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Le alterazioni di piumaggio nei pappagalli
testo e foto di FEDERICAARDIZZONE
Introduzione Le anomalie del piumaggio risultano essere una delle cause più frequenti di consulto medico veterinario da parte di un proprietario di pappagalli. Le alterazioni di piume e penne osservate più comunemente sono: - Distrofie; - Discromie; - Cisti follicolari (o Lumps); - Autodeplumazione.
La struttura fisiologica del piumaggio Strutturalmente, le piume e le penne risultano essere un’appendice dell’apparato tegumentario degli uccelli. Sono composte da filamenti microscopici compattati, incorporati in una matrice di cheratina, prodotta nell’epidermide. Sia la penna che la piu ma prendono origine da un’invagina-
Struttura delle penne al microscopio zione cutanea, il follicolo, alla cui base si forma una protuberanza, il germe o rudimento della penna. Nel germe della penna è possibile distinguere un epitelio esterno, epitelio del germe, e una parte centrale connettivale riccamente vascolarizzata, la papilla del germe. Da quest’ultima origina ogni nuova penna. Mentre la penna cresce, rimane arrotolata in una forma tubolare attorno alla papilla dermica fino a quando non viene spinta lontano dall’area di crescita. La forma tubulare è mantenuta da una guaina protettiva, composta dallo stesso tipo di cheratina che compone il calamo (vedi in seguito), che progressivamente si disgrega e cade, lasciando il posto alla penna neoformata che sarà libera di assumere la sua forma definitiva. Come vedremo in seguito, questo processo può Le anomalie del piumaggio risultano essere una delle cause più frequenti di consulto medico veterinario da parte di un proprietario di pappagalli
subire delle alterazioni in alcune patologie dei pappagalli. Nella penna si distingue una parte infissa nella cute, il calamoed una parte che sporge esternamente, formata da rachidee vessillo. Il calamo presenta un solco interno ed ha funzione di sostegno. Il vessillo è costituito dall’insieme delle barbe fornite di barbule. Le barbe si attaccano in coppia ai due lati del rachide, formando con esso un angolo acuto. Queste ultime, in base alle loro caratteristiche, determinano la differente struttura tra piume e penne.
Tipologia di penne Esistono 7 tipi di strutture che in clu dono le remiganti, lunghe, rigide ed asimmetriche che sono le penne delle ali atte al volo; le timoniere che fanno parte della coda e consentono ai pappagalli di spiccare correttamente il volo, di mantenere il corretto equilibrio sul posatoio e fungono appunto da timone mentre gli animali sono in quota; le penne di contornoche rivestono il corpo dei pappagalli e consen-
Ingrandimento crescente della penna
tono loro l’impermeabilizzazione. Inoltre gli permettono di comunicare correttamente con i propri conspecifici, assumendo colorazioni tipiche della specie di appartenenza. Particolari tipi di penne di contorno sono le copritrici che svol gono un ruolo di copertura, ricoprendo la base delle remiganti e delle timo nie re. Non hanno alcun ruolo diretto nel volo. Esistono inoltre le semipiume che han no la stessa struttura delle penne di contorno, dalle quali sono per lo più mascherate. Esse hanno sviluppato un rachide centrale ma senza uncini nelle
Processo di crescita di una penna barbule, creando una struttura piumosa isolante che, insieme alle piumepropriamente dette (che presentano struttura simile alle semipiume ma con ra chide molto poco sviluppato o assente) consente agli uccelli di termoregolarsi correttamente. Le piume pro pria mente dette, sono inoltre le strutture che ricoprono il corpo dei pulli, generando il cosiddetto piumino. Gli ultimi due tipi di penne sono le filopiume e le setole.Le prime sono le piume più piccole e con una struttura simile a quella dei capelli, hanno poche e corte barbe o barbule e funzionano come i baffi dei mammiferi, perc epen do la posizione delle altre penne grazie al loro follicolo dotato di numerose terminazioni nervose. Le seconde sono il tipo di penna più semplice, con un rachide rigido che di solito è privo dirama zioni di barbe. Sono situate soprattutto alla base del becco e sopra gli occhi e presentano funzione prettamente tattile.
Distrofia Per distrofia del piumaggio si intende un’alterazione morfologica a livello di piume o penne. Le principali manifestazione distrofiche che possiamo osservare nel piumaggio dei pappagalli sono: - Alterazioni dell’accrescimento; - Alterazioni della struttura; - Aumentata fragilità; - Costrizioni circonferenziali del calamo della penna; - Emorragia alla base del follicolo; - Ritenzione della guaina. Le principali cause di queste manifestazioni patologiche sono da impu ta re a malattie infettive di origine virale, come il Circovirus, agente eziologico responsabile della cosiddetta PBFD (malattia del becco e delle penne), il Polyomaviruse l’Herpesvirus, probabilmente responsabile della feather duster (importante alterazione dell’accrescimento delle penne) negli ondulati (Melopsittacus undulatus). Que sti agenti patogeni causano distrofia del piumaggio in quanto vengono riscontrati a livello delle cellule staminali che rivestono il germe della penna (motivo per il quale la diagnosi di queste patologie virali può essere eseguita anche tramite una PCR su penne), impedendone in questo modo il corretto accrescimento e creando le cosiddette costrizioni circonferenziali a livello del calamo (aree di necrosi) che si rinvengono come anelli scuri intorno al rachide ed al calamo. Le distrofie del piumaggio possono an che essere collegate a carenze vitamini che, come l’ipovitaminosi A, a carenze di sali minerali tra cui zinco, calcio, ma gne sio, manganese e selenio ed a ca renze di amminoacidi come l’arginina.
Discromie Per discromia si intende qualsiasi tipo di alterazione della pigmentazione di piume e penne. La colorazione del piumaggio nei pappagalli dipende principalmente da due fattori: - Struttura delle penneche influenza il passaggio e la riflessione della luce; - Pigmenticome melanine, porfirine, e psittacofulvine. Di conseguenza, qualsiasi condizione patologica che determini alterazione di struttura o pigmentazione del piumaggio, può portare a discromie. La causa più comune di discromie è la malnutrizione. Le carenze nutrizionali possono influire sia sulla struttura delle penne che sulla pigmentazione. Carenze di vitamine, minerali ed amminoacidi essenziali possono alterare enormemente la fisiologia del piumaggio. L’acromatosi (perdita di colorazione) delle remiganti primarie
è stata riscontrata nelle Calopsite (Nymphicus hollandicus) alimentate con diete carenti di colina o riboflavina. Altre cause di discromia includono epatopatie, intossicazioni croniche da metalli pesanti, alterazioni genetiche, ipotiroidismo, neoplasie (ad es. tu mo ri ipofisari), somministrazione di farmaci (ad es. tiroxina, fenbendazolo), malattie infettive come Circoviruse Polyomavirus.
“Barre da stress” Un particolare esempio di discromia è rappresentato dalle cosiddette barre da stress. Queste si manifestano come alterazioni cromatiche perpendicolari al rachide delle penne, di solito sotto forma di linee trasversali nere. Sono collegate all’aumento di corticosteroidi, collegato a qualsiasi forma di stress (sia gestionale che comportamentale) a cui è sottoposto il pappagallo durante l’accrescimento delle penne. Si evidenziano molto frequentemente nei giovani allevati a mano, svezzati seguendo un regime alimentare non corretto.
Cisti follicolari (Ipopteronosi cistica) Chiamate anche Lumps (termine inglese che significa nodulo), sono malformazioni delle penne dovute ad un’alterazione dello sviluppo degli elementi costitutivi delle stesse sotto la cute. Molto comuni nei canarini. La penna non riesce a fuoriuscire dal follicolo, si avvolge più volte su sé stessa e cresce internamente. Si formano pertanto dei noduli il cui interno è costituito dalla stessa sostanza che compone le penne, cioè cheratina. Sono stati evidenziati diversi casi tra cui anomalie genetiche (soprattutto nei canarini), traumi, malattie infettive, carenze nutrizionali.
Autodeplumazione Una delle problematiche più frustranti quando si parla di alterazioni del piumaggio è sicuramente la sindrome da autodeplumazione che si definisce come una condizione patologica nella quale i pappagalli tendono ad asportarsi penne e piume del proprio corpo. Si ritiene che questa manifestazione
Barre da stress
possa avere diverse cause scatenanti che alla fine creano una vera e propria patologia del comportamento, spesso di difficile risoluzione. Questa sindrome, alle volte, può arrivare ad essere particolarmente grave, portando i pappagalli anche ad automutilarsi ed infliggersi lesioni cutanee anche molto estese. Alcune delle patologie che possono essere all’origine della sindrome da autodeplumzione sono tutte le alterazioni del piumaggio citate sopra, le malattie infettive, parassitosi come Giardia spp., intossicazioni da metalli pesanti, epatopatie e qualsiasi altra condizione morbosa che determini una situazione di disagio nei nostri pappagalli. Nella maggior parte dei casi, però, l’autodeplumazione nei pappagalli ha una genesi squisitamente comportamentale e risulta scatenata da traumi in età infantile, squilibri della sfera sessuale e scarsità di stimoli specie-specifici, motivo per cui risulta molto più rappresentata nei soggetti allevati a mano.
Autodeplumazione in Ara macao
Il “pollice rigido”: ipotesi ed esperienze
testo e foto di SALVATORECREMONE
Prendospunto dall’articolo dei signori Corsa-Mollo pubblicato sulla rivista I.O. n°8/9 c.a. e mi sento, da allevatore “attivo” della razza AGI, di fare alcune mie considerazioni su quanto da essi scritto in relazione a due argomenti. Il primo argomento è quello che tratta del “pollice rigido” o “slip claw” e del “pollice in avanti” o “pollice reverso” o “undershot claw”. In trent’anni di allevamento ho avuto po co a che fare con il problema del “pollice reverso” e raramente ho dovuto affrontare questa situazione. Diverso è invece il discorso del “pollice rigido” o “slip claw” che è un difetto che si manifesta prevalentemente nelle razze di canarini di grossa mole e quindi anche negli AGI. Quando ho letto l’articolo in que stio ne, mi sono meravigliato per l’estrema superficialità con cui si affrontano argomenti legati alle patologie dei nostri uccelli. Nello specifico, gli autori dell’articolo affrontano il tema del “pollice rigido” scrivendo testualmente: “…sia negli AGI sia nei Parigini vi sono difetti genetici che riguardano il primo dito…”. E poi ancora: “… si tratta, come già detto, di tare genetiche la cui incidenza può essere ridotta tramite un’attenta selezione...” E ancora: “… si tratta di una cura sintomatica che non elimina il difetto genetico…” E ancora: “… è sempre opportuno non far riprodurre tali soggetti…” Ma, inoltrandosi nell’articolo, non affiora nessuna ipotesi alternativa.
AGI pezzato, all. S. Cremone
Caso 1: Pollice reverso (Undershot claw), Caso 2: Pollice rigido (Slipped claw). Disegno tratto dal libro "Campioni e Razzatori" di G. De Baseggio Per un allevatore novizio che legge quan to riportato in corsivo, eventuali dub bi e quesiti sulle cause di queste anomalie delle dita dei canarini, dovrebbero essere fugati… Gli autori ripetono più volte che la causa è nella trasmissione genetica del difetto. Ma gli allevatori esperti, che si trovano ad affrontare con una certa frequenza questi ed altri problemi che affliggono i nostri canarini, e che negli anni hanno letto e riletto quanto pubblicato sull’argomento in questione, sono certo che non condivideranno
la tesi che sia il “pollice reverso” che il “pollice rigido” abbiano come unica causa l’ere dita rie tà genetica. Anzi, se andiamo ad approfondire il tema, leg gendo quanto fu scritto a suo tempo da due grandi personaggi dell’Ornicoltura italiana, ci accor giamo che le cose non sono e sat ta men te come sono state descritte dai due autori dell’articolo. Infatti sia il prof. Umberto Zingoni nel suo libro “Canaricoltura” che il prof Giorgio De Baseggio nel suo libro “Campioni e Razzatori”, non escludono che queste anomalie delle dita dei nostri canarini possano essere causate, oltre che da predisposizione ereditaria, anche da altri fattori esterni. Ma entriamo nello specifico. Nel 1989 Zingoni, nel suo scritto “Canaricoltura”, scriveva a riguardo che le cause erano sconosciute a lui e ad altri, e che il dott. Mannelli nel 1964 ipotizzava che il fenomeno fosse riconducibile ad una predisposizione ereditaria la cui causa potesse essere la paralisi del muscolo flessorio. Lo stesso prof. Zingoni non escludeva quale possibile causa uno spasmo o contrattura del muscolo estensore del pollice, così come altri fattori di origine esterna (vedi Canaricoltura pag.282).
Best Reggio 2019 punti 95, all. S. Cremone
Scriveva Zingoni: “…Neppure sarebbe ro da escludere fenomeni di degenerazione del nervo in qualche modo a na loghi a quelli che potrebbero essere responsabili della cecità, fenomeno anche questo molto frequente nelle Razze di grossa mole, con preferenza per i maschi. Nel nostro allevamento di Arricciati di Parigi è accaduto che nei figli della stessa coppia (esente da tare) un anno l’infermità comparisse in un’alta percentuale di soggetti, mentre l’anno successivo essa risultasse quasi assente, tutto questo indipendentemente dall’età dei riproduttori. Questa osservazione ci induce a ritenere che sulla comparsa del pollice rigido abbiano una influenza non trascurabile anche fattori di origine esterna che, però, noi non siamo riusciti ad individuare. Infine ci è sembrato di rilevare che i posatoi larghi (orizzontalmente ovali) favoriscono l’insorgenza dell’infermità…” - “…considerando la possibilità che la tara sia ereditaria, è preferibile non far riprodurre il soggetto e assolutamente necessario, ai fini della selezione, pren dere nota del fatto per fare le opportune indagini sugli ascendenti e collaterali…” Il professor De Baseggionel 1987, nel suo libro “Campioni e Razzatori”, ipotizzava anche altre cause oltre alla possibilità di una predisposizione ere dita ria: “… queste anomalìe possono essere causate o da una predisposizione ereditaria(che alligna in certi ceppi), oppure da carenze di biotina (vitamina H) o di colina o di manganese…” – “… possibilmente non utilizzare i soggetti colpiti come riproduttori…” E venendo ai giorni nostri, anche il dott. Tiziano Iemmi, noto veterinario specializzato in Patologie Aviarie, ricercatore presso l’Università di Parma e membro AAV (Association of Avian Veterinarians), da me interpellato sul tema, mi ha confermato quanto segue: “Il problema in questione è a mio parere di tipo multifattoriale, probabilmente vede una predisposizione congenita (forse legata alla particolare anatomia e fisiologia di accrescimento di queste razze), ma risente pesante mente di influenze di tipo ambientale, di certo di tipo nutrizionale e sanitario, infatti frequentemente mi imbatto in problematiche di questo tipo, anche in razze leggere, in presenza di situazioni di malassorbimento intestinale associato ad enteriti croniche o quadri di infezione da circovirus.” Dopo aver preso atto di questi illustri pareri sulle cause che provocano l’insorgenza del cosiddetto “pollice rigido”, e non avendo a tutt’oggi avuto notizia ulteriori studi sull’argomento che avallino la tesi dei nostri due autori, credo che sarebbe veramente importante se questi ultimi potessero indicarci le fonti dalle quali hanno ottenuto la preziosissima indicazione, ovvero che il difetto in questione è solo di origine ereditaria. D’altra parte, sulla rivista della Federazione, è doveroso che tutto quanto viene scritto su argomenti che riguardano la salute dei nostri beniamini sia credibile e verificabile. Aspettiamo quindi fiduciosi, da parte dei due autori dell’articolo, ulteriori informazioni e/o notizie che possano aiutare il movimento degli allevatori a meglio capire come stanno realmente le cose. Personalmente credo che la trattazione del tema sia stata sviluppata così come è stata pubblicata, solo a causa di una macroscopica amnesia che ha causato la totale “non menzione” di altre possibili cause oltre a quelle di carattere ge netico. Niente di grave, però occorre fare attenzione per il futuro. Il mio modesto contributo può essere solo quello di rendere pubbliche le mie esperienze sul tema “slip-clow”e, più che altro, le osservazioni che negli anni la casistica mi ha fornito. Ovviamente, sono estremamente felice che queste mie esperienze trovino riscontro in quanto scritto sull’argomento da Zingoni e da De Baseggio. Ho riscontrato il problema del “pollice rigido” circa trent’anni fa, quando alle vavo Arricciati del Nord e Padovani (l’AGI non era ancora nato) e fu proprio in alcuni Padovani, quelli di mole maggiore, che cominciai a riscontrare tale anomalia.
Non era di certo un problema diffuso, ma comunque presente, che cercavo di risolvere con l’esclusione del soggetto dalla futura riproduzione. Anche io attribuivo il tutto ad una tara ereditaria. Dopo qualche anno iniziai a dubitare del di scor so “ereditario”, soprattutto quando notai un Arricciato del Nord di 70 giorni che presentava il dito rigido. Era nato nell’ultima covata e ricordai che non era stato cresciuto a dovere a causa della fattrice che era probabilmente troppo stanca per precedenti cove. Questo episodio cominciò a mettere dei dubbi alle mie certezze ma, vista la sporadicità del problema, non mi soffermai sulla questione più di tanto. Diversamente, invece, quando anni fa iniziai l’avventura con l’AGI, Razza che come tutte le altre “pesanti” presenta più problematiche. Come da insegnamento del compianto prof. Zingoni, cominciai ad appuntare tutto quello che riscontravo durante la gestione dell’allevamento, e dopo anni posso riportare le mie esperienze. Mi sono anche confrontato con altri allevatori di AGI, fra i quali uno dei miei maestri e fra i primissimi sele zionatori della Razza, Sauro Canè. Le nostre esperienze evidenziano che i soggetti colpiti manifestano il problema ad un’età compresa tra i 30 e i 70 giorni, quasi nella totalità dei casi la problematica riguarda soggetti appartenenti alle ultime covate, quindi allevati da balie affaticate, soggetti sottoposti ad antibiotici durante la crescita o soggetti che hanno impiegato più tempo del dovuto per svezzarsi (spesso ciò dovuto ad un non ottimale imbecco per quantità o qualità della balia). Su indicazione dei nostri medici ve terinari di riferimento, abbiamo constatato che le possibili soluzioni al problema sono: apporto di vitamina del gruppo “B”, somministrazione di pastoncini o sementi ad alto valore proteico. Ma soprattutto è stato fondamentale, tra mite la sostituzione delle aste clas si che con cordicine o lacci da scarpa, sottoporre i soggetti colpiti dal “pollice rigido”, ad un allenamento delle zampe. Con quest’accorgimento una percentuale molto alta di soggetti hanno recuperato totalmente la mobilità del pollice. Confortati dal parere dei nostri vete rinari, noi sposiamo l’ipotesi che oltre ad eventuali responsabilità di carattere
L'autore (a sinistra) nel suo locale di allevamento con l'amico Picasso Sirabella
genetico, fra le possibili cause che por tano al problema di “pollice rigido” possa esserci l’alimentazione che può, a volte, essere carente in alcuni elementi, fra tutti: proteine, calcio e vitamine. La possibilità di una predisposizione genetica ci porta a considerare indispensabile indagare sull’intera linea di sangue del soggetto colpito, purtuttavia dobbiamo precisare che nella discendenza dei soggetti guariti non abbiamo riscon trato la trasmissione del problema, né in prima generazione né in quelle suc ces sive. Non spetta a noi entrare nel merito dell’eventuale meccanismo di trasmissione genetica (dominante oppure recessivo). Vorrei infine ricordare ai due autori che, per quanto riguarda un altro argomento trattato nell’articolo, ovvero quello relativo al maldestro tentativo di spiegare la differenza fra AGI e Parigino utilizzando i disegni di una bottiglia di una nota bibita americana e di un fuso, se è possibile (come loro affermano) che solo pochissimi non hanno voluto comprendere il significato della figura, è sicuramente vero che tutto il Club dell’AGI, e ripeto
È stato fondamentale, tramite la sostituzione delle aste classiche con cordicine o lacci da scarpa, sottoporre i soggetti colpiti dal “pollice rigido”, ad un allenamento delle zampe
tutto, ha criticato quel bizzarro con fronto. A gente navigata come la maggior parte degli allevatori di AGI iscritti al Club, che alleva con passione e impegno la Razza più bella del mondo, con tutte le difficoltà che il suo allevamento comporta, sentir dire che “… I vecchi allevatori sostenevano che l’AGI dovesse avere la forma dell’iconica bottiglia della Coca Cola capovolta…”, ha dato parecchio fastidio. Chi non ha mai fatto parte degli allevatori storici che hanno nobilitato questa splendida Razza, dovrebbe evitare di dire cose che non hanno alcun fondamento. Anziché dire “… i vecchi allevatori…”, forse sarebbe stato più realistico dire “… un allevatore…”, e sarebbe stato lo stesso di scutibile, ma avrebbe avuto una parvenza di credibilità. In fin dei conti uno che dice una determinata cosa ci può anche stare. Ma se si scrive che quella strana descrizione era citata ad esempio dai “… i vecchi allevatori…”, allora significa che gli autori vogliono attribuire a quella raffi gu ra zione una storicità che siamo certi non esiste. Concludo dicendo, per quanto ci riguarda, che in questi aspetti ornitologici la “politica” non c’entra nulla, e aggiungo “per fortuna”! Ringraziando per lo spazio concessomi, vi lascio con una frase di Bryan Tracy: “quasi tutta l’infelicità nella vita viene dalla tendenza a dare la colpa a qualcun altro”.
Bibliografia:
U. Zingoni: “Canaricoltura” - seconda edizione 1997 - Federazione Ornicoltori Italiani G. De Baseggio: “Campioni e Razzatori”- Ed. “Il Mondo degli Uccelli” - Via Cerbai, 11 – 40032 Camugnano (BO) monduccelli@tiscali.it