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Un poeta nel vortice della vita DENTRO L’URAGANO

di Manuela Mazzola

Sono quarantasette le liriche comprese nel florilegio Dentro l’uragano di Franco Campegiani.

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L’uragano è una tempesta violenta che si forma sopra un oceano tropicale con venti che soffiano intorno e un’area centrale di calma, chiamata occhio. Il poeta, forse, si riferisce alla sua posizione privilegiata, centrale intorno a cui ruota vorticosamente ogni cosa. Da questa prospettiva si pone domande, cerca risposte, dialoga con filosofi e ricorda poeti come Pier Paolo Pasolini, John Keats e Giacomo Leopardi, ma parla anche ad alcuni membri della sua famiglia.

Lo stile è caratterizzato dalla scelta di ogni minimo dettagliato e di combinazioni di suoni, dell’utilizzo di preposizioni in particolari posizioni all’interno del verso; il linguaggio colloquiale, intimo ne facilita la comprensione, dal momento che si parla anche di argomenti specifici come ad esempio il pensiero del filosofo Parmenide.

Dalla lettura, in particolare emergono due liriche: Come il pane e Parmenide.

Nella prima poesia Campegiani parla della donna o Madre terra, a cui guarda con fare ammirato: “Ogni giorno ti spezzi come il pane e come il pane si staccano i figli dal tuo seno”. Il pane può rappresentare il rapporto tra il genere umano e la terra, ma anche con la divinità. La donna, dunque, media tra ciò che è terreno e ciò che è divino, attraverso l’atto di generare:

“In te si perpetuano i flussi generazionali/ e si rinnova il cordone ombelicale/ che succhia linfa dal cosmo./ Attraverso te s’avvicendano i mortali/ e si rinnovano i cicli mondani ultramondani”. Il pane è anche simbolo di solidarietà, il quale si spezza e si condivide tra i commensali che possono chiamarsi anche compagni ( dal latino cum panis, con il pane). Sono versi che mettono il luce la figura femminile, in un momento molto particolare visto l’aumento della violenza di genere. L’averla scritta denota una grande sensibilità dell’autore, anche in questo ambito così delicato. Nella seconda avverte il cambiamento e il rinnovamento attraverso i cicli della terra, i fenomeni atmosferici che incontrano gli occhi di chi li osserva e gli animi che ne vengono pervasi: “Non puoi dirmi, non l’accetto,/ che non esiste mutazione/ che tutto ciò che mi respira intorno,/ il cielo azzurro e le dolci colline,/ il vento che spazza/ e l’onda che giunge a riva/ sia tutta una tragica illusione”.

Il poeta, di formazione filosofica, inoltre dialoga con Parmenide, il quale visse in Magna Grecia, fra il VI e il V secolo a. C. e che scrisse un poema proprio Sulla Natura.

Il filosofo pensa che l’essere è, esiste, ma non il nulla perciò tutto è qualcosa. L’essere, quindi non cambia, ma cambia la sua apparenza. I cambiamenti, secondo lui, vengono si percepiti, ma sono solo apparenti. Nella raccolta, dedicata ai figli, lo scrittore disquisisce di molti e diversi argomenti, quasi un voler dare sostegno a loro, ancora giovani, per indicare i passi futuri.

Nell’occhio dell’uragano, così violento e caotico, che velocemente si muove e porta via con sé ogni cosa, per certi versi come l’attuale società onnivora che distrugge e digerisce, troviamo L’essere è qui, in cui l’autore dice: “L’oltre sta qui, nel cordone ombelicale,/ che mi lega all’altro di me stesso,/ al mistero da cui sono generato,/ alla bocca del vulcano che mi sputa/ e mi risucchia nel ventre suo radioso,/ nei suoi gorghi incandescenti”.

Nonostante tutto, Campegiani si trova al centro della Terra e degli eventi, da cui è richiamato dal fare della vita, dalla famiglia e dal suo lavoro. La Terra con i suoi misteri, così come la donna, ha un cordone che lo lega in maniera viscerale e lo farà per sempre. Anche se egli viaggia col pensiero, con la fantasia, con la poesia, la realtà lo riporta sui suoi passi, forse più leggero e più felice.

Franco Campegiani

DENTRO L’URAGANO, Pegasus Edition, 2021, pp.84.

Manuela Mazzola

Quando d’estate

Quando d’estate il sole tramontava, ti trovavo a casa ad aspettarmi.

Sembravi un monolite nel deserto.

Francesco

piedi scalzi de’ semplici che inseguono colombe pettoscreziate mani colombe il saio croce splendore neve caduta a cancellare la morte

Rosaria Di Donato

Da: Preghiera in gennaio, Ed. Macabor, 2021.

Cosi empatia risplende

Quando dirige la musica che espira attento

E con la maestria del solista gesticolando Dirige la sua orchestra

Filosofia rifugge filosoficamente

Sempre nascosto tra le voci che furono

Fissandole per un istante

Perché non c’è alcuna battaglia

L’oggi è questa guerriglia estenuante

E trae forza con decoro

Mentre canta solo

Tra il solista e il coro

E a domanda risponde franco

È endemicamente logico

Tra il paroliere e il filologo

Non si ritira mai attraverso i fiumi della sua mente e della sua terra con onestà vince o almeno ci porta a morale alto avanti nella guerra che è in seno al giorno che abbiamo davanti. 04/02/2023

Manuela Mazzola

Da: Parole sospese, Il Convivio Eidtore, 2022

Lorenzo De Micheli (Genova)

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