19 minute read

Notizie, pag

Il mondo è soggetto all’ingiustizia, sia essa pubblica o privata e la sofferenza si dilata come i cerchi concentrici, per un sasso lanciato, in uno specchio d’acqua. Il poeta è partecipe di questa pena, la vive, perché sa: “che è difficile dire” e, aggiungiamo noi, ancor più farsi percepire.

“La ruggine par che non arda: / ho chiesto alle poche pietre / di ascoltare un canto di sfogo / ma irrorate dalla vigliaccheria, / mute hanno assistito alla tragedia”.

Advertisement

Fra quelle pietre ci siamo noi che rimaniamo sordi al pianto dei sofferenti, indifferenti alla tragedia di milioni di esseri ridotti allo stremo, calpestati e privati di ogni diritto.

Il grido di dolore dell’umanità prosegue con la visione del luogo in cui Reyhaneh Jabarri è stata sepolta dopo l’impiccagione e ancora con la fiumana di genti in fuga da morte e fame verso il territorio ungherese e una nuova terra in cui ritrovare la vita.

È questa di Lorenzo Spurio, un’opera che unisce all’alto valore etico una liricità sorprendente.

Filosofia e poesia sono in simbiosi perfettamente. Il poeta riesce a librarsi ad alta quota, cosa ardua per chiunque imbocchi questo duplice binario, senza cedimenti, cadute di vento e riprese di volo.

D’altra parte ha dato prova della sua validità in diverse altre opere di poesia, narrativa e saggistica.

Particolare qui, intima, incisiva, e a mio parere chiave di lettura della raccolta è la lirica “Colloquio”, interrogativo e muto dialogo poeta-terra.

È colpevole la terra dell’iniquità della vita sul suo suolo?

“L’Atomo opaco del male” non risponde, ma addita quanto vi è attorno, sulla terra e in cielo. Indica così che tutto obbedisce alle leggi naturali cui terra e cielo devono sottostare e così tutte le creature, sino alle più microscopiche.

È l’eterno problema, questo del mondo, che ha unito scienza, filosofia e poesia alla ricerca di risposta. Soltanto la fratellanza, ci ha detto il Pascoli, può mitigare il dolore dell’umanità.

Leopardi lo ha dichiarato universale e inevitabile, mentre il Manzoni ha superato “l’impasse” degli scogli della vita con il concetto della Provvidenza che guida il cammino della storia e dei singoli, secondo un disegno divino. Ad ogni uomo prove da superare per acquisire il merito per la “vita futura”.

Lorenzo Spurio ci dà conferma di quest’ultima fede nei versi di “Sezione 98 del Cimitero Beheshte Zahra”, “Leggi tribali osano l’Assoluto e triturano tutto…”.

La fede affiora e risolve l’interrogativo suo e nostro.

La testa tra le mani è senz’altro fra le opere recensite recentemente quella che più mi ha convinto.

Mi piace terminare questo mio breve intervento lasciando Spurio a continuare (da “Difficile dire”): “Per di più era successo / anche se il lambrusco era mezzo. / Quei ninnoli impolverati / erano ormai diventati una pietra / incorruttibile e filosofale. / Sodoku spezzati da vette di grafite / perse in giro, / un po’ per malcuranza, agognando reminiscenze del futuro./ Incollavo frammenti di scontrini stinti / e leggevo biglietti d’avvertimento / per sentire compagnia /in quella terra desolata e lagnante. / Imprigionai la testa nelle svogliate mani / per ingabbiare gl’incorruttibili pensieri, / di notte, andando a letto, mi accorsi che era ancora giorno”.

Raccolta poetica che sicuramente lascerà il segno. Prof. Lucio Zaniboni

D. Defelice: Il microfono (1960)

NOTIZIE

ADDIO A MARIO BIANCHI – Il 27 giugno 2021 è morto Mario Bianchi, ex presidente della Pro-Loco di Pomezia. Mario Bianchi era nato a Roma nel giugno del 1939 da genitori liguri-toscani e si era stabilito definitivamente a Pomezia nel 1972, dove, insieme a Sandro Palazzotti, docente di educazione fisica, organizza, in quell’anno, i giochi della gioventù. Proprio Palazzotti lo presenta al sindaco Claudio Capo-

netti e all’assessore Antonio Panaccione, con i quali si decide l’istituzione di una Pro-Loco nella nostra città, ciò che avviene, davanti al notaio avvocato Nicola Maselli, il 10 Maggio 1973, con la presenza di: Giovanni Murgia, Salvatore Accurso, Elvezio Belardi, Giuliano Fagnocchi, Ingino Piscitelli, Goffredo Casadei, Attilio Bello, Albino De Paolis, Abramo Mengozzi, Giuseppe Marcello, Caterina Fagnocchi, Italo Pellegrino, Piero Palazzi, Cesare Loi, Italo Lauritano, Mario Nanni, Alessandro Palazzotti e lo stesso Mario Bianchi che viene eletto Presidente. Lungo sarebbe l’elenco delle iniziative dovuti a lui e all’associazione negli anni della sua dirigenza; ne ricordiamo alcune: Rappresentazione teatrale nel borgo di Pratica di Mare con la compagnia di Alessandro Ninchi (agosto 1973); Sessantesimo anniversario dell’aeronautica Militare all’aeroporto di Pratica di Mare, con la presenza di pattuglie acrobatiche Inglese, Francese, Belga e l’italiana Frecce Tricolori (settembre 1973); Rassegna teatrale al cinema Italia con commedie di Pirandello e concerto jazz di Carlo Loffredo (settembre 1973). Particolarmente intenso il 1974, con, tra l’altro, il Concorso nazionale “Ugoletta d’Oro”; tornei vari; gare di vela a Torvaianica; gemellaggio con la città tedesca di Singen; Fiera dell’Agricoltura; Fiera campionaria di Pomezia; Carnevale Pometino eccetera. Nel 1976, la Pro Loco di Pomezia entra a far parte dell’UNPLI – Unione Nazionale Pro Loco d’Italia – di cui Bianchi ne diventa Segretario Generale. Del 1997 è il Mercatino di scambio “Polvere della soffitta”. Nel 2000 nasce il web “Tuttopomezia” eccetera. All’iniziativa della Pro Loco di Mario Bianchi si devono, ancora, numerosi studi e ricerche storiche, attività editoriali varie, collaborazioni letterarie, iniziative televisive come Telepontina CH53 (insieme all’insegnante Domenico Moro, purtroppo morto tragicamente giovanissimo, andando a finire con l’auto dentro un fosso, nel marzo del 1990). A Telepèontina e a Domenico Moro si deve l’unica nostra esperienza televisiva, con interviste, presentazione di poeti e scrittori. Infine, ricordiamo che è stato proprio Mario Bianchi a suggerirci di mettere Pomezia-Notizie su internet, sito http://issuu.com/domenicoww/docs/ Ci uniamo al cordoglio della famiglia e dei tanti amici che gli hanno voluto bene.

Domenico Defelice

***

PRESENTATO IL LIBRO DI IRÈNE CLARA. ENTRE NOUS QUELQUES PA-

RENTHÈSES - Qui suis-je ? Professeure d’allemand et de théâtre à la retraite, artiste, critique littéraire, poète à plein temps cherchant à explorer davantage les ressources de la langue. Plusieurs publications dont trois récentes : SILENCES MOTS ET SOUPIRS (L’Harmattan 2019) , UN MOT PEUT EN CACHER UN AUTRE (éditions Sydney Laurent 2021), ALLERS ET RE-

TOURS ENTRE MYTHES ET POÉ-

SIE (L’Harmattan 2021). Pourquoi ce livre ? Avant même que le premier confinement ne soit décidé en France en mars 2020, j’ai eu un avant-goût concret de ce que nous allions tous connaître par la suite en étant confinée sur un paquebot de croisière où il un premier malade du COVID 19 a dû être débarqué. Alors que tout au long du voyage durant trente jours la quasi-totalité des ports où nous

devions accoster nous fermaient leurs portes, nous amenant à être des voyageurs fantômes, nous subissions jour après jour des restrictions supplémentaires allant jusqu’au confinement dans nos cabines avec l’interdiction absolue d’en sortir. Les repas étaient déposés à même le sol devant la porte des cabines (sauf si on nous avait oubliés), et personne ne savait quand et où le voyage allait se terminer. Depuis ce moment, il y a eu un changement de regard sur l’extérieur qui s’est produit en moi. Pendant trois jours où nous attendions l’autorisation de débarquer à Civitavecchia, j’ai vu que le temps s’était arrêté. Dehors, sur les quais, sur la route qui menait au port, seuls quelques mouettes et chats errants, mais pas un seul être humain. Une fois rentrée à la maison, j’ai essayé d’imaginer le vécu des autres, ceux qui, par exemple, vivent à Paris dans de petits logements et qui tournent en rond. Trop de temps tue le temps, tout comme trop de chiffres et affirmations fallacieuses n’apportent ni réconfort ni solution. Comme il me semble évident qu’au bout de cette période où nous vivons entre parenthèses, notre vie ne sera plus comme avant, j’ai voulu introduire, quand c’était possible, une note d’humour pour égayer un quotidien souvent déprimant.

Irène Clara

***

FESTIVAL E PREMIO LETTERARIO LE PAROLE DI LAVINIA

Festival e Premio Letterario Le Parole di Lavinia. II edizione 2021

Conclusa con successo la tre giorni di Festival Letterario dedicato al Femminile al Museo Civico Archeologico Lavinium di Pomezia che si è svolto dal 16 al 18 luglio. Il Premio Letterario al Femminile “Le Parole di Lavinia” giunto alla Seconda Edizione ha

visto la partecipazione di autrici ed autori, studiose e studiosi, da tutta Italia. L’evento è stato organizzato dal Centro Studi Femininum Ingenium diretto da Roberta Fidanzia, in collaborazione con il Comune di Pomezia nell’ambito dell’Estate Pometina. Al tavolo dei relatori del Festival si sono alternate specialiste su tre archi temporali che abbracciano la storia della donna e dell’umanità intera: Le Donne della contemporaneità: il segno della differenza, Donne tra Medioevo ed Età Moderna, e Donne, Dee e Amore. Un viaggio al femminile nell’Antichità. Alle tavole rotonde hanno presentato le proprie relazioni le professoresse Martina Galvani, Daniela Verducci, Anna Maria Pezzella, Raffaella Leproni ed Antonella Prenner, mentre la moderazione del dibattito è stata affidata di volta in volta a docenti e studiosi: Paolo Armellini, Mauro Bontempi, Umberto Maiorca e Andrea Del Ponte. L’attrice Micaela Sangermano ha dato voce ad alcune poesie dedicate alla donna, di, tra gli altri, Tagore, Hugo, Merini, Ungaretti e, in considerazione del successo di pubblico, improvvisato alcuni passi classici del teatro. E’ intervenuta l’autrice di teatro Laura Masielli che ha letto alcuni brani tratti da una sua opera. La serata è stata allietata dall’esecuzione di Arie musicali al Femminile con il Soprano Maria Tomassi accompagnata al pianoforte dal Maestro Denis Volpi. Tra i numerosi partecipanti che hanno risposto al bando pubblico del CSFI, ben 15 finalisti da diverse regioni italiane sono stati selezionati per la Cerimonia di Premiazione che si è svolta, all’aperto nella serata di domenica, nella splendida cornice del Museo Archeologico Lavinium. I premi sono stati individuati nelle sezioni Scientifica, Saggistica, Narrativa e Poesia. Nella sezione Narrativa i libri presentati dalle concorrenti sono stati giudicati molto positivamente dalla giuria, che considerata la diversità di stile e tipologia delle varie opere, ha assegnato ben 5 primi posti ex-aequo e numerose menzioni. I finalisti, tutti premiati con targa, coppa e menzione speciale, sono stati (in ordine alfabetico): Emilia Bigiani, Giorgia Cocconcelli, Daria Collovini, Luisa Di Francesco, Roberta Franchi, Rosa Elisa Giangoia, Alessandra Izzo, Marilena Lucente, Francesca Maffei, Roberta Mezzabarba, Miriam Pastorino, Laura Tommarello, Maria Delfina Tommasini, Roberto Venturini, Angela Volpe. Nella giornata inaugurale e alla cerimonia di presentazione ha partecipato la Vice Sindaco e Assessore alla Cultura, Turismo e Attività

Produttive, Simona Morcellini che ha volentieri consegnato alcuni premi ai vincitori. Hanno partecipato anche quattro membri della giuria, composta da docenti e specialisti universitari, giornalisti e studiosi. Angelo Gambella, Ilaria Iannuzzi, Umberto Maiorca ed Elena Pottini si sono, quindi, alternati sul palco per consegnare premi e menzioni. Presenti alcuni dei membri del Direttivo e del Comitato Scientifico del Centro Studi Femininum Ingenium.

La tre giorni si è svolta alternativamente all’aperto e all’interno della Sala Conferenze del Museo in rispetto delle vigenti norme di sicurezza. Le Parole di Lavinia è diventato così un appuntamento annuale della Città di Pomezia, dedicato al genere femminile ed

ispirato alla progenitrice ideale della popolazione del territorio pometino. Vincitori del Primo Premio Sezione Scientifica: Roberta Franchi Sezione Saggistica: Alessandra Izzo Sezione Poesia: Luisa di Francesco Sezione Narrativa: Daria Collovini, Rosa Elisa Giangoia, Roberta Mezzabarba, Miriam Pastorino, Maria Delfina Tommasini. Menzioni: Emilia Bigiani, Giorgia Cocconcelli, Marilena Lucente, Francesca Maffei, Laura Tommarello, Roberto Venturini, Angela Volpe. Programma musicale della serata finale Ave Maria dall’Otello di Giuseppe Verdi; Casta Diva da Norma di Vincenzo Bellini; O mio babbino caro da Gianni Schicchi di Giacomo Puccini; Senza mamma da Suor Angelica di Giacomo Puccini; Mi chiamano Mimì da La Bohème di Giacomo Puccini; Quando men vò da La Bohème di Giacomo Puccini; Vissi d’arte da Tosca di Giacomo Puccini; Un bel dì vedremo da Madame Butterfly di Giacomo Puccini. Firmato: CENTRO STUDI FEMININUM INGENIUM Associazione di Promozione Sociale CF 96448620581 – IBAN IT55I0306909606100000171714 Viale Odisseo 23, 00071 Pomezia (RM) - femininumingenium.it Mail: csfi@femininumingenium.it - Tel.: +39 347 0379763 *** LA FESTA DEL GRANO A POMEZIA Domenica 4 Luglio 2021 l’Associazione ha dato luogo alla 30° edizione della Festa del Grano in ricordo della prima mietitura che avvenne nel 1940 presso il podere dell’Opera Nazionale Combattenti n’2938 assegnato a Francesco Chioccini. Dopo due anni di stop a causa della pandemia, a causa di questa tremenda guerra silenziosa che ha lasciato sulla sua via numerosissime vittime, l’associazione coloni ha ripreso l’attività con le proprie manifestazioni storico culturali.

La Festa del Grano 2021 ha celebrato l’81° anniversario del primo raccolto di grano dalla terra bonificata di Pomezia e mi auguro che per noi tutti sia davvero di buon auspicio, così all’insegna della speranza, stando sempre attenti, possiamo riprenderci di nuovo la tanto desiderata “Normalità”. Certo è stata una manifestazione culturale ridotta al momento storico celebrativo, alla posa del covone di grano al Monumento ai Coloni e alla visita della mostra fotografica storica e mostra d’arte dal tema “Immensi campi di grano” con percorso dedicato ed accesso controllato. Alle 10,30 come da programma è iniziato il corteo, per raggiungere il monolito in marmo e rendere omaggio ai nostri padri e nonni. Un mio ringraziamento a tutti i partecipanti ed in particolare all’Amministrazione Comunale rappresentata da Mirella Monti presidente della Commissione Urbanistica, Lavori Pubblici e Mobilità, al Comando di Polizia Municipale, ai presidenti onorari dell’associazione coloni De Gasperi, Pierotti e Manzini custodi delle tradizioni trentine, romagnole e venete del territorio, alla Coordinatrice Artistica Elena Claudiani della Spiga d’Oro dei Coloni, al socio Ermes Chimenti del Gruppo Facebook “Amarcord”, ai rappresentanti delle associazioni militari e di volontariato di Pomezia, Pietro Gregis per il Gruppo Alpini, Benito Giorgi per i Carabinieri in congedo, Giancarlo Allegritti per i Bersaglieri, Pietro Morini per l’Arma Aeronautica, le sorelle Aldrighetti per l’Associazione Gamma 13 Protezione Civile, Luca Paonessa per Pomezia Sparita e la Croce Rossa Italiana, che ancora una volta hanno voluto festeggiare insieme ai coloni l’evento storico. Abbiamo ricordato con la socia e memoria storica Maria Chioccini quella lontana giornata del 4 luglio 1940. Maria, allora dodicenne, ricorda nitidamente tutto e ci ha raccontato che per il nuovo comune di Pomezia fu davvero un giorno di festa e di gioia. Il raccolto fu eccezionale e venne celebrato alla presenza del Presidente dell’Opera Nazionale Combattenti on. Araldo di Crollalanza, del commissario prefettizio Dott. Aurelio Leone,del fattore dell’O.N.C. Giacinto Bolzonello, di numerose autorità civili e militari e dei molti coloni confinanti con il podere 2938 di Francesco Chioccini, tra cui Grammatica Adelmo del podere 2941 e Monti Angiolo del podere 2975. È seguita poi la lettura del ricordo storico di Pietro Guido Bisesti e l’intervento dell’amministrazione comunale da parte di Mirella Monti figlia di Marcello che ha ricordato i numerosi anni di attività culturale portata avanti dai nostri padri. Ringrazio di cuore tutti i partecipanti, il gruppo in costume d’epoca, il gruppo artistico La Spiga D’Oro, il coordinamento costituito da Antonio Casagrande, Franco Falappa, Antonio Enderle,Franco Lunardini, Diego Conforti, Claudio Sebastiani, Gaetano Schifano per il veloce allestimento della manifestazione ed i giovanissimi Zoe, Matilde, Valeria e … Manuel che con forza ha stretto il mazzetto di grano, simbolo della festa ma altresì simbolo delle nostre origini contadine, i quali come “gocce di memoria” terranno vivo il ricordo. È stata una gioia vedere i pronipoti dei primi coloni partecipare alla manifestazione, come vedere

la partecipazione della memoria storica Maria Chioccini. Dai più grandi ai più piccoli ci siamo persi ancora una volta di fronte la mostra fotografica storica “Fatti, immagini e personaggi della bonifica”, nell’assaporare i momenti di vita dei nostri nonni. Oggi la Festa del Grano è una manifestazione culturale per rendere omaggio ai nostri avi ma soprattutto per trasmettere le nostre origini e tradizioni contadine ai nostri figli e nipoti. Raccogliendo le forze da questa nostra terra di bonifica supereremo anche questi spiacevoli momenti dovuti al Covid19; Il prossimo appuntamento con l’Associazione Coloni sarà ad ottobre in occasione della Giornata del Colono.

Emilia Bisesti

***

I CUCARI VENETI - La mostra di T. Zarpellon (Terra fiorita) e la mostra Terra che suona (I cucari veneti), a settembre la Terra che soffre (E. Pozzato )tre mostre per una trilogia che muoverà verso la Francia (Saissac) e nelle missioni laiche e religiose nella savana Africana. waiting to exhibit in virtual form and represent live TERRA FIORITA- (T. Zarpellon) TERRA CHE SUONA (Cucari veneti),TERRA CHE SOFFRE ;solidarity, conservation and enhancement of space, environment and biodiversity. Performing Arts ARTI DELLA RAPPRESENTA-

ZIONE - La terra che suona I cuchi di terra cotta, dalle forme animali, a volte ibride e antropomorfiche, ispirate a favole e racconti di tutto il mondo, giungono dalla notte dei tempi al nostro presente come viandanti imbarcati in una mostra e narrazione teriomorfica, in un’arca della salvezza ecologica a salvare i viventi, umanità compresa. immersi in paesaggi sonori, anzi essi stessi fonte sorgiva di nuovi paesaggi.

Cuchi Testo e sceneggiatura 2021 Con Jolanda Bertozzo, Leonardo, Gregorio e Giorgio Bordin

(Leo) La terra era buia. Era notte sempre. Il fumo soffocava. Gli alberi bruciavano. Non potevamo arrampicarci. I miei amici sono andati a fuoco con le foglie. L’amato odore di eucalipto misto a quello di carne bruciata. Non mangerò mai più l’eucalipto-. Si interruppe con un singhiozzo, trattenendo le lacrime. Non volava, letteralmente, una mosca: anche il popolo degli insetti, maestri di disciplina insuperabili nel mettere alla prova ogni animale o umano durante i suoi esercizi di concentrazione o le sue silenziose preghiere, taceva, in ascolto. - Non so come ho fatto a uscire dal bosco. Correvo, la gola bruciava, le forze mi abbandonavano, ero accecato. E però, amici, - gemette, - quando mi tornò la vista, e questo accadde fuori dal bosco, avrei preferito non vedere. A perdita d’occhio, nella pianura, fino all’orizzonte, sagome nere

come rocce, esanimi, l’una dopo l’altra. Animali molto più grandi di me o molto più piccoli, che erano riusciti a emergere dall’inferno del fuoco solo per stramazzare, chi completamente carbonizzato, chi asfissiato, chi, dopo indescrivibili agonie, semplicemente arreso. Chi non moriva per il fuoco era ucciso dalla mancanza d’acqua. E chi cercava di procurarsela veniva abbattuto dai fucili degli uomini, così pochi, specie laggiù, rispetto a noi, ma così gelosi delle loro riserve - . Il bramito di dolore del popolo dei dromedari e dei cammelli, accovacciati sulla sabbia, salì a commento per le balze della montagna. - Io stesso morivo di sete. Si dice che il koala sia un animale che non beve. Non è vero. Tutti abbiamo bisogno di acqua. E io, mi vergogno a dirlo, ero così disperato che facendomi largo tra i mucchi di cadaveri raggiunsi la strada dell’uomo. Gli uomini pensano che noi animali non chiediamo perché non capiamo. Non sanno che non lo facciamo solo per gentilezza. E io chiesi. Fermai una donna, era in bicicletta, aveva una borraccia, gliela indicai, mi diede da bere.

(Filelfo, L’assemblea degli animali)

(Paesaggi sonori e registrazioni ad Alvese,1welsberg, acqua e movimenti di animali e suoni respiro (Greg) 2 continua con paesaggi sonori mucchece grillo) 3 Birds song in Alvese)

(Jo) Nella terra che suona Abitano I cuchi prima ancora dell’umano Uccelli e leoni Gatti sornioni Galletti piumati E soldati immaginati. Piccole aperture Vuoti di terra Il vento si insinua Canta Melodie di volatili Nenie di Cucoli Richiami notturni Di rapaci Una foresta come un’arca Che sopravvive alle estinzioni. Rianima l’infelice Il gioco serio dei bambini! (Autori: Giorgio, Jolanda, Leonardo, Gregorio)

(Leo) Co un toco de tera Un stecheto E un fia ‘de core El cuco sona forte Sicuro Ze vita, ze amore

Chi sono i cuchi?

I cuchi sono strumenti popolari a fiato, fischietti di terracotta che hanno origini lontanissime; così lontane nel tempo che per indicare una cosa o una persona vecchia è nato il modo di dire “vecio come el cuco”. Tracce dell’esistenza dei cuchi si trovano nella preistoria, nell’età del bronzo, durante i fasti del mondo greco e così via fino ad oggi. L’interesse a questi strumenti a fiato si è sviluppato a fine Ottocento e si è accentuato negli ultimi venti anni. I cuchi nel corso dei secoli sono stati costruiti per tanti scopi diversi: per imitare gli uccelli, per segnare il trapasso dalla vita alla morte, per allontanare gli spiriti cattivi, per riti scaramantici, per allontanare i predatori dalle coltivazioni da parte dei contadini, per gioco dai bambini, come pegno amoroso. (Nico Toniolo)

(Rondini musica con canto dal vivo jo) Con cuchi che risuonano)

Vorrei entrare dentro i fili di una radio E volare sopra i tetti delle città Incontrare le espressioni dialettali Mescolarmi con l'odore dei caffè Fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali

E con la polvere dei sogni volare e volare Al fresco delle stelle, anche più in là Sogni, tu sogni nel mare dei sogni Vorrei girare il cielo come le rondini E ogni tanto fermarmi qua e là Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici ….. (Rondini, Lucio Dalla)

BY GIORGIO & LEONARDO BORDIN

*** È MORTO GRAZIANO GIUDETTI –

Graziano Giudetti (Pulsano, 1° luglio 1947 – Roma, 7 marzo 2021) Il senso della poesia

Graziano Giudetti ed io ci siamo conosciuti in casa del professore Domenico Defelice, a Pomezia, se non erro, nella primavera del 2001. Ero andato a trovare l’amico direttore di Pomezia-Notizie insieme con mia moglie. Abbiamo conversato come se ci fossimo frequentati da molto tempo e simpatizzato subito: lui pugliese di Pulsano (Taranto), finanziere in pensione; e io siciliano, insegnante. Ciascuno di noi aveva letto recensioni riguardanti l’altro sulla rivista pometina e quindi abbiamo scambiato notizie personali e toccato vari argomenti letterari. Seguirono anni di collaborazione reciproca e un paio di volte sono andato a trovarlo a casa sua a Roma, ricevuto con cordialità anche da sua moglie. Me ne tornavo con la promessa che avrebbe ricambiato la visita raggiungendomi ad Anzio. Da casa a casa, con l’auto, distiamo meno di un’ora, ma la promessa veniva rinviata. Tutto sommato comunicavamo lo stesso, per telefono o per e-mail; soprattutto attraverso le nostre rispettive recensioni avevamo modo di approfondire la reciproca conoscenza. Così, negli ultimi tempi, ciascuno per conto proprio, abbiamo raccolto e riordinato, almeno in parte, i frutti del nostro seme, la nostra eredità. I libri e le recensioni mettono in controluce l’anima delle persone più di quanto resti scritto, così compresi più di quanto mi diceva (scorgevo un velo di malinconia per le mancate carezze nell’infanzia e una sorta di rassegnazione) e capii la fretta che aveva di portare a termine i numerosi lavori, come spesso avviene per molti scrittori e poeti. Sono convinto che nei suoi versi riusciamo a percepire il senso della poesia. Ha ricevuto l’apprezzamento di numerosi scrittori, per esempio: dall’avvocato Rino Cerminara, calabrese che ne ha sempre seguito le opere; dal direttore della Biblioteca Nazionale di Torino, il lucano Leonardo Selvaggi; dal professore universitario di Torino, Giorgio Bàrberi Squarotti, uno dei massimi esponenti della critica; ha rilasciato un’intervista al friulano Fulvio Castellani; e molti altri ancora che Graziano Giudetti ricorda nella sua Opera Omnia pubblicata in tre volumi (2015, Poesia, Prosa, Recensioni). Ho ricevuto questa sua Fatica andandolo a trovare a casa nell’autunno del 2019, portandogli la monografia che gli ho dedicato Graziano Giudetti, Il senso della poesia (pubblicata pochi mesi prima). Sono stato accolto molto familiarmente, sorbendo un caffè servito dalla gentile moglie, la signora Maria Teresa, musa ispiratrice. Sarei andato a trovarlo ancora una volta, ma la pandemia sopraggiunta e che tuttora stenta a sparire, ha impedito ulteriori spostamenti. Graziano Giudetti concludeva l’intervista rilasciata, con queste parole: “Dalla poesia e

This article is from: