Confluenze RIVISTA CULTURALE QUADRIMESTRALE Anno V - n. 3 – Settembre/Dicembre 2017
MEDICINA NARRATIVA
“Cambiare il passato”: paradigma del Canone Inverso Diario di bordo di un antropologo clinico di Divina Lappano
L’unico vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi. M. PROUST
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el corso degli anni “camminando con passo di volpe” lungo il sentiero della mia esistenza, mi sono soffermata ad osservare con attenzione il panorama della vita, attraverso la lente dell’esperienza nell’ambito delle professioni di aiuto. Uno scenario che prodigiosamente cambiava con il potere di una bacchetta magica nel mutare delle stagioni dell’anima, mentre si avvicendava il desiderio di arrendersi o, viceversa, di lottare, di vivere negli incubi attendendo un segno di assenso, o nella luce, come chi ama incondizionatamente senza aspettarsi niente, nella scelta consapevole di costruire, ogni giorno, la propria storia personale. A volte, la bellezza sconfinata dell’universo e dei suoi misteri era capace di avvolgere e proiettare in dimensioni inesplorate, mai viste, sublimi. Lungo il mio tragitto di antropologo clinico, specializzato in counseling esistenziale e consulenza filosofica, ho visto alcuni lasciarsi rapire da stati d’animo che avevano il potere di estraniare, proiettando verso una dimensione quasi “cosmica”, una sorta di “assoluto Infinito”. Viaggi siderali rischiosi, oltre i confini della realtà. Dall’abisso alle vette, dalla soggettività all’oggettività, dal niente al tutto, dalle tenebre alla luce. In entrambi i casi un potenziale di pericolo tinteggia e minaccia i colori che dipingono le varie esistenze. Non sono questi i viaggi consigliati dalle agenzie del tuPagina
rismo della vita, perse nei mercati degli affari e nella produzione di psicologie del conformismo. Non sono i viaggi raccomandati dagli esperti che sondano l’animo umano tra criteri diagnostici e valutazioni testologiche, né dai clinici che sanciscono i parametri della salute tra neuroimaging e deficienze ormonali. Questi sono i viaggi degli “ultimi”, di quelli che non hanno potere su niente e nessuno, le cui voci sono disperse nei sogni che coltivano in silenzio, in mondi pieni di fantasmi, individui “dell’ultima spiaggia”, quelli che nessuno vuole e che tutti temono: “i matti”. Nella mia ricerca sul campo ne ho conosciuti, ho ascoltato i loro deliri, alcuni mi hanno abbracciato, tutti hanno colto nella mia presenza il segno di una genuina partecipazione alla loro sofferenza e per un attimo abbiamo incrociato, attraverso occhi lucidi, le nostre esistenze, la nostra comune umanità. Sono profondamente grata a tutti loro per la traccia indelebile che hanno lasciato in me. Esistono ancora altri viaggi: i “viaggi di andata e ritorno”. Ho esperito il peregrinare dell’animo umano alla ricerca di Senso e in esso ho intravisto il potere di modificare la lettura delle vicissitudini personali fino a rendere l’esistenza pregna di nuovi significati, per costruire il presente nella dimensione che propriamente ci appartiene fino a proiettarsi nel futuro e, contestualmente, trasformare il passato. Un’evoluzione del pensiero che mette da parte istinti di morte, archetipi culturali, determinismo, genetica e fatalità ultraterrene, per assurgere al dominio di sé ed essere al co-
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Confluenze RIVISTA CULTURALE QUADRIMESTRALE Anno V - n. 3 – Settembre/Dicembre 2017
mando della propria zattera. “Il Passato si può Cambiare” è la conclusione della mia personale elaborazione. A volte si può invertire il senso di marcia e dare nuovo significato agli eventi, È commovente varcare le soglie recondite dei sentimenti nella relazione di aiuto che con passione e determinazione porto avanti, ripercorrendo, insieme ad altri viaggiatori, nelle ore di colloquio, seduta dopo seduta, le traversie personali. Ammiro il coraggio di chi, con grande difficoltà ma con grande desiderio, apre le porte, permettendomi di entrare nell’intimità e penetrare le maglie delle passioni per camminare insieme lungo i sentieri battuti dalla sofferenza, per le strade in cui si è perso il filo di Arianna, la strada in cui, in una notte senza luna, ci si è smarriti, perdendo la parte di noi che è stata rifiutata, negata, offesa o tradita. Siamo artefici del nostro destino: “il passato si può cambiare”, così come cambiamo il paesaggio intorno a noi, come cambiamo il nostro panorama in una giornata di riso o di pianto, come cambiamo le nostre progettualità in funzione delle nostre scelte. Colloco questo approdo nel quadro più ampio del mio Canone Inverso1, frutto di anni di studio e ricerca nel campo dell’antropoanalisi, dell’antropologia clinica esistenziale, della filosofia maieutica e della fenomenologia. Ma non tutti i “viaggi” sono possibili, non tutti possono essere “viaggiatori”, e non soltanto perché si è smarrita la strada di casa. Ci sono, infatti, i “viandanti”, coloro che viaggiano sui treni dell’arroganza, essi non hanno possibilità di redenzione e il biglietto è di sola andata. Non basta credere di aver raggiunto il vertice del proprio universo e profetare l’incorruttibilità del proprio potere per essere dei
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“viaggiatori”. C’è molta insolenza nella finzione delle maschere, ma non serve a essere felici. I “viandanti”, coloro che non hanno meta (e, dunque, non hanno mai pace) se ne stanno a guardare con sguardo beffardo il resto del mondo dall’alto dei loro scranni, la loro arroganza gli impedisce di vedere che sono seduti soltanto sul loro culo (come suggerisce de Montaigne), come tutti i mortali. Tali eminenze, “potenti-impotenti”, non possono concedersi il lusso di pagare un prezzo tanto alto: è “il prezzo che non ha prezzo”. In tali sfere, intoccabili e sacre, non ci sono altri poteri al di là delle proprie capacità di conquistare passo dopo passo il territorio, un territorio pieno di insidie in cui non i sedicenti “vincenti” ma solo i “valorosi”, i “guerrieri”, possono addentrarsi. Queste sono le vere vittorie, questo è il vero potere… e alla fine una giustizia esiste. Solo onestà, coraggio e determinazione hanno potere salvifico. Passando da Sant’Agostino a Pablo Neruda: la speranza ha due bellissime figlie, lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per vedere la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle. Il mio invito è, dunque, quello di perseguire il cammino fino a riappropriarsi di ciò che ci appartiene intimamente, ciò che credevamo perduto ma era lì ad aspettare, in un tempo senza fine, il nostro “ritorno” per cambiare il passato e costruire il futuro. —————— DIVINA LAPPANO
Antropologo Clinico Esistenziale Counselor & Consulente Filosofico e-mail: drdivinalappano@libero.it
D. Lappano, Canone Inverso: viaggio metaclinico nella sofferenza alla ricerca di valori, significati e scopi, in Confluenze, Anno II - n. 2 - Maggio/Agosto 2014, Comet Editor Press, Marzi (Cs).
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