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Piercarlo Rossi
Il Verdone giallo
testo PIERCARLOROSSI, foto e allevamento MASSIMOCORBELLA
Prima parte
Confronto Agata con Agata giallo Confronto del ventre tra Ancestrale e Ancestrale giallo
“Alla zampa di ogni uccello che vola è legato il filo dell’infinito”. Forse in questa frase del grande Victor Hugo c’è il segreto della nostra voglia di allevare, chissà… Ogni anno, tra le varie specie domestiche allevate, il Verdone (Chloris chloris), con il suo aspetto fiero, vanta un numero sempre maggiore di appassionati, complice un buon adattamento all’ambiente controllato acquisito negli anni. Grazie ad un adeguamento, sia climatico che alimentare, questo fringillide è presente in un areale molto ampio che comprende la lontana Scandinavia, la Russia, parte del Nord Africa occidentale fino ad Israele; inoltre, ad ovest è presente in Irlanda, mentre ad est lo si può osservare fino nella parte nord dell’Iran. Un areale così ampio e variegato gli permette di incontrare una sterminata varietà di alternative alimentari e vantare ben 10 sottospecie. Originariamente legato agli ambienti creati dalle attività agricole, il Verdone ha mostrato negli ultimi decenni uno spiccato adattamento alle aree residenziali, in particolare zone suburbane ricche di giardini, parchi, viali alberati, cimiteri con cipressi e pini, alternati a porzioni di suolo coltivato (orti e frutteti familiari) o incolto.
Confronto maschio Ancestrale con maschio giallo
Femmina giallo agata
Femmina giallo ancestrale Questi ambienti gli hanno permesso di nidificare a stretto contatto con l’uomo, spesso utilizzando proprio le piante resinose piantate a scopo ornamentale.
Alimentazione in natura Come già accennato in precedenza, possiamo definire il Verdone una specie poco selettiva nella ricerca del cibo; infatti, analizzando nel dettaglio il suo becco noteremo che ha una lunghezza media intorno ai 13 mm e rapporto lunghezza-larghezza 1,20; questo gli consente di gestire i semi più disparati, che vanno dalla minuta artemisia (0,10 mg) a quelli della faggiola trigona del faggio (230 mg). Tra tutti i fringillidi comunemente allevati, il Verdone è l’unico a prediligere non solo i cereali come grano, grano saraceno, avena, orzo ma anche le arachidi originarie del Brasile, Cina ed India, che contengono olio in abbondanza e vitamina P. Senza ombra di dubbio, il girasole è uno tra gli alimenti più ricercati, specie quando i semi sono ancora nella fase immatura. Alcuni ricercatori dell’Università di Oxford hanno effettuato uno studio molto dettagliato con prelievo di materiale nei gozzi di adulti e nidiacei ed è risultato quanto segue: “Il Verdone appetisce circa una settantina di alimenti diversi e si piazza al terzo posto come varietà, preceduto solamente dal Ciuffolotto e dal Fringuello; la sua dieta include mediamente non oltre il 2% di invertebrati ed è stato rilevato, inoltre, che non fornisce ai suoi nidiacei prodotti diversi da quelli da lui assunti per nutrirsi. Nelle prime nidiate, quelle di maggio e giugno, gli invertebrati sono stati rilevati con una presenza non superiore al 10-12% del totale, mentre nelle successive nidiate questa percentuale scende dall’1% al 3%. Nel periodo da gennaio a marzo, dal materiale prelevato compaiono, nell’ordine, i cereali coltivati, il pepe d’acqua, la senape dei campi, le brassiche coltivate, la bardana e la rosa canina, con scarse inclusioni di carpino e more di rovo; in aprile, invece, è stata rilevata la presenza di tarassaco a diversi stadi di maturazione; da maggio ad agosto, in pieno periodo riproduttivo, vi è un alternarsi di alimenti, anche in base ai diversi areali: tarassaco, olmo, senecio e marcorella, centocchio ed invertebrati, soprattutto bruchi e afidi, fanno la parte del leone, assieme ad un 810% di cereali coltivati. Luglio e agosto vedono una decisa impennata delle brassiche a livelli che toccano il 40-48%, seguite dai soliti cereali coltivati a quote del 33%, assieme alla sempre amata persicaria o pepe d’acqua. Da settembre a dicembre, periodi di muta e di migrazione, sono state rilevate sempre dosi importanti di cereali coltivati, la persicaria e, a seguire, la bardana, il tasso ed il carpino, con residuo minimo di senecio e rosa canina. In questo periodo si è notato un ritorno di interesse per alcuni grossi invertebrati, peraltro giustificabili con le esigenze migratorie e di sverno.
Femmina giallo ancestrale Femmina giallo bruno
Per quanto riguarda i gozzi dei nidiacei, si è notato che ricevono notevolissime quantità di cereali di vario genere, oltre ad una minima parte di bruchi ed afidi. È stato rilevato un particolare molto significativo; infatti, le proteine di origine animale vengono fornite fino, e non oltre, al settimo giorno di vita, mentre nelle covate di maggio e giugno addirittura si rileva la loro scomparsa dal “menu”. Questi giorni, infatti, sono (fra il quinto e il settimo) coincidenti con l’attivarsi di tutti i tratti di sviluppo del piumaggio dei nidiacei, segno evidente che i giorni precedenti l’organismo ha assimilato le dosi di proteine animali sufficienti ad avviare il relativo processo”.
Le mutazioni del Verdone Dopo questo breve excursussulle sue abitudini alimentari, spero gradito ai nostri lettori, vorrei analizzare le mutazioni che sono apparse negli anni in questa specie. Il Verdone è sicuramente la specie allevata da più tempo in ambiente controllato e vanta sul suolo italico un numero veramente molto importante di grandi estimatori: come non ricordare Severino Arlotti, Federico Boccarusso, Quirino Bellucci, Bruno Zamagni, Marco Zaccaria e molti altri. Il suo allevamento può considerarsi secondo solo al Cardellino; inoltre, essendo allevato da così lunga data, questo ci ha permesso di ottenere una “forma domestica”, frutto anche del meticciamento con il Verdone scozzese ed altre sottospecie, creando un soggetto che nulla ha più a che vedere con i Verdoni presenti in natura. Il Verdone domestico deve presentare una struttura imponente, che esprima robustezza e forza, presenta una livrea appariscente determinata da pigmenti melanici e lipocromici esattamente determinati. Esiste e deve essere giustamente espresso il tipico dimorfismo sessuale della specie; nelle femmine, sul dorso la carica lipocromica è fortemente inferiore a quella maschile così da mettere in evidenza il fondo melanico notoriamente più ricco di eumelanina bruna e di feomelanina che va a realizzare un colore bruno caldo ed intenso, su cui va ad evidenziarsi un regolare disegno a grani dai toni nerastri. Sulla base appena descritta sono state introdotte e selezionate le mutazioni fino ad oggi apparse; sicuramente quella su cui si è raggiunto, ad oggi, un grandissimo risultato selettivo è l’agata grazie alla forte ossidazione del residuo melanico richiesto come espressione selettiva della varietà. Questo ci ha permesso di osservare, soprattutto nelle mostre specialistiche, soggetti al top della selezione, forse un po’ a discapito del lipocromo. L’agata annovera tre mutazioni alleliche e precisamente l’ambra, la mascherato e la lutino. Con le prove di complementazione, quest’anno scopriremo se l’ambra è la stessa mutazione chiamata Aminet nel Cardellino grazie a Bruno Zamagni. Sulla scala dei bruni avremo, appunto, la mutazione bruno: bellissimi quelli selezionati da Quirino Bellucci; tra gli altri, l’isabella (la combinazione di bruno + agata) e la satiné (combinazione di bruno +lutino). Di più recente apparizione sono la pastello del tipo recessivo sesso-legato (come tutte le mutazioni fino ad ora descritte) e la diluito, che grazie al suo fattore autosomico a dominanza parziale ci ha permesso di osservare soggetti a singolo e doppio fattore, come succede anche nel Lucherino europeo; questa mutazione è stata traslata nel Cardinalino del Venezuela. Di più recente acquisizione la selezione
Femmina giallo lutino Femmina giallo lutino
Femmina giallo satinè
Femmina giallo satinè
Femmina pezzato giallo intenso agata
del Verdone pezzato che, dopo anni di lavoro, ci ha permesso di osservare soggetti completamente lipocromici ad occhio nero (come era successo in passato con il canarino domestico). Grazie ad un abile allevatore, il giudice internazionale J.M. Eytorff, è stata selezionata e fissata la mutazione a becco giallo, che accentua il lipocromo e trasforma le parti cornee, unghie, zampe e becco, facendole diventare di color giallo dorato. Questa mutazione è autosomica recessiva ed è stata già sommata ad altre mutazioni, come la bruno, l’agata…, creando cromie veramente interessanti. Presenta le stesse caratteristiche della mutazione «urucum» scoperta nel canarino di colore.
Femmine giallo lutino Femmina satinè giallo intenso x maschio isabella portatore satinè Maschi giallo satinè
Il Verdone giallo Veniamo ora all’argomento principe di questa nota: il Verdone giallo. L’allevatore italiano che ha deciso di cimentarsi in questa nuova sfida è Massimo Corbella, giudice EFI FOI, a cui passo la penna… “Allevo da quando ho 16 anni, ma la passione l’ho avuta praticamente da sempre, ereditata in primis da mio padre; a quell’età mossi i miei primi passi nel mondo dei fringillidi, che mi ha appassionato in modo particolare. Nel corso del tempo, ho avuto esperienze con quasi tutte le specie appartenenti a questa famiglia, essendo anche fortunato nell’allestire gli spazi di alloggio per loro, gabbie e voliere di tutte le dimensioni. Gli spazi sono parte fondamentale per una buona riuscita dell’allevamento. Per coincidenza sempre fortunosa, ho vissuto il periodo che sta a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Duemila, quando c’è stata una vera e propria esplosione di novità riguardanti le mutazioni dei colori del piumaggio della fauna europea, che ha acceso l’interesse europeo sull’allevamento e la selezione delle novità riguardanti i colori del piumaggio. Le ho avute quasi tutte e di alcune, grazie all’attività di mio padre, sono venuto in possesso per primo in Italia.” Continua sul prossimo numero
Maschi giallo ancestrali