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Melanine: divagazioni ornitologiche sul tema
di MIMMOALFONZETTI, foto WIKIPEDIA
Abstract Le melanine sono tra i principali pigmenti responsabili dei colori delle cellule viven ti e diffusamente distribuiti in natura. Gli uccelli rappresentano gli animali più variegati per quanto riguarda la colo ra zio ne a base di melanina, soprattutto nel piu maggio, anche se questa pigmen ta an che parti prive di penne del tegu men to (oc chi, zampe, unghie e becco). Di seguito ver ranno elencate le funzioni pe culiari assolte dalle melanine nelle pen ne e piume degli uccelli, nel tentativo di spiegare gli aspetti che più strettamente hanno favorito il loro sviluppo e la loro evoluzione. Le fonti bibliografiche che hanno suggerito lo scritto sono ascrivibili a nu me rose pubblicazioni di autori (tra i quali Ismael Galvàn, Francisco Sola no) operanti in istituti di ricerca universitari americani.
Introduzione Il colore è uno dei tratti che condiziona maggiormente l’aspetto degli animali. La colorazione degli animali è straordinariamente diversificata e influisce in gran parte sul modo in cui essi comunicano con i conspecifici, svolgendo un ruolo rilevante nell’evoluzione delle storie di vita animale. La colorazione dei vertebrati, quindi anche gli uccelli,
Comunicazione visiva di un pavone, fonte: wikipedia.org, autore: Lubomir Mihalik
è il risultato di due processi fisici diversi ma correlati: •l’assorbimento diretto di specifiche lunghezze d’onda della luce da pigmenti naturali, che potrebbero essere definite colori pigmentari; •l’interferenza della luce riflessa dalle microstrutture biologiche con indici di rifrazione contrastanti, che crea i cosiddetti colori strutturali. Quest’ultimo meccanismo permette di produrre colori (blu, viola…) che non possono essere generati soltanto dai pigmenti, anche se le microstrutture specializzate spesso richiedono la presenza di questi pigmenti che as sor bono determinate lunghezze d’onda per produrre tali colori strutturali. Pertanto, i colori pigmentari e strutturali non sono il risultato di due processi indipendenti, ma si può affermare che i pigmenti sono la base principale responsabile dell’intera diversità della colorazione animale. Tra gli animali, i colori degli uccelli sono particolarmente diversi, il che è legato al fatto che, contrariamente ad altri vertebrati come i mammiferi, gli uccelli basano la comunicazione principalmente su segnali visivi. I pigmenti responsabili di questa diversità vengono depositati nelle penne e piume e anche in parti glabre come becco e zampe. Questi pigmenti sono, in ordine alfabetico: carotenoidi, melanine, porfirine, psittacofulvine, purine e turacine. La maggior parte di questi pigmenti sono, però, presenti solo in
alcuni gruppi di uccelli. Al contrario, melanine e carotenoidi sono maggiormente diffusi tra gli uccelli e rappresentano quindi i principali contributi alla diversità del colore aviario, anche se di solito le melanine sono più abbondanti dei carotenoidi. La melanina è il nome generico usato per riferirsi forse al polimero più onnipresente, resistente, eterogeneo e antico trovato in natura. Come nella pelle e nei capelli dei mammiferi, il tegumento degli uccelli contiene due forme chimiche di melanina: l’eumelanina, che dà origine a colorazioni nero scuro, marrone o grigio, e feo me lanina, che dà origine a colorazioni giallastre fino a macchie rossastre. Analizzeremo i principali meccanismi per cui gli uccelli producono melanina e tratti di colore a base di melanina, con particolare attenzione alle implicazioni che questi meccanismi hanno per comprendere l’evoluzione di queste melanine. Tali meccanismi sono: •Protezione contro danni meccanici •Protezione contro radiazioni UV •Termoregolazione •Segnalazione
Protezione contro danni meccanici Le melanine sono polimeri(macromolecole costituite da un gran numero di gruppi molecolari detti unità ripe titive)che aumentano la durezza dei tessuti biologici in cui sono incorporati. La capacità delle melanine di aumentare la resistenza delle strutture tegumentarie ai danni meccanici è stata particolarmente ben illustrata negli uccelli. È stato dimostrato sperimentalmente che la melanizzazione delle penne, piume e del becco aumenta la durezza di queste strutture [Bonser R.H.C. Melanin and the abrasion resistance of feathers],così come la loro resistenza contro l’abrasione causata dalle particelle presenti e trasportate dall’aria. Non è chiaro, tuttavia, se le diverse forme chimiche di melanina differiscono nella loro capacità protettiva meccanica; a tale proposito, studi effettuati sulla integrità dei granuli di melanina dei capelli umani rossi con fron ta ti con i capelli neri suggeriscono che le penne e piume a base di feomelanina siano più fragili di quelle a base di eumelanina. Tuttavia, l’unico studio finora affrontato su questo problema negli uccelli ha concluso che l’eumelanina e la feomelanina non differiscono nella loro capacità di aumentare la forza del piumaggio. Occorre precisare, però, che l’analisi non è stata fatta sulla chimica delle melanine e la composizione di esse è stata dedotta semplicemente dal colore delle piume [Pannkuk E.L., Siefferman L.M., Butts J.A. - Colour phases of the eastern screech owl]. Le melanine possono anche proteggere le piume dagli effetti dannosi dei
Le melanine possono anche proteggere le piume dagli effetti dannosi dei batteri che degradano le piume
batteri che degradano le piume [Burtt E.H., Jr., Ichida J.M. - Occurrence of feather-degrading bacilli in the plumage of birds]. Infatti, la melanizzazione della pelle è stata proposta come una delle componenti primitive del sistema di difesa immunitaria umana, ma, di contro, è stato anche suggerito che le me la nine possono servire come substrato per alcune specie di batteri. Quest’ultimo lavoro non è stato sufficientemente approfondito, ma sarebbe interessante farlo prima di accettare come assodato che le melanine proteggono da qualsiasi batterio che degrada le piume. Allo stesso modo, non ci sono prove certe che le penne e piume mela niz zate proteggano dai pidocchi che degradano le piume; alcuni autori hanno concluso che il grado di danno alle piume da parte di questi organismi non è correlato ai livelli di melanizzazione. Ancora una volta, però, i ruoli pro tettivi differenziali delle diverse forme chimiche di melanina non sono stati valutati. Protezione contro le radiazioni ultraviolette La ubiquità delle melanine scure (eumelanina) negli organismi viventi, che si estende dai batteri agli esseri umani, è probabilmente correlata alla loro capacità di proteggere le cellule dagli effetti dannosi delle radiazioni UV. Questa proprietà è conferita dalle caratteristiche fisiche-ottiche della eumelanina che ha un alto indice di rifrazione e un grande coefficiente di assorbimento per la intera gamma delle radiazioni, sia visibili che ultra vio letti, dello spettro elettromagnetico Si evita così che le cellule viventi soffrano lo stress causato dalle sostanze ossidanti generate dalla radiazione UV che è altamente energetica. Si può affermare che questo rappresenta la funzione primaria che assicura agli organismi quei principali benefici che permettono l’adattamento e hanno consentito l’evoluzione delle melanine. Di conseguenza, la presenza di melanine scure nel tegumento è essenziale per lo sviluppo della vita sulla terra; la melanizzazione è considerata la principale risposta fisiologica di animali e microrganismi contro gli effetti dannosi dei raggi UV [Brenner M., Hearing V.J. - The protective role of melanin against UV damage in human skin]. Ma se questa generalizzazione relativa alla funzione protettiva delle melanine è fortemente fondata per gli esseri umani, lo stesso non può dirsi per gli organismi diversi dai mammiferi dai quali l’evidenza empirica rara men te proviene. Gli uccelli costituiscono un esempio singolare di mancanza di prove per il ruolo protettivo delle melanine contro le radiazioni UV, anche se si tratta di un’ipotesi comune. La variabilità dei livelli di melanizzazione negli uccelli è stata studiata principalmente per quanto riguarda il piumaggio, ma la melanizzazione della pelle, che potrebbe essere più rilevante per la protezione dell’organismo contro le radiazioni UV, rimane inesplorata negli uccelli [Hill G.E., McGraw K.J., editors Bird Coloration]. A questo proposito, vale la pena menzionare l’assenza di conoscenza sulla prevalenza del melanoma negli uccelli
selvatici al di là delle descrizioni di casi particolari [J.E., Citino S.B., Altman N.H. - Four cases of neoplasia in captive wild birds]. Le abitudini diurne e aeree della maggior parte degli uccelli probabilmente li rendono i vertebrati più esposti alle radiazioni UV, e studiare quanto sia frequente il melanoma negli uccelli selvatici potrebbe fornire informazioni interessanti sui possibili meccanismi per evitare gli effetti dannosi delle radiazioni UV. Un discorso a parte, per quanto riguar da la protezione dai raggi UV, merita invece la presenza di feomelanina negli uccelli considerata da molti autorevoli studiosi fototossica. Importanti ricercatori americani (Galvan, Moller ed altri, 2011 e 2012) hanno pubblicato ricerche che dimostrano una relazione negativa tra l’estensione del tegumento co lo rato di feo me lanina e le dimensioni del cervello di alcuni uccelli. Analogamente, la maggiore estensione del tegu mento feomelanico è stata correlata nega tiva mente alla capacità di resistere all’effetto della radiazione UV che produce stress ossidativo tra le specie di uccelli e alla prevalenza della cataratta negli uccelli. Non si comprende, quindi, quali siano i fattori che hanno permesso l’evoluzione della feomelanina, a parte quelli che conferiscono migliore occultamento. A proposito di occultamento, non è un caso che di regola, ed anche in canaricoltura, il piumaggio dei pulli è più ricco di feomelanina la cui presenza si riduce alla prima muta. I fattori che hanno favorito l’evoluzione della feomelanina restano quindi un mistero, tanto che questo pigmento è stato addirittura considerato un “incidente di natura”. A tale proposito sono numerose le pubblicazioni (di cui mi sto interessando come fonti di un futuro articolo) che giustificano la presenza di tratti di feomelanina e della sua evoluzione.
Termoregolazione L’ampio spettro di assorbimento delle melanine nella gamma UV-visibile fa sì che questi pigmenti sono in grado di proteggere le cellule dagli effetti dannosi della radiazione UV energetica, ma questo implica anche che le strutture biologiche melanizzate di solito au mentano la loro temperatura più facilmente rispetto alle strutture non me lanizzate e più leggere. Per gli animali, questo rappresenta un vantaggio quando è necessario aumentare la temperatura corporea, ma è anche un costo fisiologico quando vengono superati i limiti termici, soprattutto negli ectotermi (a sangue freddo) [Clusella-Trullas S., van Wyk J.H., Spotila J.R. - Thermal melanism in ectotherms]. Gli uccelli, come i mammiferi, man ten gono una temperatura fisiologica relativamente costante (endotermi), il che rende meno stu diata la funzione termica delle melanine in questi organismi. In effetti, il ruolo della melanizzazione del piumaggio nel coprire le esigenze termore-
golatorie degli uccelli non è ancora del tutto chiaro [Bortolotti G.R. - Natural selec tion and coloration: Protection, con ceal ment, advertisement, or deception?]. Tuttavia, mantenere una temperatura corporea costante può rappresentare un costo fisiologico significativo per gli uccelli quando esposti a basse temperature ambientali. In tali circostanze, la capacità di zone di piumaggio nero e melanizzato di assorbire ra pi da men te energia radiante può favorire l’a dat ta men to ambientale. Questo mec ca ni smo può infatti fa vo rire l’evoluzione dei tratti a base di melanina caratteristici delle sottospecie di uccelli che abitano ambienti freddi [Mar ga lida A., Negro J.J., Galván I. - Melanin-based color va ria tion in the bearded vulture suggests a ther mo regulatory function]. Sarà interessante considerare questo potenziale costo fisiologico in un contesto di riscaldamento globale, che può creare differenze nella vulnerabilità delle specie alle estinzioni, per
Allocco (Strix aluco) nel morfismo grigio ha una capacità di isolamento termico maggiore, fonte: wikimedia.org, autore: Martin Mecnarowski
quanto riguarda la loro base genetica di sintesi della melanina. Le proprietà termoregolatorie differenziali di diverse forme chimiche di melanina non sono state valutate esplicitamente negli uccelli. A tale proposito, interessante è una ricerca [Koskenpato K., Ahola K., Karstinen T., Karell P. 2016] su alcuni allocchi (Strix aluco)il cui piumaggio presenta colorazioni che possono essere differenti (morfismi). Pur trattandosi della stessa specie, si possono avere indi vidui con un morfismo rosso, grigio o intermedio fra questi due colori. La ricerca ha riportato la presenza, nelle piume dorsali nel morfismo grigio (che produce principalmente eumelanina), di pars plumaceapiù grande e densa che nel morfismo marrone (che produce principalmente feomelanina) degli allocchi bruni, suggerendo una ca pacità di isolamento termico superiore nel primo. La forma chimica di me la ni na prodotta potrebbe non essere responsabile di queste differenze strut turali nelle piume di entrambi i morfismi di colore, ma gli autori suggeriscono che queste differenze possono spiegare la mi nore sopravvivenza dei gufi bruni e feomelanici durante gli inverni freddi.
A margine voglio riportare un par ti co la re della mia vita di allevatore. A volte un raggio di sole faceva capolino nella voliera dei canarini illuminandone direttamente una esigua parte. Orbene, in que sta zona più volte ho visto canarini che, immobili e quasi sdraiati su un fianco, aprivano le ali e le piume all’irraggiamento solare, atteggiamento che ave vo osservato più volte in campagna nelle galline. Non riuscivo a comprendere del perché questo com por tamento fosse prerogativa dei canarini melanizzati e mai dei lipo cro mici. Ora mi è chiaro: si crogiolavano al tepore del sole che li riscaldava, complice il sottopiuma melanizzato.
Segnalazione visiva La gamma di colori conferita da eumelanina e feomelanina a diverse parti del corpo ha favorito l’evoluzione negli uc celli, come nei mammiferi, di una straordinaria diversità di cromie; questi hanno dato forma a modelli di piumaggio che configurano segnali visivi che vengono coinvolti nella comunicazione interspecifica e che interessa, quindi, individui di specie diverse. In questo contesto, diffuso è il criptismoo mimetismo criptico(crypsis), cioè quella condizione nella quale un organismo tende a confondersi con l’ambiente che lo circonda, in modo da passare inosservato alla sua preda, o al suo predatore. Tipico è il criptismo dell’ombra opposta, consolidato negli uccelli, dove il ventre tende ad avere un colore più chiaro (visto dal basso si confonde con il cielo), e il dorso più scuro e melanizzato (si confonde con il suolo se visto dall’alto) grazie ai giochi di luce sul piumaggio. In biologia, un trattoè una caratteristica osservabile di un organismo, comprendendo sia strutture che comportamenti, evolutasi specificamente perché modifica il comportamento dei ricevitori a vantaggio del segnalatore. I tratti o le azioni che avvantaggiano esclusivamente il ricevitore sono chiamati segnali. Quando un uccello in cerca di cibo emette inavvertitamente un fruscio tra le foglie, l’eventuale predatore modifica il suo comportamento perché ha inteso un “segnale” di vicinanza di eventuale preda. Quando un uccello vigile dà deliberatamente un richiamo di avvertimento a un predatore che lo insegue e il predatore rinuncia alla caccia, l’uccello vigile sta comunicando qualcosa di utile al predatore: che è stato rilevato dalla preda, potrebbe smettere di sprecare il suo tempo a inseguirlo perché è improbabile che lo catturi. Quel suono allora è un segnale onestoperché comporta un beneficio sia alla preda che al predatore.
La ghiandaia euroasiatica, Garrulus glandarius, dà segnali onesti, forti chiamate di allarme, dal suo trespolo quando vede un predatore, informandolo di averlo scorto, fonte: wikipedia.org, autore: Chiswick Chap Le diversità di colorazioni del piumaggio degli uccelli hanno permesso che molti tratti di colore a base di melanina consentano di trasferire le informa zioni sugli attributi dei portatori di segnale ai conspecifici e, quindi, a uccelli che appartengono alla stessa specie. I tratti di colore a base di melanina spesso agiscono come segnali onestidi qualità. I segnalatori con macchie di colore più grandi o più intense sono percepiti dai conspecifici come portatori di una qualità genotipica superiore e, di conseguenza, ottengono benefici più elevati rispetto ad altri che visualizzano macchie di colore più piccole o meno intense [McGraw K.J. - An update on the honesty of melanin-based color signals in birds]. Tali benefici interessano principalmente il successo riproduttivo di un individuo ben adattato al suo ambiente (in genetica fitness). Il temine onestoè da considerare non nella comune accezione del termine (integrità morale) bensì nella certezza che le risposte comportamentali al segnale siano vantaggiose, statisticamente, sia all’emettitore che al ri ce vitore, rispetto al comportamento che si verifi che rebbe in assenza del segnale. I segnali biologici, nella maggior parte si evolvono proprio perché sono onesti, cioèinfluenzano positiva mente i ricevitori dei segnali. Al contrario, sono segnali disonesti quelli che suggeriscono un comportamento che sembra vantaggioso ma in realtà l’obbiettivo è un altro, quasi sempre potenzialmente dannoso per il destinatario e sicuramente favorevole per chi lo emette. L’allarme “al lupo, al lupo” spiega in maniera elementare una segnalazione disonesta. Tra le tante indagini a dimostrazione della disonestà, una molto significativa ha mostrato che il drongo dalla coda a forchetta (Dicrurus adsimilis), in Africa, è in grado di utilizzare segnali di allarme ingannevoli (simili a uno struscio metallico) segnalando la presenza di un predatore inesistente per rubare cibo ad altri uccelli. I segnali visivi associati ai tratti cromatici a base di melanina negli uccelli, proprio in quanto visivi e palesi, si sono evoluti perché rispondono piena men te ai requisiti dell’onestà del segnale.
Una caratteristica del drongo codaforcuta è quella di emettere richiami d'allarme improvvisi anche quando non è presente alcun pericolo nei dintorni, in maniera tale da poter pasteggiare col cibo lasciato a terra dagli animali, fonte: wikipedia.org, autore: Derek Keats
La disposizione delle melanine sul piumaggio (arrayo disegno) è rilevante sulla qualità della onestà del segnale. Infatti, i disegni in cui c’è alternanza tra zone di piumaggio melanizzati (nero) e non melanizzato (bianco) raggiungono il più alto livello possibile di contrasto acromatico e quindi generano tratti molto evidenti. Interessante, a tal proposito, è una ricerca fatta sulla presenza della guancia bianca delle cinciallegre (Galván I., Sanz J.J. - The cheek plumage patch is an amplifier of dominance in great tits). La patchbianca è stata ad arte deplumata al fine di simulare danni alle piume prodotti da eventuali attacchi ricevuti dai conspecifici. Queste interazioni aggressive provocano deplumazioni e quindi riducono l’immacolatezza della patch; la dimensione della patchpuò essere considerata, quindi, come un amplificatore delle qualità genotipiche correlate positivamente al successo riproduttivo (qui stimato in base alla precocità della data di deposizione). In tal caso, negli individui in cui la dimensione del deterioramento piumaceo è grande (segno
La patch bianca della guancia della cinciallegra (Parus major) amplifica il segnale sulle qualità genotipiche correlate positivamente al successo riproduttivo, fonte: wikipedia.org, autore: Francis C. Franklin
di soccombenza nelle interazioni ag gressive), la patchappare meno bianca e suggerisce uno scarso successo riproduttivo. Al contrario, la patchbianca sulla guancia non sembra funzionare come amplificatore nelle cinciallegre femmine. Un’ipotesi proposta nel 1975 dal bio lo go Amotz Zahavi, inerente alla comunicazione e al comportamento a ni male, è Il principio dell’handicap, an che detto del segnale onesto. Secondo questa ipotesi, il segnale emesso da un animale è tanto più attendibile quanto più appare evidente lo sforzo (o spreco, o handicap) nell’emetterlo. La teoria predice che un ornamento sessuale, o qualsiasi altro segnale, deve essere “costoso”, dal punto di vista del fitnessdel portatore, per poter pubblicizzare uno o più tratti rilevanti nella comunicazione tra il portatore di tali tratti e altri individui (che possono essere eventuali partner, competitori o predatori). Tipici esempi di comunicazione tramite l’utilizzo di handicap comprendono il canto e le danze di corteggiamento di alcune specie di uccelli, la coda del pavone, lo stottingdegli antilopi. Verosimilmente sono due i mecca nismi che consentono l’evoluzione dei segnali onesti: il primo mediante relazioni di compromesso tra costi e benefici (cioèhandicap) e l’altro (fattori di amplificazione) attraverso l’assemblaggio tra i tratti di colore a base di melanina negli uccelli. Così, quando i tratti di colore a base di melanina si evolvono come segnali, la loro dimensione o l’intensità è conseguenza del principio dell’handicap, mentre i mo delli di patchcon tempora neamen te melanizzate e non melanizzate, hanno una maggiore capacità di essere fat tori di amplificazione.
Con lo stotting, una antilope di medie dimensioni (Antidorcas marsupialis) saltellando segnala onestamente che è giovane, in forma e non vale la pena cacciarlo da parte di predatori come i ghepardi, fonte: wikipedia.org, autore: Yathin sk
Passer italiae, i passeri domestici maschi che mostrano bavaglini più grandi sono dominanti nelle interazioni aggressive rispetto ad altri maschi e ottengono un successo riproduttivo più elevato fonte: wikipedia.org, autore: Claudio Gennari
Numerose pubblicazioni universitarie informano che i tratti cromatici a base di melanina oggetto di signallingpos sono essere correlate alle proprietà fisiche e chimiche delle melanine (eumelanina e feomelanina) e ai processi alla base della chimica della melanogenesi. A tale proposito, ricerche sperimentali fatte per modificare artificialmente le dimensioni del pettorale del passero domestico (il bavaglino) hanno mostrato
Fonte: wikipedia.org, autore: Aaron Logan che vengono prodotti grandi segnali con basso contenuto di feomelanina nelle penne. Ciò è stato possibile modulando la produzione della cisteina rego lando ne i suoi livelli dentro e fuori i melanociti. (Ismael Galván, Kazumasa Wakamatsu, Pablo R Camarero, Rafael Mateo, Carlos Alonso-Alvarez - Low-quality birds do not display high-quality signals: The cy steinepheo melanin mechanism of honesty). Tutto ciò trova riscontro con l’apparente scarsità di specie di uccelli maschi con piumaggio comple tamen te composto da colori tipicamente conferiti dalla feomelanina (cioècastagno, ferruginoso) e l’abbondanza di specie completamente colorate da eumelanina. La cromia del piumaggio degli uccelli è costituita da modelli di colore che sono il risultato di assemblaggi di carotenoidi e melanine ma anche di colori strutturali (azzurro, viola…). La eventuale colorazione strutturale, che comunque è sempre sostenuta dalla presenza delle melanine, ha un effetto amplificante nel segnalare le qualità individuali. L’uniformità del colore strutturale è fondamentale per indicare la stabilità e la regolarità dello sviluppo delle penne e piume durante la crescita. Tale colorazione trova origine nelle parti più piccole delle penne e piume, le barbule, le più suscettibili di abrasione la cui conseguenza è quello di modificare l’intensità del colore stesso (da non confondere con la muta ruptila, un’abrasione che rende più vivace il piumaggio, similmente alla muta nuziale). Se questa colorazione resta inalterata, allora diventa un parametro utile a segnalare la qualità della penna o piuma. La resistenza all’abrasione rappresenta un costo biologico e, quindi, il colore strutturale realizza un handicapamplificante. La coda del pavone maschio (Pavo cristatus) è un esempio di coesistenza di melanine, carotenoidi e colori strutturali (in particolare gli ocellidelle timoniere). Test com para tivi per prevedere la misura, la posizione e le combinazioni di questi colori strutturali rispetto alla semplice colorazione di carotenoidi e di melanina sono stati eseguiti. Il risultato è che la colorazione strutturale può essere una componente in più nei messaggi di qualità individuale legati alla colorazione del piumaggio. Anche l’emoglobina contenuta nel sangue di tutti gli uccelli e responsa bile dei colori rossastri nelle zone di pelle nuda di alcune specie, è un pigmento coinvolto nella comunicazione visiva, ma la stranezza è che questo rossore è una evoluzione delle melanine. La pelle nuda della faccia dell’avvoltoio incappucciato contiene un tessuto alta men te vascolarizzato sotto l’epidermide che può essere riempito di sangue, producendo così il colore della pelle rossa. La capacità delle patchscure a base di melanina di assorbire energia radiante può rappresentare un costo fisiologico a temperature ambiente elevate, che potrebbe aver portato all’evoluzione di meccanismi compensativi come parti maggiormente vascolarizzate della pelle nuda che dissipano il calore. Questa condizione è spesso correlata a popolazioni (taxa) di uccelli di colore scuro e di grandi dimensioni che vivono in ambienti caldi, che potrebbero aver originariamente sviluppato macchie cutanee altamente vascolarizzate per la termoregolazione. I colori causati dal flusso sanguigno e il conseguente processo fisiologico di dissipazione del calore potrebbero essersi evoluti in modo secondario come segnali intraspecifici di dominanza.
Il Cardinalino del Venezuela ed i suoi ibridi
di PIERCARLOROSSI, foto di G. GHEZZI, P. ROSSI, W. PERIN, M. RAFFAELEeD. CAUTILLO
Questo affascinante Spinus è stato, senza ombra di dubbio, il capostipite dell’allevamento in ambiente domestico di una lunga serie di Spinus, appartenenti ad un genere molto affascinante, conosciuto con il nome di lucherini del Sud America.
Un po’ di storia Il suo colore vermiglio ed un’indole battagliera, gli hanno permesso in breve tempo di diventare il “re degli Spinus”, grazie anche a molte similitudini con uno degli indigeni più amati, il cardellino, come ad esempio il richiamo dei pulli appena usciti dal nido. Uno dei pionieri del suo allevamento, in Italia, fu sicuramente Agostino Pivotto, di Crosara di Marostica, ridente cittadina in provincia di Vicenza. Questo bravissimo allevatore agli inizi degli anni ottanta, infatti, riusciva, senza l’ausilio di balie, a produrre ogni anno soggetti molto tipici e splendidamente colorati, solo con l’utilizzo di erbe prative, il suo vero asso nella manica, fornite in abbondanza nella delicata fase della muta e dello svezzamento dei novelli. Dopo di lui molti altri bravi allevatori, anno dopo anno, sono riusciti a consolidare ceppi sempre più robusti di questa interessante specie ma la vera svolta arrivò agli inizi degli anni novanta con la comparsa delle prime mutazioni nel Lucherino euroasiatico. Questo nuovo panorama affascinò
Cardinalino del venezuela bruno x canarino bruno, foto e allevamento: Gianni Ghezzi
molti allevatori che tentarono da subito di trasferirle nel cardinalino; tra gli altri, come non ricordare Fabio Peretti, che già nel 1995 era riuscito a fissare stabilmente la mutazione diluito singolo e doppio fattore, la bruno, l’agata (oggi rivelatosi pastello), l’isabella (oggi pastello bruno) e le stesse mutazioni sovrapposte alla diluito. Questo, a mio modesto parere, diede nuova linfa vitale a questa specie, un “sangue nuovo” (le importazioni erano bloccate già da tempo) che produsse soggetti di taglia sicuramente XXL con difetti gravi trasferiti dal lucherino, come ad esempio un accenno di occhiali nelle femmine, trasformando al contempo queste ultime in madri amorevoli, che “coprivano” i piccoli a nido per un tempo decisamente più lungo rispetto ai ceppi fino a quel tempo presenti negli allevamenti; esse, infatti, a causa di un istinto atavico, si alzavano dopo pochi giorni dalla schiusa, creando non pochi problemi agli allevatori. Sicuramente nelle regioni d’origine le temperature notturne erano tali da non creare nessun problema ai piccoli pulli, cosa ben diversa a chi allevava in
Italia nel periodo invernale; non bisogna dimenticare, infatti, che questa specie proveniente dal Sud America ha un fotoperiodo invertito rispetto a quello europeo, ed una predilezione alla cova nel nostro tardo autunno/inverno. Sono passati venticinque anni da allora e sicuramente la bravura, la caparbietà degli allevatori italiani ci permettono di ammirare, oggi, cardinalini molto tipici sia come lunghezza standard, sia come colori e disegni, sia nella forma ancestrale che nei soggetti mutati. Con il passare degli anni, inoltre, sono apparse altre interessanti mutazioni, come la topazio, la ino e l’avorio, che hanno reso il “mondo” cardinalino ancora più affascinante e ricco di cultori.
Il Cardinalino in ibridazione Ho deciso di scorporare questa splendida specie, dagli altri lucherini del continente americano perché, oltre a quanto appena descritto, è l’unico Spinus a fattore rosso e grazie a questa sua particolarità, chissà per quale strana alchimia, un uccellino giunto da un altro emisfero ed accoppiato con una canarina, definita in quegli anni color “limone”, riuscì a generare prole di sesso maschile, feconda in parte. Un incrocio scaturito tra due specie diverse, una appartenente al genere Spinus ed una al genere Serinus, non avrebbe dovuto generare prole fertile; questa teoria fu valida fino al 1925 circa, quando alcuni allevatori spagnoli ottennero prole F1 che, negli anni successivi, riaccoppiata a canarine, diede vita ai primi ceppi di canarini “a fattore rosso”. Come possiamo ad oggi spiegare questa strana compatibilità? Diverse sono le teorie, una tra le più accreditate è quella secondo cui, quando milioni di anni fa il Sud America andò alla deriva dall’Europa, le due specie, discendenti da un antenato comune, si separarono per sempre. Questo fece si che non vi fosse la necessità che tra le due specie si evolvessero barriere genetiche, quale la sterilità, infatti le due specie non si incontrarono, se non milioni di anni dopo, grazie ai colonizzatori spagnoli che importarono in Europa un uccellino dai colori sgargianti e sempre in movimento. Questa rimane appunto sempre una teoria, infatti non si spiega la scarsa, in alcuni casi nulla, fecondità con altri Spinus. Ma tornando a noi, da quel lontano 1925, innumerevoli furono i tentativi di re-incrocio verso il parentale canarino. L’ibrido (F1) ed i suoi re-incroci (R1, R2) hanno ereditato dall’esotico geni in grado di metabolizzare determinati carotenoidi che, assunti con l’alimentazione, hanno permesso la colorazione rossa del piumaggio. A differenza dei pigmenti melaninici (eumelanine e feomelanine) che vengono sintetizzati dal canarino stesso, i pigmenti lipocromici devono essere assunti attraverso l’alimentazione. La quantità di rosso del piumaggio di questi incroci (canarino x cardinalino) è direttamente proporzionale alla quantità di geni trasferiti dal cardinalino al canarino stesso. Attualmente, il ricorso al cardinalino nella maggior parte degli allevamenti di canarini lipocromici è praticamente nullo. Se l’incrocio nella direzione canarino ci ha permesso di poter osservare gli attuali canarini a fattore rosso, la strada intrapresa per traslare le mutazioni dal canarino al cardinalino, si è rivelata da subito tutta in salita.
Cardinalino del venezuela x verzellino fronterossa, foto Piercarlo Rossi, all. Patrizio Salandi Nel corso degli anni, diversi furono i tentativi in tal senso, con mutazioni molto affascinanti come la satiné, sempre con risultati poco incoraggianti; anche il Dottor Massimo Natale sta tentando da anni, sia con la mutazione ardesia e satiné appunto, ma sempre con un numero importante di uova non fecondate. Come poter spiegare tutto questo?? Alcuni amici, tra cui Sergio Lucarini, Bruno Zamagni e Renzo Esuperanzi, interpellati sul caso, hanno espresso questa congettura rispetto a tale enigma: ”L’idea che ci siamo fatti si ricollega con quanto detto sopra: i ceppi di canarini a fattore rosso, essendo stati “contaminati” da geni di cardinalino, producono F1 sterili. Pertanto, se questa ipotesi dovesse rivelarsi veritiera per tentativi come questo, converrebbe utilizzare canarini a fattore giallo. Ovviamente è una ipotesi da verificare.”
Cardinalino x Canarino Risulta ancora oggi essere uno degli ibridi più tentati, e per anni insieme a cardellino x canarino fu uno dei pochi protagonisti nella categoria ibridi con il canarino, nelle mostre ornitologiche. Una scelta sempre più mirata dei soggetti da usare in ibridazione ci ha permesso di ammirare soggetti veramente interessanti, per quanto riguarda i nero bruni, dove non vi è che l’imbarazzo della scelta della canarina, purché sia a fattore rosso. Il risultato ottenuto presenterà un buon disegno sul dorso, ereditato del genitore serinus ed in alcuni casi anche un accenno di disegno sui fianchi; i soggetti più apprezzati sono sicuramente quelli che presentano un ottimo cappuccio nero, particolare non facile da ottenere, soprattutto dopo l’immissione del sangue “lucherino” nella specie. Inoltre, anche quelli che presentano questo pregiato particolare, per lo più sono segnati da una leggera lunetta, più o meno visibile all’altezza dell’occhio, che rende il cappuccio non completo. La comparsa di sempre nuove mutazioni ci ha permesso inoltre di ammirare soggetti di sesso maschile mutati già in prima generazione, nelle mutazioni bru no, pastello e pastello bruno, oltre a
quel li ottenuti con la mutazione jaspe, do ve grazie al suo fattore parzialmente dominante è possibile ottenere maschi mutati, molto accattivanti nella forma nero-bruna, anche con l’utilizzo della femmina di canarino, jaspe appunto. Tornando per un attimo alla mutazione jaspe, è stato l’unico fattore mutante, ad oggi, trasferito dal cardinalino al canarino; il primo ad intraprendere questa strada fu il Collega Giudice Riccardo Rigato che chiamò questa mutazione “ametista”. Purtroppo il progetto non fu portato a termine, ma ripreso da bravi allevatori spagnoli che riuscirono a consolidare questa mutazione denominandola jaspe, appunto. Utilizzando il maschio canarino interessato da mutazioni sesso legate, quale la pastello e la satiné, pratica sicuramente meno comune, è possibile ottenere femmine mutate, sempre molto apprezzate in fase di giudizio.
Cardellino x Cardinalino del Venezuela I soggetti prodotti da questa ibridazione hanno una dominanza marcata del cardellino, infatti a prima vista sono subito distinguibili la croce, più o meno estesa e marcata, la perlatura delle ali ed il fungo del petto, come nel nostro amato nostrano. Anche il colore del dorso è di un bel color castagna, privo di disegni, le ali sono nere con la tipica bardatura gialla, che a seguito della colorazione artificiale saranno infiltrate di rosso. Il cardinalino conferirà all’ibrido una colorazione rossa maggiormente estesa ed un temperamento vivace. In questa ibridazione anche le femmine risultano essere interessanti; infatti, queste presentano una piccola mascherina che scende fino alla gola, inoltre è ben visibile il fondo del cardellino, su un petto di color avorio, il dorso come la testa sarà grigio e le ali nere, con le tipiche perle del cardellino e barratura alare gialla (anche qui vale lo stesso discorso fatto per il maschio). In questo secondo risultato sono molto interessanti le varianti mutate, come la bruno e la pastello bruno; se si usa il maschio di cardellino potremo ottenere anche le varianti agata e lutino, o la satiné. Entrambi i soggetti presentano varianti mutate, come la bruno e la pastello e la loro combinazione, quindi potremmo ammirare già in prima generazione soggetti di sesso maschile mutati, anche se a mio modesto parere la combinazione nero-bruna rimane la più interessante. Molto interessanti anche i soggetti ottenuti con la mutazione diluito, dove negli ibridi più ossidati le ali assumono una colorazione grigio piombo molto affascinante. Vorrei concludere questa mia descrizione dell’ibrido ricordando Mario Raffaele di Paola (CS) che diversi anni orsono con una coppia riuscì ad ottenere ben 11 novelli, in bella mostra nella foto allegata, già pubblicata in passato su questa rivista con tanto di articolo; questo ci conferma una grande affinità tra le due specie.
Cardinalino del Venezuela x Organetto In questo tipo di ibrido, l’organetto domina in maniera importante, infatti risulta ben visibile nel risultato finale; del cardinalino noi non ritroveremo l’inconfondibile cappuccio nero e neppure la barratura alare. A prima vista, ritroviamo l’organetto nella sagoma nei disegni del dorso e dei fianchi, oltre alla calottina rossa che
Cardinalino x Crociere, foto ed all. Walter Perin in questi soggetti risulterà infiltrata di bruno. Se colorato in maniera artificiale, apprezzeremo sicuramente una bella tonalità di rosso sul petto che sfumerà in un bianco candido sul basso ventre; questo bianco risulta essere più o meno esteso da soggetto a soggetto e, in alcuni esemplari, forma una V che parte dal centro del petto. È ben visibile anche il pizzetto ed il becco, color piombo, ha la punta di colore più scuro. Interessanti le varianti mutate, presenti in ambedue i soggetti, come la bruno la pastello e la loro combinazione; abbiamo avuto la fortuna di osservare maschi e femmine bruno (Clerici), pastello (Esuperanzi), pastello bruno (Bagiolo) e diluito (Clerici), accattivante anche il soggetto ottenuto da Lepore con lo scuro. Tutti soggetti molto interessanti, in particolare quelli dalle dimensioni più piccole ed armoniose. Questo tipo di ibridazione, inoltre, ci ha permesso di scoprire che la mutazione ritenuta agata nel cardinalino, era in realtà pastello. Infatti, grazie all’amico Mauro Bagiolo, da un maschio cardinalino portatore di pastello bruno x un organetto pastello bruno, nacque un maschio mutato pastello bruno: questa fu la prova inequivocabile che
Cardinalino del venezuela x cardellino, foto ed all.: Mario Raffaele
la mutazione “agata” nel cardinalino era in realtà pastello, e quello che fino ad oggi chiamavamo “isabella “in realtà era pastello bruno. È una combinazione che viene realizzata spesso e con una certa facilità.
Cardinalino del Venezuela x Fanello Ci troviamo di fronte ad un ibrido molto apprezzato soprattutto dagli amici del sud, grandi estimatori del fanello. I parentali sono ben visibili e nel complesso il soggetto in questione risulta essere molto interessante; analizzandolo nel dettaglio, noteremo che il cappuccio nero del cardinalino non è presente in maniera così marcata, ma lascia intravvedere nella testa il disegno del fanello, risultando più intenso sulla gola e sull’alto petto, dove stacca in maniera decisa dal rosso che si estende fino al basso ventre. Il colore presenta una leggera brinatura, molto accattivante, il dorso è bruno con un disegno confuso appena visibile e terminerà in un codione rosso dove è presente la stessa brinatura del petto. Le ali, come la coda, sono di colore nero, dove è ben visibile la barratura ereditata dallo Spinus; il fanello conferisce all’ala un disegno orizzontale biancastro presente sulle grandi copritrici secondarie. Il becco di color grigio piombo, con la punta scura, ricorda quello del cardinalino. Avendo potuto ammirare ibridi in ambedue le direzioni, ritengo che quelli più interessanti cromaticamente parlando siano quelli ottenuti da maschio fanello e femmina di cardinalino. Effettuando l’accoppiamento inverso, ed utilizzando un cardinalino mutato, potremmo ottenere femmine mutate brune pastello o pastello-brune; nel caso volessimo utilizzare soggetti diluiti, otterremmo anche prole di sesso maschile mutata.
Cardinalino del Venezuela x Crociere Questo ibrido rimarrà per sempre impresso nella mia memoria, come uno dei più belli mai visti. Correva infatti l’anno 1995 quando al Campionato Italiano di Busto Arsizio il bravissimo Gianpaolo Consonni espose 2 soggetti, inediti e veramente strepitosi; in quell’occasione, la femmina, più bella del maschio, si aggiudicò il titolo con ben 95 punti. Le forme armoniose del soggetto davano l’impressione di ammirare un crociere in miniatura, ma con i colori della femmina di cardinalino, una vera bomba. Il maschio risultò di taglia minuta e con i disegni non così contrastanti con il colore rosso di fondo, e si dovette “accontentare” di 93 punti. Sono dovuti passare altri dieci anni, quando sempre il Consonni decise di allestire la stessa coppia e, dopo alcune covate non feconde, alla quarta deposizione ottenne ben 3 uova embrionate che schiusero regolarmente, si svezzarono ed alla fine della muta si rivelarono essere due maschi ed una femmina. Con una adeguata colorazione, i due maschi presentavano una colorazione calda ed uniforme, uno più simile al crociere, l’altro con una forma più slanciata e più carico di nero; la femmina, invece, risultò essere più ricca di bruno sul dorso. Uno dei due maschi, che vi descriverò qui di seguito, si aggiudicò il titolo di Cam pione Italiano ad Udine. Il soggetto aveva una sagoma molto simile a quella del crociere con uno splendido disegno facciale tipico proprio del loxia, un becco imponente ed un’ottima colorazione di fondo, anche se questo si poteva apprezzare pienamente sul ventre, perché nelle altre parti del corpo rimaneva infiltrata di bruno, come sul dorso; appena visibili i disegni sui fianchi. Le ali erano nere con una lunetta avorio sulle copritrici, sulla gola era appena visibile una piccola V di colore più scuro, molto probabilmente trasmessa dal cardinalino; nel soggetto con il nero più marcato, nella stessa zona il colore scuro si estendeva maggiormente quasi a formare una barratura pettorale molto confusa e non uniforme. Nel secondo soggetto in questione, il nero della testa era più incisivo e ci permetteva di apprezzare meno i disegni. Anche se negli ultimi anni di ibridi con il crociere se ne sono visti moltissimi, a conferma che il genere Loxia è un buon anello di congiunzione tra tutti i fringillidi, quello appena descritto risulta essere un po’ più di nicchia.
Cardinalino del Venezuela x Verdone Ci troviamo di fronte ad un ibrido sicuramente non comune, un’ibridazione poco tentata, anche se nel complesso il risultato è molto accattivante.
A prima vista, si ha l’impressione di osservare un cardinalino, ma la forma tozza, la testa tonda ed il becco “importante” ci ricordano il Verdone. Sulla testa è presente un cappuccio ben marcato, anche se il nero risulta essere infiltrato, il colore del becco, grigio, e la punta scura ricordano quello del piccolo Spinus. Il dorso risulta di un caldo color nocciola, privo di disegni; sulle ali, di colore nero, oltre alla classica barratura gialla sono presenti le lunette argentate del parentale cloris. Se il soggetto verrà colorato artificialmente, il petto risulterà essere di un color mattone uniforme, mentre i disegni risulteranno essere poco visibili. Nel caso di una non colorazione il petto comunque rimarrebbe infiltrato di arancio.
Cardinalino del Venezuela x Verzellino Ibridazione poco tentata, anche per la diversa colorazione dei due parentali. Il risultato che si ottiene assomiglia molto ad un verzellino con forma filiforme, la dominanza è tale che è ben visibile il disegno della testa del piccolo serinus, il disegno del dorso e dei fianchi risulta confuso, le ali e la coda sono nere ed è appena percettibile la barratura alare, l’alto petto ed il codione risultano essere infiltrati di arancio; nel complesso, un soggetto per nulla appariscente. Questa descrizione mi è stata possibile grazie ad un soggetto esposto da Lorenzo Zaccaro alla mostra di Foggia.
Cardinalino del Venezuela x Carpodaco messicano Ecco un altro gran bell’ibrido, che certamente potrà dare delle belle soddisfazioni in ambito espositivo. Sicuramente la carpodaca si presenterà, almeno inizialmente, come un partner tosto, e non mancheranno le litigate a becco aperto con il piccolo Spinus; se quest’ultimo non si farà scoraggiare, con il passare del tempo riuscirà a conquistarla. La forma dell’ibrido ricorda molto quella del carpodaco, allungata; presenterà cappuccio nero scuro marcato
Cardinalino del venezuela diluito x canarina, foto Piercarlo Rossi
Cardinalino del venezuela x Carpodaco messicano, foto: Domenico Cautillo e netto, con l’occhio ben centrato, il colore del becco sarà lo stesso del cardinalino. Il dorso sarà color mattone con un disegno appena visibile così come sui fianchi, mentre il rosso del petto sarà inquinato di bruno. Ali e coda nere, sulle prime sarà presente la lunetta avorio che, a causa della colorazione artificiale sarà infiltrata; sulle copritrici primarie, vi sarà inoltre solo una breve traccia della barratura alare, ben visibili le lunette argento sulle remiganti. Ricordo di averne ammirati di molto belli: come non menzionare il pluricampione di Raffaele Ragni, o lo splendido maschio diluito di Mauro Bagiolo. Anche i soggetti di sesso femminile, se adeguatamente colorati, presenteranno un rosso acceso sulla nuca e sulla gola, mentre sul petto risulterà essere più sporco e mischiato con il disegno tipico del carpodaco; ora, grazie alle nuove categorie ibridi dedicate alle femmine, potranno dire la loro nelle esposizioni.
Cardinalino del Venezuela x Trombettiere Ibridazione tra due soggetti a fattore rosso. Alcuni amici, tra cui Bruno Zamagni ed Antonio Lorusso, hanno tentato per alcuni anni questo accoppiamento utilizzando il maschio di car dinalino e la femmina di trombettiere, con innumerevoli uova deposte, purtroppo sempre non fecondate; ma altri allevatori sono riusciti ad ottenere uova embrionate, come il bravo Michele Carella, precisamente 2 uova feconde non schiuse, mentre a Giancarlo Lamperti nacque un pullus che purtroppo perì dopo alcuni giorni dalla schiusa. Alcuni amici spagnoli dicono di aver ottenuto prole utilizzando il maschio di lucherino testanera x trombettiere, documentata con foto; questa nuova strada ci fa ben sperare.
Cardinalino del Venezuela x Verzellino fronte rossa Questa gemma è stata realizzata da uno dei più grandi ibridisti di tutti i tempi, Patrizio Salandi: un soggetto di sesso maschile di rara bellezza.
Soggetto ben colorato è ben presentato in mostra, Patrizio è un artista in questo campo, non ha avuto eguali ovunque sia stato presentato: un fiero soldatino in cui erano visibili i parentali, con una leggera dominanza del cardinalino. Come lo Spinus sudamericano, ha un bel cappuccio nero con alcune piumette rosse alla base della valva superiore del becco, il nero arriva fino alla parte superiore del petto dove risulta infiltrato di rosso, lo stesso colore si estende fino al basso ventre e presenta una singolare brinatura. Il dorso assume un color mattone dove è presente un leggero disegno, ma confuso, coda ed ali nere; su queste ultime è presente sia la tipica barratura alare, non eccessivamente estesa, sia la lunetta sulle copritrici, entrambe di colore rosso arancio. Il becco color piombo con gli apici più scuri ricorda quello del cardinalino. Cardinalino del Venezuela x Canarini africani Non sono molti i tentativi in questa direzione; degno di nota il soggetto ottenuto dall’amico Renzo Esuperanzi tra cantore d’Africa x cardinalino. Ibridazione sicuramente non facile, il successo è arrivato quando era stato formato un nido misto (con pulli di cantore e cardinalini): da questi soggetti svezzati, il bravo Renzo ha formato la coppia ibrida. Le poche uova feconde, anche a seguito di numerose copule, dimostrano una scarsa affinità genetica; i soggetti ottenuti, due, si rivelarono un maschio ed una femmina con una forma simile a quella del cardinalino ma più allungata. Ad eccezione del lipocromo sul codione e sulle orlature delle ali, i colori
Cardinalino pastello bruno x organetto pastello bruno, Foto e all. Domenico Cautillo
sono quelli del cantore con i mustacchi più marcati e le penne della fronte orlate di nero. Negli ibridi generati dal cantore, quest’ultimo domina totalmente nei colori delle progenie, ed il rosa presente sul petto del maschio di per sé è da considerarsi una stranezza. Il secondo ibrido è con il canarino del Mozambico; anche in questo ibrido, d’altronde come tutti quelli con il piccolo serinus, i disegni della testa sono ben visibili e marcati, particolare a mio avviso che lo rendono molto accattivante. Sempre sulla testa è presente una calotta di colore nero ed una guancia anch’essa scura, ben visibili i due mustacchi. Negli ibridi generati dal cantore, quest’ultimo domina totalmente nei colori delle progenie, ed il rosa presente sul petto del maschio di per sé è da considerarsi una stranezza
Il dorso ha un colore oliva, privo di disegno; le ali di colore nero presentano la classica lunetta sulle copritrici ed una bordatura argentea. Il soggetto, se non colorato, presenterà un petto infiltrato di arancione, con un codione arancio carico che farà bella mostra di sé su una coda nera.
Cardinalino del Venezuela x Ciuffolotto Vorrei concludere questa mia carrellata di possibili ibridi con il cardinalino con quello che negli ultimi anni è stata la vera chimera del mondo ornitologico. Molti bravi allevatori hanno percorso questa via nel tentativo di dare vita ad un ibrido inedito e molto ambito; la strada, seppure in salita, non è del tutto impossibile da percorrere. Ci fanno ben sperare i due soggetti che abbiamo potuto ammirare, fino ad oggi, con un parente molto prossimo al cardinalino, il lucherino testanera. Il primo, un maschio a cui fu dedicata una copertina di Italia Ornilologica nel lontano 1987, un soggetto molto raro, e forse poco valorizzato in quegli anni; il secondo, un soggetto di sesso femminile, si aggiudicò il titolo di campione italiano a Cesena nel 2014, per la sua bellezza. Io mi auguro, come penso tutti gli appassionati di questa branca, di poterlo ammirare un giorno. Ma otre a questo, altri stuzzicano la mia immaginazione, come ad esempio quello con il crociere fasciato, con la speranza che questo momento poco felice possa passare in fretta, e con l’auspicio di poterci ritrovare presto in qualche bella mostra ornitologica chiacchierando amabilmente di questa passione che ci accomuna.