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Raffaele Mucilli, di Salvatore D’Ambrosio, pag
by Domenico
RAFFAELE MUCILLI ARMONIE: LE FORME DELLA MATERIA
di Salvatore D’Ambrosio
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LA materia, sia essa pietra, marmo o legno, contiene già come affermava il Buonarroti, quelle forme e quelle armonie che la sapienza tecnica dell’artista riesce a fare venire alla luce.
E nel momento in cui le armonie contenute in essa ne vengono tratte, la materia perde il suo apparente silenzio.
Accade allora così che un marmo di Carrara, una pietra della Majella o un marmo di Vinchiaturo, si animano di oggettività per il tramite dello scalpello di Raffaele Mucilli.
“È l’armonia che cerco nella materia”. Questo ripete come un mantra lo scultore Raffaele Mucilli.
L’arte è il più alto dei linguaggi umani, e lo è in quanto è la riparazione, come dice Freud, dell’imperfezione e della parzialità dello spirito contemporaneo. Per cui ciò che appare un groviglio e una casualità a volte anche non gradevole, assume un senso e un nome nel caos dell’innominato.
Accade allora che le forme che l’artista Mucilli disegna nel marmo, nella pietra o nel legno, hanno la perfetta armonia del cerchio richiamando senza dubbi le sinuosità femminili.
E chi più della donna con le sue forme non è che portatrice di armonie?
Ecco che il frammento anatomico, attraverso i movimenti pulsionali del Mucilli, raggiungono la struttura tattile che diventa immanenza materiale.
Anche se l’estetica delle sue opere è connotata da una formalità astratta, a ben vedere nell’attenta visione dei marmi e dei legni, cogliamo invece rimandi a corporalità, concetti di famiglia o elevazioni dal significato fallico, che ritroviamo soprattutto nelle opere in legno.
Cerca l’artista abruzzese, come Antoine Poncet, l’aureo equilibrio. E quando racchiude il suo mondo di armonie in un cerchio ne è consapevole, perciò gli incastri devono rispondere a precise esigenze estetiche e funzionali.
Ma nello stesso tempo devono esprimere, seppure nella loro astrazione, convincente concretezza.
La circolarità in cui egli muove le opere, suggerisce la pace della sensualità dell’abbraccio femminile che è cosa scontata, ineludibile, vitale e inalienabile.
Si potrebbe cadere nella faciloneria accusandolo di ovvietà maschile per il corpo della donna. Ma anche Marina Abramovic ha fatto uso del suo corpo come emblema di un’alta significatività artistica.
È la costante modernità e la sempre attualità delle forme femminili, che fin dall’antichità ne ha reso certi i significati che resistono anche nell’arte contemporanea.
Il sapere artistico del Mucilli ha superato il concetto del linguaggio delle figure, mentre
l’inconscio è forte di una precarietà che gli consente di rappresentare un soggetto come tensione, come contraddizione, come una costellazione dove visibile e invisibile non si annullano in un’unità superiore mirabilmente conciliata, ma piuttosto in uno stilema figurativo complessivo e plurale.
Nei suoi lavori coesistono mille voci che producono un’altra memoria, un diverso orizzonte del Logos e del Mythos, un’altra storia estetica nella quale s’inscrivono passato e presente.
Il silenzio della materia allora parla. La pietra diventa goccia d’acqua che si aggroviglia ad altre gocce, che partendo dal luogo dell’inconscio e attraversando l’ombra della metafisica, ci restituiscono visioni di corpi femminili raggiungendo l’orlo estremo dove il possibile e l’impossibile si toccano.
È stesso l’artista che attraverso l’intitolazione delle opere, evidenzia agli occhi dell’osservatore ciò che già di per sé la materia dice.
Ecco che allora cristallizza nel cerchio di pietra tre elementi che si completano tra loro come una famiglia (fig. 1).
O ancora dà eloquenza, nel titolo ”origine”, alla scultura in legno che si alza in una curva verticalità (fig. 2).
Se aggiungiamo poi la tecnica nel trattare la materia, ora con la presenza di superfici ruvide, ora con superfici lisce e levigate come può essere un fondoschiena femminile (fig. 3), basta poco per riconoscere in quei marmi o in quei legni quelle “armonie” che lo scultore si è prefissato di rappresentare: ben conoscendo l’enigma dell’eterno che entra nel divenire.
Salvatore D’Ambrosio
COSA POSSO FARE!
Oggi è un altro giorno, ieri era lo stesso, non capisco più la differenza, tutti i giorni sono uguali,, mi guardo in giro, ma sono svuotata e vedo solo malinconia, la tristezza mi avvolge, mi fa compagnia. Cosa posso fare! Penso sempre che son sola, ho perso il mio compagno e mi sento morta anch’io, niente mi distrae, leggo e mi addormento, cammino e mi manca il respiro, guardo la TV e dormo, vado al computer, ho tanti amici con le loro poesie, mi svago con i dolci versi, ma ora mi manca la fantasia, scrivo per il mio amore qualche bella poesia, sono sempre versi tristi pensando al nostro grande amore, versi ammantati di dolore. Siamo stai insieme 60 anni, mi sento stretta tra le sue dolci mani.
13 – 8 – 2022 Cav. Giovanna Li Volti Guzzardi
Accademia Letteraria Italo-Australiana Scrittori (A.L.I.A.S.) Australia