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Un difficile avvio commerciale nel dissesto finanziario del Comune
di 85.000 lire in più di quella già accollata), quello in legno risulta più economico (giacché la spesa rientra nei limiti). La Giunta sceglierà le botteghe con intelaiatura lignea stabilendo che l’impresa accollataria ne realizzi prima un prototipo128 . In autunno la Giunta delibera che all’Uffizio d’Arte e al soprintendente Violi sia dato incarico di prendere in consegna definitiva il mercato di Sant’Ambrogio, per poi stilarne il certificato e restituire all’impresa Guppy il deposito di cauzione, quando si procederà alla liquidazione dei lavori di costruzione del padiglione in Santa Croce: 252.909,65 lire, da cui si tolgono 214.645,79 lire (per acconti già pagati), per un totale di 38.263,86 lire. Saldati i due mercati succursali, la Giunta approva lo stanziamento di 65.225,62 lire per i lavori eseguiti in quello Centrale. Compiuto un primo sopralluogo nel nuovo mercato principale gli ingegneri Del Sarto e Cantagalli chiedono alcune delucidazioni, prima di adempiere al collaudo sulla scorta del Progetto Mengoni, avendo rilevato ulteriori varianti: la modifica delle prescrizioni del contratto di accollo riguardo alla distribuzione dell’acqua all’interno dell’edificio; la soppressione del montacarichi e della fornitura dei banchi e della suppellettile mobile; la sostituzione parziale del marmo al legno, oltre alla chiusura dei fronti delle botteghe con persiane. La Giunta approva il collaudo e la consegna provvisoria della struttura deliberando sullo stanziamento a favore dell’impresa di 83.230,56 lire (15 febbraio 1876). Da un certificato degli ingegneri Del Sarto e Rimediotti risulta che il pagamento finale, comprensivo dei certificati già rilasciati, ammonterà alla cifra di 1.561.393,91 lire. L’atto del verbale di collaudo definitivo del nuovo mercato Centrale data 1o maggio 1876. La Giunta delibera sulla restituzione all’impresario del deposito di cauzione129, mentre il Consiglio comunale stabilirà di rinviarne l’apertura al 1o maggio dell’anno successivo. L’apertura ufficiale del mercato Centrale continuerà a essere rinviata fino a quando non si decreterà la chiusura di quello Vecchio (1881), ravvisando nella scelta di trasferire l’antico mercato la causa prioritaria del mancato successo del programma.
Un difficile avvio commerciale nel dissesto finanziario del Comune Nella relazione di Peruzzi del 1877 sull’«Affare Mercati»130 si riepiloga lo stato dell’arte e si circostanziano le ragioni della mancata attivazione di quello Centrale, ascrivibili alla ferma opposizione degli esercenti del Mercato Vecchio a trasferirsi nella nuova struttura: «Sarebbe stato forse miglior consiglio il costruire come a Parigi ed altrove il Mercato nuovo sull’area del vecchio ma a questo ormai non si rimedia». L’unico mezzo resta l’esproprio per evitare che aprendo il nuovo mercato si ripeta a grande scala quanto si è già verificato per quello di Sant’Ambrogio, «che conviene mantenere, custodire, ripulire, illuminare, senza che sia possibile percipere pigione dai pochi venditori che ci han preso stanza con mediocre sì ma loro profitto». Al contrario, si ritiene che entro un certo numero di anni il Comune
128 Ivi, 29 maggio 1874. 129 Ivi, 20 giugno 1876. 130 Ivi, 22 febbraio 1877: Tesi di Dottorato, Appendice documentaria, 12, pp.337-344.
potrà godere di un mercato «prospero e rigoglioso», potendo contare su un rinnovato centro urbano, dove strade larghe e fiancheggiate da moderni caseggiati giustificheranno una rendita maggiore. Il Consiglio comunale prorogherà ancora l’attivazione del mercato Centrale, deliberando sulle disposizioni di massima per i lavori di «riordinamento del Centro»131 . Il mercato di San Frediano, praticamente inutilizzato per la vendita di commestibili, ospiterà un’esposizione di pittura della Società Donatello132 . Le dimissioni del Sindaco Peruzzi (15 maggio 1878) e il successivo tracollo finanziario del Comune, che non riesce a superare la crisi innescata dal trasferimento della capitale, lasceranno in sospeso la questione economica dei mercati, poiché l’Amministrazione comunale non sarà in grado di saldare il mutuo contratto con la Cassa di Risparmio133 a dispetto dei solidi rapporti che legano i rispettivi vertici, come si apprende anche da una lettera inviata al «Carissimo Ubaldino» dal presidente dell’istituto di credito Covoni, dispiaciuto delle sue dimissioni:
[…] Il gentile ed affettuoso tuo biglietto di questa mattina, mi è una nuova dimostrazione della tua amicizia e benevolenza verso di me, e come tale mi giunge oltremodo gradito. In questi anni e non son pochi, nei quali abbiamo avuto comuni le fatiche e le angustiose sollecitudini per l’Amministrazione Comunale, era per me non lieve compenso l’esserti continuamente vicino, e la consuetudine di una amicizia che data fino dalla prima nostra gioventù. Spero che a questa non verremo meno anche fuori dal palazzo vecchio, e le cordiali relazioni nostre non saranno per i cessati uffici meno frequenti di quello che sieno state fino adesso. Ti ringrazio di cuore e mi ripeto
Affezionatissimo Amico Mario Covoni134 .
Più avanti lo stesso Covoni annoterà: «Quanto a Firenze, le sorti sue decaddero, siccome io avevo nel Libro dei miei Ricordi preveduto, a poco a poco dal 1871 in poi fino a che nel 1878 la catastrofe avvenne. Firenze a guisa di un Banchiere fallito, sospese i pagamenti. E fu allora che dopo aver resistito coraggiosamente fino in fondo, il Peruzzi Sindaco e Noi altri Assessori e Consiglieri del Comune ci dimettemmo dall’ufficio, e il Governo mandò un Commissario Regio»135 . L’8 gennaio 1879 il Consiglio d’amministrazione della Cassa di Risparmio di Firenze delibera di autorizzare il Direttore ad accettare la proposta del Comune (30 dicembre 1878) – «nella quale sono esposti primariamente gli studi che si andrebbero a iniziare per una proficua attivazione dei Mercati
131 ASFi, Prefettura di Firenze 1865-1952, Protocollo Generale: f. 59, n. 7162 (ottobre 1874); f. 65, n. 6632 (agosto 1875); f. 105, n. 6057 (luglio 1876); f. 111, n. 2128 (marzo 1877). 132 Atti del Consiglio Comunale di Firenze per l’anno 1880, Tip. di Mariano Ricci, Firenze 1885, Ad. 2 luglio 1880, pp. 473-474. 133 Atti del Consiglio Comunale di Firenze dell’anno 1877-78, Coi Tipi di M. Cellini e C., Firenze 1883, Ad. 5 aprile 1878, pp. 766-806: il Municipio sospende e proroga il pagamento delle rate in scadenza del suo debito (Allegati C e D). Cfr. G. Martini Bernardi, La Cassa Centrale di Risparmi e Depositi di Firenze e sue affigliate dall’anno di sua fondazione a tutto il 1889. Notizie e documenti editi ed inediti esistenti nell’Archivio della Centrale preceduti da alcuni brevi cenni storici sulla origine della istituzione, Pei Tipi di Salvadore Landi, Firenze 1890, vol. II, pp. 238 ss. 134 BNCF, U. Peruzzi, Appendice, IX, 47. Lettera di Mario Covoni Girolami a Ubaldino Peruzzi, s.l., 17 maggio 1878, inedita. 135 M. Covoni Girolami, Ricordi e memorie di un personaggio fiorentino, con introduzione e note di L. Ginori Lisci, Cassa di risparmio di Firenze, Firenze 1981, vol. II, p. 382.
Centrale e Succursali […] indicante l’esercizio che ne verrebbe assunto da una privata Società con una partecipazione ad una quota degli utili» –, purché si preservino le garanzie dell’Istituto nei confronti del Municipio disposte con il rogito Guerri del 16 agosto 1877136, «nella parte che stabilì la cessione alla Cassa di tutte le pigioni e rendite patrimoniali municipali»137. Da un’altra relazione si apprende infatti che «i nuovi Mercati delle vettovaglie sono diventati oggi difficilmente utilizzabili, tantoché le corrispondenti ipoteche costituiscono per la Cassa una garanzia di gran lunga insufficiente al bisogno», anche perché «i Poteri dello Stato sanno, quale improvvisa emigrazione si determinasse nel 1870 a carico della città, e sanno anche, quale insieme di provvedimenti edilizii si dovesse ricollegare coll’apertura dei nuovi Mercati al servizio del pubblico» (21 gennaio 1879)138, alludendo al «riordinamento del Centro di Firenze», previsto dal piano regolatore del 1866 e mai attuato per trasferire il vecchio mercato. Invece, a distanza di pochi mesi lo stesso Consiglio raccomanderà alla direzione e ai legali della Cassa di Risparmio di procedere oltre nella causa col Comune:
[…] Occasionalmente al suo intervento alla presente adunanza, il Signore avvocato Ciaranfi ricorda il punto al quale è stata condotta la vertenza pendente col Municipio di Firenze, sulla impugnata validità della Inscrizione ipotecaria accesa sui Mercati delle Vettovaglie e fabbricati annessi, a garanzia dell’Imprestito oggi ridotto a due milioni di Lire, emergente dal rogito Guerri del 3 Agosto 1870, mentre infatti innanzi al Tribunale Civile la Cassa riportò completa vittoria in conformità della sua dimanda, quella sentenza di prima istanza per la parte relativa ai locali dei Mercati che si asseriscono destinati al servizio pubblico, e come tali si sostengono intangibili dalle azioni dei creditori, è stata appellata dal Commissario Straordinario, senza che finora il giudizio di appello abbia avuto alcun seguito, stante accordi interceduti in via amministrativa tra la Direzione e la Rappresentanza Municipale139 .
La liquidazione dei beni immobili del Comune sarà approvata col regio decreto dell’8 aprile 1880, stabilendo che la Cassa debba ricevere «in pagamento i beni fino a concorrenza di L. 1.950.000 dei suoi crediti ipotecarii»140. Essendo i nuovi mercati «destinati al servizio pubblico» potranno essere ceduti solo i due fabbricati annessi al mercato Centrale141 . La questione del «riordinamento del Centro», prioritaria per la riuscita dei nuovi mercati, comincerà a essere dibattuta in Consiglio comunale dal maggio del 1881142! Nel corso dell’estate si apprende che la Giunta ha concentrato in quello succursale di Sant’Ambrogio «il mercato all’ingrosso delle erbe e delle frutta» e ha trasferito in quello Centrale «il mercato delle
136 ASFi, Notarile Postunitario, Atti originali (nn.5108-5195), 16 agosto 1877. 137 ASCRFi, Cassa Centrale di Risparmi e Depositi di Firenze, Delibere del Consiglio d’amministrazione e dell’Assemblea dei soci, Vol. 860 (1879), Ad. 8 gennaio 1879. 138 Martini Bernardi, La Cassa Centrale di Risparmi e Depositi di Firenze, cit., vol. II, pp. 277-280. 139 ASCRFi, Cassa Centrale di Risparmi e Depositi di Firenze, Delibere del Consiglio d’amministrazione e dell’Assemblea dei soci, Vol. 860 (1879), Ad. 25 aprile 1879. 140 Martini Bernardi, La Cassa Centrale di Risparmi e Depositi di Firenze, cit., vol. II, p. 307. 141 ASCRFi, Cassa Centrale di Risparmi e Depositi di Firenze, Stato di Consistenza del Fabbricato con Portico prospicente in Piazza del Mercato o Via Chiara, Via dell’Ariento e Via Sant’Antonino e Borgo la Noce, 9 e Stato di Consistenza dello Stabile con loggiati prospiciente sulle Vie dell’Ariento, Panicale e Via Chiara e dello Stabile in Via Nazionale N.o 20 e 22. 142 Atti del Consiglio Comunale di Firenze per l’anno 1881, Tip. Editrice del Fieramosca, Firenze 1885, Ad. 24 maggio 1881, pp. 156-157.
uova, del pollame, degli agnelli, ecc.». Nel contempo, informando della prossima apertura ufficiale del mercato principale, fissata per il 1o novembre, si comunica la necessità di eseguire in esso «una doppia serie di lavori, cioè la costruzione di una tettoia in ferro all’esterno dal lato di Via Chiara per collocarvi i friggitori, i cuocitori d’erbe, i pesciaiuoli al minuto ed altri, e la modificazione della navata centrale del Mercato, per diminuire il calore sostituendo alla copertura in metallo e cristalli, una in legname»; si aggiunge come la spesa per entrambi gli interventi sia pari a 12.126,76 lire per la pensilina («constante di 17 portichetti» e sostenuta da armatura in ferro e colonne in ghisa), e a 24.855,93 lire per la variante alla copertura, e come la ristrettezza dei tempi esiga un accollo dei lavori a trattativa privata. La demolizione e ricostruzione del lucernario centrale prevede la sostituzione del piano dei cavalletti con un’apertura costituita da un assito di legno con bandone di ferro ondulato, zincato e distante venti centimetri dal tavolato143 . Dalla seduta Consiliare del 2 dicembre 1881 si apprende dell’avvenuto trasferimento dell’antico mercato nel nuovo edificio in San Lorenzo e dell’urgenza di procedere con le demolizioni delle baracche nel Mercato Vecchio, «sia per ragioni di pubblica sicurezza, che d’igiene e moralità», liquidando le indennità in via amichevole o pregiudiziale in forza della legge sull’esproprio per causa pubblica144 . Sull’ormai improcrastinabile risanamento di Mercato Vecchio con il «canchero» del Ghetto la nota inchiesta del giornalista Giulio Piccini (alias Jarro), uscita prima in forma di articoli (dal 1881), sembrò giustificare in certo modo le decisioni politiche: «L’aver distrutto l’antico Centro di Firenze fu la più bella tra le opere compiute in servigio della cospicua città, nel secolo»145 . A distanza di un decennio Boldi registrerà che i «mercati succursali sono pochissimo frequentati, tantoché si parla di chiudere quello di san Frediano per destinare il locale ad altri usi. Del resto, le strade circonvicine, sono esse stesse altrettanti mercati», a rimarcare quel fenomeno diffuso – non solo italiano – spesso alla base dell’insuccesso di molte strutture coperte. Riguardo al mercato Centrale Boldi riferisce come lo stesso sia invece assai frequentato, aggiungendo che sono serviti dieci anni di esercizio per ottenere «il desiderato incremento», e chiosando che forse non sarebbero bastati se non si fosse migliorata l’opera mengoniana con opportune modifiche146. Quelle modifiche che ancora oggi si possono leggere all’esterno confrontandole con i disegni che restano del Progetto Mengoni, mentre l’interno è stato profondamente alterato negli anni Settanta del Novecento, quando si paventò la prospettiva che Parigi tornasse a essere un modello dopo la distruzione delle Halles.
143Ivi, Ad. 18 agosto 1881, pp. 278-280. 144 Ivi, Ad. 2 dicembre 1881, pp. 386-388. 145 G. Piccini, Firenze sotterranea. Appunti, Ricordi, Descrizioni, Bozzetti, Bemporad, Firenze 1900 (prima ediz. Mariano Ricci 1884, dedicata a Peruzzi per avere ordinato da Sindaco un’inchiesta sulle miserie della città (1876), rimasta senza esito), p. XXIII. Sulla vicenda S. Fei, Firenze 1881-1898: la grande operazione urbanistica, Officina, Roma 1977. 146 Boldi, Per i mercati coperti, cit., pp. 89 ss.
Fig. 73 Mercato Centrale di San Lorenzo, vista dal portico di via Panicale (Uta Rüster 2018).
quando non si sente osservato, il xix secolo diventa audace
Sigfried Giedion
per il resto, nessuna età ha mai nascosto più tenacemente i suoi meriti
Eric J. Hobsbawm
Si procede ora all’analisi degli aspetti compositivi, espressivi e tecnico-materici dei singoli organismi architettonici, ricordando che il mercato di San Frediano nell’Oltrarno è stato demolito. In particolare si esaminano gli edifici realizzati sulla base del progetto di Mengoni e delle modifiche apportate in corso d’opera contro il suo parere, perché quelli furono i mercati realmente costruiti e rimasti in funzione come tali per un secolo. Il fine è quello di fornire una lettura approfondita dei nuovi mercati fiorentini con speciale riguardo per quello Centrale, a cui non era mai stata dedicata una monografia, per contribuire alla conoscenza della storia della città e di una delle opere più rappresentative del suo processo di modernizzazione, presenza dinamica e distintiva nel grande palinsesto urbano nonché paradigma del rinnovamento dell’architettura italiana dell’Ottocento. Quando nei primi anni Settanta del Novecento la demolizione delle Halles di Parigi testimoniava il tramonto dei mercati in ferro e vetro nei paesi occidentali più avanzati, a Firenze si avviavano i primi restauri delle strutture mengoniane ad attestare la vitalità delle architetture metalliche ottocentesche, capaci di risorgere dopo un periodo di oblio. La parte conclusiva offre uno sguardo sulle vicende più recenti del mercato Centrale di San Lorenzo avvalendosi di documentazione (anche iconografica) in gran parte inedita.