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Il Canarino Silice, work in progress
testo e foto di BRUNO ZAMAGNI
Era il 1922, cento anni fa, quando due allevatori tedeschi, Hans Duncker e Karl Reich, si accorsero che era possibile traslare nei Canarini la capacità di sviluppare colorazioni marcatamente rosso-arancio grazie alla ibridazione con il Cardinalino del Venezuela.
Aperta la strada, dopo di loro molti altri si sono cimentati in questa pratica e molte generazioni di canarini, sempre più rossi, si sono succedute. Dal nostro punto di vista, intendo quello amatoriale, questa è stata una svolta epocale che ha scatenato notevoli entusiasmi. Parallelamente possiamo però anche aggiungere che per lungo tempo sono stati poco
Diverse tra le varianti cromatiche ad oggi fissate nel Lucherino europeo Spinus spinus, che in diversi casi sono sovrapponibili a quelle già conosciute nel Canarino compresi i meccanismi genetico/fisiologici che erano dietro questa acquisizione. A giustificazione della diversa qualità del colore rosso nei vari ceppi si pensava infatti a differenti “percentuali di sangue” del Cardinalino presenti nei rispettivi ceppi. Conoscenze più attuali indicano invece che a differenziare il genoma dei canarini rossi non sono quei massicci “inquinamenti” genetici ipotizzati, ma sono un pugno esiguo di alleli in grado di produrre un processo ossidativo dei lipocromi più marcato rispetto al classico giallo originale.
Nel nostro ambiente si è pensato inoltre che una acquisizione di questo tipo, diciamo indotta artificialmente, dovesse rimanere un caso isolato ed eccezionale, quindi non replicabile; invece, in tempi relativamente recenti, con il diffondersi dell’allevamento di diverse specie di Spinus, ci si è accorti che questi animali utilizzati in ibridazione sembrano non avere nel loro DNA efficaci difese a protezione della purezza genetica della specie. Il risultato è che i loro derivati ibridi sono in diversi casi fecondi. Se poi consideriamo gli incroci all’interno del genere, per intenderci ibridi tra Spinus, la fecondità degli F1 è pressoché totale in entrambi i sessi. Questa conoscenza ha consentito di traslare senza la minima difficoltà da una specie all’altra le varie mutazioni che nel tempo sono apparse. Non è infatti un caso se diverse tra le varianti cromatiche ad oggi fissate nel Lucherino europeo Spinus spinus, che in diversi casi sono sovrapponibili a quelle già conosciute nel Canarino, quali la bruno, la pastello, la topazio (proveniente originariamente dal Lucherino TN), la intenso (conosciuta come giallo), la pheo, la avorio, la diluito, le ritroviamo spalmate in buona parte dei diversi Spinus sud-americani di comune allevamento.
L’ultima mutazione del Lucherino sopra citata, la “diluito”, merita una sottolineatura in quanto è alla base di un secondo clamoroso caso di travaso genetico tra specie appartenenti a generi diversi: mi riferisco a quello che oggi conosciamo come Canarino Jaspe, che è notoriamente il frutto di un doppio salto di specie. Questo gene autosomico a dominanza parziale, apparso originariamente nel Lucherino europeo, poi fissato in uno Spinus sudamericano (probabilmente il Cardinalino, anche se la storiografia ufficiale spagnola parla dell’utilizzo del Lucherino testa nera), è stato poi inserito nel genoma del Canarino grazie ad una fortunata trafila di accoppiamenti che ha visto la nascita di maschi F1 fecondi e poi tutta una sequenza di reincroci R1, R2, R3, mirati al ripristino delle fattezze somatiche originali del Serino domestico. Il tutto agevolato dalla trasmissione a dominanza parziale sopracitata che consente di lavorare sempre con riproduttori mutati e non con portatori, o probabili tali, come invece si è obbligati a fare nei tentativi con fattori a trasmissione recessiva.
Fatta questa premessa, e citati questi precedenti, voglio ora raccontare un lavoro che mi sta vedendo impegnato da diversi anni e che come obbiettivo contempla la creazione, tramite mirate ibridazioni, di una nuova forma mutata di Canarino: il Silice.
Il Lucherino Silice
Apparsa in un ceppo di Lucherini europei nell’allevamento del Sig. Mojmir Bradzil e da lui fissata, la mutazione silice è stata in un primo momento denominata “giallo cecoslovacco”, un nome abbastanza improponibile ed infatti Renzo Esuperanzi, in occasione di un incontro tecnico svolto in concomitanza di una passata edizione di “Fringillia”, ha proposto di sostituirlo appunto con Silice. È stata una intuizione molto felice, tanto che in breve tale denominazione è diventata di uso comune. Questo fattore, a trasmissione genetica autosomica a dominanza parziale, ha un effetto sul piumaggio decisamente vistoso, con uno spinto abbattimento delle melanine, tanto che queste restano confinate in caratteristiche orlature soprattutto nelle penne forti ed anche in tracce di nero che restano evidenti soprattutto a livello di calottina e pizzetto, distretti dove la fisiologica concentrazione della eumelanina è massima. Nel resto del piumaggio c’è una sorta di scarsa diffusione, mentre occhi, becco e zampe restano pienamente ossidati, cosa che fa ritenere che il meccanismo di azione dipenda più da una (incostante?) difficoltà nel passaggio delle melanine dal melanocita al follicolo della penna che da una deficienza nella loro produzione. Il sottopiuma è nero.
A questa descrizione c’è solo da aggiungere che, rispetto ai primi mutati giunti in Italia, con la selezione si è molto rafforzata la presenza di melanina nel piumaggio; mi riferisco ovviamente a soggetti “singolo fattore”. Gli omozigoti, cioè i “doppio fattore”, come ho potuto verificare durante queste mie sperimentazioni, appaiono con un piumaggio decisamente più schiarito. Ma di questi risvolti cromatico/fenotipici avremo occasione di riparlare in altra occasione.
Il Lucherino ventre giallo Silice
Un giorno, durante uno dei nostri ricorrenti pranzi di fine anno con i miei amici Sergio Lucarini e Renzo Esuperanzi, ci venne da pensare che, come già era stato fatto a proposito della mutazione diluito/jaspe, sarebbe stata possibile la traslazione sempre nel Canarino anche del fattore silice. In quella occasione tracciando un possibile percorso, ipotizzammo che sarebbe stato meglio non tentare una ibridazione diretta tra il nostro Lucherino e la Canarina, ma preventivamente trasferire tale fattore nel Cardinalino (Spinus cucullatus) o nel Lucherino ventre giallo (Spinus xanthogaster) e poi tramite questi, visti i numerosi casi di fecondità dei relativi ibridi, introdurre con più facilità il nuovo fattore nel Canarino. Tanto mi affascinava l’idea di affrontare tale impresa che passare dalla teoria alla pratica è stato un tutt’uno. Di questa “strana” idea abbiamo già parlato sul numero 3/21 di questa rivista. In tale occasione ho tenuto a specificare che inizialmente sono stato avvantaggiato dal fatto che ho intrapreso la trafila degli accoppiamenti non partendo da zero: Alex Valentini, mio consocio alla A.A.A. di Rimini, che al tempo oltre ai Lucherini Silice aveva anche di- versi Xanthogaster. Dopo avergli esposto le mie intenzioni, Alex ha gentilmente accettato di produrre per me nella successiva primavera direttamente i primi ibridi.
È stato così che alla fine dell’estate del 2014 due splendidi maschi F1 mutati Silice di Lucherino ventre giallo x Lucherina arrivarono nel mio allevamento. Nel frattempo mi ero procurato due femmine di xanthogaster e, dato che ho l’abitudine di produrre personalmente i soggetti per portare avanti le mie selezioni, ho rimediato anche una bella coppia da far riprodurre in purezza.
Evidentemente è vero che la fortuna aiuta gli audaci; infatti, il primo anno sono riuscito a produrre una decina di soggetti tra i quali cinque mutati, tre maschi e due femmine. Mi ricordo che questi R1 (reincroci di prima generazione) avevano una taglia notevole, superiore a quella dei loro genitori, con un cappuccio più simile a quello di un Lucherino testa nera che di un Lucherino ventre giallo.
Nella successiva stagione, oltre ai maschi R1, testai anche una femmina che accoppiata ad un maschio Xanthogaster puro si presentò totalmente feconda. Stessa cosa con tutte le altre femmine negli anni a seguire.
Nel portare avanti il mio progetto ho mantenuto negli anni la barra diritta, mettendo in essere cioè nelle varie generazioni accoppiamenti che vedevano coinvolti soggetti mutati Silice, i vari “R” sia maschi che femmine, uniti a xanthogaster esclusivamente puri non mutati.
Una generazione dietro l’altra, la taglia e i disegni si avvicinavano sempre più a quelli del Lucherino ventre giallo. Chiaramente, ho sempre lavorato salvaguardando la presenza nella discendenza della mutazione silice, cosa d’altra parte agevole vista la sua peculiare trasmissione genetica. Per verificare il progresso nell’avvicinamento alle caratteristiche strutturali e di colore dello xanthogaster puro ho ovviamente sempre preso come riferimento i fratelli ancestrali che mi nascevano nelle covate miste.
Il Cardinalino Silice
Parallelamente alla trafila sopra descritta per arrivare al Lucherino ventre giallo Silice, per non farmi mancare nulla, ho iniziato un analogo percorso anche per giungere al Cardinalino Silice. Anche in questo caso a facilitare le cose, oltre alla dominanza del fattore da traslare, c’è stata anche la piena fecondità in entrambi i sessi sia degli F1 che dei vari reincroci. Oltretutto, come ho già anticipato nel sopra citato articolo, con il Cardinalino ho avuto la sorpresa di ottenere da subito soggetti con una ossidazione più accentuata. In effetti, riflettendoci, è noto che tra gli Spinus esotici, il Ventre giallo sia tra quelli che a livello puramente ibridativo trasmettono meno nero ai loro discendenti. Cosa abbastanza strana se consideriamo che come diffusione di nero nel piumaggio è tra i più dotati. Come si può apprezzare nella foto allegata, nei maschi Cardinalini Silice, pur nella spinta rarefazione melanica, il cappuccio è abbastanza evidente. Naturalmente, quando questa variante sarà più consolidata è auspica- bile che in un futuro standard venga indicato un cappuccio il più possibile ossidato e completo.
Il Canarino Silice
Fin qui ho riferito della parte più facile del percorso. Percorso che, non dimentichiamolo, già dagli inizi che datano oramai circa a nove anni fa, ha sempre avuto come obbiettivo finale la stabilizzazione di una nuova varietà di Canarino. A facilitare il compito la più volte citata completa fertilità degli ibridi tra Spinus, che ha infatti dato una bella mano. Relativamente semplice è stato anche ottenere i primi tre F1 maschi di Cardinalino x Canarina. Nel frattempo comunque, per non correre il rischio di veder naufragare tutto a causa della fecondità notoriamente non completa di questi soggetti, per aumentare la probabilità statistica di arrivare alla meta ho pensato utile coinvolgere nell’esperimento l’amico Alex Panfini e con lui ci siamo divisi i soggetti da testare: Cardinalini, F1 e poi gli R1. Che si sia trattato di una mossa giusta l’ho potuto verificare quando con il mio F1 la scorsa stagione ho prodotto solo reincroci femmine, soggetti notoriamente inutilizzabili in quanto quasi certamente sterili. Alex, più fortunato, ha invece ottenuto anche due maschi. Uno è rimasto da lui, mentre il secondo è ora a svernare nel mio allevamento. Un ultimo appunto riguarda le Canarine che stiamo utilizzando: per evitare interferenze potenzialmente poco decifrabili con altri fattori mutati, Alex ed io stiamo mettendo in coppia esclusivamente delle ottime nere mosaico rosso, nello specifico delle campionesse cedutemi da Aldo Donati, belle e tipiche, una garanzia per produrre Canarini mutati Silice, che quando arriveranno saranno già a livelli di eccellenza. Per ora il racconto termina qui; se tutto fila liscio, come spero, l’appuntamento è per la fine della prossima stagione cove quando mi auguro di poter mostrare le foto degli incroci di terza generazione (R2): esemplari che già avranno fattezze da Canarino, soggetti che, quantomeno, ci consentiranno di cominciare a capire quale sia il vero impatto della mutazione “silice” sul fenotipo del nostro serino.