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Risvolti inediti dalle carte di Ubaldino Peruzzi
per causa pubblica. Nuove risorse documentali hanno aperto inediti percorsi di ricerca concernenti i molteplici legami con cui si tesse l’articolata vicenda dei nuovi mercati fiorentini, dalla quale scaturirà una diversa organizzazione commerciale, i cui nodi si collocano in stretta relazione con le direttive di espansione urbana nel più ampio contesto della nascita di un moderno organismo infrastrutturale, che, proprio in riferimento alle nuove attrezzature pubbliche, comprenderà ad esempio il miglioramento e l’estensione della rete fognaria. Emergerà come il sistema dei nuovi mercati coperti in parte si ponga su una linea di continuità e in parte crei uno iato rispetto all’assetto precedente, stabilizzatosi a partire dal XIV secolo e rimasto poi sostanzialmente invariato, tranne per il consolidarsi di alcune direttrici privilegiate. Fino agli anni di Firenze capitale, di fatto, per quanto ciascuno di quei comparti urbani fosse segnato dalla presenza di botteghe e di mercati all’aperto, il centro del commercio fiorentino era rimasto il Mercato Vecchio (fig. 27), l’antico «ventre di Firenze» per parafrasare Zola81:
[…] L’antica e grandiosa piazza del Mercato Vecchio era il centro della vita pubblica e del commercio, della ricchezza e della potenza, ove tutti convenivano in quanto erano costretti a passarvi, perché ad una delle estremità della piazza s’incrociavano le due strade principali, o meglio le due arterie vitali di Firenze fin dal tempo della città romana82 .
Solo dopo si darà vita a un moderno sistema di nuovi spazi commerciali, organizzato per entrambe le ripartizioni urbane divise dall’Arno (fig. 28).
Risvolti inediti dalle carte di Ubaldino Peruzzi Grazie a nuove fonti è stato possibile chiarire alcuni aspetti ancora incerti della questione dei mercati fiorentini, a partire da quelli cronologici. Dall’analisi è poi emerso come il programma di un sistema di mercati coperti, attuato dalla Municipalità, possa in realtà considerarsi l’esito di un duplice apporto, riconducibile a due figure rilevanti nel panorama architettonico toscano dell’Ottocento: Giuseppe Martelli e Giuseppe Poggi. I loro contributi, tuttavia, non avrebbero trovato riscontro in un piano se gli organi di governo della città e parte della classe dirigente – i moderati della Destra storica, i veri protagonisti di Firenze capitale – non avessero condiviso le loro idee, assicurandone la fattibilità, come trapela dal carteggio di Peruzzi83, che in più occasioni ha dimostrato di essere il deus ex machina dell’operazione. Si tratta di corrispondenze poco indagate dagli storici in relazione alle dinamiche interne alla nuova amministrazione (se non per i rapporti fra i membri della ‘consorteria toscana’ su temi di interesse nazionale) e, per quanto concerne alcuni personaggi della vicenda in esame, addirittura mai esplorate. Invece la loro lettura si è rivelata illuminante, non solo per capire molti degli intrecci che si celano dietro importanti deliberazioni comunali, ma anche per distinguere i diversi livelli di amicizia
81 L’espressione fu usata per Firenze da G. Conti, Firenze vecchia, Bemporad, Firenze 1899, p. 426. 82 I. Viali, I “Mercati” di Firenze, «Rassegna del Comune di Firenze», 11 (1932), pp. 21-25: 22. 83 BNCF, U. Peruzzi e Appendice, vedi P. Panedigrano, C. Pinzauti, Le carte Ubaldino Peruzzi nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, «Rassegna Storica Toscana», 34 (1988), pp. 109-153, 335-369; 35 (1989), pp. 225-251; 36 (1990), pp. 139-168, 321350; 37 (1991), pp. 115-137, 255-301; 38 (1992), pp. 97-154.
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Fig. 28 Vittorio Romanelli, Pianta di Firenze con la cinta daziaria ed i nuovi quartieri secondo il piano regolatore di ampliamento dedicata al Comm.re Ubaldino Peruzzi Sindaco di Firenze, 1872, siderografia, 69,5 x 89,5 cm (Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, fld0001223z_p). 1 2 3
Mercato di San Lorenzo Mercato di Sant'Ambrogio Mercato di San Frediano (demolito)
che legano taluni dei mittenti alla figura chiave di Peruzzi, «il Sindaco di Firenze» ancor prima di assumerne l’incarico. Emergerà come Martelli e Poggi siano fra i pochi eletti a rivolgersi a lui in tono confidenziale, alternando con naturalezza questioni di lavoro a fatti personali che evidenziano continuità e solidità dei rapporti, mentre distacco e formalità caratterizzano le missive dell’ingegnere capo dell’Uffizio d’Arte, Luigi Del Sarto, e del suo più strenuo sostenitore in Consiglio comunale, Enrico Presenti84, il quale si rivelerà fra i più ostili oppositori di Giuseppe Mengoni. Entrambi gli architetti potevano poi vantare altre amicizie influenti. Il più giovane Poggi poteva considerarsi a pieno titolo l’architetto dell’élite fiorentina e agli inizi della professione aveva collaborato come perito giudiziale del Tribunale con l’amico e collega Felice Francolini, che risulterà membro di tutte le commissioni per lo studio di un nuovo mercato istituite in seno al Consiglio comunale fin dall’avvio concreto della vicenda. Il più anziano collega Martelli, oltre a godere della stima di Peruzzi, con il quale aveva già collaborato al programma per due mercati coperti a Livorno e a Firenze, occupandosi di allestire la sede della prima esposizione nazionale quando costui era ministro dei Lavori Pubblici, era stato collaboratore di Luigi de Cambray Digny, architetto fra i più autorevoli nell’ambiente culturale fiorentino della Restaurazione, a cui spetta il merito di aver affrontato per primo – da gonfaloniere – la questione di un nuovo mercato centrale, commissionandone lo studio all’ex allievo prediletto. Ma Cambray Digny era anche il padre del politico forse più vicino a Ubaldino, quel Luigi Guglielmo che già all’indomani dei primi provvedimenti consiliari sui lavori da farsi per il trasferimento della capitale si affida ai consigli dell’amico Peruzzi, riconfermandone l’indiscussa «autorità» non appena riceve la nomina di gonfaloniere della città:
[…] Caro Ubaldino, non ti nascondo che le difficoltà sono molte, e che in questa faccenda io conto molto sopra di te. Intendi bene che non mi sgomento, e che anzi, mi sento pieno di coraggio e di buon volere, e spero di riuscire a cambiare in pochi mesi la faccia delle cose: ma non mi dissimulo le resistenze che incontrerò, e spero che la tua autorità sul Consiglio e sul paese mi verrà in ajuto85 .
Nomina che forse la comunità fiorentina avrebbe già affidato a Peruzzi, apprezzandone l’«Ars Artium, hominum gubernatio» fin dalla sua prima esperienza di gonfaloniere86:
[…] É una disgrazia che Firenze non abbia in questo momento il Gonfaloniere, che sia persona di Autorità e d’iniziativa. Quel posto dovresti coprirlo Te verso cui convergono i desiderii dei Cittadini. Non credo che reputerai posizione troppo umile quella di rappresentare Firenze ed io penso che per la nostra Città sarebbe una fortuna.
84 I due ingegneri risultano affiliati alla loggia Concordia di Firenze, vedi C. Cresti, Architetti e ingegneri massoni nella Toscana del Settecento e Ottocento, in Id. (a cura di), Massoneria e architettura, Atti del convegno (Firenze 1988), Bastogi, Foggia 1989, pp. 137-142: 140, dove Presenti ricopriva la carica di «Architetto verificatore» (1863) con l’incarico di seguire i lavori di restauro della nuova sede in via della Vigna Nuova, n. 19. Cfr. G. Valeggia, Storia della loggia massonica fiorentina Concordia, 18611911, Bertieri e Vanzetti, Milano 1911, pp. 61-62. 85 BNCF, Cambray Digny Appendice, XXVII, 6. Lettera di Luigi Guglielmo de Cambray Digny a Ubaldino Peruzzi, Firenze, 6 febbraio 1865 (trascritta dall’originale da Giuseppe Baccini). 86 Ivi, U. Peruzzi, V, 51. Lettera di Orazio Batelli a Ubaldino Peruzzi, Firenze, 23 marzo 1865, inedita.
Se ciò non è possibile vedi di spiegare la tua influenza perché la Città parta presto da questo provvisorio. Non è che al Carobbi manchi né buona volontà, né intelligenza, ma nella sua precaria posizione ed in queste contingenze è impossibile far bene87 .
Lasciati con amarezza gli incarichi istituzionali dopo i sanguinosi tumulti di Torino (21 e 22 settembre 1864), che avevano condotto alle dimissioni lo stesso primo ministro Marco Minghetti, Ubaldino si dedicherà alle sorti della sua città, prima nelle vesti di interlocutore privilegiato del gonfaloniere, poi sindaco, Cambray Digny, più tardi in quelle di artefice88. Un ruolo, il suo, che forse è stato decisivo già nella scelta di Firenze quale nuova capitale, come trapelerebbe da alcune lettere confidenziali degli amici Marco Tabarrini e Felice Francolini, e che finirà per consolidarsi con la carica di sindaco della città:
[…] In questi giorni ho pensato spesso a te ed alla tua intima sofferenza nel vederti fatto segno d’odio per quello che ti avrebbe dovuto fruttare onore. Ma il plauso di tutta Italia ti vendica ad [usare] delle basse ingiurie Torinesi. Qua ho sentito sulla convenzione i più strani e contraddittori giudizi. … Vedi strani umori della gente! Ma in fondo per motivi non pur diversi ma contrari, il grande atto ha per se il consenso di tutta Italia; e questo lo assicura89 . […] Attribuisci la Franchezza della presente alla tua vecchia bontà per me ed al desiderio di vedere che il nostro Cupolone si faccia onore anco in questo memorando avvenimento al quale hai tanto contribuito90 .
Dopo la prima Esposizione Nazionale, da Ministro dell’Interno aveva proposto Firenze anche come sede della festa del Tiro Nazionale da tenersi in occasione dei festeggiamenti per il sesto centenario della nascita di Dante91 . In ogni caso il ruolo determinante di Peruzzi nel pianificare gli interventi per accogliere la capitale trova riscontro nella replica alla lettera inviatagli dall’amico Cambray Digny92, dove chiarisce i termini e gli strumenti del programma:
[…] Ho molto piacere che il Consiglio Comunale abbia preso quelle mie deliberazioni e che abbia così bene composta la Commissione ormai certa di provvedere ai Lavori da eseguire ed ai Provvedimenti finanziari. Io concordo con quello che mi dici intorno ai Progetti della Commissione, idem quanto all’allargamento di Porta Rossa che crederei conveniente lo aggiornare. Imperocché per eseguire quello allargamento conviene
87 Ivi, U. Peruzzi, XXIII, 75. Lettera di Felice Francolini a Ubaldino Peruzzi, Firenze, 3 dicembre 1864, inedita. 88 Luigi Guglielmo de Cambray Digny: Gonfaloniere (1o gennaio-31 agosto 1865), Sindaco (1o settembre-27 ottobre 1867); Ubaldino Peruzzi: assessore anziano facente funzione di Sindaco (30 ottobre 1868-31 dicembre 1870), Sindaco (1o gennaio 1871-15 maggio 1878). Peruzzi subentrò al Cambray Digny, poiché sia Giuseppe Garzoni, assessore anziano facente funzione di Sindaco (5 novembre 1867-4 marzo 1868), sia Lorenzo Ginori Lisci, Sindaco, ricoprirono la carica per pochi mesi (5 marzo-29 ottobre 1868). 89 BNCF, U. Peruzzi, LIII, 40. Lettera di Marco Tabarrini a Ubaldino Peruzzi, Firenze, 4 ottobre 1864, inedita. Fra i corrispondenti di Peruzzi finora trascurati l’avvocato Marco Tabarrini (1818-1898), presidente della Cassa di Risparmio di Firenze negli anni in cui l’istituto accettava di finanziare la costruzione dei nuovi mercati (1866-1872), nonché genero dell’architetto professore accademico Emilio De Fabris, fra i membri delle commissioni preposte a valutarne i progetti. 90 Ivi, U. Peruzzi, XXIII, 75. Lettera di Felice Francolini a Ubaldino Peruzzi, Firenze, 3 dicembre 1864, inedita. 91 Ivi, U. Peruzzi, XII, 25. Lettera di Giulio Carobbi a Ubaldino Peruzzi, Firenze, 22 giugno 1864, inedita: «[Dante] nostro più gran Cittadino […] primo iniziatore della nostra Unità Nazionale». 92 Supra nota 2.
diminuire le abitazioni nel momento nel quale di queste maggiormente fa mestieri. Credo quindi che convenga metter questo Progetto in ultima Linea tanto per il detto motivo quanto perché così, avanti di eseguirlo, avremo probabilmente la nuova Legge di Espropriazione per la quale la esecuzione di questo Lavoro diverrà meno costosa e più agevole93 .
Eppure, per quanto la letteratura sulle trasformazioni di Firenze capitale continui ad attribuire il ruolo di protagonista a Poggi, non si può non riflettere sul tenore delle lettere da lui inviate a Peruzzi in quella stagione così operosa per i cantieri fiorentini, le quali ripetutamente si concludono con l’espressione: «Termino dichiarandoti però, che farò ciò che desideri»94, da cui traspare piuttosto come Ubaldino sia stato da subito il regista e Poggi lo sceneggiatore dei ‘grands travaux’. Lo stesso Poggi, contrariato dall’opinione pubblica che assegnava a Peruzzi i meriti maggiori del suo piano, volle puntualizzare i diversi ruoli in uno scritto dal titolo evocativo, A ciascuno il suo, che doveva fungere da appendice alla relazione Sui lavori per l’ingrandimento di Firenze (1882), ma che poi fu redatto quando Peruzzi era già morto (1896) e pubblicato nei Ricordi (1909)95 . In verità, la complessità del rapporto tra i due, con l’intreccio fra motivazioni politico-economiche e di concreta progettualità, meriterebbe un approfondimento autonomo.
93 BNCF, L.G. Cambray-Digny, 42, 27. Lettera di Ubaldino Peruzzi a Luigi Guglielmo de Cambray Digny, Torino, 17 novembre 1864. 94 Ivi, U. Peruzzi, XLV, 31-32, Lettere di Giuseppe Poggi a Ubaldino Peruzzi (anni 1865-1874). 95 Poggi, Ricordi della vita, cit., pp. 99-108.
Fig. 29 Pianta geometrica della Città di Firenze e Topografia de’ suoi Contorni con i Progetti di Ampliamento, di Riduzione e Allargamento delle strade, Litografia Toscana, Aprile 1865, 58,8 x 80,3 cm (ASCFi, Fondo Disegni, amfce 1217, cass. 41, ins. A).
si inizia dall’inizio
Aristotele
La ricostruzione della vicenda ideativa e costruttiva dei nuovi mercati fiorentini, estesa dalle singole architetture alle loro nodali connessioni urbane, la storia del cantiere, condotto dall’impresa meccanica Guppy di Napoli, e il suo finanziamento, per conto della Cassa di Risparmio di Firenze, attestano come la capitale del Regno d’Italia – grazie al sodalizio tra Giuseppe Mengoni e Ubaldino Peruzzi – partecipi attivamente a un fenomeno culturale più complesso e articolato e, come tale, destinato a incidere sull’immagine architettonica e sull’assetto urbanistico della città del secondo Ottocento. Una rilettura degli studi sul tema in un’ottica interdisciplinare e ulteriori indagini archivistiche su fonti in gran parte inesplorate hanno aiutato a chiarire nuovi aspetti legati al ruolo di Mengoni nella costruzione dei moderni padiglioni; il loro stretto rapporto con le implicazioni di carattere politico, amministrativo, economico e culturale che segnano le trasformazioni urbane di Firenze capitale emerge dal dibattito che precede le scelte progettuali e che si sviluppa fra politici, amministratori, finanziatori e professionisti. Si collocano così in giusta luce i mercati coperti fiorentini nell’attività di Mengoni, fornendo nuove aperture per un riesame complessivo della sua opera nel quadro più generale dell’architettura e dell’ingegneria italiane del XIX secolo. I documenti più significativi, utilizzati e analizzati nei tre capitoli che seguono, sono trascritti integralmente nell’Appendice documentaria della Tesi di Dottorato cui si rinvia: Rita Panattoni, Il mercato e la città. Il sistema dei mercati fiorentini di Giuseppe Mengoni, tutor Mario Carlo Alberto Bevilacqua, Università degli Studi di Firenze, 2019, pp. 293-344.