RASSEGNA STAMPA DEL 5 NOVEMBRE 2019

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05-NOV-2019

da pag. 22 Quotidiano nazionale

Direttore: Carlo Verdelli

Lettori Audipress 04/2019: 198.298 63


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REGIONE

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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Il braccio di ferro con Roma cifre e dati

la svolta dopo l’addio di toninelli

Ecco gli interventi in attesa del via libera di Palazzo Chigi

«Conte firmi l’intesa Anas-Veneto Pronti sette appalti per 85 milioni» 50 L’assessore De Berti: il dossier sulla riclassificazione della rete stradale è bloccato a Palazzo Chigi Albino Salmaso VENEZIA. Quanto può valere

una firma? 85 milioni di euro, già stanziati da Anas e Veneto Strade per sette gare d’appalto bloccate perché manca la sigla ufficiale di Palazzo Chigi al decreto che riclassifica la viabilità. Non è un dispetto della burocrazia romana se la partita dell’autonomia del Veneto s’intreccia con quella del federalismo stradale alla rovescia: 33 “arterie d’asfalto” grandi e piccole piene di buche che Zaia ha restituito all’Anas, ai tempi del manager Armani e del ministro Delrio. Non stiamo parlando di Pedemontana o di terza corsia A4 Venezia-Trieste o della Valdastico Nord da completare, ma della rete di 1800 chilometri così suddivisa: 700 regionali, 700 statali e gli altri 400 provinciali con una convenzione ad hoc per Belluno. Dopo 14 mesi di incontri a Roma con lo staff del ministro grillino Toninelli, l’assessore Elisa De Berti ha tagliato il traguardo e ora lancia un appello al premier Conte: «Il dossier per la riclassificazione della viabilità del Veneto è fermo a Palazzo Chigi da metà luglio, dopo il via libera delle commissioni parlamentari. Manca solo la firma del professor Giuseppe Conte. Non è mia abitudine sollevare polemiche, ma credo che si debba passare dalle parole ai fatti concreti. Ad agosto c’è stata la crisi Lega-M5s, a settembre è nato il nuovo governo, ad ottobre hanno presentato la Finanziaria e abbiamo portato pazienza. Ora credo ci siano tutte le condizioni per firmare il Dpcm con la riclassificazione della rete, che continuerà ad essere gestita da Veneto Strade d’intesa con Anas», spiega l’assessore. Perché il premier Conte non firma? A Roma, radio Lega di-

24 Il progetto del secondo stralcio della Grezzanella a Villafranca di Verona è pronto da tempo: si tratta di investire altri 24 milioni di euro già disponibili.

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1800 chilometri così suddivisi: 700 regionali, 700 statali e gli altri 400 provinciali ce che si rischia un altro braccio di ferro stile bozza “autonomia-Stefani”. A tirare il freno a mano fino ad agosto è stato Danilo Toninelli per nulla convinto di consegnare all’Anas le vecchie statali che Galan e Zorzato avevano trasferito a Veneto Strade 15 anni fa, con un atto di autentico federalismo con la riforma Bassanini e la gestione di Silvano Vernizzi, uno dei padri del Passante di Mestre e della Cav. I dirigenti del

Non solo Pfas nella falda «Attenti a GenX e Pbde» sostanze che inquinano. La commissione Ambiente e salute ha richiesto all’Arpav una relazione. «Ciò che interessa principalmente – spiega il direttore Nicola Dell’Acqua – è la presenza ambientale di sostanze chimiche persistenti, tra cui i Pfas, e affrontare le difficoltà di tipo analitico e di messa a punto di sistemi e metodi di trattamento. La Regione ha disposto una serie approfondimenti tecnici, che saranno con-

L’intervento è ambizioso, atteso da decenni dal Bellunese e dal Trentino: si tratta della galleria Pala Rossa a Lamon. Si parte con una spesa di 20 milioni di euro, 17 dei quali arrivano dai fondi di confine e dalla Provincia autonoma di Trento. Stiamo parlando della regionale 50 del Grappa e del Passo Rolle, una delle zone turisticamente più pregiate con il parco naturale.

L’assessore Elisa De Berti durante un vertice a palazzo Balbi con gli amministratori di Treviso

nicola dell’acqua lancia l’allarme

VENEZIA. Nuovo allarme per le

50 milioni è l’investimento previsto per il primo stralcio funzionale della Padana Inferiore, nel tratto fra Este e Legnago. Se ne parla da 40 anni e i sindaci della zona ritengono fondamentale completare la connessione tra Carceri e il casello della Valdastico sud a Santa Margherita d’Adige: ora chi esce dall’autostrada si trova in aperta campagna. La Padana inferiore è un’arteria fondamentale per collegare il Veronese con il Rodigino e la Bassa padovana.

dotti da Arpav, per monitorare la presenza di diversi microinquinanti, in particolare fitofarmaci e sostanze organiche persistenti, tra i quali: nuove sostanze perfluorurate (oltre a c6O4 e GenX), in particolare il nuovo Adona (sostituto del PFOA); diversi fitofarmaci (Cipermetrina, Chinossixifen, Aclonifen, Bifenox, e Eptacloro, Etofumesate, Flufenacet, Penconazolo, ecc.); glifosato; la DACT un metabolita degli erbicidi triazinici; residui di

Mit hanno bloccato Elisa De Berti con un ragionamento banale: perché mai Anas si dovrebbe accollare la gestione della rete veneta quando Zaia vuole la devolution non solo delle strade ma anche delle ferrovie regionali, con la sua proposta di autonomia differenziata stile 23 materie? Caduto Toninelli, al Mit si respira aria nuova, con il ministro Paola De Micheli che ha già incontrato il governatore della Lega, mentre con il sottosegretario Variati ha ripreso in mano il filo della Tav Brescia-Padova e della Valdastico. Ma la cessione di sovranità all’Anas è o non è un passo indietro sulla strada del federalismo? «No, affatto. Non faccia-

prodotti ritardanti di fiamma (Polibromo difenileteri o Difenileteri bromurati, meglio noti come PbdE). “Tra gli approfondimenti richiesti, per esempio, vi è uno studio preliminare relativo ai Pbde. – prosegue Dell’Acqua Si tratta di sostanze sottoposte da tempo a restrizione d’uso, la maggior parte delle quali vietate, ma ancora ampiamente diffuse in tutta Europa. Noi riteniamo che ne vada studiata la diffusione nell’ambiente, anche se i dati preliminari sono in linea con quelli europei e mondiali. Il monitoraggio di questi composti rientra, tra l’altro, nell’ambito della direttiva comunitaria per definire gli standard di qualità ambientale nelle acque». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Il Pd va all’attacco: è un passo indietro rispetto alla richiesta di autonomia mo la politica del gambero. Lo so che il Pd si diverte con le sue analisi strampalate. Ora sono di nuovo al governo e a guidare l’Anas c’è l’ingegner Simonini che il M5S ha voluto al posto di Armani, scelto da Renzi e Delrio. L’autonomia resta sempre un miraggio nel deserto della politica, mentre il Veneto continua a regalare ogni anno 15 miliardi tasse a Roma. In attesa della legge quadro di Boccia sui Lpe e del via libera

presidente del senato

La Casellati al Sacrario di Redipuglia e a Gorizia La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati durante la cerimonia al Sacrario di Redipuglia (Gorizia), in occasione del 4 Novembre, ha voluto incontrare anche gli studenti. Poi la visita al sindaco di Gorizia. Oggi invece sarà a Trieste e visiterà la risiera di San Sabba e la Foiba di Basovizza.

del Parlamento, siamo convinti che il governo debba investire parte di quei 15 nostri miliardi per asfaltare le strade venete. Noi siamo pronti. Ci sono sette progetti con assolta priorità: l’elenco l’ho spedito il 7 febbraio scorso al manager Simonini. Stiamo parlando della Padana inferiore e superiore, della Galleria Pala Rossa a Lamon e del Bellunese. Tirate le somme siamo a 85 milioni. Il Pd lancia accuse ma prende un abbaglio: manca solo la firma del premier Conte, Anas deve solo fare la gara d’appalto e impegnare i soldi. Capito? Veneto Strade ha aggiornato gli esecutivi: Pd e 5Stelle ora facciano la loro parte a Roma». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

3,5 Altri 3,5 milioni sono previsti per l’innesto tra la statale 48 delle Dolomiti e la provinciale 532 ad Auronzo di Cadore: anche questa è un’opera di assoluta priorità per garantire una viabilità efficiente al Bellunese, in vista dei mondiali 2021 di sci a Cortina d’Ampezzo e nelle valli.

1 Per completare la rotatoria dell’ospedale di Dolo basta 1 milione: a quando l’appalto?


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Nordest

LA POLEMICA VENEZIA Striscioni, gesti simbolici, qualche segnale di distensione, ma sullo sfondo ancora i toni della polemica sul “caso” del liceo Marco Polo di Venezia, dove la scorsa settimana un incontro con due esponenti delle forze armate, in vista del 4 Novembre, era stato disertato di fatto dagli studenti, con la protesta di alcuni insegnanti nel nome del pacifismo. Ieri era la giornata della prova del nove, non fosse altro perché in piazza San Marco a suonare l’inno di Mameli davanti ad autorità militari e civili sono stati gli allievi dell’istituto Marco Polo, indirizzo musicale. Una sorta di “nemesi” dopo le polemiche della scorsa settimana, poche ore prima - tra l’altro - che i loro compagni del classico si riunissero in assemblea nell’istituto per discutere di questa sorta di obiezione di coscienza scolastica.

Martedì 5 Novembre 2019 www.gazzettino.it

4 Novembre, i liceali divisi tra blitz e guerra di striscioni Venezia, l’assessore Donazzan al Marco Polo `La banda dell’istituto “ribelle” va in piazza lettera e messaggio di Mattarella: «Riflettete» con le forze armate: mediazione del prefetto

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GLI STRISCIONI

CERIMONIA La banda musicale del liceo Marco Polo in piazza San Marco con i militari e, sotto, lo striscione del Bsv davanti alla scuola

«Auspichiamo di chiudere una polemica che fa solo male alla serenità della scuola, degli studenti e alla reputazione del Liceo Marco Polo perché non può esserci polemica che possa riguardare una legge dello Stato e le sue istituzioni. Purtroppo, arrivati davanti al Liceo - hanno commentato gli amministratori regionali - con lo spirito di portare un contributo alla discussione, abbiamo trovato uno striscione banale quanto provocatorio, appeso sul ponte alla destra della scuola, con scritto “Assemblea studentesca contro la guerra”». Ma non era l’unico. A quello, infatti, era stato contrapposto uno striscione sulla riva del “Blocco studentesco veneto”, riconducibile a Casa Pound con la scritta “Grida al vento: Fante

LA VISITA Ed è qui, nella sede del Marco Polo di palazzo Bollani a Dorsoduro, che ieri mattina l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan e il vicepresidente del Consiglio regionale Massimo Giorgetti si sono recati per consegnare ai rappresentanti degli studenti una lettera, suggerendo una riflessione sul messaggio del Presidente Mattarella per le celebrazioni del 4 Novembre. Questo affinché se ne potesse discutere nell’assemblea pomeridiana e dopo che la stessa Donazzan nei giorni scorsi aveva minacciato un’ispezione. Ispezione che, come detto poi dalla stessa Donazzan, a questo punto non sarà chiesta. Gli studenti, comunque, avevano subito precisato che quella era stata una loro decisione, appoggiata dagli insegnanti e non viceversa.

La proposta «Inno e alzabandiera in tutte le scuole» VENEZIA Alzabandiera e canto dell’inno nazionale a scuola. A chiederlo sono Elena Donazzan e Massimo Giorgetti che ieri hanno presentato in consiglio regionale del Veneto un ordine del giorno per ripristinare la festività nazionale del 4 novembre. I due esponenti di Fratelli d’Italia chiedono anche che nel primo giorno di scuola di ogni anno scolastico si faccia l’alzabandiera e gli studenti cantino l’inno nazionale.

Casellati a Redipuglia: «Ricordare è un dovere»

REDIPUGLIA Il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati

L’ANNIVERSARIO REDIPUGLIA La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha visitato ieri il Sacrario di Redipuglia in occasione del Giorno dell’Unità nazionale e delle Forze armate. La seconda carica dello Stato, in abito verde scuro, ha ricevuto gli onori militari e incontrato le autorità, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, le famiglie dei caduti e dei dispersi in guerra. Accolta da un lungo applauso dopo aver percorso la Via Eroica ha deposto una corona a ricordo dei caduti. «Sono qui a testimoniare che lo Stato è custode della memoria - ha detto nel suo messaggio Voglio rivolgere un pensiero comune a tutte le vittime dei conflitti che hanno lacerato e diviso

il nostro Paese. Ai soldati che sui campi di battaglia hanno scritto pagine di eroismo e di coraggio e a tutti i civili, uomini, donne e bambini, che hanno dovuto sacrificare la propria vita nella lotta per costruire un Paese migliore e conquistare la pace, la libertà, la democrazia». «Le istituzioni - ha aggiunto Casellati - hanno il dovere di preservare la memoria e il ricordo di tutte le vittime, militari e civili: è un imperativo etico perché dalla testimonianza di quelle vittime e dagli ideali che hanno rappresentato noi abbiamo costruito l’Italia». Nel pomeriggio la presidente del Senato ha visitato l’Ossario di Oslavia e il Parco della Rimembranza a Gorizia, mentre oggi si recherà a Trieste alla Foiba di Basovizza e alla Risiera di San Sabba. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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d’Italia! E dormirò contento”. Che evidentemente gli esponenti regionali non avevano notato.

A SAN MARCO In Piazza San Marco in mattinata si è consumato invece un altro atto di questa vicenda. Dopo la cerimonia dell’alzabandiera, con tanto di picchetto e parata delle forze armate, il prefetto Vittorio Zappalorto, rompendo gli schemi dell’etichetta, si è recato dai 26 studenti musicisti del “Marco Polo”, assieme ai vertici militari e all’assessore Donazzan, ringraziandoli pubblicamente per la loro esibizione. Infine ha gridato con i militari: «Per il Marco Polo hip hip hurrà!». Un modo per marcare lo stacco con le posizioni del gruppo di studenti e docenti del liceo classico, stemperando però le tensioni. Il Comune, dal canto suo, pur senza voler entrare direttamente nelle polemiche, ha puntato al coinvolgimento delle scuole, anche primarie, portando alunni e studenti oltre che a San Marco, anche nelle varie piazze della città, a Mestre e a Marghera. Michele Fullin (ha collaborato Tullio Cardona)


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REGIONE

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Consiglio regionale

Autogol leghista sul referendum elettorale L’aula nega il quorum assoluto richiesto. Choc, scambi di accuse. Ciambetti si barcamena: «Esito del voto in Cassazione» Filippo Tosatto VENEZIA. Investito del ruolo di

capofila nella crociata referendaria “maggioritaria”, il Veneto a trazione leghista fallisce maldestramente la missione affidatagli da Matteo Salvini a Pontida. Al pari degli altri sette consigli proponenti, l’assemblea di Palazzo Ferro-Fini aveva omesso dal quesito i testi integrali delle disposizioni elettorali di cui chiede l’abrogazione; tant’è: sollecitata dalla Corte di Cassazione a correggerne la formulazione, ieri la maggioranza ha riproposto la modifica in aula ma a fronte del quorum qualificato richiesto pari a 26 voti- i sì sono stati 25, i contrari 14 e gli astenuti 2. Proposta respinta, suggella una nota dell’ufficio stampa. Choc nel Carroccio tra veleni e scambi accuse, con l’opposizione lesta a cantare vittoria. In serata, il contrordine: interpellati i colleghi di altre regioni, sentito l’ufficio legale, il presidente Roberto Ciambetti - irritatissimo dalla piega degli eventi - si convince che la maggioranza semplice sia in realtà sufficiente a sancire il via libera e comunica che giovedì l’esito del voto sarà depositato presso la Suprema Corte. Staremo a vedere. Ma cosa è accaduto davvero?

IL DISPETTO DEGLI ALLEATI

Le defezioni nella maggioranza sono state numerose e assortite. All’abituale assenza del governatore si sono sommati il forfait di Nazzareno Gerolimetto (Lista Zaia) e il mancato voto della leghista Sonia Brescacin, partecipe ai lavori ma impegnata altrove nel momento cruciale. Vistoso il vuoto sui banchi di Fratelli d’Italia: se Elena Donazzan e Massimo Giorgetti hanno accennato a “disguidi casuali” dichiarandosi favorevoli al quesito, Sergio Berlato si è letteralmente dileguato. Anche Maurizio Conte (Forza Italia) è uscito al momento di premere il pulsante mentre l’altro az-

zurro Marino Zorzato (convinto proporzionalista) si è astenuto al pari dell’indipendente Franco Ferrari. Antonio Guadagnini (Siamo Veneto) è rimasto nell’emiciclo optando per il non voto. Choc e nervi tesi nelle fila del Carroccio con scambi d’accuse circa le responsabilità nella «figuraccia» - applausi e clima di festa tra gli oppositori dem , M5S e Leu, compatti nella bocciatu-

Fdi punta al 10% in Veneto

La destra: «Riforma autonomista? Prima l’unità nazionale... »

Assente Zaia, defezioni da Fratelli d’Italia e FI Pd e M5S: «Figuraccia senza precedenti» ra del provvedimento. OPPOSIZIONE SFERZANTE

«Maggioranza in confusione dopo la prima sberla della Cassazione», è il commento di Orietta Salemi (Pd) «dopo aver compiuto in fretta e furia un’operazione di pura propaganda per compiacere Salvini, il Veneto diventa la pecora nera delle otto regioni che avevano fatto a gara, come soldatini, a rispondere “signorsì” al loro Capitano, fautore di un maggioritario puro che, se applicato senza correttivi, potrebbe addirittura assicurare il 100% dei seggi a un’unica forza politica, come neanche in Bulgaria prima della caduta del Muro di Berlino». «Siamo al cortocricuito leghista», l’eco sferzante dei 5 Stelle Jacopo Berti, Erika Baldin, Manuel Brusco e Simone Scarabel «tutto per un voto, proprio quello di Luca Zaia che non si accorge che i partiti alleati non sono in linea e, come al solito, evita di presentarsi in consiglio. Chissà cosa gli starà dicendo il suo Capo. Si consoli: noi abbiamo voluto e ottenuto il taglio dei parlamentari, di conseguenza alle prossime elezioni si voterà con una diversa legge elettorale. Ma non sarà Salvini a decidere quale». Penitenze, penitenze. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Dall’alto in senso orario: Roberto Ciambetti, l’opposizione democratica manifesta in aula, Sergio Berlato

il dibattito sui conti

Manovra economica da 12 mld Il voto su investimenti e spesa Il Pd segnala quattro priorità: lotta ai cambiamenti climatici rilancio dell’edilizia popolare maggiore sicurezza sul lavoro e contrasto alle dipendenze VENEZIA. È iniziata la discussione della manovra economica di fine anno, l’ultima della legislatura. Approvato all’unanimità il bilancio di previsione 2019-2022 del consiglio, oggi l’aula affronterà i documenti contabili principali, Documento di economia e finanza regionale e relativa nota d’aggiornamento al Defr. Nel complesso le risor-

se in ballo ammontano a poco più di 12 miliardi su scala annuale ma si tratta in gran parte di quattrini vincolati a spese fisse; il margine d’iniziativa della maggioranza si aggira intorno alla settantina di milioni e a riguardo Gianluca Forcolin, assessore al bilancio e vice di Zaia, ha già tracciato le principali voci di “spesa libera”: 20 milioni ai Giochi invernali di Cortina, 12 e mezzo per la manutenzione viaria, 5 in lavori pubblici urgenti, 10 alla mobilità (rotatorie, punti critici) e altri 20 da investitre nella tutela idrogeologica.

Una prospettiva che non convince affatto il gruppo del Pd, artefice di una “contromanovra” che individua quattro priorità. La lotta ai cambiamenti climatici con aumento del 20% delle fonti energetiche rinnovabili; sostituzione del 10% dei bus diesel con veicoli elettrici, incremento del bonus di rottamazione; raddoppio delle colonnine di ricarica per auto elettriche; fondo di ricarica per auto elettriche (Claudio Fracasso, Andrea Zanoni, Graziano Azzalin). Il rilancio dell’Ater con uno stanziamento di 10 milioni – dal

«In Veneto Fdi punta a superare il 10%», dichiara baldanzoso il capogruppo Sergio Berlato; al suo fianco, il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida dà per scontata la presenza della destra nella coalizione a Zaia («L’intesa tra Salvini, Meloni e Berlusconi si estende a tutte le regioni») ma interpellato sull’autonomia precisa che «la riforma non ci vede contrari purché rispetti i valori dell’unità nazionale. Iil nostro non è un sì a scatola chiusa, aspettiamo che le clausole dell’intesa siano illustrate al Parlamento». Fdi infine lancia 4 referendum: presidenzialismo, abolizione dei senatori a vita, tetto alle tasse in Costituzione, prevalenza dell’ordinamento italiano su quello Ue.

2003 ad oggi le case popolari sono calate di 4 mila unità - e garanzia di permanenza agli inquilini «fragili e anziani» con l’impegno a non conteggiare nel reddito i proventi derivati da pensione, Tfr e polizze assicurative (Claudio Sinigaglia e Bruno Pigozzo)La sicurezza sul lavoro con l’aumento di ispettori Spisal in una regione che da gennaio a settembre ha contato 56.480 infortuni e 69 vittime (Orietta Salemi, Anna Maria Bigon, Francesca Zottis); la prevenzione e il contrasto delle dipendenze: «Nel Veneto c’è chi consuma eroina a 13 anni e si avvertono già crisi d’astinenza tra i neonati». La ricetta dem richiederebbe 40 milioni di spesa supplementare, previa reintroduzione dell’addizionale Irpef sui redditi medio-alti. Chissà se la maggioranza leghista vi presterà ascolto. — Filippo Tosatto

L’OPINIONE

FERDINANDO CAMON

Quei turisti incauti che sfidano la montagna e il meteo

dati, perché sono più preparati di me. Ma sono incauti, questo è il problema. L’incautela più frequente è quella di non chiedersi adesso che tempo farà fra poco. Della montagna è saggio aver paura, e cercar di capire come sarà 4-5-6 ore dopo. Aver paura non è stupido. Ho fatto l’ufficiale degli alpini, e alla fine avevo paura della montagna molto più che all’inizio. Non me ne vergogno. La considero esperienza. Adesso anche questi turisti padovani han fatto esperienza, e speriamo che gli basti. —

on so se accadrà, ma se accadesse sarebbe giusto che quelli del Soccorso Alpino che son saliti in quota con il maltempo per salvare due turisti padovani rimasti incrodati sulla Cima dei Preti, nelle Alpi Friulane, si facciano pagare salato. La tassa sul salvataggio in montagna è l’unico modo per fermare gli escursionisti dilettanti. Sono sempre più numero-

N

si. E perché? Perché una cultura popolare poco saggia presenta la scalata, la salita in quota, l’avventura sulla roccia nuda come sport domenicale, che esige salute e buone gambe ma non esperienza specifica, coraggio e non cautela. Ormai il cosiddetto limite della vegetazione, che una volta era fermo sui 1800 metri, s’è alzato sui duemila. Per aver a che fare con la roccia nuda devi superare i duemila. E se non sei a tu

per tu con la roccia nuda non ti senti in montagna. Invece i criteri per valutare una salita in quota sono altri, e bisogna tenerne conto: anzitutto il meteo, quello che c’è quando parti, quello che c’è quando arrivi, e quello che ci sarà quando tornerai. Se è prevista neve, non la sfidare. La neve ha questo di pericoloso: copre i crepacci, sicché non li vedi, ci metti il piede sopra credendo di poggiarlo sul sicuro, invece

la lastrina di neve si spacca e il tuo piede s’incastra e la caviglia si sloga. Sei fritto, non riesci più a camminare. Ma molte volte non occorre nemmeno che tu ti sloghi un piede per sentirti bloccato: basta che il nevischio ti annebbi la vista e non distingui più il paesaggio, non sai in che direzione andare. Sei paralizzato. Chiami aiuto. Ti è difficile orientarti perfino usando carta e bussola, perché queste, le Dolomiti, sono mon-

tagne ricche di minerali, e i minerali fanno impazzire l’ago magnetico della bussola, che devia dal Nord. Bisogna tener conto di questa deviazione. Ogni foglio delle carte topografiche al 25mila reca in alto l’indicazione dell’angolo di declinazione magnetica. Il turista normale non ne tiene conto. Le squadre di soccorso lo sanno a memoria. Non considero sciocchi i turisti che si perdono o restano incro-

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MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 IL MATTINO

PIOVE DI SACCO - MONSELICE

Dirigente del Kennedy contro tutti ispezione scolastica durata un anno Inviato anche al ministero il dossier con le presunte scorrettezze rilevate. La preside: «Tutto regolare»

sulla gestione dell’istituto scolastico Kennedy è stato inviato ai dirigenti regionali e provinciali, ai revisori dei conti e al ministero dell’Istruzione. Dopo un anno di presenza di un ispettore scolastico, continuano a spuntare carte e fascicoli che si sommano a numerose lettere, anonime e firmate, inviate da professori e genitori a enti, carabinieri e giornali per portare alla luce la presunta gestione non corretta del complesso scolastico. C’è un bel grattacapo da risolvere, dato che la dirigente scolastica Paola Passatempi, è alle prese da quasi 3 anni, cioè dal suo arrivo nel 2017, con proteste e contestazioni documentate, in merito alla gestione degli orari, all’organizzazione delle gite con una gestione fuori bilancio, ad anomalie al conto consuntivo, a ripetute modifiche ai verbali dei consigli e al comportamento stesso verso il personale Ata, insegnanti, rappresentanti dei genitori e personale amministra-

tivo. Solo pochi mesi dopo il suo arrivo si sono succedute segnalazioni ai dirigenti scolastici e provinciali e il clima all’interno dell’istituto è diventato molto pesante. Basti pensare che dal 2017 a oggi, su un organico di 120 persone, tra professori, personale amministrativo e Ata, 50 persone hanno chiesto il trasferimento o hanno preferito scegliere il pensionamento con la legge quota 100. Per questi motivi è stato inviato un ispettore, che da novembre 2018 a maggio 2019 ha preso in carico la questione, e ha consegnato al termine dell’anno scolastico una relazione, che ad oggi non è ancora stata resa nota. A quel documento ha fatto seguito giorni fa un dossier presentato da Gottardo Todaro, per oltre 20 anni direttore dei servizi generali amministrativi dell’istituto. «Solo adesso che sono in pensione da qualche mese mi sento libero di parlare senza temere ripercussioni», afferma Gottardo Todaro. «La verità è che in quella scuola, da due anni non si poteva più lavorare serenamente e con modi e termini conformi.

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codevigo

Giada Zandonà MONSELICE. Un corposo dossier

L’istituto superiore “JF Kennedy” di Monselice, al centro di un’ispezione scolastica durata un anno

Questo non lo dico solo io, ma lo attestano anche tutte le numerose segnalazioni fatte dal corpo degli insegnanti e dei genitori e le 50 persone che hanno preferito andarsene invece che lavorare in questo modo. Ho voluto segnalare agli enti preposti numerosi episodi di varia gravità, cominciando

dalla gestione fuori bilancio della gita a Roma, per passare alla liquidazione del fondo di istituto a docenti e Ata in assenza della certificazione della compatibilità finanziaria dei revisori dei conti. E ancora una gita senza accompagnatori e autogestita, giustificata dalla dirigente asserendo che

anche in altri istituti c’è questa prassi; e poi convocazioni di consigli di istituto a insaputa del genitore preposto. Si tratta di cose legittime secondo la normativa vigente?» Le contestazioni di Gottardo, troverebbero riscontro nei verbali dei consigli di istituto, in lettere e mail della dirigente

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e persino in alcune missive degli studenti indirizzate ai dirigenti provinciali. «Vorrei capire», continua Gottardo, «quali provvedimenti si intende prendere contro questi e molti altri comportamenti non conformi o se invece la dirigente può disattendere continuamente ogni tipo di regola». La dirigente, interpellata, ha riferito che «nel giugno 2018 l’ufficio scolastico regionale ha chiuso la pratica relativa al viaggio di istruzione a Roma, svolto in autonomia studentesca, senza alcun provvedimento nei miei riguardi. Il viaggio del febbraio 2018 è stato svolto in totale autonomia da parte di studenti maggiorenni che durante il periodo di autogestione studentesca, in accordo con gli insegnati e con me, si sono recati a Roma dopo aver organizzato in autonomia un’uscita didattica senza insegnanti, con la consapevolezza delle famiglie, senza che la scuola si occupasse di alcun aspetto organizzativo, mentre gli studenti che non vi hanno partecipato erano impegnati a scuola in attività di autogestione. Dal mio arrivo», continua Passatempi, «sono stati 3 i pensionamenti e 4 quest’anno; non arriva a 15 il numero delle persone pensionate o che hanno chiesto il trasferimento». In suo sostegno, la dirigente Passatempi ha interpellato la professoressa Maria Grazia Carossa, al suo secondo anno di insegnamento nel plesso scolastico: «Questa scuola si distingue per organizzazione e trasparenza, tutto il resto è chiacchiericcio». —

ni prospettate sarà attuata, la tempistica certa e le modalità dettagliate dell’esecuzione dei lavori. Il verdetto invece non è arrivato e tutto è rimandato a un incontro successivo, a stretto giro, di cui però non si conosce la data.

Truffatrici in azione online Due denunce

I NODI TECNICI

PIOVE DI SACCO. I carabinieri

della Compagnia di Piove di Sacco hanno denunciato altri due truffatori, abili a celarsi dietro le compravendite online per mietere vittime. Si tratta di un fenomeno in forte crescita, come dimostrano i dati sulle denunce. I militari di Bovolenta sono riusciti a identificare M.P., una 27enne pregiudicata di Conselve, che era riuscita a raggirare un 33enne impiegato padovano. A settembre, dopo avere messo in vendita un divano sulla piattaforma Subito.it, si era fatta accreditare sul proprio conto corrente dalla vittima 480 euro, per poi non consegnare la merce e rendersi irreperibile. I colleghi di Legnaro, invece, hanno denunciato M.G., una 22enne di Trevignano (Treviso): era riuscita a farsi ricaricare la carta Postepay con i 300 euro di una compravendita conclusa sempre sul sito Subito.it. La vittima, una 58enne di Saonara, un anno fa credeva di avere acquistato dalla truffatrice una console per giochi elettronici. Versata la somma pattuita, aveva atteso invano l’acquisto che non le è mai stato recapitato. E il numero di telefono della truffatrice? Dismesso. — Alessandro Cesarato

Il ponte translagunare unisce Chioggia alla terraferma, il viadotto restera chiuso due mesi per lavori di manutenzione

Lavori al translagunare L’Anas rinvia la decisione sull’accesso al ponte Sul tavolo l’ipotesi del senso unico in uscita da Chioggia con rientro attraverso l’Arzerone oppure quello alternato nel tratto del cantiere

unico in uscita da Chioggia, con rientro attraverso l’Arzerone, o un senso unico alternato nel tratto di cantiere, dal chilometro 90+216 al chilometro 90+366.

CODEVIGO. Fumata nera per il

DECISIONE RINVIATA

ponte translagunare. Nel vertice di ieri, nella sede Anas di Mestre, non è stato deciso se il cantiere sul tratto di ponte sul canale delle Trezze comporterà per due mesi il senso

La decisione è rimandata di qualche giorno in attesa che i tecnici di Anas e della Città metropolitana di Venezia (competente sull’Arzerone) chiariscano quale sia la solu-

zione migliore, più sicura e di minor impatto sulla viabilità. LA PREOCCUPAZIONE

Il sindaco di Chioggia Alessandro Ferro ha riportato nel vertice tutte le preoccupazioni sollevate negli ultimi giorni dalle categorie turistiche e economiche chiedendo che si tenga conto delle esigenze del territorio evitando la paralisi del traffico e sceglien-

do la soluzione meno impattante. I SINDACI

Alla riunione hanno preso parte anche i sindaci di Cavarzere e di Adria, che subiranno il “peso” della deviazione del traffico pesante sulla provinciale 105 e sulla statale 516, e i tecnici della Città metropolitana di Venezia che deve chiarire se l’Arzerone sia strutturato per sopportare tutto il traffico in entrata, comprese le deroghe a eventuali mezzi pesanti diretti a Chioggia e con quali limiti di portata. Assieme al sindaco Ferro anche l’assessore ai lavori pubblici di Chioggia Alessandra Penzo e il presidente del comitato di Ca’Bianca Davide Tiozzo. Dal vertice si attendeva di capire quale delle due soluzio-

Il rinvio è dettato dalla necessità di sciogliere alcuni nodi tecnici, soprattutto da parte della Città metropolitana di Venezia. L’unica cosa certa al momento è che il cantiere dovrebbe partire per metà novembre e quindi i tempi decisionali saranno gioco forza veloci. «Abbiamo posto al tavolo di confronto tutte le condizioni per tutelare il nostro territorio e i cittadini», spiega il sindaco di Chioggia, «portando anche le richieste delle associazioni di categoria e degli operatori economici, dai portuali agli agricoltori, affinché ci sia il minor disagio possibile, partendo dal fatto che comunque i lavori sono necessari e vanno fatti». I DUBBI

Nell’incontro non è nemmeno stato chiarito se il cantiere sul translagunare sarà precedente o contemporaneo all’ulteriore restringimento della carreggiata per il ponte sul Brenta, per evitare di prolungare i rallentamenti al traffico fino alla primavera. «Abbiamo chiesto a tutti gli enti di agire nel bene della città tutta», spiega l’assessore Penzo, «ciascuno secondo le proprie competenze, mettendo in atto le soluzioni più idonee per fluidità del traffico e sicurezza». — Elisabetta B. Anzoletti BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Primo Piano

Martedì 5 Novembre 2019 www.gazzettino.it

Lo sfruttamento idrico

SFRUTTAMENTO IDRICO Le centraline continua a proliferare sostenute dagli incentivi governativi alle energie rinnovabili: ma incidono poco sulla produzione, mentre i costi vengono pagati in bolletta

I giudici salvano il Piave: sorgenti senza centrali La Cassazione accolto il ricorso degli ambientalisti `L’autorizzazione della Regione dichiarata difforme contro il progetto di Sappada per un idroelettrico alla normativa italiana ed europea di “tutela del sito” `

LA SENTENZA BELLUNO La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha accolto il ricorso delle Associazioni Wwf e Comitato Bellunese Acqua Bene Comune contro l’impianto idroelettrico sul Piave a Sappada, condannando la Regione Veneto e il Comune di Sappada al risarcimento di parte delle spese processuali. A darne notizia, oltre al Wwf e al Comitato bellunese Acqua Bene Comune, sono il Comitato Peraltrestrade Dolomiti, Italia Nostra Nazionale, Mountain Wilderness Italia e il Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi-Free Rivers Italia.

Una sentenza che ripunta il faro sul mini idroelettrico, i cui incentivi potrebbero essere ripristinati. In provincia sono circa un’ottantina i progetti in itinere, contro i 63 del 2017.

UN’ALTRA VITTORIA Ma torniamo alla decisione della Cassazione. L’impianto idroelettrico sul Piave era stato autorizzato dalla Regione Veneto poco sotto le sorgenti del Piave, in difformità alla normativa Europea e Italiana che ne prevedeva invece la tutela assoluta in quanto corpo idrico inalterato (stato elevato) e sede di Sito di Riferimento. Nel giro di un anno la Cassazione ha dato ragio-

Il futuro «Imbrogli ecologici che fanno solo danni» «Siamo tutti consapevoli scrivono le associazioni, guardando al futuro - che serve una riconversione energetica che abbandoni la strada delle energie fossili, ma non tutto quello che è rinnovabile è anche sostenibile e non è con “imbrogli ecologici” di questo tipo, in grado di provocare più danni che vantaggi, che si affronta l’emergenza del riscaldamento globale».

ne ai Comitati e alle Associazioni anche su analoghi ricorsi Talagona (Domegge) e Grisol (Longarone), torrenti che potranno continuare a scorrere liberi nel loro ambiente naturale.

GLI INCENTIVI «Tre sentenze importanti che fanno giurisprudenza - scrivo-

«NEL GIRO DI UN ANNO LA CORTE CI HA DATO RAGIONE ANCHE SUGLI ANALOGHI CASI DEL TALAGONA E DEL GRISOL»

no le associazioni -, e delle quali i decisori politici che da oltre un anno stanno lavorando al nuovo decreto Fer (Fonte di Energie Rinnovabili) non possono non tenere conto. Ci riferiamo in particolare al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa e al neo ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Infatti, a fronte del salvataggio dei tre corsi d’acqua (tutti in provincia di Belluno), ci sono in Italia centinaia di torrenti e di tratti di fiume che rischiano di venire intubati non per quel poco di energia “verde” che sono in grado di produrre bensì per dirottare nelle tasche degli investitori (di solito società private ma a volte

anche amministrazioni comunali, come in questo caso) gli incentivi alle “energie rinnovabili” che il Governo preleva direttamente dalle tasche dei cittadini attraverso le bollette della luce».

RICORSO DA 60MILA EURO Risultati che si sono potuti ottenere grazie alle iniziative di comuni cittadini che, individualmente oppure costituiti in associazioni, comitati o gruppi, hanno presentato i ricorsi e hanno versato oltre 60 mila euro per i due gradi di giudizio, non per interesse personale ma per vedere rispettate le leggi nazionali e europee a tutela del territorio. Alla raccolta fondi hanno contribuito anche i Bacini di Pesca, il Cai, Italia Nostra, il Comune di Longarone e le società Patagonia e Lush. Altri ricorsi pendono al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche per i torrenti Maè, Liera e Sarzana.

TROPPE ILLEGITTIMITÀ Se da una lato «è materialmente impossibile al Tribunale superiore ed eventualmente alla Cassazione per tutti gli impianti autorizzati che presentano illegittimità – ribadiscono i promotori -, che sono purtroppo moltissimi, dall’altro non sarebbe neppure etico che i cittadini debbano continuare a tassarsi pesantemente per salvaguardare un Bene Comune che spetta alle Istituzioni tutelare». Federica Fant

Società bolzanina “beve” e non paga: Falcade chiede di pignorarne i conti CONTENZIOSI BELLUNO (df) Il mondo delle centraline è costellato di ricorsi. Tra questi il braccio di ferro in atto tra i Comuni di Falcade e Canale con la società Enalpina di Bolzano, titolare di impianto su torrente Biois, accusata di non aver onorato i propri impegni economici nei confronti dei due Enti, impegni che prevedevano 40 mila euro l’anno per dieci anni per Falcade e 100 per Canale. Vinti i primi due gradi di giudizio, il Comune di Falcade ha presentato istanza di sequestro del conto corrente della società, istanza alla quale però si è opposta la Enalpina che resta in attesa del verdetto di Cassazione. Per quanto riguarda la centralina sul Liera, seppur l’iter burocratico sia avanzato, rimane ancora in essere il

ricorso presentato dal Comitato popolare schieratosi per il no e che attualmente è ancora pendente al Tribunale delle Acque di Roma. A questo impianto si oppone anche il Comune di Canale dichiarando che percorrerà qualsiasi via legale per fermare il progetto.

VAL DI ZOLDO (atr) Per un ricorso accolto, altri attendono che l’iter processuale faccia il suo corso. Sul Maè incombe il rischio di una

DURO SCONTRO TRA LA ENALPINA E DUE COMUNI DELL’AGORDINO PER LO SFRUTTAMENTO DEL TORRENTE BIOIS

centralina, il progetto porta la firma di Dolomiti Derivazioni Srl e la comunità di Val di Zoldo lo sta contrastando con tutti i mezzi. Con manifestazioni di piazza e con un ricorso, appunto. A spiegare lo stato delle cose è il sindaco Camillo De Pellegrin, che da pochi giorni ha incontrato i tecnici della ditta ostacolata per ascoltare da loro il progetto modificato dopo il passaggio nella commissione regionale Via. «Il Comune – spiega – ha impugnato la concessione a derivare concessa alla società dalla Provincia. In questo momento siamo in attesa della precisazione delle conclusioni processuali, che avremo probabilmente verso marzo, se non ci saranno ulteriori rinvii». Per quanto riguarda il passaggio per la Via, anche su quel fronte il procedimento ha subito un rallentamento. Le in-

tegrazioni al progetto richieste dall’organo regionale, infatti, non sono state presentate in modo completo e ora servono ulteriori documenti.

SEI RICHIESTE PENDENTI De Pellegrin tuttavia non si angustia troppo, è abbastanza ottimista sull’esito dell’iter; nel suo territorio, d’altra parte, sono sospese sei richieste per la costruzione di centraline, tutte ostacolate dalla popolazione e dall’amministrazione. Ma il suo giudizio non è integralista. «Penso che in passato si sia tirata troppo la corda, arrivando all’eccesso nello sfruttamento dei corsi d’acqua per la produzione di energia elettrica – commenta -. Oggi stiamo rischiando di cadere nell’eccesso opposto, però. La caccia alle streghe è comprensibile, dopo i danni del passato, ma non è del tutto

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MOBILITAZIONE POPOLARE La protesta zoldana per salvare il Maé

VERTENZA LEGALE ANCHE SUL MAÉ DOVE IL COMUNE HA IMPUGNATO LA CONCESSIONE DI DERIVAZIONE

corretto opporsi sempre e comunque agli impianti di derivazioni, perchè ci sono luoghi in cui non recano disturbo. Il principio di fondo, comunque, resta questo: le comunità dovrebbero poter decidere per sé per quanto riguarda le questioni relative al proprio territorio, invece oggi non è così e assistiamo a decisioni calate dall’alto».


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Nordest

SOTTO I 50 MILIONI LE SPESE DEL FERRO FINI Il funzionamento del consiglio veneto anche nel 2020 costerà 49,9 milioni. Bruno Pigozzo: «Da valutare come impiegare i 5 milioni risparmiati»

Martedì 5 Novembre 2019 www.gazzettino.it

Non passa il referendum della Lega Autogol del centrodestra in Regione Veneto: manca un voto `Pesano le assenze di Fratelli d’Italia, l’ira di Zaia sugli alleati alla proposta per modificare il quesito sulla legge elettorale Pd e M5s: «Poteva venire lui». Ma l’atto sarà depositato lo stesso

`

HANNO DETTO

IL CASO VENEZIA Increduli. Frastornati. La stessa faccia di chi prende un pugno sul naso e non se ne capacita. Sono le 16.19, il tabellone delle votazioni nell’aula del consiglio regionale del Veneto è fisso sulla seconda videata, quella che, dopo i pallini rossi e verdi, dà l’esito finale. 42 presenti, 41 votanti, 25 sì, 14 no, 2 astenuti, 1 non votante. Sotto, in stampatello, la scritta che nessuno si aspettava: “Il Consiglio respinge”. Respinge perché serviva la maggioranza qualificata, 26 voti su 51. Il referendum di Matteo Salvini, quello che per il leader della Lega dovrebbe abolire la quota proporzionale e instaurare un sistema maggioritario assoluto naufraga a Palazzo Ferro Fini. Per un punto Martin perse la cappa e per un voto il Veneto a maggioranza leghista non riesce ad approvare il nuovo quesito del referendum. Più che beffa, umiliazione. E poi scambi reciproci di accuse. Perché i voti, sulla carta, c’erano. Solo che una consigliera della lista Zaia Presidente, Sonia Brescacin, al momento di pigiare il bottone si era momentaneamente assentata. Un altro, Nazzareno Gerolimetto, in aula non si è proprio visto. Perfino gli alleati di Fratelli d’Italia hanno dato forfait in blocco. «Involontariamente», ha specificato Elena Donazzan. E Massimo Giorgetti: «Ero nella stanza attigua all’aula a parlare con l’assessore De Berti». Berlato? In giro per il Palazzo con i parlamentari in visita a Venezia. E fortuna che a votare sì sono stati anche Casali, Barbisan e Negro, sennò sarebbero stati 22 i favorevoli. Solo che dall’altra parte del Canal Grande, a Palazzo Balbi, quelle tre improvvise meloniane assenze assumono i contorni di un «incidente politico». E poi le recriminazioni nei confronti di Nicola Finco e Silvia Rizzotto: «Toccava ai capogruppo vigilare, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti aveva avvertito nelle chat che si votava». Già. Però al momento del voto mancava anche il governatore e Piero Ruz-

«La maggioranza sbaglia a fare i conti e disobbedisce a Capitan Salvini» GRAZIANO AZZALIN, PD

«Non ci sono precedenti ma la legge 252 prevede che il voto sia qualificato» GUIDO RIVOSECCHI, COSTITUZIONALISTA

zante (LeU) ci mette un attimo ad associare la débacle all’illustre assenza: «Zaia mancava, è lui il 26° voto che vi manca».

BLITZ Doveva essere una passeggiata, nonostante il blitz della “lenzuolata”. Va detto che il consiglio aveva già approvato il quesito del referendum ed era stato il primo in tutta Italia, poi seguito da Piemonte, Lombardia, Friuli, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Liguria. In base alla legge un referendum abrogativo può essere proposto da almeno cinque consigli regionali, ma per far contento Salvini si erano mosse tutte le assemblee a guida Lega-centrodestra. Depositato il quesito, la Cassazione aveva eccepito: non è chiaro, bisogna specificare le norme che si vogliono abrogare. Così il quesito era diventato lungo sette pagine. In aula Graziano Azzalin (Pd) si è divertito a esibire un facsimile di

I numeri

42

I presenti in aula su 51 solo 41 hanno votato: 25 i sì, ne servivano 26

9

Gli assenti, tra cui 3 della Lega, 3 di FdI e 1 di Forza Italia

SBERLEFFI Le opposizioni si scatenano. Graziano Azzalin (Pd): «La maggioranza sbaglia a fare i conti e disobbedisce a capitan Salvini». Orietta Salemi (Pd): «La maggioranza di Zaia applica “autonomia” sul diktat di capitan Salvini». Jacopo Berti, Erika Baldin, Manuel Brusco e Simone Scarabel del M5s: «La granitica maggioranza che sostiene il governo Zaia non è così granitica e davanti alla propaganda di Salvini non tutti si mettono in riga». Il deputato azzurro Roberto Caon posta ovunque un colorato pallottoliere: «Vogliono governare e non sanno neanche contare». Raccontano che Zaia si sia infuriato. E che anche tra i tecnici siano volati stracci. Sicuri che servisse la maggioranza qualificata? Il professor Guido Rivosecchi, ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Padova, contattato dal Gazzettino, ammette la singolarità del caso: «Non ci sono precedenti, siamo in presenza di una deliberazione votata una prima volta a maggioranza assoluta e poi integrata su richiesta della Cassazione. Ma c’è stata una nuova votazione e l’articolo 30 della legge 252/1970, che disciplina il referendum, richiede espressamente la maggioranza dei consiglieri assegnati. Credo sia stato corretto dichiarare non approvata la delibera». A seduta conclusa Ciambetti fa diramare una nota: «Giovedì sarà depositato in Cassazione l’esito del voto». Della serie: decida la Corte se è valido o no? Alda Vanzan

Palazzo Ferro Fini Parlamentari in visita

«Regionali, FdI punta al 10%» VENEZIA «Alle Regionali 2020 in Veneto superemo il 10%, l’ho scommesso con Giorgia Meloni». Così Sergio Berlato che ieri, con i colleghi di Fratelli d’Italia Elena Donazzan e Massimo Giorgetti, ha accolto a Palazzo Ferro Fini i parlamentari Francesco Lollobrigida, Luca De Carlo, Ciro Maschio, Marco Osnato. Lollobrigida, capogruppo alla Camera, si è detto certo: «Saremo sempre in alleanza con Zaia».

scheda di due metri per due. Ma se quella era commedia, al voto c’è stata la tragedia. Non vota Guadagnini, come l’altra volta. Si astengono il neo azzurro Zorzato e il civico Ferrari. Di chi è il voto che manca? La lista degli assenti dà 9 nomi, quelli di maggioranza sono sette: i “fratelli” Berlato, Donazzan, Giorgetti, l’azzurro Conte, i leghisti Brescacin e Gerolimetto, più Zaia. Due gli unici consiglieri che ieri al Ferro Fini non si sono visti: Gerolimetto e il governatore.

BEFFA IN AULA La “scheda-lenzuolo” ipotizzata dal Pd

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«Più bonus per rottamare le auto inquinanti e via i vecchi bus» LA MANOVRA VENEZIA Se la giunta di Luca Zaia decide di indebitare la Regione per pagare la Pedemontana o le Olimpiadi, perché non potrebbe farlo per incrementare le case popolari o contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico? Con 40 milioni di euro il Veneto potrebbe fare di più sul fronte dell’ambiente, del sociale, della sicurezza sul lavoro e della prevenzione e lotta contro le dipendenze. Lo sostiene il gruppo consiliare del Partito Democratico che ieri, in occasione dell’avvio della discussione in aula del Defr, il Documento di Economia e Finanza Regionale, ha presentato la propria manovra emendativa. Che prevede, tra i vari interventi, la sostituzione degli auto-

bus inquinanti («Per oltre il 60% sono tutti da Euro4 in giù») e bonus più cospicui per i cittadini che decidono di rottamare l’auto per passare a un veicolo elettrico.

LE RICHIESTE Il capogruppo Stefano Fracasso e i consiglieri Andrea Zanoni, Claudio Sinigaglia, Graziano Azzalin, Orietta Salemi, Anna Maria Bigon, Francesca Zottis e Bruno Pigozzo hanno illustrato le principali richieste di intervento per un Veneto «sostenibile, popolare, sicuro al lavoro e contro le dipendenze». C’è il capitolo ambiente: «Per Zaia assistiamo semplicemente a cambiamenti naturali. Per la scienza, invece, vi sono precise responsabilità umane. Pertanto, chiediamo da subito che vadano

La Cia si appella alla Regione

Gli allevatori: «Quote latte, stop alle multe» «Quote latte, i calcoli erano sbagliati: occorre bloccare sia le multe che rideterminare i prelievi supplementari». Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto, ha posto ieri - al Tavolo Verde con la Regione - la questione, invitando l’assessore all’agricoltura a portarla all’attenzione del Governo e del tavolo Stato-Regioni. «Qualche giorno fa - spiega Passarini - il Consiglio di Stato ha annullato il prelievo supplementare imputato ai produttori di latte bovino che

hanno superato le quote nei bienni 1996/97 e 1997/98 e non hanno beneficiato della compensazione di fine periodo». «Gli errori aggiunge Passarini - si sono riflessi su tutti gli allevatori: «Non devono essere danneggiati i produttori che hanno sempre lavorato e continuano a lavorare onestamente, che hanno rispettato le quote di produzione, che le hanno acquistate oppure hanno pagato i prelievi sulle eccedenze in caso di superamento dei limiti».

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ridotte drasticamente le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Serve solo una volontà politica». C’è il capitolo casa: «Stiamo assistendo a una impennata dei canoni di locazione, da 150 a 500 euro mensili. Il Piano strategico sulle case popolari di Zaia prevedeva l’investimento di 300 milioni dal 2015 al 2021, ovvero 50 milioni annui collegati al Piano di vendita degli alloggi. Ma a tutt’oggi il Piano è rimasto sulla carta».

IL PD PRESENTA IL PACCHETTO DI EMENDAMENTI AL DEFR. «I SOLDI? INDEBITAMENTO COME PER LA PEDEMONTANA»

E poi le morti sul lavoro, 69 in Veneto dall’inizio dell’anno: «Inaccettabile, servono maggiori investimenti per la formazione e l’incremento degli organici dei tecnici degli Spisal». Il Pd chiede anche «maggiore prevenzione e un impegno più forte per contrastare le dipendenze», specie della droga che, viene consumata ormai in età sempre più precoce, anche a 13 anni: «È prioritario e urgente che la Regione Veneto si doti di un Piano triennale per le dipendenze». Ma anche un’attenzione sul problema «della tutela della laguna di Venezia, che vede ancora una volta la Regione inerte. Da una parte Zaia chiede l’autonomia anche in materia ambientale, dall’altra non interviene per il completamento del Mose». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE ATTUALITÀ

Martedì 5 Novembre 2019 Corriere del Veneto

Pochi tutor negli ospedali neolaureati senza tirocinio «Non possiamo seguirli» LetteraallaRegione:«Pagateci».Lanzarin:«Stiamovalutando» VENEZIA Si aggrava il problema della mancanza di tutor per i tre mesi di «tirocinio valutativo» che i neolaureati in Medicina devono affrontare — uno in Chirurgia, uno in area medica e il terzo nell’ambulatorio di un medico di base — per poi sostenere l’esame di abilitazione alla professione. E quindi poter lavorare anche senza la specializzazione, con contratti libero-professionali. Avviata a Padova, grazie a un accordo tra sindacati di categoria e Università, la ricerca di dottori di famiglia-tutor (al momento i volontari sono solo venti) per 346 giovani camici bianchi che da oggi devono iniziare la pratica per evitare di slittare alla prossima sessione d’esame fissata tra sei

mazione e, nei Pronto Soccorso, dei colleghi che devono abilitarsi per il Suem 118. Insomma, nei reparti c’è un enorme numero di frequentatori, che sono accettati dai primari e che quindi non possiamo mandare via, ma nemmeno seguire come bisognerebbe fare». Oltre ai Pronto Soccorso sono coinvolti Geriatrie, Medicine, Lungode-

genze, Gastroenterologie, Servizi di Endoscopia, Medicine dello Sport, Rianimazioni, Chirurgie, Urologie, Neurologie, Psichiatrie, Cardiologie, Riabilitazioni e Fisiatrie. «Noi avremmo piacere di trasmettere la nostra esperienza ai giovani, ma non riusciamo a sederci insieme a un neolaureato per discutere un caso clinico — insiste Schipilliti —

Il campione L’annuncio

Un altro nodo Centinaia di giovani devono fare tre mesi di training per sostenere l’esame di abilitazione mesi, e risolto lo stesso problema a Verona per altre 86 nuove leve, ora il problema si pone per il training in ospedale. Anche perché il tutoraggio non è obbligatorio nè retribuito quindi, dicono i sindacati, «gli strutturati possono rifiutarsi di adempiere a un compito non riconosciuto». «Noi ospedalieri siamo pochi e oberati di compiti e responsabilità — denuncia Mirko Schipilliti, segretario aziendale dell’Anaoo Assomed e specialista in servizio al Pronto Soccorso del Sant’Antonio di Padova — non abbiamo il tempo di seguire gli studenti. Non si tratta solo degli iscritti al tirocinio valutativo, ma pure degli specializzandi, dei medici di famiglia in for-

Il nuotatore in tv Manuel Bortuzzo con Fabio Fazio ieri a «Che tempo che fa»

Manuel Bortuzzo: «Potrei tornare a camminare»

VENEZIA «La lesione midollare non è completa, potrei tornare a camminare. Una notizia pazzesca, come tutto quello che ho fatto in questi nove mesi e che ho voluto tenere per me. Con la medicina è sempre meglio andarci con calma». Lo ha detto a «Che tempo che fa» Manuel Bortuzzo, il nuotatore trevigiano ferito da un colpo di pistola a Roma, lo scorso febbraio, che gli ha provocato una lesione midollare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

● L’editoriale il lavoro in reparto è frenetico. Non ci sono i numeri in ospedale per occuparci di tutoraggio, a meno che non decidiamo di seguire meno pazienti. Non si può dare per scontato che gli strutturati riescano a svolgere quest’attiva aggiuntiva e d’altronde s’impara solo facendo, quindi non ha senso tenere lì i ragazzi come belle statuine. Anche perché al termine del tirocinio dobbiamo valutarli». E allora come se ne esce? «Le nostre proposte, mandate per iscritto ancora il 28 giugno all’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, al direttore generale di area Domenico Mantoan e ai dg delle aziende sanitarie, sono tre — rivela il portavoce Anaao —. E cioé: distribuire meglio i medici strutturati, elaborare un progetto condiviso con le migliori modalità di seguire i colleghi in formazione e riconoscere economicamente l’attività di tutoraggio. Chiediamo l’applicazione del decreto del 1987, recepito dal nostro contratto collettivo di lavoro, che corrisponde 5 euro l’ora per l’attività didattica svolta da camici bianchi in servizio in Unità operative dove ci sia la formazione di specializzandi, medici di base in formazione, studenti, iscritti al corso per le emergenze. Sembra una cifra irrisoria, ma viste le ore da noi coperte, non lo è». Dalla Regione arriva l’apertura. «Nel documento con le sedici proposte presentate dal Veneto alle altre Regioni per affrontare la carenza di medici, e approvate, c’è la laurea abilitante, che dal 2021 includerà il tirocinio trimestrale nel corso di studi — spiega Manuela Lanzarin —. E’ la soluzione. Nel frattempo valuteremo le altre proposte a noi avanzate dai medici, che sappiamo essere pochi e oberati di lavoro. E infatti il nostro sforzo si è concentrato sul trovare il modo di tamponare l’emergenza relativa proprio alla mancanza di 1300 ospedalieri (la giunta Zaia ha deliberato l’assunzione di 500 non specialisti da inserire nei Pronto Soccorso, nelle Medicine e Geriatrie, ndr). Ora ci impegneremo a dare risposta anche al nodo dei tutor». Michela Nicolussi Moro

Appello agli imprenditori: «Servono altri fondi per produrre i farmaci»

❞ Pagano Scoperte due molecole che aiutano la risposta immunitaria

SEGUE DALLA PRIMA

C La scheda ● I neolaureati in Medicina devono affrontare tre mesi di tirocinio valutativo — uno in Chirurgia, uno in area medica e il terzo da un medico di base — per poter sostenere l’esame di abilitazione. Ma i tutor non si trovano. A Padova un accordo tra sindacati e Università ha avviato la ricerca di medici di famiglia-tutor, ma al momento ci sono 20 volontari per 346 giovani camici bianchi. A Verona il problema è stato risolto per altre 86 nuove leve. ● Ora il problema si pone anche per il training in ospedale, visto che il tutoraggio non è obbligatorio nè retribuito

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Cancro alla prostata, ricerca del Vimm «L’ha finanziata l’esercito americano» PADOVA E’ sceso in campo anche l’esercito americano per sconfiggere uno dei quattro «big killer» d’Europa, insieme ai tumori al seno, al colonretto e al polmone. Parliamo del cancro alla prostata, il più diffuso negli uomini: nel 2018 in Veneto sono stati diagnosticati 3.050 casi, con una sopravvivenza a cinque anni che tocca il 93%. E infatti nella regione vivono oltre 42mila uomini dopo la diagnosi. Tra i progetti più pubblicati sulle riviste di settore spicca lo studio condotto dal Vimm, l’Istituto veneto di Medicina molecolare creato a Padova dal professor Francesco Pagano, presidente dell’omonima Fondazione, urologo di fama e coordinatore del protocollo finanziato dal Dipartimento alla Difesa Usa con 500mila euro per cinque anni di ricerca sulla riposta immunitaria al carcinoma prostatico.

I diritti della Venezia invisibile

E i risultati ci sono, verificati direttamente dal generale dell’esercito americano, volato a Padova. «Abbiamo scoperto i due enzimi che impediscono la risposta del nostro sistema immunitario a questa neoplasia — ha spiegato ieri Pagano agli assessori alla Sanità, Manuela Lanzarin, e allo Sviluppo Produttivo, Roberto Marcato, in visita al Vimm —. E siamo riusciti a individuare due molecole in grado di inibirne l’azione. Ora però, per passare alla sperimentazione clinica avremmo bisogno di altri 2 milioni di euro di fondi». «Non siamo riusciti a commercializzare le due molecole, a trasformarle in farmaci insomma — conferma il professor Vincenzo Bronte, coinvolto nel progetto insieme alla dottoressa Antonella Viola —. Purtroppo c’è uno scarso interesse dell’imprenditoria italiana a investire nel-

la scienza. Manca un anello di connessione». E va proprio nella direzione di agevolare tale collegamento, l’invito rivolto dall’istituto ai due assessori, tramite l’ex parlamentare Giustina Destro, che ha preso a cuore la causa. «Siamo partiti nel 2000 con 40 scienziati — ha ricordato Pagano — oggi ne abbiamo 150 e 18 gruppi di ricerca, che entrano non per racco-

Scienziati Uno dei laboratori dell’Istituto veneto di Medicina molecolare, gestito dall’omonima Fondazione di ricerca

mandazione ma per merito, selezionati dal comitato scientifico. Devono presentare studi già finanziati». «La mission dell’istituto, che conta anche su tre laboratori Telethon e fondi Airc, è la cura delle malattie dell’invecchiamento — ha aggiunto il direttore scientifico Luca Scorrano —. In corso ricerche su linfomi e leucemie coordinate dal professor Gianpietro Semenzato, che hanno individuato meccanismi cellulari alla base di nuovi farmaci; e poi gruppi al lavoro su tumore al pancreas, alla prostata e al fegato e sulla morte improvvisa. Siamo una Fondazione di diritto privato, che attira il rientro dei cervelli dall’estero ma si deve autofinanziare. L’aiuto della Regione sarebbe prezioso». «Crediamo nella ricerca — hanno dichiarato gli assessori Lanzarin e Marcato — bisogna fare una riflessione complessiva sui finanziamenti dedicati. Il Vimm è un valore aggiunto per il Veneto, vedremo come promuoverne l’attività». M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ompito difficile, se lo Stato e la Regione del Veneto non si rendono conto che la partita che si gioca a Venezia è solo un anticipo di quelle analoghe che interesseranno Roma e Firenze e parente stretta di quella giocata in altre destinazioni urbane turistiche minori. La regolazione dell’uso turistico del patrimonio storico urbano italiano è indifferibile: in gioco non vi è solo il sacrosanto diritto dei cittadini a convivere decentemente con i visitatori, ma la stessa sopravvivenza delle galline dalle uova d’oro che il sovraturismo altrimenti presto ucciderà. Per tornare a Venezia, il tema del sovraturismo è, questo sì, argomento che meriterebbe di essere affrontato al tavolo statoregione sull’autonomia differenziata. Tavolo al quale andrebbe, almeno idealmente, ammessa --e cosi arriviamo al secondo punto-- la rappresentanza istituzionale della «Venezia invisibile» oggi approssimata dalla Città Metropolitana. E’ impensabile che un sistema metropolitano che deve occuparsi della protezione dei patrimoni culturali di Venezia storica e della sua laguna, che deve farli convivere con la loro valorizzazione turistica e non turistica (portuale-logistica e manifatturiera. direzionale e terziariosuperiore), che deve agire entro un quadro di sinergie tra i sistemi urbani quotidiani di Padova, Treviso e Venezia (la sola possibilità di garantire al Veneto e al Nordest l’ aggregato urbano necessario e capace di far competere questa regione in Europa e nel mondo) sia oggi costretto ad agire solo funzionalmente, per merito dei suoi cittadini e delle sue imprese, come entità «invisibile», per mancanza di rappresentanza politicoistituzionale. Alla Città metropolitana di Venezia occorrono poteri che urge farle arrivare per attribuzione diretta statale (legislazione speciale) o per riconoscimento regionale (nell’ambito dell’autonomia differenziata). La ridefinizione dei rapporti tra Regione del Veneto e Città metropolitana di Venezia -perché questo è il nome che conviene usare anche dopo l’ estensione a Padova e Treviso - è sicuramente tema istituzionale più urgente e rilevante dell’anacronistico referendum sulla separazione di Venezia da Mestre. Paolo Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Martedì 5 Novembre 2019 Corriere del Veneto

PRIMO PIANO

Politica e risorse

Referendum per il maggioritario La Lega scivola, quesito affossato Mancaunvotoperl’assaltoallaleggeelettoralechiestodaSalvini.IlCarroccionondemorde:guerralegale VENEZIA Dal leghistissimo Veneto proprio no, non se l’aspettava. La Liguria magari, o la Basilicata, ma il Veneto... E invece proprio qui, dove la Lega veleggia al 50% ed è abituata a procedere come la falange macedone, è stata azzoppata ieri la proposta di referendum fortemente voluta da Matteo Salvini per l’abolizione del proporzionale ed il ritorno al maggioritario. Questione di «superficialità» e «disattenzione», masticano amaro i colonnelli del Carroccio, perché la richiesta di referendum è stata bocciata dal consiglio regionale per un voto soltanto. «Il voto di Luca Zaia - sottolineano caustici i Cinque Stelle - anche ieri assente dall’aula». Le assenze, in realtà, erano più d’una tra le fila della maggioranza ma tant’è, il risultato non cambia ed è un caso più unico che raro a Palazzo Ferro Fini. Anche se la Lega, poco avvezza a cedere il passo a queste latitudini, non demorde e annuncia una battaglia legale a colpi d’interpretazioni giurisprudenziali sul filo del cavillo. Ma andiamo con ordine. Salvini aveva lanciato il suo diktat a metà settembre, poche ore prima di salire sul palco di Pontida: «Voglio che ogni italiano sappia per chi vota, senza che ci siano partitini che tengono in ostaggio il Paese. Per questo la Lega promuoverà un referendum per abrogare la parte proporzionale della legge elettorale e trasformare il nostro sistema in un sistema in cui chi prende più voti governa. Lo proporranno cinque Regioni». Un’accelerazione dettata ovviamente dai sondaggi, che vedono la Lega largamente primo partito italiano e la coalizione di centrodestra sicura vincitrice in caso di ritorno alle urne. Il Veneto rispose «presente!» e si mosse non appena ricevuta da via Bellerio la documentazione sul quesito (poi approvato in identica formulazione in altre sette Regioni), procedendo in tempi rapidissimi, tra le veementi ma inutili proteste dell’opposizione, sia con la votazione in commissione Affari istituzionali che in aula, sempre a maggioranza assoluta dei suoi componenti (precisazione importante si vedrà poi perché). Quindi il presidente del consiglio Roberto Ciambetti e quello della commissione Alessandro Montagnoli, accompagnati dal senatore Roberto Calderoli, il super esperto della Lega in leggi elettorali (è il padre del Porcellum), si recarono in Corte di Cassazione per il deposito. Tutto bene? Nient’affatto. La Cassazione ha infatti obiettato sulla formulazione del quesito, esigendo entro l’8 novembre modifiche e integrazioni. In particolare, secondo i giudici occorre che il quesito specifichi «l’integrale trascrizione dei testi delle disposizioni di cui si chiede

l’abrogazione», non è ammissibile la dicitura sintetica. Insomma, si deve tornare in aula e riparte la marcia a tappe forzate: via libera in commissione (a maggioranza assoluta) e ieri, prima dell’inizio della discussione del bilancio, eccoci in consiglio. I più si attendevano una messa

● Il verbale COME HANNO VOTATO VOTA SÌ: Barbisan F., Casali, Barbisan R.,

Ciambetti, Colman, Corsi, Finco, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Valdegamberi, Negro, Barison, Dalla Libera, Boron, Bottacin, Calzavara, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Villanova. VOTA NO:Guarda, Berti, Brusco, Scarabel, Bartelle, Ruzzante, Azzalin, Bigon, Fracasso, Pigozzo, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis. ASTENUTI: Ferrari, Zorzato. NON VOTANTI: Guadagnini. ASSENTI: Bassi, Berlato, Conte, Zaia, Baldin, Donazzan, Giorgetti, Brescacin, Gerolimetto.

cantata, come al solito, e invece a causa di alcune assenze impreviste e di alcune polemiche astensioni e «non partecipazioni al voto», ecco la sorpresa: al momento di pigiare il bottone Lega, Lista Zaia & co. arrivano a quota 25, un voto sotto la maggioranza assoluta richiesta, come si legge nero su bianco nel verbale della seduta che difatti si chiude con un altrettanto inequivocabile: «Il consiglio respinge». Segue comunicato ufficiale dello stesso tenore da parte di Palazzo Ferro Fini. I leghisti s’infuriano mentre l’opposizione esulta: «Un incredibile autogol della maggioranza con Zaia grande assente: non passa il diktat di Capitan Salvini» (Orietta Salemi, Pd); «Davanti alla propaganda di Salvini non tutti si mettono in riga. Chissà che starà dicendo ora a Zaia» (il Movimento Cinque Stelle tutto); «Quanto accaduto è tragicomico: dopo aver fatto le corse per compiacere il capo, la Lega non aveva i numeri. Una figura imbarazzante». A

La vicenda

Salvini e la battaglia per il maggioritario La Lega è per l’abolizione della proporzionale dalla legge elettorale e il ritorno al maggioritario: «Chi prende un voto in più, governa»

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Le Regioni messe in trincea Per raggiungere lo scopo, la Lega ha chiesto alle Regioni di centrodestra di promuovere il referendum. Ne servono cinque

Marcia forzata poi l’inciampo Il Veneto ha approvato il quesito in tempi record (poi sono seguite altre 7 Regioni). Sulle modifiche chieste dalla Cassazione, la Lega è caduta

sera, però, in ambienti leghisti cominciano a circolare nuove interpretazioni di legge, secondo cui per l’approvazione del quesito referendario non sarebbe stata necessaria la maggioranza assoluta dei componenti dell’aula ma quella semplice dei presenti, comunque raggiunta ieri. Ammesso e non concesso sia così, non si capisce però come si possa superare il verbale della seduta, che è un atto ufficiale. Ciambetti fa sapere che giovedì verrà depositato in Cassazione l’esito voto, con ciò, sembra di capire, rimettendo ai giudici la decisione sul da farsi. Il punto di partenza è la norma del 1970 che regolamenta le richieste di referendum delle Regioni, secondo cui «la deliberazione deve essere approvata dal consiglio regionale con il voto della maggioranza dei consiglieri assegnati alla regione». E nel caso del Veneto i consiglieri assegnati sono 50, più il presidente della Regione. Marco Bonet

❞ Orietta Salemi Un autogol incredibile, il diktat di Capitan Salvini non passa e Zaia è il grande assente

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Il dossier in tivù

Inchiesta sull’autonomia di Report e Openpolis «Penalizzato il Sud» ROMA «Il calcolo disuguale. La distribuzione delle risorse ai Comuni per i servizi». È il titolo del dossier redatto da Openpolis in collaborazione con Report, al centro dell’inchiesta sull’autonomia differenziata andata in onda ieri sera su Rai3. Secondo gli autori, i meccanismi attuali di riparto delle risorse economiche agli enti per i servizi riconfermerebbero le disparità territoriali, «continuando a fornire risorse ai Comuni che hanno già i servizi attivi, negandole a quelli che non li hanno o li hanno carenti proprio per mancanza delle stesse». Una situazione che, secondo Openpolis e Report, sarebbe stata finora «secretata» in sede di Commissione bicamerale sul federalismo.

Palazzo Ferro Fini Il consiglio regionale ieri doveva votare alcune modifiche al quesito chieste dalla Cassazione

Un bilancio da 16 miliardi

Manovra dibattito al via Ambiente, Ater e droghe le priorità del Pd

VENEZIA (ma.bo.) Con l’illustrazione del Documento di Economia e Finanza Regionale (il Defr) è iniziata ieri in consiglio regionale la maratona del bilancio 2020-2022. Nelle sue linee principali la manovra è già stata illustrata ad agosto dal presidente Luca Zaia e dal suo vice con delega ai conti Gianluca Forcolin: il valore complessivo per il 2020 è di circa 16 miliardi di euro. «Entrate importanti, 25 milioni nell’ultimo biennio, si sono avute grazie alle alienazioni degli immobili - ha spiegato Forcolin -. In quest’ottica si prevedono ulteriori 3 milioni di euro di entrate a seguito di procedure di vendita imminenti. Si conferma la linea tax free del Veneto, unica regione che non ha provveduto ad alcuna addizionale Irpef. Quindi, in uscita, tra le voci principiali ci sono 35,9 milioni per le

Olimpiadi del 2026, che diventano 60,4 nel 2021 e ulteriori 61,2 nel 2022; 65 milioni per il cofinanziamento dei programmi comunitari (FSE, FESR, FEARS e FEAMP, ndr.); 11 milioni a copertura delle spese per le elezioni regionali previste nella primavera 2020; 31 milioni per la scuole paritarie; 21 milioni per i lavoratori forestali; 24 milioni per la formazione professionale; 20 milioni per la prevenzione e la riduzione del rischio idrogeologico; 60 milioni per il trasporto pubblico locale; 27,5 milioni per il sistema viario, di cui 5 milioni per la messa in sicurezza dei viadotti». Ambiente, Ater, infortuni sul lavoro e lotta alle dipendenze sono invece le priorità della manovra emendativa su cui si prepara a dare battaglia in aula il Pd: «Servono azioni efficaci per

contrastare i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale che hanno provocato l’uragano Vaia» dice il capogruppo Stefano Fracasso. Per Claudio Sinigaglia va modificata la riforma dell’Edilizia Residenziale Pubblica, «correggendone gli effetti distorsivi che stanno danneggiando i nostri anziani e le presone più fragili». Quindi Anna Bigon si concentra sulle morti bianche: «Dall’inizio dell’anno se ne sono registrate già 69 morti, servono maggiori investimenti per la formazione e l’incremento degli organici degli Spisal». Infine Orietta Salemi: «La Regione deve dotarsi di un piano triennale per le dipendenze, ai fini di prevenire e contrastare il consumo di droghe. L’ultima pianificazione risale a 11 anni fa». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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