RASSEGNA STAMPA DEL 14 SETTEMBRE 2019

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14-SET-2019

da pag. 11 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

Lettori Audipress 04/2019: 141.030 63


13-SET-2019 Estratto da pag. 32 6566

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14-SET-2019 Estratto da pag. 1 3043

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14-SET-2019 Estratto da pag. 9 3043

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14-SET-2019

da pag. 20 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

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da pag. 20 Quotidiano nazionale

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da pag. 12 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

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da pag. 12 Quotidiano nazionale

Direttore: Maurizio Molinari

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da pag. 8 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Tarquinio

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14-SET-2019

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Dir. Resp.: Alessandro Sallusti Tiratura: 96254 - Diffusione: 46994 - Lettori: 340000: da enti certificatori o autocertificati

7279

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14-SET-2019 Estratto da pag. 6 3043

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14-SET-2019 Estratto da pag. 12 3043

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14-SET-2019

da pag. 16 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 04/2019: 275.328 63


14-SET-2019 Estratto da pag. 7 3043

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14-SET-2019 Estratto da pag. 21 3043

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14-SET-2019

da pag. 4 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

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14-SET-2019 Estratto da pag. 11 3043

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14-SET-2019 Estratto da pag. 11 3043

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14-SET-2019 Estratto da pag. 3 3043

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da pag. 12 Quotidiano nazionale

Direttore: Virman Cusenza

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da pag. 1 Quotidiano nazionale

Direttore: Carlo Verdelli

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da pag. 18 Quotidiano nazionale

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da pag. 19 Quotidiano nazionale

Direttore: Fabio Tamburini

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da pag. 3 Quotidiano nazionale

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da pag. 17 Quotidiano nazionale

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14-SET-2019

da pag. 2 Quotidiano nazionale

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14-SET-2019 Estratto da pag. 3 3043

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da pag. 7 Quotidiano nazionale

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da pag. 9 Quotidiano nazionale

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da pag. 9 Quotidiano nazionale

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14-SET-2019 Estratto da pag. 2 3043

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14-SET-2019

da pag. 19 Quotidiano nazionale

Direttore: Virman Cusenza

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14-SET-2019

da pag. 19 Quotidiano nazionale

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14-SET-2019 Estratto da pag. 5 3043

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14-SET-2019 Estratto da pag. 8 3043

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... Sabato 14 Settembre 2019

La Voce

FEDERALISMO Il governatore veneto Zaia replica al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano

“Autonomia non è assistenzialismo” “Ci spieghi perché il regionalismo per il Veneto non va bene e quello per la Sicilia sì” L’autonomia regionale continua ad essere un punto di attrito fra Lega e nuoco governo e il presidente del Veneto Luca Zaia torna all’attacco. Zaia si rivolge al ministro per il Sud Provenzano: “Visto che il ministro Provenzano sembra essere il più informato di tutti sulla proposta di autonomia del Veneto sono certo che saprà dire agli italiani, in tempi brevissimi, quali ne sono i contenuti; cosa ne pensa, invece, dell’autonomia siciliana; e, di conseguenza, i motivi tecnici per cui la Sicilia può avere la sua autonomia e il Veneto no; perché l’autonomia siciliana va bene ed è virtuosa e quella chiesta dal Veneto spacca l’Italia e penalizza il Paese. Qual è il modello di autonomia (par di capire non quello siciliano) che, secondo lui, fa sì che il federalismo sia un sistema che aumenta i costi”. Così il governatore ha ribattuto al ministro per il sud, che aveva dichiarato che la proposta di autonomia del Veneto “spaccava l’Italia”. E ancora: “Da buon siciliano esperto di economia, vice direttore dello Svimez che si occupa di sviluppo economico del meridione, in passato capo segreteria dell’assessore all’economia Luca Bianchi della giunta Crocetta in regione siciliana di certo sarà facilmente in grado di spiegarci i contenuti che rendono economicamente e gestio-

Luca Zaia, governatore del Veneto nalmente efficiente e virtuosa l’autonomia siciliana, visto che si dice così preoccupato della proposta veneta”. Zaia conclude con una domanda al ministro Provenzano: “Nelle sue dichiarazioni ha usato il verbo ‘spaccava’, al passato, forse che il governo di cui fa parte ha già deciso qualcosa? Se sì, ci dica cosa. O dedichi qualche ora del suo tempo a studiare la proposta di autonomia del Veneto per poterne parlare con cognizione di causa”. E poi ancora più duro: “Le argomentazioni contro il federalismo del ministro Proven-

Giuseppe Provenzano ministro del Sud

zano scontano un difetto di fondo: vengono da un teorico dell’assistenzialismo, che è il suo vero punto di partenza. Abbiamo capito che adesso fa il ministro per il Sud, ma almeno cerchi di parlare con un minimo di attinenza alla realtà”. Zaia ha commentato le dichiarazioni rilasciate d Giuseppe Provenzano secondo le quali molto spesso il federalismo avrebbe determinato aumenti dei costi. “Se questa è la sua teoria - incalza Zaia Provenzano ci spieghi come mai il federalismo funziona benissimo negli Usa, in Ger-

mania e in tante altre comunità del mondo occidentale. In realtà i costi del federalismo, in Italia, sono aumentati nelle regioni autonome del sud e nel Mezzogiorno in generale. Una situazione alla quale si può porre rimedio solo con l’autonomia responsabile”. “In proposito - aggiunge il governatore - ricordo l’avanzo primario che le Regioni amministrate con attenzione, tra cui il Veneto, presentano da anni in sanità. E in Veneto i soldi risparmiati li reinvestiamo in più cure e macchinari più moderni per chi soffre. Gli ricor-

do anche la realtà virtuosa del Veneto, da dieci anni Regione tax free (senza un euro di addizionale regionale applicata ai cittadini)”. “Prima di parlare genericamente e impropriamente di federalismo costoso conclude Zaia Provenzano si chieda come mai proprio ieri la Sicilia si è affidata alla Lombardia perché non riesce a fare acquisti virtuosi, e come mai la sanità catanzarese proprio in questi giorni e stata commissariata. Questi sono gli effetti deleteri dell’assistenzialismo. La risposta è l’autonomia con la salvaguardia di tutti i prin-

cipi costituzionali”. Zaia si è anche rivolto al ministro degli affari regionali Francesco Boccia: “Come si può chiamare propaganda un testo scritto da eminenti giuristi e costituzionalisti come i professori Mario Bertolissi, ordinario di diritto costituzionale dell’università di Padova; Andrea Ambrosi, ordinario di diritto costituzionale regionale di Padova; Giancarlo Pola, ordinario nonché preside della facoltà di economia dell’università di Ferrara; Dario Stevanato, ordinario di diritto tributario all’università di Trieste; Andrea Giovanardi, ordinario di diritto tributario all’università di Trento; Ludovico Mazzarolli, ordinario di diritto pubblico all’università di Udine; fino ad arrivare al professor Luca Antonini, oggi giudice costituzionale?”.“Mi dispiace sinceramente - prosegue Zaia - che Boccia, che incontrerò il 23 settembre prossimo, parli ancora di ‘propaganda’, con palese riferimento alla proposta del Veneto, citando come modello quella dell’Emilia Romagna. Niente da dire sulle scelte emiliano-romagnole ma Boccia dovrebbe ben sapere che si parla di ‘autonomia differenziata’: se la lingua italiana ha un senso significa che ogni Regione ha diritto a costruirsi un abito su misura per le esigenze dei suoi territori”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LEGA I leader del partito: “6 milioni hanno votato e la porteremo a casa”

Salvini: “I 5 Stelle hanno tradito”

Matteo Salvini

Anche il leader leghista Matteo Salvini torna a parlare di autonomia regionale. Alla domanda dello speaker della trasmissione “Il Morning Show” di Radio Cafè sull’autonomia in Veneto e Lombardia, Salvini ha aggiunto: “Sei milioni di persone hanno votato sì, ci hanno dato un mandato e noi come testoni questo mandato lo porteremo a casa. Quello dell’autonomia è un tema su cui i 5 Stelle più di altri hanno tradito, perché ci hanno fatto perdere un anno, tra tavoli, tavolini, incontri

e commissioni. Il Governo 5 Stelle - Pd - Leu ce l’ha come ultima delle priorità. Le prime due leggi che questo governo ha impugnato sono due leggi della regione autonoma Friuli Venezia Giulia. In ogni caso, è uno dei temi che un governo normale dovrà affrontare. E non si tratta certamente di questo governo - continua - Abbiamo davvero penato, era tutto un no. Poi giustamente Zaia, quando lo vedevo, mi diceva: ‘Vabbè, ma se l’autonomia deve essere un pacchetto vuoto, noi non prendiamo

in giro la gente‘. La cosa bella, comunque, è che in questo anno di discussioni anche al Centro e al Sud, mentre prima guardavano all’autonomia con diffidenza, ora riconoscono che è un modo per premiare il merito e l’efficienza delle regioni. Quindi, è stato un anno perso dal punto di vista della sostanza, ma dal punto di vista dell’educazione e della cultura autonomista e federalista è stato un passaggio positivo. Un anno di semina”. E ancora: “Con Luca Zaia ci vediamo già sabato (oggi ndr.)

perché abbiamo una riunione con 500 tra sindaci e amministratori di province e Regioni della Lega e governatori del centro destra: è da qui che ripartiamo, dai territori. Per quello che riguarda le regionali in Veneto stiamo già lavorando al programma ed alla squadra, i nomi da noi arrivano sempre alla fine, ovviamente Luca Zaia in tutte le statistiche, e le tabelle, è il governatore più efficiente, più efficace e più amato d’Italia e quindi se lo vorrà ovviamente correrà”.

CARROCCIO Attese 100mila persone, anche molti polesani

Domani l’adunata di Pontida La marea verde si perapara all’evento di Pontida, l’annuale raduno nazionale della Lega. Un’adunata che vedrà l’afflusso di migliaia di persone, molti i partecipanti che verranno dal Polesine, guidati dai vertici polesani del Carroccio. Ieri il segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini, ha dichiarato che “I sacri vangeli li lasciamo al loro posto, sul palco di Pontida tirerò fuori un’idea di Italia, noi ci sforzeremo di parlare d’Italia, dal Veneto all’Umbria, fondata su principi ben chiari che sono il lavoro, la famiglia, la sicurezza. Temi

che in questi giorni di cosiddetto ‘nuovo Governo’ di sinistra non vengono fuori. Io ho capito che non vogliono la flat tax, vogliono rivedere quota cento, ci sono già due navi delle Ong che stanno entrando nelle acque italiane, senza che nessuno muova un dito: esporremo la nostra idea di futuro”. Lo slogan, che il segretario federale avrà alle sue spalle, dovrebbe essere ‘La forza di essere liberi’. Concetto che Salvini ribadirà dal palco del pratone della Valle di San Martino, dalle 14, quando è previsto che prenderà la parola, tra le note di ‘Nessun dorma’. Nonostante il

ritorno all’opposizione, si annuncia una Pontida da record. Gli organizzatori scommettono su 100mila presenze da tutta Italia. Tanto che gli stand sono stati spostati dal pratone a una delle vie di accesso, per lasciare più spazio alla folla. “Sarà la Pontida più partecipata di sempre”, promette Salvini. “Sarà una domenica di costruzione, sorriso, futuro, visione, di idee, di società, sviluppo e tutela dell’ambiente senza pregiudizi ideologici”, spiega invitando i sostenitori a partecipare in massa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Domani l’adunata leghista di Pontida

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Sabato 14 Settembre 2019

La Voce

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PRIMO PIANO POLESINE

GOVERNO CONTE BIS Tre i veneti a Roma. Baretta: “Sono appassionato e affezionato al Polesine”

“Da qui si parte per lo sviluppo” Achille Variati, 66 anni, ex sindaco di Vicenza, è stato nominato al ministero dell’Interno Ketty Areddia

ROVIGO - Hanno entrambi un rapporto stretto con il Polesine. Il primo, Achille Variati, nominato ieri sottosegretario all’Interno, è stato sindaco di Vicenza e presidente dell’Unione delle province. Nel 2012, in epoca Piva, era di casa a Rovigo, dove insieme a Tosi si parlava di area vasta, un’ipotesi di collaborazione e sviluppo mai avviata. Variati è stato candidato a Rovigo per il Pd, e qui ha raccolto 49.659 preferenze e non è stato eletto. Dopo una settimana di passione, in cui ha preferito mantenere il riserbo, è stato ripescato al Viminale, come vice del ministro Luciana Morgese. Ha 66 anni, laureato in matematica alla fine degli anni '70. Nel 1980 era entrato nella Democrazia cristiana. Ha vissuto imvece con una dose di fatalismo la corsa alle nomine, Pierpaolo Baretta. Veneziano, classe 1949, Baretta dopo un lunga carriera nel sindacato, culminata nel 1997 con il ruolo di segretario generale della Fim, i metalmeccanici della Cisl, viene eletto in parlamento con il Pd nel 2008 e poi nel 2013. Dal 2013 al 2018 è stato sottosegreta-

n “La Zes è stata una mia battaglia Boccia e Zaia presto l’incontro” A sinistra Pier Paolo Baretta, veneziano, 70 anni. A destra, Achille Variati, vicentino, 66 anni

rio all’economia prima nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Nel marzo del 2018 ha percorso passo passo il Polesine, dove si era candidato al Senato, senza successo. Ma la provincia di Rovigo, dove ha ottenuto 55mila 855 preferenze, gli è rimasta nel cuore e ieri ha voluto spendere parole di attenzione al Veneto e al Polesine. “E’ una terra a cui

mi sono appassionato e affezionato - dice Baretta- Mi sono occupato dei problemi del territorio e lo avevo fatto anche da sottosegretario al Mef in epoca Gentiloni. Questo è un punto di riferimento importante per lo sviluppo dell’economia veneta”. E ha aggiunto: “Il mio impegno, tenendo conto delle emergenze, sarà dare seguito a quello che

avevo cominciato some sottosegretario”. In cima ai pensieri, la Zona economica speciale: “Ho da sempre fatto la battaglia per la Zes negli anni scorsi e ci ritornerò. E’ un punto di partenza importante”. E sulla spaccatura fr Nord e Sud, che proprio la sua nomina, come quella dei colleghi Variati e Martella vuole sanare, dice “Il Vene-

to è rappresentato. Riguardo all’Autonomia noi con il precedente governo Gentiloni avevamo fatto di più, con le prime intese tra stato e regione Veneto. Invece con il governo amico è crollato tutto. L’errore del presidente Zaia, è stato due mesi fa di non accettare le offerte rispetto a un’autonomia differenziata. Credo che il progetto dell’autono-

mia e del buon federalismo siano irreversibili. So che ci sarà un incontro a breve tra Zaia e Boccia”. Particolarmente contento della sua nomina Diego Crivellari, che con Baretta ha condiviso una difficile corsa alle scorse politiche: “Sono felice per Pier Paolo e per il territorio”. Altro servizio a pag. 39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

POLITICA Il politico veneziano Sottosegretario alla presidenza del Consiglio

L’editoria al dem Andrea Martella Alberto Garbellini

La delicata delega all’editoria torna al Pd, assegnata al neonominato sottosegretario alla Presidenza del consiglio Andrea Martella. Il politico di Portogruaro (Venezia) ieri è entrato a far parte del governo di Giuseppe Conte assieme agli altri 41 fra viceministri e sottosegretario. Martella è uno dei tre veneti che sono approdati nell’esecutivo (gli altri sono Pierpaolo Baretta e Achille Variati) e per lui c’è un ruolo, e una delega di peso, la nomina a sottosegretario del premier e la delega all’editoria, infatti, è stata fra i punti di attrito durati fino a tarda notte fra i due principali partiti del governo giallorosso (M5S e Pd). Luigi Di Maio avrebbe voluto continuare a puntare su Vito Crimi come responsabile del settore editoria, ma alla fine ha avuto la meglio il Pd e il segretario Nicola Zingaretti che, consapevole della portata strategica e dell’importanza del settore, è riuscito a riportare in casa dem la delega. “Sono soddisfatto - le uniche parole a caldo di Martella - e onorato di questa nomina”. Rimandando ogni altra dichiarazione a dopo il giuramento. Martella da tempo è uno dei più fidati e stretti collaboratori di Zingaretti, è coordinatore della sua segretaria, oltre che politico esperto nonostante la giovane età (classe 1968). Chi lo co-

A destra Andrea Martella neonominato sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all’editoria a lato Diego Crivellari

nosce bene è Diego Crivellari: “Certo - dice - lo conosco dai tempi dei Ds. E’ uomo portato al dialogo e al confronto serio e costruttivo, conosce bene i meccanismi delle dinamiche parlamentari. Il fatto che sia stato nominato all’editoria dimostra quanto il Pd e la segreteria Zingaretti tengano a questo settore. Martella, inoltre, conosce bene le esigenze e le caratteristiche del Veneto, ovviamente, e anche del Polesine. Più di una volta è stato a Rovigo. Ricordo che venne anche in occasione della presentazione di un libro di Veltroni”. Ma Crivellari ha accolto con favore anche la nomina degli altri tre sotto-

segretari veneti nel governo Conte: “Baretta rappresenta la continuità, era componente dei governi Renzi e Gentiloni e conosce bene le problematiche del Polesine e del Basso Veneto in particolare, sa quali sono i problemi e le esigenze. Lo stesso dicasi per Variati, oltre che sindaco di Vicenza è stato anche presidente dell’Unione delle Province, conosce bene, quindi, le necessità dei territori, e non credo sia un caso che sia stato nominato sottosegretario agli Interni. Direi che con queste nomine la rappresentanza del Veneto nel governo ne esce decisamente potenziata”.

Tornando a Martella nelle sue esperienze politiche ci sono diversi passaggi importanti: è stato anche coordinatore della mozione di Andrea Orlando alle primarie del 2017, e da allora fa parte di questa area del Pd. Ha esordito in politica a Portogruaro, ricoprendo poi diversi incarichi di partito a livello regionale nel Pds e nei Ds. Avvicinatosi all’area di Walter Veltroni, nel 2001 compie il balzo e viene eletto per la prima volta alla Camera, nel listino proporzionale in Veneto. Verrà rieletto nel 2006, nel 2008 e nel 2013, mentre l’anno scorso non si è ricandidato. A livello parlamentare Martella nelle

diverse legislature è stato membro delle commissioni attività produttive, ambiente e infrastrutture, e nel governo ombra di Walter Veltroni è stato ministro delle Infrastrutture. Il tema dell’editoria quindi torna nell’agenda del governo. Il presidente del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti Carlo Verna ha scritto a Martella: “Sottolineo l’urgenza di procedere al più presto ad un confronto con l’esecutivo sui nodi stringenti dell’informazione”. Fra questi “una revisione dei tagli operati di recente a molte testate minori. Serve un dialogo a tutto campo”. © RIPRODUZIONE RISERVATA


SABATO 14 SETTEMBRE 2019 IL MATTINO

PRIMO PIANO

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Ritorno sui banchi a ostacoli proteste dei genitori

Mameli, falsa partenza Il bus cambia percorso e al ritorno è in ritardo PADOVA. Il servizio del bus

Il provveditore Natale spiega l’origine dei ritardi nelle chiamate dei supplenti «Stiamo rimediando, a fine mese i disagi dovrebbero essere totalmente risolti»

navetta per portare i ragazzi delle nove classi della scuola media Mameli da via Agnus Dei alla parrocchia della Madonna Pellegrina, già nel primo giorno non è risultato né puntuale e né preciso. Questo anche perché sul sito della scuola ci sono stati due comunicati diversi. Uno nel primo giorno di servizio del bus navetta, affidato a BusItalia ed il secondo nel giorno successivo. Due le disfunzioni che si sono verificate. Il bus è passato per via Ognissanti, dove transiterà anche nei prossimi giorni, e non per via Gradenigo, dove c’è la fermata che è stata individuata davanti alla scuola Dina Luzzato. Quindi tanti ragazzi sono stati costretti a farsi portare in auto alla Madonna Pellegrina. Il secondo errore è che giovedì, per il rientro dei ragazzi in centro, il bus, dalla fermata di via Tre Garofani 66, non è passato alle 13.15, come da orario previsto, ma

PADOVA. «I ritardi delle nomi-

il valzer dei dirigenti

Insegnanti in attesa per le nomine in ruolo. Le chiamate dei supplenti, invece, sono partite soltanto ieri in quasi tutte le scuole

«Un problema informatico ha fatto slittare le nomine» ne dei supplenti annuali, che devono essere effettuati dai singoli presidi, non dipendono né da quest’ufficio scolastico provinciale, né da quello Regionale. E neanche dai dirigenti del Miur. Purtroppo si è verificato un inghippo di natura tecnico-informatico, che ha costretto il ministero a inviare in ritardo alle scuole le graduatorie d’istituto, che in pratica sono state quasi tutte riformulate». Roberto Natale, dirigente scolastico provinciale, prova a spiegare l’origine dei problemi. Ma sa che per la scuola padovana sono giorni complicatissimi. CHIAMATE IN CORSO

«Dopo lo stop informatico, durato quasi tutta questa settimana, le nomine sono cominciate giovedì sera quan-

do alle scuole abbiamo trasmesso le graduatorie da cui attingere», prosegue Natale. «Tutti i presidi, in stretta collaborazione con le rispettive segreterie, si stanno impegnando al massimo per effettuare le chiamate in tempi

ta all’equilibrio. «Come accade ogni anno, ci sono scuole dove mancano insegnanti, ma ci sono anche istituti, specialmente dove i docenti sono in ruolo da anni, dove le cattedre sono tutte coperte». IL NODO DEI CONTRATTI

brevi. Nessuno ha la bacchetta magica. Sarà una corsa contro il tempo, i disagi temporanei dovrebbero durare fino alla fine del mese».

Ci si chiede se i supplenti annuali saranno nominati fino alla fine di agosto del 2020. «Purtroppo la normativa, in questo settore, è molto rigida», prosegue Natale. «All’80 per cento saranno pagati solo fino al 30 giugno. Si arriverà alla fine di agosto con quelli che copriranno le cattedre dichiarate vacanti prima della fine dell’anno scolastico scorso. È tema di una battaglia sindacale».

NON SOLO GUAI

IL SOSTEGNO CARENTE

In queste ore sono i problemi a far notizia. Ma Natale invi-

Altrettanto centrale è il tema dei posti di sostegno, che a

«Per i posti di sostegno le chiamate si faranno soltanto alla fine Saranno esperti»

Una 20enne sorda non può frequentare le lezioni all’istituto Magarotto Usl e coop non hanno ancora trovato un operatore specializzato

«Mia figlia è senza assistente sono costretta a tenerla a casa» LA STORIA

eve rinunciare a frequentare la scuola perché ancora non è stato trovato un assistente alla comunicazione che possa aiutarla durante le lezioni. Laura Gava è una ventenne di Santa Lucia (Trevi-

D

so) diversamente abile, affetta da sordità con un disturbo nel linguaggio e un lieve autismo. Frequenta con profitto l’istituto superiore Magarotto di Padova, scuola statale specializzata in istruzione per persone sorde. La ragazza avrebbe dovuto cominciare mercoledì il suo quinto e ultimo anno. Ma per ora deve ri-

manere a casa, perché l’Usl e la coop socioculturale che svolge il servizio non hanno trovato l’operatore specializzato nei linguaggio dei segni. «Con l’Usl è stato fatto un progetto specifico per Laura. Finalmente è stato previsto un assistente alla comunicazione per 24 ore alla settimana», racconta la mamma,

quanto pare saranno coperti per ultimi. Ci sono centinaia di cattedre scoperte per questo servizio così delicato. E il rischio è quello che siano assegnate tutte come posti comuni. «La fame che c’è nelle scuole da anni per i docenti specializzati nel sostegno è nota a tutti», insiste il provveditore. «I posti saranno assegnati effettivamente dopo le nomine degli insegnanti di tutte le classi di concorso. E per forza di cose andranno a docenti che non sono stati formati nelle Università. La questione si trascina da parecchi anni anche a livello nazionale. In genere, però, il sostegno sarà assegnato a supplenti annuali, che hanno prestato questo servizio già negli anni passati e quindi conoscono bene le problematiche specifiche». — Felice Paduano

Alessandra Azzalini, «ma stiamo ancora attendendo, e l’anno scolastico è già iniziato. Mi sono attivata io per trovare operatori, laureati in psicologia e specializzati in disturbi dello sviluppo e nel linguaggio dei segni, e anche la scuola Magarotto ha cercato dei professionisti. Sono stati forniti dei nominativi, ma non sono stati presi in considerazione. Mi sento rimpallata tra l’Usl e la cooperativa, da un dirigente dell’Usl mi sono sentita rispondere che devo calmarmi, che hanno quindici giorni di tempo, che non posso rivolgermi così ad un pubblico ufficiale. Non ho ricevuto spiegazioni e sono costretta a tenere a casa mia figlia. Ho scritto anche al presidente Zaia e al direttore gene-

con mezz’ora di ritardo. Tant’è che alcuni alunni si sono fatti venire a prendere dai genitori. Il disguido tecnico è stato riconosciuto anche dall’assessore comunale all’Istruzione, Cristina Piva. Che ieri mattina si è messa in contatto sia con la scuola che con BusItalia. Il bus navetta - va ricordato - non è gratuito. Lo pagano i genitori, che per i loro figli hanno sottoscritto un abbonamento annuale con il quale possono utilizzare anche gli altri mezzi del servizio urbano. C’è malumore anche a proposito dei lavori di ristrutturazione dell’edificio di via Agnus Dei, dove vanno a scuola gli allievi dell’elementare Ardigò. Alcuni genitori lamentano il mancato avvio dell’intervento. E tanti temono la futura convivenza dei ragazzi con i lavori in corso e con gli inevitabili rumori. I lavori costano un milione e mezzo di euro e dovrebbero durare quattro mesi. — F.PAD.

Per la preside dell’11° IC la chiamata all’Agrario PADOVA. Concetta Ferra-

ra, preside titolare da tre anni all’undicesimo Istituto Comprensivo, con presidenza all’interno della scuola media Vivaldi in via Chieti, è stata nominata reggente dell’istituto tecnico agrario Duca degli Abruzzi – San Benedetto da Norcia. La dirigente sostituirà, per l’intero anno scolastico 2019-2020, la preside Olivella Bertoncello, che è stata chiamata a ricoprire un incarico importante all’Università degli Studi di Padova. L’an-

LAURA GAVA CON LA MAMMA LA 20ENNE DEVE RESTARE A CASA PERCHÉ NON C’È UN ASSISTENTE

La mamma denuncia «Finalmente c’è un progetto specifico con un sostegno per 24 ore settimanali Però non parte»

no scorso la preside, originaria di Pomigliano d’Arco, è stata reggente all’IC di Maserà e quest’anno è rimasta reggente, ma solo per pochi giorni, anche dell’IC di Casalserugo. «Sono molto soddisfatta di guidare anche il Duca degli Abruzzi, una scuola bellissima e molto qualificata, fondata nel 1874», dice Concetta Ferrara. «È un istituto frequentato, in genere, da chi ama la natura e le attività che si svolgono in campagna». — F.PAD.

rale dell’Usl». Mamma Alessandra in questi anni ha fatto da pendolare e accompagnato la figlia a scuola. Per Laura oltre all’aspetto dell’istruzione - frequenta un corso tecnico economico comparabile a quello di segretaria d’azienda - è ovviamente importante quello sociale e l’affinità con compagni e insegnanti. Non è un problema di nomine dal Miur, anzi la madre evidenzia i pregi dell’istituto statale per sordi. «La scuola Magarotto è perfetta e fornisce un ottimo servizio», sottolinea Alessandra Azzalini. «La scuola ci ha sempre sostenuto, anche in questa situazione attivandosi per trovare delle persone, anche se non è di loro competenza». — Diego Bortolotto


VENETO ECONOMIA

SABATO 14 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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carica strategica dell’economia verde

Agricoltura, silurato il direttore veneto di Agea Blitz della nuova ministra Bellanova: altolà a Comacchio. Il leghista Centinaio l’aveva nominato in piena crisi di Ferragosto LORIA. Il vestito più vistoso e chiacchierato in rete? La licenza media? Erano solo l’esordio social. Ma altro che look e titoli: appena insediata, la nuova ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, Pd, ha rimosso dalla direzione dell’ Agea (Agenzia gestione erogazioni n Agricoltura) il trevigiano Andrea Comacchio, nominato appena un mesa fa, in pieno Ferragosto e in piena crisi di governo gialloverde, con un decreto formato dal suo predecessore leghista Gianmarco Centinaio. Un mese, e al blitz della Lega salviniana risponde il “controblitz” del governo giallorosso. Ed è significati-

vo che subito il Movimento 5 Stelle abbia apprezzato la revoca della nomina da parte del nuovo ministro, ricordando le «modalità inusuali» della nomina ferragostana» di Centinaio. Il provvedimento del nuovo ministro annulla la nomina che risaliva al 14 agosto, formalizzata il 16. Resta in carica il precedente direttore, Gabriele Papa Gagliardini, di area Pd. Non è solo un fatto di spoil system. Sulla nomina voluta da Centinaio a crisi aperta e conclamata erano sorte roventi polemiche. Dario Stefano (Pd), vicepresidente dei Dem a palazzo Madama, aveva tuonato par-

lando della «più becera logica di occupazione di potere e poltrone», chiedendo «le dimissioni di Centinaio». Quest’ultimo, presentando Comacchio, aveva parlato di «nomina che rispondeva ai bisogni di risposte concrete, tempi certi degli agricoltori italiani, che chiedono una squadra che lavori bene per rilanciare uno dei comparti chiave del made in Italy». Da noi raggiunto, Comacchio si è trincerato dietro un cortese ma fermo «no comment». Il suo incarico - di fatto il numero uno dell’Agea è il tesoriere delle risorse del comparto agricolo - è strategico in un comparto che la

Lega ritiene fondamentale. Smentite invece seccamente le voci che dietro la nomina ci fossero ancora le code delle quote latte, e l’ennesima partita fra Italia e Ue sulle multe agli allevatori. Comacchio, peraltro di area forzista, è stato assessore all’urbanistica a Loria, comune della Castellana, nei primi anni ’90. Prima della nomina a direttore Agea, era capo Dipartimento del Ministero per le politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo, dopo aver ricoperto ruolo di direttore della direzione agroambiente caccia e pesca, nonché vice direttore dell'area sviluppo economico della

occhialeria e lenti

alleanze

Al fondo Third Point un pacchetto dell’1,2% di EssilorLuxottica

Doris-Berlusconi il patto non c’è più «Ma lo rifaremo» Berlusconi non ha più i requisiti di onorabilità dopo la condanna per frode fiscale: non rinnovata l’intesa storica con Fininvest che governa Banca Mediolanum

Hubert Sagnieres con Leonardo Del Vecchio MILANO. Si comincia a quantificare la quota che il fondo attivista statunitense Third Point sta costruendo su EssilorLuxottica: secondo Bloomberg è circa all'1,2% del gigante delle lenti e delle montature per occhiali. È possibile che il fondo, come ha fatto in altri grandi gruppi internazionali nei quali ha costruito una quota, chieda un'accelerazione o cambiamenti nella struttura di management e governance, ma secondo fonti finanziarie l'impatto non appare al momento particolarmente aggressivo, a

partire dal fatto che contemporaneamente alla costituzione della quota i vertici del fondo avrebbero incontrato il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio. Il gruppo è alla ricerca di un amministratore delegato coadiuvato dai cacciatori di teste, con un processo di selezione che potrebbe arrivare all'anno prossimo. L'attenzione è ora infatti soprattutto sul Capital Markets Day del 25 settembre prossimo, con il titolo che in Borsa a Parigi ieri non ha subito particolari oscillazioni. —

MILANO. È a suo modo la fine di

un’epoca. Il Gruppo Doris, fondato dal padovano di Tombolo Ennio Doris, e Fininvest «hanno convenuto di soprassedere» al rinnovo del patto di sindacato, in scadenza il prossimo 15 settembre, relativo a Banca Mediolanum in attesa della definizione dei procedimenti giudiziari, tuttora pendenti, promossi da Fininvest in Italia e presso la Corte di Giustizia dell'Ue in relazione ai provvedimenti della Bce e della Banca d'Italia sulla partecipazione azionaria della holding della famiglia Berlusconi nella banca eccedente il 9,9 per cento. La vicenda è partita dalla

IN BREVE

condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale e la perdita dei requisiti di onorabilità a seguito della quale nel 2013 Bankitalia ha imposto a Fininvest di cedere la quota in Mediolanum eccedente il 9,99%. A quel punto Berlusconi e la holding si sono rivolti alla giustizia amministrativa italiana e ottenuto dal Consiglio di Stato a marzo 2016 l'annullamento nella decisione di Via Nazionale per violazione del principio di irretroattività. Nel frattempo Mediolanum è stata assorbita in Banca Mediolanum e Fininvest si è ritrovata titolare di una partecipazione qualificata nel capitale di una banca. E in mancanza di una richiesta via Nazionale ha aperto d'ufficio un procedimento amministrativo di autorizzazione e trasmesso a Francoforte una proposta di decisione sfavorevole quanto all'onorabilità degli acquirenti invitandola a opporsi

Regione Veneto. Un tecnico definito «molto competente», uno dei componenti della pattuglia veneta ministeriale cresciuta a Roma, sin dai tempi del ministro Zaia (fra 2008 e 2009). Un timbro ribadito nel precedente governo dalla nomina a sottosegretario, con tutte le deleghe (fuorché quella sul settore enologico), dell’opitergino Franco Manzato, adesso rientrato in commissione agricoltura. E gli addetti ai lavori hanno subito notato come all’agricoltura la geopolitica abbia portato ora alla ribalta la lobby pugliese. — Andrea Passerini Andrea Comacchio

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Ennio Doris, fondatore di Mediolanum

all'acquisizione. Cosa che a ottobre 2016 la Bce ha fatto. A quel punto i legali di Berlusconi e Fininvest hanno impugnato la decisione della Bce chiedendone l'annullamento al Tribunale dell'Ue, dove la causa è stata sospesa in attesa della sentenza della Corte di Giustizia europea che a dicembre scorso si è definita l'unica competente a valutare se la legittimità della decisione della Bce sia inficiata da eventuali vizi. Di ieri la precisazione del Gruppo Doris. «Non c'è alcun cambio nella governance e nei progetti di Banca Mediolanum» dopo che non è stato rinnovato il patto tra il gruppo Do-

verona

Real Estate Poste Italiane, Fondo Deo citato per la sostenibilità

Banche Accordo sul welfare fra Unicredit e sindacati

Conti semestrali Utile di Autobrennero stabile a 39,6 milioni

Its per l’industria cartaria selezione di nuovi iscritti

Poste Italiane punta sulla sostenibilità. Il Fondo Deo di Poste Vita, gestito da UBS, ha ottenuto la massima valutazione da parte di Gresb, organizzazione internazionale che valuta le performance degli investimenti Real Estate. Il Fondo Deo ha raggiunto una valutazione di cinque stelle. «Questo è il primo anno di valutazione per il Fondo Deo, e siamo davvero soddisfatti per questo importante risultato», spiega Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane.

Raggiunto l’accordo sulla riorganizzazione del welfare aziendale tra Unicredit e i sindacati. L’intesa razionalizza il sistema di previdenza complementare aggregando nel Fondo pensione di gruppo gli ex “fondi interni” (Fondo Banca di Roma, Fondo Banca Crt, Fondo Caccianiga, Fondo Cr Trieste), senza che da ciò derivi per i lavoratori/pensionati alcun pregiudizio. Il nuovo assetto punta a garantire i trattamenti, il contenimento dei costi e l’aderenza al quadro legislativo.

Nei primi sei mesi del 2019 l'utile della società Autostrada del Brennero si assesta sui 39,6 milioni, in linea con quello del 2018. Il bilancio evidenzia una crescita del valore della produzione, che passa dai 188,9 milioni del 2019 a 190,3 milioni. Crescono, però, anche i costi di produzione legati a investimenti. Il dato è stato reso noto nel cda dell'A22, presieduto da Hartmann Reichhalter, che fra la’ltro ha approvato il risanamento della galleria di Brennero (al costo di 9,7 milioni).

VERONA. Le aziende del settore della filiera cartaria sono pronte ad assumere tecnici superiori, ma gli Its, gli Istituti Tecnici Superiori, non ricevono un numero sufficiente si iscrizioni. Così sono state avviate selezioni suppletive per il nuovo corso per formare i Tecnici superiori all'industria della carta e del packaging sostenibile che partirà ad ottobre a Verona, promosso e sostenuto dalla Federazione Nazionale Carta e Grafica e dal-

la Regione Veneto. «Sono due facce della stessa medaglia quelle che si presentano ai selezionatori del nostro Its Meccatronico Veneto - spiega Giorgio Spanevello, direttore dell'Its Academy Meccatronico Veneto -: da un lato le aziende del settore della filiera cartaria che attendono di poter accogliere in azienda 24 tecnici superiori da inserire subito al lavoro dopo il biennio formativo che prenderà avvio ad ottobre a Vero-

ris e Fininvest. A spiegarlo è l'ad Massimo Doris, che ricorda come l'attuale consiglio sia «stato nominato l'anno scorso in un'assemblea dove il patto non ha votato perché era inefficace per le azioni bloccate». «Abbiamo deciso di non rinnovare il patto semplicemente perché non era possibile farlo con le azioni bloccate. Avremmo creato un patto senza efficacia», aggiunge Doris. «È molto probabile che lo rifaremo, se quello che uscirà dai ricorsi sarà positivo nei confronti di Fininvest». Nel frattempo «attenderemo» e «in base a quanto verrà deciso decideremo come muoverci».—

na; dall'altro la difficoltà nel reperire i candidati, ovvero gli studenti con diploma quinquennale desiderosi di mettersi in gioco in contesti aziendali innovativi e internazionali». «I nostri diplomati - conclude Spanevello - trovano un'occupazione subito dopo il diploma nel 99% dei casi con grande soddisfazione sia per gli ambiti aziendali in cui sono inseriti, sia per il livello retributivo». Sono 570 le aziende del settore grafico-cartario in provincia di Verona e 1865 e in Veneto. «Dati - ha sottolineato Leonardo Aldegheri, presidente della sezione carta e grafici di Confindustria Verona -. che ci descrivono un settore dinamico a cui servono nuove figure professionali». —


V

Rovigo

Sabato 14 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Il caso Coimpo nato dal territorio debole e scarsi controlli `La Giornata del creato

voluta da due diocesi ha visto i relatori svanire L’INIZIATIVA ADRIA «Non tutti i fanghi dovrebbero essere trattati in agricoltura, solo quelli con determinate garanzie. Non si può costruire un reattore chimico in una vasca aperta. Non tutti i terreni possono accogliere questi fanghi». Parole forti pronunciate a Ca’ Emo dall’avvocato Matteo Ceruti, al convegno “Prendersi cura del Po-

lesine: le acque, la terra, la gente”, organizzato dalle diocesi di Adria-Rovigo e Chioggia, con il patrocinio del Comune di Adria e della Provincia, per la “Giornata per la custodia del creato”. Una scelta non casuale quella di Ca’ Emo, luogo in cui cinque anni fa morirono quattro persone nello stabilimento Coimpo. Un evento che mise in luce la precarietà dei processi e dei controlli relativi al trattamento e smaltimento dei fanghi di depurazione. Proprio Ca’ Emo è stata elevata a luogo simbolo della tutela dell’ambiente. «La vicenda Coimpo è un esempio - ha sottolineato Ceruti - di mala gestio nel settore

delle acque». Il convegno era incentrato sull’acqua e sui fiumi, portatori di vita, e sull’Adigetto. «L’obiettivo era nobile - ha detto Ceruti - il recuperare i fanghi di depurazione, ma sono mancati i controlli. Dietro lo scudo delle autorizzazioni si trincerano aziende come Coimpo. Dietro le autorizzazioni si nascondono anche illeciti. Questa di Ca’ Emo è anche una perfetta dimostrazione che le crisi ambientali vanno di pari passo con le crisi sociali. Ci troviamo in un’area fragile, debole e vulnerabile, In questo contesto è stata concessa la costruzione del reattore, la vasca della morte. Il tanfo che per anni

gli abitanti hanno subito non era solo l’odore degli acidi usati, ma anche la puzza della corruzione». Ceruti e le Mamme No Pfas erano i soli relatori. Hanno dato forfait il medico Vincenzo Pierantonio, Vincenzo Restaino (Arpav) e Andrea Bonaldo (Terra viva). «Qualcuno è assente - ha commentato il moderatore Giorgio Osti - perché il tema è stato portato a Ca’ Emo, comunità ancora ferita e divisa su alcune vicende». In sala anche i vescovi Pierantonio Pavanello e Adriano Tessarollo, e il sindaco di Adria, Omar Barbierato. Guido Fraccon

CA’ EMO La sala era piena, ma sono mancati i relatori invitati

Ecolab: «Aiuteremo i lavoratori» La multinazionale conferma la volontà di chiusura come anche la possibilità di cedere lo stabilimento `

I sindacati fanno un appello all’assessore regionale Donazzan perché si inserisca a far aprire una trattativa `

LA CRISI

BERSAGLIERI DOMANI RITORNA LA FESTA CREMISI

ROVIGO «In seguito alla comunica-

zione dell’intenzione di chiudere lo stabilimento di produzione a Rovigo, inizieremo un processo di consultazione con tutte le parti sociali: daremo il massimo supporto ai lavoratori interessati da questa decisione ed esploreremo tutti i modi per ridurre o mitigare l’impatto sociale, inclusa la vendita dell’impianto». Ecolab Italia, articolazione della multinazionale con sede in Minnesota, ribadisce l’intenzione di dismettere l’impianto di produzione di viale del Lavoro, che fino all’acquisizione, avvenuta nel 2011, era la autoctona Esoform, nata nel 1921 e in grado di divenire leader in Italia nel settore dei disinfettanti. Con una stringata nota, Ecolab rimarca come alla base della scelta vi sia stata un’analisi della struttura europea, solo una delle sette in cui si articola il colosso con 49mila dipendenti in tutto il mondo e ricavi che nel 2018 si sono attestati a 14,6 miliardi di dollari: «Questa decisione è stata presa dopo una revisione approfondita della rete di siti produttivi e dei clienti finali in Europa: dall’analisi effettuata è emerso che altri stabilimenti Ecolab sono più vicini ai clienti e pertanto più adatti allo sviluppo di mercato previsto». Della galassia Ecolab fa parte anche lo stabilimento di Pescantina, in provincia di Verona, attivo sempre nella produzione di disinfettanti, fagocitato con l’incorporazione del 2017 dei Laboratoires Anios, dove è già stata delocalizzata parte della produzione rodigina, mentre un’altra fetta ha preso la strada della Francia, verso lo stabilimento di Châlons-en-Champagne.

SINDACATI Dopo aver sollecitato il prefetto di Rovigo Maddalena De Luca alla convocazione di un apposito tavolo, ieri Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil hanno chiesto un incontro urgente all’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan. «Le motivazioni della chiusura - è il messaggio inviato - non sono riconducibili a crisi, ma sarebbero di ordine strutturale: dimensioni piccole del sito e difficoltà nella logistica rispetto alla clientela che si sviluppa, secondo le dichiarazioni aziendali, prevalentemente Oltralpe. L’azienda intende procedere alla chiusura con il licenziamento collettivo dei lavoratori e senza affrontare ipotesi di riorganizzazione o preventivamente attendere eventuali cessioni di azienda finalizzate alla conservazione del sito produttivo e all’occupazione».

Raduno e festa per i Bersaglieri domani in città, con la Festa Cremisi in occasione del 14. anniversario dell’inaugurazione del bassorilievo raffigurante la Madonna del cammino, patrona del Corpo. L’appuntamento è alle 11 alla chiesetta delle Fosse, poi alle 11.45 il corteo si sposterà al monumento al Fante di via Marconi per l’alzabandiera e gli onori ai caduti, quindi ci sarà il pranzo al Don Bosco. Alla giornata sono state invitate le autorità civili, militari e religiose, oltre alle associazioni combattentistiche e d’Arma.

COMUNE I SERVIZI GARANTITI PER LO SCIOPERO DI VENERDÌ 27

ZONA INDUSTRIALE La Ecolab, ex Esoform, chiude lo stabilimento, ma è disponobile a cederlo a un acquirente possibile

E se lunedì prossimo i sindacati, dopo un incontro con Confindustria e un’assemblea dei lavoratori, parteciperanno nel pomeriggio al consiglio comunale straordinario, sul tema interviene anche il coordinamento provinciale di Articolo Uno con una nota inoltrata da Giovanni Nalin, ex segretario Cgil: «La crisi che sta coinvolgendo 43 dipendenti della Ecolab deve rappresentare il punto di partenza per l’avvio di una fase di iniziativa dell’amministrazione comunale nei confronti della Regione. Troppe volte in passato, in casi analoghi, ci si è limitati alla solidarietà. Rovigo e il Polesine, da molti anni, perdono strutture importanti per l’economia del territorio con chiusure e trasferimenti di fabbriche che oltre a ridurre drammaticamente il numero degli occupati, hanno duramente indebolito quantità e qualità del lavoro disponibile. Diviene fondamentale avviare da subito una nuova stagione di iniziative politiche e amministrative, in grado di stringere una sorta di patto strategico tra tutti i soggetti della rappresentanza e attraverso loro con i cittadini, in grado di elevare le capacità di trattenere quanto esiste e di attrarre nuove opportunità». Francesco Campi

Amnesty e il capoluogo rilanciano la richiesta di verità su Giulio Regeni LA CAMPAGNA ROVIGO Riparte dal Polesine la campagna “Verità per Giulio Regeni”, che Amnesty rilancia con la richiesta di un nuovo ritiro dell’ambasciatore italiano a Il Cairo, a due anni di distanza dal suo ritorno. In Pescheria nuova ne hanno parlato il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, con il sindaco Edoardo Gaffeo e Giovanni Stefani, responsabile dell’associazione a Rovigo. «Giulio Regeni ha detto Noury - non è una storia vecchia da consegnare alla memoria passiva. La memoria che ci piace è quella che ritorna in mente, che fa dire ai cittadini che passano davanti ai municipi con lo striscione “Verità per Giulio Regeni”: “Ancora non ci siamo”». Il sindaco, aprendo l’incontro organizzato per invitare i comuni polesani ad aderire, ha ringraziato «le persone che cercano la verità per una delle pagine più buie del nostro Paese. Occorre togliere ogni connotazione poli-

tica a un’iniziativa che chiede verità e salvaguardia dei diritti umani. Questa campagna è un simbolo per ribadire la necessità di verità e giustizia», ha continuato svelando d’aver ricevuto un’email dai genitori del giovane italiano, ucciso in Egitto nel 2016 mentre svolgeva ricerche per conseguire il dottorato all’università di Cambridge. L’e-mail è arrivata dai genitori Paola e Claudio una volta saputo del nuovo appello partito da Rovigo. Aderire alla campagna di verità è stato anche uno dei primi atti della nuova amministrazione che per il proprio impegno ha ricevuto «ringraziamenti di cuore» dai genitori di Regeni, vittima della «violazione di qualsiasi diritto umano, in un Paese

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che si considerava amico». Anche Articolo 21 e Cgil, rappresentati in Pescheria da Monica Andolfatto e dal segretario provinciale Fiom Riccardo Bego, hanno sottoscritto l’impegno nell’anniversario dei due anni dal ritorno in Egitto dell’ambasciatore italiano, il 14 settembre 2017. «Siamo a raccontare cos’è accaduto in due anni e rilanciare l’appello - ha aggiunto Noury potremmo dire che non è accaduto nulla, ma è un nulla colpevole. La rinnovata presenza dell’ambasciatore non ha dato risultati. Al contrario, la verità è stata messa in secondo piano rispetto, per esempio, ai rapporti commerciali o alla fornitura di armi alle forze di sicurezza egiziane. C’è stato un lavoro encomiabile della Procura di Roma, che non poteva andare oltre», ha continuato Noury, invitando anche il nuovo governo a fare la propria parte, dicendo: «È stato un omicidio di Stato e bisogna rendersi conto che c’è qualche prezzo da pagare. Ce lo aspettiamo dal nuovo Governo». Nicola Astolfi

In occasione dello sciopero generale nazionale proclamato per venerdì 27 dei dipendenti del Pubblico Impiego, il Comune comunica quali saranno i servizi essenziali garantiti, a partire dal raccoglimento e registrazione delle nascite, la Polizia locale per attività di autorità giudiziaria e interventi per trattamenti sanitari obbligatori, rilevazione di incidenti, pronto intervento e centrale operativa, e protezione civile, tutto ciò con una squadra di quattro agenti. C’è poi la tutela, custodia e vigilanza dei beni culturali al teatro e al museo. Al primo sono assicurate le presenze con la reperibilità programmatoa Il detto personale viene quindi contingentato. Per il museo si fa ricorso al personale contingentato tramite il servizio di pronto intervento che attiva il sistema di allarme antintrusione e antincendio collegato alla Polizia locale e alle altre autorità e istituzioni pubbliche preposte. Il museo dei Grandi fiumi sarà aperto dalle 9.30 alle 11.30 (orario dimezzato). Pr l’asilo nido Buonarroti il dirigente valuterà preventivamente, come da accordo nazionale, l’entità della riduzione del servizio scolastico e almeno 5 giorni prima dello sciopero, comunicherà le modalità di funzionamento o la sospensione del servizio. L’astensione dal lavoro riguarda la sola giornata di venerdì 27 e i servizi, al termine della stessa, saranno integralmente riattivati.


BELLUNO

SABATO 14 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

novità in casa carroccio

Gidoni commissario della Lega «Costruiamo il nuovo partito» Decade anche il direttivo provinciale, si punta ad allargare la base per il congresso Focus sulla situazione nazionale: «Non si perda quanto fatto per l’autonomia»

Alessia Forzin BELLUNO. Un commissario del territorio per costruire il partito di Salvini. La Lega Nord ormai è storia, oggi il partito si chiama Lega per Salvini premier e anche le sezioni locali si stanno ricostruendo sulla base del nuovo Statuto. Questo compito a Belluno è affidato al neo commissario Franco Gidoni, che è stato nominato dal commissario regionale Lorenzo Fontana. Gidoni raccoglie l’eredità di Gianpietro Possamai, che ha retto la sezione provinciale dall’elezione di Paolo Saviane a senatore. «Allora la scelta», ha ricordato lo stesso Possamai, che è trevigiano, «era stata quella di mettere tutti commissari esterni ai territori. In questi quattordici mesi abbiamo attivato molte iniziative, questa sezione è dinamica, ricca di persone disponibili e con la volontà di far crescere il partito». Ora il delicato ruolo del commissa-

Da sinistra l’ex commissario Possamai, Paolo Saviane, il neo commissario Franco Gidoni e Mirco Badole

rio provinciale sarà ricoperto da Franco Gidoni, che negli ultimi 14 mesi ha retto la sezione padovana della Lega. «Persona equilibrata e di esperienza», l’ha definito Possamai. Con la nomina decade anche il direttivo provinciale, perché il commissariamento «è vero», ha spiegato Gidoni.

la vertenza sindacale

Tempi di vestizione la Fp Cisl ha già raccolto un centinaio di adesioni BELLUNO. Sono oltre un centi-

naio le richieste di rimborso, arrivate alla Funzione pubblica della Cisl, sui tempi di vestizione per i cinque anni antecedenti l’entrata in vigore del riconoscimento di questo sistema, da parte del contratto collettivo nazionale del comparto. A dirlo sono i vertici del sindacato di categoria che vogliono rispondere alle insinuazioni giunte dalle altre organizzazioni sindacali in merito a questa vicenda.

«Del centinaio di adesioni alla vertenza, che intendiamo portare avanti in provincia per vedere riconosciuto questo diritto anche prima dell’entrata in vigore del contratto nazionale», ha detto Fabio Zuglian, segretario della Fp Cisl, «circa un 10% sono nuovi iscritti al nostro sindacato». Infatti, la clausola per poter aderire alla vertenza è di essere iscritti alla Funzione pubblica della Cisl. «Cosa possiamo farci se gli altri sindacati non ci hanno

«Siamo in una fase di cambiamento e lavoreremo per creare il nuovo soggetto Lega per Salvini premier». Sarà dunque Gidoni a portare la sezione provinciale e tutte le locali al congresso, fra qualche mese. «Il mio sarà un mandato di costruzione, per allargare il partito».

pensato prima a fare questa azione legale?», dice Gino Comacchio della segreteria sindacale. «Che dovesse essere riconosciuto il tempo di vestizione all’interno del tempo lavorativo, si sapeva dal 1998 e quindi da allora ad oggi potevano, se volevano, o se gli apparati delle loro organizzazioni sindacali erano strutturati anche per questo, avviare questa azione». I vertici della Fp Cisl, inoltre, smentiscono che questa azione, che potrebbe vedere l’adesione di tutti i 2.500 dipendenti dell’Usl a cui andrebbe riconosciuto un rimborso di 3.500 euro per i cinque anni di arretrati, vada a intaccare i fondi di produttività dei lavoratori che sono in capo all’azienda sanitaria. «Questi fondi», spiega anche il sindacalista Mario De Boni, «che vanno ad alimentare il salario ac-

Con un occhio alle elezioni regionali, appuntamento principe del 2020: «Sarà una bella sfida», ha detto Gidoni. «Vedremo allora chi avrà fatto davvero qualcosa per il nostro Veneto. A De Menech, che vanta la concretezza del Pd, dico che l’unica cosa concreta che ha fatto il suo partito è stato di-

struggere le Province con la legge Delrio. Se non fosse intervenuta la Regione anche quella di Belluno avrebbe forse portato i libri in tribunale». La Lega nel Bellunese ha un bacino, stimano i vertici del partito, di circa 800 sostenitori. Nel 2019 è stato aperto il tesseramento solo come sostenitori, l’ultimo dato sui militanti risale al 2018 (erano circa 200). La nomina di Gidoni è anche l’occasione per guardare alla situazione nazionale. A quell’autonomia che i veneti aspettano, ma ancora non si vede. «E con 23 materie», ha ricordato Gidoni. «Mi auguro non si butti via tutto il lavoro che è stato fatto grazie al ministro Erika Stefani». Ancora più preoccupato, oltre che deluso per come sono evoluti gli eventi, è apparso il deputato Mirco Badole. «L’attuale presidente, che poi c’era anche prima, aveva detto che il processo sarebbe partito a febbraio 2019. È stata l’ennesima balla». Badole teme anche che con il nuovo governo giallorosso vengano a perdersi alcuni provvedimenti targati Lega, come il sostegno ai Comuni «che ci ha fatto respirare», ha ricordato, lui che è anche sindaco di San Gregorio nelle Alpi. «Lasciamo un eredità che è stata molto apprezzata dalla gente», ha aggiunto il senatore Saviane. «Dalla lotta all’immigrazione clandestina a Quota 100, alla legittima difesa e i decreti sicurezza». Anche Saviane è preoccupato per il percorso verso l’autonomia, che

Da sx: Mario De Boni, Fabio Zuglian, Gino Comacchio, Ettore Zingales

cessorio, sono a se stanti, mentre gli stipendi vengono pagati direttamente dal bilancio dell’Usl. Quindi è sbagliato paventare la perdita di alcune somme di salario accessorio. Anzi», conclude De Boni, «siamo contenti del clamore me-

diatico che si è aperto su questa nostra iniziativa, visto il risultato che stiamo ottenendo in termini di adesioni». La Fp Cisl smentisce che questa operazione sia stata fatta per aumentare i propri iscritti, come smentisce che le

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vede pieno di ostacoli anche alla luce delle dichiarazioni del neo ministro Boccia: «È contrario a dare l’autonomia al ricco Nord. Ricco? Non mi sembra che qui ci siano famiglie che possano permettersi chissà cosa». Saviane, pur preoccupato per «i preconcetti del neo ministro», auspica «non venga a mancare l’attenzione per questo territorio». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

domani la festa a pontida

Dal Bellunese sono pronti a partire due pullman pieni Due pullman pieni zeppi sono pronti a partire per Pontida. Domani è in programma la tradizionale festa della Lega, giunta alla 33esima edizione. Dal Bellunese, evidenzia il neo commissario provinciale Franco Gidoni, partiranno due pullman da 54 posti l’uno. «Per la prima volta dopo anni riusciamo a organizzarne due, e con molte persone nuove che si sono avvicinate al partito perché credono nei nostri ideali. C’è fermento in provincia, e per noi è motivo di grande soddisfazione». Oltre alle corriere ci saranno anche molte macchine che domani porteranno i militanti e i sostenitori bellunesi nel comune della Lombardia.

perplessità a questa iniziativa di cui parlano gli altri sindacati sia stata condivisa da tutte le rsu. «Non c’è stato alcun incontro tra le rsu, e noi lo sappiamo bene, visto che su 36 rappresentanti unitari sindacali, 14, cioè la maggioranza, sono nostri iscritti. È stata portata a nome di tutti la posizione di un solo componente delle rsu». La Fp Cisl non ci sta a veder strumentalizzata dalle altre organizzazioni sindacali questa azione. «I pericoli paventati dai colleghi delle altre sigle sono tecnicamente impossibili», conclude Comacchio. «Come per noi fare un accordo sindacale su questo fronte significherebbe svendere i diritti dei lavoratori. Noi continuiamo su questa via e con i nostri recapiti negli ospedali». — Paola Dall’Anese BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Primo Piano

Sabato 14 Settembre 2019 www.gazzettino.it

L’autonomia LA TRATTATIVA VENEZIA Giovedì era stato zitto, lasciando che a parlare fossero la delegazione trattante guidata dal professor Mario Bertolissi e l’ex ministro Erika Stefani. Ma a quanto pare la notte non ha fatto sbollire la rabbia di Luca Zaia, che a più riprese ieri è andato pubblicamente all’attacco di due componenti del nuovo esecutivo giallorosso, quelli con cui il governatore avrà più spesso a che fare durante la trattativa sull’autonomia, vuoi per il negoziato in senso stretto (Francesco Boccia, Affari Regionali), vuoi per il dibattito Nord-Sud (Giuseppe Provenzano (Coesione Territoriale). Ai due dem il leghista non ne ha risparmiata una, surriscaldando così la temperatura in vista dell’incontro che comunque è confermato per il 23 settembre a Venezia.

LA PROPAGANDA Quel lunedì mattina a Palazzo Balbi arriverà Boccia, che ieri è tornato sulla polemica del giorno prima: «Nel 50% dei casi non ci sono state risposte delle amministrazioni locali alle deduzioni delle amministrazioni centrali. Le bozze sono poi arrivate in Consiglio dei ministri per lo scioglimento dei nodi politici e lì si è arenata la riforma». E ancora: «Il concetto di autonomia è stato usato come una clava, come un manganello di alcuni contro altri». Parole inaccettabili per Zaia: «Come si può chiamare propa-

Il governatore del Veneto: «Perché Sicilia sì e noi no?» Zaia all’attacco di Boccia e Provenzano «Ministro teorico dell’assistenzialismo, «Ogni Regione ha diritto al suo abito» non possiamo pretendere che capisca» `

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ganda un testo scritto da eminenti giuristi e costituzionalisti? Mi dispiace sinceramente che Boccia, che incontrerò il 23 settembre prossimo, parli ancora di “propaganda”, con palese riferimento alla proposta del Veneto, citando come modello quella dell’Emilia Romagna. Niente da dire sulle scelte emiliano-romagnole, ma Boccia dovrebbe ben sapere che si parla di “autonomia differenziata”: se la lingua italiana ha un senso, significa che ogni Regione ha diritto a costruirsi un abito su misura per le esigenze dei suoi territorio».

L’ASSISTENZIALISMO Ma il presidente della Regione ne ha avute anche per Provenzano, che pure in mattinata aveva detto: «Non ho voglia di continuare le polemiche col governatore

SCONTRO Luca Zaia e, sotto, il ministro Giuseppe Provenzano

Zaia, penso che quello che chiedeva lui spaccava il Paese, cioè di trattenere le risorse sul territorio del Veneto». Accuse rispedite da Venezia a Palermo: «Le argomentazioni contro il federalismo del ministro Provenzano scontano un difetto di fondo: vengono da un teorico dell’assistenzialismo, che è il suo vero punto di partenza. Abbiamo capito che adesso fa il ministro per il Sud, ma almeno cerchi di parlare con un minimo di attinenza alla realtà». E ancora: «Se questa è la sua teoria, Provenzano ci spieghi come mai il federalismo funziona benissimo negli Usa, in Germania e in tante altre comunità del mondo occidentale. In realtà, ma forse non possiamo pretendere che se ne accorga il ministro del Sud, i costi del federalismo, in Italia, sono aumentati nelle Regioni autonome

del Sud e nel Mezzogiorno in generale. Una situazione alla quale si può porre rimedio solo con l’autonomia responsabile, perché autonomia significa responsabilità, e gestendo responsabilmente le risorse pubbliche non le si spreca e si aiutano la gente e i territori a prosperare».

IL CURRICULUM Già che c’era, Zaia ha approfondito il curriculum di Provenzano, rilevando che il siciliano è stato «vice direttore dello Svimez che si occupa di sviluppo economico del Meridione, in passato capo segreteria dell’assessore all’Economia Luca Bianchi della giunta Crocetta in Regione Siciliana e poi consulente del ministro Andrea Orlando in materia di ambiente». Su questa premessa il leghista ha incalzato così il dem: «Visto che il ministro Provenzano sembra essere il più informato di tutti sulla proposta di autonomia del Veneto, sono certo che saprà dire agli italiani, in tempi brevissimi, quali ne sono i contenuti; cosa ne pensa, invece, dell’autonomia siciliana; e, di conseguenza, i motivi tecnici per cui la Sicilia può avere la sua autonomia e il Veneto no; perché l’autonomia siciliana va bene ed è “virtuosa” e quella chiesta dal Veneto spacca l’Italia e penalizza il Paese; qual è il modello di autonomia (par di capire non quello siciliano) che, secondo lui, fa sì che il federalismo sia un sistema che aumenta i costi». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«È INACCETTABILE CHE DEFINISCANO “PROPAGANDA” UN TESTO SCRITTO DA EMINENTI GIURISTI E COSTITUZIONALISTI»

«CI SPIEGHI QUAL È IL MOTIVO PER CUI IL FEDERALISMO MERIDIONALE È VIRTUOSO E IL NOSTRO SPACCA IL PAESE»

uesto governo non è contro il Nord ma amico del Sud perché così è amico di tutta l’Italia», dice convinto Giuseppe Provenzano, 37 anni, siciliano, nella sua prima intervista da ministro del Sud a un quotidiano. E precisa: «Non basta essere meridionali per essere anche meridionalisti, anzi la storia ci ricorda che spesso sono stati proprio i meridionali i principali nemici del Mezzogiorno. Conta quello che ha detto il presidente del Consiglio nel discorso programmatico. E cioè la centralità del Mezzogiorno per la crescita del Paese. Se penso a tutte le volte in cui in analoghe circostanze il Sud veniva a stento citato non posso non sottolineare il valore di questa impostazione».

investimenti pubblici in particolare sui temi della sostenibilità ambientale e sociale che andranno scorporati dal Patto di stabilità e crescita».

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Bisogna tradurre i valori in scelte concrete, perché nel frattempo il divario continua ad aumentare. Come? «Ne siamo tutti consapevoli. Il Sud non è una causa persa e non è destinato a rimanere fuori dal processo di modernizzazione del Paese. Deve essere sempre più chiaro, specie ora che l’Europa deve fare i conti con la recessione, che il Mezzogiorno è la vera, grande opportunità. Già adesso per ogni 10 euro investiti al Sud ne ritornano 4 al Nord sotto forma di domanda aggiuntiva di beni e servizi a riprova di una interdipendenza ormai inconfutabile. Se ammazziamo il mercato interno che ancora oggi garantisce il 14% del Pil, zavorriamo pesantemente anche le imprese del Nord». Lei sarà in prima fila nella definizione della riforma dell’autonomia rafforzate delle Re-

L’intervista Giuseppe Provenzano

Il ministro per il Sud: «Zaia condivide la coesione nazionale? È una novità» gioni, pur non essendo di sua stretta competenza. Che ruolo intende svolgere? «Ho le mie idee sul regionalismo, ma mi riconosco nell’impegno assunto dal governo a una riforma giusta, che sancisca l’unità indivisibile del Paese sul-

«HO LE MIE IDEE SUL REGIONALISMO, MA C’È UN IMPEGNO DEL GOVERNO. PRIMA STABILIAMO SERVIZI UGUALI PER TUTTI»

la quale non ci possono essere ambiguità. È fondamentale stabilire i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere uguali al Nord e al Sud e attuare quella parte della Riforma Calderoli rimasta nel cassetto, che prevedeva l’istituzione del Fondo di perequazione per compensare i ritardi e gli squilibri delle Regioni più deboli. Il governatore Zaia può continuare ad attaccarmi, ma se ora dice di condividere il principio della coesione nazionale mi sembra una novità di cui essere soddisfatti». Ma la crescita del Mezzogiorno da dove deve ripartire? Lei ha lavorato su molti temi anche in qualità di vicedirettore della Svimez, che idee può mettere in campo? «Partiamo dal rapporto con l’Eu-

ropa, che è strategico per il nostro Paese. Io sono molto preoccupato per il grado di assorbimento dei fondi europei e una delle mie priorità sarà quella di mettere al sicuro le risorse dell’attuale ciclo perché ne sono state spese finora troppo poche e rischiamo il loro disimpegno da parte dell’Ue. Il presidente Conte ha posto con forza la necessità del sostegno di Bruxelles ad un piano straordinario di investimenti per il Sud sul quale il governo punta moltissimo per invertire un trend assai negativo che negli ultimi anni ha penalizzato duramente un’area di 20 milioni di abitanti». È il piano che prevede lo scorporo del cofinanziamento nazionale dei fondi Ue dal Patto di stabilità come chiesto dall’Europarlamento?

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«Questo è uno degli obiettivi di cui farà parte il dialogo appena iniziato con la nuova Commissione. Ma come ha detto proprio ieri il ministro dell’Economia Gualtieri, all’Europa chiederemo subito di concordare piani di

«LA RIFORMA CALDEROLI PREVEDEVA UN FONDO DI PEREQUAZIONE PER COMPENSARE I PIÙ DEBOLI, MA È FINITA IN UN CASSETTO»

Ma c’è ancora fiducia nell’industria come fonte primaria di occupazione e sviluppo al Sud? «Assolutamente, non ho mai pensato che il futuro del Mezzogiorno potesse dipendere solo da turismo e agricoltura, che pure hanno potenzialità inespresse. Sono fortemente convinto invece che il Sud possa diventare l’area naturale di sperimentazione del green new deal, la vera priorità strategica del governo. Questo vuol dire investimenti per il riassetto del territorio ma anche interventi sulla mobilità sostenibile, sull’efficienza energetica, sulle città e sulla loro vivibilità. E per me vuol dire restituire un ruolo alle aree interne dimenticate dalla politica, rilanciando con forza la Strategia nazionale, perché questo tema è decisivo anche al Nord». Le imprese chiedono che venga potenziato il credito di imposta per chi investe al Sud, si può fare? «Certamente, questa misura dovrebbe trovare posto nella legge di bilancio, diverse analisi hanno mostrato quanto sia stata utile a incoraggiare gli investimenti nel Mezzogiorno. Penso però che sia essenziale aggredire il nodo del trasferimento tecnologico. È l’anello di congiunzione, fin qui mancato, tra nuove politiche industriali e investimento in istruzione, che da solo altrimenti rischia di preparare l’emigrazione di domani». Nando Santonastaso © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Sabato 14 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Le poltrone venete

Il mestrino Martella si insedia nel cuore di Palazzo Chigi Deputato per quattro legislature, nel 2018 non si era ricandidato ma ha affiancato Zingaretti nella trattativa con il M5s per far nascere il governo `

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO VENEZIA Alla vigilia della formazione dell’esecutivo giallorosso, i dem veneti si erano sgolati nel supplicare i vertici nazionali del Partito Democratico di non lasciare al Movimento 5 Stelle la rappresentanza territoriale del Nordest. Una preghiera esaudita solo al secondo giro, ma tant’è, fra i 18 sottosegretari del Pd, ci sono un vicentino e due veneziani, per cui il segretario Alessandro Bisato ringrazia: «Aumenta il peso specifico della nostra regione nel governo del Paese». Ma per quanto di peso siano l’Interno (ad Achille Varia-

ALL’ESPONENTE PD UN RUOLO CHIAVE NELLA MACCHINA POLITICO-ISTITUZIONALE CON LA DELEGA ALL’EDITORIA

ti) e l’Economia (a Pier Paolo Baratta), indubbiamente la delega all’Editoria incardinata nella Presidenza del Consiglio fa entrare Andrea Martella nel cuore della macchina politico-istituzionale di Palazzo Chigi.

GIOVANE E VECCHIO Martella ha compiuto da poco 51 anni, ma ha debuttato in politica quando c’era ancora il Pci, tanto da essere stato l’ultimo segretario della Fgci. Cose che capitano a chi si ritrova ad essere il più giovane dei vecchi, ma anche il più vecchio dei giovani: assessore a 22 primavere e vicesindaco a 27, sempre nella sua Portogruaro, anche se adesso abita a Mestre. Una laurea in Filosofia, un primo lavoro da funzionario del partito, vari incarichi di responsabilità nel Pds e nei Ds, quattro legislature da deputato in quello che è poi diventato il Pd. Eletto per la prima volta alla Camera nel 2001, Martella è stato riconfermato nel 2006, nel 2008 e nel 2013, mentre nel 2018 non si è ricandidato.

Ma in questo anno e mezzo fuori da Montecitorio, il dem non è stato lontano dalla politica: già coordinatore della mozione di Andrea Orlando alle primarie del 2017, dopo le ultime consultazioni di base è diventato il numero uno della segreteria del Pd guidato da Nicola Zingaretti, con il quale ha gestito anche la delicata trattativa che ha condotto all’alleanza demostellata.

LA LIBERTÀ Un banco di prova pure per lui, oltretutto in un settore che è stato conteso fino all’ultimo dal M5s, ma nel quale promette di dare un segnale di discontinuità rispetto al suo predecessore Vito Crimi, convinto com’è da sempre che le conoscenze acquisite attraverso i libri, la lettura, lo studio e l’informazione siano conquiste di libertà e che la valorizzazione di questa ricchezza debba essere tra i cardini di uno Stato democratico. «Con queste bussole Andrea ricoprirà l’incarico che gli è stato conferito», assicura chi lo conosce bene, rife-

L’ex sindaco Achille Variati

DA PORTOGRUARO Andrea Martella, 51 anni, è stato assessore e deputato per quattro legislature nelle file di Pci-Pds-Ds-Pd

rendo che Martella sarebbe determinato a continuare a guardare con un occhio di riguardo, seppure da Roma, sia a Venezia che al Veneto, sulla scia dell’impegno profuso nell’attività parlamentare in materia di legge speciale, salvaguardia, Porto Marghera, chimica, città metropolitana, Biennale, lui che in quegli anni è stato componente delle commissioni Attività Produttive, Ambiente e Infrastrutture, referato quest’ultimo di cui era stato ministro nel Governo-ombra di Walter Veltroni, l’antico mentore con cui condivide non solo la passione politica ma anche quella calcistica.

IL BIANCO E IL NERO Entrambi sono infatti grandi tifosi della Juventus e oltretutto Martella è pure l’anima del centrocampo della Nazionale Parlamentari. O meglio, lo sarebbe, visto che con l’età il tennis pare aver soppiantato il calcio, nonostante il bianco e il nero rimangano i colori del suo cuore. Bianca sarà anche la camicia che il 51enne indosserà lunedì per il giuramento al Quirinale («Tu sei innatamente elegante», l’ha vezzeggiato ieri un collega), al quale parteciperà insieme agli altri dem veneti. Martella, Baretta e Variati, guarda caso i tre cognomi che circolavano a Palazzo Ferro Fini come possibili can-

didati per le Regionali 2020: ora che sono stati nominati sottosegretari, chissà se la strada sarà spianata per il capogruppo uscente Stefano Fracasso. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

UN BANCO DI PROVA NEL QUALE È PROBABILE CHE DIA UN SEGNALE DI DISCONTINUITÀ CON LA LINEA DEL SUO PREDECESSORE, CRIMI

L’ex sindacalista Pier Paolo Baretta

Vecchia scuola democristiana I rimborsi per i risparmiatori per riequilibrare l’era Salvini sono passati per le sue mani c’era una corresponsabilità degli altri Paesi e il regolamento di Dublino non poteva restare com’era. Dopo aver detto una cosa giusta, Salvini l’ha affrontata in un modo sbagliato, isolando l’Italia dal contesto europeo e pensando di poter fare da solo semplicemente mettendo il “filo spinato”. Alla fine il problema è rimasto». Luca Pozza

VIMINALE VICENZA Sarà un orgoglioso erede della scuola democristiana berica, considerato uno dei padri nobili del Partito Democratico del Veneto, a riequilibrare l’èra salviniana al Viminale. Nuovo sottosegretario del Pd all’Interno è infatti Achille Variati, 66 anni, laureato in Matematica, già sindaco e presidente della Provincia di Vicenza, nonché numero uno dell’Upi, oltre che ex consigliere regionale del Ppi, il partito di mezzo fra la Dc del suo esordio in Consiglio comunale nel 1980 e il Pd che ora l’ha portato al Governo.

L’AUTONOMIA Dopo l’annuncio che gli è stato dato da Roma all’alba di ieri, attraverso una telefonata del neo-collega Andrea Martella, Variati ha affrontato i temi d’attualità che potrebbero incrociare le sue deleghe in materia di enti locali. A cominciare dall’autonomia: «Un tema importante che deve essere messo nel posto giusto e con il giusto equilibrio. Non conosco nei dettagli l’iter portato avanti sinora, ma l’intero fascicolo si trova al ministero degli Affari Regionali: sarà sicuramente analizzato, nulla verrà buttato, si riprenderà a lavorare da lì. L’auspicio è che il presidente Zaia non strumentalizzi il tema, lui deve essere il primo a tenere aperte le porte aperte al dialogo con que-

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MEF VENEZIA L’ultima sua immagine al Mef, affacciato al balcone di via XX Settembre, era stata postata su Facebook il 1° giugno 2018, giorno del giuramento del Governo gialloverde. Un uomo di spalle e un tricolore che sventolava: «Passione, impegno, senso dello Stato. In cinque anni al Ministero

VENEZIA Pier Paolo Baretta

VICENZA Achille Variati

sto Governo. Un presidente come lui, che deve rappresentare tanti cittadini che hanno votato per il referendum e che non erano tutti leghisti, adesso lo dovrà fare con onestà intellettuale. Forse riusciamo a portare a casa ciò che il Governo precedente non è riuscito, non è detto che un ministro del Sud non possa battere un ministro del Nord».

I MIGRANTI Ma al ministero dell’Interno il sottosegretario avrà anche a che fare con la questione dei migranti. «Sono problemi complessi – ha ammesso – sui quali il nuovo Governo dovrà lavorare con impegno. In particolare il problema dell’immigrazione non può sintetizzarsi in slogan del tipo: “Avanti tutti che qui c’è posto per tutti”. Su un tema così delicato bisogna evitare le strumentalizzazioni, cosa che invece ha fatto Matteo Salvini. Lui ha espresso alcune esigenze vere: sull’immigrazione

Agli Esteri

Bis per il trevigiano-argentino Merlo VENEZIA C’è anche un quarto veneto nella pattuglia dei sottosegretari del governo Conte bis. Non di suolo, ma di sangue: il senatore Ricardo Merlo (in foto) deve ai natali trevigiani del suo nonno Paolo Giosuè, partito nel 1924 da Miane per il Sudamerica, la cittadinanza italiana che ha aggiunto a quella argentina e che gli è valsa ripetute elezioni parlamentari. Per il fondatore e presidente del Maie (Movimento associativo italiani all’estero) si tratta di una riconferma: era già agli Esteri nell’esecutivo gialloverde, una circostanza che ieri gli è valsa la critica sui

social da qualche leghista. Nato a Buenos Aires 57 anni fa, Merlo si è laureato in Scienze Politiche nella capitale argentina e poi ha perfezionato gli studi all’Università di Padova. Già giornalista di stampa e tivù, l’oriundo è entrato per la prima volta alla Camera nel 2006 ed è poi passato al Senato, venendo sempre scelto all’interno della circoscrizione estero. Nel suo primo anno alla Farnesina il veneto-argentino si è battuto per evitare che, in caso di approvazione del taglio dei parlamentari, non venga ridotto il numero di quelli eletti oltre confine. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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dell’Economia e delle Finanze, ho incontrato e lavorato con donne e uomini che mettono al primo posto il bene di questo Paese. Buon lavoro a chi resta e a chi verrà dopo di noi!». Ecco, quindici mesi e spicci dopo, e dopo aver lasciato il posto al leghista padovano Massimo Bitonci, il dem veneziano Pier Paolo Baretta torna da sottosegretario nel Conte bis, dopo esserlo stato anche negli esecutivi Letta e Renzi.

CHI È Veneziano di nascita anche se ormai romano di adozione, classe 1949 (ha compiuto 70 anni lo scorso 29 giugno), una formazione ispirata all’associazionismo cattolico, Baretta ha trascorso la prima parte della sua vita pubblica nel sindacato. Assunto nel 1970 alla Lavorazione Leghe Leggere di Porto Marghera, ha iniziato da subito l’attività sindacale nelle file della Fim Cisl, la sigla dei metalmeccanici di cui è di-

ventato numero uno nel 1997. L’anno successivo Baretta è entrato nella segreteria nazionale della Cisl e nel 2006 è stato designato segretario generale aggiunto, quando il leader era Raffaele Bonanni. L’addio agli incarichi sindacali è maturato nel 2008, in coincidenza con la candidatura alle Politiche. La storia recente è fatta di attività da parlamentare alla Camera e appunto di sottosegretario al Mef dal 2013. «Avremo tempo per parlare», ha detto ieri, rinviando le dichiarazioni oltre il giuramento di lunedì. Da capire quali saranno le sue deleghe, un particolare che interesserà molto ai risparmiatori delle ex Popolari, la cui frangia più oltranzista non è sempre stata tenera con lui, che pure potrebbe rappresentare l’acceleratore dei rimborsi all’interno del dicastero guidato da Roberto Gualtieri.

LE RIFLESSIONI Nel periodo di lontananza dai Palazzi delle istituzioni, Baretta non ha smesso di interessarsi alla cosa pubblica, aggiornando costantemente i suoi canali social con le riflessioni sui temi di attualità. Ultima in ordine di tempo, quella sulla comunicazione della crisi estiva, la più social di sempre. La sua tesi? «La nostra democrazia ha dimostrato di avere anticorpi sufficienti». Una settimana dopo, la politica ha richiamato Baretta in servizio. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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ATTUALITÀ

SABATO 14 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Il nuovo governo mentari veneti «ora la nostra regione è ben rappresentata, faremo squadra nell’interesse di tutti». Soddisfatto anche Stefano Fracasso, capogruppo in Regione - «Uomini di cui conosciamo la loro competenza e che conoscono il Veneto, siamo certi che faranno un ottimo lavoro» - e così il deputato Diego Zardini. Ecumenico l’augurio di buon lavoro espresso dall’Anci per voce della presidente Maria Rosa Pavanello, che la nomina di rappresenti «un’importante segnale di attenzione al territorio». Ma in casa democratica c’è chi storce il naso.

esponente di maie

Il trevigiano d’Argentina Merlo rimane agli Esteri

MA SINIGAGLIA PROTESTA

L’intervento del premier Conte nel dibattito sulla fiducia Governo in Senato: ora la squadra giallorossa di ministri e sottosegretari è completata

Il Veneto entra nel Conte bis con tre sottosegretari del Pd Martella a Palazzo Chigi con delega all’editoria, per Variati gli enti locali al Viminale Baretta torna al Mef e Gianrusso (M5S) lo accusa: «Lobbista del gioco d’azzardo» Filippo Tosatto VENEZIA. Il partito democratico prova a rimediare al deficit di rappresentanza veneta (e settentrionale) imputato da più parti al Conte bis: oscurati nell’assegnazione dei ministeri - con corollario di recriminazioni e polemiche malcelate - i dem nostrani colgono una parziale rivincita nella corsa alle poltrone dei sottosegretari, piazzando tre veterani in scacchieri rilevanti quali la comunicazione, l’economia e il rapporto con le amministrazioni locali. Resta off limits, invece, il dicastero degli Affari regionali e delle Autonomie: a trattare con i riottosi governatori lombardo-veneti, in perfetta solitudine e senza “interferenze nordiste”, sarà il piddino pugliese France-

sco Boccia, già ai ferri corti con Zaia e Fontana. ZINGARETTI PIGLIATUTTO

Tant’è. La lista dei prescelti si apre con Andrea Martella, deputato di lungo corso e coordinatore della segreteria Zingaretti: un ruolo, quest’ultimo, che gli ha consentito di partecipare in prima persona alle trattative per la composizione del governo giallorosso e di strappare un incarico importante, quello di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria; un segnale di discontinuità rispetto al precedessore Vito Crimi, è l’auspicio del sindacato e dell’ordine dei giornalisti, più volte in conflitto con l’esponente del M5S. Andiamo oltre: all’Economia va - anzi, fa ritorno - Pier Paolo Baretta: già sindacalista e poi sottose-

gretario al Mef nella stagione di Letta e Renzi, ha maneggiato il dossier esplosivo rappresentato dal dissesto delle banche popolari venete; la sua nomina, peraltro, suscita la prima polemica nell’alleanza giallorossa: «Già dalla scorsa legislatura sappiamo che Baretta è vicino agli interessi delle lobby del gioco d’azzardo, si tratta di un passo falso enorme», graffia il senatore grillino Mario Giarrusso. Ultimo, but not least, Achille Variati: sindaco di Vicenza per tre lustri, vanta un’indiscutibile competenza amministrativa, ora premiata con l’annunciata delega agli Enti locali al Viminale. SODDISFAZIONE DEM

Sospiro di sollievo (non unanime, però) nel Pd del Veneto, che saluta con favore la

la polemica a distanza

Autonomia, è guerra di parole tra Zaia e i ministri giallorossi Provenzano (Sud) sostiene che la proposta veneta spacca il Paese e il governatore ribatte «Ci spieghi perché soltanto la sua Sicilia ne ha diritto» VENEZIA. Se il buongiorno auto-

nomista si vede dal mattino, difficilmente la trattativa tra Governo giallorosso e Regioni leghiste andrà oltre lo scambio di accuse e il rimpallo di responsabilità. Perché la giorna-

ta si apre con le esternazioni di Giuseppe Provenzano: premesso che «molto spesso il federalismo ha provocato un aumento dei costi», il ministro dem per il Sud boccia senza appello il progetto di Luca Zaia, reo di «spaccare il Paese con la pretesa di trattenere le risorse nel Veneto». Sarcastica la replica del governatore: «Visto che sembra essere il più informato di tutti sulla nostra proposta di autonomia del Veneto sono

certo che saprà dire agli italiani, in tempi brevissimi, quali ne sono i contenuti», nonché chiarire «i motivi tecnici per cui la Sicilia può avere l’autonomia e il Veneto no»; «Da buon siciliano esperto di economia, sarà facilmente in grado di spiegarci i contenuti che rendono economicamente e gestionalmente efficiente e virtuosa l’autonomia siciliana, visto che si dice così preoccupato della proposta veneta».

tornata di nomine. «Sono molto contento, perché aumenta il peso specifico della nostra regione nel governo del Paese. A tutti e tre sono stati affidati compiti delicati e importanti», il commento del segretario Alessandro Bi-

Autonomia, Boccia solo al comando l’ex sindaco di Vicenza non avrà competenze sato «dopo i disastri compiuti dalla Lega, i nostri rappresentanti sapranno fare valere spiccate capacità di interlocuzione, mediazione e decisione». «La compagine di governo è stata completata rapidamente ma senza fretta», chiosa Roger De Menech, il coordinatore dei parla-

Non basta. Nella querelle a distanza si inserisce anche Francesco Boccia, ilsuccessore di Erika Stefani al timone ministeriale degli Affari regionali: «Il concetto di autonomia è stato usato come una clava, come un manganello di alcuni contro altri. Non c’è nessuno contrario ad attuare il titolo quinto: il punto è se scegliamo di seguire la Costituzione o se ci perdiamo alcuni pezzi. Non si può fare una riforma contro il nord, né farla senza il sud», le parole dell’esponente pugliese del Pd; che conferma la volontà di compiere una “missione pastorale” al Nord (sarà a Venezia il 23 settembre) ma auspica che il tema «non sia più ostaggio della propaganda politica» e indica nell’Emilia Romagna rossa l’esempio da

È il caso di Claudio Sinigaglia, vice capogruppo in consiglio regionale: «Mi chiedo perché Padova venga sempre penalizzata nonostante sia la provincia che porta più voti in assoluto al partito veneto», polemizza il patavino che aderisce alla corrente di Maurizio Martina, uscita a bocca asciutta dalla maratona bollata come «abbuffata di poltrone senza precedenti» dalla deputata forzista Lorena Milanato. Nella circostanza, in effetti, è stato il segretario nazionale Nicola Zingaretti a fare la parte del leone, catapultando a Palazzo Chigi il suo luogotenente Martella e spuntando la promozione del pupillo Variati, già spalleggiato (con scarsa fortuna) nel voto europeo di maggio. Sorride anche Dario Franceschini: il neo ministro ai Beni culturali sponsorizzava la candidatura di Baretta e, pur con qualche ansia dell’ultima ora, l’operazione è andata in porto. FANTINATI ESCE DI SCENA

L’altra gamba della maggioranza, quella a 5 Stelle, aveva già segnato un punto con la nomina dell’unico ministro veneto, il bellunese Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento. Stavolta ha sfoderato la matita rossa: via il veronese Mattia Fantinati: sottosegretario uscente alla Pubblica amministrazione, non ha superato l’esame dei gruppi parlamentari. Confermato invece agli Esteri Ricardo Merlo, esponente del Movimento degli italiani all’estero: è un giornalista argentino di nascita e “trevigiano nel cuore”. —

seguire: «Penso che quello costruito dal presidente Bonaccini sia un buon terreno di confronto». A stretto giro di posta la risposta zaiana: «Come si può chiamare propaganda un testo scritto da eminenti giuristi e costituzionalisti? Mi dispiace sinceramente che Boccia si

«Basta propaganda» Replica del presidente del Veneto: «Rispetti cittadini e referendum» esprima in questi termini. Niente da dire sulle scelte emiliano romagnole, ma il ministro dovrebbe ben sapere che si parla di “autonomia differen-

Ricardo Merlo TREVISO. L’unico trevigia-

no fra i sottosegretari del nuovo governo Conte è anche un superstite del ribaltone. Ricardo Merlo conserva infatti la sua poltrona e anche la delega agli italiani nel mondo: Passando praticamente immune il ribaltone politico d’agosto. Giornalista, 57 anni, argentino di Buenos Aires, esponente e fondatore del Maie (movimento associativo italiani all’estero), discende da una famiglia di Miane, paese adagiato sui colli dell’Unesco. La fiducia data al governo Conte 2 dai parlamentari del Maie (specie al Senato dove il margine per il nuovo patto di governo era più risicato) ha avuto dunque un’immediata contropartita. Tanto che se il Maie esulta, dalla Lega nel mondo arrivano bordate a Merlo e al Maie che «privilegiano la poltrona agli interessi dei cittadini italiani nel mondo». Merlo è alla quarta legislatura, essendo entrato a Montecitorio nel 2006, e dopo tre mandati da deputato è diventato senatore lo scorso anno, quando ha riportato, nella ripartizione America Meridionale 54.323 preferenze. Laureato in Scienze Politiche, è attivo da anni nel mondo dell’associazionismo italiano, dedicandosi in particolare a temi come il voto all’estero, l’apertura di nuovi consolati e la carta d’identità elettronica. –

ziatà”: se la lingua italiana ha un senso significa che ogni Regione ha diritto a costruirsi un abito su misura per le esigenze dei suoi territori»; «Questi discorsi li abbiamo sentiti quando si discuteva del nostro referendum; quando i suoi colleghi del Pd dicevano che era propaganda e che non si sarebbe mai fatto. Era il giugnol 2014, l’allora premier Renzi lo impugnò di fronte alla Corte Costituzionale che accolse invece le ragioni del Veneto e autorizzò la consultazione popolare. Le parole di Boccia richiamano purtroppo il contesto nel quale si vietò ai veneti di votare utilizzando la tessera elettorale ufficiale, la stessa che ancora si usa nelle primarie del suo partito». — Filippo Tosatto


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Primo Piano

Sabato 14 Settembre 2019 www.gazzettino.it

I problemi della scuola

In 217 fuori dai nidi e dalle materne Le famiglie non hanno rispettato gli obblighi vaccinali posti dalla legge Lorenzin per la frequenza negli istituti `

SALUTE ROVIGO Sono 217 i bambini in Polesine nella fascia d’età fino a 6 anni che non possono frequentare gli asili nido e le scuole d’infanzia perché i genitori non hanno adempiuto all’obbligo vaccinale. Il dato è aggiornato a inizio settembre, dopo che il 20 luglio era scaduto il termine per i dirigenti scolastici di comunicare all’azienda sanitaria locale chi non aveva ancora fornito la documentazione sulle vaccinazioni avvenute o prenotate, o per certificare che l’alunno è nelle condizioni di esonero, omissione o differimento delle vaccinazioni. In Polesine sono circa 4.800 gli alunni nelle scuole dell’Infanzia, secondo i dati nelle scuole paritarie (2.602 nell’anno scolastico 2018-19) e statali (2.191 nell’organico di fatto al 10 settembre scorso: dati dell’Ufficio scolastico regionale).

LA NORMATIVA Le disposizioni della Legge Lorenzin sull’obbligatorietà della vaccinazione esavalente (antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, anti epatite B, anti pertosse, anti Haemophilus influenzae tipo B) e della vaccinazione trivalente anti morbillo, rosolia e parotite per i nati a partire dal 2002 (per i nati dal 2017 è richiesta anche la vaccinazione antivaricella), prevedono, per i bambini fino a 6 anni, che la mancata presentazio-

AL 1. LUGLIO SCORSO ERANO 1.052 I BAMBINI E RAGAZZI POLESANI INADEMPIENTI O RITARDATARI

ne della documentazione sull’obbligo vaccinale, determina la decadenza dall’iscrizione all’asilo o alla scuola dell’Infanzia. Negli altri gradi di istruzione, invece, dalle scuole primarie fino ai 16 anni, per gli inadempienti all’obbligo totali (per rifiuto) o parziali (non hanno completato il calendario vaccinale) si applica esclusivamente un’ammenda, che spetta ai Comuni erogare, su segnalazione dell’Ulss 5. La stessa azienda sanitaria, fino allo scorso 1. luglio, aveva riscontrato 182 casi di genitori che avevano espresso un dissenso definitivo all’obbligo vaccinale: tutti casi sanzionabili, dopo che l’Ulss aveva espletato le modalità previste per contattare e informare i genitori, attraverso una raccomandata con avviso di ricevimento per fissare un colloquio, in caso di negazione al primo invito a rispondere all’obbligo, in cui ribadire l’obbligo di vaccinazione. Queste persone erano state contattate più volte con tutte le modalità previste (raccomandata con ricevuta di ritorno, colloquio, eccetera) e si erano rifiutate di vaccinare i figli.

ISTRUZIONE Per le scuole materne e gli asili nido sono previsti i vaccini esavalenti e anche l’antivaricella per i nati dal 2017

Il capoluogo

Tutti in regola negli istituti dell’infanzia L’assessore: «Anno iniziato serenamente»

IL QUADRO Sempre allo scorso 1. luglio, complessivamente risultavano 1.052 i bambini e ragazzi polesani tra zero e 16 anni inadempienti o ritardatari all’obbligo vaccinale. Secondo il sistema sanzionatorio, è previsto che “se un genitore, dopo aver ricevuto la lettera di invito raccomandata, decide di non far vaccinare il proprio

Per le scuole di ordine e grado superiori la frequenza agli studenti è garantita, ma ci sono in ballo le sanzioni `

LE MULTE DEVONO ESSERE EROGATE DAI COMUNI SU SEGNALAZIONE DELL’ULSS

Situazione regolare per gli asili comunali di Rovigo, sia per quanto le iscrizioni di nuovi bambini alle quattro sedi tra centro e frazioni, sia per l’obbligo vaccinale. A spiegarlo è l’assessore all’istruzione Roberto Tovo: «Ringrazio chi dà fiducia ai nostri nidi e rivolgo un ringraziamento particolare al personale, che con passione e dedizione porta avanti un lavoro prezioso per la crescita educativa e formativa dei nostri bambini. È iniziato l’anno e siamo contenti di poter dire che non abbiamo avuto problemi di alcun genere per quanto riguarda le vaccinazioni». La prima campanella scolastica è

suonata a inizio mese per 117 bambini, nessuno di loro è rimasto escluso dal servizio a causa delle mancate vaccinazione, tutti erano in regola con quanto prescritto dalla legge. Le domande di iscrizione al servizio, ricevute dal 1. marzo al 31 maggio sono state ben 96, con 24 rinunce, di cui 10 per i posti nelle sezioni “piccoli”, cioè quelle ospitanti i bambini dai tre ai 12 mesi, e 14 nelle “sezioni medio-grandi”, ossia con i bambini dai 12 mesi compiuti a 36 mesi. Di conseguenza, i nuovi inserimenti sono stati complessivamente 62, di cui 27 nelle sezioni piccoli e 35 nelle sezioni medio-grandi. A.Luc.

figlio, dovrà pagare una sanzione amministrativa-pecuniaria. I bambini (da zero a 6 anni) non vaccinati, non possono accedere ai nidi e alle scuole materne, incluse quelle private non paritarie”.

LE MULTE La sanzione amministrativa-pecuniaria da 100 a 500 euro (a seconda della gravità dell’inadempimento) sarà incassata dallo Stato. Lo scorso luglio la Corte costituzionale aveva ribadito che “le disposizioni della legislazione statale che riguardano l’adempimento degli obblighi vaccinali, ai fini dell’iscrizione e dell’accesso ai servizi scolastici, si configurano come norme generali sull’istruzione di competenza esclusiva del legislatore statale”. E così, “le Regioni sono vincolate a rispettare ogni previsione contenuta nella normativa statale”. Nicola Astolfi

Salta la mensa gratuita alle elementari I soldi spesi per dei rifiuti abbandonati IL CASO VILLAMARZANA «Cinquanta bambini non potranno usufruire per quest’anno della mensa scolastica gratis. Questo a causa di alcune persone che con il loro comportamento sciagurato, mi hanno costretto a fare un debito fuori bilancio di 25mila euro». Il sindaco di Villamarzana, Claudio Vittorino Gabrielli, è disperato e lancia un appello a fondazioni o enti, affinché lo aiutino a trovare i soldi che erano già stati messi da parte per i bambini della scuola primaria. «Ogni promessa è un debito e solitamente mantengo quello che dico. Tutte le famiglie sapevano che nell’anno scolastico 2019-2020 avrebbero potuto contare sui pasti gratis. Era un mio regalo sul quale stavo lavorando da qualche anno, per garantire un qualcosa in più alla nostra scuola. Poi invece succede che due miei colleghi autotrasportatori (Gabrielli è un ex ca-

SINDACO Claudio Gabrielli

IL SINDACO GABRIELLI È ARRABBIATO: «NON POSSO MANTENERE LA PROMESSA FATTA PER COLPA DI PERSONE “SCIAGURATE”»

mionista alla guida da svariati anni del consorzio Tar, ndr), hanno pensato bene di abbandonare sulla macroarea industriale, nella parte di Villamarzana, rifiuti speciali, le cui analisi e sgombero mi sono appunto costati la bellezza di 25mila euro. È da anni che chiedo vengano installate telecamere di videosorveglianza in entrata e uscita dalla macroarea, sia a Villamarzana che ad Arquà Polesine, ma il mio invito è sempre rimasto inascoltato. Mi domando allora a che cosa serve che tutti i Comuni della polizia associata Medio Polesine abbiano un sacco di telecamere, tranne noi e Arquà nella macroarea. Così facendo la prossima volta che qualcuno si priverà di rifiuti particolari, dovrò chiudere il Comune per dissesto finanziario, dato abbiamo già raschiato il barile».

IL PROBLEMA Gabrielli è un fiume in piena e ne ha per tutti. «Ogni settima-

na i camion che si dirigono verso la Geodis buttano giù i pali della luce e tocca a me spendere soldi per metterne di nuovi. Inoltre, mancando del tutto un controllo anche di sera, nella macroarea avviene di tutto: dalle corse folli in auto e moto, all’abbandono di auto rubate che poi vengono bruciate, rovinando l’asfalto appena realizzato, per arrivare anche a fenomeni di prostituzione. Non ce la faccio più ad andare avanti così. Dovrò chiudere a mie spese la nostra parte di zona industriale, magari con dei guardrail, per riaprirla solamente quando nella parte di Arquà saranno finalmente ultimati i lavori».

CONTROLLI Intanto, a causa di tutte queste vicende, cinquanta bambini si sono visti privati dei loro pasti giornalieri gratuiti. «È la cosa che più mi fa male al cuore, essendo tra l’altro diventato nonno da qualche tempo. Non mi piace affatto non essere in grado di mantenere la promessa

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VILLAMARZANA La scuola elementare: niente mensa gratuita

fatta alle famiglie, solo perché qualcuno si diverte a compiere reati in macroarea. A mie spese ho deciso di acquistare un paio di telecamere per cercare di arginare tutti questi fenomeni di degrado pubblico, altrimenti se ogni volta che qualcuno abbandona qualcosa o abbatte un palo

della luce, devo fare un debito fuori bilancio, meglio che chiuda scuola e municipio«. Il sindaco di Villamarzana si rivolge anche agli altri dodici colleghi convenzionati con il Medio Polesine, auspicando che sposino la sua causa. Marco Scarazzatti


CONEGLIANESE

SABATO 14 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA

IN BREVE

IL CASO A CODOGNè

Mancano insegnanti e il Comune paga i sorveglianti ai bimbi

Parè Nuova ambulanza per i soccorritori L’associazione Soccorritori Conegliano pubblica assistenza Odv domani alle 11.30 nel piazzale della chiesa di Parè celebrerà la nuova ambulanza, che è già operativa nei servizi di soccorso. I volontari durante la mattinata saranno a disposizione per misurazioni gratuite della pressione e della glicemia sempre a Parè, nei pressi del supermercato Cadoro e all’interno del centro commerciale Conè.

Alle primarie e medie l’uscita è ancora alle 12 anziché alle 13 Il sindaco: «I genitori sono al lavoro, così diamo una mano»

Diego Bortolotto CODOGNE’. Non ci sono mae-

stri a sufficienza e così il Comune mette gratuitamente a disposizione i sorveglianti per i bambini. “Servizio di sorveglianza straordinario a causa della mancata nomina di alcuni insegnanti”, è l’avviso diffuso dall’amministrazione comunale di Codognè. Sia scuola primaria che media faranno lezione fino a mezzogiorno, almeno sino al 23 settembre. AVVISO ALLE FAMIGLIE

«Per venire incontro alle esigenze lavorative dei genitori – è la comunicazione distribuita alle famiglie - il Comune di Codognè offre gratuitamente un servizio di sorveglianza post-scuola, presso gli edifici scolastici,

dalle ore 12 alle ore 13, da lunedì 16 a sabato 21». In questi giorni si stanno raccogliendo le adesioni. Già diversi genitori hanno sottoscritto la richiesta, poiché gli impegni di lavoro non permetterebbero di andare a prendere in tempo a mezzogiorno i figli. La scuola non ha obblighi nella sorveglianza, ma soprattutto non può sopperire, in attesa delle nomine dei docenti.

un appalto con una cooperativa che si occupa di assistenza domiciliare e servizi sociali. Sono comprese ore con operatori specializzati con i bambini ed è stato quindi deciso di rivolgerli all’emergenza che si sta vivendo in questo primo scorcio di anno scolastico. Il primo cittadino di Codognè boccia il Ministero dell’Istruzione. ACCUSE AL MIUR

IL SERVIZIO GRATUITO

«Abbiamo offerto alla scuola la disponibilità di alcuni operatori di una cooperativa che già collabora con il Comune di Codognè per assistere i bambini – spiega il sindaco Lisa Tommasella finchè non sarà ripreso l’orario normale delle lezioni garantiremo questo servizio gratuito». Il Comune ha già

«La gestione ministeriale dei docenti è insufficiente – sottolinea il sindaco Tommasella - noi sindaci anche in casi come questo dobbiamo impiegare delle risorse pubbliche per rimediare ad un disagio creato da Roma. Il problema deriva da una visione centralistica di uno Stato inadempiente, i sindaci poi devono sopperire a

San Rocco Tenta di parcheggiare e danneggia tre auto Bambini diretti a scuola. Alcune cattedre sono ancora scoperte

mancanze altrui». La sindaca leghista, dopo la sua schiacciante vittoria elettorale a giugno, era arrivata in municipio sventolando la bandiera con il leone di San Marco e scritto “Veneto autonomo subito” durante la proclamazione. «Certe funzioni devono essere delegate alle Regioni, il nostro territorio è stufo di subire delle inadempienze e non si può continuare a trovare delle soluzioni tampone – aggiunge il primo cittadino di Co-

dognè - è vergognoso che manchino delle insegnanti quando la scuola è già iniziata. L’istruzione deve essere delegata alla Regione Veneto». L’iniziativa è stata apprezzata da diverse famiglie che hanno deciso di aderire all’offerta: molti infatti non riuscirebbero a passare a prendere i bimbi a mezzogiorno, e non tutte le famigliepossono contare sulla disponibilità di nonni o di altri parenti . — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Curioso episodio ieri pomeriggio a Conegliano, in corso Vittorio Emmanuele, poco prima della chiesa di San Rocco. Un anziano alla guida di una Toyota Auris ha cercato di guadagnare la sosta tra due auto che erano già parcheggiate a bordo strada. Forse però ha calcolato male lo spazio a disposizione perché il risultato è stato che tre auto sono rimaste danneggiate in una carambola. Con l’anziano c’era anche la moglie, i due non hanno avuto bisogno di cure.

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.ROVIGO

... Sabato 14 Settembre 2019

La Voce

SANITA/1 Gli irriducibili sono finora 182, i dubbiosi 900

No vax, per il momento nessuna sanzione per 1.082 Le scuole in continuo contatto con l’azienda sanitaria polesana per il censimento ma né multe (dell’Ulss), né provvedimenti di esclusione (degli istituti) sono scattati ROVIGO - Sono 1.082 i minorenni in età scolare no vax del Polesine, secondo gli ultimi dati aggiornati dell’Ulss 5. Quest’anno nessuna sanzione è partita dal Dipartimento di Igiene e sanità dell’Ulss 5, né alcun provvedimento di esclusione da parte delle scuole. Ma il rapporto epistolare tra scuole e azienda sanitaria polesana è costante in questo periodo di inizio della scuola. Le scuole, infatti, mandano gli elenchi dei nuovi iscritti, l’Ulss li restituisce “validati”, con il dato degli studenti vaccinati e non vaccinati. A quel punto gli istituti

danno seguito all’esclusione (per le materne), mentre dalle elementari in su è l’Ulss che dovrebbe provvedere all’erogazione delle multe. In assenza di indicazioni, le Regioni stanno decidendo autonomamente se imporre la sanzione una tantum oppure ogni anno. E il Veneto preparerebbe addirittura multe da 500 euro, un salasso per le settemila famiglie inadempienti nella Regione. Ancora nessuna sanzione è scattata per l’anno 2019. Ma l’Ulss 5 ha già individuato 57 no vax “irriducibili”, per l’esavalente, ovvero (difterite-

SANITA’ 2/ Settemila i bimbi

In Veneto calcolati 73.812 non in regola con la puntura Sono 7mila i bambini che potrebbero nei prossimi giorni rimanere fuori dagli asili o essere passibili di multa in Veneto. Per la precisione 6.783 bambini, di cui 3.113 in età da asilo nido e 3.670 nella fascia 3-6 anni. Un numero d'impatto, ma che se messo in proporzione con la popolazione scolastica regionale per la classe d'età considerata rappresenta circa un 3% di bambini non in regola. La Regione Veneto, tra l’altro, è stata la meno in linea con la legge Lorenzin, (tanto da aver portato a un ricorso alla Consulta, poi bocciato). Secondo i dati regionali sono 2680 i bambini no vax in Polesine cioè i minori tra gli 0 e 16 anni che non sono stati vaccinati, o non del tutto coperti. Ed ora sono a rischio esclusione dalla scuola, per le materne, e multa per i ragazzi più grandi. A livello veneto sono 73.812 i minori che non hanno assunto i 10 vaccini obbligatori per frequentare le lezioni scolastiche (antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella). Il termine per mettersi in regola era quello del 10 luglio, in caso contrario scatterà il rifiuto dell’iscrizione all’asilo più una multa tra 100 e 500 euro, prevista anche a carico degli alunni inadempienti di elementari, medie, superiori e biennio dei professionali, ai quali non è però negata la frequenza. Ai genitori no vax però è stata concessa una proroga fino al 20 luglio per mettersi in regola o per dimostrare l'appuntamento preso per la vaccinazione. La scuola scatterà l'11 settembre, le Usl venete hanno già comunicato alle scuole gli elenchi degli alunni tra zero e 16 anni non vaccinati o non del tutto. Al primo posto l’Usl scaligera, con 16.564; seguono l’Usl Marca Trevigiana con 13.498 e l’Usl Euganea con 12.932. Poi la Pedemontana (7955), la Berica (7010) e la Serenissima (6750). In coda l’Usl Dolomiti (4441),la Polesana (2680) e l’Usl Veneto orientale (1982). © RIPRODUZIONE RISERVATA

tetano-pertosse acellulare, Polio, Hib, Epatite B) e 350 genitori che invece prendono tempo, stanno facendo i colloqui, hanno preso appuntamenti ma ancora non hanno portato i figli a fare i vaccini. Per il gruppo dell’Mpr (anti morbillo-parotiterosolia), invece, sono 125 le famiglie che sono state definite “renitenti” dall’Ulss 5, e che quindi non hanno risposto alle continue chiamate dell’azienda sanitaria o hanno addirittura dichiarato di non voler rispondere all’obbligo. Mentre 520 prendono tempo. In totale, tra i minori da 1 e 17 anni, sono

appunto 1082 gli inadempienti. Con l’obbligo introdotto dall’allora ministro Lorenzin del vaccino, nel 2017, il dipartimento di Igiene e Sanità rodigino ha registrato un aumento non significativo dei vaccini - spiega il primario Giovanna Casale - Da noi è aumentato qualcosina ma ha spostato poco perché effettivamente qualcuno che era dubbio pur di mandare i figli a scuola, si è adeguato, ma in ogni caso abbiamo sempre avuto una copertura altra nella provincia, anche rispetto ad altre realtà venete. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Un bimbo si sottopone al vaccino


II

Rovigo

Sabato 14 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Sono pronti a sparare 3.900 fucili In Polesine si registra una riduzione di duecento tesserini, confermando il trend `

PALAZZO CELIO ROVIGO Da domani ben 3.900

cacciatori potranno usare il proprio fucile: inizia la stagione venatoria. Dopo l’ottima pre-apertura di inizio mese (1, 2, 4, 8 e 9 settembre), nonostante il nuovo aumento delle temperature previsto da domani, gli appassionati di caccia potranno tornare in mezzo alla natura. La peculiarità di quest’anno è l’introduzione della caccia al Columba Palumbus, meglio noto come “colombaccio”, visto che è una specie in eccessivo aumento e ne va controllata la presenza sul territorio. La novità di poter cacciare quest’ultima specie ha destato interesse nel mondo venatorio, anche nei giorni di pre-apertura. Gli esperti ritengono che diventerà una delle specie primarie delle future stagioni.

I NUMERI L’ufficio Caccia della Rovigo sta ultimando il rilascio dei tesserini ai cacciatori residenti in provincia, avendone già rilasciati sino a oggi 1.900, con un calo di 200 iscritti rispetto al 2018 che conferma il trend al ribasso degli anni scorsi.

Dal 1. ottobre le competenze su caccia e pesca passeranno ai Comuni e i problemi sono molti

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Oltre ai residenti, in Polesine potranno esercitare l’attività venatoria i cacciatori soci dei tre Ambiti Territoriale di Caccia Ro1 Polesine Occidentale con 1.103 soci, Ro2 Polesine Centrale con 1.284 soci e Ro3 Delta del Po con 1.184 soci, per un totale complessivo di 3.571 persone. L’ufficio provinciale, inoltre, ha dato l’avvio alla procura di rilascio delle autorizzazioni all’utilizzo dei richiami vivi per l’esercizio venatorio, che riguarda circa 500 cacciatori appassionati di caccia agli anatidi. Nei prossimi giorni sarà approvata una delibera della giunta regionale per disciplinare la mobilità venatoria, ovvero la possibilità per un cacciatore veneto iscritti in un a Atc di accedere, fino a un massimo di 30 volte, ad altre zone di caccia attraverso l’utilizzo di un’app per telefonino. Prenotando l’uscita, se ci saranno abbastanza posti a disposizione, si potrà scegliere di cacciare in Ro1 o Ro2, il Ro3 è escluso.

CAMBI DI COMPETENZE Sono due le novità che prenderanno il via dal 1. ottobre e non saranno indolori per le amministrazioni locali. La prima

STAGIONE VENATORIA Domenica si comincia dopo la pre-apertura

Il rossoblù Sironi ferito in un incidente L’INCIDENTE ROVIGO Si è schiantato con l’auto

contro il Tir che lo precedeva, conficcandosi la chiave nel ginocchio: è finito in ospedale il campione di rugby Stefano Sironi. Il 23enne friulano, da questa stagione in forza alla FemiCz Rovigo, è stato ricoverato fino a ieri all’Angelo di Mestre. Dimesso, è tornato a casa e sarà di nuovo a Rovigo forse lunedì. Il giocatore è rimasto coinvolto giovedì pomeriggio in uno spaventoso incidente lungo l’autostrada nei pressi di San Stino di Livenza. Sironi stava percorrendo il tratto della A4

tra gli svincoli di San Stino e Portogruaro, in direzione di Udine, dove vive. A bordo della Volkswasgen Golf intestata alla madre, il rugbista stava tornando a casa dopo aver concluso l’allenamento ed essere stato inserito nel XV di partenza per l’amichevole di ieri con le Fiamme Oro. Doveva recarsi dal dentista. Per cause al vaglio della Polizia autostradale di San Donà di Piave, Sironi è piombato contro il Tir che lo precedeva. Un botto impressionante, con l’abitacolo della Golf che si è completamente deformato. Nello schianto, verso le 13.15, Sironi è rimasto incastrato in ciò che è

“MIRACOLATO”: SI È SCHIANTATO IN AUTOSTRADA CONTRO UN CAMION RIPORTANDO TRAUMI E FERITE

rimasto dell’auto. Il blocco sterzo si è abbassato, tanto che la chiave di accensione del motore, si è conficcata nel ginocchio destro. Subito sono stati allertati i soccorsi, arrivati con i vigili del fuoco, la Polizia, i sanitari del Suem, in ambulanza e l’elicottero del 118 da Treviso. Per i pompieri non è stato facile riuscire a liberare il rugbista, con il pianale del rimorchio finito dentro l’abitacolo. I sanitari hanno dovuto intervenire anche per rimuovere la chiave conficcata nella gamba. Per più di mezz’ora Sironi è rimasto intrappolato e per liberarlo la Polizia ha dovuto chiudere l’autostrada.

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riguarda proprio Palazzo Celio, che perderà la competenza su caccia e pesca. «Vediamo come gestiranno il servizio, i dipendenti erano già in carico alla Regione, ma distaccati da noi, e questo rendeva più facile avere rapporti con gli utenti - spiega la dirigente provinciale Monica Zanforlin - per quanto riguarda la Polizia provinciale, non si sa ancora cosa sarà di loro. Attualmente, per questioni normative, non possono transitare alla Regione, nel frattempo regoleremo i rapporti con Venezia per usare al meglio questa vigilanza del territorio». L’altra novità è relativa all’autonomia lasciata dalla Regione ai Comuni, che dovranno gestire in maniera indipendente quello che prima facevano le Province, ovvero il controllo dei pescatori e dei cacciatori sul proprio territorio, la custoia dei sequestri di armi, pescato o selvaggina, e la risoluzione di eventuali ricorsi da parte degli utenti. Sino alla fine del mese sarà l’amministrazione provinciale a svolgere tutti questi compiti, da ottobre tutto questo toccherà ai vigili urbani e ai sindaci dei vari comuni. Alberto Lucchin

Nonostante ciò, per l’elicottero c’è stato modo di atterrare in zona. Trasferito in ambulanza allo svincolo di Portogruaro, Sironi è stato imbarellato e portato in elicottero a Mestre. Inevitabili i disagi anche per la viabilità, con una giornata di passione lungo l’A4. Sironi, sottoposto alla diagnostica, può definirsi miracolato, considerando che nei diversi incidenti “fotocopia” su quello stesso tratto di A4 non tutti ce l’hanno fatta. Il giocatore ha riportato diverse ferite alle mani a causa dei frammenti del cristallo anteriore esploso nel botto e la ferita alla gamba che gli costerà diversi giorni di prognosi, ma ciò che conta è che ha potuto riabbracciare la famiglia, mentre il popolo del rugby tifa doppiamente per lui. Marco Corazza

Trasporta clandestini, condannato a 5 anni TRIBUNALE ROVIGO Condannato per aver

trasportato 13 persone di origine siriana, in fuga dalla guerra civile, ma sprovviste di regolari documenti, dall’Italia verso l’Austria. E una volta pizzicato, non ha detto di averlo fatto per una contrarietà alle norme di contrasto ai fenomeni migratori o per generosità, bensì di essere stato ingannato. La sua versione non è stata creduta e dopo tre gradi di giudizio, è divenuta definitiva la sentenza della Corte d’Appello di Milano, che ha confermato la condanna, già decisa in primo grado nel 2017, a 5 anni di reclusione per Roberto Rizzato, 59 anni, nato a Rovigo. «L’imputato si legge nella sentenza - era stato sorpreso a trasportare dieci cittadini siriani e aveva dichiarato che gli avevano offerto del danaro e le spese di viaggio per portarli in Germania: le circostanze complessive escludevano che egli fosse stato ingannato dai siriani né che potesse ritenere lecito quel trasporto, anche perché aveva mentito su più punti, rendendo una versione dei fatti non credibile; del resto, aveva ammesso la stipulazione di patto per il trasporto e di non avere verificato i documenti dei siriani, così come aveva ammesso di avere avuto dubbi sulla liceità dell’operazione». La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione, perché «considerata la bassa scolarizzazione e la sua impossibilità di rappresentarsi correttamente la situazione e la normativa sull’ingresso di cittadini extracomunitari», si sarebbe trattato di un caso di errore di fatto, previsto all’articolo 47 del Codice civile come causa di non punibilità. «La Corte territoriale - afferma la Cassazione - ha correttamente evidenziato che non era possibile applicare l’articolo 47, poiché il complesso degli elementi emersi escludeva che il ricorrente si fosse formata una idea di realtà diversa da quella effettiva». F.Cam.


2 VE

Sabato 14 Settembre 2019 Corriere del Veneto

PRIMO PIANO

La politica il Veneto e il governo

Tre sottosegretari per il Veneto Sono tutti del Pd, delusione M5S Martella unico dem a Palazzo Chigi, Variati al Viminale, Baretta torna all’Economia

Bisato Con queste nuove nomine aumenta il peso specifico del Veneto nel governo del Paese

Manzato Una scorpacciata di poltrone ma il Nord produttivo non è rappresentato

Zingaretti Alleanza Pd-M5S alle Regionali? senza calare nulla dall’alto è chiaro che dobbiamo tentare

Dopo il bellunese Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il parlamento, e il trevigiano (a metà, perché in realtà vive da anni a Trento) Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si completa con tre nuove nomine la squadra dei veneti nel governo giallorosso. Si tratta dei veneziani Andrea Martella e Pier Paolo Baretta e del vicentino Achille Variati. Sono tutti esponenti del Pd. A bocca asciutta il Movimento Cinque Stelle, dove l’uscente Mattia Fantinati, sottosegretario alla Pubblica amministrazione, non è stato confermato. E questo nonostante i Cinque Stelle siano riusciti ad imporsi sugli alleati a livello nazionale, strappando 27 poltrone di sottogoverno contro le 24 del Pd. Le nomine di ieri, approvate in un Consiglio dei ministri lampo, non sorprendono: Andrea Martella, figura di primo piano del Pd guidato da Nicola Zingaretti (è il coordinatore della segreteria), era dato in pole sin dall’inizio, anche per aver seguito da vicino le complicate trattative tra i due partiti per la nascita del nuovo esecutivo. Sarà l’unico esponente dem a Palazzo Chigi, dove tutti gli altri inquilini, dal premier in giù, sono espressione del M5S. Di Achille Variati si era parlato subito come possibile sottosegretario (se non addirittura ministro) agli Affari regionali, per via delle esperienze in Regione, in Comune e Provincia a Vicenza, come presidente nazionale di Upi. Alla fine si occuperà degli Interni, probabilmente con una delega specifica agli enti locali. Una compensazione, spiegano dal Nazareno, anche per via della mancata elezione alle Europee, che pure fu fortemente sponsorizzata da Zingaretti e da tutta la catena di comando del partito in Veneto. Infine, Pier Paolo Baretta: la sua è una nomina che mescola ragioni di corrente (è uno degli esponenti di spicco della potente corrente di Franceschini) e d’esperienza, visto che torna ad occupare la casella di sottosegretario all’Econo-

VENEZIA

mia già ricoperta nei governi Renzi, Letta e Gentiloni, da dove ha seguito partiti importanti, su tutte quella del fondo di ristoro dei risparmiatori. Non mancano ovviamente i delusi. Nel M5S sorprende la mancata conferma del veronese Mattia Fantinati, «dimaiano» d’acciaio che a lungo si è occupato di Digitale; evidentemente col nuovo governo giallorosso gli uomini più vicini a Di Maio sono finiti penalizzati a favore di quelli più vicini a Fico. Anche nel Pd alcuni sussurri della vigilia sono stati traditi, come il bellunese Roger De Menech allo Sport o il veronese Gianni Dal Moro allo Sviluppo economico. Tant’è, proprio De Menech è

Trattative serrate Una della tante riunioni tra il premier Giuseppe Conte e i vertici di Pd e Movimento Cinque Stelle per la complicata formazione del governo giallorosso

L’escluso Il più eclatante è Mattia Fantinati del M5S, sottosegretario uscente alla Pa

● L’intervento Pd, M5S e LeU possono costruire l’alternativa a Zaia di Graziano Azzalin* Anche nel Veneto dello strapotere leghista, apparentemente inattaccabile, abbiamo dimostrato che ci può essere un’alternativa vincente, Rovigo è solo l’ultimo episodio. Senza contratti, ma con fatti concreti, creando una larga convergenza. Esperienza che può essere riproposta, ampliandola, su scala regionale, dove ognuno porta la propria esperienza per poi fare sintesi su un candidato comune, non di parte, che sappia essere un valore aggiunto. Con Cinque Stelle e LeU dobbiamo partire dal lavoro svolto in

Consiglio regionale e dalle battaglie importanti condotte su sanità, Pfas, Pedemontana, consumo di suolo, politiche per la montagna. La credibilità di una proposta politica la dà non un cartello elettorale o un contratto, ma da un idea di futuro supportata da un programma serio, condiviso e sostenibile. È da qui che dobbiamo ripartire. Zaia non è invincibile e continua ad alzare i toni per mascherare i propri fallimenti, insistendo nella campagna elettorale permanente a cui sta sottoponendo i veneti da almeno cinque anni. Nei giorni scorsi ha invitato i cittadini a scendere in piazza per fare la rivoluzione. Parole non certo in linea con il suo ruolo istituzionale, ma sbagliate anche nella sostanza. È da rivoluzionari aumentare indiscriminatamente i canoni di affitto degli alloggi Ater, dopo che la Regione ha chiuso un occhio sui controlli e criminalizzando adesso tutti gli inquilini? È da rivoluzionari rivendicare un Veneto «tax free» e

bocciare la proposta di una miniaddizionale Irpef per i redditi oltre i 100mila euro, in modo da finanziare sanità e sociale? La stessa addizionale, anzi più bassa, che però voleva mettere per pagare la Pedemontana. Bastano questi due esempi a mostrare il volto «popolare» della Lega. Zaia ha tralasciato l’attività di programmazione della Regione, su cui siamo in forte ritardo, affidandosi alla propaganda. Ha sacrificato tutto al mito dell’autonomia sul cui fallimento tace le responsabilità del sovranista Salvini, che ha fatto cadere il governo e adesso attacca, insieme a Zaia, il nuovo esecutivo che, Costituzione alla mano, è assolutamente legittimo come il precedente. Anche se a Salvini e alla Meloni (che hanno manifestato senza imbarazzo insieme a Casa Pound e Forza Nuova),non piace, l’Italia è ancora una Repubblica parlamentare. *Consigliere regionale Pd © RIPRODUZIONE RISERVATA

stato tra i primi a complimentarsi («Il Veneto è ben rappresentato, sono certo riusciremo a fare squadra») seguito a ruota da tutti i vertici territoriali del Pd, dal capogruppo in Regione Stefano Fracasso al segretario Alessandro Bisato. Auguri anche dalla presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello e dal presidente dell’Upi Michele de Pascale. Critico invece il sottosegretario uscente all’Agricoltura Franco Manzato, della Lega: «Nella scorpacciata di poltrone del Conte bis il Nord produttivo non è rappresentato come meritava». Intanto continua il dibattito attorno all’ipotesi di replicare anche alle Regionali l’alleanza giallorossa: «Senza calare decisioni dall’alto — ha detto ieri Zingaretti — andremo a vedere situazione per situazione. Ma è chiaro che dovremmo tentare: lo si è fatto per governare il Paese, non vedo perché non si possa farlo anche per le amministrative». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA


VII

Padova

Sabato 14 Settembre 2019 www.gazzettino.it

SANT’ANTONIO Il centrosinistra padovano si schiera a favore dell’ospedale e questo pomeriggio sarà protagonista di una marcia, ma la Lega risponde e attacca

IL CASO PADOVA La giunta Giordani e il

centrosinistra questo pomeriggio marceranno in difesa dell’ospedale Sant’Antonio. Il timore è che con il passaggio dall’Ulss 6 all’Azienda ospedaliera la struttura possa essere progressivamente smantellata. «Leggo che sul Sant’Antonio non cambierà nulla per dieci anni, ma una cosa deve essere chiara: io guarderò ai fatti –. È andato all’attacco ieri pomeriggio Giordani - È una prudenza che mi è imposta dalla grande responsabilità che ho sui temi della salute e della sanità come sindaco di Padova verso il mio territorio e i miei concittadini, specie quelli più deboli e anziani. Patti chiari amicizia lunga, il Sant’Antonio è un patrimonio della città, non va destrutturato e deve restare la sua forte e strategica vocazione a erogare i servizi socio sanitari di qualità e in forma universalistica sul territorio – ha rincarato la dose - Vigilerò con la massima attenzione, giorno dopo giorno, e se avanzeranno processi o decisioni sbagliate che intaccano i livelli di attenzione per i padovani o producono scivolamenti verso il privato, ci mobiliteremo e non avrò problemi ad alzare la voce per rappresentare con la giusta forza le preoccupazioni della città».

RASSICURAZIONI «C’è un altro aspetto delicatis-

Un corteo in difesa del Sant’Antonio: «No ai pellegrinaggi in altri ospedali» Oggi pomeriggio la marcia della giunta, Giordani: `Il leghista Boron: «Dal Pd chiacchiere a vuoto» «Assurdo se un nostro anziano dovrà spostarsi» Bolis: «Rappresento i sindaci, non mi schiero»

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PALAZZO MORONI Il sindaco Sergio Giordani si schiera a difesa dell’ospedale Sant’Antonio

CARMIGNANO Alessandro Bolis, presidente della Conferenza dei sindaci, non marcerà

simo: voglio rassicurazioni chiare e inequivocabili sul fatto che come conseguenza delle scelte della Regione non si attivino scomodi “pellegrinaggi” da parte di cittadini padovani verso lontani ospedali della provincia – ha concluso -. I livelli adeguati di cura e l’accompagnamento post fase acuta devono essere assicurati a Padova. Se anche uno solo dei nostri anziani o dei nostri ammalati dovesse curarsi a trenta chilometri di distanza da casa, sarebbe assurdo e inaccettabile. Ho sempre detto che risultava poco comprensibile questa fretta, ma se ora si vuole procedere devono essere date tutte le garanzie a Padova e per questa ragione già la settimana prossima ci sarà un incontro con Scibetta e Flor ai quali chiederò di dettagliare e mettere nero su bianco tutti gli aspetti da chiarire onde evitare preoccupazioni e disagi alla cittadinanza».

IL PROGRAMMA Oggi, intanto, alla camminata in difesa del Sant’Antonio (partenza alle 16 davanti alla Basilica di Sant’Antonio, arrivo alle 17 davanti a palazzo Moroni) è attesa una folta rappresentanza della giunta Giordani (il sindaco non sarà presente per impegni precedenti). E’ attesa anche una nutrita delegazione del Partito democratico, tra loro anche il consigliere regionale Claudio Sinigaglia da sempre un prima linea su questa battaglia. Sarà presente anche Coalizione civica. Preoccupazioni per il futuro del San’Antonio sono state espresse anche dalla Cisl.

LA CRITICA Ad andare all’attacco ha provveduto, invece, il consigliere regionale della lista Zaia Fabrizio Boron.«Il Partito Democratico, che per vent’anni ha fatto solo chiacchiere a vuoto – ha tuonato il presidente della commissio-

ne regionale Sanità - si mette a organizzare manifestazioni contro chi, come la Regione del Veneto e il presidente Zaia, finalmente portano a termine obiettivi importanti: il nuovo ospedale di Padova Est e la ristrutturazione del sistema sanitario padovano che porteranno Padova ad essere polo centrale in Veneto e fiore all’occhiello a livello nazionale ed internazionale». A smarcarsi dalla “passeggiata” è anche il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 6 Euganea, Alessandro Bolis che è anche sindaco di Carmignano di Brenta. «Il Presidente della Conferenza deve essere garante di tutte le posizioni e delle opinioni dei sindaci della provincia di Padova e non scendere nell’area della tifoseria da stadio – ha concluso – Quindi non parteciperò alla manifestazione». Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA

Agricoltori dal prefetto: «La cimice asiatica ci rovina» LE ASSOCIAZIONI PADOVA Immediata proclamazione dello stato di calamità e introduzione della Vespa Samurai per combattere la cimice asiatica che sta distruggendo interi raccolti, tanto che diverse aziende agricole stano pensando di estirpare i frutteti. E’ quanto chiesto ieri mattina le organizzazioni degli agricoltori, Cia, Confagricoltura e Agri, che hanno manifestato davanti alla Prefettura illustrando la situazione dell’agricoltura al Prefetto Renato Franceschelli. Da due anni le coltivazioni sono assaltate dalla cimice asiatica che le distrugge ren-

dendo invendibile la frutta e quasi azzerando gli introiti delle aziende. «Si deve trovare una soluzione in fretta. La cimice asiatica oggi è un problema fondamentale da risolvere, è una peste che sta colpendo i nostri agricoltori provocando danni ingentissimi alle colture - spiega Maurizio Antonini, direttore Cia -. Per questo chiediamo l’immediata apertura dello stato di calamità in base alla legge 102 che permette agli agricoltori di attingere a fondi speciali. La piaga della cimice asiatica ha distrutto le coltivazioni in misura dell’80-100%, le aziende sono in grosse difficoltà e tanti non sanno se continuare con l’attività imprenditoriale. Le

manifestazioni di oggi sono un grido d’allarme per le difficoltà nelle quali si sta dibattendo il mondo dell’agricoltura». Gli agricoltori ricordando di essere i primi a volere un’agricoltura sostenibile premono per ottenere l’introduzione della Vespa Samurai per attaccare la cimice in modo biologico e sostenibile. «Si

«STA DISTRUGGENDO TUTTI I NOSTRI RACCOLTI, ORA È FONDAMENTALE L’AUTORIZZAZIONE PER IMPORTARE LA VESPA SAMURAI»

MANIFESTAZIONE Agricoltori ieri davanti alla Prefettura

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tratta di un insetto anch’esso non autoctono come la cimice e per questo necessita delle autorizzazioni dei Ministeri della Salute e della Sanità per essere importata - chiude Antonini - ma si tratta di un elemento determinante per combattere la cimice asiatica». Tra i manifestanti, un agricoltore che mostrava delle pere inutilizzabili dopo l’attacco della cimice con un cartello significativo per la situazione che recitava “Una su 1000 ce la farà: lacrime e sangue!”. Ad illustrare al Prefetto la drammatica situazione anche Michele Barbetta, presidente Confagricoltura. «La cimice attacca pere, mele, susine, tutta la frutta le aziende quindi non sono più

redditizie ed è già il secondo anno che accade. Chiediamo al governo ed ai ministeri di autorizzare l’importazione della Vespa Samurai, gli studi tecnici compiuti non hanno trovato controindicazioni all’introduzione dell’insetto afferma Barbetta - ci sono aziende che hanno deciso di estirpare tutti i frutteti, se non si interviene velocemente l’Italia resterà senza frutta. La cimice però attacca anche le coltivazioni di soia, mais, gli estensivi ed i seminativi riducendo il raccolto di un 20%, inoltre il mais raccolto non è più utilizzabile per l’alimentazione umana ma solo per i mangimi». Luisa Morbiato


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