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Leonardo Soleo

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Giovanni Fogliati

Giovanni Fogliati

La mutazione Opale nel tipo Nero

Distribuzione dell’eumelanina e percezione del colore

testo e foto di LEONARDOSOLEO

Cosa accade quando un canarino interessato dal 3° fattore di riduzione, ovvero opale, viene esposto a un fascio di luce? È d’obbligo prima citare i nomi dei “creatori”, per meglio dire i valorizzatori di questa splendida mutazione, i sig. Rossner e Muller, che nel 1949 quando è comparsa per la prima volta nel loro allevamento, hanno saputo portarla avanti con caparbietà, arrivando al Mondiale di Bruxelles del 1962 dove è stata ufficialmente riconosciuta. Da allora se ne è parlato e se ne parla molto ancora oggi, fonte di innumerevoli discussioni e pareri discordanti su come deve essere lo standard e su come interpretare questo benedetto criterio di giudizio. Più chiaro? Più scuro? Se posso esprimere un parere personale, visto finalmente il riconoscimento della mutazione Mogano che ha creato un po’ di confusione nell’ultimo decennio, abbiamo la possibilità e il dovere di preservare questa splendida mutazione, di cui se ne apprezza il meglio solo in quei soggetti con tonalità di nero non troppo marcato, sebbene non si suggerisca una selezione contro il nero (più avanti capiremo il perché). Sottolineando che il tipo base è sempre fondamentale, c’è da precisare che l’effetto maggiore della mutazione opale si evidenzia nel tipo Agata, dotato di un nero ridotto. Oggi siamo in molti a gradire la loro compagnia nei nostri allevamenti. Grazie all’ausilio delle foto allegate, cercheremo di vedere insieme la distribuzione della melanina nera nel piumaggio e il comportamento del colore in funzione ad alcune varianti, peculiarità di questa mutazione. Facciamo prima una breve introduzione di come è strutturata una penna: calamo - cilindro cavo

Fonte di innumerevoli discussioni e pareri discordanti su come deve essere lo Standard

Pagina superiore e inferiore di penne Nero Opale

inserito nella cute; rachide - proseguimento del calamo dove sono agganciate le barbe, le quali tutte insieme formano la superficie piana detta anche vessillo; e per finire le barbule, diramazioni perpendicolari delle barbe. Barbe e barbule sono quelle che determinano in gran parte il riflesso della luce. Il piumaggio di un uccello ha molteplici funzioni: oltre alla più immediata, ossia di farli volare, li protegge dalle condizioni climatiche, viene usato per comunicare e nei riti di accoppiamento grazie ai suoi colori, per la difesa e il mimetismo, e molto altro ancora. Dopo questa semplificata premessa, diamo un’occhiata alla immagine n° 1. Come si può notare, la massima concentrazione di melanina nera si evidenzia nella parte inferiore e nel canale midollare della penna, in questo caso remiganti e timoniere, mentre nella parte superiore si manifesta la massima riduzione del pigmento nero. Tale riduzione può arrivare fino ad ottenere fenomeni di trasparenza, favorendo un maggior passaggio della luce e quindi il raggiungimento delle zone alveolari, dette anche spugnose della cheratina, proteina prevalente nella composizione chimica del piumaggio. Parte della luce viene riflessa con tonalità grigio azzurre, detti anche colori strutturali, i quali in questa mutazione si apprezzano in modo particolare. I colori strutturali sono una serie di tonalità che, al contrario dei colori normali (colori chimici), non derivano da un pigmento ma sono il risultato che si ha quando si accomunano tre fattori: sorgente di luce, oggetto e osservatore. In poche parole, possiamo dire che questo effetto è la percezione della luce modificata da un oggetto da parte dell’osservatore. Particolarlmente influenti sono il tipo di fascio di luce “solare o artificiale” che colpisce la piuma, l’angolo della luce incidente e, in questo particolare caso, la concentrazione della eumelanina (pigmento nero) che tanto più è maggiore e meno riflette, in quanto assorbe tutte le lunghezze d’onda visibili della luce, inibendo così le proprietà che caratterizzano l’opalescenza, come l’opacità traslucida e l’iridescenza. Quest’ultima è un fenomeno ottico che amplifica i colori blu e viola sulla tonalità grigio perla (foto 2) e insieme all’opacita traslucida sono la principale fonte di ispirazione per il nome attribuito a questa mutazione. Per l’esattezza, specifichiamo che il fenomeno che ci fa percepire l’azzurro è dubbio se sia diffusione di Tyndall oppure interferenza. Oggi si dà più credito all’interferenza. Influenti sono anche il tipo di tessuto (tegumento), l’irruvidimento della superficie mediante fitti rilievi (texture) e strutture microscopiche, nano particelle solide e liquide come acqua e pulviscoli. Sono tutte queste varianti a conferire quell’eccezionale effetto che a noi “opalisti” piace tanto.

Pagina superiore di penne Nero Opale Una delle svariate percezioni di colore strutturale, funzione della “temperatura” di colore della sorgente.

Particolare del dorso di Nero Opale Opale: minerale colloidale

Similitudine cromatica tra la livrea del canarino opale e il minerale opale

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