILE QUELLA VERSO ALBIGNASEGO»

I CANTIERI Concluso il ripristino del ponte in tangenziale

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poi, è stata ricostruita. L’altra carreggiata, quella sud-est, verrà rifatta l’anno prossimo. Nonostante la soddisfazione per aver chiuso il cantiere entro i tempi previsti, Micalizzi ieri non ha rinunciato alla polemica. Ormai da giorni, infatti, nel mirino dell’esponente del Partito democratico è entrato il cantiere sul ponte Darwin allestito da Veneto Strade. Un cantiere che sta causando pesanti rallentamenti per il traffico che entra in città da nord. «Spiace constatare che, mentre il Comune di Padova libera la tangenziale, Veneto Strade abbia invece aperto in questi giorni un cantiere proprio sul ponte Darwin causando restringimenti e disagi con lavorazioni che si potrebbero organizzare la notte o il fine settimana – ha con-

cluso Micalizzi - Chiedo a Zaia di non far finta di niente perché questa situazione che, oggettivamente, hanno sottovalutato, sta creando grossi disagi a Padova, Cadoneghe, Vigonza e ai comuni che da nord, utilizzano la Strada regionale 308 per entrare a Padova». A dire il vero, quest’anno non è la prima volta che i gestori dei servizi pubblici entrano nel mirino dell’assessore. La scorsa primavera, per esempio, Micalizzi ha sparato ad alzo zero contro Terna per la gestione di un cantiere in corso Australia in prossimità del cavalcavia di Brusegana per una quantità ingente di cemento liquido che ha invaso la sede stradale in prossimità dell’uscita 5. A.R.


VII

Padova

Domenica 8 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Tre spaccate nella notte: torna l’incubo In 12 giorni sono state quattordici le effrazioni a negozi `Razziati dai banditi “gratta e vinci”, sigarette e valori e bar nell’area tra San Lazzaro e la zona industriale bollati per oltre 15mila euro dal tabaccaio di Mortise `

CRIMINALITÀ PADOVA Tre spaccate in una notte tra Mortise e la Zona industriale: sono 14 in dodici giorni. Così torna in città l’incubo che, come nell’estate scorsa, i ladri si accaniscano su bar, locali e ristoranti, causando danni ben più consistenti dei bottini trafugati. Dopo i sei episodi in una sola notte a San Lazzaro, tra domenica 24 e lunedì 25 agosto, le due tra mercoledì 28 e giovedì 29 in Zip, quella da 14mila euro tra sabato 31 agosto e domenica 1 settembre a una sala scommesse e i due colpi di martedì notte, ecco che i ladri colpiscono ancora. Questa volta, nella notte tra venerdì e sabato, è toccato alla tabaccheria di via Lanari a Mortise, dove i malviventi sono fuggiti con un bottino da oltre 15mila euro, alla “Muvola blu” di via della Navigazione interna e al Wok sushi di via della Croce Rossa, dove sono riusciti a portare via il registratore di cassa con 2mila euro all’interno.

LA TESTIMONIANZA «Hanno sfondato un vetro antiproiettile usando la copertura di una panchina, presa proprio

LA TITOLARE: «HANNO SFONDATO LA PORTA ANTIPROIETTILE UTILIZZANDO UNA PANCHINA»

qui davanti - racconta la titolare Silvia Prandin - Sono spariti tutti i “gratta e vinci” oltre alle sigarette. Devo ancora fare i conti, ma direi che superiamo i 15mila euro di bottino, senza contare i danni che mi hanno fatto alla porta. In vent’anni che sono qui sarà la decima “visita” dei ladri, ma era tanto che non succedeva. Almeno da quando ho questa porta rinforzata, che però non è riuscita a fermare questi malviventi, che sono chiaramente dei professionisti. L’allarme ha suonato poco dopo le 4 e la polizia è arrivata subito, ma i ladri sono scappati prima». La polizia ieri mattina alle 9 ha eseguito un sopralluogo anche alla Nuvola Blu in via della Navigazione Interna. Qui i ladri hanno portato via 20 euro del fondo cassa e altri 80 euro in monetine. È andata decisamente peggio ai gestori del Wok Sushi di via della Croce Rossa che quando sono arrivati per aprire il locale hanno trovato la porta sfondata e cassaforte e registratore di cassa spariti: bottino da oltre 2mila euro. L’impianto di videosorveglianza è funzionante ma non collegato all’allarme, ora in manutenzione.

I PRECEDENTI Ammonta così a 14 il totale delle spaccate tentate o messe a segno negli ultimi 12 giorni nella zona est della città. Dopo il record dei 6 furti messi a segno nel quartiere San Lazzaro nel penultimo fine settimana di agisti, i ladri si erano spostati nell’adiacente zona Zip in viale delle Industrie colpendo nella notte fra

Sanità

Caso-Sacchetto, l’Ulss 6 replica: «Rispettiamo i magistrati»

I DANNI La porta sfondata della tabaccheria di via dei Lanari a Mortise. Nel tondo la titolare della rivendita, Silvia Prandin

Parco di via di Lenna

Caccia i ragazzi, anziano spinto a terra La maleducazione è sfociata in violenza al parchetto urbano di via di Lenna a Mortise. Venerdì pomeriggio, poco dopo le 17,30 una pattuglia delle Volanti della polizia è dovuta intervenire a seguito della richiesta al 113 di un anziano che assicurava di essere stato aggredito da un gruppo di giovani che si stavano divertendo con lo skateboard. Il 79enne, che abita nei dintorni e che era uscito di casa per sgranchirsi un po’ le

gambe, ha spiegato che in quel parchetto spesso ci sono dei ragazzi che giocano con gli skate, anche fino a tarda ora. L’anziano, trovati i ragazzi che si allenavano, ha deciso di redarguirli perchè disturbavano, cercando anche di allontanarli da lì. A quel punto, secondo il racconto del 79enne, uno dei giovani, prima di andarsene, l’avrebbe spintonato facendolo cadere a terra. L’anziano, dopo la denuncia, ha rifiutato di farsi visitare in pronto soccorso.

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mercoledì 28 e giovedì 29 agosto il bar Dolce VIta e in corso Primo Maggio il bar ristorante Uscita 16. I In precedenza a San Lazzaro le spaccate erano state messe a segno al bar “Golden Caffè” di via San Crispino, fallito invece il tentativo di forzare la vicina tabaccheria grazie all’arrivo delle Forze dell’Ordine. Bersagli centrati invece al New Life Caffè; all’Umani; all’agenzia Astecrex tutti affacciate su via Longhin ed al bar Didy’s nella vicina via Savelli a pochi passi dal centro scommesse Snai dove hanno messo a segno un colpo da 14mila. Martedì era toccato al bar “Buon appetito” di via Uruguay e alla ditta Fip - articoli tecnici in viale della Regione Veneto. Marina Lucchin

L’Ulss 6 è intervenuta sulla vicenda della cantante piovese Marisa Sacchetto, costretta a due anni di cure chemioterapiche per una patologia tumorale rivelatasi poi inesistente, sottolineando «di avere massimo rispetto del lavoro dell’autorità giudiziaria alla quale l’Unità socio-sanitaria locale ha da tempo fornito, per quanto di sua competenza, tutte le informazioni utili a chiarire lo svolgimento dei fatti». L’Ulss 6 non fa alcun riferimento alla causa milionaria per il risarcimento del danno intentata dall’artista: si limita ad «esprimere vicinanza umana alla signora Sacchetto e conferma la sua piena fiducia nell’attività degli inquirenti». La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta ipotizzando, a carico di ignoti, il reato di lesioni personali gravissime provocate da colpa professionale. Per fare luce sul clamoroso errore diagnostico il sostituto procuratore Marco Brusegan ha affidato una consulenza tecnica al medico legale Antonello Cirnelli.


PRIMO PIANO

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA

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Welfare scolastico lepido rocco

Sindacati della scuola: no al numero chiuso VILLORBA. «Visto il numero

Mamme che accompagnano al nido e alle materne i loro figli, in Regione è allo studio una legge che prevede agevolazioni per le famiglie con redditi bassi

Una legge che taglia le rette per i veneti con redditi bassi In Quinta Commissione le nuove norme per sostenere famiglie e natalità L’assessore Lanzarin: «Agevolazioni iniziando dalla fascia di bimbi 0-3 anni» Valentina Calzavara TREVISO. Sostenere la natali-

tà agevolando le famiglie venete con rette gratuite degli asili per i bambini in condizione di basso reddito. La Regione si prepara al varo di una legge che segue la “strada” tracciata dal Comune di Spresiano che ha deciso di stanziare 600 mila euro per offrire l’asilo a costo zero a tutti i suoi 230 piccoli residenti, senza distinzione di censo, con un investimento dedicato. Un provvedimento strutturale per agevolare mamme e papà, puntando sulla scolarizzazione fin dalla più tenera età. «Non posso che valutare in maniera positiva il provvedimento messo a punto dal Comune di Spresiano» commenta l’assessore regionale

ai Servizi Sociali Manuela Lanzarin che sta lavorando sullo stesso punto. LA NUOVA LEGGE

Lo scorso venerdì è stata presentata in Quinta Commissione una legge regionale approvata in giunta, dedicata a incentivare con misure ad hoc famiglia e natalità. «Prevediamo anche gli asili nido gratuiti per andare incontro alle fasce più deboli, dando un segnale importante per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro» suggerisce Lanzarin. Dopo il passaggio in Quinta Commissione il testo approderà in aula. «Una volta ultimato l’iter partiremo con la sperimentazione degli asili gratis iniziando dalla fascia 0-3» conferma Lanzarin. Nodo cruciale saranno le risorse per finanziare il prov-

vedimento che sono in fase di definizione, anche se l’importo e i criteri di assegnazione non sono stati ancora definiti. LE RISORSE

«Vedremo di recuperare le risorse necessarie per dare un segnale forte e strutturale al servizio della prima infanzia» prosegue l’assessore Lanzarin. Il progetto di legge guarda ancora più lontano. «Al suo interno richiama a 360° il riconoscimento dei diritti del nascituro, facilitando le mamme durante la gravidanza e dopo». È la prima volta che il Veneto redige una proposta a tutto campo per contrastare l’inverno demografico, supportando concretamente le famiglie, con l’auspicio di arrestare il fenomeno delle culle vuote. «Sarà

una proposta a tutto campo che integrerà in modo significativo le misure esistenti» conclude l’assessore. ALTRI PROVVEDIMENTI

La Regione rimediato 34 milioni di euro per l’inserimento annuale dei bimbi da 0 a 6 anni, supportando il pagamento delle rette per nidi e materne a favore delle famiglie in difficoltà. Novità del 2019 è anche il contributo statale di 18 milioni di euro a rinforzo del precedente accantonamento. Mentre altri 5 milioni di euro verranno destinati per piccoli lavori di adeguamento degli asili. «Sarà una boccata d’ossigeno» conclude Lanzarin «anch’essa nell’ottica di migliorare i servizi dedicati all’infanzia». MODELLO SPRESIANO

MANUELA LANZARIN ASSESSORE REGIONALE AL SOCIALE ANNUNCIA NUOVE NORME E BONUS

«Vengono riconosciuti i diritti del nascituro facilitando le mamme in gravidanza e anche successivamente»

L’attenzione degli enti locali nei confronti della genitorialità si sta facendo sempre più marcata. A fare da capofila il Comune di Spresiano con il sindaco Marco Della Pietra che ha annunciato il provvedimento “asilo gratis” per tutte le famiglie residenti nel Comune, che risparmieranno così 2.400 euro in media all’anno a partire da gennaio 2020, con rimborso dei mesi precedenti. —

maggiore di studenti che vogliono frequentare il quarto anno perché non dare loro la possibilità di iscriversi? Soprattutto se poi al termine del percorso di studi possono entrare nel mondo del lavoro? Non aprire loro questa porta sarebbe una strozzatura. Tanto più se le statistiche sulla possibilità accedere al lavoro sono positive. Per la Regione non prenderne atto sarebbe come fare autogol. Sarebbe un peccato perdere l’occasione di stabilizzare posti di lavoro». Guardano dritti alle occasioni di lavoro mancate, più che alla mera conta della lista risicata del registro di classe di appena 18 studenti ammessi al quarto anno del corso di tecnico della trasformazione agroalimentare al Cfp Lepido Rocco di Lancenigo, i sindacati della scuola. A chiedere per primo di tenere conto della domanda di tecnici in arrivo dal mondo del lavoro è Marco Moretti di Cgil scuola Treviso che continua a mettere in evidenza: «Se la Regione ritiene che questo tipo di formazione sia importante, il primo passo per i giovani per andare a lavorare, perché mettere una stretta?». Intanto sulla vicenda rimette nelle mani dell’istituto la decisione presa l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan: «C’è un bando per il quarto anno, vengono fatti degli avvisi, alcuni corsi partono altri no. Non è un automatismo». A mettere in luce la valenza di un anno in più di formazione professionale è invee Paolo Nalesso di Cisl scuola regionale: «Il quarto anno nei Cfp è una sperimentazione per fare in modo che il percorso scolastico giunga alla conclusione del ciclo della scuola superiore». — A.V.


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