DALLA DIASPORA ALL'OLOCAUSTO: LA NASCITA DELLA LOGOTERAPIA

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Dalla Diaspora all’Olocausto: la nascita della Logoterapia Il ricordo della Shoah nel Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia di LUCIANA COSTA e DIVINA LAPPANO

Se l’uomo è determinato, non è mai totalmente pandeterminato. VIKTOR E. FRANKL

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resentare la figura di Viktor Emil Frankl, Padre della Logoterapia e Analisi Esistenziale, Fondatore delle Terza Scuola di Psicoterapia Viennese, Presidente della Società Mondiale di Psichiatria, ma, ancor prima, Superstite dell’Olocausto, incredibilmente sopravvissuto all’esperienza devastante e disumana di ben quattro lager nazisti, nel contesto delle celebrazioni per la “Giornata della Memoria 2016”, presso il campo di internamento più grande di tutto il Centro Sud – il

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Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza - costituisce l’occasione per rievocare la nascita stessa della Logoterapia1 e i principi da cui essa trae origine, a partire dalla matrice filosofica, fenomenologica ed esistenziale2, fino all’opera che l’Istituto di Scienze Umane ed Esistenziali (ISUE), presieduto dal Prof. Gianfranco Buffardi3, promuove e divulga da trent’anni attraverso l’applicazione della Logoterapia e dell’Analisi Esistenziale, sostenuta da ricerche e studi multidisciplinari, secondo la metodologia elaborata dal Prof. Ferdinando Brancaleone4, allievo diretto di Frankl, Presidente della Società Italiana di

Per approfondimenti si veda: V. E. Frankl, Logoterapia e Analisi Esistenziale, Morcelliana, Brescia, 2001; dello stesso autore: Logoterapia. Medicina dell’anima, Gribaudi, Milano, 2001; Teoria e terapia delle nevrosi, Morcelliana, Brescia, 1978; La sfida del significato. Analisi Esistenziale e ricerca di senso, Erickson, Trento, 2005; Senso e valori per l’esistenza. La risposta della Logoterapia, Città Nuova, Roma, 1994; Homo Patiens. Soffrire con dignità, Queridiana, Brescia, 1988; Homo Patiens. Interpretazione umanistica della sofferenza, O.A.R.I. Varese, 1972; La sofferenza di una vita senza senso, Mursia, Milano, 2013. Per una bibliografia completa si rimanda alla pagina di Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Viktor_Frankl. Frankl fu particolarmente ispirato da Edmund Husserl, Max Scheler, Karl Jaspers, Martin Heidegger, Ludwig Binswanger e Martin Buber, ma anche da Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche. Cfr. G. Buffardi, Bioetica quotidiana in psichiatria. Dalle dichiarazioni universali alle storie singolari, Franco Angeli, Milano, 2009; G. Buffardi, D. De Santis, G. Barbato (a cura di), Terapie integrate in psichiatria, Poligrafica F.lli Ariello Editori, Napoli, 2000; F. Brancaleone, G. Buffardi, Antropologi Clinici Esistenziali, Ed. Melagrana, S. Felice a Cancello, 2008; F. Brancaleone, G. Buffardi, G. Traversa, Helping. Le professioni d’aiuto: dall’Antropologia Esistenziale alla Consulenza Filosofica, Ed. Melagrana, S. Felice a Cancello, 2008; G. Buffardi, F. Brancaleone, Manuale di Counseling Esistenziale, Edizioni SEAM, Roma, 1999. Per maggiori informazioni sull’attività dell’Istituto si visiti il sito: www.isue.it. F. Brancaleone, Dia-Logos. Principi e Tecniche di Logoterapia, Logoanalisi e Logodinamica, OFB-EdiAnno IV - n. 1 – Gennaio/Aprile 2016


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Logoterapia e Analisi Esistenziale (SILAE) dal 1991 al 1998, attuale Presidente Onorario e Didatta Ufficiale del medesimo istituto, nonché Socio Fondatore e Direttore Scientifico dell’ISUE. Fu proprio negli anni della prigionia nei campi di sterminio che Viktor Emil

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Frankl mise a punto la sua teoria fondata sulla ricerca di “Senso” (dal greco lógov), quale fondamentale e profonda motivazione dell’esistenza individuale, lavorando alla stesura del manoscritto, che, nonostante un primo trafugamento delle SS e la febbre da tifo petecchiale (che lo ridusse al peso di trentasei chilogrammi), riuscì a riscrivere e portare in salvo, cucito con perizia nella fodera del suo cappotto. Come aveva confidato ad un anziano detenuto, egli teneva al suo testo scientifico, a quelle pagine frutto di caparbio e intenso sacrificio intellettuale e umano, più che alla sua stessa vita5. Sperava che, qualunque cosa fosse accaduta, la sua opera potesse essere custodita, per portare il suo messaggio di libertà al mondo, rivelando la possibilità di elevarsi ad una vita autentica, “libera per” e “libera da” ogni forma di condizionamento, fisico e spirituale, per poter affrontare in modo responsabile, e secondo la propria volontà, il cammino della propria esistenza. La sua teoria, facendo ricorso all’analisi fenomenologica delle emozioni, poste al centro della propria esperienza, e ad un pedissequo lavoro biografico, mirava a facilitare empaticamente la comprensione e il superamento delle istanze negative,

ting, Napoli, 2000; dello stesso autore si consiglia: Logos. Significatività esistenziale e comunicazione terapeutica, Ed. Gli Archi, Torino, 1989; Logoanalisi Esistenziale. Integrazioni e nuovi orientamenti in Logoterapia, Ed. CISSPAT-SILAE, Padova, 1991; Logodinamica Generativo-Trasformazionale. Lineamenti per una propedeutica alla comunicazione terapeutica, OFB-Editing, Napoli, 2001; Existentia. Rassegna storico-critica di Antropologia Clinica ad indirizzo esistenziale, OFB-Editing, Napoli, 2004; Ipnosi e Logoterapia, in Peresson L. (a cura di), Training Autogeno e Psicoterapie Brevi, Ed. Piovan, Abano Terme, 1987; Logoterapia e prassi analitica, in Peresson L. (a cura di), Lineamenti per una classificazione delle psicoterapie, Ed. CISSPAT, Padova, 1987; Approccio Ericksoniano in Logoterapia, in Loriedo-Angiolari (a cura di), HTF. Il modello terapeutico di Milton Erickson, Ed. L’Antologia, Napoli, 1987; Training Autogeno e Logoterapia nell’adolescenza, in Peresson L. (a cura di), Il Training Autogeno nelle sue applicazioni non cliniche, Ed. CISSPAT, Padova, 1988; Logoanalisi Esistenziale: integrazione o alternativa alla psicoterapia?, in Peresson L. (a cura di), Lo Psicoterapeuta, Ed. CISSPAT, Padova, 1990. Per una bibliografia completa si rimanda alla pagina di Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_Brancaleone. Ibidem, pp. 41-42. Anno IV - n. 1 – Gennaio/Aprile 2016


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“Frustrazione” o “Vuoto Esistenziale”, al di là delle oscure forme di “riduzionismo” e “monoantropismo”, verso una auspicabile umanizzazione della psichiatria, delle scienze dell’uomo tout court, ma, ancor più, verso la comprensione del “Logos”, da cui tutto ha origine e che egli tradusse, potentemente, con “Senso”. Come scrisse Gordon W. Allport, l’internamento nei quattro lager di Theresienstadt, Auschwitz, Kaufering e Turkheim permise a Frankl di riunire i fragili fili di una vita spezzata in un concreto modello di significato e responsabilità e farne oggetto della Logoterapia, versione della moderna Analisi Esistenziale6. L’esperienza personale dell’uomo sottoposto alla brutalità della privazione di tutti i suoi diritti, valori e affetti, spettatore dell’aberrazione dei suoi aguzzini, freddi burocrati di un piano di sterminio pianificato con rigore scientifico, resero l’opera dello psichiatra austriaco veramente autorevole, volta alla comprensione della “Tragica Triade” dell’esistenza umana: il “Dolore”, la “Colpa” e la “Morte”. Laddove il dolore può essere trasformato in “prestazione”, la colpa in “elevazione”, la transitorietà dell’esistenza umana in stimolo verso l’ “agire responsabile”. Frankl, riconoscendo ad ogni uomo la capacità di cogliere il Senso della propria esistenza, eresse i pilastri della Logoterapia7, che, per brevità, riassumeremo nei concetti di “Libertà della Volontà”, “Volontà di Significato”, “Significato della Vita”. Mettendo in luce una nuova “Ontologia Dimensionale”, egli ravvisò l’esistenza di una pluralità di piani, che attiene direttamente all’unità tridimensionale dell’esistenza, “somato-psichico-noetica”, 6 7

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fino alla possibilità di autotrascendere e autodeterminarsi. Lo psichiatra viennese definì, così, le strutture metodologiche del suo modello, orientato alla risoluzione della tensione primigenia dell’individuo, che, spostandosi dall’asse “somatopsichico” del “piacere”, di matrice squisitamente freudiana, verso il livello dimensionale eminentemente “noetico”, suggerì all’individuo una nuova strada verso il conseguimento di una “significatività appagante” e il compimento ultimo della propria esistenza, secondo lo schema di “Valori”, “Significati” e “Scopi” (VSS), con il fine ultimo di superare le istanze che costringono l’uomo a restare imprigionato in una patetica caricatura di se stesso (homunculus): – L’uomo è libero, anche se sottoposto a condizionamenti sociali, culturali, biologici, psicologici, religiosi ha la possibilità assumere una posizione critica nei confronti di questi condizionamenti; – L’uomo segue una volontà di senso in equilibrio tra la realtà in cui vive e gli obiettivi a cui tende; – La vita dell’uomo ha sempre un suo significato e un suo valore qualsiasi siano le situazioni limite a cui è sottoposta. Dopo Auschwitz nulla tornò più come prima, ma riconoscere, a uomini comuni, la capacità di superare il proprio destino attraverso la possibilità di scegliere un cammino di ricerca, per ricostruire il Senso del proprio dolore e della propria sofferenza, fino a oltrepassarne i limiti, ebbe un impatto prodigioso nell’impegno di difendere e promuovere il concetto di dignità umana, secondo una visione della vita che si realizza coraggiosamente come “sfida” e come “compito”, in considera-

V. E. Frankl, Uno psicologo nei lager, Edizioni Ares, Milano, 2013, p. 10. Per una disamina approfondita della concezione antropologico-esistenziale di Frankl rimandiamo alla bibliografia suggerita alla nota 1 e alla nota 4. Anno IV - n. 1 – Gennaio/Aprile 2016


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zione dei “valori di atteggiamento”, dei “valori di esperienza” e dei “valori di creazione”, che precipuamente definiscono l’individuo in quanto essere unico e irripetibile. Egli mise in atto, in primo luogo per sé, i principi etici a fondamento della sua teoria sulla ricerca di Senso. Infatti, pur essendo in possesso di un lasciapassare per gli Stati Uniti, preferì fare rientro nella sua casa paterna, sapendo di incorrere nel pericolo di morte, spinto dal principio di responsabilità e amore verso i suoi cari, ormai già deportati. Eccezion fatta per la sorella, che era espatriata in Australia, Viktor E. Frankl fu l’unico superstite della sua famiglia. Già nel 1945, non esitò a schierarsi pubblicamente contro il concetto di “colpa collettiva”, sostenendo con forza il principio di “responsabilità individuale”8, a cui, senza esitazione, aveva tenuto fede con determinazione e rigore nel corso della vita. Nel suo manoscritto, poi, ebbe modo di approfondire, sotto un’ottica specificatamente clinica, anche interessantissime osservazioni sulla “psicologia dei campi di concentramento”9. Dopo la liberazione, la pubblicazione del suo libro riscosse un successo strepitoso: in tre giorni fu esaurita la prima edizione, e, nel giro di tre mesi, anche la seconda: era nata la Terza Scuola di Psicoterapia viennese, dopo quella di Freud e di Adler. In riferimento alla figura del grande 8

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Viktor Emil Frankl

psichiatra austriaco, durante la recente commemorazione della Shoah, presso il Campo di Concentramento di Ferramonti, il Presidente dell’ISUE, Prof. Gianfranco Buffardi, ha egregiamente affrontato il “Tema del Male”, dello sterminio di massa, dal punto di vista delle Neuroscienze, sottolineando che: la neuroetica ha dimostrato come esista una sostanziale differenza di procedimento di attivazione corticale tra un comportamento aggressivo mediato da strumenti a distanza (come spingere un pulsante per lanciare un missile a chilometri di distanza) ed un comportamento aggressivo diretto (come spinge-

“Ricevetti tirate di orecchi da parte di diverse organizzazioni. Ciononostante continuai a parlare contro la colpa collettiva e lo feci anche davanti a un generale che comandava le truppe francesi di occupazione, in occasione di una conferenza che ero stato invitato a tenere nella zona occupata dai francesi. Il giorno dopo venne a trovarmi un professore universitario, a suo tempo ufficiale delle SS, e mi chiese con le lacrime agli occhi dove trovassi il coraggio di schierarmi così apertamente contro il giudizio generale. “Lei non può farlo - gli risposi -, perché parlerebbe pro domo sua. Ma io, che sono stato il detenuto n. 119.104 a Dachau, io sì che posso farlo. Anzi, devo farlo. Mi tocca farlo: è un obbligo”, in V. E. Frankl, La vita come compito. Appunti autobiografici, SEI Editore, Torino, 1997 p. 102. V. E. Frankl, Logoterapia e Analisi Esistenziale, op. cit., pp. 130-139. Anno IV - n. 1 – Gennaio/Aprile 2016


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re nel vuoto una persona appoggiata alla balaustra di ponte): questo secondo comportamento è fortemente inibito da una particolare zona della corteccia frontale. In coloro che non hanno difficoltà ad aggredire direttamente un proprio simile questa funzione è sicuramente carente, essi sono cognitivamente deficitari in un’area importante. Una tale valutazione spinge a considerare, ispirati dal titolo del famoso libro di Hannah Arendt10, quanto sia opportuno parlare di “stupidità del male” piuttosto che di “banalità del male”.

Campo di Concentramento di Ferramonti (CS) Gianfranco Buffardi

Attraversare le stanze del lager di Ferramonti, guardare le foto con i volti di vite spezzate, testimoni della stupidità dell’uomo, capace di macchiarsi dei più brutali abomini, così come di elevarsi al di sopra del proprio destino, non può che sollecitare un’ulteriore riflessione sul valore della memoria, che si rende garante della nostra identità, per proiettarci nel futuro, liberi e consapevoli delle nostre scelte, per mai più ricadere in errori simili, ma che, purtroppo, diventa miseramente materia d’oblio, destinata alla polvere come tutto ciò che è umano. Ci pia10 H.

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ce riportare in merito le parole di Pietro Terracina, sopravvissuto allo sterminio di Auschwitz: La memoria non è il ricordo, è quel filo che lega il passato al presente e condiziona il futuro. Per questa celebrazione commossa e sentita, a cui hanno partecipato le maggiori cariche istituzionali della Regione Calabria, dell’Università degli Studi della Calabria e il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Napoli, si ringrazia il Comune di Tarsia e la Prefettura di Cosenza, nella persona del Prefetto, Dott. Gianfranco Tomao, e della Dott.ssa Rachele Celebre. Quasi seguendo la scia di un percorso ideale iniziato in Calabria, rievocando l’esperienza e l’opera del padre della Logoterapia nel corso della Giornata della Memoria, poche settimane dopo, l’ISUE ha avuto l’onore di ospitare il più stretto collaboratore di Viktor E. Frankl. Il 23 Febbraio, infatti, si è tenuto a Napoli, presso la sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il Convegno dal titolo Logoterapia e Analisi Esistenziale nelle Professioni di Aiuto, che si è aperto con la Lectio Magistralis del Prof. Alfried Längle, Psicoterapeuta Esistenziale, Logoterapeuta, Medico e Psicologo austriaco, anche lui allievo diretto di Frankl, collaboratore a stretto contatto dal 1982 al 1991 e autore di un’interessante biografia del fondatore della Logoterapia. Längle è attualmente il Presidente della Società Internazionale di Logoterapia (GLE-Internazionale), è stato Vice Presidente della Federazione Internazionale di Psicoterapia (IFP); ha fondato il “Collegio di Analisi Esistenziale e Logoterapia” a Vienna. E’ stato, inoltre, Docente presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Klagenfurt ed è Profes-

Arendt, La banalità del male, Feltrinelli, Milano, 2015. Anno IV - n. 1 – Gennaio/Aprile 2016


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sore Associato di Psicoterapia a Mosca (HSE). L’eccezionale evento organizzato dall’ISUE, in collaborazione con la Società di Italiana di Psichiatria (SIP), AssoIsue e dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ha focalizzato l’attenzione sulla disamina delle quattro principali motivazioni esistenziali a partire dalla teoria di Viktor Frankl, cercando proprio di rispondere al Istituto Italiano per gli Studi Filofofici - Napoli: a sinistra Alfried Längle e a destra, in piedi, Ferdinando Brancaleone tema principale dell’Analisi Esistenziale: il “Dialogo” e l’Interazione, particolar- dunque, attraverso la migrazione di un mente espresse nelle professioni di aiuto: popolo, una diaspora nella “stupidità del le domande sul Senso dell’Esistenza (Io male” e l’abominio della negazione delesisto, ma posso essere come persona “inte- l’uomo, fino al concetto supremo di Lora”?- Sentimento di Accettazione), sul Sen- gos, alla Logoterapia, alla misura dell’esseso della Vita (Io sono vivo: mi piace esser- re, a quell’esistenza che precede l’essenza, lo?- Sentimento di Apprezzamento per i Va- laddove l’esistenza stessa si riempie di silori), sul Senso di Sé (Io sono me stesso ma gnificati autentici, per inondarci di “Senmi sento libero nell’essere me stesso? - Senti- so”, “fino al nostro ultimo respiro”, e rimento di Rispetto e Stima verso me stesso ) consegnarci, “appagati”, nell’abbraccio e sullo Scopo dell’Esistenza (Io sono qui, cosmico di un afflato universale, in cui tutto trova collocazione, al di là del temma a quale scopo sono qui?). Da tali sollecitazioni hanno origine le po e dello spazio. quattro sfide esistenziali, a cui ciascuno di —––————— noi è chiamato a rispondere, per vivere LUCIANA COSTA con benevolo consenso interiore le azioni Responsabile ISUE Calabria della vita e per condurre un’esistenza pie- Presidente IRSEM na di Significato, in cui si agisce in consi- Direzione Scientifica ISUE Calabria derazione di ciò che si sente e si riconosce e-mail: lcn.costa@libero.it come “Valore”: il Mondo, la Vita, il Sé, il LAPPANO Senso/Futuro, verso una inalienabile e in- DIVINA Consulente Filosofico e Counselor Esistenziale ISUE violabile “Affermazione della Vita”. Vice Presidente IRSEM Un percorso appassionante per i viali Direzione Scientifica ISUE Calabria dell’umano peregrinare ci ha portato, e-mail: drdivinalappano@libero.it Anno IV - n. 1 – Gennaio/Aprile 2016


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