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Segnalazioni

di GIOVANNICANALI, fotoF.O.I.

Girando per mostre, mostre scambio e parlando con vari allevatori ho fatto alcune osservazioni e considerazioni.

Primp punto Già da qualche anno avevo sentito parlare dell’arrivo della mutazione inten so in altre specie. Un arrivo molto preoccupante, poiché tale mutazione è da ritenere che induca alterazioni sulla forma selvatica e renda il ceppo inutilizzabile per un’eventuale immissione in natura. Non mi dilungo e rimando al mio articolo “L’unicità della mutazione intenso” I. O. n°8/9 ago sto/settembre 2018, nonché al mio testo “I colori nel Canarino”, ed. FOI 1999. Tuttavia, vi saranno cenni nel prosieguo. All’inizio si parlava del Cardellino (Carduelis carduelis), però fortunatamente pare che la mutazione sospettata di corrispondere all’intenso (secondo alcuni la giallo), in realtà, sia diversa. Oggi si parla di mutazione equiva - lente all’intenso, con maggiori probabilità di vera corrispondenza, nel Lucherino (Spinus spinus) e nel Verdone (Chloris chloris). A questo pro - posito raccomando attenzione alla denominazione, per non cadere in equivoci. Non ne ho parlato prima poiché non avevo visto alcun sogget - to sospet tato di essere intenso in tali specie. In realtà non avevo molti dubbi, poiché gli allevatori che me ne parlavano e me ne parlano sono ben dotati di competenza, esperienza, nonché stimati, quindi attendibili. Tuttavia la prudenza mi frenava. Ora, avendo visto almeno un soggetto Lucherino che sembra in effetti essere intenso, ritengo, sia pure con

Nero cobalto intenso giallo

tutte le cautele del caso, di spendere qualche preoccupata parola. Ho suggerito agli allevatori di fare

Ho suggerito agli allevatori di fare controlli sui presunti intensi

controlli sui presunti intensi, come misurazioni della lunghezza delle barbe (non tanto della rachide) per accertare e quantificare il loro accorciamento e quindi il conseguente restringimento del vessillo, con confronti omogenei (stesse penne, stessa fratria ecc.). Questa ope ra - zione ritengo potrebbe essere favorita dall’utilizzo di un compasso. Poi certo valutare, analogamente, anche le altre produzioni cutanee: becco,

unghie e soprattutto squame dei piedi, poiché la riduzione di queste ultime fa sembrare il piede più sottile, sia il tarso metatarso che le dita. Ho suggerito anche di effettuare accoppiamenti in purezza fra i probandi intensi per valutare i soggetti omozigoti (25%) al fine di accertare l’esasperazione delle caratteristiche della mutazione intenso (dominante e subletale), per vedere se sono sovrapponibili a quella dell’intenso canarino. Sarebbe interessante anche notare se i brinati (forma selvatica normale in tut te le specie) figli di intensi pro bandi, degenerassero quando accoppiati in purezza (brinato x brinato), specie se reiteratamente, in modo analogo ai brinati canarini. Si tratta cioè di verificare, anche in queste specie, se la mutazione che ipotizziamo intenso

Isabella opale intenso giallo

Raccomando di tenere i ceppi dove è presente la probanda mutazione intenso rigorosamente separatida altri ceppi

induce per effetto paramutagenico una tara nei brinati imparentati. Tenendo ben presente che fino ad oggi le specie suddette non avevano nulla di tutto ciò e le uniche mutazioni riguardavano le melanine o la varietà, non la categoria. Non mi dilungo in spiegazioni poiché già note e ribadite chiaramente nell’articolo sopra citato e nel mio testo. Ora ci si potrebbe chiedere se l’eventuale mutazione intenso, una volta che fosse accertata come tale, sia il

frutto di nuova mutazione uguale a quella del canarino (simile non sareb - be la stessa cosa) oppure se sia stata traslata dal canarino attraverso ibridazioni. Non ho un’opinione pre cisa e mi piacerebbe avere confor to dall’opinione di vari ibridatori, purché qualificati. Arrivati a questo punto, raccomando di tenere i ceppi dove è presente la probanda mutazione intenso rigorosamente separati da altri ceppi. Altrimenti c’è il rischio di spaccare in due le specie suddette ed i brinati diventerebbero dipendenti dell’in - cro cio con intensi. Non vorrei essere pessimista, ma temo di essere come il predicatore cui dicevano: “O predicator che predichi al deserto, non predicar per me che è tempo perso”. Comunque, come sempre, il mio dovere lo faccio a prescindere. Se non altro, non potrò essere accusato di non aver segnalato il pericolo. È bene capire che un ceppo, per essere reintrodotto in natura, deve essere idoneo alla bisogna. La selezione naturale può eliminare diverse muta zioni in un battibaleno, ma altre no. Dipende dall’handicap che ingenerano e, se poi fosse grave e totale, in quanto presente in tutti i soggetti reintro dotti, sarebbe eliminato tutto il gruppo reinserito, quindi un lavoro inutile. Ragionando di massima, si sa che talora soggetti affetti da albi - nismo sono discriminati dagli stessi genitori, altre volte rapida mente predati ed eventuali fortunatissimi superstiti son spesso cacciati dai conspe cifici che non li riconoscono come tali e quindi ben difficilmente si riproducono. Questo specialmente per gli albini totali o quasi. Tare di minore gravità, però, potrebbero incidere poco o nulla e consen - tire il loro sgradevole mantenersi: penso ad esempio alle depigmentazioni apicali, specialmente se leggere (le cosiddette orlature). Ritengo che, se volessimo allevare per salvare e tenere disponibili ceppi idonei ad una reintroduzione in natura, dovremmo mantenerli il meno possibile lontani dalla tipologia selvatica, latenze comprese.

È indispensabile comprendere che la forma selvatica, quantomeno nei fringillidi, è data dal brinato. Non conta nulla se assomiglia ad un intenso; infatti, le strutture delle produzioni cutanee sono sempre normali, e come tale si comporta in alle va mento. Anche somiglianze con il mo saico non vanno oltre la somiglianza pura e semplice. Si tenga anche conto che lacondizione di subletale è del tutto incompatibile con la forma selvatica. Semplicemente im pos sibile, quindi, che l’intenso sia forma selvatica essendo dominante e subletale. Per approfondimento si veda anche “Aspetti da non dimenticare”, I. O. n°3 marzo 2019 del sottoscritto, come pure il mio testo. Da non escludere mutazioni in natu - ra, ma non mi risulta di catture di soggetti intensi, anche se non posso escludere che possano essere sfug - giti all’osservazione. Ipotizzerei, se ci fossero, una eliminazione per selezione naturale, ma non è detto. Naturalmente, non escluderei il ritrova men - to di mosaico. Mutazione di scarso rilievo, se non selezionata, e quindi facile da sfuggire all’osservazione. A questo proposito, ho sentito di catture di rari canarini mosaico in natura. Per quanto richiesta, la documentazione non mi è stata fornita. Un tempo, ma anche ora, a volte si parlava a sproposito di intensi e mosaico in natura, come condizione normale, assolutamente non prospettabile. Per avere una circostanza simile bisognerebbe sostenere che in natura si privilegiasse l’accoppiamento misto, oltre ad accettare un carattere subletale come normale! L’aspetto dell’accoppiamento misto privilegiato è ipotesi ben difficile da prospettare, visto che predilezioni allo stato domestico non ne ho rilevate, tuttavia non proprio impraticabile. Se qualcuno avesse notato qualcosa, magari in voliere, auspico che me lo faccia sapere. Perfino il pappagallino ondulato è stato tirato in ballo, dove per “intenso” si intendeva il piumaggio normale analogo al selvatico e per “brinato” quelli a penna più lunga. Quindi, di fatto, una forma subletale come for

Si tenga anche conto che la condizione di subletale è del tutto incompatibile con la forma selvatica

ma selvatica unica! Senza accenno alla mancanza di omozigoti stri - minziti. Semplicemente si è confuso il piumaggio attillato con l’intenso e quello abbondante con il brinato. Il fatto è che l’abbondanza del piumaggio, anche anomala, rientra in una palese eredità poligenica. Si noti che nel canarino ci sono sia intensi che brinati a penna contenuta, come in eccesso. Anche quando si parla di mosaico intensi e brinati si sbaglia gravemente. I cosiddetti in - tensi sono più equilibrati ed i cosiddetti brinati sono in eccesso e ce ne sono troppi. Non esistono mosaico intensi, altrimenti il mosaico non sarebbe una categoria. Il mosaico è sempre a strut tura brinata. Concetti ampiamente spiegati anche sul mio testo.

Secondo punto Mi è capitato anche di vedere canarini che vorrebbero essere di tipologia selvatica, con caratteristiche che non sono compatibili con la forma selvatica stessa. Ad esempio una mole eccessiva, le depigmentazioni di cui sopra, ed altro ancora. Ho visto anche comprare un canarino dato per selvatico che aveva una mole impro - ponibile e che in allevamento si rivelò, mi pare di ricordare, un passepartoute pure con un altro carattere latente.

Bruno cobalto intenso rosso

In altre occasioni, ho invocato la squalifica dei soggetti che soltanto suscitino il dubbio di essere frutto di incroci con i domestici. Qualora non si volesse essere severissimi, sarebbe me - glio rinunciare a questa categoria a concorso, che pure è preziosa per confronti o anche per incrocio al fine di inserire, nei domestici, sangue simile al vero selvatico, così da rafforzarli ge - neticamente, pur pagando un prez zo per il danno ai fini selettivi spinti. Questi reincroci però, solo a senso unico, cioè verso i ceppi domestici, non il contra - rio, nel modo più assoluto. Quest’ultimo discorso si ricollega con il precedente. E lo stesso discorso si deve fare per tutti i ceppi finalizzati ad una eventuale reintroduzione in natura o per l’utilizzo come riserva gene tica molto simile a quella selvatica. Quando la forma selvatica si

Satinè intenso giallo avorio

Gibber Italicus

Quando la forma selvatica si estingue è un danno terribile

estingue è un danno terribile. Penso ad esempio all’Uro (Bos taurus primigenius), il toro capostipite delle razze domestiche. Per fortuna non è estinto il Gallo bankiva (Gallus gallus), capostipite, anche se forse non esclu - sivo, delle razze dome stiche; sarebbe bene che le forme selvatiche venissero sempre tutelate, per i motivi suddetti ed altri ancora che non è il caso di affrontare in questa sede. Co mun que ci sono stati e si fanno tuttora diversi tenta tivi, con diverse specie, per ricreare la forma origi - nale o almeno simile.

Nota finale Ho contattato il dott. Pasquale de Luca per avere un suo parere; ebbene, mi ha fatto sapere di avere letto tutto d’un fiato il mio scritto e di averlo apprezzato, per un contenuto forte e significativo (mi sono sentito lusingato, spero che non scherzasse). Ha espresso l’augurio che gli allevatori lo prendano molto sul serio. Mi ha manifestato qualche perplessità sulla comparsa in due specie in tempi ravvicinati della stessa mutazione, ma non lo esclude. Anch’io ho qualche perplessità e non escludo traslazioni, almeno per il Lucherino; co - munque sia, di fatto l’intenso pare esserci e bisogna valutare. Ha ritenuto corretti gli incroci da me suggeriti e si augura che vengano praticati. Al fine di accertare se davvero sia la stessa mutazione del canarino o solo simile. Certo, ci vorrà un po’ di tempo ma spero che si definisca bene la situazione, stante la sua importanza.

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