ANNO IV / N°2, 2014
THE WORLD’S 50 BEST RESTAURANTS: Intervista a Massimo Bottura
OPEN AIR: Una primavera all’aria aperta
DESIGN:
Novità dal Salone del Mobile
Anno IV - Numero 2 Bimestrale – Aprile/Maggio 2014 Direttore responsabile Edoardo Cela. edoardo.cela@synersea.it Caporedattore Ilaria Maggi. ilaria.maggi@synersea.it Layout e impaginazione Elisa Castellani. elisa.castellani@synersea.it Editorial Assistant Chiara Durante. chiara.durante@synersea.it Hanno collaborato Vanessa Greco, Carla Pellegrino (Diners Club Italia), Tommaso Piazza, Marta Pozzi, Rosalba Turchio (Diners Club Italia), Francesca Ragnetti, Antonio Veronesi, Luigi Veronesi. Pubblicità
SOMMARIO Aprile/Maggio 2014 6 EVENTO The World’s 50 Best Restaurants 8 PERSONAGGIO Massimo Bottura 12 NEWSLINK 14 BUSINESS Un’estetica quotidiana ITINERARI OPEN AIR
EMOTIONAL ADVERTISING SRL via Melzi d’Eril 29 - 20154 Milano - Italia tel. +39 0276318838 - fax +39 0233601695 info@emotionaladv.com www.emotionaladv.com
20 Costiera Amalfitana 22 Dal mare alle montagne
Progetto grafico
24 Da Assisi al lago Trasimeno
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SPORT OPEN AIR www.thatsall.it Edito da
Via del Duomo 3, 55100 – Lucca (LU) Tel +39 0583 462202 www.synersea.it Redazione Via Milazzo 6, 20121 - Milano Tel. +39 02 36636738 redazione.milano@synersea.it Rivista ufficiale di Diners Club Italia Via Moscova 3, 20121 Milano Tel +39 02 321621 - Fax +39 06 3212697 www.dinersclub.it
Stampa Musumeci S.p.A. Loc. Amerique 97 - 11020 Quart (AO) Diners Club è registrato presso il Tribunale di Milano Autorizzazione n° 457 del 14/09/2011
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26 Tutti in sella 28 Là dove l’acqua è più blu 30 Tra un diritto e rovescio… 32 PERSONAGGIO Nerio Alessandri 36 BENESSERE OPEN AIR Adesso non ci sono più scuse 40 DESIGN OPEN AIR Design all’aria aperta
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42 WINE C’era una volta il mio Pinot Nero
SOMMARIO • Aprile/Maggio 2014
46 DESTINAZIONE Benvenuti a bordo TRAVEL SPECIAL 52 Un dolce rifugio a specchio sul Lago di Garda 54 MEMO
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58 SOCIAL DINERS TRAVEL 61 VIAGGIA CON I TUOI PUNTI VIP 62 TOUR WONDERS OF SOUTH AFRICA Sudafrica 64 SONESTA GREAT BAY BEACH RESORT CASINO & SPA Sint Maarten Caraibi D•NEWS 66 LO SAPEVI CHE Noleggia la tua auto con conducente e viaggia sempre in prima classe! 67 LO SAPEVI CHE Una pausa relax tra un volo e l’altro
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In copertina un ritratto di Massimo Bottura photo by Per-Anders Jorgensen
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68 VIPREMIA 70 I NOSTRI LUOGHI 72 LO SAPEVI CHE Sapore di Argentina
EVENTO • testo di Chiara Durante
The World’s 50 Best Restaurants: i massimi talenti in cucina Viaggio alla scoperta dei migliori ristoranti al mondo scelti da Diners Club® World’s 50 Best Restaurants Academy
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1
Noma
Copenhagen, Denmark
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El Celler de Can Roca
Girona, Spain
6
Osteria Francescana
Modena, Italy
5
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Eleven Madison Park
New York, USA
Dinner by Heston Blumenthal London, UK
S
i rinnova l’atteso appuntamento con The World’s 50 Best Restaurants promosso da San Pellegrino e Acqua Panna. Sono i migliori al mondo e sono stati scelti da Diners Club® World’s 50 Best Restaurants Academy, un gruppo autorevole composto da oltre 900 leader internazionali nel settore della ristorazione e sponsorizzato da Diners Club International. L’attesa era grande, lunedì 28 aprile, nelle sale della Guildhall di Londra; si tratta di uno dei massimi riconoscimenti nell’alta cucina e l’Italia era compatta nel sostenere uno dei suoi massimi interpreti, Massimo Bottura, chef di testa e di cuore dell’Osteria Francescana a Modena. A dare il via alla cerimonia è stato William Drew, l’editor di Restaurant Magazine, rivista organizzatrice dell’evento, che ha ringraziato gli chef e i rappresentanti più autorevoli della stampa mondiale. La cucina creativa del ristorante El Celler de Can Roca di Girona (Spagna), giunto primo lo scorso anno, questa volta è slittato al secondo posto, spodestato dal ristorante danese Noma diretto dallo chef di origine macedone René Redzepi, che ha riconquistato la vetta dopo nove anni di presenza in classifica e tre vittorie consecutive nel 2010, 2011 e 2012. Mantiene saldo il suo terzo posto l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, che dimostra ancora una volta quanto la cucina italiana stia vivendo un periodo di splendore nella scena gastronomica internazionale. Momento che andrebbe ancora più sostenuto e valorizzato. Bottura non era infatti l’unico chef di casa nostra:
Enrico Crippa del ristorante Piazza Duomo di Alba (Cuneo) si è aggiudicato il 39esimo posto, i fratelli Alajmo del ristorante Le Calandre di Padova hanno conquistato il 46esimo posto. Non più solo la Francia come punto di riferimento per il cosiddetto fine dining, anche se continua a vantare ben cinque ristoranti in classifica. A guadagnarsi il prestigioso premio alla carriera Diners Club ® Lifetime Achievement Award è stato lo chef britannico Fergus Henderson del ristorante St.John di Londra, meritevole per il contributo che questa insegna ha dato all’identità culinaria britannica. Un grande anno per l’Inghilterra, che ha conquistato anche due posizioni all’interno della top ten con Dinner di Heston Blumenthal al 5° posto e The Ledbury di Brett Graham al numero 10. Mentre il premio The Highest Climber Award, dedicato al ristorante che realizza la migliore scalata in classifica, è andato al Central di Lima (Perù) che ha conquistato la 15° posizione, risalendo la classifica di ben 35 posizioni rispetto al 2013, e dimostrando il vivo interesse che sta nascendo per la cucina peruviana. Se l’interesse per la cucina è ormai un dato di fatto, un grande applauso per questi chef che con il loro impegno, dedizione e creatività contribuiscono ogni giorno a rendere grande la scena gastronomica mondiale! www.theworlds50best.com www.dinersclub.com
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Mugaritz San
Sebastián, Spain
D.O.M.
São Paulo, Brazil
8
Arzak
San Sebastián, Spain
Alinea
Chicago, USA
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The Ledbury
London, UK
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PERSONAGGIO • testo di Ilaria Maggi
Verità, territorio e un briciolo di follia:
la cucina di Massimo Bottura
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Può essere definito a pieno titolo il numero 1 della cucina italiana: 3 stelle Michelin e la riconferma al terzo posto nella classifica The World’s 50 Best Resaturants San Pellegrino, con il suo ristorante Osteria Francescana. Ambasciatore della cucina italiana all’estero, impegnato su vari fronti, in primis quello di valorizzare le eccellenze artigiane del nostro paese. Memoria e umiltà, rigore e dedizione, sensibilità e creatività: intervista con uno chef che non vuole smettere di sognare e di stupire.
Nell’ultimo anno ha avuto diversi importanti riconoscimenti, la riconferma del terzo posto alla World’s 50 Best Restaurants San Pellegrino e prima ancora il White Guide Global Gastronomy Award, definito il Nobel della gastronomia, che significato hanno per lei questi riconoscimenti? Cosa posso dirvi, salire per un premio internazionale è sempre una grande emozione, un riconoscimento non solo a me, ma anche ai miei ragazzi e all’Italia intera con la sua costellazione di artigiani, vignaioli, casari, allevatori e pescatori. Nei momenti di crisi bisogna fare sistema per ripartire, le ho sentito ripetere, perché in Italia si fatica così tanto a fare sistema? Perché siamo abituati a guardare solo al nostro orticello. Siamo il paese dei mille campanili, nel bene e nel male. Insiste molto, e giustamente, sull’artigianalità, fiore all’occhiello del made in Italy, come valorizzarla, in patria e all’estero? Innanzitutto dobbiamo crederci di più noi. Dobbiamo riscoprire il valore del lavoro fatto a mano che ha fatto grandi le nostre piccole realtà fino ad ora. All’estero dobbiamo smettere di avvallare le scelte cheap di prodotti che sono a mala pena Italian Sounding e puntare sui veri prodotti che ci rappresentano. Ha spesso definito la sua come una cucina di territorio e di tradizioni, quanto influiscono
le radici e il legame con il territorio di provenienza? Nella mia cucina sono tutto. Io parlo di me e delle mie radici perché sono quelle che mi hanno formato. Lo trovo imprescindibile. Ho bisogno di parlare delle cose che conosco meglio, con le quali sono cresciuto, per poter trasferire le emozioni. Credo sia così per tutti. La valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti non rischia di essere una chiusura rispetto alle contaminazioni e alle novità, provenienti da ogni parte del mondo? Attenzione! Parlare di territorio
In apertura lo chef Massimo Bottura insieme alla moglie Lara Gilmore (photo © Paolo Terzi). Sopra una delle sale di Osteria Francescana, il ristorante situato nel centro di Modena, che vanta tre stelle Michelin e si caratterizza per gli spazi eleganti e le opere d’arte alle pareti, altra grande passione dello chef (photo © Mattia).
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PERSONAGGIO
non vuole dire chiudersi, ma essere coscienti del proprio passato nel momento in cui si viaggia e ci si fa contaminare (in maniera saggia però, non selvaggia) da ciò che scopriamo. Professa il concetto di tradizione in evoluzione, ci spiega meglio cosa intende? La tradizione per rimanere viva va evoluta e non chiusa in una teca immutabile. Le tradizioni in cucina non sono altro che innovazioni ben riuscite. Il pomodoro in Italia non era coltivato fino a due secoli fa, la patata nemmeno, la noce moscata? Se la cucina è memoria, come riuscire a trasmetterla e tramandarla? Va compresa e vissuta prima
di tutto. Dopodiché va narrata ed espressa secondo le proprie esperienze. È quello che cerco di fare con la mia cucina. Crede che sia auspicabile un’educazione al gusto per le generazioni più giovani? E come? Quest’anno Slow Food Emilia Romagna ha rilanciato una grande iniziativa, le settimane del gusto, per portare i ragazzi nei grandi ristoranti a prezzi vantaggiosi. I giovani sono il nostro futuro, probabilmente anche le scuole dovrebbero riservare uno spazio nel corso dell’anno per fare capire il valore della cucina. In un’intervista, qualche tempo fa, mi disse che la chiave di tutto è ritrovare l’ingenuità dei bambini, ha una “ricetta” per farlo? Non credo esista una ricetta per questo. Credo che senza curiosità non si vada da nessuna parte, la curiosità più vorace è quella dei bambini. La creatività è una questione di studio o di talento? Entrambi, ma prima di tutto l’umiltà. Una parte di talento. Tanta energia, spirito di sacrificio. Duro lavoro giorno dopo giorno senza mai perdersi nella quotidianità. Rimanendo sempre con i piedi per terra e viaggiare, per una saggia contaminazione, che sia confronto, apertura. A lato uno dei piatti definiti “classici” dell’Osteria Francescana: Cinque anni di Parmigiano Reggiano in differenti consistenze e temperature; lo chef si contraddistingue proprio per la valorizzazione delle eccellenze del territorio e delle artigianalità locali (photo © Paolo Terzi).
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Un nuovo piatto nasce da… Le ispirazioni possono essere in ogni momento, da una canzone, da un’opera d’arte o da un viaggio. Poi viene la realizzazione quindi possiamo dire: verità, territorio, duro lavoro e un briciolo di follia. Mi viene in mente subito un piatto di rottura tra il dolce e il salato, tipico della terra in cui vivo: “Una Patata che vuole diventare un tartufo” tutto concentrato “In un dessert pieno di… Speranza”. Voglio dire: se una patata può sognare di diventare un tartufo… Allora noi possiamo sognare di diventare qualsiasi cosa! D’altra parte non è l’inseguimento dei nostri sogni, il cuore della questione, il significato della vita? Chi poteva mai immaginare che una patata potesse andare così lontano! Non perseguiamo lo stupore qui in Francescana. Cerchiamo il sapore vero, un solido legame col territorio e con le stagioni. Tutto ciò che noi facciamo ha un significato, cerchiamo di raggiungere il cuore delle persone, le loro emozioni. Lavoriamo duro per non perdere mai il contatto con i prodotti, i sapori e le tradizioni italiane, anzi per dargli spazio e farle evolvere attraverso l’applicazione di tecniche innovative e un grande rispetto. Un ingrediente che al momento la incuriosisce o stimola la sua creatività? L’umiltà. Tra i progetti futuri ce n’è anche uno per Expo che ha a che fare con la cucina degli “avanzi”, da tempo lavora su questa idea del “non buttare
“Una patata in attesa di diventare tartufo va contro ogni concetto acquisito di dessert. La patata viene cotta al forno sotto sale (come fosse un branzino) poi svuotata e della sua pelle se ne fa una cassa tostata con polvere di mandorle. La polpa invece viene impastata con il tartufo per generare il soufflè che poi verrà cotto nella carcassa tostata, viene ricreata e arricchita. La patata fumante viene servita con crema inglese e una generosa spolverata di scaglie di tartufo. Ciò che più stupisce è la semplicità e la pulizia di questo sapore diretto. È un dessert brutto e terroso, pieno di sapori minerali e diverse consistenze, ma davvero sfizioso e sorprendente. Molte persone hanno commentato che probabilmente non avevano mai davvero assaggiato una patata fino a quel momento. La vedo essenzialmente come una nuova direzione per il futuro.”
via nulla”, ha a che fare con la crisi o parte da altro? È un pensiero che ha un retaggio più antico, dalla casa di mia madre direi. Non sarei sicuramente qui senza quello che ho imparato da lei.
Osteria Francescana Via Stella 22 Modena Tel. 059 210118 www.osteriafrancescana.it
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Le prime uscite in , le prime cene in terrazza, il benessere ritrovato con una corsa al parco o in sella a una su e giÚ per i passi dolomitici. O ancora alla scoperta di suggestivi itinerari tra natura e buona tavola, , da soli o in coppia. da percorrere in I mesi di maggio e giugno impongono questo: vivere gli spazi all’aperto!
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ITINERARI OPEN AIR • a cura di Tommaso Piazza
Costiera Amalfitana
MOTOGUZZI CALIFORNIA 1400 CUSTOM, l’anima custom si concretizza nella tecnologia ride by wire e nel sistema di cruise control, per scegliere curve di erogazione e carattere del motore. www.motoguzzi.it
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A due passi da Napoli, da un lato le imponenti rocce bianche scoscese, dall’altro il mare blu intenso, da un lato piccoli paesini arroccati che sembrano presepi, dall’altro un trionfo di fiori colorati che invadono le terrazze di splendide dimore settecentesche. È quello che si ammira percorrendo sulle due ruote la costiera Amalfitana, in particolare la Statale Panoramica 163, denominata Nastro Azzurro, che collega tutte le località della Costiera, un tragitto lungo 50 km. Ma andiamo con ordine. Si parte da Vico Equense, alle pendici del Monte Faito (1131 m) nel Parco Regionale dei Monti Lattari, gruppo montuoso che costituisce la dorsale della Penisola Sorrentina e, con soste e deviazioni, a seconda dei gusti, si arriva a Vietri sul Mare, ultimo centro della costiera. Prime tappe Sorrento e Positano, due gioielli incastonati su un lembo di terra. Appena oltre, s'incontra Conca dei Marini, borgo marinaro, conosciuto per la Grotta di Smeraldo, una cavità carsica parzialmente sommersa dalle acque, formata da una sorta di volta a cupola che deve il suo nome alle tonalità dello smeraldo che l'acqua assume. Al suo interno si sono formate stalattiti e stalagmiti che, in alcuni tratti, unendosi tra loro, formano colonne alte più di dieci metri. È accessibile sia dal mare, sia dalla SS 163, e in questo caso si raggiunge tramite una scalinata oppure con l'ascensore. Dopo la breve sosta si riparte alla volta di Amalfi, città che non richiede presentazione, dalla storia millenaria e dal fascino ineguagliabile. Una sosta è d’obbligo, per girovagare tra le casette bianche e le viuzze che pullulano di botteghe, respirando il profumo di limoni e riempiendo gli occhi con i colori intensi del panorama. Ripresa la strada panoramica, occorre fare una piccola deviazione: si prende la provinciale che porta a Ravello, dove godersi, magari nel tardo pomeriggio, una vista impareggiabile su tutto il golfo di Salerno. Si scende così verso i centri di Minori e Maiori, si percorre l’ultimo tratto, quello da Maiori a Cetara, il meno popolato e, a detta di molti, il più bello, dove la strada si inerpica a picco sul mare e il panorama lascia senza fiato. Eccoci così arrivati a Vietri sul Mare, antico insediamento etrusco, famoso in tutto il mondo per la produzione di ceramica, con le sue numerose botteghe artigianali.
DOVE DORMIRE
MONASTERO SANTA ROSA HOTEL&SPA, CONCA DEI MARINI Tra le silenziose mura di un antico Monastero di clausura del XVII secolo, a picco sul mare, con una vista che abbraccia il Golfo di Sorrento. 20 camere e suite fronte mare, un ristorante dove gustare cucina campana e una Spa. www.monasterosantarosa.com
DOVE MANGIARE
TORRE DEL SARACINO, VICO EQUENSE Il regno dello chef Gennaro Esposito che in questa torre del ’300 ha ricavato un ristorante che vanta due stelle Michelin. www.torredelsaracino.it
Durata: 106 km
Tempo: 4h 10min
Caratteristica: Panoramico 21
ITINERARI OPEN AIR
Dal mare alle montagne
DUCATI SUPERBIKE 1199 PANIGALE, suprema in prestazioni, superlativa in tecnologia e magnetica nel design, è la protagonista indiscussa sia su strada sia su pista. www.ducati.it
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Come passare dalle calme acque liguri al verde intenso della vegetazione dell’Appennino in sole tre ore? In moto, ovviamente, intraprendendo un itinerario che da Sestri Levante s’inerpica verso il passo di Cento Croci e arriva fino alla provincia parmense. Punto di partenza Sestri Levante, detta anche “città dei due mari” perché si sviluppa in parte su un promontorio che separa due piccoli golfi. S’intraprende la strada provinciale 523 che passa dapprima a Castiglione Chiavarese, poi a Varese Ligure, il mare ormai è alle spalle e di fronte iniziano le colline, fino a raggiungere il Passo di Cento Croci, a 1055 metri di altitudine. Il profumo della macchia mediterranea ha lasciato il posto a quello intenso dei boschi e degli abeti.
DOVE DORMIRE
IL RICHIAMO DEL BOSCO, SALA BAGANZA Nel Parco Regionale Boschi di Carrega, a circa 15 km da Parma, circondato da un bosco di querce, faggi e castagni, questo luogo è in piena sintonia con la natura, grazie a un arredo fatto da mobili creati con vecchie casse di vino, specchi incorniciati da persiane in disuso, un tavolo da pranzo ricavato dalle assi dei ponteggi, un letto a baldacchino realizzato con legni secchi trovati nel bosco. www.ilrichiamodelbosco.it
Il nome del luogo si rifà a diverse leggende. La più nota racconta di una banda di briganti che era solita fare le proprie scorribande lungo il crinale appenninico, e che avrebbe ucciso più di cento viandanti, ricordati con croci qui collocate. Si lascia la SP523 e svoltando a sinistra si prosegue verso Tornolo e Bedonia, una deviazione che consente di arrivare a Bardi e al suo famoso castello, luogo magico, che merita una sosta. Da qui si scende percorrendo la SP28 per ritornare verso Fornovo di Taro. Siamo già in prossimità di Parma, ma la campagna la fa ancora da padrone e lascia spazio al silenzio e al relax, dopo il suggestivo tragitto.
DOVE MANGIARE
OSTERIA DELLE VIGNE, VARANO DE’ MELEGARI Durata: 123 km
Tempo: 3h 23min
Caratteristica: Curvoso
Trattoria vecchio stile, a gestione famigliare, dove gustare la più tipica delle specialità emiliane: i tortelli. Alle erbette, ai carciofi, ai porri, alla zucca. Lambrusco ad accompagnare e immancabili i salumi e il gnocco fritto tra gli antipasti. Tel. 0525404328
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ITINERARI OPEN AIR
Da Assisi al lago Trasimeno
BMW GS 1200, ideale per affrontare ogni terreno grazie all’innovativa ciclistica, perfetta per chi vuole assaporare il piacere di guidare sull’asfalto, in fuoristrada. Da oggi ha uno stile enduro ancora più dinamico. www.bmw-motorrad.it
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Dalla suggestione della Basilica di Assisi alle tranquille acque del lago Trasimeno: un itinerario tranquillo, per gli amanti del bien vivre, che delle due ruote prediligono il fatto di poter ammirare il paesaggio da un punto di vista inedito, la visita a luoghi di interesse artistico e qualche tappa gourmand. Dichiarata patrimonio dell’umanità, la Basilica di San Francesco ad Assisi risale al 1228, quando Papa Gregorio IX pose la prima pietra che avrebbe portato alla costruzione della Chiesa Inferiore: tuttora divisa in Superiore e Inferiore, la Basilica contiene straordinari affreschi di Giotto, Cimabue, Simone Martini e Pietro Lorenzetti, oltre alle spoglie del Santo.
DOVE DORMIRE
CASTELLO DI PETRATA, ASSISI In un’antica fortezza del XIV secolo, nel silenzio delle colline umbre, questo relais a due passi dalla Basilica di San Francesco è location perfetta per partire alla scoperta di questi luoghi. Ha un giardino di 20 ettari, un ristorante che serve le specialità del territorio e una Spa. www.castellopetrata.it
Da qui inizia il viaggio: dolci curve attraversano campi e lievi declivi, l’andatura è lenta e tranquilla, per godersi appieno il paesaggio. Direzione Bettona e Torgiano, cittadina dal carattere medioevale, dove merita una sosta il Museo del Vino, voluto dalla famiglia Lungarotti, che proprio a fianco ha anche la sua cantina. Tappa successiva Deruta, antico borgo dove il tempo sembra essersi fermato e dove vale la pena scendere per un giro tra le sue viuzze animate da botteghe artigiane. Si punta dritti verso Perugia, imponente in lontananza. Si scende dalla sella e si opta per un giro a piedi tra le vie del centro, ammirando la Cattedrale e il Palazzo dei Priori. Si riparte alla volta di Umbertide, città medioevale dove si innalza la bellissima rocca e si scende poi, seguendo i tornanti, verso il Lago Trasimeno. Punto di arrivo: Passignano sul Trasimeno, cittadina che si affaccia sulle calme acque del lago, dove è anche possibile imbarcarsi e raggiungere in meno di un’ora l’isola Polvese, un’area protetta e incontaminata al centro del lago. L’Umbria è un piccolo mondo a sé e scoprirla in moto offre un’esperienza davvero completa.
DOVE MANGIARE Durata: 119 km
Tempo: 2h 54min
Caratteristica: Monumentale
OSTERIA ROSSO DI SERA, MAGIONE Locale semplice, con una terrazza che affaccia sul Trasimeno, dove gustare piatti a base di pesce di lago, ma non solo. www.osteriarossodisera.com
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WINE • testo di Tommaso Piazza
C’era una volta il mio Pinot Nero Ce lo racconta Ottavia Giorgi di Vistarino
C
ontinua la rubrica dedicata al mondo del vino al femminile. Questa volta a raccontare la sua esperienza è Ottavia Giorgi di Vistarino, rappresentante della nuova generazione di un’azienda vitivinicola che affonda le sue radici all’inizio del 1800, ma con una storia famigliare che si lega al territorio dal 1600. Oggi il Pinot Nero Conte Vistarino ha come ambasciatore il suo volto giovane e affascinante… ma non bisogna farsi ingannare: Ottavia in pochi anni ha rivoluzionato l’azienda di famiglia. Armata di sogni e di un Master sul Vino, sta concretizzando il suo progetto di fare un grande Pinot nero, ovviamente a casa sua, a Rocca de’ Giorgi, nell’Oltrepò Pavese. Ecco la sua storia.
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In apertura la tenuta agricola di proprietà della famiglia Giorgi di Vistarino, nell’Oltrepo Pavese, rappresentata oggi da Ottavia Giorgi di Vistarino. Qui si produce Pinot Nero, come 1865, etichetta tra le più prestigiose dell’azienda.
“Non so immaginare nulla di più complicato del mio inserimento in quest’azienda. Dopo la laurea in Economia e Commercio alla Cattolica di Milano e fresca di un Master sul vino alla Facoltà di Agraria a Brescia, sono entrata nell’azienda di famiglia piena di idee e di sogni da realizzare. Era il 2001 e per molto tempo idee e sogni sono rimasti nel cassetto della scrivania che… non avevo! È stato solo attraverso la mia tenacia e tanti scontri generazionali che sono riuscita a costruirmi una precisa identità lavorativa e a imporre che, in azienda, dalla vendita di ottimo vino sfuso – come era tradizione sia nostra che del territorio – si cominciasse a imbottigliare vino di qualità superiore. “Smettila di guardare quello che fanno gli altri, tu devi fare quello che si fa qui e non se ne parla”. Ricordo che una volta mio padre mi disse proprio
così... forse dimenticando un altro innovatore in famiglia: il mio bisnonno Augusto Carlo Giorgi di Vistarino che importò il Pinot Nero in Oltrepò dalla Francia e per primo lo impiantò proprio qui sulle nostre colline. Oggi, complice un clima che lo sa capire, il Pinot Nero ha trovato qui il suo habitat. Infatti, grazie all’altitudine delle colline che possono arrivare anche a 600 metri slm e a pendenze decise, non soffre mai di eccessivo caldo e anzi, le notti fresche, anche nei mesi estivi, e le forti escursioni termiche gli regalano profumi intensissimi e grande acidità. Il Pinot nero, in Oltrepò Pavese, è considerato un vitigno della tradizione e si declina sia vinificato in rosso, sia spumantizzato. Anche in questo caso Conte Vistarino è stato pioniere: fu proprio il bisnonno insieme a Carlo Gancia, a produrre per primo in Italia, in grandi quantità, metodo classico brut con il Pinot nero. E oggi noi celebriamo quella sua intuizione con un Metodo Classico che porta come nome proprio la prima annata di questo vino: 1865, un’etichetta che in questi anni ha raccolto molti consensi di critica. Ma non solo lo Spumante era ed è nei miei progetti. Da sempre sento il fascino del 43
A lato un primo piano di Ottavia Giorgi di Vistarino, che ha preso in mano l’attività dell’azienda di famiglia, dandole nuovo slancio.
Pinot Nero, una varietà che si caratterizza nel bicchiere per essere elegantissima e contemporaneamente enigmatica. Direi che è il mio vitigno totem. Per questo ho puntato tutto su di lui… certa che qui, a Rocca de Giorgi, sui nostri terreni calcarei e argillosi possa dare grandi prove. E per lui ho intrapreso una strada d’impegno e ricerca sia in vigna, selezionando le particelle migliori, che in cantina dando la possibilità agli enologi che ci seguono (guidati dal wine maker Beppe Caviola) di effettuare numerose micro vinificazioni. Nel mondo del vino, si sa, il tempo va piano ma, nonostante questo, iniziamo a vedere i primi risultati in bottiglia. Risultati che hanno convinto anche mio padre. E adesso ripensando ai nostri contrasti riconosco che mi hanno trasmesso tanti valori: umiltà, correttezza, senso del dovere e dell’onore. Per mio padre questa terra lasciatagli in custodia dalle generazioni passate per quelle future è tuttora ragione di vita, da preservare e proteggere. Una missione che mi ha trasmesso e che sento mia. Conte Vistarino conta 826 ettari, posti in larga parte nel comune di Rocca de’ Giorgi, un piccolo e suggestivo borgo medioevale. 44
200 sono vitati e iscritti all’albo della DOC Oltrepò Pavese e, di questi, ben 140 sono impiantati a Pinot Nero. Un’estensione pressoché unica in Italia che dimostra come il Pinot Nero sia davvero la nostra storia e la nostra identità aziendale. Oggi la gamma Conte Vistarino offre 10 etichette tra cui spiccano, tra i Pinot Nero in purezza, il cru Pernice, Pinot Nero Oltrepò Pavese DOC, proveniente da 3,5 ettari di vigna a 350-400 metri di altezza e il nostro 1865, Pinot Nero Metodo Classico Millesimato Oltrepò Pavese
DOC, affinato 60 mesi sui propri lieviti. In quanto a me… vorrei dare un contributo a questa terra che amo e che vivo 365 giorni l’anno. Oggi è il mio Pinot Nero quello che curo con dedizione, ma allo stesso tempo è anche quello del mio bisnonno. È la stessa passione che unisce tutte le nostre generazioni e spero che anche per mio figlio, che per ora nei vigneti ci gioca a palla, resti intatta. www.contevistarino.it
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L’accesso alle VIP Lounge per i Soci Diners ha un costo di soli 22 euro, con i quali è possibile usufruire di tutti i comfort delle eleganti sale. Per visualizzare l’elenco completo delle Diners VIP Lounge visitare il sito www.dinersclub.it
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D•NEWS I nostri luoghi
Gli indirizzi di lusso scelti per te Carta Diners ti porta in giro per l’Italia tra hotel e boutique esclusive Hotel Montecallini San Gregorio (LE) Sorge in una piccola baia a pochi chilometri da Santa Maria di Leuca, l’Hotel Montecallini, un rifugio incantevole dove trascorrere un’indimenticabile vacanza nel cuore del Salento. La struttura s’ispira alle masserie salentine ed è circondata da una distesa di alberi di ulivo e da un grande giardino affacciato sul mare. Vi aspetta anche la piscina, dove tuffarsi o sorseggiare un drink nell’angolo idromassaggio; il bar, perfetto per un rilassante dopocena; e il ristorante dove gustare le ricette salentine e prelibati piatti a base di pesce. www.hotelmontecallini.com
Beauty Beach Villa Monopoli Con la sua terrazza panoramica all’ultimo piano, il Beauty Beach Villa nasce su una suggestiva spiaggia, bagnata dal Mare Adriatico e attrezzata di eleganti ombrelloni e sdraio per trascorrere una giornata di relax al mare. Le camere sono arredate con opere d’arte moderna e pavimenti in legno, perfette per un soggiorno all’insegna del comfort, immersi nella bellezza naturale della Puglia. www.beautybeachvilla.net
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Tiffany & Co. – Roma La più esclusiva gioielleria del mondo splende in via Cola di Rienzo, una delle vie più importanti dello shopping di lusso della Capitale, con una raffinata boutique di 165 metri quadri. All’interno i clienti possono scoprire la nuova collezione Atlas e i nuovi gioielli Infinity, in argento o nella versione in platino e diamanti, caratterizzati dal simbolo dell’infinito. www.tiffany.it
Twin Set Simona Barbieri – Verona Le collezioni del brand Twin Set Simona Barbieri sono permeate di un romanticismo contemporaneo che ispira anche gli interni della boutique di via Mazzini. Nello store di due piani, introdotto da due grandi vetrine ad angolo, sono esposte tutte le linee di abbigliamento, borse, scarpe e bijoux del brand e agli accessori è dedicata un’area esclusiva. www.twin-set.it
Prada – Firenze Se volete scoprire tutte le linee della celebre maison di moda made in Italy, potete dare un’occhiata alla nuovissima boutique Prada, situata nella splendida cornice tra via Roma e via de’ Pecori. Il negozio, su tre piani e caratterizzato dal classico pavimento a scacchi, ospita le collezioni femminili e maschili di abbigliamento, pelletteria, accessori e calzature, divise in diverse aree. www.prada.com
Hotel Tiempo - Napoli Non distante dal centro storico di Napoli e dalle sue bellezze, l’Hotel Tiempo offre un’atmosfera tranquilla, ideale sia per il relax sia per gli affari. Maestro nell’arte dell’accoglienza, offre ai suoi ospiti un ampio parcheggio, 70 camere luminose, una palestra e una sala meeting. Concedetevi alla cucina semplice della tradizione napoletana con le proposte regionali dello chef dell’albergo, oziate nel giardino privato di Donna Maria e non perdetevi nemmeno un raggio di sole nella grande terrazza panoramica con vista su Castel Sant’Elmo e su San Martino. www.hoteltiempo.it
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