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Museo dell’irrazionalità, Elisa Maurizi
Museo dell’irrazionalità esercitazione
Elisa Maurizi A.A 2021-22
Comunicazione del Museo dell’Irrazionalità.
Sala multimediale. Segue geometrie circolari e percorsi casuali, dove è proiettato il video di una foresta. L’uomo riacquista così tranquillità. Il Museo dell’Irrazionalità si fonda sulla concezione freudiana dell’abbandono tratta dalla teoria antropocentrica che vede l’uomo al centro dell’universo. I macrotemi museali si fondano sulla distruzione e riaffermazione di tale teoria demolita poi da Freud quando la identificò e definì come un nuovo tipo di irrazionalità o autoinganno. In un percorso percettivo e fisico, il visitatore/fruitore del museo si sentirà dapprima confuso e disperato, per poi giungere ad uno stato di serenità dopo aver compreso che non è l’uomo a governare il mondo, bensì la natura, la quale regna su tutto ciò che lo riguarda. I soggetti estremizzati scelti per questo percorso sono dunque la natura, l’oggetto e l’arte. Il museo si compone così di cinque sale e un corridoio: la Sala dei Labirinti (dove l’uomo è confuso e disorientato), la Sala dei Monoliti (in cui l’uomo non si trova mai al centro e dove la teoria Antropocentrica è distrutta), la Sala dell’Antropocentrismo (dove invece la teoria si rinnova, ma l’uomo rimane ancora più confuso e nell’oblio), la Sala Cut Out (dove la natura è potente e vince sull’uomo), il Corridoio Tape Art (che rappresenta una sala quasi illusionistica, dove l’uomo è disorientato) e la Sala Multimediale (ambiente rilassante dove affiarono sensazioni positive non appena finita la visita).
Nel progetto, la comunicazione grafica riveste un ruolo di fondamentale importanza. La spiegazione delle installazioni viene illustrata attreverso una segnaletica in vetro appesa alle pareti in punti strategici della sala. Il visitatore/fruitore, una volta terminato il percorso di ciascuna sala, sarà in grado di approfondire la sua esperienza scoprendone così il vero significato. Le sale espositive sono precedute da un piccolo atrio a forma cilindrica e con
Sala dell’Antropocentrismo. Non appena il visitatore si convince che ormai è sottomesso alla forza della natura ecco che si ritrova nuovamente nell’oblio: è costretto ad attraversare una grande scultura che lo farà sentire ancora una volta al centro dell’universo.
pareti nere, permettendo di preparare il visitatore alla sala successiva. Il logo ha una composizione casuale, proprio come la percezione dell’irrazionalità. Il logo non è stato infatti progettato secondo uno schema perfetto (perché è imperfetto il cammino dell’uomo) ed è circoscritto in un quadrato immaginario così come l’uomo è contenuto in un universo che non vede e non conosce.
Sala dei monoliti. Egli dovrà camminare attorno a parallelepipedi solidi di altezze diverse. Il blu è il colore dominante e simbolo di tranquillità, contrastando l’idea tormentata della sala.