2 minute read
geotessili
Una attenzione (e cautele) merita il tessuto non tessuto1. Le caratteristiche di idrorepellenza e di permeabilità al vapore, la resistenza a temperature quasi estreme e la morbidezza che lo rende adattabile a qualunque superfice ne fanno uno strumento il cui uso è sempre più frequente nelle aree archeologiche. I geotessili costituiscono la più frequente soluzione “protettiva” negli intervalli tra due campagne di scavo. L’idea che l’impiego di un geotessile senza alcuna cautela aggiuntiva possa assicurare automaticamente la protezione di un’area archeologica è illusoria. Osservazioni attente ai problemi conservativi possono evidenziare che, pur a fronte di risultati positivi, quelli negativi sono prevalenti perché i geotessili possono provocare, comunque non impedire, danneggiamenti a sviluppo subdolo che si renderanno evidenti soltanto in fasi avanzate quando i rimedi saranno più difficili e costosi.
1 Il TNT è un termine generico che indica un prodotto industriale ottenuto con procedimenti diversi dalla tessitura, con fibre che presentano un andamento casuale, senza una struttura ordinata. Le sperimentazioni in atto su nuovi materiali naturali, per esempio diversi tipi di foglie di palma, potrebbero facilitare la sostituzione di quelli sintetici con vantaggi e incoraggiamenti verso pratiche più sostenibili.
La casistica di danneggiamenti a causa di teli di plastica e geotessili è ampia e solitamente poco considerata.
Sacchi riempiti di terra sono impiegati a contrasto di una parete di scavo e protezione delle creste delle pareti di risparmio.
Sacchetti di juta o similari (in ogni caso non di plastica1) riempiti di sabbia, terra (meglio se vagliata proveniente dallo scavo2) o argilla espansa possono essere utilmente impiegati per proteggere le creste dei muri e dei fronti di scavo. Allo stesso tempo possono assicurare un “efficace ricarico” delle murature e dei fronti di terra soprattutto nel caso di scavi eseguiti soltanto su un lato del muro. Sacchi di maggiore taglia e peso vengono utilizzati per allestire barriere e contromuri di maggiore capacità di contrasto a strutture verticali. Talvolta i sacchetti sono posti a coprire superfici ampie; in tali casi risulta utile sovrapporre allo strato di sacchetti della terra costipata ed eventualmente seminata. In ambienti particolarmente inclementi si possono utilizzare due strati sovrapposti di sacchetti. L’uso di sacchetti risulta efficace in particolar modo nel caso di interventi protettivi stagionali; per tempi più lunghi e nel caso di ambienti molto umidi presenta il difetto di un facile logoramento nelle aree di contatto a causa del ristagno di acqua. Per questo è opportuno “rovesciare” periodicamente i singoli sacchetti in maniera da facilitarne la naturale asciugatura.
1 Sacchi di plastica possono però essere utilizzati a formare provvisorie barriere contro l’azione dell’acqua soprattutto in condizioni di emergenza.
2 La terra contenuta nei sacchetti potrebbe costituire una provvista di materiale scelto che si potrà utilizzare per riempimenti e/o completamenti successivi.
Completamento di murature e protezione delle creste con architetture vegetali.
Zolle Erbose
Un cuscino di terra seminata con piante a radici a trama fitta crea uno strato protettivo fornendo, allo stesso tempo, una buona coibentazione della parte sommitale del muro. La cresta può essere tenuta staccata dalla zolla erbosa interponendo uno strato isolante (fogli di bitume, per esempio o un leggero strato di malta) e una guaina antiradice. Alcune esperienze stanno dimostrando che l’impiego di zolle e piante tendenzialmente grasse in aree aride può contribuire a ridurre i rischi di locali variazioni termoigrometriche molto brusche e assicurare l’umidità necessaria perché la terra/malta non secchi, “slegando” gli elementi di apparecchio e provocando l’espulsione di parti. La soluzione che si basa sull’impiego di zolle erbose può essere vantaggiosa anche per trattamenti protettivi periodici utilizzando zolle di vivaio opportunamente preparate. L’impiego di elementi vegetali poste a suggerire parti mancanti di murature, proposto da G.Boni, seguendo il modello che A.D’Andrade aveva adottato in Piemonte, non sembra aver avuto il successo che avrebbe meritato1
1 “È un rimboscamento in piccola scala che giudiziosamente applicato giova a mantenere quelle strutture che più facilmente si sgretolano col periodico denudamento” (G.Boni).
Nuovi elementi lapidei completano la pavimentazione e rendono possibile il passaggio.