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Una vita sempre più “virtuale, ma sempre più avulsa dalla realtà
di / Maurizio Dino* / presidente di Informatici Senza Frontiere
Èimportante porre un po’ di attenzione e non credere ingenuamente a tutto ciò che arriva dalla rete. comunicazione moderno per un imprenditore che vende auto, che investe in sistemi aerospaziali e in tecnologie per connettersi ai neu-
Una domanda, legata al nostro modo di relazionarci al mondo, sorge spontanea: perché di fronte a una notizia strana diamo credibilità se arriva dalla rete, mentre siamo più portati a metterla in dubbio se affermata da un amico?
Nei mesi scorsi, stando a quanto circolava in rete, avremmo risolto il problema del coronavirus radendoci spesso la barba, bevendo molta acqua calda, usando lo sterco di vacca… e cito solo i più incredibili consigli apparsi online. I social sono, quindi, un mezzo per scambiare informazioni non solo tra persone, ma anche fra e con le imprese.
Lo scambio di informazioni ha un valore enorme per le aziende che gestiscono i social: ogni post che noi realizziamo viene filtrato, analizzato e memorizzato per costruire una base dati enorme sulla quale vengono analizzati i comportamenti, i desideri, le possibilità economiche e mille altri aspetti delle persone. Questi dati vengono poi venduti alle aziende che usano tali informazioni per provare a venderci online, o sui canali tradizionali, la loro merce. Credo sia esperienza comune ricevere casualmente sullo schermo del computer proposte relative a prodotti di cui abbiamo fatto qualche ricerca in rete.
Per non parlare delle strabilianti offerte che arrivano: attenzione perché probabilmente in quel momento il “prodotto venduto” sei tu.
Qual è per le aziende il valore di questo prodotto: il “tu” di cui dicevo sopra?
La risposta ci viene dai dati finanziari: nel 2021 Facebook ha realizzato ricavi per circa 120 miliardi e un utile netto di circa 40 miliardi.
Pensando a tutto questo, possiamo intuire le ragioni che hanno portato Elon Musk, magnate americano, a fare un’offerta di 45 miliardi di dollari per comprare Twitter, ancora di piccole dimensioni se paragonato a Facebook, ma con un notevole potenziale. Al di là della travagliata intesa commerciale in atto, pensiamo a cosa può significare un canale di roni del nostro cervello. Venendo, infine, alle ultime novità in fatto di social, non possiamo dimenticare la trasformazione che Facebook sta mettendo in piedi cambiando il proprio marchio da Facebook a Meta. Meta sta per metaverso, termine coniato da Neal Stephenson in un suo libro di fantascienza che indica una realtà virtuale condivisa attraverso internet. Funziona in questo modo: ci si connette al social e si costruisce il proprio “avatar”, cioè un personaggio che ti rappresenta come persona e che andrà a interagire nel mondo virtuale con gli avatar di altri utenti per scambiare informazioni di qualsiasi tipo, giocare, comprare, vendere, e altro ancora. Nel metaverso, oltre agli avatar, è possibile entrare in uno spazio virtuale fatto di paesaggi ed esperienze come se ci si trovasse fisicamente dentro un gioco. Il tutto diventa ancora più coinvolgente con l’uso di occhiali 3D. J.P.Morgan, una delle grandi banche mondiali, ha costruito una sede virtuale dove gli avatar degli impiegati potranno servire gli avatar dei clienti nelle operazioni bancarie. Oppure pensiamo alla moda e alla possibilità di vedere il proprio avatar vestito con l’abbigliamento che vorremmo comprare. Dal mio punto di vista, pur trovandone i lati positivi, ad esempio una persona impossibilitata a muoversi può godere di un viaggio ai Caraibi o di un volo a bassa quota sulle scogliere del Portogallo senza muoversi da casa, vedo anche aspetti problematici. C’è il rischio che la persona, e penso soprattutto ai nostri ragazzi, sia portata a vivere fuori dal mondo reale, senza un rapporto vero con i coetanei e la vita. Mi chiedo come diventeremo se non sapremo usare con buon senso e intelligenza queste nuove opportunità. È affascinante poter mangiare un bell’hamburger virtuale in un ristorante virtuale di New York, ma non ci resterà alla fine un po’ di fame?
*Informatici Senza Frontiere è una onlus nata nel 2005 con oltre 300 soci in tutta Italia che operano per promuovere un uso della tecnologia più intelligente, sostenibile e solidale, la cui rilevanza è riconosciuta dall’ONU.