11 minute read
Meeting leaders - EFI
from Italia Publishers 06/2018
by Density
L’inkjet EFI ha una nuova roccaforte che è parte di un ecosistema R&D globale
EFI ha aperto a Manchester (New Hampshire) il suo Global Inkjet Innovation Center, cuore della ricerca e della produzione di stampanti di grande formato VUTEk
di Gabriele Lo Surdo // gabriele@densitymedia.com
Era la primavera del 2005 ed EFI, che aveva chiuso l’anno precedente con un fatturato di 394,6 milioni di dollari, annunciava di voler acquisire VUTEk. In molti ci chiedemmo cosa spingesse una ricca software house a manifestare interesse per un costruttore di stampanti di grande formato con un fatturato di 130 milioni di dollari, che ai tempi se la giocava ad armi pari con una manciata di suoi simili, per lo più concentrati tra Israele e l’Europa occidentale. La maggior parte di noi si accontentò della considerazione che in quel momento appariva la più logica: se l’inkjet di grande formato cresceva, era normale che EFI creasse nuovi spazi di sviluppo per il suo Fiery. Tredici anni dopo, in un’industria del printing sempre più digitale e software-driven, macchine, inchiostri, carte e supporti continuano ad essere trainanti. E il portfolio di tecnologie hardware di EFI, che nel frattempo ha sfondato la soglia psicologica del miliardo di dollari di fatturato, è cresciuto esponenzialmente. Ma come ogni bella storia che parla di successi, nonché di legami con un particolare territorio e con la sua comunità, quella scritta da EFI con VUTEk non poteva che arricchirsi di nuovi avvincenti capitoli. Incluso quello che lo scorso giugno ci ha riportati nel verde New Hampshire dove, poche settimane dopo il taglio del nastro, abbiamo visitato il nuovo EFI Global Inkjet Innovation Center di Manchester.
Via da Meredith per supportare la crescita
Oltre agli indiscussi vantaggi operativi e logistici, il trasloco da Meredith a Manchester è per EFI un passo essenziale della propria politica industriale e di espansione nell’inkjet, che negli ultimi anni è stata caratterizzata da un susseguirsi di acquisizioni chiave: Cretaprint in Spagna (2012), Matan in Israele (2015) e Reggiani Macchine in Italia (2015). Al punto che il team di EFI dedicato alla tecnologia inkjet conta ormai oltre mille addetti, distribuiti tra le sedi americane di Manchester e Ypsilanti (Michigan, USA), e quelle di Rosh Haayin (Israele), Castellon (Spagna) e Grassobbio (Italia). Il nuovo sito di Manchester, con oltre 20.000 m² di spazi coperti e un’area attigua già pronta per nuove espansioni, ospita 250 dipendenti. Nel grande edificio sono concentrate tutte le funzioni vitali correlate al business globale di EFI nel display graphics. Direzione commerciale, amministrazione e finance, marketing, product e program management, assistenza, progettazione della meccanica, dell’elettronica, del software e della movimentazione, oltre a un’area destinata alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e al laboratorio per la formulazione e il testing degli inchiostri. Ad occupare gran parte dell’area sono l’assemblaggio dei molti modelli VUTEk, il grande centro dimostrativo e il training center. La produzione, che oscilla tra le 100 e le 150 macchine a trimestre – in funzione del modello e dell’andamento del mercato – a Manchester si concentra sulle stampanti ibride di grande formato delle serie EFI Pro16h, EFI VUTEk GS, H3 e H5, fino ai modelli top di gamma della serie VUTEk HS. A supporto di volumi in continua crescita sono stati approntati oltre 6.000 m² di magazzino, sia per le materie prime che per le macchine finite.
Più di un sito produttivo
Ad accoglierci al nostro a rrivo e a guidarci alla scoperta del nuovo edificio è Ken Hanulec, Vice President Marketing e Co‐General Manager Inkjet Solutions presso EFI, cui chiediamo a bruciapelo la sua impressione sulle prime settimane di lavoro a Manchester. «Abbiamo concluso le attività del primo trimestre venerdì 30 marzo a Meredith, abbiamo fatto i bagagli e lunedì 2 aprile eravamo già tutti qui, pienamente operativi. Solo il trasloco della produzione ha richiesto più tempo del previsto, ma in neppure due mesi siamo arrivati a pieno regime. – ci racconta Hanulec – È eccitante aver fatto questo passo, investito milioni di dollari e ora poter contare su questo sito così moderno e rappresentativo dello spirito di EFI. È un po’ come passare da un televisore in bianco e nero a uno a colori ultra piatto Full HD».
Anche se a beneficiarne saranno prevalentemente Stati Uniti e Canada, il sito e il centro demo di Manchester sono destinati ad ospitare i clienti di tutto il mondo. La prima tappa è proprio il Customer Experience Center, dove vengono accolti end-user e partner, effettuati i test sulle stampanti e realizzate campionature sui materiali specifici di ciascun cliente. Inclusi quelli correlati ad applicazioni talvolta inedite o industriali. La grande area dimostrativa ospita tutti gli ultimi modelli di stampanti VUTEk, inclusa la flatbed Pro24f, la nuova h5, la roll-to-roll 5r, la compatta Pro 16h, l’intera gamma di piattaforme GS, HS125Pro e la FabriVU per il soft signage. Per simulare tutte le applicazioni finali dei clienti, EFI ha poi installato diverse tecnologie di finishing, tra cui un cutter flatbed Zund G3 e una taglierina XY di Fotoba. Un line up impressionante, duplicato quasi interamente nei circa 1.000 metri quadrati dedicati al Training Center.
Un luogo dove collaborare, innovare, migliorare
L’Inkjet Innovation Center ha un layout aperto, enormi vetrate e grandi spazi di lavoro; a regime potrà ospitare fino a 300 collaboratori. I luoghi di incontro e confronto hanno un’importanza vitale: oltre agli spazi comuni, l’edificio dispone di 16 sale riunioni per conversazioni private e meeting. Uno degli spazi in cui la collaborazione è più tangibile è l’Advanced Technology Lab, dove un team ingegneri ha a disposizione 15 diverse stampanti, in larga parte di nuova concezione, per svolgere attività avanzate di R&D. Qui il goal è effettuare test ed integrare nuove funzionalità e componenti, prima dell’eventuale commercializzazione. «È un’attività che svolgiamo in tutti i siti produttivi EFI. – chiarisce Hanulec – Nel Lab si fa anche il tuning finale sulla qualità dell’immagine e le performance del sistema». Dalle attività del Lab sono nate alcune delle piattaforme EFI più innovative degli ultimi tempi, tra cui HS Fast-4, e per il futuro gli occhi sono puntati sulla tecnologia waterbased, presentata a drupa 2016 come concept. A completare le zone “sensibili” dell’Inkjet Innovation Center ci sono la camera bianca, dove vengono ispezionate e validate le teste inkjet, e il laboratorio chimico.
Quest’ultimo è in tutto simile a quello di Ypsilanti, dove sorge la fabbrica degli inchiostri EFI, ma l’attività principale del team di Manchester è quella di migliorare e perfezionare continuamente sia i prodotti di nuova concezione che gli inchiostri già utilizzati dai clienti. Per farlo utilizza dispositivi di stampa e tecnologie di asciugatura che riproducono le condizioni intensive di produzione presso i clienti finali, ma in scala ridotta.
Intervista a Ken Hanulec
Vice President Marketing e Co‐General Manager Inkjet Solutions presso EFI
Sembra che il nuovo sito rappresenti per EFI qualcosa di più di una nuova sede…
Sì, il Global Inkjet Innovation Center è stato un grande cambiamento per tutti noi, ma le persone lo hanno abbracciato perché sta incoraggiando la collaborazione. Qualche settimana dopo il trasloco ho confessato a mia moglie di essere un po’ imbarazzato, perché in un solo mese qui a Manchester ho conosciuto molti colleghi che in sette anni a Meredith non avevo mai incontrato. Qui si collabora davvero molto di più, ci sono idee che circolano. È un ambiente positivo e sono tutti più felici.
Perché dedicare spazi così ampi al training?
Accrescere e diffondere le competenze tecniche e applicative è essenziale. Il training center è anzitutto dedicato ai nostri tecnici, e ai tecnici dei nostri partner. Ma anche ai clienti, che possono effettuare alcune operazioni di manutenzione in autonomia, prendere confidenza con ogni parte della stampante, sperimentare la sostituzione delle teste. Abbiamo tre aule, in cui insegniamo tutto sulla tecnologia inkjet, e un’area dedicata ai corsi sul software e sul color management.
Quanto sono importanti demo e campionature vincenti?
Per il cliente, verificare l’efficacia di una tecnologia sulla propria applicazione è essenziale, specie se l’investimento è rilevante. Per questo monitoriamo e tracciamo in modo sistematico sia le demo che i sample realizzati a Manchester, in Italia, in Spagna e in Israele. Così che restino collegati al CRM aziendale e che il nostro Customer Experience Manager, Sean Roberts, abbia visibilità delle opportunità, criticità e attività di problem solving in tutto il mondo.
Perché un cliente dovrebbe considerare le stampanti EFI realmente innovative?
Semplicemente perché lo sono. Siamo stati i primi a introdurre il curing LED nel superwide format, e oggi oltre il 90% del nostro portfolio usa la tecnologia LED sia per l’asciugatura che per il pinning. Lo stesso vale per FabriVU, che si sta affermando come un game changer nel soft signage nei formati 180, 340 e 520.
Qual è oggi il vostro bestseller?
Tutto il portfolio sta performando molto bene. Le ibride con tecnologia UV continuano a crescere. E le nuove roll-to-roll 3r e 5r sono “esplose”, con oltre cento installazioni solo negli ultimi 12 mesi. Anche sul fronte del soft signage i numeri sono importanti, e le prospettive sono interessanti.
Quanto vi sforzate per essere una fonte di ispirazione, oltre che un buon fornitore di tecnologia?
Con le tre divisioni Fiery, Productivity Software e Inkjet, da sempre lavoriamo, ad esempio, per conoscere, supportare e influenzare i grandi brand. Ho visitato personalmente Gucci, Nike, GAP, Banana Republic e altri. Brand come questi vogliono creare una grande customer experience, e molti di essi contano su EFI perché il loro brand sia bello, potente e consistente in tutto il mondo.
Quanto siete inclini a personalizzare la tecnologia?
Spesso ci viene chiesto di contribuire a grandi progetti di integrazione, che richiedono tempo e risorse finanziarie. Abbiamo grossi programmi per grandi brand, ma non è il business model su cui lavoriamo in modo proattivo. EFI è molto imprenditoriale e vuole essere rilevante per il mercato, ma privilegia la redditività. Se chiedo a un ingegnere di lavorare su un singolo grande progetto, magari lo blocco per anni. Il mio CEO mi chiede di essere focalizzato, e credo fermamente che la sfida più grande per ogni azienda sia saper dire qualche no. Troppo spesso le aziende dicono sì, e poi non hanno più redditività.
Intervista a Steve Billow
Vice President e Chief Technical Officer Inkjet Solutions presso EFI
Come si fa sviluppo condiviso tra più team separati?
Prendiamo ad esempio il soft signage, e riportiamo le lancette dell’orologio a giugno del 2015. Prima di quella data EFI non era un grande player nella stampa su tessuti, mentre oggi è uno dei nostri segmenti in più rapida crescita. Questo è stato possibile grazie all’acquisizione di Reggiani, ma soprattutto grazie alla collaborazione tra i nostri due team di R&D. Abbiamo preso una tecnologia che per noi era nuova e l’abbiamo applicata con successo al display graphics, che conosciamo molto bene.
Come vi assicurate che questa sinergia sia possibile e abbia un reale valore?
Prima di comprare un’azienda facciamo sempre una due diligence tecnologica. Viaggiamo per incontrare gli ingegneri, parliamo con loro, investighiamo. Ed è stupefacente vedere come, pur diversi per cultura e mercato, attorno allo stesso tavolo iniziamo a parlare di inkjet e scopriamo di usare lo stesso vocabolario, di avere gli stessi problemi. È una comunicazione istantanea, e una collaborazione quasi automatica.
Il packaging, però, era un campo del tutto inedito...
A dire il vero con la serie HS di VUTEk stampavamo già display in cartone ondulato, ma nulla di comparabile con i volumi veri. Quella di Nozomi è una visione del nostro CEO. Nei 180 miliardi dell’industria dell’ondulato, Guy Gecht ha visto con chiarezza una grande opportunità. E ha visto dentro EFI i tanti piccoli pezzi necessari a costruire un prodotto straordinario, che nessuno di noi aveva saputo mettere insieme. Mi piacerebbe poter dire che il programma Nozomi sia nato da una grande R&D, ma in realtà è nato dalla mente del nostro CEO.
Quali dei piccoli pezzi sono stati i più importanti?
Anzitutto l’esperienza di EFI Spain nella tecnologia singlepass per la ceramica. A bordo di quel frame così solido abbiamo messo la qualità della tecnologia di stampa single-pass maturata da EFI nel Michigan, dove è nata Jetrion. Le competenze del team di sviluppo degli inchiostri UV LED ci hanno poi consentito di svilupparne un set completamente nuovo per l’ondulato, realmente inodore e capace di soddisfare i requisiti dell’industria del packaging. Poi abbiamo coinvolto il team di sviluppo del Fiery a Fremont, in California. Grazie a loro abbiamo costruito il digital frontend di Nozomi, l’unico a poter pilotare una macchina così veloce. Infine gli ingegneri di EFI India hanno dato vita al sistema di condivisione dei dati sul cloud. Abbiamo preso tutti questi pezzi e li abbiamo assemblati in Spagna, approcciando un nuovo mercato in modo completamente organico e non attraverso acquisizioni.
In quali settori vedi le sfide più interessanti?
EFI ha saputo penetrare strategicamente alcuni dei mercati a più alto tasso di crescita nel printing. Ma ce ne sono parecchi in cui non siamo ancora presenti, in cui potremmo applicare le nostre conoscenze. L’inkjet è una modalità di stampa senza contatto molto versatile, che ti consente di stampare virtualmente qualsiasi cosa utilizzando gli stessi strumenti base. Ma ogni settore ha le sue criticità, dalla gestione dei materiali alla costruzione del layer di inchiostro, fino alla resa cromatica.
Cosa inibisce un’adozione massiccia dell’inkjet in alcuni settori?
Penso che la chiave sia il TCO. L’inkjet è entrato in una nuova area di produttività in cui la competizione tra analogico e digitale è superata. Se Nozomi può produrre 20.000 fogli/ora, ma la tiratura media è 5.000, significa che potrei utilizzarla per gestire intere commesse? Sì, per i lavori a maggior valore aggiunto, mentre è ragionevole stampare in flexo i lavori a uno o due colori. È solo una questione di TCO ed è senz’altro più interessante parlare del digitale per ciò che di nuovo può portare.
Che importanza ha l’inchiostro?
È l’elemento guida, perché tocca ogni parte del sistema, e determina ciò che viene venduto al cliente finale. Per questo lo sviluppo della chimica è una delle attività più importanti in EFI, e non approcciamo mai un nuovo mercato senza aver considerato prima l’inchiostro.
Puoi dirci qualcosa in più del vostro sviluppo waterbased?
Ci sono alcuni mercati che potranno godere appieno dei benefici del base acqua, come quello dei parati. Ma non sarà un imperativo per tutti. L’opportunità per EFI è rendere il waterbased sicuro, durevole, resistente senza laminazione, inodore, flessibile, economico e con eccellenti doti cromatiche.