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Giovanni Canali

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Piercarlo Rossi

Piercarlo Rossi

Editoriale

Atteggiamenti

di GIOVANNI CANALI, foto F.O.I.

Ci sono diversi atteggiamenti che si possono tenere nei comportamenti di tutti i giorni. Questi atteggiamenti denunciano spesso: il carattere, il sentire, l’educazione, la cultura e tanto altro. Il nostro ambiente non fa eccezione, anzi direi che può essere una circostanza particolarmente indicativa. In effetti l’hobby crea una situazione speciale che direi fa uscire più di altre le caratteristiche di cui accennavo sopra, forse anche perché è una scelta veramente libera. Da ragazzino mi stupii di assistere a liti e polemiche fra allevatori, talora abbastanza sconcertanti. Mi capitò di vedere adulti comportarsi quasi come bambini, con discorsi talora davvero infantili: “voglio la medaglia, i miei canarini sono più belli dei tuoi, lui lo favoriscono, gli hanno dato le coppie già fatte ecc…”. Una frase divertente per la raffinatezza la ricordo poiché non l’avevo capita per l’estrema sottigliezza; uno diceva: “guardate che non sono scemo del tutto, capito? Non sono scemo del tutto!” - stava dicendo che non gliela davano a bere ed un socio di una certa cultura che aveva scritto su giornali satirici disse: “Napoleone…”. Al che capii che era una battuta, ma non il significato ed allora gli diedi una gomitata chiedendogli il senso della sua affermazione, ed egli mi disse: “Buonaparte…” Allora capii intendeva dire scemo non del tutto ma in buona parte… Altre espressioni non divertenti o volgari non le desidero ricordare. Fin dall’inizio mi ripromisi un comportamento diverso. Intendendo ricordare una frase che si usava in ambienti elevati, secondo la quale “il vero gentiluomo si vede al tavolo da gioco”; in effetti al tavolo da gioco è molto difficile vedere persone che vincono o perdono con la stessa indifferenza e signorile distacco. L’indifferenza nel gioco è propria di rari gentiluomini. Basta pensare alle

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reazioni che si hanno in tante circostanze, ad esempio sui campi di gara o alle nostre mostre. Certo, mi rendo conto che di fronte ad un errore di giudizio, che vanifica uno sforzo selettivo di anni, ci si possa irritare; tuttavia, se possibile, sarebbe bene non trascendere e segnalarlo con correttezza. Poi si può anche essere indulgenti verso un attimo di rabbia, ma comunque senza eccessi. Da parte mia ricordo solo un attimo violento di decenni or sono, quando uno mi accusò, ovviamente ingiustamente, di avere sottratto qualcosa: gli offrii un cazzotto in faccia e si tacque, non so se rendendosi conto di avere sbagliato o per aver considerato la larghezza delle mie spalle. Approfitto per dire che quando qualcuno mi insulta per presunti errori ma realmente inesistenti, rimango del tutto indifferente ed in più di un caso mi hanno fatto sorridere. Potrei arrabbiarmi se accusato di scorrettezze anche minime, poiché ci tengo alla mia onorabilità, tuttavia non credo sia mai accaduto, salvo l’eccezione di cui sopra. Naturalmente quando l’errore che mi viene segnalato è reale, mi correggo alla velocità della luce e ringrazio pure. Persistere nell’errore anche quando è segnalato, non volendo ammetterlo, è pessima cosa, squalificante. In generale ritengo che la buona educazione e, se possibile, la signorilità siano apprezzabili in ogni circostanza. Questo non significa accettare gli errori altrui o le ingiustizie tanto meno; infatti vanno segnalati nelle forme corrette che pure esistono. Un problema di cui ho già fatto accenno in altre pubblicazioni è l’invidia. Purtroppo contro l’invidia non c’è nulla da fare. Con un nemico “normale” si può trovare un compromesso, con l’invidioso no, solo la caduta in disgrazia potrebbe rallegrarlo. In ambienti colti si dice che l’allievo, se bravo, deve sperare di avere per professore un gigante, poiché uno solo bravo potrebbe non bastare. Talora non basta neppure il gigante se è vero, come si dice, che il Tintoretto venne allontanato dalla bottega del Tiziano che pare fosse preoccupato per la bravura dell’allievo. Eppure il buon allievo dovrebbe superare il maestro e questi non dovrebbe dispiacersi, anche se ben difficilmente succede. Per quanto mi riguarda mi sono prodigato verso gli allievi anche tenendo molti corsi allievi giudici, di regola molto ben ricordati. Non so se posso essere considerato un gigante, ma non mi sono mai preoccupato di essere superato, anzi ho sempre auspicato di avere successori adeguati, magari che non avessero troppa fretta… All’inizio dei corsi spesso dicevo che, se avessero sentito dire che ero troppo esigente, questo non corrispondeva al vero, pretendevo solo che fossero dei buoni allievi. Aggiungendo poi sogghignando che il buon allievo è solo colui il quale supera il maestro e quindi volevo che mi superassero. Poi ovviamente non mancavo di buttarla in ridere. Ritengo che un allevatore, o a maggior ragione un tecnico, non dovrebbe preoccuparsi di essere superato, tanto prima o poi succederà, ma che dovrebbe aiutare i neofiti. Oltre ad essere etico di per sé, c’è da dire che in futuro potrebbe essere lui ad aver bisogno e chi è stato aiutato, forse, potrebbe avere la rara virtù della gratitudine. Ed in ogni caso è moralmente gratificante vedere l’esito utile dei propri insegnamenti. L’aiuto è particolarmente importante di questi tempi ove i giovani nel nostro ambiente sono sempre di meno, per non parlare delle difficoltà legate alla pandemia. Un aspetto immorale e tristissimo si ha quando chi cede soggetti pensa di essere furbo imbrogliando un inesperto. Questo è il metodo migliore per scoraggiare gli esordienti (quei pochi) e per essere disprezzati in futuro da quelli che nonostante ciò saranno andati avanti. Per quanto mi riguarda, ma penso che dovrebbe essere sentimento comune, trovo molto gratificante assistere al successo di persone che si sono aiutate, vuoi con gli insegnamenti, vuoi con la donazione di soggetti. Un ulteriore atteggiamento doveroso, questa volta soprattutto verso i soggetti allevati, è l’approfondimento tecnico e magari anche scientifico, che va considerato come utile e di soddisfazione. Questo approfondimento ci consente di capire meglio, di avere migliori risultati, di trattare al meglio i nostri beniamini, oltre che costituire un arricchimento come cultura. L’atteggiamento che ritengo essere il migliore in generale è quello signorile, costruttivo e collaborativo, non solo poiché gratificante di per sé, ma anche utile, come spero di avere spiegato.

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