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Strategie - McGowan's

L’inkjet da 7.224 m² /ora lancia la sfida all’offset e assorbe i volumi del flatbed

McGowan’s è il primo stampatore digitale europeo ad installare la single-pass EFI Nozomi C18000 per la produzione di display e materiali per il punto vendita

di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com

La Nozomi C18000 installata nella sede di McGowan’s a Dublino

Perché spingerci fino a Dublino per incontrare uno degli ormai (relativamente) numerosi utilizzatori di tecnologia inkjet single-pass sul mercato? D’altra parte sono ormai un paio d’anni che vi presentiamo case study, italiani ed europei, relativi a queste stampanti digitali lunghe decine di metri, iper-produttive e con prezzi di listino a sei zeri. Sono piattaforme che coniugano le produttività dell’offset e della flexo con la qualità, la flessibilità e le caratteristiche tipiche del digitale. Che per questo ben si inseriscono nei processi di innovazione e trasformazione digitale dei tanti mega gruppi grafici, tessili e cartotecnici che dispongono di budget, spazi e volumi produttivi adeguati. Per questo, quando lo scorso anno abbiamo appreso dell’installazione presso McGowan’s di una Nozomi C18000 – un giocattolo da 37 metri di lunghezza e 10 di larghezza per 4 milioni di euro di investimento – abbiamo acceso i nostri riflettori sullo stampatore digitale irlandese e ci siamo posti l’obiettivo di saperne di più.

La M-Press Tiger con ibridazione serigrafica installata da McGowan’s

Un grande mix di tecnologie per un servizio “chiavi in mano”

La visita inizia dai reparti dedicati al piccolo formato, dove sono installati engine HP Indigo a foglio e Xeikon a bobina, affiancati da innumerevoli sistemi di finishing e laminazione. Ma a farla da padrone sono le stampanti di grande formato, a partire da quelle dedicate ai materiali flessibili. Se la produzione di poster è ancora affidata alle inossidabili Scitex TurboJET e alle moderne Canon Océ Colorado, per la stampa dei formati extra large McGowan’s dispone delle modernissime rollto-roll UV Rho 312R e 512R Plus di Durst, cui si affianca una Rho 1312 utilizzata per basse tirature di pannelli, poster su carta e prodotti comunemente realizzati in offset. La specialità della casa, tuttavia, sono le produzioni su materiali rigidi. Ed è qui che McGowan’s sfoggia un parco macchine da far girare la testa. Il pezzo forte è una leggendaria Agfa M- Press Tiger con moduli serigrafici Thieme in linea per lavorazioni di verniciatura, coating e applicazioni di colori spot. «È la terza M- Press al mondo, è velocissima, ha una goccia da 12 picolitri e dopo dieci anni è sempre un pilastro della nostra produzione – afferma orgoglioso Mal – è un mix di modernità e tradizione che a tutt’oggi non ha eguali». Il reparto dedicato ai materiali rigidi può poi contare su tecnologie flatbed di HP Scitex (incluso il primissimo modello UV, antesignano della FB7600), una Rho 1030 con carico e scarico automatico e una moltitudine di sistemi di finishing. Tra questi il primissimo esemplare di Elitron Kombo TAV con doppia testa di taglio, una Kongsberg XP24 con board feeder e una Zund G3 3XL. A completare le capacità di converting, unica concessione all’analogico, una fustellatrice Young Shin Giant 250. «Alta qualità dei prodotti e un servizio d’eccellenza sono il nostro marchio di fabbrica – sottolinea Mal – per questo adottiamo le tecnologie migliori e più automatizzate in tutti i reparti». Ma prima di lasciare il grande edificio in cui sono concentrati tutti i macchinari McGowan ci fa un’altra confessione: «A breve sposteremo la fustellatrice per fare posto a una nuova Massivit 3D 1800, con cui vogliamo offrire applicazioni di grande formato che possano abbinare cartone e grafica tridimensionale. In un mercato relativamente piccolo come quello irlandese, se vuoi vincere devi fare un po’ di tutto». Ultima sosta, prima di raggiungere la Nozomi, il grande reparto di prototipazione, dove un team di progettisti realizza mockup di espositori da terra e da banco, isole promozionali e progetti speciali. Qui gli operatori si avvalgono di postazioni ArtiosCAD e di due plotter da taglio dedicati. «Ogni giorno raccogliamo il brief del cliente, creiamo il concept, realizziamo il campione in bianco, lo testiamo, quindi lo mandiamo allo studio grafico che lo veste. Senza questo reparto, nessuna delle grandi macchine là fuori esisterebbe».

La single-pass che cambia la produzione di materiali POP

A dividere la sede storica di McGowan’s e l’edificio gemello dedicato al single-pass ci sono pochi metri e un prato ben rasato, che tuttavia segnano una linea di demarcazione epocale. Quella tra artigianalità e industria. Il nuovo reparto, infatti, non ha più gli spazi ben definiti, ovattati e climatizzati che caratterizzano le aziende di stampa digitale di tutto il mondo.

Vista laterale di Nozomi sul lato dedicato all’area di ispezione ed espulsione dei fogli scartati

È un capannone industriale, le cui (pur generose) dimensioni bastano appena a contenere la mole di Nozomi, che si allungherà ulteriormente con l’introduzione di un nuovo feeder ad alta pila. Nei due minuti necessari a percorrere l’intera linea inkjet, la prima cosa che ti colpisce è vedere la stampante EFI sfornare centinaia di display per il punto vendita di ottima qualità, caratterizzati da una finitura ultralucida. Ma la produzione dei display continua, minuto dopo minuto, e i nostri occhi sono tutti per Nozomi. L’unità installata da McGowan’s è per il momento dotata di un feeder a bassa capacità con presa dal basso, caricato continuamente da un operatore perché il buffer di fogli non si esaurisca.

L’area di carico di Nozomi, con l’alimentatore a bassa capacità con presa del foglio dal basso

«Ad oggi riteniamo ancora importante controllare otticamente la qualità dei fogli di cartone, ma entro un anno contiamo di automatizzare il carico con un board feeder ad alta pila, riducendo da tre a due gli operatori necessari al funzionamento della macchina» – chiarisce McGowan.

Il belt di uscita dalla stampante accompagna i fogli verso l’impilatore ad alta capacità

L’engine di stampa, dotato di pannelli touch per governare le funzionalità della stampante e gestire i lavori, è predisposto per installare fino a 7 barre di stampa per altrettanti canali colore. McGowan’s ha scelto una configurazione con CMYK, Orange e Violet. «L’esacromia non è necessaria per tutti i lavori, ma servendo un numero importante di grandi brand nel food, nel beverage e nella cosmesi, circa il 60% dei lavori include tinte Pantone – ci illustra soddisfatto Mc Gowan, mostrandoci alcuni fogli appena stampati – grazie ai colori aggiuntivi, alla qualità di stampa e alla finitura high gloss di Nozomi, otteniamo risultati che spesso sono migliori della stampa offset laminata con l’ondulato».

Mal McGowan ci mostra la qualità e la brillantezza delle stampe di Nozomi

Dopo la stampa, la sfida è automatizzare il workflow

Sebbene Nozomi sia in grado di produrre fino a 75 metri lineari al minuto, l’azienda irlandese ha sin qui scelto di lavorare a velocità più basse, non avendo ancora i volumi necessari a saturare la produttività della macchina, né la capacità di finishing adatta a gestire le migliaia di fogli/ora che Nozomi può sfornare. «Finché restiamo nel campo dei display, non ci serve sfruttare la massima produttività, e il business delle scatole è qualcosa che stiamo ancora esplorando, cercando partner che possano assorbire i nostri volumi di stampa e occuparsi del finishing» – spiega McGowan. Se già stampanti multi-pass molto veloci rischiano di mettere in crisi un reparto di taglio digitale, una produttività come quella di Nozomi rischia di creare enormi colli di bottiglia in un’azienda non strutturata per il converting. Per ovviare parzialmente a questa carenza, McGowan’s ha recentemente raddoppiato da due a quattro le sue linee di incollatura dei display, mentre sta selezionando partner esterni per la fustellatura. L’eccellente tenuta del registro sul singolo foglio e lungo la tiratura, inoltre, consente a McGowan’s di gestire i lavori stampati con Nozomi sia su cutter digitali che su fustellatrici tradizionali. Tornando alla qualità di stampa percepita, alla fine della visita abbiamo analizzato alcune commesse in fase di stampa e finitura, restando positivamente colpiti dalle tinte piatte, dalla totale assenza di banding e dai neri pieni e profondi prodotti dalla singlepass EFI. Così come ci ha stupiti la velocità nei cambi lavoro e il senso di confidenza degli operatori nell’interazione con i vari moduli di Nozomi. «Normalmente le nuove tecnologie necessitano di tempo per essere stabili e affidabili, noi dopo sei settimane dall’installazione abbiamo iniziato a produrre lavori su larga scala, senza più fermarci – sostiene McGowan – in 12 mesi non abbiamo mai avuto fermi macchina e siamo molto orgogliosi di questa tecnologia, che si sta rivelando davvero rivoluzionaria per il presente e per il futuro».

Formato XL e curing LED, così Nozomi strizza l’occhio al display graphics

Nozomi è una stampante inkjet single-pass progettata per stampare su fogli di cartone ondulato fino a 1.800 mm di larghezza per 3 metri di lunghezza, con uno spessore massimo di 35 mm. La qualità di stampa è elevata, considerata la risoluzione di 360x720 dpi, i quattro livelli di greyscale e le configurazioni colore che includono l’esacromia con Orange e Violet. La velocità massima è di 75 metri lineari al minuto, che nel massimo formato carta si traducono in oltre 7.200 m²/ora, sebbene la macchina possa alimentare una moltitudine di formati, con la possibilità di alimentare anche due pannelli affiancati sulla larghezza utile. Prima dell’engine di stampa è presente un’unità per la stesura del primer, che consente di controllare il dotgain e riduce l’assorbimento dell’inchiostro da parte del cartone. Tra i plus di Nozomi c’è il curing, eseguito con tecnologia LED, che riduce i consumi energetici e riduce lo stress termico del materiale.

Intervista a Mal McGowan

Fondatore e CEO McGowan’s Digital Print

“La verità è che io sono uno stampatore digitale. Non so nulla di stampa e non mi fossilizzo su comparazioni sterili. È la tecnologia a rendermi uno stampatore, non il contrario.”

Come nasce McGowan’s?

Verso la fine degli anni ’80 ho iniziato a stampare planimetrie per architetti e facevo fotocopie in bianco e nero. Poi, al Cebit, ho visto e acquistato la prima copiatrice a colori e ho iniziato a vendere fogli A4 a 2 sterline. Con l’avvento del Mac, poi, ho realizzato che facendo stampe a colori anziché fotocopie avrei potuto guadagnare il triplo.

Quando avete iniziato a fare sul serio nel printing?

Ho negoziato la prima Indigo nel 1995, con Benny Landa. Parallelamente abbiamo acquisito le prime stampanti inkjet e la prima Durst Lambda. In quegli anni Inca stava lanciando la sua Eagle, e noi installato la seconda al mondo. Poi è venuta Inca Columbia, quindi Agfa M-Press, HP Scitex, Durst. Vogliamo solo tecnologie all’avanguardia e per questo abbiamo iniziato a trattare per Nozomi ancora prima che EFI ne terminasse lo sviluppo. Eppure non è una macchina per la comunicazione visiva... È vero, ma ne abbiamo compreso subito il potenziale. Altri costruttori stanno sviluppando macchine single-pass per il packaging, mentre Nozomi, con 180 cm di luce, mi apre due scenari. Uno è l’industrializzazione dei display, l’altro è quello delle scatole e dell’ondulato.

Qual è il potenziale nel POP?

Ci sono progetti di espositori in ondulato che prima ci erano inibiti. Per esempio ora stiamo realizzando 6.500 espositori in differenti lingue per un grande brand. Un lavoro che solo una tecnologia come Nozomi consente di realizzare con profitto e in modo efficace.

Un bel cambio di paradigma…

È il più grande cambiamento che ho visto negli ultimi dieci anni. Abbiamo iniziato con una flatbed che faceva 8 fogli/ora. La successiva ne produceva 14 ed M-Press ci ha proiettati nella fascia dei 120/140. Ora, in un singolo step evolutivo, siamo a 5.600 fogli/ora.

Il bilancio dopo un anno?

Per il 2018 avevamo un target di crescita di 2 milioni di euro, ma a fine giugno eravamo già a 1,3 milioni. Significa che ci avvicineremo ai 3 milioni, per lo più afferenti ai nuovi volumi generati da Nozomi.

Sono tutti lavori nuovi?

Collaboravamo con aziende di laminazione offset, con cui ora siamo in competizione. Ma è naturale, e se vuoi crescere non hai molte alternative. Puoi fare acquisizioni, oppure comprare tecnologia, creare volumi e far crescere l’azienda. Oggi abbiamo un fatturato di circa 18 milioni, ma puntiamo ai 24 nel prossimo anno, per lo più grazie a Nozomi. Oggi lavoriamo su un turno di 6 ore, ma a breve partiremo con il secondo e contiamo di arrivare a due turni pieni in meno di due anni.

A quando una seconda Nozomi?

Intendiamo rivedere la situazione entro un anno, ma l’obiettivo è avere una macchina per il packaging e una per i materiali POP.

Pensi che l’UV curable sia la chimica ottimale?

Il waterbased potrà dare risposte valide nel packaging, ma l’UV è l’unica chimica che ci apre le porte di entrambi i mercati.

E i costi di produzione? Quanto Nozomi vi rende competitivi?

Lottiamo per competere con l’offset e con la flexo, questo è vero. Ma la verità è che io sono uno stampatore digitale. Non so nulla di stampa e non mi fossilizzo su comparazioni sterili. È la tecnologia a rendermi uno stampatore, non il contrario. Credo fermamente nella filosofia di Benny Landa, e aggiungerei che è sempre più vera anche nel packaging. Se il mio brand può avere una scatola a quattro colori, perché dovrei limitarmi a uno o due?

Eppure c’è sempre una tecnologia tradizionale con cui competere…

Quando abbiamo iniziato col flatbed eravamo una piccola azienda irlandese circondata da serigrafi, che ridevano della nostra pazza scelta di acquistare una Inca Eagle. Quando abbiamo comprato M- Press, poi, dicevano che non avrebbe funzionato. Oggi in Irlanda non c’è più neanche un’azienda serigrafica che stampa per il punto vendita, e noi siamo diventati il numero uno nel paese in questo settore. La serigrafia era probabilmente la tecnologia più economica, ma non esiste più perché la gente vuole la flessibilità del digitale. Non puoi fermare la tecnologia che cambia il mercato. Saranno le persone ad adattarsi.

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