L'ESCA DELL'INFINITO. Il Granchio Eremita e le Tappe dell'Esistenza di SAVERIO M. PAGLIUSO

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FILOSOFIA MAIEUTICA

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L’ESCA DELL’INFINITO Il granchio eremita e le tappe evolutive dell’esistenza di SAVERIO M. PAGLIUSO

Alla mia cara amica Katy Morgan

C’

era una volta, tanto tanto tempo fa, nel cuore dell’eterno presente dei verdi mari primordiali, la più bella di tutte le creature di Dio. Posso testimoniare personalmente della sua bellezza: era l’ultima creazione e, a quel punto, il Vecchio aveva acquisito molta esperienza, avendo creato molte stelle e pianeti e un sacco di galassie. La piccola creatura era solare, molto variopinta e fragile come una farfalla, volava fra i luminosi coralli, leggiadra come una rondine. Il suo canto, seducente come quello di un’allodola, colmava di musica il Silenzio degli Abissi. La sua presenza era un dono di pace e felicità a tutti e per tutti era una benedizione. Era contenta, appagata come una bimba al seno di sua madre, e viveva felice nel suo mondo magico dove tutte le sue esigenze erano soddisfatte e tutti i bisogni esauditi. Il mondo era buono, era caldo e pieno di amore. Era, come diciamo, in uno stato di grazia, era a Casa sua. Poi… disastro! Un’immane tempesta si scatenò. Spaventose nuvole nere piombarono sui mari, la luce si spense e il mondo piombò nelle tenebre. Il vento urlava, un ruggito devastante, le onde impazzirono e il canto di gioia ed esaltazione divenne urlo di terrore. La notte fu lunga e orrenda, occhi incandescenti,

spietati, occhi che non conoscevano né pietà né amore esploravano le tenebre in cerca di carne. Spinti dall’odore di sangue… erano qui, oddio, erano risaliti i Mostri del Profondo, orribili bocche, zanne e artigli afferravano e divoravano tutto ciò che era fatto di carne e ossa. La paura della morte era piombata su Katy, la nostra piccola creatura… Dolore, terrore, solitudine… disperazione. Il suo mondo crollava nel Kaos. Si sentiva persa come un’orfanella nel bosco. Si muoveva fra le rocce in balia delle onde. Poi, un velo le coprì gli occhi – era come morta. Con l’ultimo respiro : “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. Poi, “tutto è finito”. Era l’alba di un nuovo giorno, Katy si svegliò sulla spiaggia. Era esausta e senza fiato. Aveva l’aspetto di qualcuno che è stato baciato dalla morte e dalla morte stessa rifiutato. Il sole d’oro fece il suo dono di luce, calore e vita. Era arrivata l’ora del gran Risveglio. Con difficoltà aprì gli occhi e, poi, con occhi spalancati e pieni di terrore, guardò per la prima volta quel nuovo mondo alieno. Ancora più strana e terrificante fu la presa di coscienza di quanto fosse estranea a se stessa. “Chi sono io?” – si chiedeva. Tremava, piena di paura, come qualcuno che guarda allo specchio e non si riconosce. In qualche modo, misteriosamente, nell’oscura notte dell’anima c’era stata una metamorfosi

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destabilizzante. Ella era una nuova creatura. Portava tracce del suo passato ma era un nuovo essere, estraneo a se stesso, un alieno nel mondo. D’un colpo fu assalita da una nuova paura che arrestò il suo filosofare. Questo mondo era pieno di predatori ed ella era dolorosamente cosciente della sua debolezza, della sua fragilità e dell’assoluta precarietà della sua esistenza. La sua bontà, la sua bellezza, la sua tenerezza – virtù della vita precedente – ora la rendevano molto più appetibile. Tremava di paura mentre cercava rifugio nascondendosi fra le rocce. Poi vide un granchio eremita. Ti devo dire, mia cara, che l’eremita è un granchio molto particolare. Al contrario degli altri granchi, che sono ricoperti da una corazza dura e protettiva, l’eremita è nudo e vulnerabile come un bebè. Proprio in quel momento un predatore si avvicinò – l’eremita si infilò nella fortezza di una conchiglia. La sua saggezza fu immediatamente notata e apprezzata da Katy, che presto trovò una conchiglia a misura sua e fece di questo guscio la sua dimora: era di nuovo a Casa, sicura, protetta, sana e salva. Visse qui per un certo periodo, felice e contenta, ma non per sempre come nelle favole. Passò il tempo e, come spesso succede nel nostro universo, dall’Ignoto emerse l’Imprevedibile. Katy non sapeva che avrebbe continuato a crescere. Ella non sapeva che la sua trasformazione era soltanto la prima di una lunga serie di metamorfosi. Ella non sapeva che era un essere in continua evoluzione e che nessuna forma chiusa, completa, finita, l’avrebbe potuta contenere a lungo. Come poteva sapere, piccola creatura, che la sua evoluzione l’avrebbe trasportata al di là dei suoi limiti, al di là di quello che si osava chiamare la sua “natura” e, dunque, la sua coraz-

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za, la conchiglia – la sua casa che era la sua salvezza – sarebbe diventata la sua bara? Questo è quello che accadde: Katy superò se stessa, la sua conchiglia, la sua “natura”, divenne troppo piccola e così, come si dice, di nuovo “i nodi arrivarono al pettine”, di nuovo il momento della verità piombò su di lei. Tuttavia, ella aveva imparato dalla sua sofferenza, durante la prima trasformazione ed ora, di nuovo, era stressata al di là delle sue capacità, non era semplice vittima di forze esterne. Adesso la sua Posizione, la sua Decisione, aveva influenza sul bilancio di vita e di morte. La Scelta era sua: rimanere nel guscio e morire oppure aprirsi, andar fuori ed entrare nella giungla della vita, la battaglia per la sopravvivenza. Raccolse tutto il suo coraggio, quel grande coraggio che soltanto il terrore e la disperazione fanno emergere. Abbandonò la casa. Di nuovo senza tetto, in assoluta precarietà si avviò in cerca di Casa. Come sai, mia cara, tutta la vita è una bramosia e una ricerca di Casa. Dopo un po’ di tempo trovò un’altra conchiglia, una conchiglia più grande e di questa fece casa sua. Ella continuò a crescere, di nuovo superò se stessa. Era un continuo trascendere se stessa e di nuovo l’immane stress la portò al di là della sua natura e, dunque, un’altra metamorfosi e poi un’altra e un’altra. La sua evoluzione continuò senza tregua e Katy dovette abbandonare casa dopo casa. Anni passarono… Mia cara, ho bisogno di riposare – soltanto per un momento – e lascio ad un grandissimo uomo il compito di fare il resoconto della tua storia. Si chiama Jallaludin Rumi, molti di noi lo hanno chiamato “Maulana”, cioè maestro: All’inizio tu eri creta. Da minerale diventasti vegetale; da vegetale diventasti animale e da animale uomo. Durante tutti questi eoni, queste eternità, l’uomo non

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sapeva dove la strada moriamo, se essa lo avrebbe portato non è un utero dal ma il cammino aveva quale venire alla luuna direzione e uno ce: rinati, non più scopo. Molti mondi Umani ma esseri Didevi ancora attravervini. La nostra Umasare, molti mondi e nità è un guscio, un innumerevoli forme. albergo nel quale ci Il cammino era fermiamo, riposialungo e senza fine e mo, ci ricarichiamo La nascita di Venere - Botticelli Katy, a volte, si senlungo il Cammino. tiva stanca e fallita. Poi, la carovana pro“La storia si ripete e si ripete – sospirava cede lungo la Via senza fine, verso la no– “L’ho sentita dagli antichi saggi. Volere stra perfezione, in ogni caravanserai, in e mai avere questo è il destino dell’uomo, ogni albergo pensiamo – vogliamo credesempre insoddisfatto, sempre inquieto, re – di essere Arrivati, di avere raggiunto i sempre affamato e senza pace. Siamo co- nostri scopi, le finalità che crediamo diame il mare che beve tutti i fiumi del mon- no Senso e pienezza, quel senso di sazietà. do ed ha ancora sete. La nostra felicità, Pensiamo di essere a Casa, ma solo per un l’appagamento, la nostra Casa è un oriz- momento. Il Risveglio alla Vita porta fazonte che più si avvicina più si allontana”. me e irrequietezza. La carovana riprende il Eppure la sofferenza non era vana, Cammino, segue l’Esca dell’Infinito… poiché, come diceva Eschilo, la saggezza Segui la corrente e goditi il viaggio: questa viene attraverso la sofferenza. La Via ver- è Casa tua, al di là delle metamorfosi e so la nostra perfezione, la nostra evolu- metanoeia – apoteosi, perché, come ti è zione è forgiata nel fuoco e sull’incudine già stato detto, Dio è figlio dell’uomo. della guerra, della lotta, del dolore. Ti de- L’Uomo è l’adolescenza di Dio. vo dire, mia cara, che l’Imperativo DiviMia cara, questa è la storia di Katy. Ha no, il primo motore della nostra evolu- proseguito il Cammino guscio dopo guzione, questa fame senza fine, questa eter- scio, forma dopo forma attraverso innuna agitazione e insoddisfazione è l’Esca merevoli trasformazioni finché è divenudell’Infinito. Noi siamo Ricercatori, noi ta Umana, per andare, poi, oltre i limiti bramiamo l’Infinito e nessuna forma fini- della sua umanità. La Condizione Umana ta, conchiusa, può contenerci e soddisfa- è superata e la vediamo nell’attimo della re. Tutto ciò che ha l’odore del completo, sua apoteosi quando emerge dalla condel chiuso, ha l’odore della Tomba. Se chiglia in tutta la sua gioia e la sua gloria. posso riportare l’eco di un altro mio gran- Molte le meraviglie, nessuna più meravide maestro, Agostino l’Africano: noi sia- gliosa di lei – una Dea – bellezza e grazia mo l’alito dell’Infinito, l’incarnazione al di là di qualsiasi descrizione, al di là dell’Eterno e i nostri cuori non avranno della parola, catturata dall’immortale mai pace fino a quando riposeranno nel- pennello di Botticelli. l’Infinito ed Eterno. –——————— La nostra “Natura”, la nostra umanità SAVERIO M. PAGLIUSO, Ph.D. è una forma, un guscio, una prigione, una Filosofo Maieutico - Psicoterapeuta tomba nella quale viviamo, soffriamo e Consulente Filosofico Anno IV - n. 2 – Maggio/Agosto 2016


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