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MERCOLEDÌ 13 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
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verso il top 500
Clivet, l’integrazione sinergica funziona Bellò: «Fatturato in crescita del 10%» L’azienda conta 630 dipendenti, una rete di vendita di 40 agenti e 140 centri di assistenza in Italia comfort climatico negli ambienti, il rispetto dell’ambiente, la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili. Oltre a questo, Clivet ha sviluppato negli anni altre due aree strategiche: i gruppi refrigeratori, condizionatori di media e grossa potenza; edi climatizzatori per grandi superfici commerciali, dove ha acquisito una forte leadership a livello italiano ed anche in altri mercati limitrofi. Già nel 1996, ad indicare la nostra vocazione alla internazionalizzazione, era nata Clivet España SA; poi abbiamo continuato a guardarci
L’accordo con Midea, la multinazionale cinese, ha permesso una crescita importante
Stefano Bellò e i vertici della Clivet Midea
Stefano Vietina BELLUNO. L’integrazione sinergica, come la definisce Stefano Bellò, sta dando i frutti sperati. Si tratta dell’integrazione, avvenuta tre anni fa della Clivet nella multinazionale cinese Midea. «I segnali sono tutti positivi», conferma l’amministratore delegato, «come dimostrano i numeri e soprattutto il buon clima aziendale; e contiamo di chiudere il 2019 con una crescita di oltre il 10% del fatturato, che nel 2018 è stato pari a 122 milioni di euro». Clivet, fondata nel 1989 da Bruno Bellò (classe 1945), padre di Stefano, in trenta anni è diventata uno dei leader in Europa nella progettazione, pro-
duzione e distribuzione di sistemi per il raffreddamento, il riscaldamento, la ventilazione e la purificazione dell’aria, per i mercati residenziale, commerciale e industriale. «Poi abbiamo scelto un progetto, appunto, di integrazione sinergica», prosegue Bellò, classe 1973, «focalizzata sugli aspetti più funzionali alla crescita; e che deriva dalla voglia di affermare a livello internazionale il nostro know how e ricercare nuovi mercati. Cosa che oggi possiamo fare da una plancia di comando considerevolmente più grande della nostra». Il gruppo Midea, infatti, sviluppa un giro d’affari pari a 35,7 miliardi di dollari ed è uno dei gruppi tecnologici lea-
der a livello mondiale nell’industria dei sistemi Hvac, degli elettrodomestici e nel settore della smart home. Clivet è stata una delle prime aziende a proporre la tecnologia in pompa di calore con compressori scroll e scambiatori ad alta efficienza per il risparmio energetico. «Mio padre», prosegue Bellò, «fin dalle sue prime esperienze, aveva il sogno di una casa tutta elettrica, riscaldata con sistemi di pompe di calore. Una tecnologia che ha avuto poi negli anni alterne fortune, a seconda dell’andamento del prezzo del petrolio, ma che oggi si sta definitivamente imponendo, grazie al bisogno di decarbonizzazione del comfort negli edifici. Infatti consente il massimo
intorno per valutare eventuali possibili acquisizioni, ma altrettanto stava facendo Midea, che ha individuato nella nostra azienda l’opportunità per sviluppare alcune particolari tecnologie ed anche per essere maggiormente presente nei mercati europei». Oggi Clivet conta 630 dipendenti, ha uno stabilimento a Feltre di 50 mila mq, una rete vendita in Italia con 40 agenzie e 140 centri di assistenza, e nel mondo esporta in 75 Paesi, con sei filiali, commerciali e service, in Gran Bretagna, Germania, Balcani, Russia, Uae (Emirati Arabi) e India, un’organizzazione dedicata al mercato cinese e 46 distributori nel mondo. Il 55% del fatturato viene sviluppato in Italia. Recentemente sono stati avviati i lavori, con un investimento di quasi 3 milioni di eu-
ro, per il raddoppio dei laboratori di prova per le pompe di calore di grande potenza, con estensione a temperature sempre più rigide. Inoltre è stato realizzato un impianto fotovoltaico da 1,3 MW, che garantisce un terzo del fabbisogno energetico dell’azienda. «Porteremo avanti ulteriori investimenti per l’efficientamento energetico con sistemi di supervisione digitalizzati, che ci consentono un notevole risparmio su questo fronte, che diventa sempre più strategico per la competitività, nell’ottica dell’Industria 4.0, in cui crediamo molto. La sostenibilità diventa un elemento sempre più importante non solo a livello nazionale ed anche su questo aspetto stiamo condividendo esperienze ed obiettivi con Midea». Fondata nel 1968 a Guangdong, in Cina, Midea ha clienti e attività in tutto il mondo. Conta circa 200 filiali in Cina, oltre 60 filiali in altri paesi, 12 business units, circa 135.000 dipendenti in tutto il mondo ed opera in oltre 200 paesi e territori in 22 valute diverse. Midea è anche la principale azienda di automazione robotica al mondo e il maggiore azionista del gruppo tedesco Kuka (circa il 95%). «Oggi Clivet rappresenta una Unità di business indipendente e tutte le decisioni fanno parte di processi di governance molto strutturati e condivisi. Non solo, in Midea abbiamo trovato un’azienda che fin dalla sua costituzione ha operato ed è cresciuta su tre caposaldi che anche noi condividiamo con convinzione: la soddisfazione del personale, del cliente e dell’azionista, rigorosamente in questo ordine». —
martedì 19 novembre
I dati sull’economia in un confronto a Villa Carpenada Stefano Bellò sarà uno dei quattro interlocutori del direttore del Corriere delle Alpi, Paolo Possamai, alla tavola rotonda che si terrà in occasione della presentazione della seconda edizione dello speciale Top500 Le imprese di Belluno e provincia, promosso dal nostro giornale. Con lui anche Massimo Renon, Amministratore delegato di Marcolin Spa, Massimo Slaviero, Amministratore delegato di Unifarco Spa, e Laura Trevisson, vice presidente di Meccanostampi srl. L’appuntamento è per martedì 19 novembre alle 17 al Park Hotel Villa Carpenada di Via Mier 158. L’incontro sarà introdotto dallo stesso Paolo Possamai e da Filippo Zagagnin, PwC Partner; ed aperto con un intervento su “Le performance delle imprese di Belluno e provincia” di Antonio Parbonetti, professore ordinario del Dipartimento Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, e di Alessandro Curri, PwC Associate Partner. È previsto l’intervento di Giovanni Lo Storto, Direttore generale della Luiss “Guido Carli”, mentre la chiusura sarà affidata a Lorraine Berton. Per partecipare all’evento è sufficiente collegarsi alla homepage del Corriere, dove si trova il link diretto al portale. Al termine della procedura si potrà scaricare automaticamente il biglietto di ingresso.
le strategie economicHe
Fondi di confine, venerdì appuntamento con Boccia Si discuteranno al ministero le linee guida della prossima programmazione che dovrebbe prevedere degli investimenti in vista delle Olimpiadi 2026 BELLUNO. Primo incontro, ve-
nerdì a Roma, della governance del Fondo dei Comuni di confine con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Sarà anche la prima occasione per immaginare le linee-guida della prossima programmazione, dal 2019 al 2023, ma probabilmente fino al 2026, anno delle Olimpiadi. Ci sono infatti 55 milioni di stanziamenti “a regia”, che moltiplicati per 8 anni faranno 440 milioni da programmare: è questa, infatti, la cifra a disposizione dei territori. Ad essa si aggiungono i 24 milioni l’anno per i soli Comuni di confine, che sono 48.
Cifre sostanziose, insomma, sul cui impiego è opportuno avviare subito una riflessione a più voci. A Roma saranno presenti il presidente Roger De Menech, i sindaci del Comitato tecnico, le Regioni Veneto e Lombardia e le Province di Trento e Bolzano. «Cominceremo a buttare giù qualche idea – anticipa De Menech – , per poi riprendere tra noi un confronto puntuale nel prossimo mese di gennaio». Il tema è già stato affrontato negli appuntamenti di queste settimane, l’ultimo a Trento con il Coordinamento dei sindaci presieduto dal sindaco di Feltre Perenzin. Un evento mondiale come quello dei Giochi invernali del 2026 è ovvio che catturerà l’attenzione dei gestori dei Fondi di confine. «Vi abbiamo fatto ricorso –
ricorda De Menech – anche per i Mondiali di Cortina 2021, stanziando una quindicina di milioni, in accompagnamento a quelli del Governo (una cinquantina), per una serie di impianti. Con lo stesso criterio gestiremo l’approccio con le Olimpiadi: non ci saranno finanziamenti diretti ma compartecipazioni, con gli investimenti che faranno lo Stato e le Regioni». Secondo De Menech, l’obiettivo primario di quest’azione convergente è il contrasto allo spopolamento delle terre alte. Come dire, in sostanza, che la gran parte dei 440 milioni, da qui al 2026, sarà destinata a tutte le iniziative che possano trattenere chi abita le terre alte là dove vivono e lavorano. L’attenzione privilegiata sarà per i servizi. Ed anche i Fondi, che in Veneto come in Lombardia sa-
ranno destinati alle Olimpiadi, avranno, secondo De Menech, questa logica: gli interventi da sostenere dovranno essere orientati allo sviluppo dei territori. Si parla, ad esempio, della pista da bob e per lo slittino. E questo perché quello di Cortina diventerà un centro federale, con attività che si protrarranno negli anni. Tra le prime indicazioni che De Menech ha raccolto dai sindaci, e dal suo predecessore Paolo Saviane, risulta che vi sia un minore interesse a finanziare strade, piste ciclopedonali e altre strutture con carattere locale anziché intervallivo. Tra le valli, invece, è indispensabile finanziare una migliore rete viabilistica ed ecco che questo diventerà un’altra delle priorità. In tema di trasporti, la Regione Veneto ha già ricevuto i 200 mila eu-
doveva avvenire oggi
Rinviato l’incontro del Bard con il ministro per gli Affari regionali Rinviato, senza una nuova data, l’incontro previsto per oggi a Roma, tra il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e una delegazione del Bard, il movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti. «Confidiamo che in breve tempo ci venga comunicata una nuova data per questo incontro, come ci è stato anticipato dalla segreteria del ministro D’Incà, che ringraziamo per il suo appoggio» spiega il presidente Bard Andrea Bona che critica la bozza di accordo per l’autonomia del Veneto. «Belluno considerata zona svantaggiata. È sbagliato».
ro per la progettazione del collegamento ferroviario tra Calalzo e Cortina. Entro la fine dell’anno, il consulente incaricato di definire lo studio progettuale, Helmuth Moroder, di Bolzano, presenterà il suo elaborato. L’intenzione della Regione, però, è di avviare i primi cantieri già entro le Olimpiadi. Per quanto riguarda l’anello basso, cioè il collegamento ferroviario tra Feltre e Primolano, vi stanno lavorando i competenti uffici della Regione Veneto e della Provincia di Trento. Anche in questo caso, i Fondi di confine hanno messo a disposizione 200 mila euro. Le Ferrovie dello Stato hanno annunciato, l’altro ieri a Trento, che l’elettrificazione della linea ferroviaria Valsugana, da Trento a Primolano, sarà pronta entro il 2025. — Francesco Dal Mas
REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Mercoledì 13 Novembre 2019
7 VE
La politica Le spinte identitarie
Bandiera veneta per legge, si riparte La giunta Zaia approva per la seconda volta un progetto che obbliga gli edifici pubblici ad esporla La prima volta venne impugnata e poi bocciata. Le opposizioni: «Cercano un’identità su base etnica» La vicenda ● La giunta regionale, su proposta del presidente Luca Zaia, ha approvato una legge che impone l’esposizione della bandiera della Regione Veneto in tutti gli edifici pubblici, siano statali o degli enti locali ● La legge è la riproposizione di un analogo testo che fu approvato dal consiglio regionale, sempre su proposta di Zaia, il 22 agosto 2017. L’obbligo previsto all’epoca era identico, con sanzione di mille euro per chi non si fosse adeguato. La legge fu approvata con 31 voti a favore, 6 contrari e 1 astenuto ● La legge fu impugnata dal governo il 24 settembre 2017 e dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale il 4 ottobre 2018
VENEZIA L’aveva detto pochi minuti dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale: «La ripresenteremo». E così ha fatto, anche se da allora è passato un anno. Il governatore Luca Zaia ha sottoposto ieri alla giunta, che ha approvato all’unanimità, un progetto di legge che impone l’esposizione della bandiera della Regione del Veneto in tutti gli edifici pubblici, sia statali che degli enti locali. Come si diceva, si tratta di una riedizione: il progetto di legge, che proseguirà ora il suo iter in consiglio, ricalca infatti quello già approvato a Palazzo Ferro Fini il 22 agosto del 2017, finendo immancabilmente impugnato un mese dopo dal governo all’epoca presieduto da Paolo Gentiloni (il sottosegretario agli Affari regionali era il veneto Gianclaudio Bressa). Allora le opposizioni accusarono il governatore di strumentalizzare l’argomento in vista del referendum autonomista che si sarebbe tenuto di lì a due mesi, Zaia e la Lega risposero che si trattava di un questione di identità e di rispetto da parte di Roma (nel mirino, all’epoca, c’erano soprattutto le prefetture ma anche tribunali, caserme e questure), sta di fatto che un anno dopo la Corte costituzionale bocciò la legge, ritenendo che le norme invadessero «la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento e organizzazione amministrativa» e per questo fossero in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione. Le Regioni, per i giudici, «non possono porre a carico di organi e amministrazioni dello Stato compiti e attribuzioni ulteriori rispetto a quelli individuati con legge statale». Inoltre, disposizioni simili violerebbero l’articolo 5 della Costituzione che, enunciando il principio di unità e indivisibilità della Repubblica, «esclude che lo Stato-soggetto possa essere costretto dal legislatore regionale a fare uso pubblico di simboli (quali le bandiere regionali) che la Co-
● L’editoriale Spesa, il divario virtuoso SEGUE DALLA PRIMA
E In piazza La bandiera di San Marco nelle versioni amaranto e su sfondo blu. Quella della Regione porta anche i nomi delle province
Il caso
Insulti e minacce a Zaia e ai leghisti, verrà denunciato
Governatore Luca Zaia
CONEGLIANO Il coro di solidarietà è unanime, dal Pd all’opposizione alla Lega: i video di insulti e velate minacce apparsi su Instagram e rivolti ai consiglieri del Carroccio di Conegliano e al governatore Luca Zaia, fotografato a testa in giù, costeranno una denuncia all’uomo riconducibile al profilo Mcsplinterman, nato in provincia di Napoli, 18 anni, rapper antifascista. © RIPRODUZIONE RISERVATA
stituzione non consente di considerare come riferibili all’intera collettività nazionale». Tant’è, Zaia ci riprova comunque, ben sapendo d’incorrere in un nuovo duello davanti alla Consulta: «La bandiera del Veneto è il simbolo dell’identità e della storia di un popolo, farla sventolare dalle sedi degli uffici pubblici è esclusivamente un atto di rispetto per la nostra comunità. Abbiamo la certezza che questa legge contiene un principio sacrosanto che merita di essere difeso. Io mi auguro che questa volta non venga impugnata dal governo; se fosse ancora così tuteleremo, fino in fondo e in tutte le sedi possibili, il diritto di esporre la nostra bandiera». Il momento appare particolarmente azzeccato sul piano politico, vista la polemica recente per l’esclusione del vessillo marciano dallo stadio Euganeo di Padova, la campagna
elettorale imminente e la dipartita della leghista vicentina Erika Stefani dal ministero degli Affari regionali, competente per le impugnazioni, quasi sempre «obbligate» perché su indicazione degli Uffici legislativi del ministero e di Palazzo Chigi. Il che alimenta i sospetti dell’opposizione: «Come con la storia dei veneti minoranza o le iniziative sulla lingua veneta, è il solito tentativo della Lega di costruire un’identità su base etnica - dice il capogruppo del Pd Stefano Fracasso Una vicenda ormai noiosa, che non interessa ai veneti. Chi strumentalizza la nostra bandiera per le sue battaglie ideologiche, non la rispetta». Intanto a Campo San Martino, nel Padovano, il consiglio comunale è convocato con ordine del giorno bilingue, italiano-veneto. «Lista dee robe da discutare» lo chiamano. Marco Bonet
qui le prospettive cambiano. Perché si scopre che nel Mezzogiorno non si spende più del nord per il semplice motivo che di servizi ne vengono prodotti molti meno. Con le spiacevoli ricadute ad esempio in tema di (mala) sanità e di salute pubblica. In termini di efficacia, cioè di livelli di servizi offerti, ne viene fuori una graduatoria che vede in testa (nell’ordine) il Trentino, la Lombardia, il Friuli, la Valle d’Aosta, l’Emilia ed il Veneto. Dopo di che i numeri si aprono su differenze regionali considerevoli e pongono in coda Campania, Calabria e Sicilia. Infine – terzo punto – l’efficienza, cioè la capacità di fornire il massimo dei servizi con il minimo dei costi: qui la palma del vincitore va alla Lombardia, la regione realmente più virtuosa del Paese. In confronto le altre regioni sono meno efficienti, cioè spendono troppo in rapporto ai servizi che offrono. Spesso tra queste troviamo le regioni del sud ma l’eccesso di spesa pro capite tocca il suo apice in Valle d’Aosta. E il Veneto? Secondo lo studio di Confcommercio rispetto all’eccellenza lombarda spende 416 euro a testa in più. Non è molto, ma come dicevano un tempo gli insegnanti degli studenti non brillanti, potrebbe fare meglio. Vittorio Filippi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La trincea istituzionale dei primi cittadini
Province e Fondazione Think tank appoggiano il manifesto dei sindaci VENEZIA L’obiettivo è consegnare il manifesto dei sindaci nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di apertura dell’assemblea nazionale di Anci, martedì ad Arezzo. L’indomani, sul palco salirà il premier Giuseppe Conte, con cui ha già preso contatto il sottosegretario agli Interni Achille Variati. Il documento lanciato da Anci Veneto attraverso il Corriere del Veneto è arrivato sulla scrivania del presidente nazionale dell’associazione dei Comuni, il sindaco di Bari Antonio Decaro ed è oggetto di discussione nelle associazioni regionali e provinciali («Il rilancio italiano passa per le comunità territoriali: basta mortificare gli enti locali» avverte
la presidente di Treviso Mariarosa Barazza). «Ci tengo a ringraziare le imprese per aver contribuito al dibattito in modo lucido e pro attivo - dice la presidente veneta Maria Rosa Pavanello dopo aver letto il confronto promosso su queste pagine -. I sindaci vogliono essere per chi fa imprese interlocutore serio ed affidabile. Per questo mi auguro che il dibattito continui e il manifesto venga condiviso, commentato, criticato perché è il confronto che crea le soluzioni migliori. È un manifesto che guarda al
futuro perché d’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda. E noi sindaci dobbiamo essere in grado di costruire quella risposta». Ieri è arrivato l’appoggio dell’Unione delle Province del Veneto, presieduta dal sindaco di Castelfranco Stefano Marcon: «Da anni ormai, dopo gli effetti negativi della Legge Delrio e la bocciatura della riforma costituzionale da parte dei cittadini con il referendum del 2016, le Province avanzano le loro richieste per il ripristino della legalità costituzionale, attraverso il riconoscimento dell’autonomia organizzativa e finanziaria e della legittimazione democratica degli organi - spiega Marcon, riferendosi
al punto del manifesto dedicato proprio alla collaborazione tra Comuni e Province -. Non si tratta di una battaglia per mantenere posizioni di privilegio, ma per garantire servizi e sicurezza ai cittadini, con i necessari interventi di manutenzione delle strade e delle scuole.
Le Province del Veneto devono tenere in sicurezza oltre 7200 chilometri di strade e circa 550 istituti scolastici, poi c’è la tutela dell’ambiente e la prevenzione dal dissesto idrogeologico, fortemente ridotti a seguito dei tagli dissennati e insostenibili. È urgente altresì intervenire sulle modalità di elezione degli organi; l’attuale sistema e il doppio ruolo imposto dalla Legge Delrio, impone ai sindaci un enorme aggravio di responsabilità». Appoggio al manifesto, raccontato dagli stessi sindaci con dei brevi video sul profilo Facebook di Anci, arriva anche da Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est: «Il punto più interessante del manifesto è quello dedicato alla sburocratizzazione - dice Ferrarelli -, tema su cui la Fondazione sta lavorando con l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani diretto da Carlo Cottarelli». Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
IL FAI PER I SERRAI DI SOTTOGUDA L’attrazione turistica di Rocca Pietore, devastata da Vaia, grazie ai 7.945 voti che l’hanno eletta fra“I luoghi del cuore” avrà 10.000 euro per i totem informativi.
Mercoledì 13 Novembre 2019 www.gazzettino.it
Bandiera veneta, Zaia ripresenta la legge Approvata all’unanimità dalla giunta una norma che obbliga `La stessa prescrizione era stata votata dal consiglio regionale gli edifici pubblici, anche statali, a esporre il leone marciano nel 2017 ma un anno fa la Corte costituzionale l’aveva bocciata
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IL CASO VENEZIA «Non esiste, la ripresentiamo. E chiediamo entri nell’intesa sull’autonomia». Lo diceva un anno fa il governatore Luca Zaia, appena appreso che la Corte Costituzionale aveva bocciato due articoli della legge regionale 28 del 5 settembre 2017, quella che, disciplinando l’uso dei simboli ufficiali della Regione, imponeva di far sventolare il leone marciano sui pennoni di rappresentanze territoriali del Governo, Questure, caserme di Carabinieri, Esercito, Marina, Aeronautica e Guardia di finanza, locali dell’Agenzia delle entrate. Ebbene, la Consulta aveva detto no: la bandiera del Veneto non può essere imposta con legge regionale negli edifici sede di enti o strutture statali. Un anno dopo, e a poche ore dal “sequestro” della bandiera con il Leone di San Marco a un tifoso che voleva entrare allo stadio Euganeo di Padova, Zaia torna all’attacco: ieri mattina ha portato in giunta, che ha espresso voto unanime, una nuova proposta di legge che dice quello che già aveva detto due anni fa e che poi il Governo aveva impugnato. E cioè che la bandiera della Regione Veneto deve essere esposta negli uffici pubblici. Tutti. Anche quelli statali. La sfida al Governo è lanciata.
LE MOTIVAZIONI I precisini potrebbero chiedere come mai Zaia ci ha messo un anno per ripresentare la legge, com’è che nella bozza di intesa presentata dalla Regione non se ne fa proprio cenno e se serviva la polemica scoppiata domenica allo stadio di Padova per ritornare a parlare di bandiere e di leoni marciani. Fatto sta che adesso la proposta di legge c’è e il consiglio regionale sarà chiamato ad approvarla. «La bandiera del Veneto è il simbolo dell’identità e della storia di un popolo – ha detto Zaia – Farla sventolare dalle sedi degli uffici pubblici è esclusivamente un atto di rispetto per la nostra comunità. Oggi riproponiamo
questa legge che, ricordo, un anno fa è stata bocciata dalla Corte Costituzionale. Lo facciamo perché abbiamo la certezza che contiene un principio sacrosanto che merita di essere difeso. Mi auguro che questa volta non venga impugnata dal Governo; se fosse ancora così tuteleremo, fino in fondo e in tutte le sedi possibili, il diritto di esporre la nostra bandiera». Una provocazione ripresentare la legge? Il governatore ha detto di no: «È soltanto un gesto di considerazione dovuto alla comunità di un territorio».
Le regole La disciplina in vigore varata nel 1998 I casi e i modi di esposizione della bandiera nazionale e di quella dell’Unione europea sono disciplinati dalla legge statale 5 febbraio 1998, n. 22. Tale legge impone l’esposizione delle due bandiere all’esterno di una serie di edifici pubblici.
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LA SENTENZA
Destra, sinistra, centro Così l’esposizione Nelle sedi statali la bandiera italiana assume la prima posizione a sinistra (guardando l’edificio) con accanto quella europea. Solo su sedi regionali, provinciali e comunali possono essere affiancate le bandiere locali, in tal caso a destra del tricolore.
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Due anni fa la novità decisa al Ferro Fini La Regione Veneto nel 2017 aveva previsto che la bandiera con il Leone venisse esposta anche all’esterno degli edifici sedi delle prefetture e degli uffici periferici delle amministrazioni dello Stato, nonché degli «altri organismi pubblici».
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LA SFIDA Bandiera veneta obbligatoria in tutte le sedi pubbliche: Luca Zaia ha ripresentato la legge
L’assemblea del Gect in laguna
Euregio, l’Istria diventa “osservatore attivo”
Il no della Consulta: vìola l’unità della Repubblica Secondo la Corte costituzionale, la legge regionale del Veneto del 2017 invadeva «la competenza legislativa esclusiva» statale in materia di ordinamento e organizzazione e vìolava anche «il principio di unità e indivisibilità della Repubblica».
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A VENEZIA Da sinistra Federico Caner e Peter Kaiser
VENEZIA Una modifica statutaria consentirà alla Regione Istriana della Croazia di entrare come “osservatore attivo” all’interno del Gect “Euregio senza confini”. Lo ha annunciato Peter Kaiser (a destra nella foto con l’assessore veneto Federico Caner), governatore del Land austriaco della Carinzia e presidente di turno del Gruppo di cooperazione transfrontaliero, che ieri a Venezia ha tenuto la sua 15/a assemblea. La Regione Istriana potrà così prendere parte alla progettazione comune del gruppo, che comprende Veneto e Friuli Venezia Giulia; l’attività
dell’euroregione ha già portato un cofinanziamento di otto progetti per un importo di 12 milioni di euro nei settori della logistica, delle infrastrutture, della sanità e dei flussi migratori. Tra gli altri temi affrontati nella riunione veneziana del Gect, anticipati da Kaiser, figura il recepimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Onu, i progetti di cooperazione transfrontaliera tra porti e operatori logistici dell’area, una cooperazione più intensa con le università delle tre regioni all’interno della progettualità europea. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La legge del 2017 che obbligava l’esposizione della bandiera del Veneto «all’esterno degli edifici sedi della Prefettura e degli uffici periferici delle amministrazioni dello Stato» era stata impugnata dall’allora governo Gentiloni e poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta con la sentenza 183 del 5 giugno 2018. Secondo la Corte, la prescrizione invadeva «la competenza legislativa esclusiva» statale in materia di ordinamento e organizzazione e vìolava anche «il principio di unità e indivisibilità della Repubblica». «Non spetta alla Regione - aveva sentenziato la Corte costituzionale - il potere di disciplinare l’ordine delle precedenze tra le cariche pubbliche, coinvolgendo in tale ordine anche organi statali». Non è in discussione, avevano aggiunto i giudici, il potere della Regione di scegliersi i propri simboli, «ma la pretesa della Regione di imporre l’uso di tali segni ad organi ed enti che, se pure operanti nel territorio regionale, sono espressivi di una collettività distinta e più vasta (quella dell’intiera nazione)». Infatti la Costituzione «esclude che lo Stato-soggetto possa essere costretto dal legislatore regionale a fare uso pubblico di simboli – quali, nella specie, le bandiere regionali – che la Costituzione non consente di considerare come riferibili all’intera collettività nazionale». Adesso si ricomincia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pedemontana, il gip sblocca i lavori in galleria CANTIERE Il sequestro della galleria di Malo è considerato la criticità più rilevante per l’ultimazione della Spv
L’INFRASTRUTTURA
Vendite immobiliari, mobiliari e fallimentari legalmente@piemmeonline.it
VENEZIA Non è ancora il definitivo dissequestro, ma è comunque un’autorizzazione alla ripresa dei lavori della Pedemontana. Si tratta del provvedimento con cui lunedì il Tribunale di Vicenza ha accolto l’istanza del concessionario Sis di modificare il piano sulla messa in sicurezza della galleria di Malo, bloccata dal 28 marzo 2017 per il drammatico infortunio sul lavoro costato la vita all’operaio Sebastiano La Ganga. Una decisione valutata «molto positivamente» dalla Struttura di progetto, guidata da Elisabetta Pellegrini.
LE MISURE Nel corso dell’incidente pro-
batorio sulla dinamica e sulle cause della tragedia, al professor Rinaldo Genevois era stato posto anche il quesito sulla consistenza tecnica delle misure di cautela da adottare per rendere sicuro il tunnel, in vista della ripresa dell’intervento di costruzione. Il perito aveva evidenzia-
IL GIUDICE AUTORIZZA LE MODIFICHE AL PIANO PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TUNNEL DI MALO SEQUESTRATO DAL 2017
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to la necessità di inserire alcune opere di rinforzo, tra cui l’ancoraggio dei bulloni a una rete elettrosaldata e l’applicazione di un particolare strato di calcestruzzo. Ma lo Spisal aveva segnalato alla Procura che Sis intendeva utilizzare delle barre di acciaio diverse, per tipologia e misura, da quelle condivise dall’esperto. A quel punto il giudice per le indagini preliminari aveva invitato a rispettare le indicazioni ricevute, ma il concessionario aveva ribadito la propria richiesta di modifica, su cui è tornato a esprimersi il geologo.
LA SOLUZIONE Genevois ha così analizzato i risultati ottenuti da Sis in 7 campi di prova con 4 tipologie di bulloni, per un totale di 72 test preli-
minari, focalizzandosi sulla soluzione prescelta: una barra con un diametro di 25 millimetri anziché 24. «Tale differenza, ad avviso del perito, dev’essere considerata positivamente, cioè migliorativa rispetto alle prestazioni di un sistema di ancoraggio con barre di diametro inferiore», ha concluso il gip, autorizzando la ripresa dei lavori. Il 7 novembre era stata disposta anche la riduzione delle aree di sequestro dei depositi di materiale adiacenti alla futura uscita di Malo. «Ciò permetterà di procedere più speditamente nel completamento del casello, oggetto della prossima apertura al traffico», commenta la Struttura di progetto della Regione. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Mercoledì 13 Novembre 2019
Case popolari, corretta la legge salvo chi ha l’Isee sotto i 35 mila Dopo le proteste, la giunta cambia. In programma anche una revisione dei canoni La giunta regionale torna sui suoi passi e con un emendamento al «Collegato» alla legge di Stabilità ed una modifica del regolamento applicativo della legge 39 rivede le norme di assegnazione degli alloggi di edilizia pubblica introducendo correttivi al metodo di calcolo dei canoni per le 40 mila famiglie assegnatarie. Il consiglio regionale ha approvato ieri all’unanimità l’emendamento proposto dall’assessore al Sociale Manuela Lanzarin che apporta tre modifiche alla legge 39 del 2017, introducendo il concetto di «canone di permanenza». Per gli inquilini a cui è stato assegnato l’alloggio popolare prima della riforma il tetto Isee-Erp per conservare il diritto all’abitazione popolare sale a 35 mila euro. Per gli assegnatari che hanno ottenuto un alloggio con la nuova legge il valore Isee-Erp VENEZIA
Le novità ● L’isee-Erp per l’accesso alle case popolari sarà di 20 mila euro ● Una volta ottenuto l’alloggio, l’Isee-Erp degli inquilini potrà salire fino a 26 mila euro ● Chi invece già oggi vive in un alloggio pubblico potrà continuare a rimanervi purché il suo Isee-Erp non superi i 35 mila euro
di permanenza è fissato invece a 26 mila (il valore Isee-Erp per l’accesso post riforma è di 20 mila euro). Infine, gli anziani over 65 e i nuclei familiari con un disabile o con una persona non autosufficiente conservano il diritto all’alloggio anche nel caso in cui superino la soglia massima di reddito stabilita dalla legge (35 mila euro). La proposta di modifica del regolamento applicativo della legge 39 mira invece a rivedere l’algoritmo che governa assegnazioni e canoni e ad introdurre criteri di maggior gradualità e personalizzazione. Approvato pochi giorni fa dalla giunta, sempre su proposta di Lanzarin, è stato trasmesso ieri alla commissione Sanità per il parere di competenza. Nel dettaglio, verrà prevista una franchigia sui risparmi, per i nuclei familiari più fragili, che tenga conto del piccolo patrimonio ac-
cantonato per le necessità familiari; sarà neutralizzata l’Iva, che sarà assorbita nel canone e così non andrà a gravare sugli inquilini; ci sarà una riduzione del valore dell’Osservatorio del mercato immobiliare della zona, così da tenere conto delle caratteristiche del tipo di edilizia popolare, in modo da avere una riduzione sui canoni; saranno scorporati dal calcolo eventuali patrimoni immobiliari infruttuosi e inalienabili. «Avevamo promesso alcuni correttivi per introdurre elementi di maggior gradualità e maggior tutela per anziani e disabili – commenta l’assessore – e con i due provvedimenti portati all’esame del consiglio abbiamo mantenuto fede alle aspettative. Solo la modifica a favore degli over 65 e delle famiglie con disabili mette in sicurezza circa 24 mila nuclei famigliari, vale a dire il 60% degli in-
Il lutto
Addio a Carraro, ex presidente Psi del consiglio veneto
Architetto Umberto Carraro aveva 79 anni
VENEZIA È morto ieri Umberto Carraro, architetto veneziano, consigliere regionale dal 1985 al 1995, presidente dell’assemblea del Veneto dal luglio 1990 al giugno 1995, esponente veneto e nazionale del Psi. Fu anche vicepresidente della giunta regionale e assessore del Comune di Mira cittadina dov’era nato il 2 marzo del 1940. L’aula di Palazzo Ferro Fini ha espresso il suo cordoglio.
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quilini Erp. Abbiamo dato ascolto a territorio, inquilini, amministrazioni e parti sociali, senza alterare l’impianto della legge, ne rendiamo più graduale l’applicazione». Soddisfatta la minoranza che vede nel cambio di rotta della giunta Zaia l’ammissione di un errore e, dunque, una marcia indietro: «Avevamo ragione, la giunta ha riconosciuto le storture della legge che denunciamo da due anni» dicono Stefano Fracasso Claudio Sinigaglia del Pd: «Sono stati fatti significativi passi in avanti. Adesso il confronto si sposta in commissione sulle modifiche al regolamento». Aggiungono Piero Ruzzante, Patrizia Bartelle e Cristina Guarda del coordinamento Veneto 2020: «La mobilitazione massiccia degli inquilini ha costretto Zaia e la Lega ad un primo passo indietro: con queste modifiche, sostanziali, hanno dovuto ammettere che la legge non era affatto ottima come sostenevano». Chiude Daniele Giordano della Cgil: «Bene le modifiche ma manca la salvaguardia di Venezia città storica e la revisione dei canoni, aumentati con la riforma». Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La decisione del giudice
Dissequestratoilcantiere dellaPedemontanaaMalo Ripartonoilavorineltunnel Riprendono i lavori nell’area del cantiere per la costruzione della galleria per la Pedemontana Veneta, a Malo. Il via libera al ritorno di ruspe ed escavatori, è arrivato con un provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Vicenza, che ha accolto la richiesta presentata dalla Sis, l’impresa che sta realizzando la superstrada a pagamento che collegherà Montecchio Maggiore, nel Vicentino, a Spresiano, in provincia di Treviso. Il cantiere era stato sequestrato in seguito all’incidente che, il 19 aprile del 2016, costò la vita all’operaio Sebastiano Laganga, 54 anni, travolto da un masso dopo essere entrato nel tunnel con un escavatore. Sigilli che hanno tenuto sotto scacco il prose-
MALO (VICENZA)
guimento dell’opera. Per questo, Sis aveva chiesto di poter procedere con la messa in sicurezza della galleria e ora - a tre anni dalla disgrazia per la quale la procura ha iscritto diverse persone nel registro degli indagati - il giudice ha acconsentito. Soddisfatta la Struttura di progetto che fa capo alla Regione: «Questa decisione è importante non solo per lo sblocco della situazione ma anche per le affermazioni del perito del giudice, il professor Rinaldo Genevois, che valida il sistema tecnico di ancoraggio». Per impedire nuovi incidenti sul lavoro, infatti, il tribunale di Vicenza aveva infatti imposto a Sis una serie di opere di rinforzo, a cominciare dall’ancoraggio dei bulloni a una rete elettrosaldata e all’applica-
L’incidente Vigili del fuoco nel cantiere di Malo, il giorno dell’infortunio mortale di un operaio, nel 2016
zione di un particolare strato di calcestruzzo. L’impresa aveva però espresso l’intenzione di utilizzare dei «chiodi» diversi da quelli che inizialmente erano stati concordati con il perito del gip, e questo aveva rallentato ulteriormente la ripresa del cantiere. Ora viene accolta l’istanza
di Sis, visto che lo stesso Genevois definisce «migliorativa» la nuova soluzione di ancoraggio. Il dissequestro alla galleria di Malo sembra destinato a imprimere un’accelerata ai lavori. Restano i sigilli - ma per un’area più piccola - sul lato di Castelgomberto, disposti dalla procura in segui-
to a un cedimento del terreno avvenuto nel 2017. Il 7 novembre, invece, era stata notificata la riduzione delle aree di sequestro dei depositi di materiale adiacenti al casello (sempre nel territorio del comune di Malo) ancora in fase di costruzione. In questo caso i consulenti hanno campionato i materiali,
prelevati e conservati in un’altra area protetta, permettendo quindi la ripresa completa dei lavori anche in quella tratta. «Tutto questo assicurano dalla Struttura di progetto - permetterà di procedere più speditamente proprio nel completamento del casello, che sarà oggetto della prossima apertura al traffico». Fin dall’avvio dei primi cantieri, la Pedemontana Veneta è stata oggetto di pesanti contestazioni da parte di comitati di cittadini che sostengono l’inutilità dell’opera, oltre a puntare il dito contro il forte impatto ambientale del suo tracciato. Ma il progetto è andato avanti, pur con forti rallentamenti. Dopo che a giugno era stato inaugurato il primo tratto (dall’A31 Valdastico a Breganze) nelle scorse settimane la Giunta regionale ha dato il via libera all’apertura di altri quindici chilometri della Superstrada - da Malo a Breganze - che avverrà all’inizio del 2020. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Jesolo San Donà Ceggia
Mercoledì 13 Novembre 2019 www.gazzettino.it
Forcolin appoggia Rizzante: «Mafia, alta la guardia» `Il vice della Regione maggioranza di operatori one-
risponde all’appello del consigliere SAN DONÀ
CA’ PIRAMI La frazione verrà presto collegata in sicurezza con Passarella di Sotto grazie ad una nuova pista ciclabile
Nuova pista ciclabile, ci siamo Assegnati i lavori per il collegamento `Il cantiere partirà all’inizio del 2020 tra Ca’ Pirami e Passarella di Sotto e costerà circa ottocentomila euro
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JESOLO Assegnati i lavori per la realizzazione della pista ciclabile di collegamento tra le frazioni di Ca’ Pirami e Passarella di Sotto, il cantiere verrà avviato all’inizio del 2020. Si tratta del secondo stralcio delle opere previste come compensazione per l’ampliamento del lotto ovest della discarica di Piave Nuovo. La realizzazione dell’opera era attesa da circa un decennio dagli abitanti della due frazioni anche per la messa in sicurezza della zona, sempre più frequentata da ciclisti e per questo sempre più spesso oggetto di incidenti stradali l’ultimo dei quali avvenuto due settimane fa con due 16enni travolti da un furgone.
IL PROGETTO La pista si collegherà con il primo tratto già realizzato, quello tra Jesolo paese e Ca’ Pirami. L’iter progettuale e di appalto è stato seguito interamente da Veritas Spa, gestore della discarica e che nei giorni scorsi ha provveduto ad affidare i lavori per un importo di circa 800 mila euro. Il percorso avrà una lunghezza di due chilometri e sarà sviluppato sul lato destro di via
Tram in direzione di Passarella di Sotto. Avrà sede propria con una larghezza massima di 2,5 metri e si sovrapporrà all’attuale canale consortile che sarà tombato e riscavato sul lato campagna. Per lo stesso motivo saranno inoltre spostate e modificate tutte le opere idrauliche presenti nell’area dei lavori. Accanto a questo intervento è in fase di realizzazione anche l’impianto di illuminazione del primo stralcio della ciclabile tra il centro storico e Ca’ Pirami. In questo caso a sostenere l’intervento è il Comune con una spesa di circa 58 mila euro, con l’installazione di circa 50 lampioni lungo i due chilometri di pista esistente. «L’avvio ormai prossimo di questo progetto seguito da Veritas – commenta Roberto Rugolotto, assessore ai Lavori pubblici - rappresenta il completamento di un percorso complesso che consentirà ai residen-
È ANCHE IN FASE DI REALIZZAZIONE L’IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE DEL PERCORSO GIÀ ESISTENTE
ti della frazione di Passarella di potersi spostare verso la vicina Ca’ Pirami e il centro storico in assoluta sicurezza. Quest’ultimo tratto di ciclabile rappresenterà anche un’opportunità per quei turisti che nel periodo estivo fanno tappa a Jesolo paese e di conoscere le realtà dell’entroterra jesolano».
OPERE DI COMPENSAZIONE «La realizzazione della pista ciclabile rappresenta un preciso impegno assunto a suo tempo da Alisea e ora realizzato da
Veritas Spa – aggiunge Gianni Dalla Mora, consigliere di Veritas – Il progetto sviluppato in coordinamento con il comune di Jesolo rappresenta inoltre la perfetta sinergia operativa tra l’ente comunale e le società partecipate». Tra le opere di compensazione c’è anche la realizzazione di una fascia boscata lungo il perimetro della discarica. Veritas ha già acquistato le piante che verranno messe a dimora nelle prossime settimane. Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
«La guardia contro la criminalità va sempre tenuta altissima: il tessuto politico, sociale e imprenditoriale devono essere i primi anticorpi contro le mafie». Parola del vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin (Lega) in piena sintonia con la posizione assunta da Francesco Rizzante (Pd), presidente del consiglio comunale di San Donà e coordinatore metropolitano di Avviso Pubblico, associazione che rappresenta gli amministratori che promuovono la cultura della legalità. «È giusto che la magistratura controlli compiendo un lavoro attento – dice Forcolin – Come già precisato dal presidente Luca Zaia serve togliere le mele marce dalla parte buona della società. Le verifiche servono per sradicare alla radice ogni contaminazione. In particolare non è giusto che Eraclea e le altre località balneari siano associate al connubio criminoso, passa il messaggio che gli operatori possono essere collusi con questo sistema. Il comparto del turismo è la prima azienda in Veneto, con 18 miliardi di fatturato. Un settore che può attirare chi intende compiere attività illecite. Ma la magistratura, le forze dell’ordine e assieme tutti coloro che hanno delle responsabilità devono sradicare questo cancro, impedire che possa insediarsi, per salvaguardare la
sti, che altrimenti vengono penalizzati dai delinquenti. Le mele marce vanno punite in modo severo, non devono contaminare il tessuto economico del territoriot». A condividere il pensiero di Rizzante anche Francesca Pilla, già candidata sindaca e consigliera di opposizione. Pilla spiega che «essere promotori di legalità dev’essere la condizione “normale” per un amministratore pubblico. Come farmacista – aggiunge Pilla - in passato ho messo alla porta chi stava anche solo paventando forme poco trasparenti di collaborazione. Ho reagito dicendo: “Non mi interessa” e si sono defilati. La deontologia è un elemento importante in ogni settore. E la legalità dev’essere un tratto distintivo anche per chi esercita la libera professione. Certo nel settore dell’edilizia, appalti e subappalti possono permettere delle infiltrazioni, anche all’insaputa di chi gestisce l’appalto. Ma gli occhi vanno sempre tenuti aperti, specie quando si va al ribasso. Sulla condotta di un amministratore non dovrebbe esserci nessun tipo di ombra, mentre anche a livello nazionale ogni tanto si scoprono degli “altarini”. E spetta alla politica dare il buon esempio». D.Deb.
«I CONTROLLI SERVONO PER SRADICARE CONTAMINAZIONI E SALVAGUARDARE I TANTI OPERATORI ECONOMICI ONESTI»
Noventa
No Nekta, assemblea sull’ambiente Un’assemblea pubblica sulla necessità di tutelare la salute, l’ambiente e il territorio, ponendo l’accento sul futuro industriale di Noventa, si svolgerà domani, giovedì 14, alle 21, nella sala consiliare del municipio. L’incontro, organizzato dal Comitato Ambiente Basso Piave-No Nekta, punta a sensibilizzare istituzioni e cittadini sui temi della salute, chiedendo alle amministrazioni comunali
di Noventa e San Donà di promuovere un sistema di controlli permanenti della qualità dell’aria, dell’acqua e dell’inquinamento acustico, sollecitando l’Ulss 4 ad effettuare un’analisi statistica epidemiologica, sollecitando risposte sulle problematiche ambientali, per evitare che imprese come Nekta possano ampliarsi e potenziarsi indiscriminatamente. E. Fur.
INFILTRAZIONI Il municipio di Eraclea presidiato dalle forze dell’ordine durante la recente operazione anti-camorra
Sempre più donne straniere ai corsi di formazione Oggi l’addio ad Ambrosin CEGGIA Successo delle attività d’integrazione delle donne straniere a Ceggia frutto della collaborazione tra assessorato alle Politiche sociali e il Centro di ascolto Caritas. In questi giorni è partito, nei locali della Casa della dottrina, il corso d’italiano per stranieri che ha visto l’iscrizione di 15 donne di diverse nazionalità dal Marocco alla Tunisia, Senegal, Nigeria, Albania, Romania, Serbia, Kosovo e Ucraina. A gennaio partirà la quinta edizione di laboratorio di Housekeeping e integrazione culturale. «Lo scopo degli incontri dell’Housekeeping – spiega Marilena Uliana, coordinatrice delle attività d’integrazione - è di ap-
profondire l’organizzazione dalla casa, l’igiene della persona e degli ambienti, l’alimentazione e il bilancio familiare. La partecipazione delle donne di varia nazionalità è costante dimostrando molto interesse al laboratorio. La maggior parte delle partecipanti ha trovato più facilmente un’occupazione come addetta alle pulizie o badante. Il Laboratorio è risultato utile per conoscere la lingua e la cultura italiana e meglio inserirsi nel contesto sociale e lavorativo del territorio. Attualmente è attivo il corso di italiano per stranieri ogni venerdì mattina nella Casa della Dottrina di Ceggia. Prossimamente – continua Uliana - verrà attivata anche la quinta edizione del Laboratorio di Housekeeping, con la no-
INTEGRAZIONE Continua l’attività formativa rivolta alle donne
vità di introdurre più attività pratiche per addette alle pulizie e badanti, anche con alcune ore di tirocinio con famiglie che desiderano aderire al progetto. Oltre che formazione il laboratorio ha portato ad amicizie multiculturali che si sono manifestate in pranzi multietnici (uno a febbraio 2019 e uno nell’agosto 2019) con la partecipazione di duecento persone, ciliensi e non, che hanno assaporato piatti tipici del Marocco, Tunisia, Romania, Senegal, Kenya. Durante la sfilata di moda di Ceggia in piazza 2019 hanno sfilato anche abiti del Marocco, della Romania e del Senegal, sempre grazie alla collaborazione delle donne dell’Housekeeping». Maurizio Marcon
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pioniere del turismo nautico JESOLO Si terranno oggi, alle 9.30, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù di piazza Trento, i funerali di Mario Ambrosin, 89 anni, scomparso sabato sera in seguito ad alcuni problemi di salute. Imprenditore lungimirante è stato tra i primi a credere nella potenzialità della frazione di Cortellazzo e nel turismo nautico. Per questo assieme alla moglie Bertilla Capraro, nel 1970, aveva fondato la Nautica Boat Service, il primo porto turistico di Cortellazzo, diventato nel corso degli anni una delle darsene più frequentate dell’Alto Adriatico. Assieme alla moglie, Ambro-
sin ha gestito in prima persona l’attività fino al 2005, fino a quando ha poi ceduto il porto a una nuova gestione che continua ancora il lavoro da lui avviato. La notizia della sua scomparsa ha suscitato un grande cordoglio nell’intera città e in tutta lo costa, dove l’89enne era molto conosciuto e stimato per le sue qualità. Da tutti è stato descritto come un imprenditore avveduto, innamorato della città e che ha sempre lavorato con grande passione e determinazione. Molto legato alla sua famiglia, la sua vita è stata anche segnata dalla scomparsa del figlio Walter. Lascia le due figlie Mariuccia e Loretta. G.Bab.
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Treviso
Mercoledì 13 Novembre 2019 www.gazzettino.it
Lega nel mirino: «Social pieni d’odio» Il Carroccio difende il governatore Zaia e i consiglieri comunali ` Conte: «Atto da condannare, ora per cambiare serve l’esempio minacciati dal profilo Instagram di un diciottenne “antagonista” cominciamo noi politici a usare una comunicazione adeguata» `
LA DISCUSSIONE TREVISO La Lega fa quadrato at-
torno al governatore Luca Zaia e ai quattro consiglieri comunali di Conegliano minacciati dal profilo Instagram di un giovane coneglianese, Andrea Mattiucci, vicino ai movimenti antagonisti, prontamente denunciato ai carabinieri. E mentre gli appelli ad abbassare i toni si moltiplicano, il sindaco Mario Conte mette sul tavolo un contributo concreto: firmare il Manifesto della comunicazione non ostile. Dieci regolette da seguire per esporre le proprie idee senza offese e minacce soprattutto sui social. Si va dal principio base “Dico e scrivo solo cose che ho il coraggio di dire di persona” a “gli insulti non sono argomenti” per chiudere con “Quando la scelta migliore è tacere, taccio”. Un filo rosso che, se seguito, renderebbe i social un ambiente più salutare. E queste regole assumono grande importanza nei giorni in cui proprio dai social arriva l’ennesimo attacco violento: «La maleducazione non ha colore politico - premette Conte - ho mandato un messaggio di vicinanza al governatore Zaia e ai quattro consiglieri oggetto delle minacce. Purtroppo esiste il partito degli ignoranti e non giustifico alcun tipo di violenza. Quanto accaduto è un brutto episodio e bisogna trovare dei rimedi. Penso che sia fondamentale patire da quello che ognuno di noi può fare. Dare il buon esempio è un primo importantissimo passo, per questo ho firmato il Manifesto contro la comunicazione ostile. Purtroppo le minacce oggi hanno riguardato Zaia e i consiglieri coneglianesi, ma la settimana scorsa l’ex sindaco Bet, in passato me, prima ancora l’ex sindaco Manildo: tutti siamo coinvolti e tutti dobbiamo lavorare per scardinare questo sistema. Sono convinto che questo Manifesto sia importante, lo porterò in consiglio comunale e chiederò a tutti di firmarlo».
gna solo per certe minacce, meno per altre. A ogni modo il clima deve cambiare: oggi abbiamo ricevuto solo brutte parole, ma ricordo che un anno fa al K3 è stata messa una bomba che avrebbe potuto fare molto male. Non è il caso di sottovalutare niente, nemmeno i messaggi di qualche imbecille». Riccardo Barbisan, capogruppo in consiglio comunale, riprende un po’ il discorso di Conte e ricorda che l’imbecillità non ha tessere poli-
tiche e che, da destra a sinistra, è arrivato il momento di voltare pagina e condannare con fermezza certe espressioni. In questo trova l’approvazione di Giovanni Zorzi, segretario provinciale Pd: «La questione è molto semplice - osserva - spetta alla politica abbassare i toni e tornare a parlare di contenuti e prospettive. Serve responsabilità. Purtroppo i social adesso convogliano il malessere della società e la politica ha il dovere di responsabilizzarsi. Solidarietà alla Lega? Certo. Un anno fa sono stato il primo a esprimere vicinanza dopo l’attentato al K3. Ma, allo stesso tempo, chiedo che l’assunzione di responsabilità riguardi tutti, anche la destra. Da questa situazione dobbiamo uscirne assieme».
VICINANZA
SEGRETARIO Giovanni Zorzi (Pd)
BOF: «TANTE LE TESTIMONIANZE DI VICINANZA, POCHE DA SINISTRA» ZORZI (PD): «DOBBIAMO TENERE I TONI BASSI»
L’attacco via Instagram ha colpito molto anche il presidente della Provincia Stefano Marcon: «Esprimo la mia piena solidarietà e sostegno al Governatore Zaia ed ai consiglieri comunali colpiti dal più vergognoso attacco denigratorio ed offensivo che misura la viltà degli autori scandisce - sopra il fango delle minacce non si costruisce alcuna fondamenta, neanche quella dell’odio che i vili cercano di diffondere. La gravità del gesto va condannato e perseguito senza esitazione per evitare che nulla possa contaminare il clima di fiducia cittadino-istituzione». Infine Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio, che schiera l’ente a sostegno di chi «sta lavorando con impegno e con determinazione per fare buona amministrazione a vantaggio di tutti i cittadini e dei nostri territori». Paolo Calia
CONTRASTI
Gianangelo Bof, commissario provinciale della Lega, rimane però diffidente. L’aria che si respira in giro non gli piace. Incassa la solidarietà arrivata un po’ da tutti, ma sottolinea: «C’è stata una grande reazione - ammette però mi sarei aspettato qualcosa di più da sinistra, da dove invece non è arrivato molto. Evidentemente da quella parte ci si indi-
VICINANZA Al centro Bof assieme al governatore Zaia e Da Re
Tutti uniti contro la violenza «Fatti da non sottovalutare» LE REAZIONI CONEGLIANO Solidarietà a pioggia per gli esponenti leghisti minacciati via Instagram, e un altro esponente di spicco del Carroccio in sinistra Piave rivela: «Anch’io sono vittima degli haters». È diventata virale in poche ore la notizia della querela per minacce e diffamazione aggravata presentata ai Carabinieri dai quattro consiglieri comunali della Lega contro “Mc Splinterman”, l’autore delle “storie” che hanno turbato non solo la Lega ma tutta la politica coneglianese. Tra i primi non salviniani a esprimere pubblicamente solidarietà al gruppo consiliare del Carroccio c’è stato Bhuiyan Shakibul, consigliere della civica di minoranza “Cambiamo Conegliano” originario del Bangladesh: «Per quanto le nostre idee politiche siano diverse, in nessun caso è giustificabile questo tono di minaccia. Tutti dobbiamo imparare ad avere rispetto verso chi la pensa diversamente da noi e in primis devono essere i politici a dare
l’esempio», ha scritto su Facebook “Shaki”.
IL PERICOLO
Il post è stato condiviso dal capogruppo del Pd Alessandro Bortoluzzi, che ha aggiunto: «Non sono fatti che vanno sottovalutati perché dall’odio delle parole alla violenza il passo è breve». Il Pd ha espresso solidarietà anche con una nota del capogruppo in Regione Stefano Fracasso. Molti, naturalmente, sono stati anche i compagni e i
VIA WEB Una delle minacce
simpatizzanti di partito che ieri hanno espresso vicinanza ai consiglieri querelanti. È così emerso che pure un esponente del Carroccio in Regione, il presidente della commissione cultura e legalità Alberto Villanova, è stato colpito a più riprese dall’odio veicolato dal web: «Le minacce al governatore Zaia, le minacce ai militanti di Conegliano, e non ultimi gli insulti ricevuti sulla mia pagina Facebook da chi mi dà del “nazista” dimostrano come i nostri avversari siano incapaci di proporre un confronto costruttivo basato sul dialogo» ha scritto Villanova. Il consigliere regionale ha conservato una serie di messaggi verbalmente violenti ricevuti negli ultimi mesi, come quello di una donna che definisce i leghisti “sovversivi e attentatori delle patrie istituzioni”, o un altro utente coperto da pseudonimo che non si fa problemi a dare del “testa di c..., figlio di p... e razzista di m...” all’esponente della Lega, il quale ha già mostrato ai Carabinieri alcuni dei messaggi più offensivi. Luca Anzanello
Il padre dell’odiatore: «Ma che cosa hai combinato?» LA DENUNCIA TREVISO Appena i carabinieri si
sono presentati a casa di Andrea Mattiucci, diciottenne coneglianesi, sorpresa e rabbia si sono mischiati. La sorpresa è stata quella dei genitori Luca e Valentina, persone per bene, lavoratori che mai si sarebbero immaginati di dover vivere un’esperienza del genere. La rabbia è arrivata dopo, quando ad Andrea hanno tentato di far capire con toni piuttosto duri, cosa aveva combinato. Il padre ha anche chiamato in caserma per scusarsi, per spiegare che il figlio ha commesso una grande leggerezza. Oggi il ragazzo e i genitori si presenteranno in caserma, ma la denuncia per diffamazione e minacce incombe minacciosa. L’idea politica di Andrea traspare molto chiaramente dal suo profilo Facebook: « Sono napoletano, comunista e antifascista, quindi al-
la larga razzist*, capitalist* e fascist*», chiarisce nella sua presentazione. E i suoi post gravitano tutti nell’area della sinistra che guarda ai centri sociali. Niente di particolarmente grave, ma è evidente che Matteo Salvini e la Lega non gli piacciono, che sposa appieno la battaglia per i diritti dei più deboli, dei migranti, per l’ambiente e che vede come fumo negli occhi la destra e soprattutto la destra estrema.
«La Lega in questo periodo sta cercando di rivoltare la frittata dopo la figuraccia che ha fatto sul caso di Liliana Segre. Stanno cercando una via d’uscita dicendo che anche loro vengono minacciati – incalza – sembra incredibile che possano provare a equipararsi alla Segre. Non sta né in cielo né in terra. Non è possibile equiparare le minacce che possono arrivare a chi semina odio e va a braccetto con i fascisti rispetto a quelle che colpiscono una donna sopravvissuta ai campi di sterminio».
DAL CENTRO SOCIALE
«“Non conosciamo l’autore di quelle minacce. Ma certo non possiamo non notare che il piagnisteo oggi arriva proprio da un partito, la Lega, che di fatto ha basato tutta la sua comunicazione attraverso i social network su gruppi di odiatori. Da che pulpito, verrebbe da dire. È il loro modo di fare politica che genera mostri». Nicola Vendraminetto, una delle anime del centro sociale Django di Treviso, è molto netto.
L’AFFONDO
INDAGINI I carabinieri hanno individuato il giovane autore delle minacce arrivate via Instagram a Zaia e a 4 consiglieri comunali
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Vendraminetto non usa giri di parole. Dopotutto già il nome del centro sociale, Django, era stato scelto per rifarsi a chi idealmente spara contro i razzisti: «I leghisti ora tentano di passare per quelli che vengono aggrediti, ma in realtà sono proprio loro i primi artefici di questo clima – continua – fa parte di una strategia.
Che però è ridicola. Le persone che sono morte nel Mediterraneo a causa del loro decreto Sicurezza sono molto più concreti di qualche minaccia su internet». Da Django ricordano anche che alla fine del 2016 c’era stato un contatto ravvicinato via web tra Matteo Salvini e Gaia Righetto, rappresentante del centro sociale. In seguito al raid degli attivisti contro la sede del Carroccio di Quinto a colpi di fumogeni e spray, dopo le polemiche sulla distribuzione dei richiedenti asilo, il leader della Lega aveva postato sulla propria pagina Facebook l’intervista in cui la Righetto rivendicava l’azione nel comune alle porte di Treviso. E una parte dei suoi sostenitori l’ha ricoperta di insulti pesantissimi per diverse settimane. «Le sono state augurate le peggiori cose. È troppo facile adesso dire che anche loro subiscono delle minacce». Mauro Favaro
V
Primo Piano
Mercoledì 13 Novembre 2019 www.gazzettino.it
I nodi della sanità
Regione, fondi in più per i medici Su proposta della Giunta, il consiglio ha approvato ieri `I camici bianchi padovani dipendenti dell’Azienda un emendamento per rivedere le risorse economiche ospedaliera sono tra i meno pagati di tutto il Veneto `
LA NOVITÀ PADOVA Si accende una speranza per i camici bianchi padovani, finora i meno pagati del Veneto. La Regione ieri ha annunciato che rivedrà le quote dei fondi integrativi per riallineare i compensi tra aziende sanitarie. «L’Azienda ospedale università di Padova è un hub di eccellenza del nostro servizio sanitario regionale – ha detto l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin -, il cui personale si misura con i più elevati livelli di complessità clinica con altissima specializzazione. È stato un preciso dovere della Regione cogliere il disagio che si è registrato ultimamente tra i suoi professionisti e intervenire per riallinearne i compensi accessori a quelli delle altre realtà del servizio sanitario regionale». Ieri, quindi, il Consiglio regionale ha approvato il provvedimento, proposto dalla Giunta, collegato alla legge di stabilità 2020 in forza del quale l’azienda ospedaliera padovana potrà rideterminare i fondi dei dirigenti e del comparto fino a raggiungere la media pro capite di quelli delle altre aziende ed enti sanitari nel 2018. «Questo provvedimento, grazie al quale l’Azienda ospedaliera potrà già rideterminare i fondi dal 2020 – conclude l’assessore Lanzarin – è una delle azioni della Regione mirate a mantenere l’efficienza e l’alto livello qualitativo del nostro modello sanitario, assicurando nelle corsie la presenza di medici, infermieri e tecnici capaci». La polemica nasce dalle differenze di quota per le indennità di carica tra un Ulss e l’altra, l’Azienda ospedaliera ha la cifra più bassa del Veneto. Una discriminazione segnalata da anni dai sindacati dei medici ospedalieri e dai camici bianchi stessi.
LE FIRME La rivolta si è tradotta anche in una raccolta firme, promossa
Le differenze dell’indennità di posizione dei medici TIPOLOGIA INCARICO
quota da
a
Incarichi art 27 ccnl 2000
AZIENDA ZERO
AULSS 6
AULSS 9
REG 8/3/2018
accordo 20/06/2019
accordo 19/11/2018
A Unità Operativa Complessa
A0 - UOC
UOC
UOC
26.001,00 30.000,00
15.450,00 18.000,00
27.000,00 50.000,00
Azienda Ospedaliera di Padova accordo 14/11/2016 UOC CH
17.450,00 UOC MED
A Unità Operativa Complessa
15.950,00
B Unità Operativa Semplice
B0 - UOSD
UOSD
UOSD
23.001,00 26.000,00
13.500,00 15.000,00
23.000,00 42.000,00
B Unità Operativa Semplice
B1 - UOS
UOS
UOS STANDARD
UOSD
18.001,00 23.000,00
11.700,00 13.350,00
20.500,00 42.000,00
12.700,00 12.200,00
C incarichi alta professionalità >5 anni
C1 - ALTISSIMA SPEC REF. BRANCA altiss spec. PROF ELEVATISSIMA
UOSD
12.700,00
ALTISS -REF BRANCA
23.001,00 26.000,00
13.500,00 15.000,00
23.000,00 42.000,00
C incarichi alta professionalità >5 anni
C2 - ALTA SPEC
REF ATT SPEC alta spec.
PROF ALTISSIMA
ALTISS -REF AREA SPEC
18.001,00 23.000,00
11.700,00 13.350,00
20.500,00 42.000,00
12.500,00 12.200,00
C incarichi alta professionalità >5 anni
C3 - SPEC CONSOLID.
PROF. CONSOLIDATA
PROF. CONSOLIDATA
8.001,00 18.000,00
7.050,00 9.750,00
12.500,00 42.000,00
ALTA SPEC -REF ATT SPEC
C incarichi alta professionalità >5 anni
C4 - SPEC FORMATO
SPEC FORMATO
PROF STANDARD
3.608,00 8.000,00
4.850,00 7.050,00
7.000,00 42.000,00 PROF INIZIALE
C incarichi alta professionalità >5 anni D incarichi professionali iniziali
5.000,00 30.000,00 D> 5 anni
D> 5 anni
BASE > 5anni
800,00 2.000,00
0 0
1.500,00 30.000,00
12.700,00
6.500,00 ALT PROF STUDIO RIC EQUIPARATI
4.850,00 ALT PROF STUDIO RIC
4.260,00 BASE >5anni
da CCNL
Fonte: Amm. Trasp. Contratti integrativi/Regolamenti
il mese scorso da Giampiero Avruscio, direttore di Angiologia e presidente Anpo. Migliaia i medici ospedalieri padovani che hanno aderito per chiedere il trasferimento in massa a Verona. Oltre allo stipendio previsto dal contratto collettivo nazionale, un direttore di Unità complessa in Azienda ospedaliera ha un’indennità annuale che va da
L’ASSESSORE MANUELA LANZARIN: «UNA DECISIONE PER MANTENERE L’ECCELLENZA DI QUESTO MODELLO»
15 mila a 17 mila euro. Se ci si sposta nell’Azienda universitaria veronese si arriva a 37 mila euro. E si sale ancora all’Usl 9 Scaligera con 50 mila euro. Padova inoltre non prevede indennità per i neo assunti, l’Ulss Scaligera invece assicura da 1.500 fino a 30 mila euro l’anno. Da anni nella distribuzione dei fondi di posizione ai medici delle varie
Ulss e aziende ospedaliere, si perpetua un meccanismo per il quale si verificano sensibili variazioni della quota stipendiale accessoria, che ha penalizzato soprattutto i medici dell’azienda padovana. Lo “stipendio di posizione” è una voce importante in busta paga perché riconosce la professionalità e il livello di carriera. La tipologia degli incari-
chi è definita solo in piccola parte dal contratto nazionale e in maniera preponderante dal contratto integrativo aziendale.
L’ESEMPIO Uno degli esempi più eclatanti: un direttore medico di un reparto ad alta complessità (cosiddetto Hub) dell’Azienda di Padova percepisce uno stipendio di posizione di 15.950 euro lordi l’anno, mentre un direttore medico di un reparto in un ospedale (cosiddetto Spoke) dell’Ulss 9 percepisce fino a 50.000 euro, ovvero oltre tre volte maggiore rispetto al collega. Altro esempio, un dirigente medico con incarico di alta professionalità dell’Azienda di Padova riceve uno stipendio di posizione di 6.500 euro lordi l’anno, contro una paga che parte dal doppio, fino a 42.000 euro l’anno dell’analogo dirigente medico ospedaliero dell’Ulss 9. Altro nodo segnalato dai sindacati sono le indennità assorbite dalla neo costituita Azienda Zero, l’ente amministrativo che si occupa degli aspetti legali e burocratici in sanità. In questo caso, prendendo in considerazione l’incarico più elevato, ovvero il direttore di Unità operativa complessa, si nota un raddoppio. Un direttore medico in Azienda Zero ha uno stipendio di posizione di 30 mila euro mentre un direttore medico dell’Azienda ospedaliera di Padova arriva a 15.950 euro lordi percepiti. Inoltre il dirigente medico dell’Azienda ospedaliera con incarico di elevata specialità percepisce uno stipendio di posizione di 6.500 euro, che arrivano al triplo (18 mila euro) per il collega pari ruolo dell’Azienda Zero. La situazione non migliora se si va fuori Regione. A Bolzano la spesa media per un medico supera gli 80 mila euro, in Veneto si aggira intorno ai 51 mila. Al secondo posto ci sono i dipendenti campani con oltre 62mila euro, la media nazionale è intorno ai 56mila euro. Elisa Fais
Avruscio: «Colto il nostro disagio, ora vanno valorizzati gli specialisti» LE REAZIONI PADOVA Per mesi è andato rivendicando l’importanza dei medici ospedalieri, costretti a portare una croce. Giampiero Avruscio, direttore dell’Unità operativa complessa di Angiologia dell’Azienda ospedaliera, referente dell’Anpo, Associazione nazionale primari ospedalieri, ne ha fatto una battaglia di categoria, spezzando a più riprese una lancia per i camici bianchi non universitari, «per le condizioni di scarsa valorizzazione sicuramente legata alla contrattazione nazionale, ma in parte anche alla carenza di fondi integrativi regionali”. Per i dottori che «preferiscono scegliere strade più gratificanti, sia di carriera che economica, diverse dal ruolo di dipendenti ospedalieri, dove l’elevato peso assistenziale, la complessità di patologie affrontate e l’altrettanto elevato rischio clinico, li espongono più di ogni altra categoria medica, a sopportare ore di lavoro aggiuntive non valorizzate, ad
accumulare ferie per esigenze di servizio per non lasciare sguarniti i reparti ed i servizi, a contrarre salati contratti assicurativi per difendersi dalle continue denunce soprattutto nei settori più a rischio come le chirurgie, le rianimazioni, i pronti soccorso». Ieri, all’annuncio della volontà di rideterminare i fondi, Avruscio ha stappato una bottiglia di quello buono. «Con questo emendamento finalmente i medici dell’Azienda ospedaliera universitaria, e spero anche i dirigenti non medici e tutto il personale, non risulteranno più i peggio pagati del Veneto. Vuol dire che la Regione rendiconta l’angiologo - ha colto intelligentemente l’enorme disa-
ALBORINO (ANPO): «SANATA LA SITUAZIONE PESANTE, MA ADESSO BISOGNA EVITARE CHE CI SIANO FUGHE DAGLI OSPEDALI»
gio che da tempo denunciavo. Certo non ci compensa del pregresso di anni di discriminazione, ma è senz’altro un passo importante e positivo e ci piacerebbe che nel futuro i fondi fossero determinati anche sulla base della complessità assistenziale e sulla classificazione del rischio clinico dove nelle realtà cosiddette “hub” come la nostra sono elevatissimi, e non succeda per il futuro che i nostri medici chiamati ad accogliere pazienti con le patologie più complesse o in consulenza chiamati da altri ospedali, continuino ad essere valorizzati meno dei loro colleghi». Soprattutto ora, rileva «che il Governo e la Regione hanno scelto l’Azienda ospedaliera universitaria di Padova per aiutare a risolvere i problemi sanitari della Calabria».
IL PLAUSO Ad applaudire è anche l’Anpo regionale, nella persona della presidente Flora Alborino: «Si è riusciti a sanare una situazione pesante per l’Azienda ospedaliera, la Regione ha dimostrato una cer-
LE RIFLESSIONI Sopra l’angiologo Gianpiero Avruscio e a sinistra Flora Alborino, presidente Anpo
ta sensibilità ma mi preme sottolineare come questo riconoscimento abbia anche un significato più ampio. Per risolvere la crisi, ed è inutile negarla, del medico ospedaliero, il primo passo è riconoscere e valorizzare le sue capacità: la professione è sotto organico, ha turni pesanti, è sempre sottopressione, tanto è vero che c’è una fuga dagli ospedali e i giovani, come primo obiettivo, l’ospedale non lo scelgono. Speriamo
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che questo sia un segnale per tutti i medici ospedalieri, dentro e fuori il Veneto, a maggior ragione adesso che la preintesa sul nuovo contratto, dopo dieci anni di attesa, è stata deludente». Filppo Marino del sindacato dei medici Cimo ricorda come il problema sia di vecchia data: «Correva l’anno 2012 quando la Cimo sollevò la questione per la prima volta, da allora non era mai successo nulla. Questo emendamento è sicura-
mente cosa buona, forse siamo arrivati alla conclusione di una lunga attesa, speriamo che le posizioni vengano riviste e venga dato merito, anche economico, ai medici che a Padova lavorano tanto e con molto rischio professionale. L’Azienda ospedaliera conclude Marino - segue le patologie più complesse, ci voleva un riconoscimento di questo grande sforzo». F.Capp.
Corriere del Veneto Mercoledì 13 Novembre 2019
essere nominati il nuovo provveditore e il commissario del Mose. Non possiamo sopportare più ritardi». La paura di tornare indietro di 53 anni, minuto dopo minuto, ha cominciato ad entrare nell’anima di veneziani: le sirene hanno suonato tre volte in due ore. «Previsioni meteo fortemente sottostimate», commenta in serata il responsabile del Centro Maree Alvise Papa. Per tutto il pomeriggio dirigenti e tecnici si sono confrontati con le Arpa di tutto il Nordest. Il rischio di raggiungere livelli record di marea non è mai stato escluso, ma le previsioni non sono riuscite ad interpretare nel modo corretto la perturbazione in arrivo dal centro-sud Italia e quella dei Balcani. L’interrogativo era il comportamento all’arrivo in Adriatico con il mare più caldo rispetto al Mediterraneo. E alla fine i peggiori auspici si sono verificati tutti, andando oltre alla previsione più pessimistica. Alla mattina la punta massima si era fermata a 127 centimetri, grazie a un temporale che quasi come una barriera aveva fermato l’aumentare dell’acqua in laguna mentre fuori rispettava le previsione. Non è un caso infatti che la diga di Malamocco siano stati registrati 139 centimetri mentre Punta della Salute si sia fermata a 127: la differenza è data proprio dal contributo metereologico ritardato che ha permesso di sommare 66 centimetri e non 79 come era stato ipotizzato ai 61 centimetri di marea astronomica. Quello che non è avvenuto in serata. Le scuole materne e gli asili sono rimaste chiusi, gli istituti superiori nel pomeriggio avevano cominciato ad allertare gli studenti e in serata è stata disposta la chiusura. Veritas ha annunciato la sospensione della raccolta dei rifiuti, dopo che soprattutto a Cannaregio galleggiavano cumuli di rifiuti. In serata si sono moltiplicati i corto circuiti e la luce è saltata in varie parti della città. Un marinaio di Alilaguna è caduto in acqua ma è stato recuperato, mentre vari battelli si sono riempiti di acqua e hanno rischiato di ribaltarsi. Alla Fenice gli orchestrali sono corsi a salvare gli strumenti che stavano per essere distrutti dall’acqua. In vari punti della città sono stati sradicati gli alberi. Il presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino ha invece spiegato che non ci sono stati danni ai terminal e alle navi. Francesco Bottazzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
zone dell’Agordino e del Cadore», spiega l’assessore regionale alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin. «Verso la fine della settimana faremo il punto della situazione: se si dovessero prevedere ulteriori nevicate nelle aree che lo scorso anno vennero devastate dalla tempesta Vaia, sarà necessario avviare il piano di prevenzione delle valanghe». Intanto già da qualche giorno la prefettura di Belluno ha anticipato l’obbligo di viaggiare con pneumatici invernali o con catene da neve. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
3 VE
Forza mai vista Un taxi acqueo sollevato dall’alta marea e sospinto dalle onde provocate dallo scirocco è finito sopra una delle fondamenta che costeggiano i canali, arenandosi
Laguna e litorale
di Gloria Bertasi
VannosottoLidoeisole l’acquaentraaJesolo Stuporeepaurasuisocial Zaia allerta l’unità di crisi: «Apprensione anche per il Piave»
VENEZIA Paura, rabbia e terrore in diretta social. Ieri sera, tutta la preoccupazione per quanto stava accadendo in Laguna è passata attraverso annunci, minuto per minuto, sulle chat, su facebook e twitter con video, offerte di soccorso («Se vivete al piano terra, raggiungetemi in piazzale Roma, vi accompagno in terraferma», scriveva più di una persona online), aggiornamenti e - anche - richieste d’aiuto. Come quella dei cinquanta passeggeri rimasti bloccati sul pontile di Vallaresso in attesa di un vaporetto e fuggire dall’acqua alta da record: 187 centimetri poco prima delle 23 con raffiche di vento a cento chilometri orari. Una marea seconda solo all’«aqua granda» del 1966 e i suoi 192 centimetri. Palazzo Ferro Fini, la sede del consiglio regionale, completamente allagata e i consiglieri, impegnati sul bilancio, costretti a interrompere i lavori e a vedere in diretta l’acqua entrare persino dalle vetrate. Ma non solo Venezia è stata messa in ginocchio («Adesso faranno qualcosa per la nostra città», il grido disperato
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l’ora del black out che ha colpito il Lido lasciando al buio e nella paura tutti gli abitanti, Il sistema eletrico è andato in corto circuito
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Luca Zaia Stiamo monitorando i danni provocati dall’acqua alta, l’allarme interessa tutta la costa veneta, ansia per il Piave ACQUEVENETE S.P.A. Bando di gara Lotto Nord Bacchiglione C.I.G.: 8085283A98 Lotto Sud Polesine C.I.G.: 80852775A6 E’ indetta una procedura aperta con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’affidamento servizio di recapito certificato, a data e ore certe, di corrispondenza premarcata e raccomandate A/R per acquevenete SpA. Importo a base di gara: Lotto Nord Bacchiglione euro 753.367,42; Lotto Sud Polesine euro 788.547,60. Gli importi si intendono oltre Iva. Non sono previsti oneri per la sicurezza. Termine ricezione offerte: ore 23.59 del 9 dicembre 2019. Espletamento gara: ore 9.00 del 10 dicembre 2019. Documentazione di gara: https://viveracquaprocurement.bravosolution.com. Altre informazioni: data di spedizione del presente bando alla GUUE: 30.10.2019. Responsabile del Procedimento: Ing. Gaetano Guratti. Il Direttore Generale: Monica Manto.
di residenti e lavoratori): ieri notte a Pellestrina le onde hanno superato la lunetta di protezione della Laguna. Completamente sott’acqua il Lido dove, verso le 22, si sono spente tutte le luci per un black out improvviso. Alla Giudecca le onde hanno raggiunto i primi piani delle case, scatenando il panico tra i residenti. In generale, tutto il litorale Veneto è stato divorato e oltre-
A G E N Z I A
D E L
D E M A N I O
L’AGENZIA DEL DEMANIO con riferimento al bando d’asta prot. n. 12996 del 17.7.2019 avente ad oggetto l’alienazione di immobili di proprietà dello Stato, con esclusivo riguardo al lotto n. 94 relativo al bene sito in Venezia (VED0004) denominato ex Convento di San Salvador, Sestiere di San Marco n. 4826,
RENDE NOTO Che l’apertura delle offerte esclusivamente con riguardo a tale lotto n. 94, è posticipata al 19.12.2019 ore 10.30, fermo restando il termine del 15 novembre del corrente anno per la presentazione delle offerte. Tale posticipazione è motivata dalla pendenza, esclusivamente con riferimento al lotto n. 94, di un giudizio innanzi al Tar Lazio in corso di decisione.
SISTEMI TERRITORIALI S.P.A. PIAZZA ZANELLATO, 5 - 35131 PADOVA PD Tel. 049774999 - fax 049774399 sistemiterritorialispa@legalmail.it Sito internet: www.sistemiterritorialispa.it
ESTRATTO AVVISO PER MANIFESTAZIONE DI INTERESSE PER L’ACQUISTO DI MATERIALE ROTABILE Oggetto: Avviso per Manifestazione di Interesse per l’acquisto di materiale rotabile. Si rende noto che Sistemi Territoriali S.p.A. pubblica un Avviso per Manifestazione di Interesse per l’acquisto di materiale rotabile ed il reclutamento di personale. Valore a base d’asta, termini e modalità per la presentazione delle Manifestazioni di Interesse e tutte le informazioni attinenti l’alienazione del materiale rotabile, e le modalità e condizioni per il reclutamento di personale sono visionabili sul sito internet: www.sistemiterritorialispa. it-bandi,avvisi ed esiti di gara. Il Direttore Generale Dott. Gian Michele Gambato
ESTRATTO BANDO DI GARA
ESTRATTO BANDO DI GARA
ENTE APPALTANTE: AGEC - Via E. Noris, 1 37121 Verona - Tel. 045/8051311 - Pec gareappaltiacquisti@pec.agec.it - Sito: www.agec.it OGGETTO: PROCEDURA APERTA per la conclusione di un Accordo Quadro a lotti per i lavori di riatto di unità immobiliari in gestione ad AGEC nel Comune di Verona: Lotto 1: CIG 8080009A5A Lotto 2: CIG 8080108C0C Lotto 3: CIG 8080217601 Lotto 4: CIG 8080340B80 Lotto 5: CIG 8080359B2E Lotto 6: CUP G39F19000310005 - CIG 8091044CB8 Lotto 7: CUP G39F19000310005 - CIG 8091065E0C. IMPORTO COMPLESSIVO A BASE DI GARA: € 4.400.000,00 per la durata di 3 anni. TERMINE PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE: entro le ore 13:00 del 04/12/2019. DATA DI TRASMISSIONE ALLA GURI: 08/11/2019. Verona, 08/11/2019 Il Direttore Generale f.f. Dott. Giovanni Governo
ENTE APPALTANTE: AGEC - Via E. Noris, 1 37121 Verona - Tel. 045/8051311 Pec gareappaltiacquisti@pec.agec.it - Sito: www.agec.it OGGETTO: servizio di ristorazione, a ridotto impatto ambientale, destinato alle utenze scolastiche del Comune di Verona in gestione ad AGEC. CIG 8088753A21 IMPORTO A BASE DI GARA: per la durata contrattuale prevista in anni 1 (uno), è stimato in € 6.345.636,72 IVA esclusa, di cui oneri per la sicurezza da interferenze per € 12.398,16 IVA esclusa, non soggetto a ribasso. TERMINE PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE: entro le ore 13:00 del 11/12/2019 DATA DI TRASMISSIONE ALLA GUUE: 06/11/2019 Verona 08/11/2019 Il Direttore Generale f.f. Dott. Giovanni Governo
passato dal mare che ha invaso strade, case ed alberghi. A Caorle si è temuta l’esondazione del Rio che entra nel centro del paese arrivando al Porto Peschereccio. A Jesolo il mare ha oltrepassato l’arenile arrivando in strada in più punti: zona piazza Milano, Aurora e verso il faro. In via Bafile sono caduti addirittura dei pini marittimi sotto la spinta del vento. Colpita anche l’area di Cortellazzo con allagamenti del mare in vari punti della pineta, danneggiate varie strutture a ridosso della spiaggia. Il presidente della Regione Luca Zaia ha subito attivato l’unità di crisi della Protezione civile, allertata anche per la grave situazione del Piave sopra i limiti di soglia: il mare ieri non riceveva acqua. Oggi, riunione urgente nella sede centrale di Marghera con Comune e Regione pronti a continuare gli interventi. Intanto a Venezia, in nottata, a Madonna dell’Orto alcuni residenti hanno tentato di fermare le fiamme in un chiosco: i vigili del fuoco non riuscivano ad arrivare. Tensione fino all’ultimo annuncio: la marea sta scendendo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Centimetri L’altezza raggiunta durante il drammatico alluvione del 1966, la cosidetta Acqua Granda
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Primo Piano
Mercoledì 13 Novembre 2019 www.gazzettino.it
La paura e la rabbia
LA GIORNATA VENEZIA Un disastro, un incubo, in un crescendo di allarmi e paura. L’acqua alta ieri sera a Venezia è arrivata alle 23 a quota 187 sul medio mare, seconda misura dal 1923 a oggi, praticamente da quando sono disponibili i rilevamenti, dietro solo alla “aqua granda” del 4 novembre 1966, con 194 centimetri. Per dare un punto di riferimento, a San Marco l’acqua copriva la Piazza per ben oltre un metro, sommergendo i cestini dei rifiuti. E il timore era che si arrivasse a 190, quota che mette a rischio l’alimentazione elettrica della città, come è accaduto a Cannaregio e Santa Croce, rimaste al buio. Il capoluogo lagunare ieri ha vissuto una delle sue giornate più difficili. E anche Chioggia ha trascorso una notte di grande apprensione.
L’INCUBO
Venezia, marea a 1 metro e 87 una notte con l’acqua alla gola Il secondo evento eccezionale di sempre dopo il 1966 `La quota record alimentata dai venti: scirocco e bora Sommersa l’intera città, popolazione barricata in casa Il sindaco Brugnaro in piazza: «Questo è un disastro»
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lontari di Protezione civile, dipendenti del Centro maree e personale di Veritas, la municipalizzata di igiene urbana. «Questa volta è davvero grave ha commentato alle 22.30 Brugnaro in Piazza San Marco, mentre un vento fortissimo di bora alimentava via via la marea - Domani (oggi per chi legge, ndr) disporrò con urgenza la chiusura di tutte le scuole e chiederò al governo lo stato di calamità naturale. Questi sono gli effetti dei cambiamenti climatici». E non c’è dubbio che questa mattina, quando Venezia si sveglierà, dovrà fare i conti con pesanti danni.
Ma non ci sarà tempo per tirare il fiato, perché per questa mattina alle 10.45, è previsto un altro picco, a 145 centimetri. A meno che le condizioni meteo marine non precipitino, come accaduto ieri sera. La paura ha cominciato a salire del tardo pomeriggio, ma è diventata incubo dopo le 21. Actv, quando la marea ha superato quota 140, ha sospeso i collegamenti acquei, eccetto quelli con le isole. Le passerelle per l’acqua alta erano già state tolte da tempo, per evitare che galleggiassero e l’acqua le portasse via. E alle 23 la città è calata in un isolamento spettrale, con il vento, l’acqua che copriva tutto e i collegamenti saltati. Restavano loro, i veneziani, alle prese con un incubo che sembra non avere mai fine, in attesa di un Mose che ancora non funziona e chissà quando funzionerà. E i turisti, per i quali l’evento di ieri più che una tragedia è stata l’occasione per documentare una delle “meraviglie” (dal loro punto di vista, ovviamente) della città, magari scherzando e giocando a beneficio di un “selfie.
LA MEMORIA
L’acqua alta Percentuale di allagamento della città 100%
2,0 m 1,9 m 1,8 m
Livelli 1,94 m 4 novembre 1966 1,87 m ieri sera
A Venezia, se la mattina c’era stato lo scampato pericolo, con la marea ferma a 127 centimetri anziché ai 140 annunciati, alle 23 è scattata l’ora della paura, preaannunciata già alle 18.30 dal suono della sirena con 4 toni crescenti a indicare che si sarebbe arrivati a una misura da record. E così è stato. Due ore dopo, alle 20.30, alimentata prima dallo scirocco e poi dalla bora, l’acqua ha iniziato a salire in maniera veloce, costringendo il Centro maree del Comune ad aggiornare le previsioni iniziali che per le 23 davano quota 145 di massima. Previsione prima rivista a 155, poi a 160 e infine a 170 poco dopo le 21.30, ora in cui il sindaco Luigi Brugnaro è sceso in campo, assieme al prefetto Vittorio Zappalorto, per stare a fianco di tutti gli uomini mobilitati, tra vigili, forze dell’ordine, vo-
OGGI SI REPLICA
SUI SOCIAL
Angoscia e ira in diretta internet «Tutti quei soldi, e il Mose non c’è»
VENEZIA C’è chi posta foto. Chi cita le telecamere webcam fisse sulla città, come quella su Riva degli Schiavoni: «Venezia surreale, le persone sembrano zombie agli imbarcarderi», scrive Vittorio Baroni sul profilo Facebook di “Venezia Mia”. «Un macello - fa sapere da Palazzo Ferro Fini il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin - Abbiamo dovuto sospendere la seduta del consiglio regionale, l’acqua alta è entrata fino in sala consiliare, mai vista una cosa del genere».
LA DIRETTA Sono le 22, il Centro Maree del Comune di Venezia ha appena aggiornato le previsioni: un’ora dopo, alle 23, la punta di marea dovrebbe raggiungere i 170 centimetri. A Chioggia addirittura un
OGGI SI REPLICA DISPOSTA LA CHIUSURA DELLE SCUOLE IL COMUNE CHIEDERÀ AL GOVERNO LO STATO DI CALAMITÀ NATURALE
metro e novanta. Ed è sui social, mentre il vento soffia da far paura, che i veneziani raccontano in diretta l’angoscia. Così sul profilo Facebook del Gazzettino. Miriam Poli: «Chioggia è già sotto i +170 e manca ancora 1 ora alla punta massima».
«AGLI IMBARCADERI LE PERSONE SEMBRANO ZOMBIE» «CHE “TREMASSO” CONTINUA A CRESCERE»
Sara Molin: «E dopo mi raccomando abbassate la marea domani mattina per non dare ai cittadini delle isole e non il rimborso come calamità naturale!». Sara Zane: «Signor Sindaco ci sono anche le isole.... è risaputo che piazza San Marco si allaga anche con un’onda!». Elisa Boscolo Bragadin alle 22.06: «Noi a Chioggia siamo già a 167 e deve ancora crescere... Voi ora siete più bassi di noi». Iva Scarpa: «A Pellestrina l’acqua sta oltrepassando la muretta lato laguna!» Sempre su Facebook, gruppo “Insieme per il Lido di Venezia e Pellestrina”. Qui scrive Nicola Gervasutti: «Tratto Malamocco-Alberoni marea già presente
1,7 m
96,33%
1,6 m
1,66 m 22 dicembre 1979 1,58 m 1 febbraio 1986
1,5 m 1,4 m 1,3 m
90,19%
1,2 m 1,1 m
livello 1,10 m di allarme
1,0 m 0,9 m 0,8 m
35,18%
inizio 0,80 m acqua alta
0,7 m 0,6 m 0,5 m 0,4 m
0,29%
0,3 m 0,2 m 0,1 m 0m
livello 0 m normale
Ma che ci fosse poco da scherzare, ieri, lo si è capito ben presto nel corso della giornata. Commercianti, esercenti, artigiani e residenti hanno iniziato presto a mettere all’asciutto tutto quello che si trovava ai piani terra. Il Comune, già dal pomeriggio, aveva allestito due punti informativi in stazione e a piazzale Roma. Chi ha l’età e la memoria storica per ricordarsi il 4 novembre del 1966, ieri ha rivissuto le sensazioni di quel tragico giorno, quando il mare entrò in laguna rompendo l’argine dei murazzi. Lo scorso anno, il 29 ottobre, a Venezia si parlò di scampato pericolo perché il vento aveva salvato la città, con la marea che si era fermata a quota 156. Ieri questa clemenza, o fortuna, non c’è stata. Ieri Venezia ha vissuto una delle sue nottate più brutte e si sveglierà, oggi, tra la certezza di essere sempre più fragile e la consapevolezza di avere comunque la forza per risollevarsi. Michele Fullin Davide Scalzotto © RIPRODUZIONE RISERVATA
in carreggiata stradale». Andrea Trevisan ancora alle 21.51: «Causa #AcquaAlta sospeso servizio di navigazione». Sul gruppo di “Venezia non è Disneyland”, Marzia Vianello dice: «È surreale continuano a suonare le sirene». Sul gruppo “Venezia Mia”, appena dato l’annuncio che si rischia il metro e 70, scrive Isabella Binario: «Impressionante, speriamo si fermi». Luigina Naccari: «Il ghetto è già pieno anche dove non arriva mai». Annamaria Carraro avverte che altrove è anche peggio: «Faro degli Alberoni 199». Liliana Zucchetta: «Che tremasso fa impressione vedere come cresce speriamo che si fermi».
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SOMMERSA Per tutta la giornata di ieri Piazza San Marco è stata sommersa dall’acqua: oggi si replica
Intanto sul gruppo “Venezia ieri e oggi” Germano Gasparini racconta: «In questo momento i dati della stazione idrografica di punta della Dogana indicano 156 cm (sito del Comune) - l’acqua cresce di circa 5 cm ogni dieci minuti e manca un’ora alla colma.... non c’è niente da ridere».
L’IRONIA Sul suo profilo Twitter, Iveser Venezia pubblica la foto di un biglietto appeso sulla porta di una casa a piano terra: «Non fare onde, grazie». Alla libreria Marco Pol, i libri e un pupazzo vengono posizionati in alto: «Pronti per l’acqua alta, cavallino compre-
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Primo Piano
L’ALLARME VENEZIA Ha visto l’acqua salire, inesorabile, nel nartece della Basilica di San Marco. Centimetro dopo centimetro, superare, ieri mattina, abbondantemente il mezzo metro. E in serata sarà oltre un metro. Sommergere le basi delle colonne bizantine appena restaurate. Lambire anche cappella Zen, “salvata” solo dalle pompe che sputavano getti d’acqua salata. A quel punto Pierpaolo Campostrini, procuratore di San Marco con delega ai servizi tecnici, non ce l’ha più fatta, ha voluto far vedere lo scempio anche a chi, a Roma, ha in mano il futuro di Venezia. Ha scattato una foto del “suo” nartece, ancora una volta violato, e l’ha mandata alla ministra alle infrastrutture, Paola De Micheli, che proprio in questi giorni dovrebbe decidere le nomine del Mose per far ripartire il cantiere della grande opera. Foto emblematica, con i marmi bizantini a mollo in quella marea che corrode storia e arte, con tanto di faccina che piange. «Basta! - si sfoga Campostrini - Il tempo non è una variabile indipendente! Le cose vanno fatte. Il problema dell’acqua alta va risolto e in questa generazione».
Mercoledì 13 Novembre 2019 www.gazzettino.it
Basilica ancora violata: finisce un metro sotto `Sommerse le basi delle colonne bizantine Il procuratore di San Marco invia le foto alla ministra Paola De Micheli appena restaurate, lambita la cappella Zen `
LE RASSICURAZIONI DA ROMA E nel pomeriggio una prima risposta da Roma arriva. Non sul Mose, ma almeno sui fondi che Procuratorie e Soprintendenza avevano chiesto per far fronte ai danni causati dalle acque alte. Due milioni e sette, aveva calcolato la stessa Procuratoria all’indomani dell’acqua alta del 30 ottobre dell’anno scorso, quando la marea a quota 156 centimetri, oltre che il nartece, aveva raggiunto anche il cuore della Basilica. Soldi da spendere non solo per riparare i danni, ma anche in diagnostica, per capire quando stia soffrendo San Marco, e in nuove opere di prevenzione. Ebbene, ieri il ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha assicurato che questi soldi arriveranno: «Attendiamo gli esiti del sopralluogo degli ispettori del ministero, che avverrà non appena l’attuale fenomeno di acqua alta sarà terminato, ma siamo pronti a finanziare quanto richiesto lo scorso anno dalla Soprintendenza per la tutela della Basilica di San Marco». Mentre gli uffici hanno contattato Procuratoria e Soprintendenza per fissare il sopralluogo. Potrebbe essere già domani.
«ISPETTORI IN ARRIVO FINANZIAMO QUANTO CHIESTO» Dario Franceschini
LO SFOGO CON I TURISTI
BASILICA Pierpaolo Campostrini, procuratore di San Marco, mostra i livelli dell’acqua all’interno della chiesa
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i centimetri d’acqua entrati in chiesa sommerso il nartece
UN LAVORO INCOMPLETO Ieri mattina, con la marea a 127-130 centimetri, Venezia si è ritrovata sommersa per metà dei suoi percorsi. Ancor peggiori le previsioni per la serata: inizialmente era prevista una punta di marea massima tra i 140 e i 145
centimetri, ma già alle 20.30 è stata rivista tra i 155 e i 160. Poco prima delle 22 un ulteriore aggiornamento dava previsioni apocalittiche: 170 centimetri ieri alle 23. La seconda acqua più alta dal 1923 dopo i 194 centimetri del 1966. Mentre il Mose langue. I
2,7
i milioni in arrivo da Roma per i danni del 30 ottobre 2018
Nuove segnalazioni, indicando l’altezza da terra `«Misurazioni
sulla media mare poco chiare ai turisti» LE NOVITÀ VENEZIA Una delle cose più difficili con l’acqua alta è far capire ai turisti che 90 centimetri di marea non corrispondono all’acqua alta fino alla coscia. In realtà a quella altezza si può camminare senza stivali in quasi tutta la città. Il Centro
Maree e il Comune di Venezia stanno ripensando le modalità di segnalazione, le quali attualmente si basano sul “mediomare”, cioè lo zero mareografico stabilito nel 1897, da cui partono tutte le misurazioni. Per questo l’idea è di rendere interattive le vignette che già ci sono sul portale del Centro maree e che indicano l’altezza da terra dell’acqua in base al livello di marea a Punta della Salute. In futuro potranno mostrare anche il rapporto tra la marea e la persona, per rendere più comprensibile il
messaggio.
I VISITATORI Chi a Venezia non è di casa e vive l’andirivieni delle acque sui masegni come una novità da scoprire, con tutto quello che significa, non sa spesso da che parte girarsi. «Avete segnalato il livello dell’acqua a 130 centimetri, mio figlio è alto un metro e venti: devo portarlo in spalla?» si sono sentititi dire il responsabile del Centro maree, Alvise Papa e i suoi uomini. Che nei giorni dell’allerta vivono co-
cantieri sono in stallo, ormai da mesi si attendono le nomine di provveditore alle opere pubbliche e super commissario. De Micheli le aveva promesse entro la fine della settimana scorsa. «Noi ce la mettiamo tutta per salvare la Basilica - commenta Campostrini - Da aprile è in funzione un sistema di valvole e pompe che tiene all’asciutto il nartece dalle acque fino a 85-88 centimetri. Quest’estate ci siamo salvati da tante maree che gli anni scorsi sarebbero entrate. Ma a quote più alte l’acqua entra. E stamattina (ieri, ndr.) ha raggiunto questi livelli. Non possiamo abituarci a tutto questo. É intollerabile! Il Mose deve entrare in funzione per le maree più alte. E per quelle intermedie vanno completate anche le opere di rialzo della città, che sono al 70%. L’intero Piazza San Marco va impermeabilizzata, ma a che punto è il progetto? Vorremmo saperlo. Tutto va troppo a rilento!». Un grido di dolore, quello di Campostrini. Ieri mattina, con gli stivali alla coscia, a muoversi sui mosaici allagati, c’erano anche il proto di San Marco, Mario Piana, e le tante maestranze che si occupano di questo gioiello d’arte bizantina. Da chi spazzava i pavimenti antichi con l’acqua dolce, ai restauratori impegnati a rimettere in sesto le colonne corrose dall’acqua del nartece. «Le basi di queste colonnine le abbiamo appena sostituite e ora sono sott’acqua - mostra Camporistini - è la prima volta che gli capita! Sono di marmo verde di Tessalonica. La cava è esaurita. Queste sono le nostre ultime riserve».
stantemente negli uffici di Palazzo Cavalli. E sono domande come queste che spingono gli esperti a un cambio di passo e di comunicazione. In fin dei conti, anche di rilievo scientifico, per aiutare residenti e turisti a districarsi meglio. «Un grande problema - spiega Papa - è far capire cosa succede. A Venezia si tratta di un’onda di marea che entra ed esce. Noi stiamo cercando anche con le scuole di recuperare la cultura del mare e dei venti».
Fuori della Basilica, in Piazzetta i turisti si radunano, scattano foto, guardano divertiti. A un certo punto è lo stesso Campostrini a sbottare: «Questo non è un bel giorno per noi veneziani. Non abbiamo piacere di avere turisti in questo momento». Lo dice in inglese, per farsi capire. I sorrisi si smorzano. Qualcuno se ne va, ma altri sono pronti ad arrivare, mentre l’acqua inizia la sua discesa. Alle 13 anche Basilica e Campanile riaprono alle visite in una giornata che torna (quasi) normale. In realtà non è affatto finita. In serata nuova emergenza da fronteggiare. Di turno, con le maestranze, c’è il proto Piana. E stamattina di replica. Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA
«BASTA! LE COSE VANNO FATTE IL PROBLEMA VA RISOLTO» Pierpaolo Campostrini
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Nel resto d’Italia
SINDACO Luigi Brugnaro
so». Petra Reski è preoccupata e indignata: «Allarme acqua alta a Venezia: continua a salire, per le 23 sono previsti 1,60 metri. Un disastro. Già alle ore 19.45 tutto era sotto. E meno male che abbiamo buttato in acqua 7 miliardi di euro per il Mose». Luca Zane twitta alle 22.10: «Le sirene sono suona-
L’APPELLO DEI RESIDENTI SCRITTO A PIANO TERRA E RILANCIATO VIA TWEET: «NON FARE ONDE, GRAZIE» DA “MARCO POLO” LIBRI POSIZIONATI IN ALTO
te due volte. La previsione di marea eccezionale da 145 cm è diventata in poco più di un ora a 160, ora a 170. L’acqua entra nelle case, sta allagando tutto. Se cresce così sarà la peggiore acqua alta della storia dopo il 1966». L’immagine postata da Pablita mostra sacchi neri in un canale: «Anche a Venezia acqua alta e immondizia che galleggia». Adolf Hipster chiude con amara ironia, immaginando il dialogo fra due veneziani. Chiede l’uno: «Viento a bevare no spritz?». Risponde l’altro: «Ma no xe drio piovare...». Il primo ribatte: «Ma va, sa voto che le sia do gozze d’acqua...». Il secondo accetta: «Va bon dai se catemo al baretto». E la foto è di un plateatico sommerso oltre i tavolini. R.Ne. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Nubifragio flagella il centro di Matera
Bari, anziano muore Campanile di Capri travolto da un ramo danneggiato dal vento
A Matera e nella sua provincia la notte tra lunedì e martedì una tromba d’aria ha divelto alberi, pali della luce e tetti ed ha provocato danneggiamenti alle colture. A questo si aggiunge il nubifragio di ieri che ha flagellato la parte storica e il rione dei Sassi, trasformando le sue strade in torrenti in piena carichi di detriti che hanno divelto la pavimentazione in basolato.
A Bari un 80enne, Pasquale Cutecchia, è morto travolto da un ramo davanti al cancello di casa. Nel Salento, piogge, venti di burrasca e onde alte cinque metri hanno investito la costa jonica con alberi sradicati ovunque, barche disancorate e cabinati scaraventati sugli scogli. A Spongano la furia del vento e la pioggia hanno distrutto il palazzetto dello sport appena ultimato.
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Tempesta a Capri, colpita la Torre campanaria nella celebre Piazzetta, uno dei simboli dell’isola. In Sicilia isole Eolie isolate con aliscafi e traghetti fermi. Interrotti i collegamenti anche per le Isole Tremiti. Nel palermitano a causa del vento sono caduti la croce e il basamento di una chiesa a Isnello e a Messina auto danneggiate e un ferito per gli alberi sradicati.
REGIONE
MERCOLEDÌ 13 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
dopo il divieto del questore allo stadio euganeo
Zaia, legge bis: bandiera veneta esposta in tutti i luoghi pubblici La Regione ripropone il progetto bocciato un anno fa dalla Corte Costituzionale «Non è un capriccio ma un diritto del nostro popolo, il Governo non si opponga» getto di legge che prevede l’esposizione obbligatoria del vessillo con il Leone alato in campo porpora (dal 1970 simbolo ufficiale della Regione) negli edifici pubblici «sia statali che facenti capo ad amministrazioni locali». Non si tratta di una novità: nell’agosto 2017 i consiglieri veneti legiferava nella stessa direzione (prevedendo san-
Filippo Tosatto VENEZIA. Se al Viminale impe-
rasse ancora Matteo Salvini, non scommetteremmo un cent sulla carriera del questore di Padova, il catanese Paolo Fassari, che, applicando alla lettera la normativa sugli stadi, ha vietato la bandiera di San Marco all’Euganeo. Per sua fortuna, la stagione gialloverde è alle spalle né il ministro degli Interni in carica, Luciana Lamorgese, pare incline a sanzionare un gesto in sé legittimo che, al più, configura un eccesso di zelo.
Lega, Finco all’attacco «Il reato di vilipendio al tricolore va esteso al Leone di San Marco»
DECISIONE-LAMPO
Chi non si rassegna al divieto, giudicandolo «quantomeno incivile», è il governatore del Veneto, lesto a farsi interprete dell’ondata di proteste di marca leghista. Di buon mattino, su proposta di Luca Zaia, la Giunta di Palazzo Balbi ha approvato all’unanimità la “riesumazione” del pro-
zioni fino a mille euro per i trasgressori) salvo incassare la bocciatura della Corte Costituzionale che, un anno fa, ha dichiarato l’assemblea incompetente a riguardo. L’IDENTITÀ E IL TRICOLORE
Il governatore Zaia e il presidente del consiglio regionale Ciambetti
palazzo Ferro-Fini, la Maovra di bilancio
Ater, 24 mila famiglie salve elevate le soglie di reddito con il sì unanime dell’aula VENEZIA. Sospiro di sollievo
per gli inquilini dell’Ater. In serata, nel corso della discussione della manovra economica-finanziaria, il consiglio del Veneto ha elevato le soglie del reddito che consentono la permanenza negli alloggi pubblici; linea di confine è la riforma del 3 novembre 2017: per chi ha ricevuto la casa popolare in precedenza, il tetto Isee per conservare il diritto alla casa cresce da 20 a 35 mila euro (il 75% in più); per gli assegnatari successivi il valore sale inve-
ce a 26 mila euro (+30%) mentre gli over 65 e i nuclei familiari con un disabile o una persona non autosufficiente conservano l’abitazione anche nel caso in cui superino la soglia massima. A sancire la svolta, dopo i rincari delle rette decisi quest’estate e la lotta i “furbetti” annunciata dal governatore Zaia, è stata Manuela Lanzarin, con un emendamento al bilancio approvato all’unanimità dall’aula: «Abbiamo scelto di tutelare le fragilità e gli anziani», le parole
dell’assessore leghista «queste misure metteono in sicurezza circa 24 mila nuclei familiari, vale a dire il 60% degli inquilini». Il correttivo, nel dettaglio, include una franchigia sui piccoli risparmi, la neutralizzazione dell’Iva che non graverà sugli inquilini, la riduzione del valore “omi” della zona, lo scorporo dal calcolo reddituale di eventuali patrimoni immobiliari infruttuosi. Gongolano i democratici: «Avevamo ragione, così come l’avevano i sindacati e gli inquilini, siamo pienamente soddisfatti della retromarcia della Giunta che ha riconosciuto le storture della legge sugli alloggi popolari, denunciate dal Pd da due anni a questa parte», il commento di Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia che avevano proposto (senza sucecsso) lo stanziamento di 20 milioni per nuove abitazio-
il tribunale di vicenza ha dato il via libera
Pedemontana, passo avanti sbloccata la galleria di Malo MALO (VICENZA). La galleria
della Pedemontana a Malo può essere completata e la giunta regionale saluta con favore la decisione del Gip di Vicenza. Il tribunale ieri ha dato il via libera al cantiere lungo 6 chilometri per collegare Castelgomberto con Malo, dopo lo stop imposto dalla magistratura berica nel marzo del 2016 per la morte di Sebastiano Laganga. L’operaio fu travolto da un masso crollato dal-
la volta della galleria durante lo scavo: sotto accusa i sistemi di sicurezza e i materiali non conformi alle norme Ue per l’ancoraggio dei chiodi e del calcestruzzo. Il 30 luglio scorso, i legali della Sis di Matterino Dogliani e degli spagnoli di Sacyr hanno presentato ricorso e dopo tre mesi è maturata la svolta, che consente di riprendere il tunnel a ridosso di Malo, mentre sul lato Castelgomberto rimane il
sequestro legato allo smottamento di un tratto dell’argine del torrente Poscola. Nessun intoppo invece per la galleria di emergenza con sbocco in Vallugana: qui i lavori proseguono giorno e notte con i residenti che protestano per la polvere. «Questa decisione è importante», spiega l’ingegner Elisabetta Pellegrini, che coordina lo staff della Pedemontana per conto della Regione, «
Siamo al revival, insomma: «È il simbolo dell’identità e
ni. «Oggi gli inquilini Ater possono festeggiare ma noi manterremo alta la guardia», fanno eco Piero Ruzzante, Patrizia Bartelle e Cristina Guarda. Altri provvedimenti? Tra tutti spicca il via libera allo stanziamento di dieci milioni l’anno per innalzare gli stipendi del migliaio di medici dell’Azienda ospedaliera di Padova e adeguarli così alla media regionale. Stanziati poi 200 mila euro per convertire l’alimentazione dei veicoli da benzina a Gpl o metano («Sono spiccioli... », lamenta il dem Andrea Zanoni del Pd) e 50 mila per la formazione dei soccorritori sulle piste di sci; sostegno di tutti i gruppi dell’aula, infine, alla candidatura World Heritage List dell’Unesco della Valle d’Alpone. Oggi sprint finale in vista del sì definitivo alla manovra. — Filippo Tosatto
non solo per lo sblocco della situazione, ferma dal 2016 sul lato di Malo, ma anche per le affermazioni del perito del giudice, professo Rinaldo Genevois dell’università di Padova, riportate nel provvedimento stesso, che valida in toto il sistema tecnico di ancoraggio, in base alle risultanze delle prove effettuate. Quindi è sancito nero su bianco che il modello proposto dal costruttore per la messa in sicurezza della galleria è del tutto adeguato», afferma la Pellegrini. «Il concessionario Sis tra novembre 2018 e aprile 2019, ha sviluppato sette campi di prova per testare la migliore soluzione di chiodi in acciaio e betoncini e scegliere la più affidabile per la si-
della storia di un popolo», la replica di Zaia «e farla sventolare dalle sedi degli uffici pubblici è esclusivamente un atto di rispetto per la nostra comunità. Sì, oggi riproponiamo questa legge e lo facciamo perché abbiamo la certezza che contiene un principio sacrosanto, meritevole di essere difeso. Mi auguro che questa volta non venga impugnata dal Governo; se fosse ancora così tuteleremo, fino in fondo e in tutte le sedi possibili, il diritto di esporre la nostra bandiera»; «Non è un mio capriccio, a suggerirlo è il buon senso», rincara il governatore «penso che nessuno possa vedere un atto di provocazione nell’esposizione di un simbolo identitario, credo anzi che una legge di questo genere dovrebbe essere esportata in ogni regione italiana perché tutti i cittadini hanno questo diritto». SÌ DEL M5S, PD CONTRARIO
Mentre i 5 Stelle condividono la critica al divieto («Una follia»), a sinistra - dal Pd a Leu - c’è chi obietta e antepone il tricolore al leone marciano: «L’attaccamento alla bandiera della propria regione non toglie nulla ad alcun cittadino italiano. Chi pensa il contrario, si ricordi dei funerali a Sassari di un Presidente emerito della Repubblica come Francesco Cossiga, che fu anche un grande giurista. Sulla sua bara volle che fosse stesa anche la bandiera sarda con i quattro mori, un simbolo di storia e attaccamento ad una terra come lo è quella
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veneta con il leone marciano». E c’è chi va oltre: «Per evitare il ripetersi di episodi quali quello accaduto allo stadio di Padova, e In attese delle scuse del questore che ha mancato di rispetto al nostro popolo, proporrò un progetto di legge statale per estendere il reato di vilipendio alla bandiera nazionale a quelle regionali», mostra i denti Nicola Finco, il capogruppo leghista al Ferro-Fini. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
il vicesindaco di padova
Lorenzoni: simbolo della nostra storia ma c’è una norma «Non mi pare che la bandiera con il Leone di San Marco sia un simbolo pericoloso, anzi fa parte della nostra storia. Ma se c’è una norma è normale ed è giusto che il questore la faccia rispettare. Il problema è, appunto, la norma». Così anche il vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni interviene sulla vicenda della bandiera veneta sequestrata fuori dallo stadio Euganeo. Lorenzoni, protagonista dell’exploit arancione alle comunali del 2017, è stato tra i promotori de “Il Veneto che vogliamo”, la rete delle esperienze civiche che si sta organizzando in vista delle prossime regionali. «Non sapevo che esistesse una norma del genere sulle bandiere – confessa – Ma certo Zaia ha ben altri problemi di cui occuparsi».
l’architetto di Mira aveva 79 anni
Addio a Carraro, guidò l’assemblea regionale VENEZIA. È morto Umberto
Carraro, l’architetto di Mira già esponente di spicco del partito socialista e presidente del consiglio del Veneto d luglio 1990 al giugno 1995. A darne notizia all’assemblea di Palazzo Ferro-Fini, il presidente Roberto Ciambetti che l’ha definito «uomo delle istituzioni», ricordando che ricoprì anche l’incarico di vicepresidente della Giunta oltre che di assessore a Mira, dov’era nato il 2 marzo del 1940, e nel maggio 1992 rappresentò la Regione del Veneto nell’elezione del pre-
curezza. Alcune non sono risultate soddisfacenti, mentre due soluzioni si sono rivelate adeguate; una di queste è stata scelta dal consorzio Sis ed evidenziata nella richiesta di dissequestro. Il 7 novembre scorso il Tribunale di Vicenza ha liberato le aree sequestrate con i depositi di materiale a ridosso del casello di Malo, a due passi dall’azienda India. Si tratta di un altro passo in avanti perché il nuovo tratto di Pedemontana da Breganze alla galleria di Malo, che a gennaio aprirà al traffico, sarà collegato a casello. Poi la Sis concentrerà le proprie attenzioni sulla valle dell’Agno, per collegare Castelgomberto con Montecchio Maggiore: la Pedemontana va solo asfaltata. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Umberto Carraro, socialista
sidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. I suoi funerali si svolgeranno venerdì, alle ore 15, nella chiesa parrocchiale di Mira. —
euregio nordestina
L’Istria partner di Veneto, Friuli e land Carinzia Una modifica statutaria consentirà alla regione istriana della Croazia di entrare come «osservatore attivo» nell’“Euregio senza confini”, gruppo che include Veneto, Friuli Venezia Giulia e il land austriaco della Carinzia. L’annuncio dai rappresentanti dell’euroregione - il governatore carinziano Peter Kaiser, l’assessore veneto Federico Caner, il presidente friulano Massimiliano Fedriga - riuniti a Venezia.