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“Donatori per la Pace” per Ucraina e Afghanistan
Ucraina e Afghanistan: come viene utilizzata la raccolta fondi di Avis
di / Michela Rossato e Ufficio stampa Avis nazionale /
Continua l’opera di aiuti umanitari nelle zone di crisi promossa da Avis nazionale.
L’arrivo in Ucraina di albumina per feriti ed ammalati e reagenti per test di laboratorio. A ltro materiale sanitario in Ucraina, una terza famiglia accolta dall’Afghanistan. La raccolta fondi “Donatori per la Pace” lanciata da Avis nazionale, continua ad aiutare due popolazioni in enormi difficoltà a causa della guerra l’una e della dittatura talebana l’altra. Sia fornendo farmaci e materiale ai malati del posto, sia portando in Italia pazienti rimasti senza cure e medici.
Lanciata a marzo di quest’anno, subito dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la raccolta ha sfiorato i 200mila euro, mettendo in moto da subito una solidarietà davvero senza confini che ha abbracciato anche il grido d’aiuto provenire dall’Afghanistan dove, dopo la ripresa del potere da parte dei talebani, tanti piccoli malati di emofilia non venivano più curati dal 2021 e alcuni medici avevano ricevuto minacce di morte o persecuzioni. Una grande macchina operativa che, coinvolgendo più attori, da Avis a vari livelli a Comuni, strutture sanitarie, associazioni, istituzioni, privati… ha reso possibili delle azioni salvavita! Ecco quanto si è riusciti a fare finora.
Ucraina
Sono state accolte in Italia tra marzo e maggio quattro pazienti croniche, bisognose di cure e assistenza per le patologie da cui sono affette. Con loro i familiari più stretti. In collaborazione con enti e associazioni locali, Avis offre vitto, alloggio, assistenza sanitaria, sostegno psicologico, supporto legale e mediazione linguistica. Ad aprile, tra anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici e antagonisti dell’aldosterone, Avis nazionale ha spedito in Ucraina oltre 2mila confezioni di medicinali per adulti e bambini affetti da ipertensione polmonare e concentratori di ossigeno. A maggio, in collaborazione con Tissuelab, ha inviato alla struttura sanitaria di Leopoli oltre 600 flaconi di albumina, necessari alle terapie per adulti e bambini ricoverati in condizioni di emergenza (vedi articolo pagina accanto).
Ad agosto, in collaborazione con Abbott, Avis ha inviato all’Ukrainian Transplant Coordination Center, l’organismo che fa capo al Ministero della Salute ucraino e che si occupa di coordinare le attività chirurgiche e quelle ad esse collegate (prima tra tutte la donazione di sangue ed emocomponenti) pompe di scarico, sensori per il monitoraggio della pressione, kit diaframma e altre strumentazioni sanitarie.
Afghanistan
Ad aprile Avis ha fatto arrivare in Italia un medico trasfusionista, accompagnato dai suoi familiari, e due ragazzini emofilici giunti con i loro genitori e fratellini. A causa delle mutate condizioni socio-politiche nel Paese, non ricevevano più da mesi farmaci plasmaderivati, essenziali per le loro cure. Con la presa di potere da parte dei talebani, infatti, si è interrotta la collaborazione che da anni esisteva tra Italia e Afghanistan e che permetteva l’invio verso quel Paese di plasmaderivati eccedenti. Grazie al Ministero degli Esteri italiano, che si è impegnato a garantirne l’incolumità e il rilascio della documentazione necessaria, i due nuclei familiari sono arrivati. I ragazzini sono seguiti dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. Una cordata di collaborazioni permette l’ospitalità e il sostegno ai due nuclei familiari. Ultimo “miracolo” in ordine di tempo è l’arrivo, a metà settembre, di un medico e della sua famiglia, ora ospitati in Liguria. Con l’auspicio che i medici possano presto essere inseriti nei nostri ospedali.
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Una mano tesa per malati e donatori ucraini
La guerra in Ucraina ha suscitato orrore e solidarietà, sin dalle primissime ore. Creando una rete di collaborazioni e aiuti straordinaria. In Veneto molte persone si sono offerte di ospitare donne e bambini in fuga dalla guerra (gli uomini erano costretti a rimanere in patria), a volte allargando poi il proprio aiuto a medici e personale sanitario rimasti al loro posto di lavoro, in Ucraina, accanto a malati e feriti. Tra di loro c’è un avisino, Mauro Favret. Dopo aver portato in salvo due ragazzi, si è adoperato perché la solidarietà arrivasse fino alla loro madre, medico a Leopoli, tramite Avis. Ecco la sua testimonianza.
“Tutto è iniziato a marzo. Dopo aver messo in salvo e ospitato due fratelli adolescenti in casa mia, ho saputo che la loro madre, la dottoressa Zoriana Ivanyshyn, responsabile del laboratorio analisi dell’ospedale di Leopoli aveva scelto di rimanere in patria, al proprio posto di lavoro, per poter continuare a curare malati e soccorrere feriti. Era, però, in difficoltà perché le mancavano albumina e reagenti per i gruppi sanguigni, ma anche per la ricerca di altre malattie come Hiv, epatiti.
Messomi subito in moto, consultati siti, prese informazioni sulla situazione e sui medici in difficoltà, fatte decine di telefonate, ho contattato vari dirigenti Avis del Veneto, fino ad arrivare al presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola che si è prontamente interessato tramite l’iniziativa “Donatori per la Pace”.
Nel frattempo, partita dai referenti dell’ospedale di Leopoli la richiesta ufficiale ad Avis, ho preso informazioni sull’ospedale, che si è rivelato essere la più grande istituzione medica dell’Ucraina occidentale, con oltre 1400 posti letto. Al laboratorio analisi, prima della guerra, i reagenti per i gruppi sanguigni arrivavano dal laboratorio di Kharkiv, ma era stato tra i primi ad essere distrutto. All’inizio, pochissimi, arrivati alla dottoressa Ivanyshyn erano stati regalati dalla Repubblica Ceca. Scarsa anche l’albumina, che è un emoderivato strategico in zone guerra, dato che serve in caso di ustioni e di ferite da bombe.
La raccolta fondi di Avis nazionale ha reso possibile a Leopoli due invii: uno di albumina e uno di reagenti manuali. Per i quali Avis è stata ringraziata l’1giugno dal direttore generale della struttura sanitaria di Leopoli, Oleg Samchuk. Credo che siano azioni come questa a rendere grande la nostra Avis, che va sempre oltre la pure donazione di sangue, spendendosi laddove serva, in qualunque parte del mondo. A Leopoli serve ancora molto, dai reagenti biologici per i gruppi sanguigni alle sonde, agli aghi… e spero in un prossimo invio, compatibilmente con i fondi ancora a disposizione e con le decisioni di Avis nazionale”.
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In alto, Ospedale da campo a Lviv, all’inizio della guerra; a destra: l’arrivo dell’albumina a Leopoli con il “grazie” di Roman Gavalko, direttore Servizio farmaceutico Leopoli; In basso: Donatori ucraini al Blood Service Center (il nostro Centro Trasfusionale) a Lviv.
Alla raccolta fondi Avis si può contribuire tramite un bonifico bancario sul conto corrente: IBAN IT 49N 02008 01601 000100736058 intestato ad Avis Nazionale, con la causale “DONATORI PER LA PACE”.
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