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Milano

Giordano Bruno (1934) in un edificio prossimo alla ferrovia, situato nella zona di espansione meridionale interessata da un marcato sviluppo industriale24, come si verificherà anche nelle città di Milano, Roma e a Firenze dove, a seguito di una lunga gestazione, si costruirà il mercato di Novoli (1955-1960) con le forme avveniristiche della tettoia dei produttori e delle pensiline gemelle a copertura dei piani caricatori, per le quali si adotta la moderna tecnica della precompressione.

Milano Negli anni postunitari, il quadro di una città dinamica e cosmopolita come Milano appare inaspettatamente arretrato, benché l’espansione urbana e la consapevolezza dei nessi tra cibo e igiene abbiano indotto la Municipalità ad assumersi nuove responsabilità25. Nel riordino delle attrezzature destinate all’approvvigionamento urbano si provvede, infatti, sia all’apertura del primo macello pubblico (1863) – seguito dal mercato del bestiame (1892) – raccordato al vicino scalo ferroviario di porta Ticinese, sia alla regolamentazione della vendita dei commestibili con la costruzione dei primi mercati coperti al dettaglio. Interventi che si rivelano tuttavia insufficienti per i bisogni di una città moderna, quale è Milano, rendendo vano qualsiasi parallelo con quanto si va realizzando in altri contesti non solo europei ma anche italiani, mentre la questione dei mercati all’ingrosso non viene neppure sollevata. I nuovi mercati di generi alimentari sono due: entrambi di modeste dimensioni, assicurano circa 60 postazioni in piazza Vetra, dove sono costruiti su progetto dell’architetto Enrico Terzaghi26 nel 1862 e nel 1866 – anni nei quali Mengoni è impegnato nei lavori di riordinamento di piazza del Duomo e della Galleria, il cantiere più importante della città e in quel momento del Regno. Il primo mercato, riservato alla vendita di frutta, ortaggi e pesce, consisteva in una lunga tettoia metallica aperta sui lati (57,50 x 10 x 5,80 m al colmo), cui erano aggiunti un piano sotterraneo e due padiglioni ottagonali in muratura e pietra agli estremi, a coprire una superficie di circa 600 mq. Il secondo, destinato ai latticini, era composto da un fabbricato a pianta rettangolare smussata sempre in muratura e pietra (contenente locali, magazzini, ghiacciaia e cantina), con ali laterali e verande in ferro, per una superficie di 900 mq. Presso il Foro Bonaparte si realizzerà un terzo mercato (1873), su progetto dell’ingegnere dell’Ufficio tecnico Agostino Nazari e di Eugenio Saldarini27. Collocato in uno spazio quadrato di 52,50 m di lato, l’edificio occupava una superficie di circa 2.700 mq, di cui 570 mq erano assegnati a quattro cortili coperti, destinati agli avventizi e separati fra loro da larghe corsie, sempre coperte, riservate agli oltre 150 posteggi fissi, con ingressi distinti; corredato di locali su due piani per gli uffici e il

24 G. Montanari, Interventi urbani e architetture pubbliche negli anni Trenta. Il caso del Piemonte, Clut, Torino 1992, pp. 65-68. 25 De Pieri, Mercados cubiertos en la Italia liberal, cit., pp. 209-216. Cfr. G. Rumi, A.C. Buratti, A. Cova, Milano nell’Unità nazionale, 1860-1898, Cariplo, Milano 1991. 26 M.P. Belski, 1860-1918: Milano cresce, Firenze Libri, Firenze 1995, pp. 422-423. 27 Ivi, pp. 364-365 (Agostino Nazari) e pp. 389-390 (Eugenio Saldarini). E. Saldarini, Mercati coperti, in Collegio degli ingegneri ed architetti di Milano (a cura di), Milano tecnica: dal 1859 al 1884, L’Archivolto, Milano 1988, pp. 411-414 (rist. anast. 1885), dove si sottolineano i vantaggi economici e funzionali delle soluzioni in muratura.

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