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2 VE
Sabato 7 Settembre 2019 Corriere del Veneto
PRIMO PIANO
Il nuovo governo e il Veneto
«Autonomia, Boccia faccia proposte se il modello è l’Emilia non firmo» IlgovernatoreZaiarispondealministro:«Lastoriadell’unitànazionalenonregge,ciprendonoingiro» La vicenda
● In meno di 48 ore dalla nascita del nuovo governo è già scontro fra il
governatore Luca Zaia e il nuovo ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia ● Boccia ha detto subito che le bozze sull’autonomia ereditate dal Conte 1 sono da buttare ed è miglio cominciare da capo
VENEZIA «Li scriva i nomi degli accademici, incluso un giudice della Corte Costituzionale, che hanno messo nero su bianco l’autonomia veneta. Li scriva tutti». L’impeto trattenuto nella voce pacata. Luca Zaia risponde al neo ministro per gli Affari Regionali, il dem Francesco Boccia, con il pedigree hi-profile da cui tutto è iniziato: il team del costituzionalista Mario Bertolissi. In poco più di 24 ore in via della Stamperia, il ministro pugliese ha scatenato un quarantotto eclissando titolari di dicasteri ben più pesanti. Dalle bordate preventive alla fame di autonomia del Nord all’impugnazione lampo di una norma friulan-giuliana.Nella ridda di dichiarazioni pre e post giuramento, Boccia, fra i tre governatori della partita, si è istintivamente indirizzato proprio a Zaia come controparte in quella che è una delle partite più spinose del nuovo esecutivo.
Presidente, è un riflesso pavloviano quello che fa dire al ministro Boccia che di autonomia verrà a parlare con lei? «Boccia lo conosco solo di vista. Penso sia un ministro molto fortunato: Erika Stefani ha fatto un lavoro strepitoso di cui, spero, il nuovo ministro avrà rispetto. Il nostro, di lavoro, porta in calce i nomi di Mario Bertolissi, Andrea Giovanardi, Dario Stevanato, Giancarlo Pola e non ultimo il professor Luca Antonini che ora è giudice della Corte Costituzionale. Accademici che hanno scritto un progetto intriso di Costituzione». È già arrabbiato? «Quando dicono che la richiesta veneta è anti costituzionale sì. Anzi, invito il nuovo governo a piantarla, a partire dal premier Giuseppe Conte, di usare specificazioni come quella contenuta al punto 17 dell’accordo di governo in cui si dice “autonomia sì ma garantendo la coesione nazionale”. È offensivo sì perché o mi prendi per i fondelli o non hai letto le carte. È come andare a comprare un‘auto e specificare “la pren-
do purché abbia 4 ruote”». Boccia dice che le bozze sono tutte da rivedere... «Senta, a tutt’oggi, e mi riferisco anche al governo Gentiloni, oltre che al Conte 1, a Roma non si è scritta una riga. Nessun governo ci ha presentato una proposta. Ci sono state solo chiacchiere vuote. Esiste solo la nostra proposta elaborata dalla Stefani con i tavoli tecnici che, se venisse approvata dal consiglio dei ministri, potrebbe essere vagliata dalle singole Regioni. Non voglio entrare di nuovo nel loop di dichiarazioni inutili. Boccia ci metta nero su bianco cosa vuole fare e ragioneremo». È preoccupato da questo avvio battagliero? «Se il buongiorno si vede dal mattino qualche preoccupazione ce l’ho ma la folgorazione sulla strada di Damasco non è infrequente fra chi passa dalla lotta al governo. Forse si accorgeranno che l’autonomia non è solo nel titolo V. È la carta costituzionale del 1948 a prevederla. La modifica del 2001 è un’interpretazione di quel principio. Se poi si pensa
I pentastellati dopo Rousseau
Montecchio, vandalizzata la sede Cinque Stelle malumori per il patto col Pd ma nessuno fugge
● Secca la risposta di Zaia: il lavoro è già pronto
VENEZIA Il cambio di pelle in nome dell’alle-
anza di governo con il Pd lascia il M5s quasi disorientato. E non basta che il bellunese Federico D’Incà sia diventato ministro. Il voto su Rousseau ha spaccato a metà la base (pare che tra i 4 consiglieri regionali, Jacopo Berti e Erika Baldin abbiano votato no, Manuel Brusco e Simone Scarabel invece sì). I punti di vista, guai a chiamarle correnti,
sono molteplici. Si va dai realisti che abbracciano la nuova sfida romana a chi è dilaniato dalla fedeltà al progetto originario fino ai cosiddetti «pentaleghisti», nostalgici del Conte 1 ma anche «collaborazionisti» con i leghisti di Zaia. Oggi a Bologna Davide Barillari e Gianlugi Paragone convocano i delusi. Ma di veneto, pare, non ci sarà nessuno. Ieri alla Mostra del Cinema si aggirava il neo ministro allo Sport Vincenzo Spadafora, assediato da domande «nordiste». Mentre a Montecchio Maggiore, nel Vicentino, la sede dei 5s veniva imbrattata dalla scritta «Lega» (in foto). Tensioni che crescono in casa 5s guardando alle temute Regionali. Qui il patto con il Pd è considerato una pietra © RIPRODUZIONE RISERVATA tombale per i consensi.
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Luca Zaia Impugnare la legge del Friuli è stata una decisione gratuita, Erika Stefani non l’avrebbe portata al primo consiglio dei ministri
che 2,3 milioni di veneti siano coloni alla periferia dell’impero...dotati però dell’unica arma utile: la matita copiativa. Gli ultimi mesi sono stati osceni con la riedizione della secessione dei ricchi. Neanche leggendo il Manuale delle giovani marmotte si potrebbe averne capito così poco. È un fatto di rispetto. Il progetto l’hanno scritto accademici a u to r e vo -
li». Il Pd aveva già prima della crisi un dossier aperto sull’autonomia possibile, quella emiliana. Se l’offerta sarà questa la valuterà? «È emiliana, non veneta. Quindi no. Ricordo perché si chiama autonomia “differenziata”, perché ogni regione è a sé. Noi abbiamo 90 mila bimbi che non vanno in scuole per l’infanzia statali, motivo per cui il punto è fra le materie richieste. In Emilia il problema non c’è e quindi il punto manca. Lo stesso vale per il peso che ha il turismo qui rispetto ad altrove. O per le sovrintendenze». Lorenzo Fioramonti, neo ministro dell’Istruzione, ha cassato già ieri l’autonomia per la scuola... «Deve avere poteri sovrannaturali. Fare dichiarazioni su questo tema in così poco tempo. Chapeau. Ora mi aspetto che ci spieghi nel dettaglio cosa non condivide». Tornando a Boccia, al consiglio dei ministri ha già presentato l’impugnazione di una norma del Friuli Venezia Giulia, che ne pensa? «Immagino che E r i k a Ste f a n i n o n l’avrebbe mai portata questa impugnativa. Quella di Boccia è stata una scelta gratuita. E a scanso di equivoci: se non condivido, io ricorro contro le impugnative ministeriali. L’ho sempre fatto. Anche durante il primo governo Conte perché da governatore ho l’obbligo di essere imparziale». L’ha visto il giuramento del nuovo esecutivo in tv? «Macché, non ho guardato neppure quello dello scorso anno. La tv non la vedo da anni». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
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CORTINA - CADORE
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
auronzo: la sorte dell’istituto pio Xii
«Chiudere o no è solo questione di soldi» La proprietà presenta i conti: dalla Regione arrivano circa 400 mila euro in meno l’anno: «Entro ottobre vogliamo fatti»
Gianluca De Rosa AURONZO. Nel coro di voci che ruotano attorno alla chiusura dell’istituto Pio XII di Misurina, ieri mattina è stata la volta della proprietà (l’Opera diocesana San Bernardo degli Uberti di Parma) a prendere la parola, ed una posizione ben delineata, attraverso il direttore generale Elena Cardinali. La dirigente ha parlato a lungo, chiarendo alcuni aspetti finora rimasti nell’ombra. «È bene sgomberare il campo da ogni dubbio», ha rammentato nel corso di una improvvisata conferenza stampa tenutasi nella sede dell’Opera diocesana a Parma, «nes-
L’istituto Pio XII di Misurina
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suno di noi ha mai pensato di cambiare la destinazione d’uso della struttura per costruire un albergo di lusso in vista dei grandi eventi in programma a Cortina nei prossimi anni. Conferme in tal senso arrivano anche dal sindaco di Auronzo, Tatiana Pais Becher, e dunque la cosa si chiude qui». Cardinali va poi dritta al nocciolo della questione. «Mancano tanti soldi, circa quattrocentomila euro, per coprire le spese preventivate nel budget annuale, pari a un milione e duecentomila euro. La Regione Veneto, per il 2018, ce ne ha riconosciuti 786mila e per il 2019 le stime sono al ribasso. Abbiamo aspettato il mese di luglio per capire lo stato dei conti; alla luce della situazione abbiamo poi deciso di lanciare un grido d’allarme. Noi crediamo in questa struttura e nel progetto che portiamo avanti, tra mille difficoltà, da tanti anni. Abbiamo ricevuto conferma dell’accreditamento anche per il 2020, visto che l’attuale contratto scade il 31 dicembre del 2019; ma per poter andare avanti servono fatti concreti. Siamo dalla parte delle mamme, siamo dalla parte dei piccoli pazienti, ma senza la dovuta copertura economica del servizio di eccellenza che offriamo non possiamo proseguire. In due parole? Se non dovessero esserci novità, diciamo entro il mese di ottobre, la struttura al 31 dicembre chiuderà i battenti». La Cardinali entra poi a gamba tesa su quello che, ad oggi, oltre al problema economico, si presenta come il principale handicap...
«La burocrazia limita l’accesso alle cure offerte dalla struttura. Nonostante l’impegno di tutti e l’interessamento concreto, siamo in una condizione complicata, cambiata radicalmente dal 2016 ad oggi. Fino al 2016 per accedere alle cure del Pio XII bastava una impegnativa del pediatra; dal 2016 la Regione Veneto ha introdotto una valutazione aggiuntiva, caso per caso, affidata ad una commissione medico scientifica che molto spesso si è rivelata inconcludente. Esistono casi che, da mesi o addirittura anni, non hanno ancora ricevuto una risposta». Tema spinoso quest’ultimo, che sarà al centro dell’incontro che i vertici dell’opera diocesana terranno la prossima settimana con Luca Zaia. «Ampliando l’accesso alla struttura riusciremmo a recuperare la parte del budget mancante; ma per fare questo servirà l’impegno di tutti. Non solo di Zaia, dunque, ma anche di tutte le altre Regioni visto che il servizio di eccellenza offerto a Misurina non riguarda solo il Veneto ma tutta Italia. Abbiamo piccoli pazienti, provenienti da ogni dove, che aspettano una risposta. Noi ci crediamo, lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Se così non fosse, non avremmo avanzato la richiesta per un nuovo accreditamento; ma adesso toccherà ad altri dimostrare il nostro stesso attaccamento alla causa. Una risposta la aspettano non solo i pazienti ma anche i dipendenti della struttura che al 31 dicembre rischiano di restare senza posto di lavoro». – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Psichiatria, l’appello delle famiglie dei malati per un organico all’osso
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la sanità cadorina arriva dall’ospedale Giovanni Paolo II di Pieve dove il servizio di psichiatria tra qualche giorno si ritroverà con un organico ridotto all’osso. Una situazione che ha generato allarmismo tra i familiari dei pazienti che hanno racchiuso in una lettera, inviata alle istituzioni, la preoccupazione per il venire meno di un servizio ritenuto fondamentale in un territorio difficile. «Con la chiusura del reparto psichiatrico (il 17 aprile scorso, OES) e la mancata integrazione dei servizi del Csm, la situazione della psichiatria a Pieve è notevolmente peggiorata», si legge nella nota, «l’ospedale assorbe pazienti che provengono non solo dal Centro Cadore e dall’Ampezzano ma anche dal Comelico e dall’Oltrepiave. Sono 800 gli utenti del servizio in funzione a Pieve, dati sottostimati. Non vengo-
no considerate infatti le utenze dei periodi di maggiore affluenza turistica estiva ed invernale. Inoltre i malati psichiatrici spesso vengono alla luce solo quando le famiglie lasciano da parte la vergogna e chiedono aiuto. Bravi e volenterosi operatori, che hanno collaborato per tanti anni con l’amatissimo primario, il dottor Candeago, hanno fatto e stanno facendo del Centro di salute mentale un punto d’appoggio fondamentale per i malati della psichiatria. Vi preghiamo di voler considerare le nostre richieste: ricorso al pronto soccorso con intervento mirato per i pazienti subacuti ed acuti, Day hospital in Csm, incremento attività interne del Csm per utenti stabilizzati, incremento attività esterne del Csm ed acquisto di un nuovo pulmino per trasporto degli utenti stabilizzati» . — %JFSSF BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
PADOVA
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 IL MATTINO
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Il nuovo Polo della Salute l’incarico
riunione della conferenza dei servizi
«L’ospedale non finirà allagato ma tutte le strade intorno sì»
Fabris in pensione ma seguirà l’iter a titolo gratuito
La proiezione a 300 anni assicura gli edifici previsti a San Lazzaro, ma resta il nodo della viabilità Elena Livieri «Dalle modellazioni fatte con tempo di ritorno a 100 anni, gli accessi est e ovest del nuovo ospedale sono garantiti mentre viale San Marco è allagato. A 300 anni l’ospedale è in sicurezza, ma non ci si arriva perché tutto il resto della rete è allagata»: è un passaggio registrato durante l’ultima Conferenza dei servizi che ha riunito Regione Veneto, Università di Padova, Comune, Provincia e Azienda ospedaliera di Padova per discutere della proposta di Accordo di programma per la realizzazione del nuovo Polo della Salute, nelle due sedi di via Giustiniani e Padova Est. Insomma, se nel lungo periodo l’ospedale è al sicuro, lo stesso non vale per l’area che lo circonda. Un dato che la progettazione complessiva, in particolare quella della viabilità, dovrà mettere in cima alla lista delle prescrizioni. SICUREZZA IDRAULICA
L’Azienda ospedaliera ha contattato il Genio civile di Padova al fine i condividere un percorso in vista del perfezionamento del parere sulla compatibilità idraulica del nuovo ospedale sull’area di San Lazzaro. Questo comporta da una parte la verifica della compatibilità con il Piano di assetto idrogeologico (Pai) e dall’altra la garanzia della cosiddetta “invarianza idraulica” delle aree oggetto di trasformazione urbanistica. In questo contesto è stato rilevato come eventuali esondazioni o rotte di argini dei corsi d’acqua principali non entrano in gioco, dal momento che il Pai Alto Adriatico non individua aree a rischio nella zona. La stessa invarianza idraulica sarebbe poi garantita dai
L’area di San Lazzaro a dove verrà realizzato il nuovo ospedale: prosegue l’iter per arrivare alla firma dell’accordo di programma
volumi previsti.
te proseguire nella progettazione con la certezza che almeno l’area interessata dalle costruzione degli edifici del nuovo ospedale non sia interessata da fenomeni catastrofici legati ad allagamenti determinati da rotture di argini o esondazioni.
RISCHIO ALLAGAMENTI
OSPEDALE SUL “PODIO”
Il rischio che l’area di San Lazzaro finisca a mollo, tuttavia, esiste. Nel 2016 è stato adottato il Piano di gestione del rischio alluvioni che prevede proprio, secondo modellazioni più aggiornate rispetto al Pai, che l’area di Padova Est finisca allagata. L’Azienda ospedaliera vuole ovviamen-
Per evitare tutto questo, i diversi padiglioni che comporranno il nuovo Polo della Salute a San Lazzaro dovranno essere realizzati su un podio tale da assicurare un franco di almeno 70 centimetri rispetto alla quota di allagamento con tempo di ritorno di 300 anni. L’ospedale, quin-
Viale San Marco sott’acqua fra cento anni, rete viaria da riprogrammare
di, lo si può assicurare all’asciutto almeno per tre secoli. NODO VIABILITÀ
Il tema della viabilità, discusso nella medesima riunione, presenta forse i nodi più complessi. Da una parte perché la rete esistente è già adesso sotto stress per la mole di traffico che sopporta, dall’altra perché allo stato attuale è certo che finirà allagata, di fatto isolando l’ospedale. Il rischio non è quello di una cattedrale in mezzo al deserto, ma in mezzo a una distesa d’acqua. «L’intervento» è stato rilevato in Conferenza, «si inserisce in uno dei nodi viari più complessi non solo di Padova
ma del Veneto. È in un punto particolarmente strategico la localizzazione del nuovo ospedale e anche delicato per i volumi di traffico e per la complessità infrastrutturale del nodo stesso». E qui si inserisce la valutazione sul rischio allagamenti delle vie di accesso: fra 100 anni finirà sott’acqua viale San Marco, fra 300 tutta la rete viaria intorno all’ospedale. TRAFFICO E TRASPORTI
Una prima simulazione rispetto alla presenza di personale, studenti e utenti considerando l’uso dei mezzi pubblici, non mostrerebbe un carico significativo di traffico.
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Franco Fabris ( nella foto) non riesce a fare a meno di Palazzo Moroni. Il primo settembre aveva salutato tutti i dipendenti del Comune, dopo aver svolto il suo ultimo giorno di lavoro e prima di godersi la pensione. Ieri ha deciso però di accettare l’incarico di consulenza per la partita del nuovo ospedale offertogli dal sindaco Sergio Giordani. L’ormai ex numero uno dell’Urbanistica (e ultimamente del Commercio), 66 anni compiuti a marzo, architetto e dipendente del Comune dal 1983, ha resistito una sola settimana senza lavorare. Lo storico dirigente continuerà quindi a fornire consulenze gratuite su tematiche che altrimenti rischierebbero di rimanere in sospeso, a partire proprio dal nuovo ospedale a Padova Est.
Resta però il fatto che la rete è già intasata di suo oggi. Intervenire sulla viabilità, insomma, non sarà un optional. E l’Accordo di programma impegna i sottoscrittori a trovare le soluzioni e i finanziamenti per adeguare l’attuale sistema alle necessità legate alla realizzazione dell’ospedale. Non è escluso che nel nuovo ospedale arrivi una linea del tram, così come una fermata del treno. Intanto l’Azienda ospedaliera ha deliberato nei giorni scorsi un incarico per un’indagine archeologica preliminare sull’area di San Lazzaro e per la ricostruzione delle proprietà immobiliari presenti. —
Corriere del Veneto Sabato 7 Settembre 2019
TREVISO
Autonomiamalimitata, lastrettaviadiCottarelli: «Serveilcompromesso»
Chi è Carlo Cottarelli è attualmente direttore dell’osservato rio sui conti pubblici dell’Università Sacro Cuore di Milano
L’economista a Treviso: i tributi in loco? Unità a rischio TREVISO «Autonomia? E’ una questione grossa, bisognerebbe trovare una forma di compromesso». Carlo Cottarelli, direttore dell’osservatorio sui conti pubblici dell’Università Sacro Cuore di Milano e già commissario alla revisione della spesa pubblica con il governo di Gianni Letta, ha un’idea abbastanza chiara su quale possa essere l’alveo in cui sviluppare ragionamenti realistici rispetto alle richieste di Veneto e altre regioni del Nord. Ne ha parlato ieri, a Treviso, a margine del Consiglio generale della Fim-Cisl di Belluno Treviso. E quello in cui muoversi appare uno spazio decisamente meno largo di quello massimo contenente le 23 competenze che il presidente di Palazzo Balbi, Luca Zaia, vorrebbe portare a casa. «Un conto è affrontare ragionamenti come quello sulla sanità – è la riflessione di Cottarelli – in cui una Regione può gestire in piena libertà le risorse trasferite dal centro e che, come è evidente, è un criterio che produce risultati differenti in base alle capacità degli amministratori. Altro argomento, invece, è la pretesa di trattenere in loco denaro che proviene dalla tassazione. Essendo il nostro un modello progressivo, in base al quale chi più è ricco più paga in proporzione, non possiamo dire “questi soldi d’ora in avanti sono solo no-
stri”. Se questo avvenisse verrebbe meno il sistema di redistribuzione delle risorse nel Paese, legato alle entrate fiscali e si romperebbe l’approccio basato sul fatto che siamo una nazione». Regioni con Pil alto sempre più ricche, insomma, le altre destinate ad impoverirsi ulteriormente. «Sono temi che il governo precedente non è riuscito nemmeno a intavolare – ricorda Cottarelli – e vedremo cosa farà questo. Ma, ripeto, si
L’ospite ll tecnico era in città per il consiglio generale di FimCisl
può ragionare solo su un compromesso». Un argomento fuori bersaglio, aggiunge ancora l’esperto, è quello secondo il quale il «governo giallorosso» potrebbe esprimere un atteggiamento «anti imprese» più marcato di quello attribuito al precedente, specie nella sua componente M5s. «Questa mentalità non la intercetto. Anzi, fra i vari punti dell’accordo politico vedo una volontà di aumentare gli incentivi per gli investimenti delle aziende. Si
● «Pericolo» sushi Virus delle alghe, altri contagiati Ora nella Marca il conto sale a 22 TREVISO I trevigiani contagiati dal norovirus portato dalle insalate di alghe sono 22: continua a salire progressivamente il numero dei pazienti che si sono rivolti all’Usl 2 con i sintomi di una gastroenterite particolarmente acuta dopo aver mangiato sushi. Il focolaio si allarga numericamente ma non perché il cibo dannoso sia ancora in circolazione, spiegano i sanitari. I locali nel
mirino infatti sono sempre gli stessi tre, ovvero due ristoranti di cibo giapponese nell’area di Conegliano e nei dintorni di Treviso e un ristorante che consegna cibo a domicilio nell’Asolano, fra loro distanti chilometri ma uniti dalla stessa partita contaminata di insalata di alghe. I contagi risalgono tutti a più o meno due settimane fa. I primi casi erano stati
parla anche di riduzione della burocrazia, altro elemento da sempre al centro delle richieste degli imprenditori. Il punto è che ci sono troppe cose, non possono coesistere 200 provvedimenti tutti classificati come priorità». Perciò, conclude Cottarelli, «penso che alla fine si agirà tentando di aumentare il deficit. La Ue potrebbe permettercelo ma temo non certo per cifre enormi». Gianni Favero © RIPRODUZIONE RISERVATA
diagnosticati attorno a Ferragosto: quindici persone avevano evidenziato identici sintomi (nausea, vomito e diarrea) tradizionalmente correlati a una gastroenterite; le successive analisi dell’unità operativa di Microbiologia avevano riscontrato la presenza del norovirus. Ieri sono emersi altri tre contagi nell’area esterna al capoluogo e potrebbero non essere gli ultimi. «Continuiamo a ricevere segnalazioni – spiega il primario, dottor Roberto Rigoli – e nei prossimi giorni faremo ulteriori accertamenti. Più passa il tempo, però, e più sarà difficile riscontrare la presenza del virus. Le persone ci contattano e si sottopongono ai test dopo essere venuti a conoscenza della diffusione del norovirus». (s.ma.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
9 TV
IN BREVE MOGLIANO
Incastrato nell’auto ribaltata, lo liberano i vigili del fuoco MOGLIANO VENETO Perde il controllo e finisce nel fosso, imprigionato nell’auto ribaltata. Grave incidente ieri mattina, in via Zermanese a Mogliano Veneto. Vittima E.V. automobilista 65enne di Villorba che, poco dopo le 10, per cause in corso di accertamento ha perso il controllo dell’auto uscendo di strada e finendo nel fosso. Nella carambola l’utilitaria si è capovolta su sé stessa e l’uomo è rimasto intrappolato all’interno. A liberarlo dalle lamiere sono stati i vigili del fuoco di Treviso Il 65enne è ricoverato al Ca’ Foncello: non sarebbe in pericolo di vita. (m.cit.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
TREVISO
Depresso, si ferisce con un coltello di fronte ai passanti terrorizzati TREVISO Preda di un momento di grave
sconforto, mentre camminava lungo il Put nei pressi del Ponte de Fero a Treviso, ha estratto un coltello da una tasca e ha iniziato a ferirsi ai polsi e a una gamba davanti ai passanti terrorizzati. E’ successo ieri, poco dopo le 13, ora di punta. I primi a soccorrerlo sono stati alcuni passanti, dando l’allarme. L’uomo, un 68enne trevigiano che soffre di depressione, è stato soccorso dai sanitari del Suem e trasferito in ospedale. Fortunatamente le lesioni non sono gravi. (m.cit.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
CONEGLIANO
Marijuana, preso con 20 grammi Foglio di via per il pusher ventenne CONEGLIANO Alla vista degli agenti del commissariato ha cercato di scappare lungo via Stadio, ma è stato subito bloccato. Protagonista E.A.Y. 20enne marocchino, con precedenti in materia di stupefacenti. Aveva cercato di allontanarsi perché addosso aveva 14 dosi di marijuana, per circa 20 grammi, 150 euro, oltre a un’altra dose nascosta negli slip. Tutto sequestrato. Per il giovane è scattata la denuncia per detenzione ai fini di spaccio e nei suoi confronti è stato proposto il foglio di via obbligatorio, per tre anni, da Conegliano. (m.cit.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
TREVISO
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA
Case popolari
l’iniziativa
Caro affitti, l’ira di Cgil e Sunia «Servono equità e dignità»
Servizio civile bando pronto Domande entro un mese
Sindacati contro la Regione: cinque correttivi per cambiare una legge ingiusta «E si i comprino Simmel, Inpdap, le case ex Inps a S.Bona. Ci sono 16 milioni»
È uscito il bando nazionale per il Servizio civile rivolto a giovani dai 18 ai 28 anni che siano cittadini italiani, europei o regolarmente in Italia. Le domande potranno essere presentate fino al 10 ottobre (tramite il sito serviziocivile.gov.it) e il servizio comincerà entro aprile 2020. Dodici mesi da impiegare a servizio della comunità e imparando come si lavora a servizio degli altri, con un rimborso di 439,5 euro mensili esentasse, con ferie, malattia, e permessi studio pagati a fronte di un impegno settimanale di 25 ore. «Un’opportunità importante che per molti ragazzi e ragazze ha fatto la differenza», afferma Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana. —
«Ci sono 1400 persone che aspettano una casa, nella Marca. La casa è un problema serio: il governo ha appena stanziato 16,2 milioni per acquistare case a Treviso e provincia. Magari pochi, per le necessità, rispetto ad altre province. E perché la Regione non compra l’ex Simmel, o le case pronte di Silea dietro lo Sportler, o l’ex Inps a S.Bona in via Albona? O non ristruttura l’ex Inpdap vuoto, in pieno centro?». Cgil e Sunia intervengono sulla questione del caro affitti della case popolari con un contropiede micidiale. Partendo da chi la attende, forse invano. «Solo il 7% delle domande è accolto», ricordano Paolino Barbiero e Nicola Atalmi, «E i giovani precari nemmeno fanno domanda: serve un altro cambio di passo. Alessandra Gava, segretaria del Sunia, invita a copiare il modello Milano: «Lì da anni assegnano gli alloggi che necessitano di riparazione a chi può sostenere le spese di ristrutturazione, poi scalabili dagli affitti, perché non lo si fa anche qui, per gli appartamenti che possono essere ri-abitati con meno di 20-30 mila euro?», La Cgil è proprio arrabbiata. Barbiero non cela la sua irritazione, più volte. «E’ inaccettabile che Zaia e la Regione parlino di furbetti, saranno sì è no il 3% di chi vive nella case popolari. I soldi in banca? Non si fanno le medie, se due hanno 600 mila euro, cosa resta agli altri? E nessuno fin qui ha violato la legge, la Lega ha governato ed è responsabile. E una narrazione inaccettabile, che va respinta. Noi vogliamo parlare del 90% di inquilini di cui nessuno si occupa davvero. Sono stangati, ingiustamente, c’è chi in banca ha 6-7 mila euro e prende 8-9 mila euro di pensione
euro di Isee verseranno ora 5,3 milioni anziché 3,91 (+ 1,454 milioni), con un aumento medio di 34 € /mese (da 93 a 127 €). I 537 inquilini Ater sopra i 20 mila euro di Isee pagheranno 2,62 milioni, contro 1,45 di oggi (+1,175 milioni), con un aumento medio di 164 € (da 201 a 365€). Gli altri 920 inquilini delle case del comune di Treviso e dell’Aeep di Castelfranco, si stima, non meno di 850 mila euro. Conto, appunto. 3,4-3,5 milioni LE 5 PROPOSTE
Gli inquilini delle case Ater all’assemblea sotto il biscione a S.Paolo
l’anno, e non può sostenere e i nuovi affitti, magari passati da 150 a oltre 400 euro al mese. Né si possono accettare affitti di oltre 500 euro, superiori all’equo canone». A proposito di stangata, le doviziose tabelle di Cgil e Sunia, dicono che il salasso su chi vive nella case popolari nella Marca, è molto più salato. Altro che 2,3 milioni: sono almeno 3,5, a carico di 4.537 famiglie. IL SALASSO
In dettaglio: i 3.502 inquilini Ater con meno di 20 mila
multiutilities
Accordo con Iren Dba Group si rafforza Dba Group, società con sede a Villorba, rafforza la sua presenza nel mondo delle utilities. È stato firmato un accordo quadro con Iren S.p.A. di Reggio Emilia, attiva come multiservizi, in particolare nella produzione e distribuzione di energia elettrica, nei servizi di teleriscaldamento ed in altri servizi di pubblica utilità, compresa la gestione delle acque. —
Di qui le 5 proposte della Cgli e Sunia alla Regione, per correggere la legge. L’aumento dell’Isee per la permanenza a 30 mila euro, con gestione ad hoc per over 75 e disabili; tetto massimo di affitto inferiore all’equo canone; franchigia per Tfr, risarcimenti, indennizzi e patrimonio immobiliare non remunerativo («C’è ci ha case abbandonate o in rovina, o terreni incolti»); eliminazione dell’Iva e ricalibratura del reddito sopportabile introducendo proporzionali rispetto al limite massimo di canone e di Isee; revisioni degli indici immobiliari Omi («Non può esserci lo stesso canone per alloggi nuovi o di 40 anni fa, a parità di posizione e superficie») e considerazione delle peso delle spese condominiali. «Lo diremo ai tavoli regionali dove siamo coinvolti», hanno assicurato i tre «ma avremo preferito venir invitati anche ai tavoli tecnici provinciali. Si deve andare oltre ai numeri, parlare di persone, vite, situazioni concrete di ognuno»). Massima presa di distanza, infine dai cortei i centri sociali, Rifondazione, Adl Cobas e comitati: «L’ abbiamo detto subito, anche loro usano i numeri per dare verità parziali»). — A.P.
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Giovedì 5 settembre è mancato all’affetto dei suoi cari
“PINOTTO” GIUSEPPE GRACIS di anni 90
Addolorati ne danno il triste annuncio le figlie ALESSANDRA con ROBERTA, SILVIA, CHIARA con MASSIMO, SUSANNA con ALFREDO, i nipoti MARTA con ANDREA, GIULIO, ELENA, MATTEO, FILIPPO, DAVIDE, MADDALENA, EDOARDO, MATTEO, SVEVA, la badante NADIA uniti ai parenti tutti. I funerali avranno luogo martedì 10 settembre alle ore15 nella Chiesa Votiva di S. Maria Ausiliatrice. Si ringraziano fin d'ora quanti vorranno partecipare alla cerimonia. Treviso, 7 settembre 2019 C.O.F. Srl - Ag. Pasini - Tel. 0422 543342
Partecipano al lutto: i nipoti PAOLO, BARBARA, SERENELLA e ANDREA GRACIS con le rispettive famiglie.
dopo 23 anni
I missionari del Pime tornano a Treviso Dalla canonica di Vallio di Roncade all’ex convento dei francescani minori della chiesa votiva: dopo 23 anni il ritorno della comunità dei missionari del Pime in città. Dal primo settembre quattro padri del Pime -il Pontificio missioni estere - si sono trasferiti a Treviso e ora sono di casa nella parrocchia della chiesa votiva. Un “trasloco” che si aggiunge ai tanti che hanno segnato i passi della storia della comunità missionaria iniziata a Treviso nel 1922. Quando l’idea di aprire un seminario minore missionario a Treviso era stata suggerita all’allora vescovo Longhin dal chierico Gaetano Filippin, originario di Castelcucco formato nel seminario trevigiano. — A.V.
In memoria di
PINOTTO GRACIS grande tifoso milanista che nonostante la grave malattia non ha mai smesso di seguire me e il suo Milan con la passione di sempre. Conto che lo continuerà a fare anche da lassù. Affettuose condoglianze ai famigliari. MARCO GIAMPAOLO con LUISIANA Milano, 7 settembre 2019
PIERGIORGIO, MARY, STEFANO, ELENA, LUCA, MADDALENA, JORG, MARGHERITA partecipano addolorati alla scomparsa di
PINOTTO GRACIS e sono vicini a SILVIA, ALE, CHIARA e SUSANNA. Treviso, 7 settembre 2019 C.O.F. Srl - Ag. Pasini - Tel. 0422 543342
Addolorate per la perdita del nostro caro fratello
PINOTTO preghiamo perché il Signore lo accolga nella sua Pace. Le sorelle GIANNA e KATIA, il cognato ANDREA, PATRIZIA e tutti i nipoti della famiglia. Treviso, 7 settembre 2019 C.O.F. Srl - Ag. Pasini - Tel. 0422 543342
tribunale
in pieno giorno
Ricatti per la droga non pagata Pusher condannato a tre anni
Si taglia le vene sul Put Paura per un anziano
Partecipiamo al dolore dei familiari e amici per la perdita del caro
PINOTTO CRISTINA e PIERO GRACIS Treviso, 7 settembre 2019
È stato condannato a tre anni di reclusione, in rito abbreviato, lo sloveno di 33 anni che un anno fa, nel settembre 2018, aveva minacciato di prendere a botte un ragazzo (al quale aveva consegnato mezzo chilo di marijuana) e sua madre, se non gli fosse stato pagata la sostanza stupefacente. I fatti risalgono al marzo 2018 quando un minorenne trevigiano ottiene da uno sloveno conosciuto nell’am-
biente dello spaccio mezzo chilo di marijuana. Il patto tra i due è semplice: la droga va pagata entro un mese dalla consegna. Di mesi ne passato sei, dopo ripetuti solleciti, ma i 1700 euro pattuiti non arrivano mai in tasca al “grossista”. A settembre 2018, iniziano le telefonate assillanti dello sloveno che pretende i soldi, in quanto lui stesso è bersaglio di minacce da parte dei fornitori. Ad un certo punto,
visto che dal minorenne non riesce ad avere alcun soldo, lo sloveno rivela alla madre del ragazzo che avanza soldi per mezzo chilo di marijuana. Alla donna crolla il mondo addosso. Il figlio le conferma la storia: «È vero: ho preso mezzo chilo di marijuana e non l’ho pagato». La donna diventa anche lei bersaglio di minaccia del pusher: finché non lo denuncia per tentata estorsione. Ieri la condanna. —
Inspiegabile atto di autolesionismo, nel primo pomeriggio di ieri, sul Put, esterno, in viale Fratelli Cairoli. Un trevigiano di 68 anni poco prima del ponte di ferro, nella zona del parcheggio del pattinodromo, ha inscenato un plateale gesto di autolesionismo tagliandosi le vene di un braccio. A vederlo, verso le 13.30, alcuni automobilisti che hanno subito allertato via cellulare la centrale operativa
del 118. Immediato l’intervento sul posto di un’ambulanza del 118 di Treviso. Stando a quanto s’è appreso, i sanitari sono riusciti ad arrivare in tempo per evitare che la situazione degenerare. L’anziano è arrivato in condizioni non gravi al pronto soccorso del Ca’ Foncello. Ignote le cause, anche se le forze dell’ordine tendono ad attribuire alla depressione l’origine del gesto. —
C.O.F. Srl - Ag. Pasini - Tel. 0422 543342
SILVIA e ALDO MASI partecipano addolorati alla scomparsa di
PINOTTO GRACIS Treviso, 7 settembre 2019 C.O.F. Srl - Ag. Pasini - Tel. 0422 543342
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PRIMO PIANO
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
Il nuovo governo visto dal Veneto
Cottarelli: «Autonomia, mai le 23 materie» L’economista a Treviso: si dovrà trovare un compromesso. «Il debito dell’Italia resta sempre troppo alto, pochi margini Ue» TREVISO. Per il Veneto sarà
“impossibile” ottenere la piena autonomia su tutte le 23 materie richiesta dal presidente Luca Zaia. Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Sacro Cuore di Milano, non ha dubbi: «Bisognerebbe trovare una forma di compromesso». Cottarelli ne ha parlato a margine dell’assemblea della Fim Cisl di Treviso-Belluno sul nuovo contratto dei metalmeccanici. «Un conto è ragionare come nella sanità» ha puntualizzato Cottarelli «in cui si gestiscono in autonomia a livello locale risorse che arrivano dallo Stato centrale. E questo è un punto forte sul quale ci si può confrontare. Altra cosa, è trattenere denaro che arriva dalla tassazione nelle singole regioni». Trattandosi di un sistema progressivo secondo cui i più ricchi pagano di più, verrebbe meno il sistema di redistribuzione legato alla tassazione e si rompe l’approccio che tiene unita una nazione. «Questo - ha concluso - è molto più difficile da ottenere». Soffermandosi sul Governo, che non lo ha visto protagonista, come invece prevedevano le indiscrezioni, Cottarelli ha detto che sarà difficile fare tutte le cose che si è ripromesso (Iva, riduzione del cuneo fiscale, famiglia, disabili…) senza aumentare il deficit. Lo spazio c’è? «Non molto, visto il nostro livello di debito. Chiaramente la speranza è che l’Europa dia l’ok, ma non per cifre enormi». Il neoministro Gualtieri non riuscirà a farsi scucire tutto ciò di cui l’Italia ha bisogno? «Secondo me, non tanto». Cottarelli, poi, non dà voce a quegli imprenditori nordestini che criticano già il Governo per la mentalità anti-impresa. «Io ho letto il programma e non ho trovato questa mentalità. Anzi, tra le varie cose che si mettono come priorità per il 2020 ci sono maggiori incentivi agli investimenti delle imprese. Pe-
rò la sensazione è che ci sia tantissima roba in questo ‘contratto’; bisogna vedere a cosa danno priorità. C’è anche la riduzione della burocrazia che credo sia fondamentale per le piccole e medie imprese del Veneto, però poi bisogna vedere se lo faranno». E il cuneo fiscale? «E’ un costo, per ridurlo bisogna cercare di finanziarlo in due modi, o riducendo l’e-
L’incertezza degli ultimi 14 mesi ci costa 20 miliardi di interessi per lo spread a 250 vasione fiscale, che rimane importante, o risparmiando qualcosa sul lato della spesa». A proposito di costi, Cottarelli ha rilevato che l’incertezza degli ultimi 14 mesi ci costerà nei prossimi anni tra i 18 e i 20 miliardi perché abbiamo diversi titoli emessi a uno spread più alto di quello che prevaleva a inizio maggio 2018.«È un calcolo di cifra cumulata poiché tiene conto che negli ultimi 14 mesi sono stati collocati anche titoli di debito pubblico a medio e lungo termine. Ma il calcolo è questo, 18-20 miliardi di euro di maggiore costo del debito pubblico rispetto a quanto sarebbe costato con lo spread a 150 di questi giorni». Intanto la piattaforma dei metalmeccanici presentata ieri – rileva il segretario della Fim Cisl, Alessio Lovisotto punta ad un aumento del salario intorno al 150 euro al mese, pari all’8% sui minimi contrattuali, relativo al periodo 2020-2022, al miglioramento delle relazioni industriali, dei diritti di partecipazione e delle politiche attive; alla valorizzazione della formazione per diventare il Contratto delle competenze, e alla svolta sull’inquadramento. — Francesco Dal Mas BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
il festival
La sinistra senza popolo A sinistra Giuseppe Provenzano, Alessandro Aresu, Emanuele Macaluso al dibattito di Mestre su temi della sinistra e delle riforme. Nella foto piccola Carlo Cottarelli, economista, che ieri era a Treviso all’assemblea della Fim Cisl.
dibattito a mestre con macaluso e aresu
Il ministro Provenzano: il Sud non è la zavorra dell’Italia VENEZIA. Preferisce non pren-
dere la questione dell’autonomia di petto, precisa - in attesa del voto di fiducia alle Camere - di parlare da studioso e militante politico, e non da neo-ministro per il Sud. Ma, ospite del Festival della Politica di Mestre per la presentazione del suo libro “La sinistra e la scintilla”, Giuseppe Provenzano non rinuncia a dire la sua sul rapporto tra Nord e Sud. Ad esempio quando dice che «bisogna smetterla con la retorica del Sud visto come zavorra del Paese, perché è una retorica che fa male anche al
Nord. I mancati investimenti al Sud», spiega il ministro, «provocano anche il rallentamento del Nord, perché non permettono di far crescere la domanda interna». Una riflessione che Provenzano discutendo del suo libro insieme a Emanuele Macaluso e Alessandro Aresu, analista politico - inserisce nel contesto delle cesure che attraversano la società italiana. «Dell’autonomia non voglio dire nulla», aggiunge il ministro, «qualsiasi scelta faremo sarà nell’ambito della Costituzione, ma qualsiasi scelta sull’autonomia deve porsi
il problema di che cosa è lo Stato oggi, e di cosa ha significato il regionalismo in Italia». La posizione critica di Provenzano sul percorso dell’autonomia differenziata era già emersa nei mesi scorsi quando, nei panni di vice direttore dello Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. In un articolo su Limes l’allora vice-direttore dello Svimez aveva sostenuto che la riforma avrebbe rischiato di minare l’unità del Paese. Nella sua riflessione ieri Provenzano si è fermato anche sul ruolo della sinistra
- tema a lui caro da sempre anche in questa nuova fase di governo giallo-rosso. «La sfida per la sinistra è capire se da questa esperienza di governo si possa ricostruire il rapporto con il popolo, che si è perso», ha aggiunto Provenzano, anima di sinistra del Pd e già molto critico nei confronti dell’ex premier Renzi, tanto da rifiutare, come ha ricordato lo stesso ministro, la candidatura nelle sue liste, nel 2018. «In un quadro politico così tanto mutato nel giro di un mese, questa avventura di governo avrà un senso politico se rimuoverà le ragioni della sconfitta della sinistra. Si è detto che la sinistra aveva governato bene ma la gente non aveva capito. Io penso che se perdi il rapporto con il popolo non puoi dire di aver governato bene». — Francesco Furlan BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
totopoltrone
Sottosegretari: il Pd candida Variati, Naccarato e De Menech L’ex sindaco di Vicenza è il “pupillo” di Zingaretti Il segretario Bisato vuole la delega dell’autonomia ma una poltrona spetta ai 5 Stelle PADOVA. M5S batte Pd 2 a 0. Il derby veneto dei ministri l’ha vinto la squadra di Grillo, con Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento e Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del consiglio. An-
zi, quel 2 a 0 diventa 3 a 0 se si considera che Stefano Patuanelli, leader storico dei grillini a Trieste, è diventato ministro dello Sviluppo economico e il M5s ha tre big fra Trento, Veneto e Friuli. In corsa per la poltrona di sottosegretario c’è anche il senatore trevigiano Gianni Girotto. Sul versante opposto, il segretario regionale del Pd Alessandro Bisato che al congresso si è schierato con Martina,
ora vuole rialzare la testa nella scelta dei sottosegretari. Se Andrea Martella difficilmente rinuncerà al ruolo di coordinatore della segreteria, il Veneto ha candidato Achille Variati come sottosegretario alle Regioni per gestire l’autonomia. Peccato che il ministro Boccia sia già del Pd e quindi l’altra poltrona va assegnata al M5s, con Buffagni che punta alla riconferma, a meno che il premier Conte
Variati con Zingaretti
non allarghi le poltrone con due sottosegretari. Variati, ex sindaco di Vicenza, è la figura più autorevole che Zingaretti ha scelto in Veneto e potrebbe puntare a un dicastero economico o alla pubblica amministrazione. In corsa per una poltrona anche Roger De Menech, che
De Menech e Lotti
sogna lo Sport per gestire con il ministro Vincenzo Spadafora i mondiali 2021 e le Olimpiadi 2026 di Cortina. Ma dopo la scelta di D’Incà ministro, il raddoppio per Belluno si sta complicando. Ecco perché nella rosa dei nomi si valuta anche quello di Alessandro Naccarato, ex deputato, con
Naccarato con il sindaco Giordani
un curriculum di assoluto prestigio nella commissione Antimafia e per i suoi rapporti con magistratura e forze dell’ordine. Bisato ha inviato a Zingaretti anche i nomi degli ex senatori Laura Puppato e Giorgio Santini e dell’ex sottosegretario al Mef Baretta. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
12 Cronaca
L'ARENA
Sabato 7 Settembre 2019
POLITICA. Mentre decolla il Governo giallorosso, partiti e movimenti pensano già alle liste per la grande sfida in Veneto
Elezioniregionali 2020 Parteil toto-candidature Inoveconsiglieriuscentiin pista.IpotesidiMariotti eMontagna(FdI),GrassieVanzo (Lega), nel Pd La Paglia e Allegri, i tosiani Bozza e Benetti, Forza Italia su Melotti e Leso Enrico Giardini
Decolla il Governo giallorosso Pd-5 Stelle-Leu, il Conte bis e quindi non si andrà a votare per il Parlamento, come auspicava il centrodestra. Le forze politiche dunque si concentrano sulle elezioni regionali del Veneto della prossima primavera. E anche a Verona è già toto-candidature. La corsa a un posto in lista è in salita. Nove candidati massimo, in lista, di cui almeno quattro donne e cinque uomini o viceversa (in caso di voti a due persone dovranno essere di genere diverso). Nella provincia di Verona si eleggeranno dunque nove consiglieri, sui 50 totali. Nella solida maggioranza di centrodestra attuale, nella Lega del presidente e ricandidato Luca Zaia, si rincandideranno gli uscenti Enrico Corsi e Alessandro Montagnoli e si va verso una nuova corsa di Luca Coletto, ex sottosegretario alla Salute, già assessore regionale alla Sanità e consigliere. Nella Lega anche Elisa De Berti, assessore regionale ai trasporti, quindi possibili Francesca Vanzo, nel cda di
Incorsaper un postoin lista
AlbertoBenetti (area Tosi)
Agsm, e «Giovani padani» come Anna Grassi, capogruppo in Comune, o Alberto Todeschini, responsabile dei Gp. In Fratelli d’Italia ancora in pista Massimo Giorgetti, vicepresidente del Consiglio regionale, che sarebbe alla sua sesta legislatura, e si fanno i nomi di Marco Padovani, assessore, di Alessandro Montagna presidente di Megareti, del presidente di Serit Massimo Mariotti, di David Di Michele, consigliere provinciale, e di Angelo Tosoni, consigliere a Valeggio. Per la Lista Zaia l’uscente Stefano Valdegamberi, di Badia Calave-
ElisaLa Paglia(Pd)
MarcoPadovani (Fratellid’Italia)
AnnaGrassi(Lega)
na, sarà di nuovo nella lista civica del presidente, che verrebbe confermata, con un’altra di amministratori, alleate alla Lega. Zaia potrebbe non allearsi subito a FdI né a Forza Italia anche se, sulla scia delle vicende nazionali, FdI potrebbe invece far parte fin dall’inizio del centrodestra. Forza Italia, che non è nella maggioranza attuale, potrebbe vedere in lista il coordinatore provinciale Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova, e quello di Verona Anna Leso, consigliera del Gruppo misto. Si fa anche il nome di Antonio Pastorello, sinda-
co di Roveredo di Guà e già presidente della Provincia, ma anche quelli, in quota al Fare! di Flavio Tosi, degli ex assessori Alberto Benetti e Alberto Bozza (ora consigliere). Nel Pd ancora le consigliere regionali attuali Orietta Salemi e Annamaria Bigon e potrebbero esserci anche Giandomenico Allegri, vicesindaco di Sommacampagna, ed Elisa La Paglia, consigliera a Verona. Stefano Casali e Andrea Bassi, consiglieri regionali di Centro Destra Veneto, di Verona Domani, ancora candidati, come Manuel Brusco
del Movimento 5 Stelle, già ora in Regione. Un M5S, ora al Governo con Pd e Leu, che per il momento non si alleerebbe a partiti, ma eventualmente solo con civiche, per le regionali. In fase di valutazione Giovanna Negro, di Veneto Cuore Autonomo, eletta nell’area tosiana. Tra nuovi ingressi potenziali, per Area Liberal, l’ex consigliere tosiano Giorgio Pasetto, mentre la sinistra di Leu e dei gruppi che in città sostengono Michele Bertucco dentro Verona in Comune e Sinistra in Comune, stanno valutando. Come i Verdi. •
Ilfilobus ei nodidiPalazzoBarbieri
TraLegaecentrodestra bracciodiferropiùduro Eviaallaresadeiconti Sull’asseVerona-Cinavanno in scenanuovi attidelbracciodi ferrotra la Lega eilresto dell’AmministrazioneSboarina. L’ulterioreprova èstato il bottaerisposta suidisagi dei cantieridelfilobus inzona stadio(L’Arena diieri) tra l’assessorealcommercio NicolòZavarise(Lega) eil presidentedell’AmtFrancesco Barini(ForzaItalia).Il quale ha rispostocon fermezza ai rilievi diZavarisedalla Cina,dove èin missionecon il sindaco FedericoSboarina egli assessoriDaniele Polato (ForzaItalia)eLuca Zanotto (Lega).LaLega, delresto, sta facendocampagna acquisti in Comune,avendo accolto nella Legal’assessore EdiMaria Neri,ex Verona Pulita,sempre piùinbilico -il quintoassessore leghista,dunque,su10- con l’obiettivodipesare dipiùnelle decisionidi PalazzoBarbieri. Entraancheil consigliere AndreaVelardi,orainForza Italia,ottavo consigliere leghista.Delresto già sulle alleanzedi Agsm esul nuovo stadiola Legahaposizioni diverserispetto alresto della Giunta.Su questedivisioni attaccail consiglierediVerona eSinistrainComune, Michele Bertucco.«Da unaparte Amtè semplicementeimpreparata a gestireunsimile intervento; dall’altralaLega, chepurenegli ultimi10anni haavutoun assessorededicato alle “grandi
NicolòZavarise (Lega) opere”,hasempre dormito.A fare lespese diquestodilettantismo i cittadini»,prosegue.Ieri tra l’altro consiglieridiopposizionehanno inviatoin Comune fotoconle barrieredeicantieri dellafilovia, allostadio, crollate peril temporale.Dalfronte Legai consiglieridiAmt GianlucaSoldo (vicepresidente)eCristina Magrellainuna notadicono di «comprenderecome unapersona comeBarini,sotto il carico di responsabilità,delle voltepossa arrivarea faredichiarazionidai tonimoltoaccesi senon addiritturaoltremodo eccessivi, comeinquestocaso, neiconfronti diunassessore alcommercio, che haassoltoa unodei suoiprimari compiti:ascoltare i cittadini. Siamocomunque convinti, e mettiamoa disposizioneil nostro operato,cherientrato il presidentesipossa valutare insiemele migliori soluzioni». Ma lamiccia, tra Lega eresto del centrodestra,resta accesa. E.G.
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PRIMO PIANO
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 MESSAGGERO VENETO
Il nuovo governo / Lo scontro Anna Buttazzoni
Immigrati, bufera tra Stato e Regione Boccia: nella legge molte illegittimità Dall’accoglienza al lavoro fino alla sanità: i punti bocciati Il ministro ripete: almeno otto problemi di incostituzionalità
UDINE. «Non ho nessun dubbio. Resistiamo davanti alla Corte costituzionale e siamo ottimisti». Il governatore Massimiliano Fedriga non lascia spazio a repliche. Così come i “suoi” assessori, persuasi che l’impugnativa da parte del Governo sia questione politica. Ma la querelle politica si sposta oltre i confini regionali e non accenna a spegnersi. «Quanto accaduto – rimarca il governatore – è un feroce attacco all’Autonomia. Il governo giallorosso ha incominciato a dire, di fatto, “comandiamo noi a prescindere”. Iniziano molto male. È stata una scelta politica del nuovo esecutivo che attacca delle norme perfettamente compatibili con lo Statuto della Regione e sulle quali noi pensiamo di essere nella direzione corretta. Con quella legge noi diciamo una cosa basilare e cioè che i soldi della regione devono servire ai disoccupati della regione e non all’Afghanistan e al Pakistan». Fedriga ripercorre la vicenda da fine luglio, quando dal ministero del Lavoro arrivarono i primi rilievi, con il suggerimento a correggere la legge. «Abbiamo fatto le nostre controdeduzioni, abbiamo detto di essere disponibili a modificare le norme su caccia e allevamenti di pollame, che infatti non sono state impu-
Il deputato Fiano: dalla Consulta sapremo una volta per tutte chi ha ragione gnate, e abbiamo spiegato le nostre ragioni sul resto. Non mi aspettavo che la legge venisse impugnata. È una chiara scelta politica, non degli uffici. Lo sa il Pd, lo sa Debora Serracchiani che invece si arrampica sugli specchi per dare colpe al governo precedente, per difendere l’indifendibile. Questa impugnazione è surreale». Con l’esecutivo giallorosso, insomma, la strada del dialogo è tutta da trovare. «Spero il Governo si ravveda, accetto le critiche politiche, che sono il primo a fare, ma utilizzare le istituzioni per sferrare un attacco
Il governatore Massimiliano Fedriga con il vice Riccardo Riccardi
UDINE. Il debutto è una scazzottata istituzionale senza esclusione di colpi. Senza alcun passo indietro e che, anzi, si consuma rincarando le accuse. Da un parte c’è il Governo con il neo-ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia (Pd, nella foto), e dall’altra il Friuli Venezia Giulia, con il suo primo esponente, Massimiliano Fedriga. La legge regionale impugnata dall’esecutivo giallorosso, come primo atto ufficiale, scatena la bagarre con il Fvg a trazione leghista. Una bagarre tutta politica che parte da immigrati e strategie per l’occupazione, ma che si allarga su un terreno più ampio, quello dell’Autonomia e delle regioni del Nord. Un ring che vede da una parte il ministro che insiste sull’illegittimità costituzionale della legge, parla di atto dovuto e cita almeno ot-
Alessia Rosolen
to punti di quella norma eccedenti le competenze regionali. Dall’altra c’è il governatore che non a caso parla di «attacco feroce all’Autonomia del Friuli Venezia Giulia» e che trova sulla sua strada, pronti a far quadrato, i governatori del Nord, da Attilio Fontana (Lombardia) a Giovanni Toti (Liguria), passando da Luca Zaia (Veneto) intento a far passare il suo progetto di Autonomia. Dopo una notte a rimuginare Fedriga si risveglia tonico e pronto allo scontro. Che va da affermazioni come «Boccia si faccia spiegare le procedure» al classico salviniano «io non mollo». La norma varata in Consiglio regionale è la sintesi della politica che il governo regionale vuole, riassunta in quel “prima i friulani” che per Fedriga&Co non è soltanto uno slogan. Il mantra leghista si traduce nelle scelte in fatto di politiche per l’immigrazione, tagliando la filosofia
Pierpaolo Roberti
Fedriga: faremo ricorso Pd e M5s: ci sarà chiarezza Nessun passo indietro da governatore e giunta: attacco feroce all’Autonomia Ma dem e pentastellati fanno quadrato: norma raffazzonata e superficiale politico feroce questo no, non lo accetto. E reagisco». Fa quadrato la giunta, a partire dal vicepresidente, e assessore alla Salute, Riccardo Riccardi. Il Governo ha bocciato la possibilità di tenere i pazienti in osservazione nei punti di primo intervento, presenti nei presidi ospedalieri di Cividale, Gemona del Friuli, Maniago e Sacile, perché il ministero esclude che nei punti di primo intervento si possa prevedere l’osservazione del paziente. «Con un altro governo quella legge sarebbe stata impugnata? Penso di no. La bocciatura è politica – spiega Riccardi – e noi ricorreremo perché riteniamo di avere ragione. Non è normale che chi perde le elezioni governa. Quando nel 2013 abbiamo perso le elezioni regionali, siamo andati a fare l’opposizione. Detto questo, rispetto
Il deputato Pd Emanuele Fiano
La deputata M5s Sabrina De Carlo
le istituzioni e mi auguro di poter instaurare un dialogo con il nuovo Governo». Ieri il neo-ministro alla Salute, Roberto Speranza (Leu), ha detto di voler aumentare le risorse del Fondo sanitario nazionale, cui il Fvg non attinge, pagando la sanità con proprie risorse. Riccardi però accetta la sfida: «Sono
d’accordo con il ministro, ha ragione, vanno aumentate le risorse. E mi auguro quindi che il Friuli Venezia Giulia venga trattato come tutte le altre Regioni e quindi che si possa aprire un dialogo per rinegoziare la quota di compartecipazioni che garantiamo allo Stato per la spesa pubblica».
L’assessore al Lavoro, Alessia Rosolen, invece, si è vista bocciare la parte di norma che prevede incentivi alle assunzioni a chi recluta residenti in Fvg da almeno 5 anni. «Sono risorse della regione, frutto di chi vive e paga le tasse qui. Come tali, quindi, vanno garantite ai cittadini del Friuli Venezia Giulia. II requisito della residenza – argomenta Rosolen – esiste da sempre, certo non c’era il limite dei 5 anni, limite che però la Consulta ha già detto in altre sentenze di ritenere ragionevole». Indennità degli autisti di rappresentanza, assunzioni di personale della polizia locale nelle Uti e durata delle graduatorie di concorso sono altri punti della legge impugnata dal Governo «Non hanno letto le norme, mi pare evidente. Gli uffici legislativi preparano centinaia di istrut-
torie – dice l’assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti –, ma poi è volontà politica impugnare o no. Voglio vedere cosa dirà l’Avvocatura dello Stato nel predisporre il ricorso. Questo è stato il messaggio politico di Boccia». Sostiene la giunta Patto per l’Autonomia con Massimo Moretuzzo: «La rivendicazione della nostra Autonomia e delle nostre competenze dev’essere assolutamente intransigente». Pd e M5s difendono il Governo. «Fedriga sarà ben contento di poter affrontare questa battaglia in sede di Corte costituzionale, così una volta per tutte sapremo chi ha ragione», dice il deputato dem, Emanuele Fiano, ieri alla Festa de l’Unità a Trieste. «Il Governo ha deciso, in un tema così delicato com’è l’immigrazione, che sia la Corte a dirci chi ha diritto a legiferare e io immagino che il presidente Fedriga sia ben contento di poter affrontare questa battaglia in Corte costituzionale così una volta per tutte sapremo chi ha ragione». «Gli otto rilievi hanno scoperchiato un vaso di Pandora. Viste le reazioni scomposte di Fedriga e Salvini – fa sapere il consigliere dem Diego Moretti –, viene da chiedersi se dietro tutto ciò ci sia strumentalizzazione politica, incompetenza o ignoranza di come funzionano i mecca-
I grillini Sut e De Carlo: la Specialità non significa calpestare la Costituzione nismi di verifica delle leggi regionali». «Autonomia non significa calpestare la Costituzione», dicono i deputati M5s Luca Sut e Sabrina De Carlo. Il consigliere regionale pentastellato Andrea Ussai considera incostituzionale la parte sui punti di primo intervento e afferma: «Questi sono gli effetti di un’azione legislativa raffazzonata e superficiale». Anche Simona Liguori, consigliere regionale della civica Cittadini, sostiene sia giusta l’impugnazione della norma nella parte sui punti di primo intervento. —
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SABATO 7 SETTEMBRE 2019 MESSAGGERO VENETO
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Il nuovo governo / Lo scontro dell’accoglienza per dirottare fondi sui rimpatri volontari dei migranti, ma si riverbera anche sulle strategia per l’occupazione, assegnando bonus a chi assume persone che hanno la residenza in regione da almeno 5 anni. Quando a fine luglio dal ministero del Lavoro furono recapitati a Trieste i primi rilievi alla legge, Fedriga tirò in ballo anche George Soros perché – disse allora – «la cosa che stupisce è che le contestazioni mosse dal ministero del Lavoro siano identiche a quelle sollevate dall’Asgi, associazione sostenuta da Open society foundations di George Soros». Da Trieste la giunta confezionò dieci pagine di controdeduzioni, inviate a Roma, ma il governatore era sicuro anche della copertura politica, perché l’allora ministro dell’Interno, e Capitano leghista Matteo Salvini, aveva garantito a Fedriga che la legge non andava modificata,
che si andava avanti così. Ma la crisi di governo, il nuovo esecutivo di segno anti-leghista, ha sparigliato le carte trasformando un cartellino “arancione” in rosso, con l’impugnazione da parte dell’esecutivo giallorosso. Il governatore non mollerà, ma il ministro nemmeno. «Gli articoli ritenuti eccedenti le competenze statutarie, riconosciute alla Regione Friuli Venezia Giulia dallo statuto speciale – dice Boccia da Bisceglie, dove ieri si è tenuto il Digithon, la maratona digitale di cui è stato fondatore –, erano almeno otto, e non solo l’articolo sul tema immigrazione. Era quindi abbastanza evidente che l’intera legge aveva chiari problemi di legittimità costituzionale. L’ossessione sui migranti porta Fedriga a strumentalizzare questa decisione. Lo stesso presidente, scrivendo al ministero lo scorso 5 settembre, ammetteva l’incon-
gruenza della legge impegnandosi a modificarla per almeno due disposizioni, quelle su pollami e cinghiali. Dal primo giorno mi sono ripromesso di non cadere nelle provocazioni e non lo farò certo oggi», aggiunge Boccia. Ma la partita è tutt’altro che chiusa. Fedriga replica “bugie”, Boccia prosegue sulla sua strada ripetendo quanto detto giovedì. E dunque considera l’impugnazione – votata dal Consiglio dei ministri all’unanimità – un atto dovuto, perché l’istruttoria era già partita e proprio giovedì scadevano i termini per l’impugnazione formale. Una legge che, ne è certo il ministro, sarebbe stata bocciata anche dall’ex governo gialloverde, «perché è una legge scritta male» ha detto Boccia. A nulla vale ripetere la stima verso tutti i presidenti di Regione, come ha fatto il ministro. Lo strappo istituzionale è consumato. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
lombardia e liguria
L’asse del Nord da Fontana a Toti: «Il centralismo è un grave errore» UDINE. «Se il buongiorno si vede dal mattino, il primo atto di questo nuovo governo che blocca una legge regionale del Friuli, regione per giunta autonoma, non mi sembra incoraggiante per le autonomie. Vedremo cosa accadrà, ma non sono molto entusiasta». Così il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, leghista doc, prende le difese dell’azione del collega Massimiliano Fedriga e della sua giunta. Sullo sfondo c’è la questione dell’Autonomia, battaglia che Fontana ha portato avanti negli ultimi mesi con il collega veneto Luca Zaia. Ma da portare avanti rispetto al governo giallorosso c’è anche quell’asse del Nord su cui puntano i governatori leghisti. «Dal ministro Francesco Boccia – aggiunge Fontana – aspettiamo una risposta definitiva: ci dica dove vuole andare. Chiediamo garanzie sulla Tav e sulle infrastrutture, lo Stato ci dica se dobbiamo fare da soli». Più duro il governatore ligure Giovanni Toti. «Ricordo almeno una decina di leggi che sono state impugnate dai due precedenti governi in Liguria, tutte leggi che sono convinto i liguri vorrebbero e che francamente non ritengo turbassero l’ordine istituzionale e democratico di questo Paese. Diciamo che dopo un periodo in cui le Autonomie hanno avuto gran moda – sostiene Toti –, poi c’è stata una restaurazione centralista molto potente ne-
Attilio Fontana
Giovanni Toti
gli ultimi cinque anni, dal governo Monti in poi, e ritengo che questo sia sbagliato». Toti sostiene si debba andare «verso quell’Autonomia differenziata che si è bloccata col precedente governo e vedremo cosa farà quello attuale, ma non sono particolarmente ottimista, visto che erano i 5 stelle ad avere le maggiori perplessità, e fanno parte anche di questo esecutivo. Quello che è successo in Friuli accade in tutte le Regioni», conclude Toti. —
il provvedimento
Dal neoministro al Friuli risorse per 18 milioni UDINE. La prima giornata di la-
voro del triestino Stefano Patuanelli, neoministro dello Sviluppo economico, ha visto anche il varo di un provvedimento diretto al Friuli Venezia Giulia. Quasi 18 i milioni di euro stanziati per favorire la competitività sul territorio, a cui si aggiungono 800 mila euro da parte della Regione per il rilancio della Natural Food di Coseano. L’impresa, specializzata nella produzione di dolci con pasta di mandorle, in passato era stata ceduta a una multinazionale olandese, chiusa nel 2016 e acquisita 2 anni fa da Alfrus, società di Bari. Un intervento mirato all’espansione degli affari in Europa, con un progetto di ampliamento dell'area produttiva e l'assunzione di 30 addetti che aveva-
il ministro Stefano Patuanelli
no perso il lavoro nel 2016. « Sono state avviate già le prime assunzioni ed è in corso il cantiere per l’ampliamento – spiega l’amministratore Leonardo Sisto –. Entro dicembre saranno avviate le prime linee di produzione». — M.C.
REGIONE
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
l’assalto all’ambiente
Il business Prosecco: nuovi vigneti abusivi nella zona dell’Unesco Pieve di Soligo, scoperto sbancamento di due ettari di terra Il governatore Zaia: «Se sono attività illegali vanno punite» PIEVE DI SOLIGO. Un vigneto abusivo di due ettari a pochi passi dal centro di Pieve di Soligo ed in piena zona patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. È apparso qualche giorno fa sull'albo pretorio comunale un atto con cui veniva comunicato l’invio alla Procura della Repubblica e al Presidente della Provincia del rapporto su un abuso relativo ad un appezzamento di terreno su cui è stato indebitamente piantumato l'ennesimo vigneto. Il terreno in questione si trova nell'area di confine tra il Comune di Pieve di Soligo e quello di Refrontolo, in una zona agricola su cui è posto un vincolo di tutela ambientale. A segnalare agli uffici che era stato realizzato il maxi-vigneto abusivo sono stati alcuni residenti. Ne sono seguiti i sopralluoghi da parte della polizia locale e poi l’avvio della pratica da parte degli
uffici comunali. L’impianto è stato realizzato in un’area che si trova a pochi metri dal Ruio, nonostante la norma vieti ci possano essere delle colture con trattamenti intensivi in prossimità dalle acque. Da non dimenticare che il Pat prevede che, e l'area di questo abuso ne è coinvolta, ci siano delle percentuali garantite di cosiddetta “rete ecologica” che con questa piantumazione vengono meno. Nonostante i divieti però, il titolare del terreno, forse attratto dalle possibilità economiche che questo settore può riservargli, ha pensato ben bene di iniziare, in barba ai regolamenti, questa piantumazione non autorizzata, con tanto di pali, filari e barbatelle già ordinatamente disposti. E l’operazione non è passata inosservata. Anche nei giorni scorsi, infatti, nonostante la notifica ri-
sanità
Federfarma Veneto «In panne le ricette dematerializzate» Il sistema informativo regionale per la gestione della ricetta dematerializzata, negli ultimi giorni come già da lungo periodo, è vittima di problemi tecnici, rallentamenti e black out che non consentono ai farmacisti di erogare i farmaci prescritti. Lo segnala Federfarma. «Si tratta di un malfunzionamento frequente che sta creando notevoli disagi ai pazienti e al lavoro quotidiano dei farmacisti» dice Federfarma Veneto, che sottolinea come le farmacie non siano in alcun modo responsabili dei disservizi.
cevuta dal Comune di Pieve di Soligo, sul terreno si continuava a lavorare, come se la denuncia in essere non avesse sortito effetto, o forse nella speranza di qualche “sanatoria”. A questo punto a carico del privato possono scattare sanzioni di vario tipo e anche l’obbligo di ripristino dei luoghi. Il caso fa discutere soprattutto per le dimensioni imponenti dell’abuso, e presenta qualche analogia con una simile situazione (due casi) riscontrata nei giorni scorsi in Comune di Tarzo. Si tratta insomma dell'ennesimo abuso documentato in piena “core zone” delle colline del Prosecco patrimonio Unesco, in una terra in cui, dopo il recente ottenimento di vincolo a Patrimonio dell'Umanità, sembra si sia scatenata una sorta di corsa all'oro (delle bollicine). Sul caso interviene il governatore Zaia. «Non esiste il Prosecco “ad libitum”» dice il presidente del Veneto, severissimo nella condanna dei nuovi sbancamenti, quando ovviamente non sono autorizzati. «Se si tratta di attività illegale, è ovvio che va punita. Senza se e senza ma. La legge è fatta per essere rispettata, specie in un’area il cui paesaggio straordinario è tutelato come Patrimonio dell’Umanità. L’area del Prosecco si estende su 9170 ettari, quelli vitati sono meno del 50 per cento. Il nostro impegno è di mantenere questo equilibrio, per garantire le caratteristiche del paesaggio che adesso ci troviamo protetto dall’Unesco». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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il colpo del secolo
Maxi richiesta dei Lloyd: la gang di Palazzo Ducale paghi sette milioni VENEZIA. Il conto presentato
è di quelli che fanno strabuzzare gli occhi: sette milioni di dollari. Tanto hanno chiesto i Lloyd’s di Londra ai componenti della banda serbo-croata accusata di aver messo a segno il furto del secolo a Palazzo Ducale, il 3 gennaio 2018, nell’ultimo giorno di apertura della mostra “I Tesori dei Moghul e dei Maharaja”. L’assicurazione ha già risarcito con oltre 8 milioni di dollari la Fondazione Al Thani, proprietaria del paio di orecchini e della spilla rubati. Ieri il giudice Enrico Ciampaglia, davanti al quale si sta celebrando il processo alla banda, ha deciso di ammettere come parte civile i Lloyd’s. La richiesta danni è estesa a tutti i sei imputati. Ma chi patteggerà, sarà automaticamente estromesso dal pagamento delle statuizioni civili. Nell’udienza di ieri ha preso la parola il capo Tomic per delle brevi dichiarazioni spontanee. Ha parlato prima in croato con l’interprete, poi in italiano, rivolgendosi sempre al «Signor giudice». «In carcere sono depresso, subisco
pressione psicologica dalla sorveglianza carceraria. Mi hanno dato da mangiare cibi a cui sono allergico, pur sapendolo. Questo è un tentato omicidio». Tomic, allergico al pesce, è stato male in alcune occasioni. Ieri è stata anche l’udienza in cui sono state formalizzate le scelte processuali. Alla fine, dopo un tira e molla, Tomic ha confermato di non patteggiare, volendo essere giudicato con il rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena. E così farà Dragan Mladenovic. Mercoledì parleranno il pubblico ministero Giovanni Gasparini e la parte civile, il 20 le difese. Depositate le richieste di patteggiamento, che hanno già avuto l’ok del pm, per Zelimir Grbavec, ritenuto l’autista della banda, difeso dagli avvocati Giorgio Pietramala e Stefania Pattarello (2 anni e 5 mesi), mentre la proposta è di 2 anni e 3 mesi per i due accusati solo dei tentati furti, ovvero Zvonko Grgic (avvocati Claudia De Martin ed Elisabetta Costa) e Vladimir Durkin (avvocato Marta Monticello). —
PRIMO PIANO
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
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Il nuovo governo visto dal Veneto l’analisi
Il “sovranismo” antieuropeo mette paura agli imprenditori Il partito nazionale che si allarga al Sud mal si concilia con l’autonomia Zaia punta a un federalismo modello Baviera per sostenere l’export RENZO GUOLO
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ome hanno vissuto i leghisti del Nordest l’uscita di Salvini dal governo? Che cosa pensano di un leader che aveva in mano il Paese, provoca avventurosamente la crisi e si ritrova all’opposizione? Al di là dell’unanimismo di facciata, i dubbi serpeggiano. Certo, per ora, e almeno sino alla manifestazione di ot-
A Nordest si rafforza il dissenso verso il modello tricolore spostato a destra Il popolo leghista a Pontida: il 15 settembre ritrovo sul “pratone”
Il governatore Luca Zaia e il segretario federale della Lega Matteo Salvini alla festa del partito a Conselve, nel Padovano
voti accreditata al Matteo in felpa) accentua il rischio di abbagli e sbandate. Per scongiurarlo in sede locale, un mese fa, Lorenzo Fontana, ministro uscente e commissario del partito veneto, ha istituito un «direttorio» (la definizione bonapartista è testuale) che include lo gli stessi Zaia e Stefani, Roberto “bulldog” Marcato e lo speaker a Palazzo Ferro-Fini Nicola Finco. «Insieme», fa sapere «con-
vede alcun accordo per il centrodestra, al di là delle ottime e performanti alleanze territoriali. Aver portato la Lega ad essere il primo partito è davvero un risultato eccezionale, non saper valorizzare questo patrimonio elet-
dividereremo ogni scelta significativa, a cominciare dalla selezione di liste e candidati». E se trince d’opposizione e impegni imminenti (da Pontida alle elezioni in Emilia) impongono il “serrate le fila”, la stagione congressuale che si profila promette qualche sorpresa nell’assetto di vertice, con la corazzata veneta ormai apertamente insofferente all’egemonia del grande fratello MVNCBSE. —
tobre, destinata a ricompattare militanti ed elettori, non volerà una mosca. Tutti si diranno entusiasticamente a fianco dell’uomo che ha portato la Lega a uno straordinario consenso. Del resto, non si discute il Capitano mentre la nave beccheggia in mari tempestosi. Ma se l’esperienza giallorossa dovesse durare e, contando sull’occhio benevolo di Bruxelles, superare senza troppi danni lo scoglio della legge di bilancio, facendo magari registrare qualche risultato positivo sul versante economico, allora le cose cambierebbero nel (quasi) monolitico partito. E il dissenso che, da tempo, cova sotto la cenere prenderebbe forza. Magari alimentato da un teso vento da Nordest. Un malessere che non riguarda solo l’avversione verso la decisione salviniana di governare con i grillini, mai digerita dalla grande maggioranza dei leghisti sopra il Po, ma investe la stessa natura
della “Lega per Salvini” . Non tutti, in particolare in Veneto, hanno accolto con favore la scelta di fare del Carroccio un partito nazionale, di ispirazione sovranista, posizionato all’estrema destra. Una trasformazione che ha significato mandare in soffitta la prospettiva federalista, se non quella padanista; e giocare una partita che, inevitabilmente, deve tenere conto degli interessi sociali e territoriali delle nuove aree in cui la Lega punta a radicarsi. Dunque, del Mezzogiorno. Non è un caso che, durante il suo incarico ministeriale, Salvini abbia dedicato così tanto tempo al Sud. A spingerlo sotto il Tevere è stata la necessità di allagare il consenso nei collegi uninominali nel Meridione, decisivi per governare da solo. Un riposizionamento che ha avuto due effetti immediati: il primo è stato la precipitosa corsa verso la Lega di pezzi di ceto politico, notabilato e clientele che, nel più classico
GIANCARLO GIORGETTI, EX SOTTOSEGREARIO EA SINISTRA UN MURALES SUL GOVERNO
BEPPE GRILLO ARTEFICE DELLA SVOLTA GIALLOROSSA DEL MOVIMENTO 5 STELLE
IL PREMIER GIUSEPPE CONTE SUCCEDE A SE STESSO SULLA POLTRONA DI PALAZZO CHIGI
torale sarà sempre una vittoria di Pirro. Il PD tra mille contraddizioni e divisioni interne è riuscito a cogliere l’opportunità di ri-entrare dalla finestra di Palazzo Chigi. Nessuno è in grado di fare previsioni:
se, come, quando e cosa farà al governo assieme ai 5S; la vedo dura perché i 5S rimangono, a mio avviso, la vera contraddizione politica, l’anomalia per eccellenza, il partito dei vaffa, della decrescita felice, della inesperien-
za condita di superbia. Venditori di fumo che falliscono nelle amministrazioni locali. Immagino che il PD, come ha ben fatto la Lega, prosciugherà molto elettorato dei pentastellati, essendo parti-
effetto bandwagon, hanno scorto nella necessità leghista di insediarsi in un territorio sin ieri alieno l’opportunità di salire sul carro del vincitore: o, almeno, di quello che sembrava avere più possibilità di diventare tale. Con tutto quello che questo significa in termini di rappresentanza degli interessi e selezione del personale politico.
Divergenze crescenti sul radicamento nel Mezzogiorno perseguito da Salvini Il secondo, non spingere con convinzione sul pedale dell’autonomia, sul quale invece pigiava con forza Zaia, ancor più che il fedelissimo Fontana. Per espandersi a Sud, infatti, Salvini non poteva tirare la corda su istanze tipicamente nordiste. La mancata approvazione del provvedimento non è dovuta solo
to radicato e con tradizione di governo. Se andrà così, potranno ringraziare Salvini che, senza volerlo, riporterà il sistema al bipolarismo. Per tanti elettori 5S ritornare a sinistra, sarà il ritorno all’ovile, come ha fatto capire Grillo ultimamente, mettendo in riga Di Maio, Casaleggio, Paragone ecc. Il riconfermato Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è politicamente una persona abile e fortunata. Un navigatore eccellente. All’estero si presenta in ordine e ben vestito, con pochette tipo 3 Cime di Lavaredo sulla giacca sartoriale. Salvini pensava di farlo fuori, ma è andata come sappiamo. Di Maio pensava di riuscire a controllare Conte, ma
alle resistenze grilline ma anche al fatto che l’allora ministro dell’Interno aveva deciso che la battaglia unificante per vecchi e nuovi elettori fosse quella sull’immigrazione. Per il Salvini fautore del partito nazionale l’autonomia, in salsa veneta e lombarda, è un fantasma del passato; il residuo di un’identità politica che rischia di essere un problema per la costruzione della formazione a vocazione maggioritaria cui mira. In quanto tale può essere sacrificata in nome di un “disegno superiore”. Dopo la débâcle governativa, le due Leghe, quella di Salvini e quella di Zaia, quella nazionale e quella federalista, quella di estrema destra e quella di centrodestra, sono una di fronte all’altra. Zaia resta un convinto federalista e sogna una Lega Nord sul modello bavarese, omogenea per cultura e rappresentanza sociale al territorio che la esprime. Il governatore del Veneto sa, inoltre, che il sistema delle imprese della sua regione non può entrare in rotta di collisione con l’Europa: il Nordest è produttivamente integrato con l’economia tedesca, come dimostrano i dati dell’export locale verso la Germania. La politica antieuropea e filorussa di Salvini non è certo guardata con favore tra i molti imprenditori che pure votano Lega: vogliono meno austerità e sostegno all’economia, non certo un’alleanza sovranista dalle Alpi agli Urali. L’errore di Salvini crea le condizioni per la possibile resa dei conti tra le due Leghe, troppo distanti su questioni strategiche per coesistere a lungo senza conflitto. – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Conte si è appoggiato alla spalla sicura del Presidente Mattarella e ha vinto. Adesso Di Maio, neoministro degli Esteri verrà imbarcato su un aereo e fatto girare... alla larga, dal governo e dal partito. Tanto l’Italia in politica estera conta poco dalla fine della guerra fredda, non siamo più geopoliticamente importanti e strategici. Anche perché non abbiamo più avuto un Andreotti, capace di capire e ascoltare e imbrogliare le carte alla bisogna. L’Africa ci preme sul Mediterraneo, senza una politica estera seria e condivisa con l’Europa, da soli non contiamo nulla. Gli assenti hanno sempre torto. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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FINCANTIERI, MASSOLO: FIDUCIOSI SULLA CHIUSURA DELL’ACQUISIZIONE DEI CANTIERI STX
Economia
Giampiero Massolo Presidente Fincantieri
Sabato 7 Settembre 2019 www.gazzettino.it
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Il lavoro prima e dopo la crisi
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L’occupazione torna a livelli pre crisi
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previsto ad agosto: altre forti critiche da Trump
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La disoccupazione continua diminuire
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1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione Veneto su dati Istat
IL MERCATO VENEZIA Il Veneto ha recuperato i livelli occupazionali del 2008, prima della grande crisi, ma i dieci anni trascorsi hanno profondamente modificato le caratteristiche del mercato del lavoro. Il dato emerge dall’ultimo numero di «Statistiche Flash», il monografico mensile dell’Ufficio Statistica regionale. Nel 2018 il tasso di occupazione in Veneto è stato del 66,6%, in crescita rispetto ai due anni precedenti e rispetto al 2008, quando toccava quota 66,4%. Recupera anche il tasso di disoccupazione, sceso al 6,4%, anche se ancora lontano dal minimo storico del 3,4% prima della crisi. Dietro le cifre del recupero occupazionale si nascondono tuttavia profondi cambiamenti nella componente socio-demografica del mondo del lavoro: se nel 2008 si contavano in Veneto 71 lavoratrici donne ogni 100 uomini, nel 2018 se ne contano 77; gli uomini non hanno ancora recuperato il tasso di occupazione (77% nel 2008, 75% nel 2018), mentre le donne lo hanno incrementato (da 55,7% a 58,2% nel 2018). «La maggior partecipazione femminile al mercato del la-
Lavoro, il Veneto raggiunge
i livelli di prima della crisi Il tasso di occupazione al 66,6% supera la quota del 2008, soprattutto grazie alle donne. Meno disoccupazione giovanile
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voro è un fenomeno che prosegue ormai da molti anni - osserva l’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan - stimolato anche dall’aumento dei titoli di studio, ma non possiamo ritenerci del tutto soddisfatti: in Europa, infatti, le donne lavorano di più, con un tasso di occupazione del 63,3% e un rapporto fra donne e uomini che sfiora l’86%». A fare la differenza sono ancora la maternità e la cura della famiglia: la percentuale delle donne occupate passa dal 92% delle single, al 77% delle donne in coppia senza figli, fino al 65% delle madri. Nel mercato del lavoro veneto in 10 anni si è registrato un forte innalzamento dell’età media dei lavoratori. La crisi economica ha colpito duramente i lavoratori più giovani: in Veneto il tasso
di disoccupazione dei 15-24enni tra il 2008 e il 2014 è cresciuto di 17 punti percentuali raggiungendo il 27,6%, per ridiscendere nel 2018 fino al 21%. L’aumento dell’età pensionabile ha fatto inoltre salire il tasso di occupazione dei 55-64enni dal 32,1% del 2008 al 55,6% del 2018. È cambiato, inoltre, il trend occupazionale tra italiani e stranieri: prima della crisi il tasso di occupazione degli stranieri era superiore a quello degli italiani (68,9% rispetto al 66,2%). La crisi ha invertito i rapporti: gli stranieri non hanno superato gli effetti della recessione e il loro tasso di occupazione (62,2%) è di 5 punti inferiore a quello degli italiani. Infine, sono cambiati anche il tipo e la qualità del lavoro: sono aumentati i contratti a tempo determinato (dall’11,9% al
17%) e i part-time involontari, cioè non per scelta ma per esigenze aziendali, che nel 2018 per le donne è del 16,6% contro l’8,7% nel 2008, e per gli uomini il 4,3% rispetto all’1,1%. Risulta, inoltre, in crescita la percentuale dei lavoratori sovraistruiti, lo scorso anno il 22,7%, quattro punti e mezzo percentuali in più rispetto al 2008. Tra le donne la quota di lavoratrici sovraistruite raggiunge il 26,7%. Il titolo di studio aiuta comunque le donne a trovare lavoro e a coniugare occupazione e maternità: tra le donne laureate con figli la percentuale di occupate è dell’82%, non molto distante delle laureate single (90,5%). Il gap occupazionale tra i due sessi pesa molto di più nei lavoratori con basso titolo di studio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ad agire sul taglio dei tassi»
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Powell: «La Fed è pronta
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Tasso di disoccupazione
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LA MOSSA NEW YORK «L’economia americana va bene». Con queste parole il governatore della Federal Bank Jerome Powell ieri sera ha tentato di calmare l’ansia accesa dai dati sull’occupazione Usa, cresciuta meno del previsto. Parlando a Zurigo, con a fianco il collega della Banca Centrale Svizzera Thomas Jordan, Powell ha anche aggiunto di prevedere che gli Usa continueranno su una strada di «crescita moderata», e ha concluso di non vedere all’orizzonte un «recessione, né per gli Stati Uniti, né per l’economia mondiale». Ha ammesso però che è in corso un rallentamento, e che ci sono dei «severi rischi» che bisogna tenere sotto controllo, in primis la guerra commerciale, per i quali la Fed è «pronta ad agire». L’intervento di Powell è sembrato confermare l’arrivo di un taglio dello 0,25% nei tassi di riferimento, quando il Fomc, il braccio decisionale della Fed, si riunirà i 17 e il 18 settembre. I mercati hanno reagito bene alla previsione, registrando la terza giornata consecutiva in territorio positivo. Improbabile però che la Fed si avventuri a compiere un taglio dello 0,50%, che invece sarebbe quel che Donald Trump desidera, preoccupato di vedere l’economia crescere fra il 2 e il 2,5% e non a quel 3% che ha promesso quando ha spinto perché venisse approvato lo storico taglio delle tasse, nel dicembre 2017.
quello di ieri sull’occupazione. È vero che il tasso di disoccupazione rimane fermo al 3,7%, un dato record negli ultimi 50 anni, ma è anche vero che secondo il Dipartimento del Lavoro la crescita è rallentata da una media di 223 mila nuovi posti di lavoro al mese nel 2018 a 158 mila quest’anno, mentre negli ultimi tre mesi è scesa ancor di più, a una media di 156 mila. Ieri sono arrivati i dati di agosto, che hanno fissato la crescita a 130 mila nuove assunzioni, contro le 158-160.000 che gli analisti si aspettavano secondo le stime di Reuters e di Bloomberg. Se 130 mila nuove assunzioni sono un numero di tutto rispetto, c’è però da sottolineare che 25 mila sono posizioni temporanee offerte dal governo federale per effettuare il censimento. Stretto fra la scoperta che le ricadute di quell’intervento fiscale stanno rivelandosi effimere, proprio mentre i dazi rallentano il settore manifatturiero e agricolo, Trump martella perché la Fed intervenga in modo deciso sui tassi di riferimento. E difatti ieri mattina, sull’onda dei numeri non del tutto rassicuranti sull’occupazione, ha twittato contro Powell: «La Fed dovrebbe tagliare i tassi di interesse. Li hanno alzati troppo presto e ridotti troppo tardi. Dove ho trovato questo Jerome?». Anna Guaita © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PREOCCUPAZIONE Trump percepisce come un pericolo per la sua rielezione gli ultimi dati arrivati in questi giorni, in particolare proprio
BANCA FEDERALE Il governatore Jerome Powell
Eni in Norvegia compra le attività di ExxonMobil `Il gruppo pronto a 47x14
investire 4 miliardi, diventa il secondo operatore L’OPERAZIONE
OFFERTA IMPIEGO LAVORO Si precisa che tutte le inserzioni relative a offerte di impiego lavoro devono intendersi riferite a personale sia maschile che femminile (art.1, legge 9/12/77 n. 903). Gli inserzionisti sono impegnati ad osservare la legge
SOCIETÀ cerca personale da formare come guardia ai fuochi da assumere in cantiere navale di Marghera, massimo 45 anni. Se interessati chiamare il numero: 0426/664857
ROMA L’Eni cresce in Norvegia. Il colosso americano ExxonMobil cederà le sue attività nel paese nordeuropeo a Var Energi, società controllata dal Cane a sei zampe, per 38 miliardi di corone (poco meno di 4 miliardi di euro). ExxonMobil ha precisato di aver siglato un accordo per trattare in esclusiva con Var Energi sulla possibile vendita delle attività di produzione norvegesi del gruppo americano. In un comunicato riportato dall’agenzia Reuters, il gigante
statunitense ha aggiunto che l’accordo di vendita definitivo non è ancora stato firmato. Per l’azienda Usa la vendita significa l’addio alla produzione di greggio in Norvegia, dopo oltre un secolo di attività, e farebbe parte di un piano di disinvestimento da circa 15 miliardi di dollari per crescere in Papua Nuova Guinea, Texas e Brasile. Se l’operazione andrà in porto sarà una delle maggiori transazioni mai realizzate nel settore petrolifero norvegese e permetterà a Var Energi di diventare il numero due del Paese, dopo Equinor, con una produzione quotidiana più che raddoppiata e compresa tra 300.000 e 350.000 barili. Il gruppo controllato dall’Eni è attualmente il quarto operatore locale. L’accordo dovrebbe essere ufficia-
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lizzato alla fine del mese. Var Energi fa capo per il 69,6% alla società guidata da Claudio Descalzi, mentre il 30,4% restante è in mano alla società d’investimento HitecVision che opera nei mari del Nord. Eni è presente in Norvegia dal 1965. Nel 2018 la produzione nel Paese è stata di 134 mila barili al giorno. Var Energi è nata nel dicembre 2018 quando è stata completata la fusione tra
IL GIGANTE AMERICANO CONFERMA TRATTATIVA IN ESCLUSIVA COL CANE A SEI ZAMPE: PREVISTO IL RADDOPPIO DELLA PRODUZIONE
le società Point Resources e Eni Norge, controllate al 100% rispettivamente da HitecVision e dal gruppo italiano. Il portafoglio della società comprende 17 giacimenti di olio e gas con un’ampia copertura geografica, dal Mare di Barents al Mare del Nord e riserve per oltre 1.250 milioni di barili. Escludendo l’esborso per rilevare gli asset di ExxonMobil, Var Energi aveva già in cantiere investimenti per circa 8 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. Ieri a Piazza Affari il titolo Eni ha terminato con un leggero calo (- 0,7% a 13,77 euro) mentre le azioni Exxonmobil in serata a Wall Street erano praticamente invariate. L.Ram. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
Il nuovo governo visto dal Veneto
Lega, il malessere dopo lo strappo Mirino giallorosso puntato su Zaia Silenziate ma diffuse le critiche interne alla mossa di Salvini Calenda ai dem: è il governatore veneto l’avversario più forte Filippo Tosatto VENEZIA. Spiazzati, vagamen-
te increduli: «Stavolta il Capitano l’ha fatta grossa», ti confidano in un sussurro, frenati come sono dalla disciplina prussiana che vige nel partito. A Matteo Salvini, il popolo leghista non rimprovera l’addio al governo con i 5 Stelle («Nessuno rimpiangerà Toninelli e compagni») ma i tempi e le modalità dello strappo d’agosto, annunciato al Papeete Beach nella notte romagnola, tra balli in spiaggia e fiumi di mojito.
Nessun rimpianto per i 5 Stelle ma forti dubbi su tempi e modi dell’addio al governo Peggio ancora, il maldestro tentativo di retromarcia una volta fiutato l’andazzo giallorosso, quel fatidico “il mio cellulare è sempre acceso” rivolto a Luigi Di Maio, preludio al ritiro della mozione di sfiducia a Giuseppe Conte: un passo indietro liquidato con sprezzo dal premier, lesto a cambiare cavallo per balzare in groppa ai “carissimi nemici” del Pd. Epilogo imprevedibile? «Per noi comuni mortali sì, ma un leader deve valutare ogni possibile variante prima di rovesciare il tavolo», sbotta fuori microfono un assessore regionale. Che in pub-
blico, viceversa, difenderà a spada tratta la linea salviniana. Al pari di Luca Zaia, s’intende: «Ha fatto bene a staccare la spina, eravamo perseguitati dai cittadini che ce lo chiedevano. Su tutti i punti qualificanti del contratto per la crescita - flat tax, autonomia, grandi opere, sostegni alle imprese - dal M5S abbiamo ricevuto solo rifiuti e ostacoli. E allora si accomodino pure con la sinistra, sarà un abbraccio mortale». RAPPORTI ROMA-VENEZIA
Il governatore, già. Destinatario di un’allusione significativa da parte di Carlo Calenda, voce critica del centrosinistra: «Nel Pd abbiamo fatto la guerra alle persone non ai fenomeni, ci siamo mobilitati contro Salvini senza sapere che semmai, dopo di lui, c'è Zaia, che è più forte», ha ammonito la platea alla festa del Fatto Quotidiano. Parole accolte come l’avvisaglia di una stagione di conflitto sull’asse Roma-Venezia: «Non coltiviamo illusioni su nuovo governo», confida lo staff zaiano «faranno di tutto per ostacolarci perché temono l’effetto contagioso del Veneto, un modello vincente al quale stanno guardando altre regioni». Manco a dirlo, il pensiero corre all’estenuante trattativa autonomista: uscita di scena l’amica Erika Stefani, ora la delegazione veneta si ritroverà quale interlocutore il ministro Vincenzo Boccia. Nel recente passato, il dem pu-
autonomia
La speaker Rizzotto «Boccia rispetti la volontà popolare» «Aspettiamo in Veneto il ministro Boccia non per parlare di autonomia, ma per dare seguito alla volontà di un popolo intero. Noi, la Costituzione che lui vuole portare, l’abbiamo studiata già da un pezzo; lui ha mai conosciuto i nostri lavoratori e imprenditori torchiati dal fisco centrale? ». È la replica della capogruppo zaiana Silvia Rizzotto alle dichiarazioni (Zaia Presidente) alla dichiarazioni del nuovo ministro dem agli Affari regionali. «Il governatore Zaia e il ministro Stefani avevano fatto un lavoro straordinario, arrivando ad un punto che mai, poi però per una strategia politica ben definita e programmata da tempo, la riforma si è bloccata». «Se ora Boccia vuole venire in Veneto per fare campagna elettorale a distanza al compagno di partito Bonaccini, è più opportuno che si fermi a Bologna, ancora per qualche mese come tutta l´Emilia Romagna, in mano al Pd», punge la leghista «se invece vuole aiutare a chiudere una procedura già ben consolidata, saremo lieti di riceverlo: gli faremo vedere i conti della nostra Regione e magari lo porteremo a visitare alcune delle migliaia di imprese venete che ogni giorno, grazie a lavoratori e imprenditori, aprono la serranda per pagare i debiti fatti da amministratori dissennati in decenni di Governo».
Retroscena della crisi d’agosto, tutti gli errori di strategia del Carroccio Il premier Conte un gran navigatore che ha rimesso in gioco il Pd
L’autogol in spiaggia del Capitano beffato da Renzi e Zingaretti LO SCENARIO
BEPI COVRE
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successo tutto in meno di un mese: agosto, da sempre riservato alle ferie. Sapevano bene i politici della prima Repubblica, che pur di rispettare le ferie agostane, in
caso di tensioni, inventavano un governicchio balneare, in grado di tirare avanti l’autunno/inverno e, caso mai, andavano ad elezioni anticipate l’anno successivo. Salvini ha voluto smentire la tradizione, ha staccato la spina. Io sostenevo da sempre che “quella spina” non andava neppure inserita,
tante sono e rimangono le diversità tra Lega e M5S. Salvini a cui piace essere uomo solo al comando, ha deciso (in solitudine a sentir Giorgetti), di far cadere il governo Conte, l’8 di agosto. Abbiamo letto ci fosse anche un accordo con Zingaretti, per andare alle elezioni anticipate. Convenivano anche al segretario PD per ridi-
gliese ha bollato il regionalismo differenziato come «un pericolo per l’unità nazionale» e il suo esordio governativo, con l’impugnazione di una legge del Friuli Venezia Giulia giudicata «discriminatoria» verso i migranti, lascia intuire il tenore dei rapporti prossimi venturi. E se Boccia fa sapere che si recherà in Veneto per discutere con Zaia, quest’ultimo rimarca che «sulle autonomie i governi
non hanno scritto una riga»; «mi riferisco ai 14 mesi del governo che è appena uscito di scena», chiarisce «al nuovo, il cui inizio non è dei migliori in materia; e anche all’esecutivo presieduto da Renzi, che si è opposto al nostro referendum e ci ha mandato in Corte Costituzionale». Resta un malcontento sordo e diffuso. Che non si nutre di
timori elettorali - «Qualche punto in meno nei sondaggi? Il consenso nel territorio è intatto, anzi crescerà perché siamo l’unica forza che dà rappresentanza al popolo», profetizza il consigliere Luciano Sandonà - ma investe i processi decisionali del partito. Lo choc di Ferragosto ha convinto i colonnelli leghisti che la formula dell’uomo solo al comando (pure accompagnata dall’impetuosa crescita di
mensionare il potere dei parlamentari fedeli a Renzi in maggioranza nell’attuale Parlamento. Ma Renzi è entrato a gamba tesa e con una giravolta pazzesca, ha stravolto la situazione. Sostenuto dai suoi parlamentari, ma anche da molti altri presenti in tutti gli schieramenti, certi di non essere riconfermati alle prossime elezioni politiche. Pronti a fare i “responsabili” i Verdini, gli Scilipoti, per il bene del Paese. In realtà è il bene del loro c/c bonificato puntualmente e abbondantemente ogni fine mese. Salvini è stato abilissimo a far crescere il partito utilizzando da par suo piazze, spiagge, divise varie; temi caldi quali immigrazione, si-
curezza, prima gli italiani ecc. Ha prosciugato il socio di governo che in anno ha dimezzato i consensi. Doveva e poteva pretendere un riequilibrio nella compagine governativa dopo l’ottimo risultato elettorale alle europee, oppure staccare allora, a ragione, la spina. Altro punto debole del Capitano, l’incapacità in politica estera. Prima delle europee diceva: vinceremo le elezioni e cambieremo tutto. Ha vinto in Italia ma ha perso in Europa, da sempre mal consigliato da un paio di pseudo economisti euro scettici. A questo punto, la Lega, primo partito in Italia, non ha alleati che contano in Europa, non ha esponenti nella Commissione. L’Europa va
cambiata lavorandoci dentro, non rimanendo alla finestra. L’Italia, secondo paese per manifattura, non puó continuare la guerra all’Europa, ne usciamo sempre malconci!!! In Italia poi, non si intrav-
DIRETTORIO E CONGRESSO
PRIMO PIANO
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
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Il nuovo governo visto dal Veneto l’analisi
Il “sovranismo” antieuropeo mette paura agli imprenditori Il partito nazionale che si allarga al Sud mal si concilia con l’autonomia Zaia punta a un federalismo modello Baviera per sostenere l’export RENZO GUOLO
C
ome hanno vissuto i leghisti del Nordest l’uscita di Salvini dal governo? Che cosa pensano di un leader che aveva in mano il Paese, provoca avventurosamente la crisi e si ritrova all’opposizione? Al di là dell’unanimismo di facciata, i dubbi serpeggiano. Certo, per ora, e almeno sino alla manifestazione di ot-
A Nordest si rafforza il dissenso verso il modello tricolore spostato a destra Il popolo leghista a Pontida: il 15 settembre ritrovo sul “pratone”
Il governatore Luca Zaia e il segretario federale della Lega Matteo Salvini alla festa del partito a Conselve, nel Padovano
voti accreditata al Matteo in felpa) accentua il rischio di abbagli e sbandate. Per scongiurarlo in sede locale, un mese fa, Lorenzo Fontana, ministro uscente e commissario del partito veneto, ha istituito un «direttorio» (la definizione bonapartista è testuale) che include lo gli stessi Zaia e Stefani, Roberto “bulldog” Marcato e lo speaker a Palazzo Ferro-Fini Nicola Finco. «Insieme», fa sapere «con-
vede alcun accordo per il centrodestra, al di là delle ottime e performanti alleanze territoriali. Aver portato la Lega ad essere il primo partito è davvero un risultato eccezionale, non saper valorizzare questo patrimonio elet-
dividereremo ogni scelta significativa, a cominciare dalla selezione di liste e candidati». E se trince d’opposizione e impegni imminenti (da Pontida alle elezioni in Emilia) impongono il “serrate le fila”, la stagione congressuale che si profila promette qualche sorpresa nell’assetto di vertice, con la corazzata veneta ormai apertamente insofferente all’egemonia del grande fratello MVNCBSE. —
tobre, destinata a ricompattare militanti ed elettori, non volerà una mosca. Tutti si diranno entusiasticamente a fianco dell’uomo che ha portato la Lega a uno straordinario consenso. Del resto, non si discute il Capitano mentre la nave beccheggia in mari tempestosi. Ma se l’esperienza giallorossa dovesse durare e, contando sull’occhio benevolo di Bruxelles, superare senza troppi danni lo scoglio della legge di bilancio, facendo magari registrare qualche risultato positivo sul versante economico, allora le cose cambierebbero nel (quasi) monolitico partito. E il dissenso che, da tempo, cova sotto la cenere prenderebbe forza. Magari alimentato da un teso vento da Nordest. Un malessere che non riguarda solo l’avversione verso la decisione salviniana di governare con i grillini, mai digerita dalla grande maggioranza dei leghisti sopra il Po, ma investe la stessa natura
della “Lega per Salvini” . Non tutti, in particolare in Veneto, hanno accolto con favore la scelta di fare del Carroccio un partito nazionale, di ispirazione sovranista, posizionato all’estrema destra. Una trasformazione che ha significato mandare in soffitta la prospettiva federalista, se non quella padanista; e giocare una partita che, inevitabilmente, deve tenere conto degli interessi sociali e territoriali delle nuove aree in cui la Lega punta a radicarsi. Dunque, del Mezzogiorno. Non è un caso che, durante il suo incarico ministeriale, Salvini abbia dedicato così tanto tempo al Sud. A spingerlo sotto il Tevere è stata la necessità di allagare il consenso nei collegi uninominali nel Meridione, decisivi per governare da solo. Un riposizionamento che ha avuto due effetti immediati: il primo è stato la precipitosa corsa verso la Lega di pezzi di ceto politico, notabilato e clientele che, nel più classico
GIANCARLO GIORGETTI, EX SOTTOSEGREARIO EA SINISTRA UN MURALES SUL GOVERNO
BEPPE GRILLO ARTEFICE DELLA SVOLTA GIALLOROSSA DEL MOVIMENTO 5 STELLE
IL PREMIER GIUSEPPE CONTE SUCCEDE A SE STESSO SULLA POLTRONA DI PALAZZO CHIGI
torale sarà sempre una vittoria di Pirro. Il PD tra mille contraddizioni e divisioni interne è riuscito a cogliere l’opportunità di ri-entrare dalla finestra di Palazzo Chigi. Nessuno è in grado di fare previsioni:
se, come, quando e cosa farà al governo assieme ai 5S; la vedo dura perché i 5S rimangono, a mio avviso, la vera contraddizione politica, l’anomalia per eccellenza, il partito dei vaffa, della decrescita felice, della inesperien-
za condita di superbia. Venditori di fumo che falliscono nelle amministrazioni locali. Immagino che il PD, come ha ben fatto la Lega, prosciugherà molto elettorato dei pentastellati, essendo parti-
effetto bandwagon, hanno scorto nella necessità leghista di insediarsi in un territorio sin ieri alieno l’opportunità di salire sul carro del vincitore: o, almeno, di quello che sembrava avere più possibilità di diventare tale. Con tutto quello che questo significa in termini di rappresentanza degli interessi e selezione del personale politico.
Divergenze crescenti sul radicamento nel Mezzogiorno perseguito da Salvini Il secondo, non spingere con convinzione sul pedale dell’autonomia, sul quale invece pigiava con forza Zaia, ancor più che il fedelissimo Fontana. Per espandersi a Sud, infatti, Salvini non poteva tirare la corda su istanze tipicamente nordiste. La mancata approvazione del provvedimento non è dovuta solo
to radicato e con tradizione di governo. Se andrà così, potranno ringraziare Salvini che, senza volerlo, riporterà il sistema al bipolarismo. Per tanti elettori 5S ritornare a sinistra, sarà il ritorno all’ovile, come ha fatto capire Grillo ultimamente, mettendo in riga Di Maio, Casaleggio, Paragone ecc. Il riconfermato Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è politicamente una persona abile e fortunata. Un navigatore eccellente. All’estero si presenta in ordine e ben vestito, con pochette tipo 3 Cime di Lavaredo sulla giacca sartoriale. Salvini pensava di farlo fuori, ma è andata come sappiamo. Di Maio pensava di riuscire a controllare Conte, ma
alle resistenze grilline ma anche al fatto che l’allora ministro dell’Interno aveva deciso che la battaglia unificante per vecchi e nuovi elettori fosse quella sull’immigrazione. Per il Salvini fautore del partito nazionale l’autonomia, in salsa veneta e lombarda, è un fantasma del passato; il residuo di un’identità politica che rischia di essere un problema per la costruzione della formazione a vocazione maggioritaria cui mira. In quanto tale può essere sacrificata in nome di un “disegno superiore”. Dopo la débâcle governativa, le due Leghe, quella di Salvini e quella di Zaia, quella nazionale e quella federalista, quella di estrema destra e quella di centrodestra, sono una di fronte all’altra. Zaia resta un convinto federalista e sogna una Lega Nord sul modello bavarese, omogenea per cultura e rappresentanza sociale al territorio che la esprime. Il governatore del Veneto sa, inoltre, che il sistema delle imprese della sua regione non può entrare in rotta di collisione con l’Europa: il Nordest è produttivamente integrato con l’economia tedesca, come dimostrano i dati dell’export locale verso la Germania. La politica antieuropea e filorussa di Salvini non è certo guardata con favore tra i molti imprenditori che pure votano Lega: vogliono meno austerità e sostegno all’economia, non certo un’alleanza sovranista dalle Alpi agli Urali. L’errore di Salvini crea le condizioni per la possibile resa dei conti tra le due Leghe, troppo distanti su questioni strategiche per coesistere a lungo senza conflitto. – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Conte si è appoggiato alla spalla sicura del Presidente Mattarella e ha vinto. Adesso Di Maio, neoministro degli Esteri verrà imbarcato su un aereo e fatto girare... alla larga, dal governo e dal partito. Tanto l’Italia in politica estera conta poco dalla fine della guerra fredda, non siamo più geopoliticamente importanti e strategici. Anche perché non abbiamo più avuto un Andreotti, capace di capire e ascoltare e imbrogliare le carte alla bisogna. L’Africa ci preme sul Mediterraneo, senza una politica estera seria e condivisa con l’Europa, da soli non contiamo nulla. Gli assenti hanno sempre torto. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Vittorio
CHIAMATI IN CAUSA L’USL DELLA MARCA UN EX PRIMARIO E UN’ASSICURAZIONE: «ESISTENZA SEGNATA PER SEMPRE»
Veneto
Sabato 7 Settembre 2019 www.gazzettino.it
treviso@gazzettino.it
Mesi in coma: Bellot vuole 5 milioni Al termine delle perizie legale e tecnica i legali della famiglia ` Dopo un intervento per la rimozione di un polipo al naso dell’avvocato penalista sono pronti a far partire la causa civile nel novembre 2013 il 59enne subì un’emorragia celebrale
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«Immotivata» cancellata la delibera dell’ex Giunta
VITTORIO VENETO Completate le perizie medico legali e gli accertamenti tecnici, sarà depositata nelle prossime settimane l’azione civile per ottenere un risarcimento di 5 milioni di euro per le presunte negligenze, durante l’asportazione di un piccolo polipo al naso, che fecero finire in coma l’avvocato vittoriese Daniele Bellot, 59 anni, che riportò conseguenze irreversibili per il proprio stile di vita. La causa civile milionaria sarà depositata in tribunale a Treviso sulla base delle conclusioni dell’avvocato Anna Tomasi. L’avvocatessa, oltre all’Usl, chiama in causa l’ex primario Luigi Rui e l’assicurazione AmTrust Europa, quale responsabile civile. Da quanto filtrato i tentativi di conciliazione sarebbero tutti falliti.
VITTORIO VENETO
IL CASO Sono trascorsi due anni dall’assoluzione di Giuseppe Rizzotto, all’epoca primario di Orl (Otorinolaringoiatria) a Vittorio Veneto) e circa 3 dal patteggiamento a 8 mesi, sospesi, di Luigi Rui, ex primario a Feltre, che materialmente eseguì l’intervento al naso dell’avvocato Bellot. I due, insieme all’anestesista indagato ma subito archiviato, vennero portati a processo dal pm Massimo De Bortoli con l’accusa di lesioni gravissime per colpa medica. Al centro del caso l’operazione, eseguita in day hospital a novembre 2013a Vittorio Veneto, che fece finire in coma l’avvocato Bellot. Secondo la Procura ci furono comportamenti negligenti nell’operazione alla quale fu sottoposto l’avvocato Bellot, uno dei legali più conosciuti e professionalmente preparati della Marca, per rimuovere dei polipi nasali. Un’operazione che finì in dramma perché Bellot finì e rimase in coma per alcune settimane, con conseguenze devastanti. Solo molti mesi più tardi riuscì a ristabilirsi e a recuperare, seppure parzialmente, la propria capacità di
IL CASO L’ospedale di Costa di Vittorio Veneto dove è avvenuta l’operazione in day hospital. In alto l’avvocato Daniele Bellot
svolgere le mansioni quotidiane in autonomia. Le lesioni riportate hanno comunque segnato per sempre l’esistenza di Bellot.
IL PROCESSO L’avvocato Tomasi, con la collega Esmeralda Di Risio aveva assistito la famiglia Bellot anche nel penale, nel quale aveva celto di costituirsi parte civile, ma l’assoluzione di Rizzotto (non era presente all’intervento) con formula piena per non aver commesso il fatto e il patteggiamento di Rui, preclusero ogni possibilità di ottenere il risarcimento del danno patito dall’avvocato Bellot. Nel frattempo la creazione dell’Usl 2 della Marca ha comportato dei ritardi nell’avvio della causa civile, inizialmente promossa nei confronti dell’Usl 7 di Pieve di
Colle Umberto Dalla danza sportiva al liscio: all’ex Beza martedì si ballerà gratis con Alex e Alice Giornata di porte aperte al Paladanze di San Martino di Colle, in località Campion, dove martedì i maestri Alice Chiocchi e Alex Salvador offriranno lezioni gratuite di danza sportiva e ballo a chi farà visita alla scuola dell’associazione “iDance”. L’iniziativa si rivolge sia ai più piccoli che ai grandi, proponendo dalla danza sportiva al liscio. Tante le proposte. Dalle 17 si terranno le lezioni per i bambini dai 3 ai 6 anni. Dalle 18 quelle rivolte ai ragazzi dai 7 ai 16 anni e infine, dalle 21, quelle per gli adulti.
Non sarà necessario presentarsi in coppia. A tutti i partecipanti sarà offerto un buffet. La danza sportiva è una disciplina riconosciuta dal Coni, che ha in Alice e Alex, che formano una coppia nella danza come nella vita, una delle migliori formazioni visto che ormai fanno parte stabilmente delle prime 50 coppie al mondo. L’Associazione sportiva iDance, invece, è attiva a San Martino, in via Vittorio Veneto 35 (ex Beza) dal 2017, con una serie di corsi che si rivolgono a tutte le età e a tutti i gusti (info www.asdidance.it).
Soligo. Così solo a 2 anni dalla conclusione del procedimento penale è pronta la causa civile, che sarà deposita tra qualche settimana.
L’ACCUSA I due medici, l’accusa mossa inizialmente, a fine novembre 2013 avrebbero sottoposto a un intervento chirurgico di routine il penalista Bellot, senza osservare alcune precauzioni basilari nella pratica chirurgica. Il risultato? Il legale finì in coma. E tutto per colpa e imperizia sostenne la Procura sulla base della perizia del medico legale Antonello Cirnelli - provocando una un’emorragia cerebrale e successivamente sottovalutato il quadro clinico del paziente, aggravandone le conseguenze». Roberto Ortolan
Il Comune, diffidato, ha ritirato una delle ultime delibere di Giunta votate dall’amministrazione Tonon. E questo prima che il privato passasse alle annunciate vie legali. L’atto è relativo al comparto 11D1 di via della Cartiera (a lato dell’area ex Carnielli) dove, a cura di due società – l’Immobiliare Duomo e La Serika – già dal 2008 è prevista la realizzazione di immobili a uso residenziale e direzionale, oltre a parcheggi a uso pubblico, e a una strada di collegamento tra via Dante e piazzale Moro. Il 23 maggio la giunta Tonon accettava l’istanza dell’Immobiliare Duomo che chiedeva di suddividere il comparto in due, in base alle proprietà. Il sì del Comune arrivò rifacendosi a un articolo della legge regionale 11/2004 “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio”, permettendo così all’Immobiliare Duomo di procedere con i propri progetti edificatori svincolandosi da La Serika. Ma, come si legge nella delibera della giunta Miatto di metà agosto che annulla in autotutela l’atto della giunta Tonon, il Comune non avrebbe potuto fare questa concessione perché non sussistevano i presupposti per poter applicare la legge regionale su quel comparto. E dopo la diffida de La Serika, fatte le opportune valutazioni con il segretario comunale, la giunta Miatto ha messo nero su bianco che “l’atto (della giunta Tonon ndr) risulta assunto in violazione all’articolo 18bis”. (C.B.)
Palio delle botti, Refrontolo e Vittorio Veneto vanno a caccia del podio LA MANIFESTAZIONE Con 68 punti è al quarto posto della classifica provvisoria, ma la squadra di spingitori di botti di Vittorio Veneto punta a uno dei gradini del podio. Domani, infatti, si disputerà ad Avio in Trentino la finale nazionale del Palio delle Botti delle Città del Vino. A fare il tifo ci sarà anche il sindaco Antonio Miatto che ha deciso, insieme ad un nutrito gruppo di tifosi vittoriesi, di assistere alla gara e di partecipare alla trasferta in terra trentina. E a rappresentare l’Alta Marca, in questa finale, ci sarà anche la squadra di Refrontolo che, con 70 punti ottenuti in sole quattro gare partecipate, ora è al terzo posto della classifica provvisoria. E anche i refrontolesi annun-
ciano di voler gareggiare per il podio, magari per il primo posto, dopo che per quattro anni di fila dal 2015 al 2018 si sono sempre piazzati secondi.
IL RECORD La squadra di Vittorio Veneto vanta invece un primato nella storia della manifestazione: è la sola ad aver preso parte a tutte le finali disputate dalla sua nascita, piazzandosi tre volte seconda e una volta terza. Il Palio delle Botti è una manifestazione nata nel 2007 per festeggiare i primi vent’anni di attività dell’Associazione nazionale Città del Vino con l’intento di coinvolgere tutte le regioni d’Italia. La finale del palio ogni anno si disputa in una città diversa, dopo che nei vari comuni che aderiscono al gioco si sono svolte le varie gare a suon
di spinta della botte lungo salite, discese e vicoli o di riempimento delle botti con l’acqua nel minor tempo possibile. Sia Vittorio Veneto che Refrontolo sono tra le otto città finaliste dell’edizione 2019 del palio, a cui si aggiungono due partecipanti di diritto, il vincitore del palio 2018 e la squadra della città che ospita la finale.
L’ULTIMA SFIDA
DOMANI LA FINALE NEL COMUNE DI AVIO IN TRENTINO: PER IL MOMENTO I DUE PAESI DI MARCA SONO TERZO E QUARTO
LA GARA L’edizione 2017 del Palio che si è disputata a Refrontolo
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Domani gli spingitori di Suvereto (Li), Cavriana (Mn), Refrontolo, Vittorio Veneto, Castelnuovo - San Gusmè (Si), Nizza Monferrato (At), Santa Venerina (Ct), Serrone (Fr), Maggiora (No) e Avio saranno sulla griglia di partenza per concorrere al titolo nazionale. Oltre alla spinta della botte, che decreterà il vincitore finale, l’appuntamento prevede altre tre prove, ovvero lo slalom femminile con le botti, la pigiatura dell’uva scalzi e il riempimento della botte, che tradizionalmente si conclude con un catartico e divertente bagno collettivo. E non mancheranno gli incitamenti di un pubblico sempre più folto anno dopo anno, nel quale spiccheranno i chiassosi supporter delle città rappresentate, tra loro i vittoriesi e i refrontolesi. Cla.Bo.
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SABATO 7 SETTEMBRE 2019 LA NUOVA
VENEZIA
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turismo
la ricerca
Sensori conta flussi, c’è l’ok Il primo ai Gardini Papadopoli
I rumori sottomarini rovinano l’ambiente Uno studio dell’Ismar
La tecnologia permetterà di agganciare i telefonini, contando le persone che arrivano Il progetto coordinato da Ca’ Foscari: «Grazie ai dati monitoreremo arrivi e partenze»
Vera Mantengoli Il Grande Fratello è vicino. Dopo mesi di attesa per ottenere i permessi dalla Soprintendenza, è arrivato il via libera per installare i sensori in città, come annunciato da tempo dall’amministrazione. Tra gli obiettivi, quelli di mappare la mobilità di chi viene e chi va in tempo reale e, grazie alle celle telefoniche, capire la provenienza dei visitatori e gli itinerari che percorrono. La privacy verrà rispettata: i sensori sono configurati non per riprendere le persone, ma per coglierne la presenza in base a dei parametri inseriti (per esempio, corpo in movimento con un’altezza da un metro e mezzo a due). Per quanto riguarda le celle telefoniche i sensori non svelano il numero del cellulare, ma ne riconoscono la presenza. I primi sensori verranno posizionati in questi giorni ai Giardini Papadopoli, nel passaggio che porta al Ponte dei Tolentini. Successivamente verranno collocati in tutta la città per un totale di circa una quarantina. I dati confluiranno nella Smart Control Room. Telecom si è aggiudicata l’appalto per i dati sulla telefonia, mentre la ditta Axians per i sensori. La lettura dei dati sarà affidata al professore Armando Bazzani, già docente a Venezia e ora al Dipartimento di Fisica e Astronomia di Bologna. La notizia è trapelata a margine dell’incontro sui progetti Inerreg Italia-Croazia, presentati nello
L’isola della Certosa nella laguna di Venezia
Sensori permetteranno di monitorare i flussi di turisti in entrata e in uscita
spazio della Regione Veneto ieri all’Hotel Excelsior del Lido. Le 72 idee scelte dalla Regione riceveranno i finanziamenti della Comunità Europea. Tra queste c’è anche il progetto dell’università Ca’ Foscari Slides, a cui collabo-
Le informazioni confluiranno nella Control Room del Tronchetto ra anche Bazzani, su come utilizzare le nuove tecnologie per la gestione dei flussi turistici e la valorizzazione del patrimonio intangibile come per esempio il vetro e la gondola. La proposta risa-
galleria dell’accademia
«No agli accorpamenti» Sit in contro il decreto
Un momento della protesta di ieri
le al giugno 2017, ma si è concretizzata il primo gennaio 2019, quando è arrivato il finanziamento di 400 mila euro per trenta mesi. Il responsabile scientifico è il docente Michele Tamma del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari. «Il Comune è partner del progetto che terminerà il 30 giugno 2021» spiega Tamma «Venezia sarà modello anche per le altre città che partecipano come Dubrovnik e Sibenik in Croazia e Ferrara e Bari in Italia. L’idea è che i dati possano aiutare a comprendere anche il risvolto sociale ed economico della mobilità dei visitatori, portando alla luce per esempio quali zone sono state più visitate. Lo scopo è comprendere come dare
al visitatore informazioni personalizzate, non come ora che, cercando su Google, ha tanti imput non mirati». Come trasformare queste migliaia di dati in una semplice informazione che può cambiare il flusso in città? Si comincerà utilizzando quello che c’è, come l’applicazione WebMapp lanciata da poco dall’amministrazione comunale sulla Città Metropolitana. «Il metodo è quello di raccogliere i dati e l’obiettivo quello di costruire un contenitore che li renda fruibili» spiega Bazzani «I dati ci consentono di misurare i flussi. Grazie alle celle telefoniche si può vedere come vengono utilizzati i mezzi pubblici o gli alberghi». —
«Il 14 agosto un decreto ministeriale, arrivato ai dipendenti del Mibac senza alcun preavviso, ha accorpato decine di Musei dalla storia centenaria in nuovi enormi istituti elefantiaci, volti a favorire la concentrazione dei flussi turistici ed economici in pochissimi luoghi, contro l’interesse dei cittadini italiani. La ragione che spiega questo provvedimento, altrimenti insensato, è fornita dal decreto stesso, in cui si dichiara che la Direzione Generale Musei deve favorire la creazione di nuove fondazioni museali». Ecco i motivi che hanno spinto ieri l’associazione “Mi Riconosci?” a scendere in piazza alle Gallerie dell’Accademia, come in tante altre città italiane, per chiedere la re-
visione di quelle norme e il ritiro del decreto. «Oggi per la prima volta nella storia del Paese manifestiamo contro il processo di privatizzazione e smantellamento dei musei pubblici italiani», che è iniziato nel 1993 ed è arrivato al suo culmine con la riforma Franceschini e poi con il “decreto di Ferragosto” firmato dall’ex ministro Bonisoli” spiega Ester Lunardon, attivista di “Mi Riconosci”. «Non abbiamo intenzione di fermarci. Non è in nessun modo accettabile che una simile riorganizzazione, profondamente dannosa per il futuro del Patrimonio culturale pubblico italiano, sia sancita per decreto da un governo dimissionario alla vigilia di Ferragosto». —
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Si parla molto degli effetti negativi dell’inquinamento nella nostra quotidianità, ma c’è un altro mondo che ne soffre e che non ha voce per protestare: il mondo marino. Tra i progetti finanziati Italia-Croazia, presentati nello spazio della Regione Veneto, c’è Soundscape (paesaggio sonoro) del Centro Nazionale di Ricerca (Cnr) Ismar di Venezia sull’impatto dell’inquinamento nelle acque della laguna e dell’Adriatico. Il finanziamento è di oltre due milioni di euro per trenta mesi, fino al 30 giugno 2019. «Abbiamo fatto uno studio preliminare per il progetto mettendo un idrofono nell’area tra l’isola della Certosa e Sant’Elena, in un punto in cui c’è molto traffico», ha detto la ricercatrice Fantina Madricardo che coordina la parte italiana. «Per la prima volta abbiamo misurato per molti giorni e in maniera continua il rumore sottomarino. Abbiamo associato poi il rumore a diversi tipi di imbarcazione. Adesso analizzeremo i dati per capirne l’impatto sulla laguna. Lo stesso lavoro lo faremo nel Nord Adriatico insieme ai partner croati». Vaporetti, barche a mo-
tore, taxi e lancioni sono solo alcune delle imbarcazioni che saranno analizzate, ma l’impatto dei motori sott’acqua può incidere enormemente negli ecosistemi, a volte anche distruggendoli. Per rendere più comprensibile l’argomento l’artista padovana Arianna Niero ha realizzato un lavoro audio in cui si può ascoltare che cosa si sente sott’acqua in un ambiente senza motori e in uno con. Lo studio, quando sarà concluso, mostrerà quali siano le imbarcazioni che creano più impatto nel mondo marino attraverso la realizzazione di un paesaggio sonoro, fino ad adesso sconosciuto. A breve al Cnr Ismar di Venezia arriveranno altri idrofoni che permetteranno di proseguire la mappatura sonora dei fondali. I risultati del lavoro potrebbero essere utili per comprendere quanto Venezia sia da considerarsi un patrimonio culturale non solo per quanto emerge in superficie, ma anche nel mondo acquatico che la circonda. La laguna è Patrimonio dell’Unesco dal 1987, riconoscimento che ha come obiettivo anche quello della tutela delle sue acque. — V.M.
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Vigonza
Sabato 7 Settembre 2019 www.gazzettino.it
«In tribunale per gli alberi? La denuncia non ci spaventa» VIGONZA
LA NOVITÁ Fra le ipotesi di tracciato interrato che sostituirà i tralicci ce n’è una che risparmierebbe il territorio di Saonara
Sindaci e Terna a confronto: l’elettrodotto cambia strada Fra i primi cittadini Walter Stefan Il 18 incontro decisivo sul tracciato `
SAONARA Il 18 settembre a Venezia è in programma un incontro decisivo sul futuro dell’elettrodotto interrato. Saranno presenti l’assessore Roberto Marcato, i vertici di Terna, multinazionale dell’energia elettrica, amministratori dei comuni interessati da questa importante opera e membri di associazioni a difesa del territorio. L’altro giorno nel frattempo si è svolto un importante passo avanti in questa vicenda che ormai tiene con il fiato sospeso migliaia di residenti da parecchi anni. Sindaci e personale specializzato di Terna hanno analizzato materialmente i percorsi che potrebbe avere l’elettrodotto. Tre le ipotesi che sono state analizzate con la massima attenzione. La prima vedrebbe il passaggio dell’elettrodotto interrato lungo l’idrovia, la seconda si concentrerebbe sul passaggio dell’elettrodotto a sud del Brenta, la terza sul sedime dell’Idrovia. Presente al summit a cielo aperto il sindaco di Saonara Walter Stefan che ieri ha così commentato: «Siamo
oggi a parlare di semplici ipotesi, tuttavia è bene che vengano prese decisioni che possano essere condivisibili con tutti i nostri concittadini e le associazioni ambientaliste che fino ad oggi sono sempre state al nostro fianco». Stefan ha proseguito: «La terza ipotesi sembrerebbe allettante, ma bisogna conoscere le tempistiche dello scavo idroviario che ad oggi deve ancora essere completato». Sulla prima e seconda ipotesi il sindaco di Saonara ha proseguito nei commenti: «Nel tracciato lungo l’idrovia ci sarebbero diverse criticità per Saonara, in quanto abbiamo registrato in più punti l’assenza delle distanze minime per procedere con il passaggio dell’elettrodotto». Ecco che ad oggi la più conveniente per Saonara sarebbe l’ipotesi numero due, quella che vedrebbe l’elettrodotto passare a nord della frazione di Tombelle, a sud del Brenta, ma che di fatto non entrerebbe nei confini comunali di Saonara, ma si limiterebbe a sfiorarli. «La decisione finale sarà condivisa - ha concluso Stefan - non voglio esprimermi ad oggi. Mi permetto tuttavia di
«La denuncia non ci spaventa ma ci inorgoglisce». I consiglieri Gottardello e Pastore rispondono così alle parole del primo cittadino e annunciano una manifestazione di piazza in difesa degli alberi. Nuovo capitolo nella querelle che vede contrapposti il sindaco di Vigonza, Stefano Marangon che difende l’abbattimento degli alberi in via Bachelet in ragione di un generale e strutturato piano di riqualificazione del verde, e i consiglieri di opposizione Damiano Gottardello (Fi) e Filippo Pastore (5 Stelle) che invece parlano di scempio e di taglio indiscriminato. Di fronte a queste ultime dichiarazioni Marangon ha detto che si riserva di difendere la sua onorabilità. «Siamo orgogliosi di essere oggetto di denuncia da parte del sindaco per aver dato voce a chi voce non ha ovvero i nostri alberi trentennali del quartiere - rispondono i due consiglieri Quando il sindaco ci chiamerà in tribunale lì porteremo
l’istanza dei cittadini di Vigonza in difesa degli alberi storici che vengono abbattuti nel nostro Comune – replicano i due consiglieri - Il sindaco e i suoi avvocati, pagati da tutti noi cittadini, vogliono trascinarci in tribunale per aver reso noto a tutti il taglio di alberi che costituiscono la storia di Vigonza oltre che un polmone verde per tutti noi. Noi rendiamo pubblico l’operato del sindaco, il taglio di alberi storici, la pessima gestione del verde e lui spende soldi dei cittadini per trascinarci in tribunale invece che sfalciare e disinfestare». «Lanciamo una manifestazione con gli abitanti del quartiere per la prossima settimana con l’obiettivo di dare un nome ed un cognome agli alberi che sono nella lista del prossimo disboscamento da parte del sindaco». L’intenzione dei due consiglieri è di chiamare a raccolta i cittadini della frazione e invitarli a “battezzare” con il proprio nome gli alberi del parco. «Il sindaco Marangon denuncerà anche i cittadini che vogliono difendere i loro alberi?». L.Lev.
Si prospetta un’ipotesi salva-comune con il passaggio per Stra e Vigonovo
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ringraziare personalmente l’assessore regionale Roberto Marcato che fin dal primo momento si è speso per tutelare i bisogni e le richieste dei singoli comuni. Allo stesso tempo ho apprezzato l’evoluzione dei rapporti che Terna ha imbastito con i singoli Comuni». Nell’accordo tra Terna e i territori rivieraschi, infine, è già stato stabilito che la multinazionale è
pronta a smettere novanta pali dell’alta tensione ormai vetusti ed inutili quando verrà installato il nuovo elettrodotto. Di questi novanta, addirittura quaranta sono presenti nel territorio saonarese. Verranno eliminate le cinque basi d’appoggio per piloni che erano state costruite nel momento in cui si ipotizzava il progetto di elettrodotto aereo. Cesare Arcolini
Vigodarzere
Il Comune destina un ufficio per la caccia ai bandi europei CADONEGHE
Riparte la navetta da Terraglione Con la riapertura delle scuole e la ripresa dell’anno scolastico, riparte anche il servizio di bus navetta che collega la frazione di Terraglione con il capolinea della linea 19 di Vigodarzere. Il servizio di “navetta” Terraglione- Vigodarzere sarà operativo da mercoledì 11 settembre con i seguenti orari: da lunedì al venerdì da Terraglione alle 6.45 e da Vigodarzere alle 14.05, 14.35, 14.55; il sabato da Terraglione alle 6.55 e da Vigodarzere alle
LA BATTAGLIA Continua il botta e risposta fra il sindaco e i consiglieri di minoranza sul taglio degli alberi
13.55 e 14.35. Il servizio verrà sospeso l’1 e 2 novembre, l’8 dicembre e dal 23 al 31 dicembre. I cittadini residenti del Comune di Vigodarzere che intendono usufruire del servizio devono segnalarlo al Comune di Vigodarzere tramite la compilazione del modulo che si può scaricare dal sito internet (www.vigodarzerenet.it) e inviarlo all’indirizzo mail lavoripubblici@vigodarzerenet.it.
(L.Lev.) Il Comune di Cadoneghe a caccia di risorse europee per modernizzare il territorio all’insegna del risparmio energetico. L’amministrazione comunale ha in programma di allestire uno sportello, o una struttura, dedicata all’europrogettazione alla ricerca di contributi europei che rappresentano sempre più «imperdibili occasioni di sviluppo per le imprese - ha detto il sindaco Marco Schiesaro - ed una strada obbligata per gli enti locali per poter realizzare progetti innovativi, impossibili da portare avanti con forme ordinarie
di finanziamento. Una struttura diventa pertanto indispensabile per attirare capitali, idee e progettualità, far uscire il nostro Comune dall’isolamento e metterlo al passo con le migliori esperienze europee». Intanto il sindaco Schiesaro ha firmato la manifestazione di interesse al cosiddetto “Patto dei sindaci 2050”, che sarà inviata alla città di Almada in Portogallo, Comune capofila del progetto. «Fa parte di “Horizon 2020” - spiega Schiesaro -. Il “Patto dei sindaci 2050” mira a supportare le autorità regionali nello sviluppo di percorsi di avvicinamento agli obiettivi di sostenibilità dell’Unione Europea entro il 2050».
Imbrattate le giostre del parco degli Alpini, i residenti: «Ora basta» VIGONZA Vandali al parco degli Alpini a Vigonza: le giostrine dei bambini imbrattate con lancio di uova. Indignazione e amarezza fra coloro che, l’altro giorno, si sono recati al parco con i loro bambini per farli giocare nel parco verde attrezzato del quartiere, e hanno trovato alcune giostrine sporche con resti di uova che qualche incivile ha lanciato per divertirsi. Il raid sarebbe stato compiuto nei giorni scorsi, ma sono decine i residenti che parlano di un atto che si somma a tanti altri che avvengono in continuazione nell’area verde. A ciò si si aggiunge la sporcizia diffusa. «È vergognoso che un parco pubblico, che è di tutti e per la
cui manutenzione paghiamo tutti noi cittadini, sia tenuto in questo modo – tuonano i residenti Lo abbiamo segnalato più volte all’amministrazione e ai vigili, ma non è mai stato fatto nulla per rimediare. Servono maggiore vigilanza e controllo». «Il parco degli Alpini alcuni pomeriggi è impraticabile – aggiunge una mamma - Più di una volta mi è capitato di trovare dei ragazzi che oltre ad usare impropriamente le altalene dei bimbi, non fanno altro che dire parolacce a ripetizione, bestemmiare, fare commenti razzisti e parlare con termini volgari. L’ho fatto presente ai genitori che negano tutto, anzi, dicono che è impossibile che il proprio figlio faccia o dica cose del genere». A questi atti va data una risposta anche perché tacere o mini-
mizzare alimenta l’arroganza e la sfrontatezza di chi continua a compiere queste bravate a danno dell’intera comunità. «Più se ne parla e si evidenziano più la mente contorta di chi fa questi atti lo vede come una celebrazione – commenta il sindaco Stefano Marangon - Osserviamo, segnaliamo alle forze dell’ordine ed alla Polizia locale, richiamia-
MALUMORI FRA I FREQUENTATORI DEL PARCO: «CI SONO DEI RAGAZZI MALEDUCATI E MOLTA SPORCIZIA» LA SITUAZIONE Una delle giostrine prese di mira dai vandali
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mo se serve. Non giriamoci dall’altra parte. I beni comuni sono di tutti: se riusciamo a beccare qualcuno che si rende protagonista di questi gesti, come anche abbandonare i rifiuti, sappia che saremo molto decisi e determinati e sarà chiamato a rifondere i danni, ma soprattutto a svolgere servizi di pulizia». L’assessore all’ordine pubblico Rosario Agricola aggiunge che « Sono sicuro che questi ragazzini anziché leggere un libro, studiare, fare sport, compiono atti del genere forse per noi o per darsi importanza. Non me la prendo con loro, ma con i loro genitori per capire se conoscono a fondo i disagi dei loro figli. Invito i cittadini a segnalare sempre alle autorità o forze dell’ordine». Lorena Levorato
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Conegliano
A VITTORIO LA FERMATA DELLE CORRIERE NON SARA’ VICINO ALLA STAZIONE FERROVIARIA MA A QUELLA MOM Sabato 7 Settembre 2019 www.gazzettino.it
treviso@gazzettino.it
Treni per Vittorio: stop di 9 mesi Stanno per ripartire i lavori di elettrificazione della linea ` Il cantiere era partito l’anno scorso, ma era stato sospeso per Ponte nelle Alpi: da domani fino a giugno bus sostitutivi con l’inizio dell’anno scolastico, ora la scelta è stata diversa
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Maltempo: rinviato “Pittori in contrada”
CONEGLIANO Da domani stop per 9 mesi ai treni fra Conegliano e Ponte nelle Alpi per la seconda e ultima tranche dei lavori di elettrificazione fino a Vittorio Veneto. A pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico per quasi tutti gli istituti, smettono di circolare i treni fra Conegliano, Vittorio, l’Alpago e Ponte nelle Alpi. Al loro posto ci saranno i consueti autobus sostitutivi.
CONEGLIANO
LE CAUSE Sarà una ”astinenza da ferro” molto lunga, visto che si protrarrà fino a metà giugno, ma ciò che consola gli utenti è il motivo di una chiusura così prolungata: c’è da completare la posa dei sostegni della linea aerea di contatto e la linea stessa, un passaggio obbligato se si vorrà vedere per la prima volta – presumibilmente nella seconda metà del 2020 – un treno elettrico arrivare alle pendici del Monte Altare. La prima parte dei lavori, che rientrano nel programma di ampliamento delle ferrovie elettrificate in Veneto condiviso da Stato e Regione, si svolse nell’estate 2018. Quella volta la ferrovia vittoriese rimase chiusa nei tre mesi estivi, durante i quali Rete Ferroviaria Italiana adeguò, abbassando di mezzo metro il livello dei binari, le sagome delle gallerie Salsa 1 e Salsa 2 a Vittorio Veneto, sistemò i binari nella principale stazione vittoriese e realizzò i plinti di fondazione per l’installazione dei pali di sostegno della linea aerea, alcuni dei quali già fissati a terra.
I PREPARATIVI Queste opere e quelle pronte per essere eseguite sono inserite nella prima fase del progetto di elettrificazione del bacino veneto che prevede entro il 2020 di rendere elettriche le tratte Conegliano – Vittorio, Camposampiero – Bassano e Castelfranco – Montebelluna, per un investimento di 30 mi-
ALL’INTERNO della stazione ferroviaria di Conegliano: treni per Ponte nelle Alpi sospesi per nove mesi
lioni di euro. Al momento i tralicci che sosterranno la linea che alimenterà i convogli elettrici sono già al loro posto solo nei primissimi chilometri, tra Conegliano e le porte di Vittorio. Il cantiere, visitato l’anno scorso anche dal governatore Luca Zaia, si interruppe con la ripresa dell’anno scolastico, mentre quest’anno Rfi ha fatto la scelta opposta mantenendo il servizio durante la stagione turistica a discapito soprattutto degli studenti. Essendoci un solo binario a disposizione tra il bivio di San Vendemiano e la stazione centrale di Vittorio Veneto, nessun treno da domenica mattina e fino al 13 giugno potrà circolare, ma i collegamenti saranno garantiti dagli autobus che fermeranno in prossimità delle stazioni.
(Stefano Covre / Nuove Tecniche)
LE ALTERNATIVE
L’insidia
Attenzione ai tragitti dei pullman L’orario che scatterà domani tra Conegliano e Ponte nelle Alpi spiega che il primo bus sostitutivo partirà nei giorni lavorativi da Conegliano alle 6.15 con fermate in tutte le stazioni: Soffratta, Vittorio, Santa Croce del lago e Alpago. Attenzione però: alle 6.30 da Conegliano partirà un altro bus che, dopo essersi fermato a Soffratta e Vittorio, imboccherà l’A27 fermando solo al capolinea pontalpino. Alle 7.15 feriali partenza con fermate in tutte le stazioni tranne Santa Croce, alle 7.40 feriali un altro pullman che non farà alcuna fermata: un itinerario che si
ripeterà altre 5 volte al giorno. Sempre alle 7.40, ma nei festivi, il bus fermerà dappertutto tranne che a Santa Croce e avrà come capolinea Belluno. Nei lavorativi i bus Conegliano – Belluno saranno una ventina, ridotti nei festivi. L’ultimo partirà sempre alle 22.01. Anche nell’altra direzione i bus “lavorativi” saranno una ventina, dimezzati nei dì di festa. Anche qui occhio al percorso: alle 6.33 feriali, ad esempio, da Ponte nelle Alpi partiranno due pullman per Conegliano: uno imboccherà l’A27, un altro la statale 51. l.a.
Avendo la linea “vittoriese” aumentato i propri utenti negli ultimi anni, in coincidenza con l’arrivo dell’orario cadenzato, in alcune fasce orarie i bus che faranno le veci dei treni saranno più di uno e seguiranno orari simili ma non uguali, così come diversi potranno essere i tragitti. Un’attenzione particolare andrà prestata a Vittorio Veneto, dato che il punto di fermata dei bus non è il piazzale esterno della stazione di viale Trento e Trieste ma l’autostazione di Mom in via Vittorio Emanuele II, a circa 200 metri di distanza, più vicina a molte scuole superiori. Gli orari potranno subire variazioni in funzione delle condizioni del traffico, in particolare in caso di maltempo. Luca Anzanello
Il previsto maltempo nel fine settimana ha provocato il rinvio di “Pittori in contrada”, la manifestazione prevista per oggi e domani. Gli organizzatori l’hanno rinviata al primo weekend di ottobre, il 5 e il 6. Saltano così tutti i divieti che erano previsti: secondo una prima ordinanza, il centro storico doveva essere chiuso al traffico e trasformato in una grande galleria d’arte all’aperto per la 31. edizione della manifestazione, una collettiva di pittori e scultori, e la 27. ex tempore di pittura. Un appuntamento tradizionale dell’Autunno Coneglianese, organizzato dall’Associazione Contrada Granda, presieduta da Rino Boscarato, e dal quartiere Borgo Vecchio della Dama Castellana, che ora viene spostato in avanti di un mese. «Era nato come una iniziativa di un piccolo gruppo di commercianti che volevano rivitalizzare il centro storico – sottolinea Boscarato – e si è rivelato un’idea indovinata». Nella cornice degli antichi palazzi, in via XX Settembre, piazza Cima, via Beato Ongaro, salita Marconi, e Gradinata degli Alpini, avrebbero dovuto esporre le loro opere circa 200 artisti non solo locali, ma provenenti anche da diverse regioni italiane e dall’estero. Invece la ex tempore, con i pittori che avrebbero dovuto realizzare le loro opere dal vivo sul posto, avrà per tema “Divagazioni fantastiche in Contrada Granda” e si terrà sempre il 5 e 6 ottobre. G.P.M.
Oculista dal cuore di bambino: è morto il dottor Gracis CONEGLIANO Un uomo buono, un oculista sempre disponibile e preparato che teneva la porta dello studio e di casa sempre aperte: è morto a 90 anni il primario Giuseppe detto “Pinotto” Gracis, per tanti anni faro del reparto di oculistica all’ospedale civile Santa Maria dei Battuti di Conegliano. Da tempo sofferente, un anno fa aveva perso la moglie Luisa Maso, con la quale aveva fatto in tempo a festeggiare i 60 anni di matrimonio. Vinto il concorso era arrivato a Conegliano nel 1971, andando in pensione nel 1994. Era già quattro volte papà: di Alessandra (noto avvocato), Susanna, Silvia e Chiara, che lo hanno reso nonno sette volte,
con altrettanti bisnipoti.
UN PRECURSORE È stato un maestro e anche un piccolo padre per tanti medici oculisti che hanno avuto modo di lavorare con lui. E lui che ha curato gli occhi a generazioni di coneglianesi, di trevigiani e di tante persone da fuori regione è morto cieco a causa della malattia. Era conosciuto e apprezzato
AVEVA 90 ANNI E UN ANNO FA AVEVA PERDUTO L’AMATA LUISA IL FUNERALE MARTEDI’ A TREVISO
CON QUATTRO NIPOTI Il dottor Giuseppe Gracis, deceduto a 90 anni
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non solo in città, ma in tutta la provincia. Con la sua competenza aveva contribuito a far crescere il reparto. Ma “Pinotto” era molto, molto di più. La sua casa sulle colline di Conegliano era il punto di riferimento per amici, parenti e tantissime persone, anche semplici conoscenti, che avevano bisogno di un consiglio. Per loto la porta di casa Gracis era sempre aperta. Se oculistica a Conegliano è diventata un’eccellenza in Regione e in Italia il merito è anche di Giuseppe Gracis. Una persona schiva che ha sempre rifiutato i clamori della ribalta e che è andato in pensione senza chiedere nulla e che la sua città d’adozione (i Gracis abitavano vicino al Tenni a Treviso e uno dei 10 fratelli di Giuseppe, il musicista Ettore,
era il direttore d’orchestra prediletto da Arturo Benedetti Michelangeli).
LA VITA Dopo la laurea la specializzazione a Milano nel 1959. Sebbene legato a Treviso, diventato primario a Conegliano, aveva scelto di vivere una grande casa colonica a Ogliano (l’ha venduto dopo la pensione). Tra i racconti le visite ai pazienti al secondo piano dell’ospedale di Motta, alluvionato, con la barca. Lascia le figlie Alessandra con Roberta, Silvia, Chiara con Massimo e Susanna con Alfredo. I funerali saranno celebrati martedì, alle 15 nella Chiesa Votiva di Treviso. Giampiero Maset Roberto Ortolan
QUARTIER DEL PIAVE - CONEGLIANO
SABATO 7 SETTEMBRE 2019 LA TRIBUNA
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L’assalto alle colline Unesxo il MOniTO del GOVeRnaTORe
Zaia: «Si massacra tutto non autorizzo altri vigneti» Il presidente duro con gli abusi e con chi pensa ad un’espansione continua «Chi fa attività illegali va punito. Ma anche il trend economico non è infinito» Francesco Dal Mas
le iMMaGini
Pali e barbatelle negli impianti abusivi Nella foto grande in alto 1) il vigneto abusivo realizzato in una zona di confine tra Pieve di Soligo e Refrontolo, a ridosso del torrente Ruio, per il quale il Comune di Pieve di Soligo ha inviato un esposto in Procura. Nel mappale dell’area 2) il vigneto è quello indicato nella zona tratteggiata a colore rosso. Al numero 4) il sindaco Stefano Soldan che ha annunciato di attendere il responso dei giudici sulla vicenda. Nella foto 3) invece una delle aree interessate da uno sbancamento ritenuto abusivo a Tarzo, nella zona di Costa di Là.
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CONEGLIANO. «Non esiste il Prosecco ‘ ad libitum’»: parola di Luca Zaia, presidente della Regione, severissimo nella condanna dei nuovi sbancamenti, quando ovviamente non sono autorizzati. E i due casi più recenti sono quello di Pieve di Soligo (due ettari di barbatelle abusive) e di Tarzo (un altro ettaro in zona non autorizzata), con tanto di fascicoli trasmessi in Procura in entrambi i casi. Da oltre un anno e mezzo Lei va sostenendo che non autorizzerà un metro quadrato in più di Prosecco. Ma sul territorio sembra che accada il contrario... «Lo confermo: nessun nuovo impianto. A meno che non ci sia un espianto e, quindi, un rinnovo, mantenendo ovviamente le quote. Con la severità nei controlli che c’è in giro mi sembra strano che i nostri agricoltori rischino un tanto». Negli ultimi casi del Quartier del Piave gli abusi sono stati accertato dai Carabinieri Forestali... «Se si tratta di attività illegale, è ovvio che va punita. Senza se e senza ma. La legge è fatta per essere rispettata, specie in un’area il cui paesaggio straordinario è tutelato come Patrimonio dell’Umanità». Un territorio che quindi deve conservare la sua biodiversità, come sta sostenendo anche Innocente Nardi, presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene? «Certo che sì. Questo l’ho sempre detto. E da anni. In tempi non sospetti ho tenuto a raccomandare che non un metro di bosco va tagliato per lasciar posto ad un metro di vigna. L’area del Prosecco si estende su 9170 ettari, quelli vitati sono meno del 50 per cento. Il nostro impegno è di mantenere questo equilibrio, per garantire le caratteristiche del paesaggio che adesso ci troviamo protetto dall’Unesco». Nardi, presidente del Consorzio, ha annunciato la sospensione di nuovi riconoscimenti per due campagne vendemmiali, anticipando che lo stop rimarrà probabilmente a tempo indeterminato. E lo stesso Consorzio ha annunciato quest’anno lo stoccaggio di 15 ettolitri ad ettaro. Le prime misure di contenimento, quindi… «E io dico ancora qualcosa
Il presidente Zaia alla recente edizione di Vinitaly
in più. Probabilmente nel prossimo futuro dovremo ridurre la produzione di Prosecco. Non possiamo rischiare di andare oltre il limite. Proprio il riconoscimento Unesco dovrebbe cambiare
la cultura di approccio con questo bene. Qui non abbiamo a che vedere solo con un bene personale, del singolo vignaiolo, ma con un bene della comunità. Quindi è necessario un supplemento di
responsabilità». Il ragionamento è lo stesso per il Doc? «Certo. Io di decreti di piantare nuovi vigneti non ne faccio più. E questo perché nessun trend economico vive una crescita inarrestabile. Nel 2009 ho firmato il decreto che ha fatto esplodere il mercato del Prosecco. Quando ho firmato il decreto nel 2009 la produzione era di 160 milioni di bottiglie di Igt (indicazione geografica tipica) e 60milioni di doc. Oggi facciamo 600milioni di bottiglie. Ho l'obbligo di dirvi che con il Prosecco bisogna stare attenti. Adesso bisogna mantenere il reddito nelle aziende, dunque occorre consolidare, reinvestire, progettare, ma non per crescere ulteriormente. Non possiamo andare avanti a piantare 1200 ettari all'anno come qualcuno aveva previsto. Questo vuol dire massacrare tutto». Massacrare tutto? Consa intende? «Che cosa sta succedendo con il glera? Il glera non avrà i prezzi che ha avuto in passato. Il glera comincia a pagare 10, 15, 20 centesimi al kg. Vuol dire rimetterci. Anche con 200 quintali ad ettaro fin là si arriva, si pagano le spese. Da parte mia, lo ribadisco, decreti di piantare nuovi vigneti non ne faccio più». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI