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Lettera dal Brasile Esplorando la Riserva Naturale nella Valle del Fiume Argentino di DIVINA LAPPANO
A Ilda rintocchi della Torre dell’Orologio, di cui mio nonno realizzò i preziosi ingranaggi e la sua adorata figlia, la mia dolce mamma, divenne amabile custode negli anni della fanciullezza, mi riscossero dai pensieri e il soffio del vento mi deliziò con l’intenso profumo di arbusti, cespugli e resina, diffuso nell’aria frizzantina del mattino, facendo sfumare la mia visione che li vedeva aleggiare con un sorriso radioso e avvolgente nell’amena Valle dell’Argentino, incastonata nel Parco Nazionale del Pollino, nei pressi del piccolo paese calabrese di Orsomarso, cinto dalle montagne ai confini con la Lucania. Le fronde degli alberi oscillavano e, pian piano, mi avviai verso un riparo, dove avrei potuto leggere con calma la lettera di una parente emigrata in Brasile anni or sono. Quando ero bambina mia madre spesso mi raccontava, con dire fiabesco, del lungo viaggio per mare che, nei primi anni del Novecento, portò suo padre, Luigi Ziccarelli, il mio prediletto nonno, e, diversi anni dopo, sua nipote Ilda e i suoi familiari ad oltrepassare l’oceano e la soglia della memoria, per giungere nelle cosiddette “terre dell’oblio”, terre così lontane che gli stessi ricordi diventavano memorie sbiadite dal tempo, quasi irreali, profumate dall’odore inconfondibile della nostalgia di casa. Ripercorsi il sentiero e camminai fra ciottoli, speroni rocciosi, gradini ammantati di foglie, finché arrivai presso un salice
I
Rio de Janeiro - Ilda Ziccarelli Pandolfi e la sua famiglia
che con i suoi rami argentei era inclinato a mo’ di cupola non distante dal fiume Argentino, che faceva sentire la sua presenza nel perpetuo scorrere delle acque cristalline, aprendosi inaspettatamente in rapide selvagge e cascate fragorose, immerse nella natura incontaminata di quel paesaggio magico. Mi sedetti sull’erba fra le radici legnose, estrassi la lettera dalla tasca, esitai un attimo e, poi, sospirando iniziai a leggere: «Cara Divina, sono Ilda, cugina in secondo grado di tua madre Elia, ho appreso della giornata trascorsa a Orsomarso, per rivisitare i luoghi dell’infanzia della tua mamma, lungo il cammino dei ricordi. Ormai sei una donna e, pare, molto bella, proprio come lei, anche se nei tuoi tratti conservi pure la fierezza e la nobiltà d’animo di tuo padre. Deve essere stato molto emozionante quanto hai vissuto e avrei voluto condividere questo momento con te. Da alcuni anni non vedo il mio paese natio. È sempre intensa la nostalgia delle radici. Qui a Rio de Janeiro mi capita di avere l’illusione di rivedere montagne, speroni rocciosi, boschi e radure di Orsomarso; allora sospiro e sorrido al contempo. Foto, video, no-
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mi e volti noti riemergono dalle pagine di Fa- vinezza! Elia, ormai trasferitasi a Cosenza cebook e sembra quasi di essere lì. Visitando il con la sua famiglia, venne in paese e si recò in sito “www.orsomarsoblues.it”, curato con visita dai miei genitori. Conservo in me un riamorevole dedizione e premuroso impegno dal cordo indelebile di quel passaggio e del suo afProf. Cosma Di Leone, ho avuto occasione di fetto per me. In quella circostanza mi portò in vedere anche la foto della tua mamma… dono un uovo pasquale… Io sgranai gli occhi Esattamente come la ricordavo, nel suo abiti- dinanzi a quel tripudio di fiocchi e colori: no nero, con un cappellino di velo nero e un non avevo mai visto un uovo di Pasqua! Negli sorriso dolce e mesto insieme. Grazie a questo anni ’50 in un paese perso tra le montagne sito e alla relativa pagina Facebook ho avuto nessuno ne aveva mai visto uno! Fu grazie a spesso occasione di commentare in tempo rea- lei che seppi dell’esistenza delle uova di Pasle e partecipare alle vicende quotidiane del qua. Da persona sensibile e premurosa ebbe mio amato paese natio. Sicuramente tutto ciò l’animo di coccolarmi con una novità assoluha reso meno vivo il dolore generato dalla di- ta, che suscitò la curiosità di tutti. Le sono stanza, aprendo ad una nuova visione del grata per quell’atto di amore ed è profondo mondo: lo spazio e il tempo orl’affetto che mi lega a lei. Quanmai si amplificano, si dilatano e do si è piccoli certe emozioni sesi accorciano… A volte mi semgnano il cammino e lei mi regabra di perdermi in questa dilò uno dei momenti più dolci mensione virtuale e nella sua della mia infanzia, che non ho bizzarra realtà, ma è quasi un mai dimenticato e, oggi, sono femiracolo potere comunicare così lice di poterne condividere le mevelocemente da una parte all’almorie con te… Tutto questo gratra dell’emisfero. Ricordo quanzie al miracolo di internet e al do, per l’arrivo di una lettera, bisito dedicato agli orsomarsesi sognava attendere mesi ed erano sparsi nel mondo, che unendo necessari tempi di navigazione storie e vissuti della comunità infiniti per approdare nelle Amecalabrese e dei suoi figli, quelli riche. Ora tutto è cambiato, la che sono rimasti e quelli che sono Elia Dora Desiderata comunicazione è immediata, il partiti, mi ha permesso di entraZiccarelli sentimento di lontananza ha asre in contatto anche con te! sunto una nuova veste nella nostalgia del pasHo appreso dal libro Elia, mia cara. Il sato e di un presente, che si dipana nella di- bruco e la farfalla, che le avete dedicato, come mensione della contemporaneità e della condi- atto d’amore infinito nel commiato da questa visione collettiva. terra, delle amorevoli cure con cui l’hai assistiTornando a noi, come Elia Dora Deside- ta per oltre dieci anni, a causa della sua lunrata (belli i nomi di mia cugina!) ti avrà rac- ga e grave malattia. Ho letto il libricino. Non contato, ero piccola quando venne in visita a ho parole per esprimere quello che ho sentito. Orsomarso. Bellissima come il sole, era vestita Il mio sincero rispetto e ammirazione per Saa lutto per la perdita della mamma e il bion- verio. L’ amore che ha espresso per Elia è stato do dei suoi capelli contrastava con il cappelli- più grande di quello di un figlio. Auguri a te no dal velo nero (lo stesso che ho riconosciuto per avere un marito cosi amorevole. Che Dio nella foto su internet). Una donna forte e col- vi dia salute e pace, per godervi una vita serema di dignità, la tua mamma, colpita da na. Penso che il tuo amore abbia fatto miratroppi lutti e dolori, fin dal fiore della sua gio- coli e le abbia consentito di vivere avvolta nel Anno IV - n. 1 – Gennaio/Aprile 2016
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calore familiare, alimentato dalla costante e affettuosa presenza tua e di tuo marito. Il vostro omaggio è bellissimo e mi ha fatto commuovere. Elia, dal cielo, deve essere orgogliosissima di te. Bravissima Divina. Sei una persona speciale e mi fa piacere che abbia ripreso il tuo incedere nel mondo. Chissà se potrò conoscerti di persona? Il Brasile è molto lontano dall’amata Calabria, ma mi auguro di poter ritornare presto ad Orsomarso, affinché possa riabbracciare persone care e rivedere posti amati. Potrei avere anche l’occasione di fare la tua conoscenza e tessere con te la tela dei ricordi e degli affetti. Intanto, lungo la scia dei desideri, ti invio i saluti e gli auguri più cari e mi permetto di ricordarti che sei famiglia, focolare, roccia per tante persone e magari, nella tua meravigliosa grandezza d’animo, nemmeno te ne accorgi! Ti voglio bene come ne ho voluto e ne voglio ancora a tua madre… Tua Ilda P.S. Nella lettera troverai le foto della mia famiglia… Così potrai conoscere tutti noi!». Ripiegai la lettera, mi asciugai gli occhi e rivolsi lo sguardo lucido di lacrime verso la Torre dell’Orologio: ancora una volta mia madre aveva ricamato una trama tutta per me col filo del suo cuore, favorendo eventi e incontri imprevedibili, per farmi sentire, ancora una volta, il tocco magico della sua presenza. Mi parve di rivederla bimba, con i suoi riccioli biondi scompigliati dal vento, mentre sorrideva e vagava fra angoli remoti dell’altura, da dove si udivano i rintocchi dell’orologio, continuando a ricamare, come magistralmente sapeva fare, intessendo, ora, radici e affetti, memorie ed eterni ritorni. Le rimembranze volteggiarono al soffio del vento e lo sguardo si perse verso la vallata avvolta da montagne ricoperte di alberi secolari, che si insinuavano fra pietre a segnare il passaggio del tempo. Lo scroscio argentino delle cascate, le case tinte di rosa, i tetti rosseggianti e i pini svettanti lungo i
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fianchi delle montagne mi carezzarono l’animo, infondendo conforto e dolcezza. Mi riscossi, mi rialzai e ripresi la strada del ritorno. Desideravo ripercorrere, in centro, Via Giuseppe Ziccarelli, intitolata al fratello di mia madre, caduto in guerra. Per me significava seguire ancora una volta il corso dei ricordi, avendo come guida la mia mamma, che io considero, ormai, non solo custode della Torre ma anche madrina di Orsomarso, racchiusa idealmente in battito d’ali di farfalla, destinata a guidarmi quel giorno e sempre lungo il sentiero di affetti e memorie, facendomi giungere notizie inattese e afflati materni da Rio de Janeiro. Grazie, mamma. Grazie, Ilda. Un grazie sentito a Cosma Di Leone, per il lavoro encomiabile di ago e cucito che quotidianamente svolge dedicandosi alla comunità di Orsomarso, ai suoi figli vicini e lontani, attraverso la pubblicazione di scritti, foto e memorie nel blog che porta il nome di Orsomarsoblues. Egli ha reso un grande servizio ai compaesani che hanno vissuto il dramma dell’emigrazione. Nel mio caso ha permesso che questa storia assumesse forma concreta e visibile, riunendoci intorno al sacro fuoco della passione per la nostra terra: storia, cultura e vite vissute in ogni tempo memorabile. La memoria porta con sé il valore e il significato stesso dell’umana esistenza: la memoria è identità, l’identità ci restituisce la nostra storia, l’appartenenza ad una civiltà, ci rende essere liberi… Ci rende umani! Grazie, dunque, a tutti coloro che, da tutto il mondo, con le loro testimonianze partecipano alla realizzazione di questo prodigio che avvicina i cuori e accorcia le distanze. ——————— DIVINA LAPPANO
Consulente Filosofico e Counselor Esistenziale ISUE Vice Presidente IRSEM Direzione Scientifica ISUE Calabria e-mail: drdivinalappano@libero.it
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