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Simone Olgiati

Donacola petto castano x Passero del Giappone

Ibridi e reincroci

testo e foto di SIMONEOLGIATI

Prima parte

La storia di questa ibridazione nasce circa sei-sette anni fa, quando, fra i miei diversi progetti, era in cantiere quello di scoprire di più riguardo una misteriosa mutazione apparsa nei miei Passeri del Giappone. Nella stagione cove 2014-2015 una coppia di P. del G. ebbe una numerosa prole, allevando anche due Ibridi di Passero del Giappone x Padda assieme ai propri piccoli (vedasi “Italia Ornitologica” n°5/2021). Il maschio era della mutazione perlato grigio, la madre una nero bruna; oltre a novelli nero bruni maschi e perlate brune femmine, ottenni anche maschi nero grigi e femmine perlate grigie (denotando il fatto che la madre fosse portatrice di grigio). Inoltre, e solo nella prima covata, nacquero tre femmine

Il maschio era della mutazione perlato grigio, la madre una nero bruna; oltre a novelli nero bruni maschi e perlate brune femmine, ottenni anche maschi nero grigi e femmine perlate grigie

La femmina di Passero del Giappone capostipite di tutti gli Ibridi, perlata bruna portatrice di rosso grigio

dal colore inusuale: la prima presentava un colore generale seppia, con ali, coda e maschera più scuri e il disegno ventrale era abbastanza flebile; le altre due erano simili a delle rosso grigie con maschera facciale da moka grigio. Queste ultime le cedetti ad un amico e trattenni solamente la prima, presumibilmente a base bruna, sicuramente anche perlata, essendo il padre affetto da tale mutazione (ricordiamo che il perlato è una mutazione sesso-legata). Per scoprire la natura genetica di tale femmina decisi di accoppiarla ad un maschio di specie diversa appartenente al genere Lonchura. Lo scopo era quello di ottenere F1 maschi fertili, i quali sarebbero poi stati accoppiati uno alla madre, altri a femmine di P. del G. e femmine della specie paterna per scoprire se il fenotipo inusuale della capostipite fosse ereditabile o meno. Tale scelta fu dettata dalla volontà di ottenere soggetti eterozigoti per il fattore mutante materno, ma privi di altre mutazioni o eventuali geni del Passero del Giappone che avrebbero potuto creare interferenze col fenotipo misterioso.

Il Passero del Giappone appartiene al genere Lonchura, clade che raggruppa altre specie di Passero, di Cappuccini e di Donacole. Gli ibridi intragenerici di sesso maschile realizzati all’interno di questo taxon sono tutti fertili. Conseguentemente, i maschi nati dall’accoppiamento di un maschio appartenente al genere Lonchurae di una femmina di Passero del Giappone (invertendo i sessi delle specie genitrici, il risultato non cambia) sono fecondi. Sulla base di tali presupposti, iniziai l’esperimento. Come padre scelsi una Donacola petto castano anellato 2013 di piccola taglia, ma con ottimi disegni e colore. Essendo già stato riproduttore ed avendone in allevamento i figli nati in purezza ero sicuro della sua fecondità. La coppia venne assemblata il 7 settembre del 2015 in una gabbia schermata all’inglese di dimensioni 60 x 40 x 40 cm facente parte di una batteria di otto. Come alimentazione venne fornita una miscela di semi composta da misto per esotici e per cocorite in parti uguali, pastoncino semi-morbido abbastanza “carico” (20% circa di proteine, 8% circa di lipidi), spighe di panico, gusci d’uovo pestati e osso di seppia. Il maschio non si fece scrupoli e cominciò subito a corteggiare la compagna, la quale si trovò così intimorita da tanta focosità da scappare in ogni angolo della gabbia. Dopo qualche settimana la situazione si calmò e infatti il 3 del mese successivo la P. del G. depose il primo di sei uova, covate affettuosamente da entrambi i partner. Le prime due si schiusero il 24 ottobre, le altre nei giorni seguenti. Un embrione morì nel guscio. Però il quarto pullo si presentava diverso dagli altri: aveva carnagione più chiara e, soprattutto, degli evidentissimi occhi rossicci, color vinaccia. La domanda sorse spontanea: che mutazione affliggeva quel pullo? I misteri, quindi, diventarono due: scoprire il genotipo materno e quello del figlio mutato. Confrontatomi con amici allevatori, scoprimmo che il piccolo era di colore rosso bruno. Alla luce dei fatti, ero molto perplesso: della P. del G. conoscevo i genitori e la nonna materna, una nero bruna ciuffata, e sapevo che la linea paterna era composta da un ceppo di perlati; d’altro canto, il ceppo di Donacole p.c. a cui il padre apparteneva era composto da soggetti tutti ancestrali. Quindi, per caso fortuito, assemblai una coppia in cui entrambi i partner erano eterozigoti per la mutazione rosso bruna senza che io lo sapessi. Stupefatto dell’evidenza, rimasi non particolarmente soddisfatto da ciò che era successo: il fatto che il padre fosse portatore di tale colore indicava che il suo genoma era inquinato da alleli provenienti dal Passero del Giappone, poiché la mutazione rosso bruna era stata traslata dal P. del G. alla Donacola petto castano.

In questi processi di trasmutazione non si ha solo il trasferimento dell’informazione genetica che codifica la mutazione che ci interessa, ma anche di tutta una serie di sequenze alleliche

F1 rosso bruno maschio. Da notare il colore molto intenso e carico, specialmente nel sottocoda, tutto di origine feomelanica F1 rosso bruno femmina. Il colore e piu slavato del fratello e la coda e praticamente tutta giallastra

In questi processi di trasmutazione non si ha solo il trasferimento dell’informazione genetica che codifica la mutazione che ci interessa, ma anche di tutta una serie di sequenze alleliche che possono alterare altre componenti del fenotipo e del metabolismo, sequenze che ai nostri occhi non sono visibili o, peggio ancora, vengono considerate poco importanti. In questo caso in particolare, ero preoccupato che quella minima “percentuale di sangue” di Passero del Giappone potesse rendere vano il mio lavoro. In ogni caso, decisi di continuare a lavorare con la coppia. I pulli ancestrali venivano imbeccati ottimamente, sia dal padre che dalla madre, mentre il rosso bruno rimaneva indietro con la crescita, presentandosi di taglia minore e più lento nello sviluppo nel piumaggio. Integrando la dieta dei genitori con un

estruso bagnabile asciugato con lo I quattro novelli appena involati in compagnia dei genitori

Nidiata di cinque F1, dove si vede chiaramente il mutato rosso bruno in mezzo a quelli nero bruni Un F1 nero bruno ed uno rosso bruno a confronto. In evidenza il disegno ventrale del soggetto a sinistra

stesso pastone descritto precedentemente la situazione migliorò. Un piccolo, appena impiumato, purtroppo morì a causa di un fortuito incidente, mentre il resto della nidiata uscì dal nido il 16 novembre, a circa venti giorni d’età. Imbeccati dal padre, i novelli vennero separati dai genitori dopo ulteriori 25 giorni. Nel frattempo, la femmina depose altre cinque uova tutte fertili, di cui tre si schiusero il 21 dicembre e le altre nei giorni successivi. Anche qui ebbi la nascita di un soggetto rosso bruno; tutti e cinque i soggetti si svezzarono con tempistiche simili a quelle della covata precedente. Purtroppo, persi un soggetto nero bruno in fase di muta. Nella terza covata ebbi solo un uovo fecondo su cinque; nacque un altro nero bruno che però non venne imbeccato, essendo i genitori infastiditi dalla presenza dei piccoli della covata precedente. Complessivamente superarono la muta sei soggetti nero bruni e due rosso bruni, suddivisi equamente in maschi e femmine. Il maschio rosso bruno, nonostante la piccola taglia, si presentava decisamente appariscente per via di un colore rosso volpe molto intenso e brillante, più chiaro sulle ali; i disegni di testa e petto purtroppo erano poco evidenti e si mescolavano col colore di fondo; coda, codione e sottocoda erano marrone scuro; il ventre era bianco e sui fianchi un disegno intermedio tra quello della Donacola petto castano e del Passero del Giappone. La sorella rosso bruna si presentava simile, ma di taglia maggiore e con un colore più tendente all’arancione. I sei nero bruni erano praticamente identici tra loro: maschera facciale e gola nere, con striature caffelatte sulle guance, testa e nuca marrone nerastro con disegno ocellato grigio, dorso bruno scuro con poche rachidi ma ben evidenti, ali nerastre; codione, coda e sottocoda neri, petto marrone-arancio castano, diviso dal ventre bianco da una linea nera. Sia i nero bruni che i rosso bruni avevano le valve del becco color grigio acciaio azzurrato. Incredibile ma vero, tra gli ibridi vi era dimorfismo sessuale, seppur debole: le femmine presentavano orlature giallastre ai lati delle timoniere, assenti nei maschi; addirittura, la femmina rosso bruna sembrava avere interamente la coda giallo-aranciato. In ogni caso, questo colore ocra era molto simile, se non uguale, a quello

Particolare della coda di una femmina F1 che mostra alcune timoniere con un riflesso ocra di origine feomelanica. Gli F1 maschi hanno la coda completamente nera

della coda del papà. In buona sostanza, gli ibridi presentavano un fenotipo con distribuzione di colori e disegni molto simili a quello del padre, anche se erano presenti caratteristiche tipiche materne, come la forma della coda più lanceolata rispetto a quella della Donacola ed il disegno del fianco che ricalcava un poco quello a lisca di pesce, tipico del Passero del Giappone. Uno dei nero bruni, un maschio, spiccava sugli altri: era di taglia maggiore, aveva un portamento decisamente più fiero, il petto più ricco di eumelanina a causa del nero della gola che debordava e una quantità di disegno ventrale decisamente elevata, sebbene ricordasse solo alla lontana quello della madre. Visto il numero di soggetti ottenuti e considerato il fatto che erano di una qualità discreta, decisi di esporne qualcuno alle diverse mostre. I soggetti non delusero le aspettative, arrivando a podio a Zebra’s e ad Esotica 2016 sia come singoli che come stamm. Dopo il periodo mostre decisi di accoppiarli, ma in che modo? Al maschio rosso bruno venne affiancata una femmina di Passero del Giappone perlata grigio, allo scopo di vedere se i figli R1 avrebbero avuto un fenotipo perlato o simile a quello della P. del G. capostipite. Altri due maschi vennero ceduti ad amici, mentre il maschio più bello sarebbe dovuto essere accoppiato alla madre, la quale però morì in un giorno di mia assenza in allevamento. Sciaguratamente non trovai femmine di Donacola petto castano per lavorare su questa linea e dall’unica coppia composta non ottenni mai nemmeno un uovo. Le femmine F1 non le accoppiai, essendo sterili. Così si interruppe il lavoro nel mio allevamento riguardo gli Ibridi di Donacola p. c. x P. del G. ma, fortunatamente, qualcuno ebbe maggior successo.

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