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Si fa presto a parlare di Jaspe
testo e foto di Pasquale Leone
Adifferenza delle altre mutazioni che sono apparse spontaneamente, la Jaspe è una mutazione che è stata volutamente traslata nella canaricoltura di colore; difatti in origine la mutazione è apparsa nel lucherino europeo (Spinus spinus) dove ha avuto notevole successo.
Nell’intento, dunque, di traslare la mutazione nel canarino, è stata eseguita una serie di ibridazioni simili ma non uguali sia in Italia che in Spagna. In Italia sono state fatte utilizzando nell’ibridazione il cardinalino del Venezuela (Spinus cucullatus), mentre in Spagna sono state fatte utilizzando il lucherino testa nera (Spinus magel- lanicus). I primi soggetti nati in Italia furono chiamati Ametista, in Spagna Jaspe. Inizialmente le diverse denominazioni avevano creato qualche perplessità, prontamente chiarita visto che Ametista e Jaspe sono le due facce della stessa medaglia, trattandosi della stessa mutazione.
In virtù di quanto detto, non dobbiamo sorprenderci, quindi, se ci troviamo di fronte ad un comportamento genetico che non si era mai visto prima nella canaricoltura di colore, un comportamento ereditario definito “autosomico semidominante ad espressività variabile” sul quale sarebbe opportuno fare dei chiarimenti.
Per cercare di rendere più semplice l’argomento che mi appresto ad affrontare, provo a spiegare, in maniera estremamente sommaria, il significato dei termini gene, cromosoma ed allele.
Il gene è un segmento di DNA che contiene le informazioni ereditarie, il cromosoma è la struttura che contiene i geni di un soggetto. In ogni coppia cromosomica sono presenti due geni, uno trasmesso dal padre e l’altro trasmesso dalla madre. In ogni individuo, i cromosomi sono presenti a coppia e ogni individuo presenta due coppie dello stesso gene. Ogni coppia è un allele.
Tornando alla mutazione Jaspe, essa si può esprimere in due modi: può interessare solo un allele o può interessare tutti e due gli alleli.
Se interessa un solo allele, avviene una mutazione parziale (di fatto sarebbe una mutazione a metà) che riduce sì le melanine, le diluisce rispetto al tipo base, ma tecnicamente ci troviamo di fronte ad un soggetto non ancora completamente mutato in Jaspe. Questo è il Jaspe a singolo fattore, o a singola diluizione, il quale, pur avendo delle caratteristiche fenotipiche ben definite, è genetica- mente un soggetto eterozigote. Per intenderci, se ci trovassimo di fronte ad un’altra mutazione della canaricoltura di colore, questo soggetto sarebbe quello che in gergo viene chiamato “portatore”.
Se invece la mutazione interessa ambedue gli alleli, allora la mutazione è completa. Ci troveremmo in questo caso di fronte ad un soggetto Jaspe omozigote, ed è questa la vera mutazione Jaspe.
Questo concetto è stato sempre ben chiaro, fin da prima che la mutazione stessa fosse riconosciuta… la confusione si è creata successivamente.
Quando la CTN dei canarini di colore ha pubblicato lo standard del canarino Jaspe (vedi Italia Ornitologica 10, 2015), al punto “Generalità della mutazione Jaspe semplice diluizione nel canarino” ha fatto l’errore di elencare le caratteristiche del singolo fattore riferendosi al doppio fattore. La dizione “autosomico semidominante” è corretta solo allorquando ci riferiamo al canarino Jaspe omozigote. Nel caso della semidominanza, si ottiene un fenotipo intermedio diverso da quello di entrambi i genitori; difatti, unendo uno Jaspe doppio fattore ad un tipo base, si ottiene tutta la prole Jaspe singolo fattore. Un concetto semplice, a sentire i genetisti, poco chiaro invece a sentire i canaricoltori. Appare comunque chiaro a tutti come e quanto siano differenti i comportamenti ereditari del singolo fattore paragonati a quelli del doppio fattore. Che sia stata fatta confusione potrebbe essere comprensibile, specialmente se consideriamo la singolarità delle circostanze. Per la prima volta siamo di fronte ad una mutazione della quale sono stati riconosciuti (quali soggetti a concorso) per primi i portatori e successivamente i soggetti mutati. Ovviamente, tale osser- vazione ha una valenza prettamente genetica: è innegabile che lo Jaspe singolo fattore abbia delle caratteristiche fenotipiche ben precise che gli permettono di godere di un apposito standard ben definito. Le barrature sulle remiganti (foto 1) e quelle sulle penne caudali (foto 2) sono delle caratteristiche distintive; tuttavia, anche le altre penne e l’espressione melanica che la mutazione esprime hanno precise singolarità (foto 3). Resta da capire, tuttavia, come mai altri aspetti fenotipici caratteristici non vengano presi in considerazione. Ci sarebbe da riflettere come mai non siano stati condotti finora approfondimenti su come la mutazione agisca e, auspico, anche con quale potere di incisività agisca sulla diluizione melanica del piumaggio. A parte Giovanni Canali, sicuramente una delle voci più autorevoli della canaricoltura di colore, non mi pare che nessun altro si sia espresso in tale direzione. Altro punto di riflessione andrebbe fatto considerando la mutazione nell’aspetto complessivo del piumaggio. Prendiamo ad esempio il nero Jaspe. Nei criteri di giudizio si parla di “massima espressione melanica nel rachide”: peccato che non vi sia menzione di come la mutazione agisca anche sulla parte esterna del vessillo. La cosiddetta “fotografia al negativo”, creata giusto da queste interazioni, è una peculiarità della stessa del canarino Jaspe. Dal punto di vista fenotipico è evidente, ci sarebbe da chiedersi come mai venga presa in considerazione soltanto dagli allevatori della razza.
Di sicuro la pandemia degli ultimi anni ha limitato notevolmente il nostro movimento ma già dalla stagione mostre 2020 (stagione che poi, di fatto, non si è svolta proprio a causa del Covid-19), i Jaspe a doppio fattore sono stati inseriti nelle categorie a concorso delle mostre ornitologiche e purtroppo nulla è stato scritto a riguardo. Eppure la mutazione è veramente interessante, bella anche sotto l’aspetto fenotipico ma stenta a prendere piede e trovare una giusta collocazione nella canaricoltura di colore.
Il club italiano del canarino Jaspe, del quale mi onoro di far parte, in questi anni divulgazione ne ha fatta. Abbiamo organizzato convegni tecnicodivulgativi in tutta Italia, corsi di aggiornamento, seminari ma tutto quanto fatto finora pare non sia bastato.
Al momento, su iniziativa del presidente del club Marco Potitò, stiamo raccogliendo delle penne di tutti gli otto tipi dello Jaspe (singolo e doppio fattore) e le stiamo sottoponendo a degli ingrandimenti al microscopio.
Abbiamo un duplice intento. In primo luogo, vorremmo portare avanti uno studio, basato su questa metodologia, che osservi come la mutazione distribuisca le melanine sul rachide e sul vessillo. In secondo luogo, vorremmo realizzare un database digitale per monitorare l’evoluzione selettiva della mutazione nell’arco dei vari anni.
A scanso di equivoci, sottolineo che non è mia intenzione sollevare delle critiche sterili. Credo appaia evidente, in questo preciso momento storico, la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti tecnici e probabilmente anche valutativi su tutti i quattro tipi Jaspe, sia nel singolo che nel doppio fattore. Nutro la speranza che quanto scritto funga da stimolo affinché si divulghi di più a riguardo del canarino Jaspe, in particolare su quello a doppio fattore, se si vuole far sì che questa mutazione venga portata avanti da parte degli allevatori in maniera seria.
Parafrasando Diego Crovace, che in uno suo articolo (La mutazione jaspe nel canarino, Italia Ornitologica 2, 2011) scrisse “… Di questa mutazione si parla molto, si è scritto poco e si sa quasi nulla …” beh, non è che le cose nell’arco di dodici anni siano poi cambiate più di tanto.