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Lettere in Redazione
in Redazione Lettere
Le Mostre al tempo del Covid-19
di FILIPPO TIGANI SAVA
Secondo le leggi della natura, quando una po polazione di animali supera il limite concesso dallo spazio vitale, si estingue. Ne fanno testo i PARCHI NAZIONALI nonché le RISERVE NAZIONALI di tutto il mondo, dove, nell’arco di un certo numero di anni, sistematicamente si abbattono o si spostano in altri habitat i soggetti in surplus, i quali altrimenti danneggerebbero tutta la popolazione esistente in quel contesto. Oggi, è solo una mia opinione, la Terra stenta a sopportare sufficientemente un numero così enorme di abitanti che inevitabilmente cercano spazi vitali per sopravvivere. Credo che la questione sia ancora in embrione e che il prosieguo della storia sarà allucinante per il mondo intero. Il Covid-19 o un domani un Covid-30, chiamiamolo pure così, è una forma di rigetto della terra verso l’umanità in genere che, oltre ad aver superato il limite di guardia, non ha avuto nei secoli nessun rispetto per essa e per i suoi ambiti: mari, fiumi, montagne, la stessa atmosfera. Non bastano leggi e regolamenti più o meno astrusi per combattere e vincere una pandemia; urge trovare l’antidoto giusto e cambiare registro, o il capolinea non sarà molto lontano. Ho letto con interesse misto ad apprensione l’ar ticolo di Giovanni Canali riguardante l’argomento in questione e le sue ripercussioni negative riguardo le mostre di quest’anno. Un antico detto recita: “ognuno piange con i propri occhi”, la qual cosa vuol significare che la questione non riguarda esclusivamente se quest’anno si potrà tenere fede al Calendario mostre o meno; la cosa più preoc cupante sarà per i commercianti del settore, il cui lavoro gravita e vive anche di questi eventi. Mi riferisco alla mancata vendita di un lungo corollario di prodotti che da tempo naviga per mari tempestosi e, continuando su questa linea, non potrà vedere ancora per molto tempo approdi sicuri all’orizzonte. Le associazioni, quindi, dovrebbero rendersi parte attiva e con competenza ed idee chiare esaminare con le autorità preposte all’uopo comportamenti idonei per l’organizzazione delle mostre. Non ho ricette magiche ma il dialogo porta sempre vantaggi e chiarificazioni. Io vivo in una regione (la Calabria) che è stata e continua ad essere miracolata nei confronti di tale virus, arrivato in loco solo di ritorno. Pochi soggetti positivi e pochissimi in terapia intensiva. Pertanto, credo che in questi casi bisognerebbe distinguere cosa da cosa. Regioni a minimo impatto potrebbero avvantaggiarsi nell’allestimento delle Mostre, sempre nel rispetto di leggi e regolamenti vigenti: mascherine, guanti, distanziamento sociale, ingressi contingentati, continua sanificazione dei locali. In tal modo si potrebbero allestire diversi eventi fieristici e non, come d’altronde si sta procedendo in altri settori del commercio e del turismo. Aspettando e sperando in un aleatorio vaccino “salvatutti”, dovremo abituarci a convivere con questo virus cercando di mitigare l’incubo ossessivo della paura e adottando nel frattempo misure adeguate sulla base di esigenze e situazioni locali. D’altronde l’uomo da secoli ha convissuto e continua a convivere con infezioni altrettanto pericolose, se consideriamo HIV, epatite, tubercolosi per citarne alcune. Il vaccino tanto sbandierato è, a mio parere, di là da venire e sicuramente fino ad allora non possiamo vivere agli arresti domiciliari, oppressi da un incubo perenne che mina alle basi la convivenza civile. È vero senza alcun dubbio che non saranno le nostre Mostre a dare incremento significativo all’economia del nostro Paese, ma 100 euro si possono formare anche con tantissime monetine di 1 centesimo. Non ci mancheranno le Mostre, ci mancherà al contrario il contatto umano e l’appuntamento annuale con gli amici allevatori.