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Lunedì 7 Ottobre 2019
La Voce
.DELTA
21
IL PERSONAGGIO L’ittiturismo In Marinetta compie due anni, Isi Coppola: “E’ stata tosta!”
“Continuo a promuovere il Delta” “Dalla politica ai fornelli, la passione è rimasta la stessa. E anche il rapporto col territorio” Marco Randolo
“La trasmissione di Alessandro Borghese ha avuto il merito di puntare sul nostro Delta un riflettore che mai nessuno prima era riuscito ad accendere. E qui hanno iniziato ad arrivare tanti clienti da fuori che chiedono, soprattutto, di conoscere il territorio. E’ cambiata la richiesta, e a beneficiarne non siamo solo noi quattro che abbiamo partecipato al programma, ma tutto il Delta. Direi che dobbiamo essere tutti molto grati ad Alessandro Borghese per quello che ha fatto”. Isi Coppola, ex assessore regionale e ora titolare del ristornate In Marinetta di Albarella si gode una (meritata) settimana di ferie, almeno fino a domani, quando il suo locale riaprirà. “Ci concediamo sempre sette giorni di ferie in questo periodo dell’anno: serve per segnare una discontinuità tra le stagioni, ma è anche il nostro modo per festeggiare il compleanno del locale”. Sì perché In Marinetta, venerdì scorso (“Nel giorno di San Francesco, patrono d’Italia”, rivendica Isi) ha compiuto due anni. Isi Coppola, due anni dietro ai fornelli. Com’è cambiata la sua vita in questo periodo? “Sono stati due anni tostissimi. Certo, due anni sono pochi, ma posso dire che mi sono serviti per fare davvero tantissima esperienza. Questo è un lavoro un po’ particolare, ed è difficile, per chi ne è fuori, capire cosa c’è dietro alla gestione di un ristorante”. E cosa c’è dietro? “Per me la sfida è quella di riuscire a trasmettere al cliente non soltanto il valore di quello che prepariamo, ma il senso di che cos’è un ittitu-
Due anni ai fornelli Isi Coppola con Alessandro Borghese. A lato, nel suo ristorante In Marinetta e a destra in cucina con alcuni piccoli chef durante un progetto educativo rismo com’è In Marinetta: qui serviamo esclusivamente pesce fresco del nostro territorio e di stagione. Il pesce che si mangia qui arriva dal Delta, o al massimo dall’Alto Adriatico. Sia chiaro: l’80% del pesce che si mangia negli altri ristoranti è buonissimo, ma non ha quella freschezza… E’ chiaro che l’elevata qualità ha anche un costo, ed è difficile sfatare il mito di chi pensa che in un ittiturismo si mangi tanto spendendo poco”. Insomma, dietro ad un ristorante c’è un mondo intero. Ma lei, quando ha iniziato questo percorso, se lo aspettava? “No. E’ vero che ho fatto un anno di università del gusto per capire i meccanismi che c’erano dietro alla gestione di un locale, ma finché non lo provi sulla tua pelle non solo non sai cosa vuol dire, ma neanche te lo immagini. Anche la gestione del personale è particolare: in un ristorante
n “Borghese? Ha portato tanti turisti dobbiamo solo dirgli grazie” si vive insieme, gomito a gomito, tutti i giorni. Noi siamo in 10-12, che diventano 15 durante l’alta stagione”. Quali sono stati i momenti da incorniciare di questi due anni? “Oltre all’esperienza con Borghese, a ‘Quattro ristoranti’, siamo andati diverse volte in tv. A Linea blu, ma abbiamo anche registrato una puntata di ‘Cotto e mangiato’ che andrà in onda prossimamente, mentre di recente è venuta una troupe di Euronews per
documentare una cosa veramente particolare: con il crudo di pesce, infatti, proponiamo alcune preparazioni fatte col sakè, il famoso distillato di riso giapponese. Il servizio andrà in onda proprio in questi giorni. Ma c’è un’altra cosa importante che bolle in pentola...”. Che cosa? “Dal 26 al 28 ottobre saremo a Golosaria, a Milano, da Paolo Massobrio. Con noi verranno dieci produttori del Delta del Po: ci portiamo dietro le no-
stre eccellenze, grazie anche al coinvolgimento dell’ente Parco. Insomma, continuo la mia politica di promozione del territorio”. Già: la politica. Cosa si porta dietro, di quegli anni, nella sua nuova avventura? “La passione è la stessa. Ed è uguale anche il rapporto col territorio: del resto, ho fatto l’assessore regionale alla pesca e adesso quando alzo il telefono e chiedo di un prodotto so con chi rapportarmi e dove cercarlo, ma ne conosco an-
che le caratteristiche. E poi, quando parlo con i pescatori parlo con amici: sono rimasti gente leale e genuina”. E che ne pensa dei problemi di queste settimane, dello scontro sui diritti di pesca? “Non sto seguendo molto, ma ovviamente conosco la questione. Se dovessi sintetizzare in una frase direi che io l’avevo detto che, purtroppo, questo momento sarebbe arrivato. Se a suo tempo si fossero fatte scelte differenti oggi non ci sarebbero questa ansia e questa preoccupazione”. Pensa mai a un ritorno in politica? “No, in questa politica non mi riconosco. Non ho più una casa politica. E poi con questo governo, l’ennesimo che non abbiamo votato… Non so davvero come si possa non fare una rivoluzione”. L’anno prossimo si voterà per la Regione. Il presidente Luca Zaia è mai venuto a pranzo In Marinetta? “No, ma lo sento spesso. Soprattutto di recente, perché a fine novembre a Verona ci sarà il congresso nazionale dell’Associazione italiana sommelier. E’ un appuntamento molto importante, e io sono stata incaricata di fare da tramite con le istituzioni”. E gli altri colleghi con cui ha seduto per anni in giunta regionale sono venuti a trovarla? “Sì, tutti. Anche Franco Manzato, nonostante gli impegni dell’ultimo anno da sottosegretario all’agricoltura. Ma anche gli assessori attuali, a partire dal nostro Cristiano Corazzari”. Insomma, manca solo Zaia… “Sì, ma lo aspetto”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ISTRUZIONE Domani l’inaugurazione delle strutture, a Chioggia
Nuove cucine all’alberghiero Barbara Braghin
Finalmente anche l’alberghiero di Chioggia ha la cucina, sale, bar e reception e domani, alle 16, le nuove strutture saranno inaugurate con il “D-Day” della didattica e della formazione hotellerie-enogastronomia. L’appuntamento è in via Aldo Moro con chef docenti di primo piano. “L’idea concepita qualche anno fa - ha spiegato la dirigente scolastica Antonella Zennaro - trova ora piena compiutezza”. L’istituto, inizialmente Cestari-Righi, ora anche Sandonà, ha iniziato le sue lezioni nel 2015 anche grazie alla collaborazione e all’ospitalità dell’hotel Sole di Sottomarina. La fase pioneristica ha visto un susseguirsi di iniziative promosse e coordinate dalla Zennaro, che ha sollecitato le istituzioni - dal Comune alla città metropolitana di Venezia, fino alla Regione coinvolgendo anche tutto il tessuto imprenditoriale della zona. “La nostra scuola - continua la dirigente - ha dimostrato capacità manageriali nel promuovere e ge-
I nuovi ambienti dell’istituto alberghiero di Chioggia, che saranno inaugurati domani stire progetti ed eventi a tema. L’autorizzazione per il nuovo corso di servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera era stata data con oneri a carico della scuola per l’allestimento laboratori, e noi siamo stati ingegnosi e determinati nel perseguire l’ambizioso obiettivo”. “Le famiglie degli studenti di que-
sti primi anni hanno avuto il merito e la lungimiranza di credere a questo progetto e alle soluzioni escogitate per risolvere i problemi tipici di una struttura nascente spiega ancora la dirigente - i circa 150 studenti del settore alberghiero che andavano ad Adria o Venezia sono stati la stella polare che ci ha guidato e che oggi da noi pos-
sono trovare piena soddisfazione dei propri percorsi di studio, ma questo non è un punto di arrivo. Una visione strategica di lungo periodo - afferma infatti la Zennaro - deve portare il Sandonà in una collocazione di primo piano per la formazione e la didattica che vada oltre Chioggia e possa spaziare nel contesto della costa adriatica ve-
neta insieme a Venezia e Jesolo, tenendo conto anche di Adria”. Domani, intanto, si farà festa per l’inaugurazione delle nuove strutture. L’istituto è frequentato da circa 950 studenti divisi in tre indirizzi in tre sedi, e l’anno prossimo avrà i suoi primi diplomati. © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
LUNEDÌ 7 OTTOBRE 2019 MESSAGGERO DEL LUNEDÌ
11
commissione stato-regione
Bellarosa rischia l’esclusione dalla Paritetica Il nuovo governo deve indicare i suoi tre nomi: Luciani verso la riconferma, nel Pd si pensa di ripescare Strizzolo Mattia Pertoldi UDINE. Il Friuli Venezia Giulia
attende che Roma, e nella fattospecie il nuovo Governo giallorosso, scelga i suoi tre nomi da inserire all’interno della Commissione Paritetica considerato come, con la crisi di agosto e il cambio di esecutivo, la componente statale sia decaduta come previsto dalla norma. Il nuovo ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, si è preso qualche settimana dal suo insediamento per completare le tessere nel mosaico della Commissione, ma è chiaro che – come sempre – i nomi saranno frutto di una trattativa politica, prima ancora che tecnica. Dato per assodato che i tre componenti regionali non verranno toccati con quindi le conferme di Teresa Billiani (in quota Lega), Renato Carlantoni (Forza Italia) e Salvatore Spitaleri (Pd, in virtù del posto che spetta alle minoranze), il discorso, come accennato, cambia passando al livello nazionale. Stando a quanto filtrato in questi giorni, prima di tutto, non dovrebbero – almeno teoricamente – esserci particolari problemi per la permanenza di Massimo Luciani. Il costituzionalista romano, classe 1952, era infatti subentrato a fine maggio al dimissionario Mario Bertolissi che aveva deciso un suo passo indietro a causa del contemporaneo impegno nel vicino Veneto, visto il ruolo occupato all’interno della delegazione trattante per l’intesa sull’articolo 116, con la prospettiva dell’autonomia differenziata per la Regione presieduta da Luca Zaia. Luciani non soltanto nel precedente Governo era stato nominato su indicazione – almeno così si mormora a Roma – del M5s, partito che come noto è rimasto alla guida del Paese a differenza della Lega, ma può stare benissimo anche al Pd. Il professore a La Sapienza di Roma, infatti, è stato colui che nella passata legislatura, quella con
Debora Serracchiani presidente del Friuli Venezia Giulia, ha difeso in più di un’occasione la Regione davanti alla Consulta nei consueti bracci di ferro che vengono aperti con lo Stato per dispute di legittimità oppure di presunte invasioni di competenze. Un discorso simile, con ogni probabilità, riguarda anche Elena D’Orlando, direttrice del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Udine. D’Orlando, d’altronde, era stata l’unica confermata dalla precedente Commissione, quella con il centrosinistra alla guida di Paese e Regione, e perciò pare difficile ipotizzare che il Pd oppure il M5s, adesso, ne chiedano la sostituzione. Il discorso, però, pare cambiare, e di parecchio, se ci riferiamo a Giovanni Bellarosa. Il “vecchio” presidente della Paritetica, stando a quanto si è appreso, non piacerebbe molto ai dem dove si spingerebbe per un cambio di nomina. Il problema, non indifferente, è quello di trovare un
Nessun problema per i tre componenti di nomina locale: Billiani, Carlantoni e Spitaleri nome all’altezza di Bellarosa, ex segretario della giunta regionale e consigliere della Corte dei conti, che sicuramente porta con sè un background di conoscenze non indifferente. In casa del Pd si sta discutendo e si cerca una quadratura del cerchio per quanto qualcuno, in questi giorni, abbia avanzato l’idea di potersi affidare a una sorta di usato sicuro. L’idea, in sintesi, sarebbe quella di ripescare il nome dell’ex onorevole Ivano Strizzolo cioè di colui che, fino al cambio di maggioranza dello scorso anno tanto a Roma quanto a Trieste, aveva guidato la precedente Commissione e dunque non sarebbe certamente scevro da conoscenze in materia. —
la polemica
Serracchiani: Renzi sia composto in maggioranza
La “vecchia” commissione Paritetica Stato-Regione con l’ex ministro Erika Stefani
La Banca che c’è è la Banca che sta vicino alla tua impresa
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
comunità germanofona
Roberti: «Pari dignità a tutte le lingue in Fvg» UDINE. «L’obiettivo che vi sie-
te prefissi è coerente con quanto stiamo facendo come Regione, ovvero quello di dare pari dignità a tutte le comunità linguistiche del Friuli Venezia Giulia». Parola dell’assessore Pierpaolo Roberti, durante un recente incontro con i rappresentanti dei Comuni in cui è presente la Comunità germanofona del Friuli Venezia Giulia. All’ordine del giorno l’avvio dell’iter per la costitu-
zione dell’Assemblea della Comunità linguistica tedesca, come previsto dalla normativa regionale. A tal riguardo, come sottolineato dall’assessore, quello dell'Assemblea è lo strumento più idoneo per migliorare le leggi di tutela linguistica. «Un organismo istituzionale che conferirebbe dignità e formalità ai Comuni nei quali la comunità germanofona ha una rappresentanza». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
«Mi auguro che i prossimi giorni ci offrano un Matteo Renzi più composto nel suo stare in maggioranza: non basta dire “voglio che duri” e poi prendere a botte il proprio Governo per distinguersi. Renzi sa bene che questo equilibrio è delicato e che a sparare sul quartier generale si rischia grosso». Così Debora Serracchiani sferza l’ex premier. —
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LUNEDÌ 7 OTTOBRE 2019 LA NUOVA
CHIOGGIA - RIVIERA
chioggia
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Calascibetta (Porto) «Stiamo naufragando nella burocrazia»
Una protesta del comitato No Gpl in centro a Chioggia contro la costruzione del contestato impianto
FOTO PÒRCILE
Oggi sit-in vicino al municipio per le sirene dell’impianto Gpl L’appuntamento è per le 13.30 in corso del Popolo con i militanti del comitato Dubbi sul piano di emergenza. Giovedì sera in auditorium l’assemblea pubblica
CHIOGGIA. Acque agitate sulle banchine del porto di Val da Rio. Lo conferma il presidente del comitato Rilancio del porto, Alfredo Calascibetta, che torna a invocare interventi urgenti per lo scavo dei canali, una semplificazione della burocrazia e una variante al Prg per esaminare l’impatto del deposito gpl. Tutti i nodi che affliggono lo scalo clodiense sono stati al centro di un recente incontro del comitato con l’Autorità di sistema portuale. «La nuova ministra delle Infrastrutture, De Micheli, deve ancora prendere confidenza con la materia», sostiene Calascibetta, «e dovrà cimentarsi tra gestori privati e pubblici, presidenti di Autorità portuali travolti da inchieste e una riforma dei porti naufragata che potrebbe mettere a rischio il sistema economico. Ci ritroviamo anche a com-
battere con le burocrazie gestionali, col nuovo sistema telematico per entrata e uscita navi su cui ci sono grandi problemi di utilizzo. A distanza di mesi il sistema crea in continuazione problemi che si riflettono sull’agente marittimo che impiega tempo e risorse per supportare il nuovo sistema col rischio di incorrere in sanzioni. Il mese scorso la ritardata presentazione di un documento inviato alla Capitaneria, per un malfunzionamento del sistema, ha causato un verbale e una multa...». Calascibetta torna poi sul cronico problema dei fondali inadeguati e della necessità di procedere speditamente con lo scavo di canali e banchine. «Il progetto è pronto ma siamo fermi per il nuovo protocollo fanghi», conckude il presidente del comitato porto. — E.B.A.
Noale CHIOGGIA. Oggi, salvo rinvii
dell’ultima ora, suoneranno le sirene dal deposito di gpl, per la prova di verifica che viene chiesta per gli impianti a rischio di questo genere, e il comitato No Gpl organizza per le 13. 30 davanti al municipio in Corso del popolo una manifestazione di protesta che culminerà alle 14, quando si sentirà il fischio della sirena di emergenza. Intanto il Comitato per il Rilancio del Porto di Chioggia, per voce del suo presidente, Alfredo Calascibetta, rilancia ancora su tutte le procedure ancora non avviate affinché l’impianto possa avere il nulla osta per la sua messa in funzione. Criticità che fanno sorgere più di un dubbio e che dovrebbero essere, almeno in parte,
chiarite nel corso dell’assemblea indetta dall’amministrazione comunale per giovedì sera in Auditorium. «La procedura di legge», spiega Calascibetta, «relativa al piano di emergenza sull’impianto di gpl, in vista del piano di emergenza esterno, dovrebbe prevedere che il piano, prima della sua applicazione d’intesa con la Regione Veneto e con il Comune di Chioggia, coinvolga, mediante una assemblea pubblica di consultazione popolare, la popolazione, come prevede il decreto del ministero dell’ambiente del 2016. Il decreto elenca tutte le forme di pubblicità necessarie per aggiornare la popolazione come la descrizione delle caratteristiche dell’area interessata dalla pianificazione, la natura dei
rischi e le azioni possibili previste in caso di incidente. Informazioni che dovrebbero essere pubblicate sul sito ufficiale del Comune, a disposizione della popolazione, che avrà 30 giorni di tempo per presentare proprie osservazioni». Alfredo Calascibetta dubita, in realtà, che l’Amministrazione Comunale abbia attuato queste procedure e punta il dito anche contro l’Autorità di Sistema Portuale, che non ha, sempre secondo il comitato, ancora presentato un nuovo Piano Regolatore Portuale. «Ci chiediamo chi autorizzerà lo sbarco di merci pericolose, visto che il porto non è ancora stato autorizzato alla movimentazione di queste merci. Il piano di sicurezza e di emergenza deve essere presentato
dal costruttore ma dovrà essere approvato dal Comune e dall’Autorità Marittima. A nostro avviso», conclude Calascibetta, «in caso di malaugurato incidente, i sistemi di avviso operativi, non avranno il tempo necessario per mettere in sicurezza la gente in modo tempestivo in caso di eventuale deflagrazione, vista la vicinanza di abitazioni e siti lavorativi». Cresce, intanto, l’attesa per conoscere il piano di sicurezza commissionato dal Comune ad una ditta che ha già redatto lo stesso piano per il porto di Livorno che però, va ricordato, è porto industriale ed ha caratteristiche totalmente diverse rispetto al porto di Chioggia. — Daniele Zennaro BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Mira
Dolo
Giostre rotte al Peter Pan La protesta dei genitori
Festa per Giovanna che compie 102 anni
MIRA. Proteste nelle scuole di Mira. A finire nel mirino dei genitori degli alunni il giardino della scuola per l’infanzia Peter Pan con strutture che a loro avviso non possono essere utilizzate perché in continua manutenzione. «Nel bel giardino scolastico completato da poco», spiegano alcuni genitori, «ci sono continui lavori di manutenzione ad alcuni giochi non possono essere usati dai bambini. Per questo chiediamo un tempestivo intervento per poter concludere in tempi brevi questa manutenzione ai giochi che si trovano nel giardino». Insomma il nuovo giardino c’è i giochi anche ma non si possono usare perché le manutenzioni non sono completate. «I lavori di ma-
DOLO. Grande festa domani
nutenzione sono in corso», spiega il sindaco Marco Dori, «e saranno completati in poco tempo in modo da permettere l’utilizzo delle giostrine a decine di bambini». Altre proteste nei giorni scorsi avevano riguardato l’asilo comunale Girasole a Borbiago dove anche in questo caso i giochi era inutilizzabili. Qui i genitori hanno chiesto tempi brevi negli interventi o scatterà la protesta. Proteste nei giorni scorsi infine anche nella scuola materna Villa Lenzi dove invece l’acqua si infiltra dal soffitto e cade nelle aule dove si trovano i bimbi. Un problema che il Comune ha preso a cuore e per il quale sono in arrivo delle soluzioni ad hoc. — A. Ab.
a Dolo per i 102 anni di Giovanna Polo che compie oggi gli anni. La donna originaria della frazione di Sambruson, è nata il 7 ottobre del 1917, è vedova e non ha avuto figli. L’ultracentenaria è ospite alla residenza per anziani Riviera del Brenta. «Giovanna ama molto la poesia e la musica», spiega la direzione della casa di riposo, «È stata una donna di cultura per i suoi tempi, ha sempre gradito la conversazione e collaborato, quanto poteva, nelle diverse iniziative». I festeggiamenti si terranno domani dalle 9.30 in “Villa delle Rose” della “Residenza Riviera del Brenta” (all’interno del plesso ospedaliero). Verrà celebrata la
Giovanna Polo
santa messa, e a seguire ci sarà il taglio della torta che verrà accompagnato da un momento musica. A portare gli auguri a Giovanna Polo ci sarà per l’occasione anche il sindaco di Dolo Alberto Polo. — A.Ab.
Ultimo giorno di attività alla Sagra del Rosario NOALE. Ultimo giorno oggi di Sagra del Rosario a Noale, anche se domani saranno ancora attive le giostre in centro con delle proposte per i bambini e una festa a loro dedicata. Nel pomeriggio odierno, invece, ci celebreranno le società sportive locali, con un’iniziativa in Rocca dalle 17.30. «La prima novità della sagra», spiega la consigliera delegata al Turismo ed eventi Sara Sartori ,«riguarda la grafica che abbiamo voluto affidare all’illustratrice noalese Laura Michieletto. Il suo disegno ha riassunto lo
spirito di questi giorni, con dei bambini che si divertono salendo nella giostra a catenelle o tenendo in mano dei palloncini colorati di rosso, e sullo sfondo i palazzi e le torri delle nostre splendide piazze. Il programma costruito vuol coinvolgere in particolare le famiglie, i locali e i commercianti del centro». Oggi sarà possibile visitare la Bottega artistica allestita dai giovani e adulti disabili del progetto Attiva-mente promosso dall’associazione Genitori de La nostra famiglia. — A.Rag.
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Nordest
TIRAMISÙ DAY A TREVISO Alla manifestazione di Assocuochi Treviso distribuite 12.000 porzioni di tiramisù Gara tra scuole alberghiere, premiati gli allievi dell’Istituto Cornaro di Jesolo
Lunedì 7 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Olimpiadi 2026, l’ora del manager Vertice a Verona con il ministro Spadafora, i governatori Zaia `I cacciatori di teste dovranno relazionare sulla ricerca e Fontana, i sindaci Sala e Ghedina, il presidente Coni Malagò dell’amministratore delegato per la nuova Fondazione
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IL VERTICE VENEZIA Olimpiadi 2026, oggi a Verona si saprà se i cacciatori di teste della società statunitense Spencer Stuart sono riusciti nell’impresa di trovare l’uomo dei Giochi invernali. E cioè il manager con esperienze internazionali, conoscenza del mondo dello sport così come di quello della pubblica amministrazione, disponibilità a lavorare per sette anni di fila con la stessa casacca e, soprattutto, poco interesse alla pecunia. Una sorta di manager “missionario”: questo hanno in mente gli enti pubblici che hanno avuto l’incarico dal Cio di organizzare le Olimpiadi di Milano-Cortina e che oggi faranno il punto della situazione. All’incontro nei locali della Fiera il presidente del Coni Giovanni Malagò, i governatori del Veneto Luca Zaia e della Lombardia Attilio Fontana, i sindaci di Milano Beppe Sala e di Cortina d’Ampezzo Gianpietro Ghedina. E ci sarà anche il ministro dello I PROMOTORI Da sinistra Luca Zaia, Beppe Sala, Giovanni Malagò, Gianpietro Ghedina, Attilio Fontana Sport, Vincenzo Spadafora.
I COMPENSI Il tema delicato è quello del compenso al manager, anche se in teoria non dovrebbe essere perché la figura in questione guiderà una Fondazione di diritto privato. E qui va fatta una premessa.
PALAZZO BALBI NON HA PROPOSTO NOMINATIVI. RESTA IL NODO DEL COMPENSO
Per Milano-Cortina 2026 saranno messi in campo due organismi. Il primo organismo è una Agenzia in cui siederanno tutti gli enti pubblici e al cui vertice ci sarà un direttore generale. Quest’ultimo dovrà “accontentarsi” di un compenso annuale non superiore ai 240mila euro, che è il tetto massimo stabilito per le pubbliche amministrazioni. Il secondo organismo è la Fondazione di diritto privato che utilizzerà i soldi del Cio e delle sponsorizzazioni. È per questa Fondazione che sono stati incaricati i cacciatori di teste di trovare l’amministratore delegato. Racconta-
Calenda: «Correremo in Veneto ma non sarò io» VENEZIA «Saremo presenti alle elezioni regionali del Veneto, ma sarebbe del tutto fuori luogo candidare qualcuno che non vive e lavora in quella regione». Così Carlo Calenda, leader di Siamo Europei, ha risposto su Twitter alle ipotesi di un’eventuale sua discesa in campo per il centrosinistra nelle prossime regionali in Veneto. Ad avanzare al
parlamentare europeo la proposta di valutare una candidatura a presidente della Regione contro l’uscente Luca Zaia, sono stati autorevoli esponenti dem, convinti che Calenda, anche se uscito dal partito dopo l’alleanza con i grillini e la formazione del governo giallorosso, possa convincere l’elettorato moderato che non si riconosce
nel sovranismo di Matteo Salvini. Calenda ha confermato la sua indisponibilità adducendo la motivazione di non essere residente né lavoratore in Veneto, regione che però rappresenta a Bruxelles essendo stato il più votato a Nordest e in Veneto, dov’era candidato capolista per il Pd alle Europee. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE OPERE Sandro Savio accanto alla sua nuova creazione - il lupo - fatta con il legno. A lato la chiesa di San Simon che ha spopolato sui social
IL CASO VALLADA AGORDINA (BELLUNO) È stato svelato il nome dell’artista del bassorilievo in legno - la riproduzione dettagliata di una chiesa che sta spopolando sui social, divenendo virale. L’autore è Sandro Savio, di Vallada Agordina, sulle Dolomiti Bellunesi, il quale da qualche anno ama realizzare cataste di legna artistiche che riscuotono la curiosità di molti, turisti compresi. L’opera ripresa in molte foto pubblicate poi sui social, è la riproduzione della chiesa di San Simone e Giuda Taddeo, simbolo artistico di Vallada, già monumento nazionale, ed è visibile lungo la strada comunale, sulla parete del piccolo edificio del “forn dal pan”, a Sachet di Vallada. Colpisce il lavoro minuzioso che ha portato Savio ad accostare legni diversi: abete, frassino, acero, larice, in un gioco di colori e un mosaico di contrasti. Il bassorilievo di legno ha destato l’attenzione di tanti e le immagini postate in rete hanno contribuito alla sua diffusione e al “mistero” sull’autore, nel passaparola me-
Regionali 2020
Le cataste di legno artistiche fatte con il “manarin” diatico. Chi sosteneva che l’opera fosse di un architetto trentino, chi la collocava in una non precisata località dell’Austria salisburghese. L’autore è invece il bellunese Sandro Savio, 61 anni, meccanico in pensione, una passione nata dall’esigenza primaria di procurare e tagliare la legna per l‘inverno. I primi lavori che hanno trovato forma su una facciata della sua casa di Sachet sono state le riproduzioni delle carte da
SVELATO IL MISTERO DEI BASSORILIEVI CHE SPOPOLANO SUI SOCIAL: L’AUTORE È UN EX MECCANICO DI VALLADA AGORDINA
gioco, le stelle alpine, la chiesa di San Simon, le “danbre”, gli zoccoli in legno borchiati e il “pavàre”, i semi di papavero. Come nascono le sue creazioni? Con il “manarin”, la macchina spaccalegna, la sega circolare e tanta pazienza. In primavera Sandro taglia la legna, generalmente abete, per fare la base della pila. I pezzi, regolari per lunghezza e dimensione, vengono collocati gli uni sugli altri. Nel frattempo ha già predisposto
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un disegno e un modello del bassorilievo, che prende forma accostando i legni adatti e tenendo conto dei cambiamenti cromatici assunti dalla fibra con passare del tempo. Quest’anno, sulla catasta di casa, ha rappresentato il lupo. Il lavoro è stato completato dalla raffigurazione di un gufo, della luna e di un gatto.
UNA PASSIONE Di sicuro Savio non avrebbe
no addirittura che ci sia la fila delle banche - non solo europee, anche cinesi - per diventare l’istituto di credito di riferimento dei Giochi. Insomma, la Fondazione non userà soldi pubblici o, comunque, non direttamente stanziati da Regioni e Comuni. Resta il fatto, però, che nella Fondazione siederanno i due governatori Zaia e Fontana e i due sindaci Sala e Ghedina. Va da sè che per questioni di mera opportunità politica i membri della Fondazione, pur non avendo limiti espressamente stabiliti, possano decidere di “contenere” lo stipendio dell’amministratore delegato. Di quanto? Manager del calibro di Vittorio Colao, ex ad di Vodaphone e ora consulente di General Motors, di Carlo Barlocco, ex amministratore delegato della Samsung o di Stefano Domenicali che dalla scuderie Ferrari è passato alla Lamborghini - tutti nomi circolati in questi giorni - viaggiano su cifre stratosferiche. Si parla di un milione e mezzo se non due milioni all’anno. Il punto è che non tutti i soci della costituenda Fondazione, ammesso di avere i soldi da sponsor eccetera, non ci sentono da quest’orecchio, tanto che starebbe prendendo piede l’ipotesi di bloccare la retribuzione a un massimo di 6-700mila euro all’anno. Ma si troverà un manager di livello disposto a essere pagato così “poco”? Servirebbe, appunto, un “missionario”, una figura disposta a operare più che altro per il prestigio. I nomi? Si saprà oggi l’esito della “caccia” di Spencer Stuart. Tra l’altro non tutti i soggetti coinvolti hanno avanzato proposte: nessun nome è arrivato dal Coni e neanche dalla Regione Veneto. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
mai immaginato che le sue opere avrebbero suscitato tanto interesse. «Inizialmente - racconta - avevo provato con dei pezzi di legna diversi uno dall’altro e ho visto che la cosa poteva riuscire. Il problema era fare delle forme proporzionate. Così ho ritagliato delle sagome di stiferite e poi ho disegnato le forme che volevo ricavare sulla catasta». E da lì è iniziato il lavoro a seconda dell’inventiva e dell’estro. L’opera rimbalzata sui social è la sua prima realizzazione: raffigura la chiesa di San Simone e Giuda Taddeo, simbolo artistico di Vallada, già monumento nazionale. Da qui Sandro ha visto che la cosa interessava i turisti di passaggio e si è messo a creare altre opere. «Se mi avessero dato un euro per ogni foto, ora sarei ricco», ride Savio. Posto che nella casa di Sandro ci sono varie cucine e stufe a legna - una in cucina, una in taverna e la classica stube in salotto come farà Savio a scaldarsi se la legna è diventata un’opera d’arte? Savio, infatti, ha deciso che lascerà le cataste intatte fino alla fine delle festività. Per scaldarsi ha accatastato altra legna, ma senza guizzi artistici. Dario Fontanive © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PrimoPiano
Lunedì 7 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
L’arrivo del nuovo vescovo L’ARRIVO TREVISO Il vescovo rock, alto come le montagne che ha appena lasciato nella sua amata Bressanone, ha voluto incontrare Treviso e la sua nuova Diocesi partendo dalla gente. Dieci ore vissute tra la folla, a baciare bimbi, ad abbracciare fedeli, a salutare volontari e a conoscere preti. Perchè un vescovo, per sapere come sono la sua terra e il suo gregge, deve andare a piedi, non in auto. E deve camminare un po’ in testa al corteo per condurre, un po’ in mezzo per farsi accompagnare. Ma anche in fondo alla fila per raccogliere chi è stanco, affaticato, chi non ce la fa più. Sono le parole di monsignor Michele Tomasi che ieri di prima mattina ha messo piede nella Marca trevigiana.
PRIMA TAPPA Prima sosta, alle 9.30, a Pederobba con il saluto di sindaco e parroco e oltre cinquecento persone che l’hanno applaudito e acclamato. La folla di laici e fedeli era ad aspettarlo in ogni tappa del suo percorso: da Pederobba a Biadene, da Signoressa a Postioma, a San Liberale e Monigo. «Lo speravo, avrei dovuto saperlo, ma è troppo bello toccare con mano, vedere dal vivo, questa accoglienza. È difficile lasciarmi senza parole, eppure Treviso ci è riuscita. Vedere tanta gioia fa bene a me personalmente e mi piace sapere che c’è un grande senso di chiesa. È una buona notizia» ha detto ieri parlando alla Casa della Carità, la sua prima fermata trevigiana. Scelta precisa, tutt’altro che casuale. Perchè è proprio dalla Carità e dall’amore che monsignor Tomasi vuole marcare il suo cammino in terra veneta.
PROGRAMMA SERRATO Programma serrato, ma vissuto con il sorriso e con il tempo lento degli abbracci. E, perchè no, di un caffè. «Ci voleva proprio» ha detto dopo aver bevuto la tazzina offertagli dai volontari della Casa della Carità. Quindi, via a conoscere i parroci della Casa del clero, giusto il tempo per due parole, per addentare un boccone prima della full immersion nel clou del-
Pederobba-Treviso dieci ore fra la gente Monsignor Tomasi ha fatto il suo ingresso in provincia alle 9.30: ad attenderlo 500 persone. Poi l’approdo in città, le visite e la passeggiata fra due ali di folla la giornata: l’incontro con i giovani a Madona Granda. Ha parlato, per tutti, Giacomo De Zen, 26 anni, con un lavoro e l’impegno in Azione Cattolica. Ha raccontato la passione di tanti di loro e l’impegno nella vita religiosa ma anche nella società civile. Ha chiesto, però, sostegno per chi si trova in difficoltà perchè non ha lavoro, oppure perchè lo studio non garantisce un domani. E lui, il vescovo buono, ha risposto: «Siamo qui, a Santa Maria Maggiore, il tempio dedicato alla Madonna perchè, come ogni madre, sa ascoltare, guidare. Sa capire i dolori dei giovani ma sa spronarli a vedere la luce e la bellezza del mondo». E poi, davanti al Duomo, li ha salutati così: «Voi, giovani, non siete il futuro della Chiesa. Siete il presente». Quindi la processione -o meglio la passeggiata- lungo le vie del centro. Un corteo colorato, vociante, salutato dai battimano della folla lungo le strade ma anche da chi dai balconi delle case urla-
«É DIFFICILE LASCIARMI SENZA PAROLE MA TREVISO C’E’ DAVVERO RIUSCITA»
va il proprio benvenuto. Il vescovo rock, che ama suonare la chitarra e cantare, era perfettamente a suo agio. A camminare con lui anche il fratello Roberto, direttore dell’Ansa di Trento e Bolzano.
IL SALUTO DEI POLITICI
IL SALUTO Il vescovo Tomasi al Duomo di Pederobba (Bortolanza / Nuove Tecniche)
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È tra il Battistero e la Cattedrale che la città istituzionale ha incontrato monsignor Tomasi. L’assessore regionale Federico Caner ha letto il messaggio del presidente della Regione Luca Zaia. «Sono certo che la sua guida e il suo messaggio sapranno arrivare al cuore delle persone, che lei saprà parlare a un popolo operoso, imprenditoriale, intraprendente, ma anche solidale». Quindi il sindaco Mario Conte: «I trevigiani sono una comunità vitale e propositiva con 150 associazioni impegnate nel sociale e centinaia di cittadini che, nell’anonimato, si occupano 7 giorni su 7 degli ultimi, dei malati, delle persone sole». A chiudere, il presidente della Provincia Stefano Marcon: «Siamo grati a papa Francesco che ci ha voluto concedere una nuova guida per la Diocesi e siamo grati a lei che sarà un riferimento per i credenti e per la società civile». Quindi, il saluto in tedesco: «Seien sie gut des weges herr bischof, die provinz von Treviso ist bereit sie auf diesem weg zu begleiten (Buon cammino monsignor Tomasi, la Provincia
di Treviso è pronta a camminare con lei)». Il vescovo ha ringraziato e ha restituito le gentilezze ricevute. Ha detto: «Pregherò per le istituzioni perchè possano svolgere al meglio il difficile compito di lavorare per il bene comune». Tra i moltissimi presenti il senatore Massimo Candura, i deputati Giorgia Andreuzza, Raffaele Baratto e Dimitri Coin, il prefetto Maria Rosaria Laganà, il presidente della Camera di commercio Mario Pozza, il questore Vito Montaruli, il comandante del 51 Stormo di Istrana Massimiliano Pasqua, il comandante provinciale dei carabinieri Gianfilippo Magro, il comandante della Guardia di Finanza Alessandro Nicola Serena, il direttore del carcere Alberto Quagliotto e il comandante dei vigili del fuoco Giuseppe Lomoro. La folla attende. Anche il cerimoniale ha le sue regole. È tempo di messa e il vescovo si lascia portare in Duomo, docile e felice, attorniato dal suo nuovo gregge. Valeria Lipparini
L’INCONTRO CON LE AUTORITA’ PRIMA DELLA MESSA «SARA’ RIFERIMENTO IMPORTANTE PER TUTTI NOI»
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ATTUALITÀ
LUNEDÌ 7 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
Lo scontro politico
I partiti pressano Conte «Via il capo degli 007» Palazzo Chigi non cede Resa dei conti sui Servizi, offensiva contro Vecchione scelto dai gialloverdi Il leader del governo: d’accordo a una rinegoziazione sul programma dei jet F35 Ilario Lombardo ROMA. Infine dovrebbe essere lui, Gennaro Vecchione, il punto più alto nei vertici degli 007 italiani, a cadere? Il tempismo non aiuta Giuseppe Conte, che ha in mano la delega ai servizi segreti e continua a coprire il capo del Dis da mesi e ancora oggi, nonostante la tempesta perfetta che da pasticciata trama di intelligence sta scivolando verso l’ennesimo terreno di lotta politica. «Vecchione non si tocca e la delega resta a me» è la risposta che ancora ieri dava a chi gli riportava del pressing dei partiti della maggioranza per mollare il dirigente coinvolto in una coda del Russiagate. Un passo indietro sulla delega invece gliel’ha chiesta dalle colonne del nostro giornale Matteo Renzi. In una coalizione nata a freddo tra ex nemici, Conte non si può aspettare la difesa incondizionata dal leader di Italia Viva. E Renzi ha messo in campo il suo miglior talento, che è quello di approfittare delle debolezze altrui. Soprattutto se l’effetto è di appannare l’aura internazionale che si è costruito il premier: «Potremo dare un giudizio quando il presidente del Consiglio spiegherà al Copasir quello che è stato fatto». Il fianco di Conte si è improvvisamente scoperto su una vicenda dai contorni ancora oscuri. Il ministro della Giustizia americano, William Barr, ha incontrato per ben due volte, ad agosto e a fine settembre, i vertici dei Servizi segreti italiani. Nel primo caso solo Vecchione, direttore del Dipartimento delle informazioni
per la sicurezza, che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Nel secondo incontro, il ministro di Donald Trump ha visto anche Luciano Carta e Mario Parente, direttori di Aisi e Aise, le agenzie per la sicurezza interna ed estera coordinate dal Dis. In quest’ultimo colloquio ad accompagnare Barr c’è anche il procuratore John Durham, l’uomo a cui è stata affidata la contro-inchiesta che mira a smontare il Russiagate e a trasformarlo in un complotto dei servizi occidentali con la complicità politica dei democratici Usa e del Pd italiano per evitare l’elezione di Trump alla Casa Bianca. Questa l’estrema sintesi di
Il primo ministro è convinto di manovre contro il numero uno dell’intelligence una storiaccia di spionaggio che lascia tracce di veleno nei rapporti tra servizi e governo, e tra i partiti della maggioranza. Perché, nel frattempo, quel che sembra un fatto acclarato è che nessun organo parlamentare preposto, il Copasir innanzitutto, la commissione di controllo sui servizi, era stato messo a conoscenza della visita americana. Conte sapeva e aveva dato l’ok. Il motivo lo spiegherà proprio al Copasir. Certo, non sfugge al premier quello che sta accadendo. Cedere, come chiede Renzi, i servizi all’Autorità delegata o chiedere a Vecchione di mollare suonerebbe come una sconfitta. Ed è quello che pen-
sa vogliano sia Renzi sia Matteo Salvini. Certo, a Conte non fa gioco nemmeno che non si sia trovato l’accordo sul nome del presidente del Copasir e che per questo lui sia costretto a rinviare il chiarimento e a restare esposto a sospetti e ricostruzioni giornalistiche. Il dubbio che sia voluto anche questo a Chigi cominciano ad averlo. Da quanto trapela, l’umore di Conte non è dei migliori. Si è convinto che sia in atto una faida interna ai servizi per far fuori, di sponda con la politica, Vecchione, amico personale del capo del governo e da lui nominato al Dis. Non è vero, sostiene per esempio, che l’incontro con Barr sia avvenuto all’ambasciata Usa. «Ci sono fonti che vogliono screditare l’operato dei nostri servizi e alterare la realtà. È chiaro che si sta approfittando dell’occasione per ricamarci su, e ostacolare future riorganizzazioni dei servizi». «Giochi interni – li definiscono – che ci sono sempre stati» e che Conte «non accetta più». Perché il compito del comparto di intelligence è di «lavorare col massimo riserbo e nel rispetto dei vincoli di legge e non alimentando fughe di notizie». La furia di Conte è tale che promette, subito dopo che avrà parlato al Copasir, «un chiarimento intero» e una riorganizzazione. È convinto che le rivelazioni degli incontri a cui ha partecipato Vecchione siano state manovrate per affossare il suo uomo, mai gradito del tutto ai vertici 007. In realtà la bufera silenziosamente si scatenò già ai tempi della sua nomina. E anche nel M5S c’è chi storse il naso, come il sottosegretario Angelo
Oggi in Aula il taglio dei parlamentari, il via libera atteso per domani Il pacchetto di interventi ottenuto in cambio da Pd, Leu e Italia Viva
Pronto l’accordo sulle riforme Voto a 18 anni anche per il Senato IL RETROSCENA
e tutto filerà liscio, se non vinceranno la battaglia i franchi tiratori che si annidano in tutti i gruppi, domani arriverà il via libera definitivo al fatidico taglio dei parlamentari: la legge costituzionale che porta da
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630 a 400 i deputati e da 315 a 200 i senatori. Ma non finirà qui. Perché questo storico passaggio in aula non solo sarà seguito da un probabile referendum confermativo (può essere richiesto di qui a tre mesi). Ma anche da un documento che verrà sottoscritto domani dai capigruppo dei partiti di maggioranza: 5Stelle, Pd, Ita-
lia Viva, Leu. Sono le «condizioni» che consentono alle forze di centrosinistra di dare un assenso ad una riforma da loro considerata monca: perché non elimina il bicameralismo paritario modificando il ruolo del Senato; e insidiosa, perché riduce la rappresentanza politica e territoriale. Ecco dunque cosa stabilisce
totonomine
Poker di leghisti in corsa per la guida del Copasir Corsa contro il tempo per scegliere il presidente del Copasir, un ruolo ambito che viene sempre assegnato alle opposizioni. Ieri, riuniti a Milano, Salvini, Berlusconi e Meloni non hanno trovato un accordo. Meloni sponsorizza invece Adolfo Urso, vicepresidente di Fratelli d’Italia del Copasir, con l’ok di FI. Salvini non ha fatto nomi ma tra i vari che girano il più accreditato è quello di Raffaele Volpi, leghista di lungo corso ed ex sottosegretario alla Difesa, buoni rapporti con le strutture di intelligence italiane e con l’attuale ministro della Difesa Guerini. Ma il punto è che il presidente del Copasir dovrà essere eletto mercoledì. Salvini, oltre a Volpi, prepara tre nomi: Giancarlo Giorgetti o gli ex sottosegretari al Viminale Nicola Molteni e Stefano Candiani. Il problema è che nessuno di questi fa parte del Copasir, e quindi non può essere eletto alla presidenza. Del Comitato fanno parte invece Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, e Paolo Arrigoni. Il primo non vuole e non può lasciare scoperta la guida dei deputati leghisti, il secondo non è nella rosa di Salvini. Allora, quado verrà scelto uno dei nomi, bisognerà scrivere al presidente della Camera per comunicare l’eventuale sostituzione. Il tutto entro domani.
Tofalo. Vecchione è un generale di divisione, di grado inferiore ai generali di Corpo d’armata ai quali può dare ordine, come Carta, direttore dell’Aise, e Carmine Masiello, suo vice al Dis. Facendo questa scelta, Conte ha fatto uno strappo alla tradizione. Ma ci sono anche fonti di governo del M5S che pensano come i renziani e nel Pd che fanno da eco alle lamentele di funzionari e dirigenti su Vecchione e ne chiedono la rimozione. C’è anche chi pensa che il premier stia aspettando il momento giusto per farlo, per non dare l’impressione di un’ammissione di colpa dopo le polemiche sul vertice segreto con gli americani. Quel che è sicuro è che Conte
non intende lasciare la delega, come chiede Renzi, e chiedevano durante la fase di formazione del governo anche dal M5S quando il viceministro Vito Crimi spingeva per avere i servizi segreti. Presto saranno altri nomi ai vertici dell’intelligence a saltare, giura il premier. Uomini dei servizi che considera in quota Salvini o ancora di stretta osservanza renziana, come Masiello, ex consigliere militare di Renzi. Il tutto avviene mentre, allineandosi alla posizione dei 5S, smentisce di voler confermare così com’è il programma degli F35 firmato anni fa con gli Usa e fa sapere di essere favorevole alla sua «rinegoziazione». —
questa carta d’intenti. Intanto un UJNJOH secondo cui entro dicembre andrà depositata una legge di riforma elettorale, che «tenga conto del taglio dei parlamentari per minimizzare gli effetti sulla rappresentanza». Testo da definire: si parla di un proporzionale con correttivi in senso maggioritario, come una soglia alta di accesso che scoraggi a votare i piccoli partiti. Ma il «preambolo» siglato dai capigruppo declina in dettaglio quanto scritto al punto 10 del programma di governo. Fissando l’avvio entro ottobre di tre riforme costituzionali. La prima è la modifica della base territoriale di elezione del Senato (da regionale a circoscrizionale come alla Camera) per ridurre gli effetti distorsivi della rappresentanza
politica; e per evitare che vi siano regioni «in cui arrivare a prendere un seggio diventa impresa eroica», come dice Federico Fornaro (Leu), gran sostenitore di questo correttivo. Secondo: rendere uniforme l’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato, ovvero 18 e 25 anni per entrambi i rami del Parlamento. Terzo: diminuzione (in proporzione al taglio dei parlamentari) del numero di delegati regionali (oggi 58) per l’elezione del capo dello Stato, per evitare un peso eccessivo dei governatori nel plenum che elegge il Presidente. Ma ci sono pure altre questioni in ballo: come il nodo del rapporto fiduciario tra governo e Parlamento, il tema della sfiducia costruttiva. Questione di prima grandezza di
cui si parla da anni. Questo istituto presente in Germania e Spagna, garantisce stabilità ai premier e ai governi. Come? Rendendo impossibile al Parlamento votare una sfiducia al governo senza votare contestualmente la fiducia ad un nuovo esecutivo. Significa che anche se privo di una maggioranza, un governo può restare in carica se le forze non trovano un accordo per formarne un altro. Va poi affrontata dalla nuova maggioranza la riforma che introduce il referendum propositivo, già approvata in prima lettura e ora ferma in Senato. Come anche la modalità di partecipazione dei governatori regionali all’iter legislativo dell’Autonomia differenziata al Senato.— C.B.
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Belluno
Lunedì 7 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Nuovo modello di hotel e turismo: «Essere più social» `Se ne è parlato ieri
a “Dolomiti Expo” in vista delle Olimpiadi IL CONVEGNO
IN CALO I giovani sono sempre meno. È un effetto diretto dello spopolamento che ha portato anche all’abbandono delle attività agricole
Residenti in fuga, solo da qui Sul fronte demografico andamento `Popolazione invecchiata e conseguente opposto: a Bolzano c’è stato aumento abbandono anche delle attività agricole `
LO STUDIO BELLUNO Tra il 2011 e il 2017 nelle
zone montane del Triveneto si sono evidenziate due dinamiche demografiche opposte: se le province di Trento e Bolzano hanno registrato un aumento dei residenti (+3,7 punti percentuali) quelle venete hanno subito una flessione. L’ennesimo allarme questa volta emerge da uno studio comparato che mette in relazione quello che succede da un lato e dall’altro del confine. È la prova che nulla sta cambiando rispetto a un trend che ha origini lontanissime. Facendo un passo indietro e considerando il periodo compreso tra il 1971 e il 2017 si scopre che la montagna bellunese è stata la zona in cui la diminuzione ha avuto proporzioni più rilevanti: -11mila abitanti (cinque per cento), negli stessi anni, per citare un esempio, la montagna veronese è addirittura aumentata dell’otto per cento.
LE RIPERCUSSIONI Il fenomeno dello spopolamento ha inevitabilmente portato ad un progressivo invecchiamento della popolazione più accentuato nella montagna
veneta (incidenza degli over 65 pari a 22,9%) rispetto ai valori di Bolzano (19,2%) e di Trento (21,4%). Tra il 1971 e il 2011 nella montagna bellunese l’incidenza della popolazione over 65 è passata dal 13,5% al 23,5%. A cascata l’abbandono delle attività agricole (-30% di superficie agricola utilizzata nei comuni dell’altipiano tra il 1981 e il 2011) è stato più che bilanciato da nuova occupazione nell’industria dell’occhiale che assorbe circa 10.500 addetti, nell’industria agroalimentare, e nei servizi.
contro la tavola rotonda sulle sinergie a cui hanno partecipato Augusto Guerriero, Presidente Lattebusche, Alfonso Moser, Responsabile Segreteria di Direzione Unat Albergatori Trento, Davide Piol, Vice Presidente Confindustria Belluno Dolomiti, Claudia Scarzanella, Presidente Confartigianato Belluno e Renzo Simonato, Direttore Regionale Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige Intesa Sanpaolo. Per far ripartire la montagna ferita Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione degli operatori delle
linee di credito dedicate che tengono conto delle esigenze del settore turistico-alberghiero. Inoltre lo scorso dicembre la Banca ha stanziato un plafond di 100 milioni di euro a supporto della filiera triveneta del legno colpita dal maltempo. «La sfida per il rilancio della montagna bellunese - sono le conclusioni - passa attraverso la capacità di valorizzare le risorse del turismo, dell’agroalimentare e della filiera del legno, coniugandole con il miglioramento dei servizi di base ai residenti».
BELLUNO percorso verso le Olimpiadi invernali del 2026 che avranno come sede alpina Cortina d’Ampezzo è l’opportunità per un salto di qualità del modello turistico della montagna. Ne sono certi Luca Bertagnolli di Mente Mobile, Lucio Cavalieri direttore di Ascom Formazione Belluno e Federalberghi Belluno che hanno animato un convegno nell’ambito della seconda giornata di Dolomiti Expo alla Fiera di Longarone. «Nell’era digitale è indispensabile recuperare il valore dell’approccio diretto e personale da parte dell’operatore turistico nei confronti dell’ospite – dice Bertagnolli – vanno coniugate le opportunità dei nuovi media con una formazione moderna ma capillare del personale. L’ospite deve sentire che qualsiasi sua necessità possa essere soddisfatta anche se espressa all’ultimo momento. Contemporaneamente è necessario coltivare il rapporto anche quando l’ospite è tornato a casa sua. Deve avvertire il luogo e le strutture che l’hanno accolto durante la vacanza come punto di riferimento costante. In questi ultimi anni – continua Bertagnolli – anche il turismo montano ha subito le conseguenze della crisi: la ripresa deve essere opportunità per un salto di qualità radicale che abbia come fulcro la formazione del personale». In vista dell’appuntamento olimpico scendono in campo le
organizzazioni di settore, proponendo fin da ora percorsi di aggiornamento. «Innanzitutto è fondamentale ampliare la conoscenza delle lingue straniere: i flussi turistici che si prospettano proverranno da ogni parte del mondo e andranno coltivati anche al di là dell’appuntamento olimpico, è quindi indispensabile andare ben oltre l’ormai diffusa conoscenza della lingua inglese. - interviene Cavalieri - Il percorso che stiamo strutturando fin da ora comprende poi questioni determinanti per la fidelizzazione dell’ospite come la risposta ad ormai diffuse esigenze alimentari. Soddisfarle non deve essere più caratteristica di pochi». Per affrontare le sfide della formazione e dell’innovazione si renderà necessario anche un impegno finanziario. In questo senso Associazione Albergatori di Confcommercio rilancia su vasta scala l’iniziativa dei bond per la riqualificazione alberghiera in parte già sperimentata nella stagione estiva nelle località marittime. «Nel progetto di riqualificazione olimpica gli albergatori dovranno offrire una prospettiva di crescita talmente alta da poter diventare un vero e proprio prodotto finanziario – annuncia Federalberghi Belluno – la loro qualità verrà letteralmente venduta per diventare una fonte di finanziamento per l’ulteriore riqualificazione».
BERTAGNOLLI DI MENTE MOBILE: «COLTIVARE IL RAPPORTO CON L’OSPITE ANCHE QUANDO È TORNATO A CASA SUA»
L’ANALISI Numeri e riflessioni sono emerse nel corso di un incontro sullo sviluppo del territorio montano bellunese, di possibili strumenti e di opportunità per il suo rilancio nell’incontro promosso da Intesa Sanpaolo nella sede della Comunità Montana Agordina alla quale hanno partecipato, Gianpaolo Bottacin, assessore all’Ambiente e protezione Civile della regione Veneto, Anna Maria Moressa, Direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo, che ha illustrato le principali dinamiche della montagna dal punto di vista economico, e di Marco Nichele, Intesa Sanpaolo. Fulcro dell’in-
Sul Nevegal
Esce di strada: centauro in Rianimazione Potrebbe essere stato tradito dalla curva, mentre scendeva dal Nevegal il centauro trevigiano che ieri mattina è finito fuori strada, volando a pochi metri dal bosco. L’uomo, S.F. le sue iniziali, 49enne di Mogliano Veneto (Tv) è attualmente ricoverato in prognosi riservata all’ospedale di Belluno. Erano le 11 circa quando il motociclista stava percorrendo la sp 31. Al chilometro 7 e 700,
prima del tornante degli emigranti e del cartello “Nevegal” arrivando da Castion, ha perso il controllo della moto e è finito a 4 metri dal bosco. Sol posto l’autoradio di carabinieri del Norm, che hanno effettuato gli accertamenti e rilievi del caso. A terra non c’erano segni di frenata e le cause sembrano un mistero, sono attualmente al vaglio. Intervenuti anche i vigili del fuoco per il recupero della moto.
IL CONVEGNO ieri a Dolomiti Expo si è parlato di hotel e turismo
«Futuro-Nevegal, il sindaco perde tempo prezioso» 2021, riflettori sul Bellunese, CASO NEVEGAL BELLUNO È trascorsa una settima-
na dall’annuncio, in Consiglio comunale, dell’intenzione di costituire una “New.co” (New company) mista pubblica-privata, ma non se ne è saputo più nulla. Il consigliere Franco Roccon (Civiltà bellunese), ex presidente della Commissione speciale per il Nevegàl (dimessosi in Consiglio lo scorso venerdì), interpellato sull’argomento, fa una considerazione: «La New.co, se interessava, doveva già essere partita questa settimana. Non c’è tempo da perdere. Invece si rischia che il Nevegàl sia un ostaggio della politica». Non solo, il consigliere punta il dito contro il sindaco, che «sul #progettaNevegàlDomani
ha già cambiato idea tre volte. Inizialmente lo ha sempre sminuito, salvo ribadire una settimana fa che è un progetto validissimo. Cambia più idee che magliette della salute». Roccon chiarisce: «La visione strategica del Colle deve avercela in mano il Consiglio comunale. In fondo, con le notizie che avevamo si faceva presto a fare due conti: due milioni li metteva la Provincia, 2, 3 la Regione Veneto, un milione il Comune di Belluno e la parte pubblica era fatta. Ma solo in questo modo poteva partire un ragionamento un po’ diverso, ma bisognava che il sindaco fosse partito mesi fa». A lasciar perplesso Franco Roccon è stata l’audizione alla Commissione turismo in Regione di tre giorni fa. «Mi sarei aspettato - dice Roccon -, insieme a Maurizio
L’ALLARME di Roccon sul Nevegal per l’immobilismo di Massaro
Fontanelle e agli altri componenti dell’agenda #progettaNevegàlDomani, che comunque ringrazio per la disponibilità, che a Venezia ci andasse anche un rappresentante o della giunta o del consiglio. E, con tutto rispetto, il Pd non governa questa Regione, quindi bene l’aiuto di tutti, ma il mio appello è avere buon senso e soprattutto trovare una soluzione in tempi rapidi». Un passaggio Roccon lo fa anche sui 600mila euro che la Regione doveva girare all’Alpe del Nevegal, «destinati alla Srl dall’Unione europea, a patto che la società impiegasse un importo di 250 mila euro. Attenzione che se cambia il destinatario, questo contributo potrebbe cadere e sarà difficile che la Regione cada in un falso». Federica Fant
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puntando alle infrastrutture VERSO I MONDIALI
BELLUNO Grande attenzione viene posta sul territorio bellunese, che tra le Dolomiti fa emergere centri e città come Cortina d’Ampezzo, culla dello sport invernale e dello sci d’alpinismo, che nel 2021 ospiterà i Campionati del Mondo di Sci alpino maschile e femminile. Da questa volontà di promuovere il contesto bellunese e lo sport di montagna nasce la Fondazione Cortina 2021, organismo presieduto da Alessandro Benetton e diretto dall’amministratore delegato Valerio Giacobbi. «Attorno ai mondiali ci sono tutta una serie di strutture e in-
frastrutture» ricorda il direttore della sezione Marketing & Communication, Alessandro Broccolo. Infrastrutture legate alla mobilità durante il mondiale e all’esperienza della Coppa del mondo che verrà offerta non solo al turista e appassionato di sport ma anche e soprattutto agli stessi cortinesi. Riflettori puntati sul contesto bellunese quindi, sulla realtà imprenditoriale e sulla voglia di costruire un futuro fatto di cambiamento e innovazione, promuovendo inoltre la dimensione degli sport outdoor e degli sport invernali, con un occhio sempre puntato ai Mondiali 2021 e alle Olimpiadi 2026.
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Lunedì 7 ....Ottobre 2019
La Voce
ROVIGO
Redazione: piazza Garibaldi, 17 - Rovigo Tel. 0425.200.282 Fax 0425.422584 e-mail: cronaca.ro@lavoce-nuova.it
POLITICA Il ministro Francesco Boccia parla dei livelli essenziali di prestazione
Sull’autonomia “basta alibi”
Zaia e Bonaccini, governatori di Veneto ed Emilia Romagna, concordi: “Non si allunghi il brodo” Ci sono ancora forti frizioni s ul l’argomento “au to nomia”, sia tra il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ma pure tra quest’ultimo e il collega di partito, e presidente della regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Uno scontro a tre, dove Zaia cerca di tenere la posizione, Boccia sembra avere una idea precisa di autonomia diversa dal governatore veneto, ma che sta mettendo in guardia pure Bonaccini, che non intende rinunciare al percorso portato avanti in questi anni. “Il testo arriverà dopo una interlocuzione approfondita tanto con le Regioni che con le parti sociali. Il mio obiettivo è entro l’anno. Ma ripeto: se si arriverà con un testo condiviso almeno nelle sue linee essenziali, il percorso parlamentare potrebbe anche essere veloce e non è da escludere che anziché un disegno di legge si scelga la strada del decreto legge”. E’ quanto affermato da Boccia in un’intervista al “So l e2 4O r e”, parlando del percorso per realizzare l’autonomia differenziata. “Certamente - avverte - è impensabile che le Camere non intervengano, come qualcuno ha incautamente ipotizzato nei mesi scorsi. Siamo una Repubblica parlamentare e quindi è il Parlamento che deve avere l'ultima parola. Ma se questo processo avverrà all’interno di una cornice stabilita per legge anche il passaggio parlamentare delle intese sarà più semplice e di conseguenza più celere” ribadisce. Quanto alla riforma, “il mio obiettivo - dice il ministro per gli Affari regionali - non è bloccare il processo ma renderlo coerente con i principi costituzionali e per farlo serve avere una legge che imponga il riequilibrio territoriale non solo tra Nord e Sud ma anche all’interno delle stesse regioni
Luca Zaia Governatore del Veneto settentrionali attraverso una riprogrammazione di tutti i fondi pluriennali di spesa in conto capitale, esclusi quelli europei, individuando contemporaneamente i livelli essenziali per le prestazioni (Lep) che ci impone la Costituzione proprio per rimuovere le diseguaglianze economiche e sociali”. “Qualora non arrivassimo all’individuazione dei Lep - aggiunge - definiamo una fase transitoria attraverso i fabbisogni standard che deve essere condivisa. Ma ripeto: con la certezza che si arrivi rapidamente alla definizione dei livelli essenziali”. Da parte sua Zaia, che sull’autonomia oramai è evidentemente stufo di ritornare, si limita a ribadire, non senza polemica, e cercando di rimanere sul pezzo, “basta che quella
Stefano Bonaccini Presidente dell’Emilia Romagna dei Lep, i livelli essenziali di prestazione, non diventi una scusa per allungare il brodo”. “Non esiste una questione di unità nazionale” conclude il governatore Veneto, che dopo l’incontro del 23 settembre scorso, definito “costruttivo”, è in attesa di una risposta definitiva. Bonaccini, sulle stesse colonne del “Sole24Ore”, replica al ministro - e compagno di partito - sottolineando come “servono tempi certi e ragionevoli, non può diventare un alibi per azzerare il percorso fatto da alcune regioni, come l’Emilia Romagna, che hanno condotto un confronto e un approfondimento molto dettagliato sulle singole funzioni”. “L’autonomia regionale è una responsabilità verso i cittadi-
Francesco Boccia Ministro Affari regionali
ni, non puoi scaricare la colpa agli altri. Non chiediamo tutte le competenze, da noi una proposta equilibrata” ha aggiunto, ribadendolo in un’intervista concessa a Rai3. “Noi non chiediamo tutte le 23 competenze chiediamo circa la metà - le sue parole - alcune competenze per me è proprio sbagliato chiederle, come per esempio l’energia. Cosa fanno 20 regioni che da sole vanno a bussare alla porta dell’Unione europea? O la promozione del turismo all’estero. E’ sbagliato che ogni Regione pensi di promuovere sé stessa da sola all’estero. E’ l’Italia tutta insieme che si deve promuovere all’estero”. Ma n e l l’autonomia secondo il presidente della Regione Emilia Romagna non si chiede neanche la regionalizzazione
della scuola, “io sono contrario a 20 scuole regionali. Loro chiedono gli insegnanti che diventino dipendenti della Regione. Per me è un errore”. Il Governatore risponde anche sul Nord che si sta indebolendo con un Pil miserando: “Noi che siamo la regione che cresce di più nel Paese - ha detto quest’anno rimarremo i primi ma cresceremo tra lo 0,6 e lo 0,8. Se cresciamo noi che siamo i primi tra lo 0,6 e lo 0,8 vuol dire che il paese cresce zero virgola niente nell’ultimo anno. E’ un problema per tutto il Paese. Non è fermando o arrestando la parte più produttiva che può crescere quella più in difficoltà. E’ tutto il paese insieme che deve crescere”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ECONOMIA Lo chiede l’Organizzazione sindacati autonomi di base regionali per Venezia e Rovigo
“Il Governo si attivi per realizzare la Zes” L’Orsa Confederale del Veneto fa appello a tutte le forze politiche per sostenere la Zes in quanto “grande opportunità di contrasto del lavoro precario, per garantire sviluppo economico e occupazione”. Ezio Ordigoni, segretario dell’Organizzazione sindacati autonomi e di base del Veneto, interviene sulla questione riguardante la Zona economica speciale che il Governo dovrebbe concedere alla Città metropolitana di Venezia e a 16 comuni polesani. “Riteniamo importante la Zes - le sue parole - come attrattiva per nuovi investimenti, come stimolo progettuale per il nostro futuro, per creare nuove opportunità occupazio-
nali di qualità, quale elemento di contrasto alla delocalizzazione industriale e quale elemento determinante per la riconversione delle aree dismesse di Porto Marghera”. “Inoltre per lo sviluppo, la riqualificazione del territorio e la crescita sociale in una logica di sostenibilità ambientale senza spreco di suolo pubblico coniugando proficuamente economia ed ecologia bonificando così il territorio, per dare certezze e un progetto di vita ai nostri giovani. Per completare i progetti di bonifica attraverso gli interventi di conterminazione dei canali industriali” aggiunge Ordigoni. E ancora, il segretario dell’Orsa confederale
Veneto sottolinea l’importanza come “volano per il miglioramento delle infrastrutture e l’ottimizzazione dei collegamenti ferroviari, per sviluppare la competitività del trasporto merci su ferro in una logica di sistema, per favorire il trasporto ferroviario in quanto elemento indispensabile per la decongestione delle arterie stradali e meno inquinante rispetto al trasporto su gomma”. “L’Orsa - prosegue - è impegnata per l’ottimizzazione dell’ultimo miglio ferroviario attraverso la velocizzazione della manovra nell’area portuale, per lo spostamento dell’attuale scalo ferroviario portuale e per
la realizzazione di nuovi accessi ferroviari e stradali al porto. La creazione di nuovi collegamenti merci potrà bypassare completamente la stazione ferroviaria di Mestre eliminando le interferenze che creano turbative e limitazioni al traffico collegando la zona sud di Porto Marghera con le principali arterie ferroviarie con un collegamento diretto con la linea Milano-Venezia e con le relazioni Trieste e Udine”. “Riteniamo nostro dovere indispensabile chiedere al Governo di attivarsi per la realizzazione della Zes nella Città Metropolitana di Venezia e a Rovigo” conclude. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE
LUNEDÌ 7 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
la tragedia di trieste
Gli agenti uccisi in un video nella Volante «Dormite sonni tranquilli, ci siamo noi» La sparatoria in questura per il Gip è stata “una mattanza”. Nessuna prova che l’assassino sia un malato di mente Gianpaolo Sarti
a venezia
TRIESTE. L’assassino «aveva fa-
Picchia un poliziotto viene scarcerato Ne picchia altri tre
migliarità con le armi». Ma non c’è traccia «di documenti medici» su un suo possibile disturbo psichico, anche se durante le perquisizioni in casa sua sono stati trovati psicofarmaci. Non ha avuto dubbi il gip Massimo Tomassini: non appena il giudice ha studiato il faldone di indagine sull’omicidio dei due giovani poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego e sulla successiva sparatoria in Questura, ha deciso di spedire in carcere il ventinovenne dominicano Alejandro Augusto Stephan Meran, accusato di pluriomicidio e di altri otto tentati omicidi. Il gip, nella sua ordinanza, ha convalidato il fermo e applicato la misura di custodia cautelare. E così, quando Alejandro Augusto uscirà dalla stanza dell’ospedale di Cattinara dove è piantonato giorno e notte, andrà dritto in cella. Lì resterà almeno un anno, cioè il termine di “fase” previsto in questo frangente istruttorio per i reati così gravi. Ma fatti comunque salvi eventuali “atti interruttivi”, come ad esempio altre decisioni in sede di Tribunale di Riesame. Il legale dell’indagato, l’avvocato Gianluca Brizzi, dal canto suo aveva chiesto per l’indagato i domiciliari a casa della madre. Ma per il gip è chiaro che si è trattato di una «mattanza», così scrive nella sua ordinanza. Una mattanza commessa da un individuo che sapeva usare le armi. Il documento ripercorre passo dopo passo quei terribili momenti. Cinque minuti a che il pm Federica Riolino ha
Un fermo immagine del video dei due agenti uccisi a Trieste, Pierluigi Rotta (a destra) e Matteo Demenego (a sinistra)
esaminato minuziosamente. Tutto è cominciato, come ormai noto, venerdì mattina: la rapina di uno scooter commessa dal dominicano alle 6. 42 in via Carducci. Il fratello, Carlysle Stephan Meran, chiama in Questura per avvisare la Polizia informando peraltro gli agenti che Augusto «soffre di una patologia», sebbene non seguito da nessun centro di salute mentale. La notte prima, come riferito dalla madre, il ventinovenne avrebbe detto di aver «sentito voci e visto mostri». Nell’abitazione della famiglia straniera si presentano il 118 e tre pattuglie, tra cui quella con Rotta e Demenego. I
due fratelli dominicani e la madre vengono quindi accompagnati in Questura dagli agenti. Sono le 16. 51 quando i poliziotti entrano nell’edificio con Augusto e Carlysle. La madre rimane in macchina. La situazione precipita all’improvviso: Augusto chiede di andare in bagno e Rotta lo accompagna. Poi il dominicano aggredisce Rotta, gli sfila la pistola di ordinanza e gli scarica addosso quattro pallottole. Demengo esce dall’ufficio a pochi metri di distanza, e viene investito a bruciapelo da altri cinque colpi di pistola. Entrambi muoiono immediatamente. L’assassino afferra anche la pistola di Demenego. Il
fratello Carlysle è nell’ufficio, terrorizzato. E si barrica dentro: «Sentivo gli spari, poi sentivo mio fratello che chiamava il mio nome e gridava “mi volevano uccidere”» ha raccontato Carlysle agli inquirenti «sentivo che correva avanti e indietro per l’intero corridoio. Urlava “mi vogliono uccidere”, dove sei? ». Carlysle fugge e si nasconde nei sotterranei. Il dominicano con entrambe le armi in mano raggiunge l’atrio della Questura. E spara ad altezza uomo contro i poliziotti che vede, ferendone uno alla mano. Qui ci sono le immagini delle telecamere a documentare la scena. I poliziotti rispondo al fuoco. Lo straniero cerca quin-
di di scappare fuori dall’edificio esplodendo altri colpi. Il Sostituto commissario Michele De Toni, riesce a colpire l’assassino all’inguine e a neutralizzarlo. Ieri la Polizia ha diffuso un video girato di recente dai due agenti all’inizio del turno: «C’è la Volante 2 questa notte, è tutto a posto, dormite sonni tranquilli. Come sempre si inizia, figli delle stelle! Speriamo bene e... niente, buona notte!». Un video toccante, con tutta la spontaneità di due giovani amici e colleghi pronti ad affrontare insieme l’impegno di una notte di pattuglia, con l’entusiasmo di chi ha la fortuna di fare il lavoro che ama. —
Una prima aggressione venerdì in stazione a Santa Lucia con un agente della Polfer rimasto leggermente ferito. Una seconda ieri mattina, con tre poliziotti finiti in ospedale, uno dei quali con trenta giorni di prognosi per una frattura al polso e gli altri due con prognosi minori. L’aggressore è un senzatetto 35enne romeno, fisicamente molto prestante, che venerdì, dopo il primo episodio, era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Il giudice, al termine del processo per direttissima, ne aveva disposto la scarcerazione, in attesa che l’uomo sia sottoposto ad una perizia psichiatrica. Ieri mattina il 35enne, conosciuto dalla Polfer tra Venezia e Mestre per vari episodi (di recente aveva anche brandito un coltello), già denunciato in varie occasioni e destinatario di un divieto di dimora in provincia, si è reso nuovamente protagonista di un grave episodio di violenza nei confronti degli agenti che lo stavano controllando. È stato arrestato, sempre con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, e stavolta il pubblico ministero di turno ha deciso di portarlo in carcere. A poche ore dalla tragedia della Questura di Trieste i sindacati di polizia Siulp e Sap sollevano l’emergenza sicurezza pure a Venezia, portando ad esempio questo caso.
Il grido d’aiuto delle Pro loco al Festival regionale a Piazzola sul Brenta. Zaia: «Sono i loro eventi ad attirare il turismo emozionale, aiutiamole»
Una legge per ridurre le misure di sicurezza nelle sagre L’EVENTO
Paola Pilotto icurezza e turismo. Sono le parole chiave che caratterizzano l’attività delle Pro loco venete: offrire al visitatore il meglio del territorio in termini di tradizioni, folklore e gastronomia, ma allo stesso tempo garantire la sicurezza di chi viene alle manifestazioni e di chi le organizza. Senza dover però impazzire nel marasma della burocrazia che il Decreto Sicurezza impone. L’appello chiaro e forte viene da tutti i rappresentanti dell’Unpli, riuniti nel weekend a Piazzola sul Brenta per il 3° Festival delle Pro lo-
S
co. Paragonare un mega concerto in uno stadio con la sagra della zucca del paesello di campagna non ha senso. Vuol dire condannare a morte tante piccole manifestazioni. E perdere così un vasto e unico patrimonio di cultura e tradizione locale. Ma ecco che il grido d’allarme, lanciato dal presidente Unpli nazionale Antonino La Spina e da quello regionale Giovanni Follador, trova subito riscontro. La deputata trevigiana della Lega Angela Colmellere annuncia di aver depositato una proposta di legge alla Camera che introduce ulteriori semplificazioni all’attuale norma relativamente agli eventi di portata minore. «Servono certamente manifestazioni sicure, ma le misure per contrastare il rischio devono es-
sere proporzionate allo stesso» sostiene l’esponente del Carroccio veneto «Se domani, a causa delle restrizioni imposte, fossimo costretti a rinunciare alle migliaia di eventi organizzati dalle nostre oltre 6.200 Pro loco sul territorio nazionale, vorrebbe dire azzoppare definitivamente la loro attività e centinaia di comunità del Veneto». Il testo prevede che siano considerati “minori” tutti gli eventi con un afflusso inferiore a 500 persone e che siano escluse dalla tipologia di “pubblico spettacolo” le sagre paesane, in modo da semplificarne gli adempimenti. Uno degli aspetti più rilevanti del nuovo testo, è l’esclusione di Pro loco, parrocchie, comitati e associazioni senza fini di lucro, delle formalità di
trasmissione della documentazione tramite il Suap. «Questo progetto di legge di semplificazione» afferma il governatore veneto Luca Zaia «va esattamente nel senso che le Pro loco venete chiedono: non essere strangolati dagli adempimenti fiscali e burocratici, non rischiare di finire nelle maglie della giustizia magari per una banale violazione formale, poter lavorare davvero per le nostre comunità e il sistema turistico ed enogastronomico del Veneto. Se domani si spegnessero le luci delle Pro loco, di turismo ne vedremmo davvero poco. È solo grazie alle Pro loco se abbiamo dei veri fenomeni agroalimentari e turistici. Le Pro loco sono il front office delle istituzioni, il collegamento diretto con il turista, e per questo la
i numeri
Cinquemila visitatori fra stand regionali e delegazioni nazionali Cinquemila presenze, un esercito di volontari in servizio, il comitato regionale e i 7 comitati provinciali. Questi sono i numeri del 3° festival delle Pro loco di Piazzola. Presenti agli stand quasi tutte le Pro loco padovane, e 63 Pro loco regionali, accompagnate da 15 delegazioni provenienti da tutta Italia. Un mix di sapori che ogni anno attrae migliaia di visitatori: dal baccalà al grana padano, dalla sopressa alla trippa veneziana passando per i cannoli siciliani e il pane pugliese. Il tutto condito dalle spiegazioni dei volontari nei singoli stand.
Regione del Veneto continuerà a fare con le Pro loco un percorso comune. Non sono soltanto gli chef stellati ad agire da attrazione sui 70 milioni di presenze annue in Veneto, la Regione più turistica d’Italia con 18 miliardi di fatturato, bensì i variopinti, artigianali e golosi stand presenti nelle centinaia di sagre, fiere e mercati che costellano i nostri territori e che sono la testimonianza viva e vivace di una tradizione secolare. È un turismo “emozionale”, che solo le Pro loco sono in grado di dare». Il festival di Piazzola sul Brenta lo testimonia: più di 5 mila visitatori agli stand hanno apprezzato e gustato i sapori del territorio e toccato con mano lo spirito autentico del volontariato. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI