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Cariteo Endimion a la luna, di Carmine Chiodo, pag

CARITEO

ENDIMION A LA LUNA

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di Carmine Chiodo

GRAZIE a questo bel libro si vengono a conoscere nuove notizie sulla vita, sulle opere di Benet Garret (il Cariteo), appartenente a una famiglia di religione ebraica ma-come precisa lo studioso-<<[…] non pochi esponenti della famiglia Garret furono importanti personalità negli apparati amministrativi, politici ed ecclesiastici in terra spagnola>>(p. 10) eciò spiega probabilmente <<l’ascesa di Cariteo nei quadri dirigenti della Napoli aragonese>>, persona ritenuta all’altezza dei suoi incarichi. Comunque, nella sua opera <<Endimione>> sono presenti vari riferimenti autobiografici, tra i quali viene detto che nacque non a Tortosa, ma a Barcellona, forse intorno al 1450: <<il dolceluogo dove io nacqui pria>> e poi viene in seguito nominato ai vv 12-14 del sonetto IV dell’<<Endimione>> il luogo natale e qui è contenuta pure una profezia: <<poi del mio fin sarà quieta /l’invidia che si pasce hor di me vivo;/et avrà Barcellona il suo poeta>>.

A Napoli tra il 1466 e il 1468 - approda il Cariteo e non si sa per qual motivo lasciò la sua patria; sulla sua vita esistono alcune notizie certe e molte altre incerte, e ciò è dovuto pure al fatto che mancano tantissimi documenti e ad esempio il poeta viene ricordato ancora vivente in un atto notarile del 20 aprile 1512, in cui si dice del permesso - <<accordato dal Cariteo all’Estaurita di San Pietro ad Arco - di ricavare acqua da un pozzo di proprietà del catalano>> (v, p.13). Ora come ora si sono aggiunte altre testimonianze che ci presentano e ci fanno conoscere altre vicende esistenziali e culturali del Cariteo, soprattutto lettere che erano apparse in Spagna ma che erano sfuggite agli studiosi italiani e ora pubblicate da Ivan Parisi. Comunque, da Carlomusto sono bene analizzati i vari incarichi che il poeta ebbe sotto i sovrani aragonesi e le modalità con le quali eseguiva e svolgeva il suo operato istituzionale. Certamente non si può dire che il poeta fosse una spia <<al servizio del Cattolico>> ma con certezza si può affermare che egli fu una <<personalità di livello internazionale>> che si muove sul terreno poco noto <<delle relazioni tra il re d’Aragona e il regno di Napoli>> (p. 14). (Qui lo studioso riporta un giudizio del nominato Parisi). Alessandro Carlomusto in fin dei conti sottolinea il fatto che bisogna effettuare indagini sistematiche negli archivi specie di interesse aragonese, Per comprendere meglio il Cariteo politico e uomo di cultura, cioè per capire meglio un <<personaggio per certi versi ancora misteriosi come Benet Garret>> (ivi).

Ci viene offerta una ineccepibile edizione filologica e commentata di quest’opera del Cariteo nella quale si narra di una vicenda amorosa dello stesso poeta, vicenda proiettata nel mito di <<Endimione a la Luna>>. Inoltre sono colte le varie sfumature di tal vicenda, l’<<esperienza infernale>> come pure le tre parti dell’opera ben fuse e come si sa nei canzonieri il componimento di apertura ha un valore, un significato <<strategico>>

(p. 21) che, appunto, dice la natura del sentimento amoroso che risalta dalle quartine. Lo studioso delinea molto bene la fisionomia dei singoli componimenti e li commenta in modo esaustivo, chiaro con raccordi stringenti e pertinenti. Nei vari componimenti si assiste continuamente a vari temi e stili con i quali è trattato l’argomento, la situazione amorosa che coinvolge pure il poeta. <<La forma pueril, gli adunchi strali /provo di piombo e quelli d’oro insieme,/ ma di cacciarti altrove nulla speme /mi resta, ch’a l’intrar perdiste l’ali>> (v, <<Edimione a la Luna>> ,I 2, vv 5 ess, p, 127). Ormai non c’è più nulla da fare. Amore si è impossessato del corpo del poeta perché a <<l’intrar>> (v. 8) ha perduto le ali e quindi non può più volare e posarsi in altri cuori. In sostanza le tre parti dell’opera sono ben commentate dallo studioso che, tra gli altri meriti, ha pure quello di esser chiaro e ben documentato negli argomenti che di volta in volta tratta e svolge. Si vede bene che conosce a fondo la materia che tratta.

Gli <<amorosi dolci versi>> <<Endimione a la Luna>>, ||.1,2) sono ora dettati né da Apollo né dalle Muse, ma dal fascino e dalla bellezza della donna amata. <<La fronte, l’auree trezze e liete ciglia /Gli occhi chiari, la bocca e ‘l niveo collo,/ le man, il giovenil e bianco petto,/l’alma virtù, l’angelico intelletto,/ch’empion la terra e ‘l ciel di maraviglia,/son le mie nove Muse e’l sacro Apollo>>.

La terza parte dell’opera è di più difficile definizione, e viene spiegato dallo studioso pure il motivo e nel contempo superfluo è dire che Carlomusto ha dedicato molta attenzione ai due protagonisti. Endimione e Luna, e il mito dei due protagonisti riporta a Properzio, e a tal riguardo vengono esibite prove testuali schiaccianti; e non solo è presente il poeta latino, ma pure altri: Cavalcanti, certe atmosfere stilnovistiche, per esempio. Comunque, più si procede nella lettura del libro e più ci son mostrati i vari componenti ed andamenti dell’opera, la cultura del poeta catalano, grande lettore di poesia latina classica e di essa si trovano tracce nelle sue rime, e qui ecco Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Orazio, per esempio. La tradizione letteraria antica e passata viene rigenerata, riplasmata per nuove vicende amorose, come si nota nel dettagliato commento che lo studioso fa di ogni singolo componimento, in cui son presenti pure poeti vicini, coevi al Cariteo o letti da lui. Giusto de’ Conti, un nome per tutti; poeta studiato egregiamente da Italo Pantani, e non solo questo.

Carlomusto commenta ed introduce sempre in modo chiaro altri componimenti del Cariteo. Gli strambotti e qui per esempio appare pure Luna e altri protagonisti ben delineati e non sono trascurate le canzoni aragonesi. Orbene lo studioso corregge tesi errate o integra e aggiunge nuove riflessioni sul Cariteo, grazie anche al ritrovamento di nuovi documenti e di una piena aggiornata bibliografia critica.

Per esempio, per ritornare alle canzoni aragonesi, esse rinviano all’ambiente napoletano frequentato dal poeta, alla politica aragonese, e anche qui vengono allegate varie testimonianze letterarie e d’altro genere. Per terminare questa scheda, infine, va detto che ben vengano libri come questo, dietro il quale c’è anche la regia culturale di uno studioso preparato e attentissimo come il già richiamato Italo Pantani.

Carmine Chiodo

Cariteo (Benet Garret), Endimion a la Luna. Edizione critica e commento a cura di Alessandro Carlomusto - <<Poesia del Quattrocento>> Collana diretta da Italo Pantani, Edizioni dell’Orso, Alessandria, pp. 369, € 30.

Ora il Rossini è caleidoscopio, culla che incede regale tra le chiuse di Miraflores: sei intervalli come di miracolo, lieta giostra di sorgive che crescono esatte, di dighe pacifiche – progresso vero. Qui sempre assorto ormeggerei gli occhi intristiti, giullare d’acque e d’erbe.

Rocco Cambareri

Da: Versi scelti, Guido Miano Editore, 1983

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