IL DOLORE, IL DOLORE CRONICO E LA PERSONA SOFFERENTE di SAVERIO M. PAGLIUSO

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Il dolore, il dolore cronico e la persona sofferente La Biomaieutica a tutela della salute e della qualità di vita di Saverio M. Pagliuso

Il medico che si fa filosofo è pari a un dio Ippocrate Non si può curare gli occhi senza curare la testa o la testa senza curare il resto del corpo. Così non si può curare il corpo senza curare l’anima. Questa è la ragione per cui la cura di molte malattie è sconosciuta ai medici, che sono ignoranti nel confronto del Tutto, che anch’esso deve essere esaminato, perché una parte non può stare bene se l’intera persona non sta bene. Platone, Carmide

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ndagini statistiche rilevano che la percentuale di coloro che soffrono di dolore cronico è più elevata rispetto ad altre patologie, essa supera persino le più diffuse malattie cardiovascolari e oncologiche. Ciò significa che in Italia diversi milioni di persone ne soffrono. Il dolore ricorrente, duraturo, definito “cronico” si distingue dal dolore comune, usuale, definito “acuto”, in quanto continua per mesi e, a volte, per anni anche quando il “danno”, la causa organica, sembra essere stata curata. La medicina ufficiale, nonostante l’accumulo di vaste ricerche scientifiche, particolarmente nel campo neurologico, è basata di fatto sulla filosofia dualistica di Cartesio. L’uomo è diviso in due, Mente e Corpo, e il corpo, in tutta la sua complessità, è concepito come una macchina. Secondo tale concezione il dolore funziona come una campana nel campanile di una chiesa: se si tira la corda la campana suoPagina

na. Se si mette la mano su di un fornello caldo un segnale va dalla mano al cervello dove viene “registrato” e si avverte la sensazione di dolore. Questo tipo di dolore, “acuto”, è un messaggio, un avvertimento utile e necessario per la nostra sopravvivenza: senza dolore la mano rimarrebbe a bruciare sul fornello, causando un danno irreparabile. Per Cartesio, filosofo, matematico e genio universale, e per la medicina-di-stato, il Corpo, l’Organico, è una macchina dove tutto è preciso, logico, matematico e prevedibile. Il medico, dunque, è un Meccanico altamente specializzato: fa la diagnosi, trova la causa del dolore, lo “cura”, cioè elimina le cause, ergo l’effetto, il dolore, sparisce. Purtroppo, la realtà non è così! È un fatto ben conosciuto che la risposta, la reazione della persona a uno stimolo – sia piacere o dolore – è un fenomeno assolutamente individuale e anche l’individuo reagisce in modo diverso allo stesso stimolo in circostanze diverse. I dati sono chiari: il taglio generato da un foglio di carta su una mano può fare più male di una gamba “strappata” da una bomba. Il dolore più atroce può sparire in un’emergenza, per esempio quando si cerca di fuggire per salvarsi la vita. In stato di ipnosi si può effettuare un intervento chirurgico senza avvertire dolore. Si può avvertire il dolore di un braccio che non c’è più, che è stato amputato. Molti sono coloro che in un

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>_beie\_W EW_[kj_YW ) :_ecW_[kj_YW certo “stato d’animo” camminano a piedi nudi sul fuoco – non solo non sentono dolore ma, in modo ancora più sconcertante, la carne non cuoce nonostante la temperatura si avvicini ai 1000 °C. Utilizzando quello che i medici chiamano “effetto placebo” si ottengono guarigioni straordinarie. Esistono, poi, i “miracoli” ottenuti attraverso la fede, cioè la fiducia assoluta, incondizionata, della persona che crede e che sono dalla scienza medica considerati “inspiegabili”. Gli studi rivelano che il cervello non è un semplice registratore del messaggio trasmesso dalla mano sul fornello. Il cervello elabora e “processa” gli stimoli in modo estremamente complesso. Ma c’è di più, molto di più. La sensazione di dolore va molto al di là dell’organico: il soggetto prova dolore, il suo carattere, la sua sensibilità, la sua personalità, lo “stato d’animo”, il livello di tensione-rilassamento, le circostanze e anche i fattori sociali, culturali e religiosi influenzano e condizionano l’intensità del dolore. Questo significa che la filosofia di base, il modello di Cartesio, il modello medico non è in grado di comprendere il dolore in tutta la sua complessità. La ragione è chiara: in questo modello meccanico manca la cosa più importante, manca la Persona, manca colui che avverte il dolore. Dante scrive del dolore che “capir non può chi non lo prova”. Nel modello della medicina ufficiale manca proprio colui che prova il dolore. Non è l’occhio che vede, né l’orecchio che sente, né la mano che prova dolore e neanche il cervello vede, sente e prova dolore, è la Persona, sei tu, sono io, sono altri come me e te. Il dolore non può essere compreso entro i limiti del modello medico. Il dolore è solo in parte materia clinica, nella Pagina

sua interezza il dolore non è materia medica. Il Dolore Cronico Fin qui abbiamo parlato del cosiddetto dolore “acuto”, che è un messaggio. Hai messo la mano sul fornello caldo e senti dolore, il danno alla mano è la causa, il dolore è l’effetto, si “cura” la causa, si elimina l’effetto. Abbiamo visto che il modello medico non è adeguato alla realtà. Quando esaminiamo il Dolore Cronico vediamo in modo ancora più chiaro l’inefficacia di questo modello e la necessità di superarlo. Nel Centro per il trattamento del dolore cronico, dove ero Direttore Clinico, avevamo molti casi di infortunio sul lavoro. Esaminiamo un caso tipico: un uomo è scivolato, ha sbattuto il ginocchio ed è andato dal medico. Il medico ha curato la ferita e, secondo consuetudine, in breve tempo il dolore è passato e l’uomo è ritornato a lavoro. Tuttavia, il decorso non sempre è così lineare. A volte il dolore può continuare per molto tempo e causare squilibri in tutte le circostanze della vita. Per esempio, nell’atto di zoppicare quest’uomo caricherà più peso del dovuto sull’altra gamba, torcendo la schiena e stressando il collo, provocando dappertutto un aumento della tensione muscolare. In questa semplice immagine vediamo come nel tempo i cambiamenti della postura possono arrivare a deformare l’ “architettura”, nello stesso modo in cui in una casa le colonne portanti vengano compromesse. Lo stress, il dolore, aumenta e si espande. Questo si manifesta soltanto a livello organico, ma c’è molto di più. Infatti, il dolore aumenta, la tensione crea paura, rabbia e ansia. Diminuisce l’attività fisica e aumenta la stanchezza e

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>_beie\_W EW_[kj_YW ) :_ecW_[kj_YW l’irritabilità. Con il tempo il complesso di concause indeboliscono e avviliscono la Persona, a volte, portandola alla depressione. I contatti sociali diminuiscono, aumenta la solitudine e il senso di fallimento e frustrazione. In famiglia spesso le relazioni si confondono e l’individuo perde il suo “posto”. Tutto questo non può che aumentare il dolore e, in generale, il senso di malessere e inutilità della persona. Il dolore ricorrente, duraturo, cronico, è come l’edera. Penetra in tutto l’albero fino al punto che anche se si taglia la radice continua a vivere e a succhiare la linfa vitale della vittima. Nello stesso modo il Dolore Cronico continua anche quando la ferita è guarita perché la Persona è ferita. Questo tipo di dolore avvilisce e sminuisce la persona, abbassa il rispetto e la stima di sé. Vediamo qui l’importanza di fattori non-organici, come il carattere della Persona, la sensibilità la personalità, la creatività, le relazioni e il sostegno familiare, la posizione e il rispetto sociale e lavorativo, la cultura, le circostanze, anche la religione – una visione della vita come una “valle di lacrime” dove “siamo nati per soffrire” – sono fattori cruciali nell’aumentare o diminuire la sensazione di dolore. Le conclusioni sono chiare: il dolore usuale, “acuto”, che è un effetto di una determinata causa è soltanto in parte materia medica. Il dolore cronico non è materia medica e le ingenti somme spese in ricerche “scientifiche” sono più utili ai medici e alle case farmaceutiche che alle persone sofferenti. Bisogna superare il modello, il paradigma di Cartesio, in cui non c’è spazio per la Persona. Nel dizionario della “lingua medica”, della “scienza medica” non troverai il concetto di “Persona”. Dunque, il dolore cronico non si “cuPagina

ra”, né si può curare perché non è una malattia. Il dolore cronico è una Condizione della persona, una condizione dolorosa. Le malattie si curano, della persona “ci si prende cura”. La Persona Sofferente Per quanto riguarda il dolore, una delle più grandi falsità che affligge la nostra società e deriva dal modello cartesiano, adottato dalla medicina-di-stato, è che il dolore, tutto il vero dolore è di origine organica, poi, con ironia e una certa aria di superiorità si afferma che se non è organico il dolore potrebbe avere origini “psichiche”. La “psiche” e il “dolore psicologico” non sono mai esistiti e mai esisteranno. Sono invenzioni dei medici e degli psicologi – i primi per delimitare il proprio territorio e i secondi per espanderlo. Platone aveva già capito la menzogna qui nascosta: quando il medico non è in grado di curare un dolore, invece di ammettere che questo è al di fuori dalle sue competenze, nasconde la propria ignoranza parlando greco, usando parole che per lui non hanno nessun significato, per esempio “psiche”, “dolore psicologico”, dolore “psicosomatico”. Quello che il medico intende dire, e che arriva all’orecchio del paziente, è che questo dolore è un dolore che non c’è, che è “immaginario”. Nella clinica del dolore che ho menzionato avevamo un direttore sanitario, un medico che era anche un vecchio saggio, il quale, più di una volta, parlando di infortuni sul lavoro (dove erano coinvolte le assicurazioni) diceva che il dolore è causato dalla ferita ma il dolore cronico è causato dai medici, dagli avvocati e dalla famiglia. Interessante! Cosa significa? Significa che il dolore si

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>_beie\_W EW_[kj_YW ) :_ecW_[kj_YW cronicizza con la deformazione dell’architettura, con la tensione muscolare, paura, ansia, rabbia, stress, senso di fallimento, perdita di autonomia e autostima e altri fattori menzionati, incluso cultura e religione. Adesso a questo si aggiunge il fatto che il medico, mettendo in campo il vasto arsenale tecnologico e, non trovando “la causa” del dolore nell’organico, comincia a parlare greco e a dire al paziente che il dolore è “psicologico”. Il “dolore psicologico” è un dolore che non c’è. Dunque, ci sono solo due possibilità: o il paziente è bugiardo o sta perdendo la sua stabilità mentale. Non è creduto! La Persona è ferita nel suo più intimo essere, nella sua credibilità, nella sua integrità, nella sua dignità. Ha perso il rispetto e la sua salute mentale è messa in discussione. Questo dubbio passa dal medico alla famiglia – che crede più al medico che alla persona che si lamenta. Se il caso arriva in tribunale, a causa del coinvolgimento di assicurazioni, o altre ragioni, gli avvocati completano il lavoro: quello che era un uomo finisce per sentirsi una “pezza sporca” – la sofferenza naturalmente aumenta e diventa il centro della vita. Prendendo spunto da Platone – filosofo più profondo di Cartesio – e dalla nostra esperienza, dobbiamo chiaramente realizzare che il dolore è della Persona, è la Persona nella sua interezza che avverte dolore, e che un modello in cui la Persona è assente e reputa la Persona come un assemblaggio di “pezzi” – una macchina – non è adeguato alla realtà e, dunque, fa tanto danno quanto bene (se non peggio). La Filosofia è l’unico studio che si interessa dell’Umano nella sua interezza ed è per questo che Ippocrate, il padre della medicina, ci ha donato le sue preziose parole: il medico che si fa filosofo è pari a un dio. È per questo che grandi medici Pagina

come Karl Jaspers e Viktor E. Frankl sono diventati filosofi. Dunque? I filosofi del passato erano sempre propensi a chiedere il “perché” delle cose. Io chiedo sempre il “dunque”. Adesso che abbiamo capito qual è l’essenza del dolore cronico dobbiamo mettere la Persona al Centro del nuovo modello. È necessario prendersi cura di sé, prendersi cura della Persona. La Persona - non il medico o altri professionisti - deve assumersi la Responsabilità della propria salute. Il primo grande passo è il recupero della persona stessa, il suo valore, la sua dignità, la sua autostima, la fiducia in se stesso, la sua autonomia di pensiero, il coraggio, la speranza, il suo potenziamento. Parafrasando Karl Marx, la medicina è diventata l’oppio dei popoli. A questo punto, la Persona deve recuperare, direi riconquistare, il rispetto che ha perso. Deve prendere posizione e dire a coloro che hanno dubbi sul suo dolore, siano essi famiglia, amici o altri, che aveva ragione Dante, per quanto riguarda il dolore, “capir non può chi non lo prova”. Deve imparare a parlare chiaro e schietto, in particolare con il medico. Quando costui comincia a parlare greco, bisogna affermare con voce forte e determinata: “il dolore psicologico l’hanno inventato i medici per nascondere la propria ignoranza, e, invece di assumersi la responsabilità (il fatto che non sanno curare il mio dolore), preferiscono pensare che è qualcosa che ho inventato io, mettendo dubbi sulla mia salute mentale”. In tal modo la Persona recupera man mano il rispetto negato, recupera forza, dignità, fiducia in se stesso e il dolore gradualmente diminuisce, si sposta dal centro della sua vita. Non posso concludere senza dire due parole sulla “Politica della Sofferenza”.

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>_beie\_W EW_[kj_YW ) :_ecW_[kj_YW Dicevo che in un’emergenza anche il dolore causato da gravi ferite viene annullato, viene soppresso dalla paura della morte e da un istinto più forte: il desiderio di vivere. La ricerca spende sulla biologia, la chimica e la fisica del sistema nervoso, sul modo in cui le informazioni vengono processate ed elaborate e non un centesimo sulla Persona. Non è la mano o il cervello che vogliono vivere ma la Persona! Era giovane la donna con la gamba “strappata” dalla bomba. All’arrivo dei soccorsi piangeva e urlava, era disperata. Tutti pensarono all’immane dolore avvertito. Invece no! Lei, una bella e giovane donna, sperava di realizzare i suoi sogni sposandosi, creando famiglia e pensava che nessun uomo l’avrebbe più voluta. In un attimo i sogni si trasformarono in un incubo: la sua vita non aveva più futuro. La disperazione aveva annullato il dolore! Non è il cervello che si dispera, è la Persona! Questo ci porta a un nuovo paradigma dove la Persona è al centro. La Persona, la sua formazione, l’evoluzione e il potenziamento dei suoi immani poteri. La medicina recupererebbe il senso della Missione che darebbe senso e scopo alla professione e alla vita dei medici, piuttosto che ridurli a “spacciatori” di farmaci per le multinazionali che hanno trasformato la medicina nell’ “oppio dei popoli”. Abbiamo l’alfa e l’omega del nuovo modello. Naturalmente c’è molto da fare per il benessere e il potenziamento della Persona, incluso avvalersi della medicina, esercizio fisico, fisioterapia, posturologia, rilassamento, massaggi, meditazione e altro ancora. Nel profondo, infatti, esistono “luoghi segreti”, oscuri e proibiti in cui la “cura parlata”, sia Platone oppure Freud, non penetrano e che i farmaci potrebbero chiudere invece che aprire. Essi sono acPagina

cessibili attraverso la musica, la melodia, la poesia, il ritmo, la danza, le lacrime, le urla, il riso e molte altre modalità. Di questo e molto altro mi sto occupando nella pratica che ho elaborato personalmente ed esercito già da diversi anni con il nome di “Biomaieutica”, proprio per sottolineare che la “cura della parola” (così come il farmaco) non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi perseguiti. Da tempo penso concretamente alla realizzazione di un Centro che ancora non esiste. Un Centro non finalizzato alla cura del dolore, non una clinica, non un ospedale, ma un Centro di Biomaieutica: un Centro di Salute, di Benessere, un Centro “Culturale”, dove anche le persone che soffrono, interessate alla tutela della salute, al recupero del benessere e a migliorare la qualità di vita, vengono accolte in un ambiente multidisciplinare in cui vengono messe in pratica le attività che ho menzionato, oltre ad attività formative e culturali. Un luogo in cui tutti possono condividere le loro esperienze. Un Centro in cui si pratica e si impara, coinvolgendo l’individuo, le famiglie e tutto ciò che ruota intorno ad essi. Un Centro così strutturato, la cui missione è il recupero, la prevenzione, il mantenimento della salute e il potenziamento della Persona, farebbe risparmiare gran parte delle ingenti somme che, spese per il “mantenimento delle malattie”, stanno mandando molti stati in fallimento e hanno ridotto l’uomo a una macchina, a una “cosa”, a “merce”: la “reificazione” dell’Umano. –——————— SAVERIO M. PAGLIUSO, Ph.D. Filosofo Maieutico - Psicoterapeuta Consulente Filosofico info@saverius.org www.saverius.org

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