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Il nuovo mercato cuore pulsante della città
Fig. 4 Charles Fowler, Hungerford Market, 1830-1833, Londra, vista della corte interna, incisione (Collezione privata).
copertura sarà il tema che più connoterà la metamorfosi degli stessi mercati, segnandone l’evoluzione dall’utilizzo del legno a quello del ferro fino al cemento armato, al fine di ottenere spazi sempre più liberi come piazze contrastando nel contempo il problema degli incendi, mentre la trasformazione del commercio condurrà alla crisi della tipologia architettonica. L’idea che si volessero realizzare delle piazze coperte parrebbe confermata dalla presenza di fontane e dell’orologio a sottolineare l’importanza del luogo, valorizzando l’immagine del mercato come bene pubblico. I mercati coperti si imporranno come un fenomeno non solo economico, ma anche socioculturale. Nell’adesione al linguaggio espressivo delle stazioni, un prodotto della società borghese ottocentesca, i mercati in ferro e vetro si affermeranno quale espressione della stessa identità sociale, con effetti dirompenti sulle città europee al pari delle stazioni.
Il nuovo mercato cuore pulsante della città Inserito in un sistema integrato di servizi pubblici, essenziali per il buon funzionamento di un moderno organismo urbano, come i mattatoi, i mercati del bestiame, la cinta daziaria e la rete ferroviaria, il mercato coperto serve loro da appoggio, mentre a seconda della loro ubicazione essi possono condizionare la sua efficienza. A questo proposito, il nuovo edificio può comportare un ripensamento dell’insieme delle attrezzature urbane, ma difficilmente assumerà una posizione che non sia sistemica rispetto alla stazione, quando l’importanza del treno per i trasporti e i rifornimenti sta ormai surclassando quella degli altri mezzi di comunicazione. Elemento urbano imprescindibile, il mercato coperto non può essere studiato a prescindere dallo spazio urbano che occupa. Anche se compare in modo puntiforme, la nuova costruzione presuppone un piano articolato di opere pubbliche che riguardano i nuovi
impianti a rete (acqua, gas, fognature) e la viabilità, con l’apertura di strade e piazze per favorirne l’accesso, il funzionamento e l’identificazione, fungendo da catalizzatore di più estesi programmi infrastrutturali. In questa accezione il nuovo mercato può essere considerato fra i più importanti veicoli del riordinamento della città ottocentesca, di cui misura al pari di un termometro le condizioni, lo stato dell’economia e quindi il benessere, servendo anche da strumento di propaganda politica14 . La moderna tipologia architettonica, in quanto sistema razionale di distribuzione del cibo, nonché occasione di sviluppo del comparto urbano, acquista un significato più complesso rispetto al passato, quale riflesso della maggiore complessità della società che l’ha ideata e diffusa per assolvere a una molteplicità di funzioni: sociali, economiche, urbanistiche e di rappresentatività politica. Così si spiegano le attenzioni riservate ai nuovi mercati dai governi locali, che avvertono la necessità di programmare le architetture di servizio, progettandole secondo regole che sfruttano le teorie dell’«ingegneria-sanitaria» applicate alla città e si avvalgono di professionisti esperti nel campo della scienza e della tecnica delle costruzioni. Materiali quali il ferro, la ghisa, il vetro richiedono un’elaborazione progettuale basata sul calcolo e sulla produzione standardizzata degli elementi e, in abbinamento alla muratura, permettono di realizzare nei tempi prescritti dai piani spazi più grandi e funzionali, dove aria e luce circolano in abbondanza, mentre il flusso di alimenti, persone e denaro è protetto e regolato, fornendo l’occasione di attuare politiche diverse da quelle vigenti nel processo di uniformazione legislativa. Il progetto si estende dalla scala architettonica a quella urbanistica, coinvolgendo gli spazi limitrofi nel tentativo di rendere più moderno e ordinato lo stesso organismo urbano. Nel dinamismo che connota la città del secondo Ottocento, i mercati coperti si affrancano dalla parcellizzazione urbana per procurarsi quella libertà di sviluppo funzionale all’attuazione del «programma»: attraverso demolizioni, rettificazioni e allineamenti si introdurranno nuovi poli di regolarità, per i quali si assiste al fenomeno – caratteristico dei servizi – definito ‘insularizzazione’ e associato alle teorie della ‘medicalizzazione’ dello spazio urbano15. La costruzione di un nuovo mercato deve di fatto circoscrivere il commercio alimentare in un luogo chiuso, vigilato e identificabile, per il quale essenziale diventa il problema dell’habitat inteso in una prospettiva sanitaria, supportata dalle inchieste, da cui scaturirà la progettazione di ambienti spaziosi, ventilati e luminosi, caratterizzati dalla disposizione logica di tutti i servizi. Il fine è quello di combattere il ‘buio’, dove albergano il disordine, lo sporco e il malaffare, condizioni inconciliabili – in pieno clima positivista – con quelle di «ordine», «igiene» e «decoro» richieste dalle borghesie europee a partire da quella francese. Nell’esigenza per i nuovi spazi commerciali di sviluppare redditività, il problema igienico acquista un valore sociale ed economico finendo per dominare la gestione delle questioni urbane.
14 Nella sterminata letteratura sul XIX secolo abbiamo scelto un taglio storiografico che privilegia gli studi di storia urbana focalizzati sui mercati coperti, un tema che per quanto riguarda la città preindustriale ha approfondito D. Calabi, Il mercato e la città. Piazze, strade, architetture d’Europa in età moderna, Marsilio, Venezia 1993. 15 Attraverso l’igiene si introducono nuovi strumenti di analisi e di intervento che adotteranno termini presi a prestito anche dalle scienze mediche, come corpo, cuore, membra, gangli, e poi sventramenti, risanamenti.