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Una mitezza che cela una profonda umanità

Francesco

D’EPISCOPO

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di Antonio Crecchia

H o incontrato varie volte, in passato, il chiarissimo docente universitario Francesco D’Episcopo, saggista, poeta, prosatore, giornalista. Il primo incontro a Mirabella Eclano (Av), nel lontano 1993; lui membro della Giuria del Premio di Poesia “Aeclanum”, ideato e presieduto dal grande poeta Pasquale Martiniello, io destinatario di un premio per la poesia in edita. Negli anni successivi lo incontrai a Isernia, Cerro al Volturno , Guardialfiera (paese d’origine di sua madre Aurora), Roccavivara e a Termoli, in occasione di incontri letterari, in cui il professore era l’animatore principale. Il suo nome mi era noto, prima ancora di incontralo di persona; avevo letto e apprezzato v ari suoi saggi critici dedicati a Francesco Jovine (tra i quali “ Il Molise di F. Jovine ”, Edizioni Enne – Campobasso, 1984) e ad altri scrittori di fama nazionale, e già allora lo consideravo un operatore culturale molisano da affiancare ai migliori talen ti della mia terra.

Da buon dilettante e osservatore di profili e caratteri umani, non faticai molto a farmi un’idea positiva delle qualità distintive della sua personalità o, se si preferisce, del suo temperamento decisamente bonario, affabile, signorile, apparentemente distratto ma acutamente interessato a quanto avviene intorno. Lui stesso, nella sua terza raccolta di versi, “Tempo”, ammette che «Essere distratti/ è, in qualche modo,/ essere più atten- ti/ degli altri». E ancora: “Distrattamente attento/ vivo la mia vita per caso/ aspettando che mi venga incontro”. Una mitezza che cela una profonda umanità, una benevole e innata pazienza nel rispetto delle leggi della natura e delle istanze più segrete delle forze interiori, morali e culturali.

Un essere estremamente pacifico, sempre ben disposto all’incontro, al dialogo, alla comprensione, ad allacciare amicizie salde e durature; occasioni che gli danno la gioia di raccontarsi, di manifestare, nella sua pienezza sentimentale, morale e culturale, la statuaria personalità d’intellettuale aduso a rincorrere e a dilatare tutti i possibili orizzonti che stimolano la diligenza della sua coscienza e della propria esemplare esistenza.

La “nostra consanguineità culturale molisana” (è sua l’espressione) ci fornisce un legame di reciproca stima, anche se la mia statura, in ambito letterario, è alquanto ridotta e marginale rispetto alla sua, glorificata da riconoscimenti istituzionali (ha ottenuto più volte il Premio alla Cultura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri). Ha conseguito molti premi in agoni letterari, attestazioni di merito e consensi significativi da parte di Accademie, circoli letterari cittadini e associazioni culturali attivamente operanti in Italia e all’estero.

Per il compimento dei suoi settant’anni, ho trattato ampiamente della sua “molisanità”, ossia di quel vincolo di “sangue” e d’amore che lo lega alla terra natale, ricca di storia, sane tradizioni e cultura. Il testo è riportato nel volume antologico “Francesco D’Episcopo Maestro di cultura e vita” (Graus Editore - Napoli, 2019), a cura di Maria Gargotta, in cui sono riportate 27 contributi critici di allievi e amici, a testimonianza imperitura della stima e del consenso che egli gode in ambito nazionale. Altro libro da me letto e recensito è “La Napoli letteraria di F. D’Episcopo” (sempre a cura della Gargotta, pubblicato da Graus Editore - Napoli, 2015). Avuti in omaggio dall’autore e le due prime raccolte di poe- sie: “Vita” e “Anima”, mi sono sentito in dovere di leggerle e commentarle. Ora mi trovo a sfogliare lo studio critico sulla sua più recente attività letteraria, che attesta la produzione creativa del Nostro pubblicata dopo l’ingresso nella condizione di pensionato. Mi attivo a condurre un’approfondita lettura del testo a firma di due valenti operatori culturali: Liliana Porro e Elio Andriuoli.

L’introduzione, affidata alla penna di Maria Gargotta (che si pregia di una frequentazione perseverante, amicale e culturale con il Nostro fin da quando frequentava l’Università degli Studi Federico II, a Napoli), convalida e dà veridicità e autorevolezza al lavoro di disamina condotto dalla coppia di critici; lavoro che la Gargotta considera, anzitutto, come “Un riconoscimento dovuto” alla poliedrica attività letteraria del suo Maestro D’Episcopo, di cui lei è stata, oltre che allieva, assistente, ed è perfettamente a conoscenza delle “lezioni” di letteratura del suo Maestro, non solo in “classe”, ma anche in tanti centri urbani, sodalizi culturali e accademie deputati alla divulgazione delle risorse creative locali da loro incoraggiate e patrocinate. Un Maestro itinerante, richiesto, seguito, ammirato e applaudito. In Molise, poi, la sua fama di docente e di critico letterario era ed è di dominio pubblico, accresciuta con le recenti pubblicazioni di libri di poesie e di narrativa. La monografia di Liliana Porro e Elio Andriuoli rappresenta, quindi, il coronamento di una lunga, ininterrotta e qualificata carriera letteraria, la caratterizzazione definitiva di un personaggio che, sicuramente, lascerà un’impronta solida e duratura nel processo del divenire storico del nostro patrimonio letterario.

Se la vita, come affermava il filosofo francese Henri Bergson (1859-1941), è una corrente di coscienza che spinge l’individuo alla conoscenza e all’azione, per fini alti e nobili, Francesco D’Episcopo ha fatto dell’esistenza un’esigenza di esplorazione degli ambiti cognitivi collegati sia ai suoi interessi ambientali e storici, sia a quelli relativi alla pianificazione ed esecuzione dell’attività didattica in sede universitaria, e poi, nei momenti di immersione nella profondità del proprio essere, di riflessione sulle esperienze intensamente vissute e di creazione letteraria per rendere visibile l’interiore accumulo e padronanza - o amore, come osserva la Gargotta - dela “parola”, quale fonte di luce, raggiante di sapere presente e palpitante negli spazi dell’anima. Riguardo alla “parola”, quale espressione orale o scritta, è una competenza comunicativa che in D’Episcopo assume i caratteri della veridicità e della compiutezza. Chi legge i suoi libri o ascolta i suoi discorsi, le sue prolusioni, i suoi interventi in convegni o tavole rotonde cui è stato invitato, si forma da subito la convinzione di trovarsi di fronte ad un cultore della parola, perfettamente sicuro di sé, persuasivo e convincente. D’Annunzio la considerava dono divino, e soleva dire che “Tutta la bellezza recondita del mondo converge nell’arte della parola”.

Ora, in quiescenza, vivendo nella beata condizione di poter gestire a suo piacimento l’illimitatezza del tempo libero, D’Episcopo ha moltiplicato le occasioni per dedicarsi ai viaggi, anche all’estero, e al suo “amore” di sempre: la scrittura, in versi e in prosa. La serie degli scritti esaminati da Liliana Porro comprende sette sillogi poetiche (Vita; Sulla soglia del domani; Tempo; Anima; Il cielo negli occhi; Aria; Il vento della memoria), e due libri in prosa: Clandestino 1 (sottotitolo: Frammenti di vita); Clandestino 2 (sottotitolo: L’arte dell’incontro). Ciascuno di questi due volumi si completa con una sezione di poesie.

Dal canto suo, Elio Andriuoli, si è assunto il compito di esaminare, con quella rigorosità esegetica che gli è abituale, i tredici “volumetti” in prosa pubblicati da D’Episcopo dal 2007 ad oggi: 1) Capri delle capre; 2) Io e mio padre «napoletano»; 3) Elogio della lettera "scritta a mano"; 4) Napoli "città creativa"; 5) In nome dell'ozio ed elogio della pancia; 6) Elogio del Caffè letterario e il culto de1 caffè a Napoli; 7) 'Na Affacciata 'e Fenesta. La mia Napoli; 8) La mia Napoli degli ossimori e dei paradossi; 9) La casa sul mare (vol. I); 10) Le capitali del cuore. Frammenti di memorie; 11) Elogio del sonno; 12) Le mie Campanie; 13) La casa sul mare (vol. II). Entrambi gli autori del saggio monografico pongono l’accento, in primis, sull’amore per la vita, rilevato attraverso l’attenta e partecipata lettura delle opere più recenti pubblicate da D’Episcopo; amore che è consapevolezza di sé, delle proprie virtù congenite e di quelle acquisite attraverso un mai interrotto excursus formativo, a cui hanno posto mano famiglia, ambiente, scuola, comunità e gli studi, essenzialmente umanistici. Un amore che include i migliori propositi, finalizzati alla piena realizzazione del Sé interiore, della propria personalità, interattiva con la fenomenica esterna, di ordine ambientale, sociale e culturale, attivando saggiamente i sensi della serietà, della responsabilità, dell’intenzionalità a farsi promotore di valori che vale la pena coltivare e trasmettere agli altri per rendere l’esistenza, propria e altrui, palestra di crescita umana, morale e spirituale.

Bene hanno fatto gli autori della monografia a ravvisare che le poesie di D’Episcopo nascono dalla realtà vissuta, sperimentata, attraversata, toccata con mano, e gelosamente conservata nella propria interiorità; ma anche il mondo sognato, immaginato, desiderato si sostanzia in poesie che riflettono la reazione sentimentale, le immagini fissate nella sua coscienza in continuo fermento, il pensiero che, non meno della vita, è seme di poesia.

Le occasioni per la sua versificazione non gli sono mancate, né gli mancano, essendo uomo di mondo in perpetuo transito da un luogo all’altro, in stretto contatto con la vita domestica e cittadina, gli amici letterati, le stagioni della vita trascorsa in ambienti diversi, mai dimenticati, come quelli dell’infanzia vissuta felicemente nella terra natale: il Molise.

Altro elemento che caratterizza il personaggio D’Episcopo, ampiamente affrontato e reso fruibile al lettore, è la “napolitanetà”, facilmente rilevabile, data la frequenza con cui questo aspetto è stato portato sulla pagina dal poeta e dallo scrittore di cui si parla. Più elastica è la mia visione riguardante la clandestinità di D’Episcopo, condizione esistenziale avanzata da “ uno scrittore di successo ” e accolta dal nostro soggetto d’esame critico. Una clandestinità marginale, a mio avviso, se riferita al periodo attuale della vita del Nostro settuagenario; un’assenza che si riduce ai suoi “ otia ” dentro le mura domestiche, nel suo studio, impegnato nella lettura e nella scrittura. Tempi di breve durata, dati i tanti impegni in pubblico quale relatore su eventi di natura artistico/culturale, in luoghi divers i, tra Campania, Molise, Lazio e Abruzzo. E poiché la sua fama ha varcato da tempo i confini regionali e nazionali, i suoi libri sono molto ricercati e in vendita anche on line

Scrittore e poeta che ha raggiunto larghi consensi, almeno fra la schiera deg li intellettuali, vive la feconda maturità propizia a motivare riflessioni e a esternare emozioni custodite nel sacrario della sua anima poetica. Ha, sicuramente, ancora molto da produrre, da dare, in considerazione del fatto che la sua rivelazione di po eta e di narratore è avvenuta solo di recente, e in modo quasi esplosivo, anche se non ancora di dominio del “grande pubblico”.

È risaputo che, oggi, poeti e scrittori soffrono di una scarsa reputazione, fatta eccezione dei “promossi” (magari su autorevole raccomandazione o incoronazione delle grandi aziende editoriali); ragione per cui i produttori di opere letterarie, anche se di ottima qualità e di rilevanti contenuti come quelle del nostro

D’Episcopo, devono accontentarsi del riconoscimento e del plauso dei colleghi, essendo la “popolarità”, in Italia, riservata ai politici, agli atleti, agli attori, alle rockstar della musica, ai conduttori televisivi e, a quanto pare, ai peggiori delinquenti, latitanti o in galera. Le categorie umane privilegiate dal successo e dal reddito faraonico hanno indubbiamente le loro soddisfazioni materiali , disponendo di beni che poeti e scrittori nemmeno si sognano di avere; anzi, li ritengono del tutto illusori nella scala dei valori umani. Ai cultori della parola, ampiamente dotati di competenza e padronanza dei registri espressivi, importa avere il sole nell’anima, la bellezza negli occhi, la felicità nel cuore, nelle orecchie la musica dell’universo, l’ostia della verità in bocca, le ali della fantasia per salire in alto, nella sfera della spiritualità, ove il sublime e l’armonia si tengono per mano, e, nella loro disposizione alla pittura dei sentimenti, la mobile lingua che parla di vita, di pace, di concordia, di solidarietà verso il prossimo e di speranza : aspettativa che la cultura dell’anarchia, del settarismo, dell’odio e della violenza, oggi così diffusi e spudoratamente incoraggiati, venga arginata e sostituita dalla cultura della vita e della pacifica e industriosa convivenza. La civiltà e la feli cità non passano attraverso la becera e primiti va dialettica dello scontro, verbale o armato, ma attraverso la bontà delle intenzioni che mirino alla crescita materiale, morale, civile e spirituale dei popoli. Deplorevole l’avida ricerca della ricchezza e del potere. L’uomo saggio sa “ accontentarsi di quello che ha e di quello che è ”, dice D’Episcopo con accento evangelico. Da qui possiamo risalire al messaggio segreto stampato nell’animo di Francesco D’Episcopo, ma anche di coloro che sognano e aspirano all’affermazione in terra delle condizioni indi spensabili per l’attualizzazione dell’equità, della giustizia, della sicurezza e di tutti quei valori che permettano all’umanità di guardare con fiducia verso orizzonti meno foschi affacciati sul futuro.

Liliana Porro e Elio Andriuoli

TRA POESIA E PROSA , Grausedizioni, Napoli, dicembre 2022, pp.

Antonio Crecchia

Davanti a un ritratto

Un amore d’altri tempi

Allor che svela un cor devoto e amante del dolce sguardo il morbido languore, non hanno più beltà, non han valore monili d’oro o fulgido diamante o in rara perla un candido splendore, se posti a lato del tuo bel sembiante…

Spira dagli occhi tuoi sì cara luce, che il mio sopito cor ridesta e accende; sopito – dico – poiché mai fu spento quel bell’amor, sì tenero e soave, che un altro ad esso uguale io non rammento.

Marina Caracciolo

Da: Chiamami ancora amore, a cura di Angioletta Masiero, Amazon Italia, 2023.

Anti Schwerkraft

Ins Meer zu gehen, bevor es Tag wird um di Morgenröte zu finden, die ich verloren habe, und um diesem amorphen Gewicht zu entkommen, das meine Augen vor Schlaflosigkeit aufreißen lässt.

Mitten in der Nacht will ich allein in See stechen und das Plätschern der Brandung hören und mit dem Mond im Meer schwimmen.

Ich will nicht mit mir auf dem Trockenen sein, nein, noch nicht… sonst wache ich auf… Antigravità, di Corrado Calabrò.

Da Quinta dimensione. Mondadori, Milano, 2021. (Pomezia-Notizie, febb.2023, p. 6. Traduzione in tedesco di Marina Caracciolo)

…Pater, venit hora

La tua ora è giunta

E sarai glorificato

E noi

In ginocchio

Snoderemo le nostre invocazioni

Finché avremo rose da decantare

E chimere da desiderare

Basterà il nostro petto

-martoriato-

Ad auspicare che un soffio

O un alito di libeccio

Ci spinga verso l’empireo?

Lo dedurremo solo all’alba

Quando le brume

Adombreremo gli occhi.

Giannicola Ceccarossi

Da:…beati qui non viderunt et crediderunt, Ibiskos Ulivieri, 2022

Quando la terra trema

Ma non sarete voi, o umani, con le guerre, le ire e le bombe, a distruggere questa nostra terra, né riuscirete a farlo, sia pur continuando a sfruttarla col vostro cieco egoismo. No, non sarete voi, o umani, che nella vostra superbia credete di poter contrastare le forze della natura con i vostri studi, e se anche riusciste un giorno a scoprire tutte le leggi che la fanno operare non potreste imporvi ad esse e farle mutare. Ma basta un cenno della mano di Dio o un Suo pensiero perché essa tremi, e crolli tutto quello che l’uomo ha costruito.

7 febbraio 2023

Mariagina Bonciani Milano

Giocattoli

Spesso mi divertivo a giocare con i fiori, a comporre, a inventare disegnini: sostavo ad ammirarli ed ero soddisfatta. Oppure costruivo, con i ritagli di stoffa, pupe, bambole di pezza. Una volta mio padre mi portò da Napoli, dove egli si recava per comprare stoffe, una palla colorata. La portavo a scuola per mostrarla ai miei compagni: me la invidiavano e tutti la volevano toccare.

Oggi i bambini hanno tanti giocattoli, non si sa più dove metterli, occupano tutti gli angoli della casa.

Antonia Izzi Rufo

Da: Volo a ritroso, Carta e Penna Ed, 2020

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