Lo scrigno della lingua italiana

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Claudia Savigliano

Ragionamento guidato Lessico e grammatica Grammatica in contesto Riepilogo passo a passo

GRAMMATICA LESSICO COMUNICAZIONE

Inclusione PERCORSI DIGITALI INTERATTIVI


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

Il percorso che faremo I PRONOMI Personali • forme soggetto • forme complemento • allocutivi

In primo piano Il pronome (dal latino pro, “invece di”, e da nomen, “nome”) è la parte del discorso che sostituisce o sottintende un nome o un altro elemento della frase, oppure un’intera frase. Giada mi ha chiamata poco fa per comunicarmi la bellissima notizia che le avevano appena dato.

• riflessivi

Relativi • semplici • misti

GLI AGGETTIVI PRONOMINALI Pronomi e aggettivi • possessivi

Oltre ai pronomi personali e relativi, ne esistono altri che appartengono alla classe mista degli aggettivi pronominali, costituita da pronomi e aggettivi. Gli aggettivi pronominali si trovano in funzione di aggettivi, quando accompagnano un nome, hanno invece funzione di pronomi, quando sottintendono il nome. Ho dimenticato i miei pennarelli, mi presti i tuoi? Prendi questi pennarelli. Non usare quelli. Non ho nessun pennarello. Tu ne hai qualcuno da prestarmi? «Quanti pennarelli hai?» «Non so nemmeno io quanti siano». Ho solo due pennarelli. Me ne servirebbero tre.

• dimostrativi • indefiniti • interrogativi ed esclamativi • numerali

Gli aggettivi pronominali sono anche chiamati determinativi perché “determinano”, cioè specificano, una caratteristica del nome. Costituiscono un sistema chiuso, in quanto formato da un numero circoscritto e fisso di elementi, e non ammettono né l’alterazione né i gradi di intensità (a differenza degli aggettivi qualificativi). Gli aggettivi pronominali hanno per la maggior parte forme variabili, che si accordano in genere e numero con il nome che sostituiscono o che accompagnano. I pronomi personali e i pronomi relativi, che risentono della declinazione latina, presentano forme diverse per esprimere il complemento diretto e i complementi indiretti.

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Il pronome e gli aggettivi pronominali

1 Le funzioni dei pronomi I pronomi possono svolgere più funzioni. La loro funzione principale, come indica il loro stesso nome, è quella sostituente. Possono sostituire: ■ un nome:

Greta ha un cagnolino al quale è molto affezionata.

■ un aggettivo:

Credevo fosse già pronta, invece non lo è.

■ un altro pronome: Quelli che sono venuti si sono divertiti. ■ un verbo:

Non vengo: non ne ho voglia.

■ una frase:

«Dove sono andati?» «Non lo so».

cagnolino

pronta Quelli

di venire dove sono andati

Inoltre, possono richiamare un elemento già citato (funzione anaforica), oppure anticipare qualcosa di cui si parlerà in seguito (funzione cataforica). Camilla ha chiamato Stefano, ma lui, che era occupato, non le ha risposto. → funzione anaforica L’ho capito subito: Anna si è offesa. Perciò ti suggerisco questo: parliamole. → funzione cataforica

I pronomi hanno una funzione sintattica quando istituiscono un rapporto di coordina­ zione o, nel caso dei pronomi relativi, di subordinazione tra due proposizioni. Io gli ho scritto, lui non mi ha risposto. Ho scritto ad Alberto, che non mi ha ancora risposto.

Vi sono pronomi, come alcuni personali e dimostrativi, che svolgono una funzione indicatrice, indicano cioè un elemento che non è citato nel discorso e che può essere individuato solo in riferimento al contesto comunicativo. Vieni tu a fare l’esercizio alla lavagna; lui è già venuto ieri. Tutti voi seguite.

Altri pronomi, come i possessivi e i dimostrativi, non sostituiscono una parola, ma la sottintendono. Credo che la tua opinione sia molto simile alla mia. Non mi piace questa maglia, preferisco quella.

Altri ancora non hanno nessuna relazione con un nome espresso o sottinteso, ma han­ no un valore assoluto. Io non capisco niente di questo programma: c’è qualcuno che può aiutarmi?

Sulla base del significato e della funzione, si ha la seguente classificazione:

svolgono solo la funzione di PRONOMI

■ i personali ■ i personali riflessivi ■ i relativi

svolgono la funzione di PRONOMI e AGGETTIVI e sono perciò definiti aggettivi pronominali

■ i possessivi ■ i dimostrativi ■ gli identificativi ■ gli indefiniti ■ gli interrogativi ed esclamativi ■ i numerali

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La morfologia

2 I pronomi personali

Percorso digitale

I pronomi personali indicano la persona che parla (1a persona), la persona o l’animale a cui si parla (2a persona), la persona, la cosa o l’animale di cui si parla (3a persona). La loro forma varia anche in relazione al numero e alla funzione logica. Hanno infatti: ■ una forma per la funzione di soggetto, sempre tonica; ■ due forme per la funzione di complemento, l’una tonica, l’altra atona. persona e numero La FORMA dei pronomi personali è variabile in base a

genere solo alla 3a persona funzione logica

con funzione di SOGGETTO hanno una sola forma, sempre tonica

Chiama me.

Chiamerò io.

PERSONA

SOGGETTO

con funzione di COMPLEMENTO hanno due forme: tonica atona Mi chiami?

COMPLEMENTO forme toniche

forme atone

1a singolare io

me

mi (c. oggetto, c. di termine)

2a singolare tu

te

ti (c. oggetto, c. di termine)

3a singolare lui, egli maschile (per persone) esso (animali o cose)

lui esso (c. indiretto)

lo (c. oggetto) gli (c. di termine) ne (= di lui / di esso; da lui / da esso; c. indiretto)

3a singolare lei, ella lei essa (c. indiretto) femminile (per persone) essa (per persone, animali o cose)

la (c. oggetto) le (c. di termine) ne (= di lei / di essa; da lei / da essa; c. indiretto)

1a plurale

noi

noi

ci (c. oggetto, c. di termine)

2a plurale

voi

voi

vi (c. oggetto, c. di termine)

3a plurale maschile

loro, essi

loro essi (c. indiretto)

li (c. oggetto) ne (= di loro, da loro; c. indiretto)

3a plurale femminile

loro, esse

loro esse (c. indiretto)

le (c. oggetto) ne (= di loro, da loro; c. indiretto)


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

2.1 I pronomi personali soggetto I pronomi personali soggetto indicano chi svolge o subisce l’azione espressa dal verbo. In italiano, il pronome personale in funzione di soggetto non viene, di solito, espresso quando la persona può essere dedotta dalla desinenza del verbo. Deve invece essere espresso in tutti quei casi in cui il soggetto non può essere chiaramente ricavato dal verbo o dalla frase, quando il soggetto è seguito da un attributo o da un’apposizione, nelle contrapposizioni e quando si vuole dare risalto al soggetto. «(Voi) Avete mai giocato a tennis?» «No, (noi), però, giochiamo spesso a volano». Tu parlare con loro? Non credo che tu (lei, lui) riesca a finire i compiti in tempo. Tu, il mio migliore amico, hai detto quello di me? Noi arriveremo sabato: loro ci raggiungeranno lunedì.

I pronomi di 1ª e 2ª persona, io, tu, noi, voi, non distinguono il genere. Il pronome di 3ª persona, invece, ha forme diverse sia per indicare il genere, sia per distinguere persone o animali e cose. FORME E USI DEI PRONOMI DI 3ª PERSONA ■ Egli ed ella si riferiscono solo a persone già citate. Oggi, tuttavia, egli è usato per lo più negli scritti formali; ella è una forma letteraria, caduta in disuso anche nello scritto. ■ Lui, lei, loro sono le forme più usate per indicare le persone e, nella lingua quoti­ diana, anche gli animali domestici. Queste forme sono d’obbligo dopo un verbo, dopo le congiunzioni e, anche, proprio, pure, neppure, nelle contrapposizioni o per mettere in evidenza il soggetto. Sarà lei la nostra guida? Lui gioca a golf, lei è una grande sciatrice.

Neppure loro hanno saputo fare l’esercizio. È lui che mi avvertita!

■ Esso, essa, essi, esse sono pronomi ormai caduti in disuso nel parlato e sono per lo più sostituiti dalle forme dei dimostrativi questo, quello. In ogni caso, esso indica un animale o una cosa; essa, essi, esse possono essere riferiti a persone, animali o cose. NEL VIVO DELLA LINGUA

Gli usi particolari del pronome personale soggetto In alcuni particolari contesti comunicativi viene usato il pronome di 1a persona plurale noi al posto di io. Ciò avviene: ■ nei discorsi ufficiali di persone che rivestono alte cariche dello Stato o della Chiesa, secondo il costrutto del pluralis maiestatis, “plurale di maestà”, di derivazione latina; Noi rivolgiamo un accorato appello a tutti i cittadini.

■ negli articoli giornalistici, nelle interviste, nelle lettere commerciali per attenuare la personalizzazione di ciò che si afferma. Noi affronteremo l’argomento nella prossima puntata. Noi abbiamo il piacere di comunicarle che la sua richiesta è stata accolta.

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La morfologia

2.2 I pronomi personali complemento I pronomi personali complemento si usano in tutte le funzioni logiche diverse dal soggetto e presentano due tipi di forme: una forma tonica o forte, cioè dotata di accento proprio, e una forma atona o debole, che si appoggia al verbo nella pronuncia. LE FORME TONICHE Le forme toniche o forti sono usate da sole, cioè senza preposizione, nei seguenti casi: ■ quando hanno funzione di complemento oggetto; Dovevano chiamare lui, non te.

■ quando seguono i verbi essere, sembrare e non si riferiscono al soggetto; Se lei fosse me, accetterebbe.

Da lontano Marco sembrava te!

■ nelle esclamazioni; Fortunato te!

Povera me!

■ dopo come o quanto quando il verbo è sottinteso. Non fare come me. MA Non fare come faccio io.

Sono in ansia quanto te. MA Sono in ansia quanto lo sei tu.

Per esprimere i complementi indiretti, le forme toniche sono precedute da una preposizione o da una locuzione con valore di preposizione. Parlo di lei, non di te.

Sono arrivato con lei e prima di loro.

LE FORME ATONE Le forme atone o deboli, anche dette particelle pronominali, non sono mai precedute da preposizione. A seconda della loro posizione, si dicono: ■ proclitiche, quando sono collocate prima del verbo; ■ enclitiche, quando si uniscono alla parte finale del verbo. Ciò avviene se il verbo è all’imperativo, al gerundio, al participio passato, all’infinito (che perde la e finale). In presenza di un infinito preceduto da un verbo servile (volere, potere, dovere, sapere) si può avere sia la forma enclitica sia la forma proclitica posta prima del verbo servile. proclitiche

enclitiche

Lui non ci aiuterà. Lo hai capito? La vedrò domani. Vi devo dare un libro. Le puoi parlare tu?

Aiutaci tu! Averlo capito è importante. Vedendola, capirai. Devo darvi un libro. Puoi parlarle tu?

GLI USI DELLE FORME TONICHE E ATONE Le forme toniche e le forme atone non sono del tutto equivalenti: in alcune funzioni sono d’obbligo le forme toniche; nei casi in cui possono essere usate entrambe, le forme toniche hanno un’intensità maggiore rispetto a quelle atone.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

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Ecco un quadro sintetico dei vari usi delle due diverse forme: funzione

forme toniche

forme atone

complemento oggetto (risponde alla domanda: chi?, che cosa?)

me, te, lui, lei, noi, voi, loro ■ mettono in risalto il pronome Hanno scelto lui. ■ si usano nelle contrapposizioni Ho chiamato te, non lei.

mi, ti, lo, la, ci, vi, li, le ■ danno scarso rilievo al pronome Lo hanno scelto. ■ non si usano nelle contrapposizioni

complemento di termine (risponde alla domanda: a chi?, a che cosa?)

preposizione a + me, te, lui, lei, noi, voi, loro Scriverò a lui. Telefona a lei. ■ si usano nelle contrapposizioni Lo dico a te, non a lei. ■ per la 3a persona plurale si usa loro, con o senza la preposizione a Manderò (a) loro un regalo.

mi, ti, gli, le, ci, vi ■ danno scarso rilievo al pronome Gli scriverò. Telefonale. ■ non si usano nelle contrapposizioni

me, te, lui, lei, noi, voi, loro sempre precedute da una preposizione; sono d’uso obbligatorio Non mi fido di lui. L’ho comprato per te. Non vendere i libri: qualcuno di essi potrebbe servirti.

non si usano tranne ne (= di lui, di lei, di loro, da lui, da lei, da loro) Certo Luca ti piace: ne parli sempre. (= di lui) Lei ha un brutto carattere e io ne sto lontana. (= da lei) Potrebbe servirtene qualcuno.

altri complementi indiretti

■ per la 3a persona plurale non esiste una forma debole

Come si può vedere, le forme atone possono esprimere funzioni logiche diverse: ■ mi, ti, ci, vi possono essere complemento oggetto e complemento di termine; ■ le può essere complemento oggetto plurale e complemento di termine singolare. LE FORME ATONE IN COPPIA Le forme atone possono essere usate in coppia e si trovano per lo più in posizione proclitica; sono invece enclitiche se il verbo è all’imperativo, all’infinito o al gerundio. In questi casi: ■ la prima forma ha funzione di complemento di termine: mi, ti, ci, vi diventano me, te, ce, ve; il pronome gli assume la forma glie- (= a lui, a lei, a loro) e si unisce all’altro pronome; ■ la seconda forma, costituita da lo, la, li, le, è complemento oggetto; può svolgere invece la funzione di vari complementi indiretti il pronome ne. proclitiche

enclitiche

Me la presenti? Te lo spiegheranno. Ce ne compri uno? Ve lo hanno detto. Glielo comunicherò. Glieli hai comprati? Gliene parlerò.

Presentamela! Avendotelo già spiegato, potevi farlo meglio. Compracene uno. Avervelo detto prima! Comunicaglielo. Compraglieli! Parlandogliene capirà.


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La morfologia

2.3 I pronomi allocutivi I pronomi allocutivi (dal latino adloquor, “parlare”) sono le forme dei pronomi personali usate per rivolgersi direttamente a qualcuno. Per scegliere tra le loro forme, si deve tener conto sia del tipo di rapporto tra gli inter­ locutori sia della situazione – familiare e informale o formale – in cui avviene la comu­ nicazione: ■ tu e voi sono allocutivi di tipo confidenziale per rivolgersi a una o più persone. Sono usati tra interlocutori legati da rapporti di familiarità e di parità (tra amici, coetanei, paren­ ti) o anche, in rapporti di non parità, dalla persona più anziana o con un ruolo o una funzione sociale superiore agli interlocutori (per esempio, da un insegnante in classe); Dimmi, Francesca: tu sei riuscita a fare gli esercizi? E voi, ragazzi, li avete trovati difficili?

■ Lei, voi, loro, Ella sono forme di cortesia e sono di carattere più formale. – Lei si usa nei confronti di una persona con cui non si ha familiarità e confidenza o che riveste un ruolo o una funzione sociale superiore. In questo caso le forme com­ plemento sono sempre femminili (la, le); i verbi sono alla terza persona singolare e l’imperativo è sostituito dal congiuntivo esortativo; nomi, aggettivi, verbi concorda­ no al maschile se riferiti a un uomo, al femminile se riferiti a una donna. Dottore, la ringrazio; lei è stato molto chiaro! Mi dica: le posso chiedere un’altra informazione? Dottoressa, la ringrazio; lei è stata molto chiara! Mi dica: le posso chiedere un’altra informazione?

– Voi è la forma usata per rivolgersi a più persone alle quali singolarmente si darebbe del lei; la forma loro, invece, è adatta a contesti molto formali, soprattutto di tipo lavorativo. A casa, con ospiti con cui non si ha familiarità: Gradite un aperitivo? Ve lo preparo subito. Il cameriere ai clienti: Loro gradiscono un aperitivo? Un cliente: Grazie, ce lo porti pure. – La forma Ella è usata in contesti molto formali, verso una persona che riveste un ruo­ lo di grande prestigio, come un’alta carica civile o religiosa. In questi casi i pronomi si scrivono con la lettera maiuscola di riverenza. Ecco un esempio, tratto dal discorso di papa Francesco al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del 18 aprile 2015: Signor Presidente, Le sono grato per la Sua visita, che Ella compie a soli due mesi da quando i Rappresentanti del Popolo italiano La hanno eletta alla più alta magistratura dello Stato.

NEL VIVO DELLA LINGUA

Gli allocutivi dal passato a noi Le modalità d’uso dei pronomi allocutivi non sono state sempre costanti nel tempo, ma hanno seguito di pari passo le trasformazioni della società, anche in tempi recenti. ■ Il pronome tu era l’allocutivo usato dagli antichi Romani in tutte le situazioni comu­ nicative. Nel Medioevo, il suo uso si limitò o ai contesti informali o per rivolgersi a individui di ceto inferiore. Oggi il tu è proprio dei rapporti informali: è buona norma usarlo solo nei confronti di persone con cui si ha una certa familiarità o con inter­ locutori che hanno una posizione professionale di parità. Il suo uso, tuttavia, tende sempre più a estendersi, anche a causa del cambiamento dei rapporti interpersonali, molto meno gerarchizzati rispetto a un tempo.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

■ L’uso del voi nei confronti di una persona di riguardo fu introdotto dagli imperatori romani del III secolo d.C., come segno distintivo della propria superiorità e si mantenne fino al Seicento, quando, durante la dominazione spagnola in Italia, si cominciò ad ag­ giungere al voi titoli onorifici come Eccellenza o Signoria, che erano di genere femminile e richiedevano il verbo alla terza persona singolare. Per questo motivo, il voi fu sostitui­ to prima da Ella e poi, a partire dall’Ottocento, da lei. L’uso del lei fu però osteggiato durante il regime fascista, che nel 1938 avviò una campa­ gna a favore del voi e contro il lei, considerato “femmineo” e, erroneamente, straniero. Questa imposizione ebbe un relativo successo solo nel Sud, dove il voi era già normal­ mente usato come segno di affetto o di rispetto nei confronti di persone anziane o di riguardo. Nelle altre zone dell’Italia si continuò a ricorrere al lei che rimane ancora oggi l’allocutivo richiesto negli scambi comunicativi formali. Il voi sopravvive ancora nel parlato di alcune zone dell’Italia centro­meridionale ed è, nella lingua scritta, l’allocuti­ vo specifico del linguaggio commerciale.

2.4 I pronomi personali riflessivi I pronomi riflessivi sono una sottoclasse dei pronomi personali: si riferiscono sempre al soggetto della frase e hanno funzione di complemento diretto o indiretto (mai di soggetto). Valentina si sta lavando. Ragazzi, non rovinatevi la vita!

Valentina, lavati le mani! Ognuno dovrebbe badare a se stesso.

I pronomi riflessivi di 1a e 2a persona hanno forme uguali a quelle dei pronomi perso­ nali complemento; alla 3a persona hanno invece forme proprie. Per ciascuna persona possiedono due forme, l’una tonica – che può essere rafforzata dall’aggettivo stesso –, l’altra atona. persona

forma tonica (tutti i complementi)

forma atona (compl. oggetto / compl. di termine)

esempio

1a singolare

me (stesso/a)

mi

Io penso a me e mi curo.

2ª singolare

te (stesso/a)

ti

Tu pensi a te e ti curi.

3ª singolare

sé (stesso/a)

si

Lui pensa a sé e si cura.

1ª plurale

noi (stessi/e)

ci

Noi pensiamo a noi e ci curiamo.

2ª plurale

voi (stessi/e)

vi

Voi pensate a voi e vi curate.

3ª plurale

sé (stessi/e), loro

si

Loro pensano a sé e si curano.

Le forme toniche seguono sempre il verbo e possono svolgere la funzione di complemento oggetto o, se accompagnate da una preposizione, di complemento indiretto. Per la 3ª persona plurale si usa la forma loro al posto di sé dopo la locuzione in mezzo a o le preposizioni tra, fra per esprimere l’azione reciproca, cioè un’azione che due soggetti si scambiano l’un l’altro. Lei amava solo se stessa/sé stessa. Siete troppo severi con voi stessi. Hanno accolto il nuovo arrivato in mezzo a loro.

Abbi fiducia in te. Sii sempre te stesso. Quei due parlano sempre tra loro.

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La morfologia

Le forme atone, mi, ti, ci, vi, si, servono a costruire la forma riflessiva del verbo (▶ p. 118). Possono essere proclitiche o enclitiche e svolgere due funzioni sintattiche: ■ complemento oggetto, nella forma riflessiva propria; Paolo si sta rovinando.

Paolo teme di essersi rovinato.

■ complemento di termine, nella forma riflessiva apparente; in questo caso diventa­ no me, te, ce, ve, se quando sono seguite da un’altra particella atona. Tu ti stai rovinando la vita. Me ne comprerò un altro.

Stai per rovinarti la vita. Te lo sei già messo?

Le particelle plurali ci, vi, si sono usate anche nella forma riflessiva reciproca e, a se­ conda del significato del verbo, possono avere funzione di complemento oggetto o di termine. Io e Luca ci stimiamo molto. Vi scrivete ancora?

Si amano da sempre. Ci diciamo sempre tutto.

compl. oggetto compl. di termine

Mi, ti, ci, vi, si entrano anche nella composizione dei verbi intransitivi pronominali (▶ p. 121): in questo caso non hanno valore riflessivo e non svolgono alcuna funzione sintattica ma sono parte integrante del verbo. Mi sono stupito.

ESERCIZI

Anna si è pentita.

Non vi vergognate?

Altri esercizi di recupero e potenziamento sull’eBook

1 Individua e sottolinea i pronomi personali soggetto. 1. Io non riesco ad accompagnare Lucio; potete farlo voi? 2. Dovete indicarmi voi la strada per arrivare da loro. 3. Potete chiamare voi Arianna? Lei doveva già essere qui. 4. Vorrei che anche tu potessi accettare l’invito che ci hanno fatto loro. 5. Metti in ordine tu la cucina: non posso fare sempre tutto io. 6. Ho messo io a posto la stanza, non lui. 7. «Gli hai dato tu il giornale?» «Sì, adesso lo sta leggendo lui». 8. Se non puoi andarci tu, andrà lei alla riunione di mercoledì? 9. Hanno preparato loro questa torta buonissima?

2 Individua e sottolinea i pronomi personali complemento. 1. Non la vedo da alcuni giorni e vorrei parlarle. 2. Lo hanno convocato per il lavoro che avevano già offerto a te. 3. Le hai accompagnate in aeroporto? Ti hanno ringraziato? 4. Lo inviterò a essere sincero con lei e a dirle sempre ciò che pensa. 5. Non gli presterò il mio dizionario: lui non mi presta mai niente. 6. Dato che a lei non interessa, vuoi venire tu a teatro con me? 7. Non posso regalarle un profumo, lo ha già regalato lei a me. 8. Possiamo darvi un consiglio? Lasciateli in pace. 9. Ti abbiamo comprato tutto quello che ci avevi chiesto. 10. Possiamo aiutarli in qualche modo? Ci farebbe piacere. 11. Ho incontrato Silvio e l’ho invitato a venire a correre con tutti noi.

3 Volgi al singolare le frasi 1-5 e al plurale le frasi 6-8. 1. Perché non venite al cinema anche voi? 2. Non dobbiamo scrivere noi a loro, ma voi. 3. Le tue sorelle hanno un grosso problema: se voi steste loro accanto, le sollevereste da qualche preoccupazione. 4. Quando ho chiesto loro di aiutarmi a terminare il lavoro, i miei amici si sono subito dichiarati disponibili; io li ho poi ringraziati moltissimo e ho fatto loro un piccolo regalo. 5. I miei fratelli non si accorgevano che li stavamo osservando e così abbiamo fatto loro uno scherzetto. 6. La mia amica ama molto gli animali e io le regalerò un gattino. 7. Ho telefonato a un mio compagno di scuola e l’ho invitato a mangiare una pizza. 8. Tua cugina è un’egoista: a lei non importa nulla di come stai tu.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

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4 Inserisci opportunamente i pronomi personali in funzione di soggetto. 1. Proprio mi fai questo? 2. Dovresti andarci : non sanno la strada. 3. ha riferito loro . la notizia e anche sono rimasti senza parole. 4. Non ho copiato i compiti: non mi comporto così, 5. «È stato ad arrivare per primo?» «Sì, e si è sorpresa moltissimo». 6. Penso che volessero hanno ricevuto la mia cartolina; solo partire; sei che non avevi intenzione di farlo. 7. Neppure alla riunione di condominio; è troppo impegnato. l’hai ricevuta. 8. Verremo

riconoscere la funzione logica delle forme atone Per riconoscere la funzione logica delle forme atone all’interno di un testo, bisogna innanzitutto considerare la reggenza del verbo. Per maggior sicurezza, è poi consigliabile trasformare la forma atona nella forma tonica corrispondente. COME RAGIONARE PER…

Andrea mi chiama. (= me) Perdonami. (= me) Non ti ho visto. (= te) Voglio vederti. (= te) Lo vedrò domani. (= lui) Chiamalo. (= lui) La vedrò domani. (= lei) Non disturbarla. (= lei) Ci hanno chiamato. (= noi) Dovrà ascoltarci. (= noi) Vi accompagneremo. (= voi) Vuole accompagnarvi. (= voi) Li aspettiamo. (= loro masch.) Aiutale. (= loro femm.)

Mario mi telefonò. (= a me) Scrivimi. (= a me) Ti racconterò tutto. (= a te) Non posso risponderti. (= a te) Gli dirò la verità. (= a lui) Dagli tempo. (= a lui) Le scriverò domani. (= a lei) Portale dei fiori. (= a lei) Ci porterà dei libri. (= a noi) Dateci fiducia. (= a noi) Vi farò uno sconto. (= a voi) Posso telefonarvi? (= a voi)

5 Individua i pronomi personali complemento e distingui le forme in funzione di complemento oggetto e quelle in funzione di complemento di termine. 1. I biglietti? Li avevi già comprati tu? 2. Ascoltate me, non loro. 3. Ci hanno detto che ci accompagneranno con la loro auto. 4. Le hai indicato tu la strada? 5. Quando gli hai comunicato la notizia? 6. Portale tu a scuola e se puoi porta anche loro. 7. Portale la torta che ho preparato. 8. Chi vi ha dato il permesso di uscire? 9. Le dirò io tutta la verità. 10. Ragazzi, ascoltatemi! 11. Dagli tu una mano. 12. Vi hanno informati riguardo alla data della verifica? 13. Vi vengo a prendere dopo. 14. Perché lo hai lasciato là da solo? 15. Ti prego: non coinvolgerla nei tuoi strani progetti. 16. Raccontami la verità: ti ascolto. 17. Non mi avevi ancora parlato di lui. 18. Portalo con te e spiegagli il percorso. 19. Ci sembra giusto incontrarli. 20. Non vi farò stare in pensiero: vi telefonerò subito. 21. Devono darci più spazio o non potremo dimostrare loro le nostre capacità.

6 Individua i pronomi personali e distingui le forme in funzione di soggetto, quelle in funzione di complemento oggetto e quelle in funzione di complemento di termine. 1. Esponici il problema e cercheremo noi di aiutarti. 2. Vorrei vedervi domani per raccontarvi quello che mi è successo ieri. 3. Ti prego, perdonami e dammi un’altra occasione per dimostrarti il mio affetto. 4. Non smetteremo mai di ringraziarvi: accordandoci la vostra fiducia, ci avete salvati voi da quella brutta situazione. 5. È stato ben felice lui di accompagnarvi in vacanza! 6. Proprio tu gli hai promesso ciò che non ti sarà possibile mantenere! 7. L’imputato ha ammesso di essere stato lui a rapinarli e a ordinare loro di tacere. 8. Mi farebbe piacere se venissero anche loro: chiama Martina e chiedile se sono liberi domani. 9. Vorrei essere stato io a dirle quelle parole. 10. Credi sia giusto che lei non ci saluti più? 11. Non ti sembra di aver esagerato a parlarle con quel tono? Ti hanno criticato tutti!


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La morfologia

STORIE DI PAROLE Individua i pronomi personali e distingui le forme in funzione di soggetto, quelle in funzione di complemento oggetto e quelle in funzione di complemento indiretto.

Il mito di Europa Chi di voi conosce l’origine della parola Europa ? LAVORARE SUL LESSICO Se non la sapete, ve la diciamo noi, raccontandovi il mito da cui essa Trova un sinonimo è derivata. Europa era una bellissima principessa, figlia del re di Tiro. per ognuna delle seguenti parole (in colore nel testo). Lei era solita andare sulle rive del mare assieme alle sue coetanee per • assumere • sembianze raccogliere fiori e intrecciare con essi delle ghirlande. Un giorno Zeus • placidamente • mansueto le vide dall’alto, notò tra di loro Europa e subito se ne innamorò. Al­ • montare • groppa lora egli scese dall’Olimpo e, per non spaventare le giovani, assunse le sembianze di un toro bianco che pascolava placidamente. Nel vederlo così bello e mansueto esse gli si avvicinarono per accarezzarlo. Europa, per gioco, gli montò in groppa e lui all’improvviso la rapì, fuggendo al galoppo sulle acque del mare. La giovane terrorizzata vedeva sotto di lei gli abissi del mare e durante la folle corsa si teneva ben aggrappata alle corna di lui. Infine, quando giunsero a Creta, il toro la depose sotto un grande platano, le si rivelò come Zeus e si unì a lei, che in seguito partorì tre figli, tra cui il famoso Minosse. Il nome Europa fu poi usato dai Greci per indicare l’area geografica attorno alla Grecia, che per loro rappresentava la culla della civiltà contrapposta all’Asia, “terra di barbari”. 8

COMPRENDERE IL TESTO

Rileggi il testo dell’esercizio precedente e rispondi alle seguenti domande.

1. Per quale motivo Zeus assunse le sembianze di un toro? 2. Da chi e dove fu concepito Minosse? 3. Da chi e come fu usato per la prima volta il termine Europa in senso geografico?

SCRIVERE E PARLARE BENE

Gli errori ricorrenti nell’uso dei pronomi personali L’uso dei pronomi personali è alla base di errori gravi e molto ricorrenti che devi evitare non solo nella scrittura, ma anche quando parli. ■ In funzione di soggetto la forma corretta è tu, non te che è invece complemento. NO *Te sei proprio un’amica. *Farò come hai fatto te. *Dimmelo te.

SÌ Tu sei proprio un’amica. Farò come hai fatto tu. Dimmelo tu.

■ Sono scorrette, anche se molto diffuse nel parlato informale, le espressioni a me mi, a te ti ecc. perché lo stesso pronome viene ripetuto con due forme diverse ma equivalenti. Allo stesso modo non si deve usare ne (= di / da lui, lei, loro, questo, questa, questi, queste) quando nella frase c’è già un altro elemento con la stessa funzione logica. NO *A me mi piace viaggiare. *Il caffè a te non ti piace? *A lui non glielo presto. *Adele di lui ne parla male. *Ho un problema di cui te ne devo parlare. *Ne vuoi ancora un po’ di gelato?

SÌ A me piace viaggiare. / Mi piace viaggiare. Non ti piace il caffè? / A te non piace il caffè? A lui non lo presto. / Non glielo presto. Adele parla male di lui / ne parla male. Ho un problema di cui ti devo parlare. Vuoi ancora un po’ di gelato? / Ne vuoi ancora un po’?

■ Per la 3a persona in funzione di complemento di termine si deve usare: – gli per il singolare maschile (= a lui); – le per il singolare femminile (= a lei); – loro per il plurale maschile e femminile; questa forma tende oggi a essere sostituita da gli, che è consi­ derata accettabile ma solo per il maschile.


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

303

Attenzione a non confondere le forme li e gli. Stefano mi ha chiesto un parere e io gli dirò francamente ciò che penso. Marta mi ha chiesto un parere e io le dirò francamente ciò che penso. Ho incontrato Paolo e Luca e li ho invitati alla festa. Marta e Paola mi hanno chiesto un parere e io ho detto loro ciò che penso. Andrea e Luca mi hanno chiesto un parere e io ho detto loro / e io gli ho detto ciò che penso.

■ Le forme ci e ce significano a noi e devono essere riferite sempre solo alla 1a persona plurale. NO *Ho visto Luca, ma non ci ho parlato. SÌ Ho visto Luca, ma non gli ho parlato. *«Se vedo Sara ce lo dico io». «No, non dircelo!» «Se vedo Sara glielo dico io». «No, non dirglielo!»

9 Inserisci la forma corretta del pronome personale. 1. Lasciate in pace! Non più avere niente a che fare con

rendete conto che Tommaso è arrabbiato? .

2. È meglio che pere da altri.

che sono tuo amico e

lo dica

voglio bene, prima che

3. Abbiamo parlato con Diego e abbiamo chiesto delle spiegazioni: e non siamo riusciti a far dire una parola sull’accaduto. 4. Beato perché

ha detto che non vuole

che andrai a Londra e rivedrai George e Alan: trovo molto simpatici.

lo venga a sa-

abbiamo visto molto strano

farebbe davvero piacere incontrar

5. Ho visto Alice diversa, da tempo non capitava di essere così allegra: sei stato bravo riuscito finalmente a far sorridere dopo tutto quello che è successo. 6. Se stasera andrai da Nicolò, riporta i libri che ha prestato; probabilmente gere la relazione che è stata assegnata per la settimana prossima.

,

che sei

aspetta per svol-

10 Inserisci la forma corretta del pronome personale. 1. Se fossi in

, non lo farei; ma sono certa che

lo farai.

2. Ho ereditato una raccolta di francobolli: qualcuno di 3. «Anche

hai ricevuto la borsa di studio?» «No, non sono bravo quanto

4. Una volta uscita

, tutti

5. Essendosi infortunati 6. Fortunato

potrebbe valere parecchio. ».

criticarono perché si era comportata in modo sgarbato.

, non potremo mai vincere la gara. Sono

le colonne della squadra!

! Hai già superato l’esame!

7. L’hai fatto proprio

o ti hanno aiutato anche

?

8. Il medico mi ha prescritto dei nuovi farmaci: grazie a

, mi sento molto meglio.

9. È stata

un’amica,

a darmi quel consiglio e

, credendo

10. Ieri ho detto di chiamare la nonna per far puoi ricordare anche ?

gli auguri, ma non

ho dato retta. ho ancora visti farlo:

11 Riscrivi le seguenti frasi correggendo gli errori nell’uso dei pronomi personali. 1. Di lui non ne so nulla. 2. A chi non gli piace il gelato? 3. Porti anche te da bere alla festa? 4. Dimmi che dolce vuoi te. 5. Io non voglio saperne più nulla di lui. 6. A lui non glielo hanno ancora portato. 7. A me non mi è mai piaciuto camminare in montagna. 8. Sei proprio forte te! 9. Non ne hai ancora letto un capitolo del libro? 10. Cosa gliene importa a loro dei voti che prendo io? 11. Truccata così, non sembri più te. 12. Se la vedi, digli che non potrò venire. 13. Ne hai bisogno di fogli? 14. Ho incontrato Leone e Matteo, ma non gli ho detto nulla di te. 15. Povero tu: ultimamente hai sempre la febbre! 16. Diccelo! Sai che di lui ti puoi fidare!


304

La morfologia

12 Riscrivi le seguenti frasi correggendo gli errori nell’uso dei pronomi personali. 1. A me Alberto non mi è mai piaciuto. 2. Se la vedi, digli che gli devo parlare. 3. A lei non gliel’hanno ancora detto. 4. Di’ anche a me quello che pensi te. 5. Gli ho incontrati, ma non gli ho detto nulla di quanto è successo. 6. Beato tu che vai in vacanza! 7. Ne hai ancora sentito parlare di loro? 8. Sei proprio un ragazzo strano te! 9. Non devi chiedercelo a lui, ma a lei. 10. Lui è un bugiardo, perciò non crederlo. 11. Ne gradisci ancora un po’ di torta? 12. A lui non lo invito più alla mia festa. 13. A chi non gli piace il mare? 14. Vieni anche te al cinema con noi? 15. Io non me ne occuperò più di lui. 16. Sandra di lui ne ha un brutto ricordo.

13 Riscrivi le seguenti frasi sostituendo le parti sottolineate con il pronome personale adeguato e facendo le opportune modifiche. 1. Hai dato a Bogdan il regalo? 2. Hai parlato con Antonio e Christian? 3. Ho visto Bea e ho detto a Bea di non preoccuparsi. 4. Ho detto a Marika che non dimenticheremo Marika. 5. La tastiera che hai dato a Giacomo sta funzionando bene. 6. «Hai visto Sara?» «Sì, ho visto Sara e ho riferito a Sara l’orario di partenza». 7. Daniela ha chiesto al tabaccaio se avesse quegli strani francobolli, ma il tabaccaio ha risposto a Daniela che non aveva quei francobolli. 8. Ho incontrato la professoressa e il preside e ho comunicato alla professoressa e al preside il mio progetto. 9. Hanno dato quel materiale agli operai e gli operai hanno portato il materiale nel magazzino.

14 Riscrivi le seguenti frasi sostituendo le parole in corsivo con i pronomi personali adeguati. 1. A me regali il motorino? 2. A noi presenti Mia e Adele? 3. A voi non nasconderò la verità. 4. A Pietro non dirò il risultato. 5. A Sophie non parlerò più di Andrea. 6. A te darò i miei indirizzi e-mail. 7. A noi hanno parlato bene di quel cuoco.

15 Riscrivi le seguenti frasi sostituendo le parti in corsivo con la particella ne opportunamente inserita. 1. Flavia ha battuto il record nazionale: tutti lodano la prestazione di lei. 2. Lei è una ragazza modello: i genitori sono fieri di lei. 3. Le ho conosciute molto tempo fa e di loro conservo un bel ricordo. 4. Giacomo è un bravo idraulico: tutti parlano bene di lui. 5. Quei due anelli erano preziosi: ho ricavato da essi mille euro. 6. Quell’uomo ha un brutto carattere e io sto lontano da lui.

16

STORIE DI PAROLE Riscrivi il seguente testo sostituendo alle parole sottolineate una forma del pronome personale e modificando il verbo quando necessario.

La bussola era nel Medioevo l’urna di legno di bosso usata per le votazioni: successivamente la parola passò anche a indicare lo strumento usato per orientarsi e questo perché a contenere lo strumento era una scatola di bosso. Ma vediamo l’origine dello strumento. La bussola si diffuse in Europa solo nel XII secolo; la bussola, però, era stata inventata molto tempo prima dai Cinesi. Proprio i Cinesi, infatti, avevano scoperto l’esistenza del campo magnetico terrestre e avevano capito che un ago di ferro calamitato, libero di ruotare, si dispone sempre con la punta verso nord. Pertanto, posero un ago sopra un disco di sughero in un recipiente pieno d’acqua in modo che l’ago potesse muoversi liberamente. E così nacque la bussola: per molti secoli i viaggiatori avreb­ bero considerato la bussola uno strumento indispensabile soprattutto per la navigazione. Infatti,


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

305

grazie alla bussola i marinai erano in grado di conoscere sempre la loro posizione: perdere la bus­ sola sarebbe stato per i marinai fonte di gravissimi pericoli. Anche se attualmente altri strumenti ben più sofisticati hanno sostituito la bussola, della bussola rimane traccia anche nell’espressione “perdere la bussola”: senza la bussola un tempo i piloti delle navi potevano perdere la rotta, oggi, invece, noi perdiamo la calma e il controllo.

17

SCRITTURA CREATIVA Racconta un episodio reale o di fantasia in cui qualcuno ha “perso la bussola” (▶ es. 16) e utilizza almeno dieci pronomi personali.

NEL VIVO DELLA LINGUA

La dislocazione: uno strumento espressivo della lingua parlata Nell’italiano parlato si ricorre spesso al fenomeno della dislocazione. Si tratta dello spostamento di un elemento della frase in una posizione diversa da quella prevista dalla struttura della lingua, il cosiddetto “ordine non marcato” (soggetto – verbo – complementi). Nella dislocazione, il complemento oggetto o un qualsiasi complemento indiretto è spostato a sinistra o a destra del verbo e viene ripreso da un pronome. L’effetto che si produce è quello di porre in rilievo la parola che è considerata la più importante del discorso. ■ Nella dislocazione a sinistra si anticipa all’inizio e prima del verbo l’elemento che ha funzione di complemento oggetto o di complemento indiretto, e lo si riprende poi con un pronome. ordine marcato: dislocazione a sinistra

ordine non marcato

L’e-mail l’ho già mandata io.

Ho già mandato io l’e-mail.

A Giorgia le ho già spiegato tutto.

Ho già spiegato tutto a Giorgia.

Della tua torta ne vorrei ancora un po’.

Vorrei ancora un po’ della tua torta.

■ Nella dislocazione a destra il complemento (oggetto o indiretto) viene posto regolarmente dopo il verbo, ma viene anticipato da un pronome, che sarebbe superfluo. ordine marcato: dislocazione a destra

ordine non marcato

Lo aiuterò io, Victor.

Io aiuterò Victor. / Aiuterò io Victor.

Le dobbiamo telefonare a Marzia.

Dobbiamo telefonare a Marzia.

Ne parlano bene del nuovo professore.

Parlano bene del nuovo professore.

Come puoi osservare dagli esempi, entrambe le dislocazioni producono un particolare effetto informa­ tivo­espressivo, che nella lingua parlata risponde a un’esigenza pratica: chi parla mette in evidenza l’e­ lemento a cui dà più importanza e, di conseguenza, facilita anche l’ascoltatore nella ricezione dell’infor­ mazione. Attenzione Riguardo alla correttezza di questi usi, occorre dire che, se sono utili e accettabili nel parla-

to, non lo sono nello scritto, soprattutto se è di tipo formale; sono quindi da evitare, perché darebbero l’impressione che chi parla o scrive non sia capace di adeguare il proprio registro linguistico alla situazione in cui si trova. Sono accettabili nello scritto solo qualora si vogliano riprodurre realisticamente le forme del parlato, nei dialoghi di un romanzo o di un racconto. Lo fece Manzoni proprio a questo scopo nel capitolo 33 dei Promessi sposi: «Trovarla, la troverò io».


306

La morfologia

18 Indica se nelle seguenti frasi l’ordine è non marcato [NM], dislocato a destra [DD] o dislocato a sinistra [DS], poi valutane il diverso livello informativo-espressivo rispetto alla consueta disposizione nella frase. 1. Lo dobbiamo informare Marco del cambio di programma? [ ] 2. Questo regalo, me l’ha portato ie] ri Martina. [ ] 3. Il re Giovanni Senzaterra concesse la Magna Charta Libertatum nel 1215 d.C. [ ] 5. A tuo fratello chi gli ha dato questa informazio4. Li dobbiamo invitare Giulio e Claudio alla festa? [ ] 7. I compiti delle vacanze ne? [ ] 6. Li hai già avvertiti i professori che domani non verrai a scuola? [ li ho fatti tutti la scorsa settimana. [ ] 8. La pasta al forno la fa spesso mia zia. [ ] 9. Ho già preso io il ] E lei i soldi glieli dà sempre. regalo per la mamma. [ ] 10. Li chiede sempre a sua madre, i soldi. [ ] [ ] 11. Detesto ogni forma di volgarità. [

19

STORIE DI PAROLE

Completa il seguente testo inserendo i pronomi personali adeguati.

Il mito di Cassandra Cassandra, la bella figlia del re Priamo, LAVORARE SUL LESSICO aveva ricevuto da Apollo il dono della profezia. Il dio ave­ 1. La parola facoltà indica il potere, l’autorità, la possibilità, l’abilità, va concesso in cambio del suo amore, ma , dopo aver rice­ la capacità di fare qualcosa. vuto la facoltà profetica, aveva respinto. Così Apollo Nel linguaggio giuridico si parla inflisse una triste punizione: avrebbe preannunciato pericoli fu­ di facoltà di intendere e di volere: turi, ma nessuno avrebbe creduto. Prima che il fratello Pa­ significa che una persona è in grado di comprendere il significato ride partisse per Sparta, sapeva già che avrebbe rapito Ele­ e le conseguenze delle proprie na e avrebbe causato la distruzione di Troia. Perciò corse dai suoi azioni e di controllare il proprio genitori, profetizzò il tragico futuro di Troia, cercando di comportamento. Da facoltà è derivato l’aggettivo facoltativo, che significa convincer a non lasciar partire. Come sempre, però, . non ascoltarono. Dopo la conquista di Troia, Cas­ 2. Sostituisci con un sinonimo sandra diventò schiava di Agamennone e fu condotta da lui a le seguenti parole. Micene. Prima di giungere alla reggia, profetizzò • imminente • credito • affetto il suo assassinio, ma non volle creder e fu ucciso dalla moglie Clitennestra. Anche la sventurata profetessa venne uccisa, ma di lei rimane traccia nel lessico: , infatti, definiamo una Cassandra una persona che, vedendo un pericolo imminente, avverte gli altri, i quali però non danno credito. C’è poi la sindrome di Cassandra : ne è affetto chi prevede sciagure e pensa che non sia possibile evitare che si realizzino. 20 Distingui se i pronomi che hai inserito nell’esercizio precedente svolgono la funzione logica di soggetto, complemento oggetto o complemento di termine.

I PRONOMI ALLOCUTIVI 21

RISCRIVERE Riscrivi il testo con un registro più formale e con i corretti pronomi allocutivi, indirizzandolo a una persona con cui non hai un rapporto di confidenza.

Ciao Stefano! Come stai? Scusa tanto se ti scrivo solo ora e ti disturbo, ma ho avuto un imprevisto e non riuscirò ad arrivare puntuale al nostro appuntamento. Se posticipassimo di un’oretta tu potresti? Ti chiedo immensamente scusa, ma, a differenza di quanto ti avevo detto, i miei capi hanno fissato una riunione improvvisa che andrà per le lunghe: sono quindi costretto a chiederti di ritardare o rimandare il nostro caffè. Spero davvero tu possa posticipare e che non siamo costretti ad annullare perché avevo proprio piacere di vederti: non ci vediamo da tempo! Fammi sapere! Ti ringrazio e a presto! Un bacione Elia


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

307

22

Avete bisogno del permesso della vostra scuola per utilizzare la palestra, l’aula magna o uno spazio simile per l’assemblea di Istituto. In coppia, scrivete un’e-mail per il Dirigente scolastico / la Dirigente scolastica utilizzando i pronomi allocutivi di cortesia e un tono adeguato. Spiegate anche, in breve, che cosa ha organizzato la vostra classe per questa occasione.

23

Scrivi un’e-mail al Dirigente scolastico / alla Dirigente scolastica per suggerire degli interventi che potrebbero migliorare le aule e gli spazi comuni dell’Istituto.

24

SCRITTURA CREATIVA Scrivi due messaggi di invito a un evento importante, uno indirizzato a una persona amica e l’altro indirizzato a una persona con la quale non sei in confidenza.

SCRITTURA CREATIVA

SCRITTURA CREATIVA

I PRONOMI RIFLESSIVI 25 Spiega oralmente la differenza di significato delle seguenti coppie di frasi. 1. a. Stefano lo ha rovinato con quel gesto.

b. Stefano si è rovinato con quel gesto.

2. a. Mara la crede la migliore.

b. Sofia si crede la migliore.

3. a. Tommy deve credere in lui.

b. Tommy deve credere in se stesso.

4. a. Bea e Alina parlano tra di loro.

b. Bea e Alina parlano sempre di se stesse.

5. a. Andrea l’ha preparato.

b. Andrea si è preparato.

6. a. Marcus è sempre severo con lui.

b. Marcus è sempre severo con sé.

7. a. Potete contare su di noi.

b. Contate solo su di voi, ragazzi.

26 Distingui i pronomi personali [P] e i pronomi personali riflessivi [R]. 1. Tu mi parli sempre di te [ ] e anche lui mi racconta sempre di te [ ]. 2. Mi [ ] sono fatta male ] hanno vista e non mi [ ] hanno salutata: mi [ ] sono e lui mi [ ] ha visitata sul posto. 3. Mi [ proprio sentita offesa. 4. Se ci [ ] candideremo, ci [ ] voterai? 5. Mettetevi [ ] in testa che dovete ] e si [ ] sentono i migliori. 7. Tendi sempre ascoltarci [ ]. 6. Quei tre stanno sempre tra di loro [ a sottrarti [ ] al tuo dovere e ti [ ] credi sempre capace di rimediare; così tutti ti [ ] considerano un ]. 9. Vi [ ] siete visti allo specchio? Mi irresponsabile. 8. Sono molto timidi, non parlano mai di sé [ [ ] sembrate appena svegliati! Andate a lavarvi [ ] almeno!

27 Indica se ci, vi, si hanno funzione di pronome personale [P], pronome personale riflessivo [R] o pronome personale riflessivo reciproco [RR]. 1. Ditemi [ ] come vi [ ] siete incontrati. 2. Vi [ ] invitiamo al matrimonio, ma vi [ ] prego, vestitevi [ ] in modo adeguato: mettetevi [ ] la giacca e la cravatta. 3. Vi [ ] siete cacciati in un ] sottraete sempre al vostro dovere e gli altri pasticcio! E adesso dovremo togliervi [ ] dai guai! 4. Vi [ ] sono visti e hanno deciso di candidarsi [ ] come rapvi [ ] considerano dei fannulloni. 5. Si [ ] credono i migliori, ma non ci [ ] conoscono abbastanza. 7. Io e Laura ci [ ] presentanti. 6. Si [ diciamo tutto: molti ci [ ] dicono che sembriamo sorelle. 8. Che cosa ti [ ] impedisce di comprarti ] frequentano da molti anni: forse [ ] quella casa? Il denaro non ti [ ] manca. 9. Linda e Aldo si [ ] racconti perché tu e Michele non vi [ ] parlate più? 11. Io e le mie si [ ] sposeranno. 10. Ci [ ] raccontano ogni cosa. Tu invece non sorelle ci [ ] prestiamo spesso i vestiti. 12. Le vere amiche si [ mi [ ] confidi mai i tuoi pensieri.

28 Nelle frasi dell’esercizio precedente sottolinea i pronomi che hanno funzione di complemento di termine.


308

La morfologia

TIRIAMO LE FILA

29 Individua e trascrivi nella tabella, assieme al rispettivo verbo: ■ i pronomi personali; ■ i pronomi riflessivi; ■ le particelle pronominali si, se che fanno parte integrante di un verbo intransitivo pronominale; ■ un si di valore passivante.

La storia di Teseo Vi raccontiamo ora un famoso mito che ci parla dell’eroe Teseo, figlio del re di Atene, Egeo. Egeo durante un viaggio aveva incontrato la giovane figlia del re di Trezene, se ne era invaghito e unendosi a lei aveva concepito un figlio, Teseo. Poco dopo, però, il re dovette lasciarla per questioni politiche; prima però le rivelò che cosa Teseo avrebbe dovuto fare una volta cresciuto. Quan­ do Teseo venne a conoscenza degli ordini del padre si preoccupò subito di metterli in pratica: si recò nel luogo indicato, vide un grande masso, lo spostò e trovò i sandali e la spada nascosti anni prima dal padre. Dopo averli presi, si diresse alla reggia di Atene, dove si presentò come un ospite straniero. Egeo viveva allora con Medea che, essendo una maga, comprese subito la vera identità di Teseo; così, per timore che il giovane potesse nuocerle e ostacolare i suoi piani, decise di disfarsi di lui. Medea ingannò Egeo dicendogli che quello sconosciuto era venuto per ucciderlo e gli propose di avvelenarlo durante un banchetto. Fu lo stesso re a porgere la coppa con il vino avvelenato a Teseo, il quale la prese e si alzò per fare un brindisi. In quell’atto però urtò con la spada la tavola, attirando l’attenzio­ ne di tutti non tanto su di sé, quanto sull’elsa della spada finemente cesellata. A quella vista Egeo riconobbe nel giovane il suo stesso figlio: subito si avventò sulla coppa, con una vigorosa manata la rovesciò e abbracciò amorevolmente il figlio ritrovato. Poi, essendosi ormai accorto della malvagità di Medea, la cacciò via: la maga andò via da Atene portando con sé il figlioletto avuto da Egeo e di lei non si ebbe più notizia. (la storia continua a p. 352)

Pronomi personali

Pronomi riflessivi Particelle che sono parte integrante del verbo Si passivante

30 Tra i pronomi personali e riflessivi che hai riportato nella tabella dell’esercizio precedente distingui le forme in funzione di complemento oggetto, quelle in funzione di complemento di termine e quelle in funzione di complemento indiretto.

31

INVALSI

In quale delle seguenti frasi è presente un verbo di forma riflessiva?

a.

Si sente il rumore del treno in arrivo.

b.

Non si va in bici sul marciapiede.

c.

Paolo qui si sente un po’ trascurato.

d.

Camminando nel bosco si imbatté in una volpe.


6

32

Il pronome e gli aggettivi pronominali

309

STORIE DI PAROLE Inserisci opportunamente le forme del pronome personale e del pronome personale riflessivo, poi individua e trascrivi i verbi intransitivi pronominali e le particelle che li accompagnano.

Il mito di Narciso Chi è narcisista prova grande ammirazione LAVORARE SUL LESSICO ritiene superiore agli altri. La parola deriva per e 1. Il suffisso -ista serve a dal nome di un personaggio mitologico, Narciso, figlio di un dio e di formare aggettivi e nomi che definiscono chi esercita una ninfa. Un indovino aveva predetto che il figlio sarebbe attività di vario genere vissuto fino a che non avesse visto la propria immagine. per­ (surfista), chi ha particolari ciò, spaventati dalla predizione, fecero in modo che non ci fossero mai qualità o abitudini (ottimista, alcolista) o chi appartiene specchi intorno a . Con il tempo, Narciso diventò bellissimo a dottrine o a movimenti e molte giovani se invaghirono: tutte guardavano (buddhista). estasiate, invece non degnava neppure di uno sguar­ Trova altri esempi. do. Sentendo disprezzate, chiesero vendetta al Cielo, 2. Che cosa significa invaghirsi? che diede ascolto ed escogitò un modo per punir . Un giorno, il giovane giunse presso una fonte dalle acque limpidissime e in vide per la prima volta il suo bellissimo volto. Non essendo mai visto prima d’al­ lora non riconobbe e si innamorò all’istante di quell’immagine riflessa. sembrava una persona divina e sentiva di non poter più vivere senza di . Quando però cercò di ba­ ciar , l’immagine immediatamente si dileguò. Nel tentativo di raggiunger , Narciso lasciò cadere nell’acqua e annegò. Il dio dell’amore, Eros, provando pietà per , trasformò nel fiore che porta il suo nome e che come ha il capo reclinato su come se contemplasse nell’acqua. Verbi intransitivi pronominali:

33

COMPRENDERE IL TESTO

Rileggi il testo dell’esercizio precedente e rispondi alle seguenti domande.

1. Perché i genitori fanno in modo che Narciso non trovi mai degli specchi? 2. Perché il Cielo vuole punire Narciso? 3. In che modo Narciso vede la sua immagine per la prima volta? 4. In che modo, secondo il mito, ha avuto origine il fiore del narciso?

34 Riscrivi il seguente testo sostituendo le parole sottolineate con un pronome personale; fai attenzione a collocare opportunamente i pronomi all’interno delle frasi.

La leggenda dei non ti scordar di me Il nome scientifico dei fiorellini azzurri che sbocciano su alcune specie di piante è Myosotis, ma noi chiamiamo comunemente i fiorellini con il nome di “non ti scordar di me”. La tradizione europea fa risalire il nome a una leggenda austriaca, che racconta la storia di due giovani innamorati. Un giorno i due innamorati passeggiavano lungo il Danubio scam­ biandosi promesse e tenerezze quando la ragazza si fermò estasiata a osservare dei bellissimi fio­ rellini azzurri. La ragazza desiderava avere un mazzolino di fiorellini azzurri e il ragazzo, che voleva accontentare la ragazza, si precipitò a raccogliere i fiorellini azzurri per donare i fiorellini azzurri alla ragazza. Malauguratamente, il giovane scivolò nel fiume e la corrente impetuosa travolse il giovane. In balia delle acque il ragazzo cercò di afferrare un tronco, ma invano. Ormai sul punto di annegare, si voltò verso l’amata, tenendo ancora in mano il mazzolino di fiori, mostrò il mazzolino all’amata e gridò all’amata: “Non ti scordar di me”. Da allora il Myosotis venne chiamato “non ti scordar di me”, è diventato il simbolo della salvezza e dell’amore eterno ed è anche riconosciuto come il fiore della festa dei nonni: in Italia celebriamo la festa dei nonni il 2 ottobre.


310

lessico grammatica

La particella si è una parola fondamentale nella lingua italiana. Come abbiamo già visto, questa particella si caratterizza per la varietà degli usi e dei valori che può esprimere, oltre che per la sua alta frequenza in tutti i tipi di testo e anche nelle frasi idiomatiche e nei proverbi.

35 Nelle seguenti espressioni idiomatiche indica se la particella si ha valore riflessivo proprio [RP] o apparente [RA]. 1. mettersi a disposizione [ 2. mettersi alle costole [

]

11. mettersi sulle tracce / sulle orme di qualcuno [ ]

]

4. mettersi in buona luce [

]

12. mettersi una mano sulla coscienza [

]

6. mettersi in mezzo [

]

10. mettersi nelle mani di qualcuno [

]

3. mettersi il cuore in pace [ 5. mettersi in mare [

9. mettersi nei panni di qualcuno [

]

13. girarsi i pollici [

]

7. mettersi qualcosa in testa [

14. farsi le ossa [

]

8. mettersi le mani nei capelli [

] ]

15. farsi il sangue cattivo [

]

]

]

36 Associa a ciascuno dei seguenti significati l’espressione idiomatica a cui corrisponde, scegliendola tra quelle dell’esercizio precedente. Scrivi il numero tra parentesi. a. convincersi [ ] b. immedesimarsi nelle condizioni di un altro [ ] c. intervenire e immischiarsi negli affari altrui [ ] d. fare una buona impressione [ ] e. manifestare disperazione [ ] f. seguire qualcuno da vicino, stargli sempre accanto [ ] g. fare esperienza e pratica, soprattutto in campo lavorativo [ ] h. affidarsi completamente, mettersi sotto la protezione di qualcuno [ ]

37 Nelle seguenti frasi proverbiali indica se la particella si ha valore riflessivo [R], impersonale [I], passivante [P] o se è parte di un verbo intransitivo pronominale [PR]. 1. Chi si accontenta gode. [

]

2. Chi si loda si imbroda. [

]; [

3. Chi si ferma è perduto. [

]

4. Chi si scusa si accusa. [

]; [

5. Sbagliando, si impara. [

]

] ]

6. Chi si aiuta, Iddio lo aiuta. [

]

7. Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia. [

]

8. Si impara più da una sconfitta che da una vittoria. [ 9. Chi men sa, men si duole. [ 10. Chi si somiglia si piglia. [

]

] ]; [

]

11. Chi tosto crede tardi si pente. [

]

12. Quel che si impara in gioventù non si dimentica più. [ 13. A cadere sempre in piedi non si impara a rialzarsi. [ 14. Non si sputa nel piatto in cui si è mangiato. [ 15. Il buongiorno si vede dal mattino. [

]; [

]; [ ]; [

] ]

]

]

38 Alcuni dei proverbi dell’esercizio precedente sono molto noti, altri sono invece meno conosciuti. Sai capire e spiegare il significato di tutti, anche di quelli che non hai mai sentito?


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

3 I pronomi relativi

Percorso digitale

I pronomi relativi svolgono due funzioni: ■ una funzione sostituente, in quanto sostituiscono un elemento della proposizione reggente; ■ una funzione sintattica subordinante, in quanto introducono la proposizione subordinata relativa (▶ p. 572) e la collegano alla proposizione reggente. PRONOMI RELATIVI sostituiscono una parola che li precede, detta antecedente, di cui assumono il significato ma non la funzione logica

collegano due proposizioni, la reggente (in cui si trova l’antecedente) e la subordinata relativa

antecedente soggetto

Questo è

pronome relativo compl. oggetto

un regalo

proposizione reggente

che

mi ha fatto Laura.

proposizione subordinata relativa

Le forme dei pronomi relativi e le funzioni che essi possono svolgere sono le seguenti: forma

funzione sintattica

esempi

il / la quale, i / le quali

■ soggetto ■ complemento indiretto in unione con una preposizione

Vedrò l’amico di Lara, il quale è medico. Questo è il progetto del quale gli parlerò.

che

■ soggetto ■ complemento oggetto

La ragazza che abita qui è mia cugina. La ragazza che vedi laggiù è mia cugina.

(a) cui

■ complemento di termine

C’è qualcuno (a) cui chiedere informazioni?

articolo + cui + sostantivo

■ complemento di specificazione

Sentirò Vittoria, la cui opinione è decisiva.

preposizione + cui

■ complemento indiretto

Il problema di cui ti parlerò è complesso. È Giulio il ragazzo con cui partirò.

■ Il quale è variabile in genere e numero e concorda con il nome che sostituisce. È d’u­ so poco frequente, anche perché appesantisce la frase; tuttavia, è preferibile usarlo al posto delle forme che, cui, più agili ma invariabili, quando il suo antecedente non risulta chiaro oppure quando nella frase ci sono altri che. Inoltre, è la sola forma che può svolgere la funzione di soggetto o di complemento oggetto di un verbo di modo indefinito (infinito, gerundio, participio). Ho incontrato l’amica di Tommy, la quale è inglese. (che potrebbe riferirsi sia a Tommy sia a amica). Mi restano pochi esercizi, terminati i quali verrò da te. Laggiù c’è un giardino, varcato il quale arriverai a casa mia.

■ Che, invariabile, è la forma più usata in funzione di soggetto e di complemento oggetto. L’espressione il che significa la qual cosa, cosa che, e ciò e si riferisce a un’in­ tera frase. Non ha ricambiato il saluto, il che (= e ciò) è davvero scortese.

311


312

La morfologia

Attenzione: che può anche essere aggettivo o pronome interrogativo (▶ p. 338) o congiunzione (▶ p. 385). In funzione di congiunzione introduce una proposizione subordinata (come lo è la relativa), ma, a differenza del che pronome relativo, il che congiunzione è retto da un verbo. Non devi dirgli ciò che ti hanno detto di lui. Non devi dirgli che ti hanno parlato di lui.

che pronome relativo che congiunzione

■ Cui, invariabile, è usato come complemento indiretto, preceduto da preposizione. Nel complemento di termine può non essere accompagnato dalla preposizione a; nel complemento di specificazione è posto tra l’articolo o la preposizione articolata e un nome. È quello il ragazzo cui (= al quale) chiedere informazioni sul corso? Questi sono alunni il cui profitto (= il profitto dei quali) è molto soddisfacente.

Assumono, inoltre, valore di relativi, quando mettono in relazione due frasi, i seguenti avverbi di luogo: ■ dove, nel significato di in cui; Questo è il ristorante dove (= in cui) abbiamo festeggiato il nostro incontro.

■ donde, onde, che corrispondono a da cui, per cui e sono forme ormai d’uso raro. Mira ’l gran sasso, donde (= da cui) Sorga nasce. (F. Petrarca, Canzoniere)

Le forme che, quale, chi possono svolgere altre funzioni (per che e chi ▶ p. 339).

IN INGLESE Uso dei pronomi relativi in inglese

In italiano il pronome relativo che si usa sia con la funzione di soggetto sia con la fun­ zione di complemento oggetto indipendentemente dal sintagma che sostituisce. In inglese troviamo pronomi differenti per soggetto e complemento oggetto a seconda che questi siano costituiti da nomi di persona o di cosa: ■ who: pronome relativo soggetto e complemento oggetto usato per le persone; The woman who is next to you is my aunt. La donna che è accanto a te è mia zia.

■ which: pronome relativo soggetto e complemento oggetto usato per cose e animali; The novel which I’m reading is Mrs Dalloway. Il romanzo che sto leggendo è Mrs Dalloway.

■ that: pronome relativo soggetto e complemento oggetto usato sia per le persone che per le cose; Mrs Dalloway is the book that I’m reading. Mrs Dalloway è il libro che sto leggendo.

■ whose: pronome relativo complemento di specificazione (di cui, del / dalla quale, dei / delle quali). Virginia Woolf is the writer whose novel is Mrs Dalloway. Virginia Woolf è l’autrice il cui romanzo è Mrs Dalloway.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

313

3.1 I pronomi relativi misti I pronomi relativi misti esprimono in un’unica forma due pronomi: un pronome dimostrativo o un indefinito, che funge da antecedente, e un pronome relativo. A differenza dei pronomi relativi, i relativi misti non sostituiscono una parola, perché contengono già in sé l’antecedente e possono quindi essere collocati anche a inizio frase. Ecco le loro forme: relativo misto

pronomi corrispondenti

esempi

chi (invariabile)

quello/a che, colui/colei che

Chi (= Colui/Colei che) non è d’accordo lo dica. Sarò grato a chi (= quello/a che) mi aiuterà.

quanti, quante

quelli/quelle che

Risponderò a quanti mi scriveranno.

chiunque (invariabile)

qualunque persona che

Chiunque voglia venire può farlo.

quanto (invariabile)

ciò che

Quanto dici è ragionevole.

Chi, chiunque e quanto (usato solo per cose) sono sempre singolari; chiunque richiede

il verbo al congiuntivo. Hanno valore di pronomi relativi misti anche dovunque e ovunque quando significano “in qualunque luogo in cui” e richiedono il verbo al congiuntivo. Possiamo raggiungerti ovunque tu sia. Li troverò, dovunque si siano nascosti.

COME ANALIZZARE IL PRONOME RELATIVO MISTO Nell’analisi grammaticale il pronome relativo misto si analizza come un’unica parola. Nell’analisi logica e nell’analisi del periodo, invece, deve essere scomposto nei due pronomi corrispondenti, che possono svolgere anche funzioni logiche diverse. In par­ ticolare, nell’analisi del periodo il dimostrativo entra a far parte della proposizione reg­ gente, mentre il relativo introduce una proposizione relativa. Ho riconosciuto

chi

mi ha derubato.

colui

che

complemento oggetto

soggetto

Ho riconosciuto

proposizione reggente

proposizione subordinata relativa

Chi

Gode

mi ha derubato.

si accontenta gode.

colui

che

soggetto

soggetto

proposizione reggente

si accontenta.

proposizione subordinata relativa


ESERCIZI

Altri esercizi di recupero e potenziamento sull’eBook

39 Nelle seguenti frasi individua e sottolinea i pronomi relativi e il loro antecedente. Attenzione: il pronome relativo può anche non seguire immediatamente il nome che sostituisce. 1. Ho chiesto a Giovanni, che ha la patente nautica, di portarci domani a fare un giro in barca. 2. Sono due le persone alle quali tengo: tu e Pietro. 3. Alex ha due cani da caccia ai quali è molto affezionato. 4. La città da cui proviene Alì è Casablanca. 5. Tu sai sempre quello che vuoi e lotti per ciò in cui credi. 6. Tra i pianeti che orbitano intorno al Sole, Nettuno è il più lontano. 7. Quell’appartamento, il cui prezzo è molto alto e che si trova nello stesso palazzo di mia nonna, non è ancora stato venduto.

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STORIE DI PAROLE

Individua e sottolinea i pronomi relativi e il loro antecedente.

Il museo, la casa delle Muse Sappiamo tutti che il museo è un luogo in cui sono raccolti ed esposti al pubblico collezioni di opere d’arte, oggetti e testimonianze di carattere storico e scien­ tifico. In realtà, Museo era il nome di un ampio edificio che si trovava ad Alessandria d’Egitto e che venne fatto costruire nel III secolo a.C. dal sovrano Tolomeo Filadelfo. Il Museo, il cui nome significava in greco “luogo sacro alle Muse”, diventò ben presto la sede della più grande comunità letteraria e scientifica, in cui gli studiosi e i dotti dell’epoca lavoravano stipendiati dal re. Ne faceva parte la famosissima biblioteca, nella quale era conservato il patrimonio culturale del mondo elle­ nistico, che andò poi distrutto in un terribile incendio. Riguardo alle Muse, esse erano le nove figlie di Zeus e di Mnemosine, il nome della quale significa in greco “memoria”. Nella mitologia classica le Muse erano le protettrici delle arti e delle scienze, che furono poi assunte a simbolo della poesia e delle attività letterarie. distinguere la funzione logica di che Il pronome relativo che può svolgere sia la funzione di soggetto sia quella di complemento og­ getto. Per distinguerle considera il soggetto del verbo della proposizione relativa: COME RAGIONARE PER…

■ se il verbo ha già un suo soggetto, espresso o sottinteso, il pronome relativo è sicuramente complemento oggetto; ■ se il verbo non ha un altro soggetto, è il che a fungere da soggetto. Per avere conferma, puoi sostituire che con il termine a cui il pronome relativo si riferisce. Il ragazzo che sta parcheggiando è mio cugino. Il film che ho visto ieri mi ha molto divertita.

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STORIE DI PAROLE

che è soggetto: è il ragazzo che compie l’azione di parcheggiare (il ragazzo sta parcheggiando) che è complemento oggetto: il soggetto che compie l’azione di vedere è “io” (io ho visto il film ieri)

Indica se il pronome relativo che ha funzione di soggetto [S] o di complemento

oggetto [CO]. 1. Fatima, che [ ] è molto timida, si schermiva sentendo i complimenti che [ ] le facevano. 2. Alessio, ] ho avuto che [ ] tutti considerano un ragazzo molto educato, era spesso schernito da quei bulli, che [ il coraggio di denunciare. 3. Ultimamente vedo Claudia molto frustrata a causa del lavoro che [ ] non riesce a portare a termine, ma, nonostante questo, rifiuta ogni aiuto che [ ] le viene offerto. 4. Caterina, che [ ] ha i capillari fragili, ha spesso ematomi: quando cade le resta un segno che [ ] non va via per giorni. ] ha preso da poco la patente, ha innestato inavvertitamente la retromarcia e ha travolto 5. Matteo, che [ il motorino che [ ] avevo posteggiato dietro la sua auto. 6. La protesta, che [ ] andava avanti da giorni, ] sono stati sostenuti da molte categorie di lavoratori. 7. La torta ha innescato una serie di scioperi che [ che [ ] hai preparato è davvero fragrante: l’hai fatta seguento la ricetta che [ ] ti ha dato la nonna? 8. Il ladro che [ ] hanno arrestato era stato colto in flagrante. 9. Il preside, che [ ] non concede mai nulla, ha resistito alle reiterate richieste degli studenti, che [ ] alla fine non hanno ottenuto ciò che [ ]


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

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desideravano. 10. Ti dico ciò che [ ] sicuramente non sai: Leone, che [ ] credevamo perdesse il posto, è stato reintegrato nelle sue mansioni. 11. Alcuni terroristi irriducibili che [ ] avevano tentato la fuga, sono ] un pirata della stati trasferiti in un nuovo carcere. 12. È in uno stato di coma irreversibile la donna che [ strada aveva investito nei giorni scorsi. LAVORARE SUL LESSICO

1. Schermirsi è un termine di origine germanica e deriva dal verbo che significava “proteggere”. Ne derivano le parole scherma, schermo, schermata, schermare. Con quale di questi significati è utilizzato nella frase 1? Farsi schermo, difendersi, ripararsi. Rifiutarsi accampando scuse. Sfuggire e sottrarsi a delle domande. Ritirarsi per evitare qualcosa che mette a disagio. 2. Spiega il significato delle altre parole in colore.

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Indica se il pronome relativo che svolge la funzione di soggetto [S] o di complemento oggetto [CO]. STORIE DI PAROLE

La parola chimera deriva dal termine greco chímaira, che [ ], come nome comune, denotava la capra che [ ] veniva sacrificata ad Artemide, e, come nome proprio, indicava il mostro mitologico che [ ] spirava fuoco e aveva corpo di leone, capra e serpente. Secondo ciò che [ ] apprendiamo dalla mitologia, Chimera era una dei figli che [ ] Tifone ed Echidna avevano generato. L’orribile mostro vomitava dalla bocca fiamme di fuoco che [ ] rovinavano i raccolti e riducevano in cenere coloro che [ ] vi si imbattevano. Così il re di Licia, che [ ] si chiamava Iobate, ordinò a Bellero­ fonte di uccidere la bestia che [ ] devastava i suoi territori. Bellerofonte fu uno dei tanti eroi che [ ] ebbe la città di Corinto. Era figlio di Glauco e nipote di quel Sisifo che [ ], secondo il mito, cercò di imbrogliare il dio che [ ] regnava sugli Inferi. Bellerofonte montò in sella al cavallo alato Pegaso, che [ ] lui stesso aveva imbrigliato grazie al morso d’oro che [ ] aveva ricevuto dalla dea Atena. Poi dall’alto lanciò fra le fauci del mostro un pezzo di piombo che [ ] aveva infilato sulla punta della propria lancia. Il nome di questa figura mitologica è diventato poi un nome comune che [ ] indica qualcosa di irrealizzabile, un desiderio vano, un’utopia. L’espressione inseguire una chimera , che [ ] usiamo ancora oggi, definisce il comportamento di coloro che [ ] inseguono illusioni, sogni e fantasie che [ ] non potranno mai concretizzarsi.

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Indica la funzione logica del pronome relativo: soggetto [S], complemento oggetto [CO], complemento di termine [CT], complemento di specificazione [CS]. STORIE DI PAROLE

All’Occidente serve una nuova utopia www.lastampa.it

Il termine utopia è un neologismo, la cui [ ] origine si deve all’umanista inglese Tommaso Moro, che [ ] nel 1516 intitolò così la sua opera più famosa. Egli coniò questa nuova parola utilizzando le voci greche ou, “non”, e tópos, “luogo”, per dare un nome all’isola immaginaria che [ ] ideò come sfondo alla storia dell’omonimo romanzo. Con questa parola egli voleva indicare non solo un luogo inesistente, ma un luogo felice i cui [ ] abitanti vivevano in pace e in prosperità. A questo significa­ to di società perfetta, a cui [ ] il nome utopia era associato in origine, si aggiunse l’accezione oggi più frequente di ideale irrealizzabile, di progetto ideale che [ ] non può trovare attuazione. Sono utopistici gli ideali politici e sociali di uguaglianza tra tutti gli uomini o la pace nel mondo, a cui [ ] tutti noi aspiriamo, ma anche le illusioni, i desideri, i sogni, che [ ] ciascuna persona coltiva, pur sapendo di non avere nessuna probabilità di realizzarli.


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La morfologia

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STORIE DI PAROLE Individua i pronomi relativi e distingui la loro funzione logica (soggetto, complemento oggetto, complemento di termine, complemento di specificazione, altro complemento indiretto).

Il termine distopia rappresenta uno di quei casi in cui una lingua morta, che in questo caso è il greco antico, viene impiegata per coniare un neologismo. Sappiamo che venne ideata nel 1868 dal filosofo John Stuart Mill: egli intervenne sulla parola utopia, a cui sostituì ou, “non”, con dys-, il prefisso che trasmette alla parola a cui è anteposto un significato negativo. La distopia è la rappresentazione pes­ simistica di un futuro, in cui si immaginano assetti politico­sociali e tecnologici altamente negativi, ma prevedibili sulla base di tendenze del presente, percepite come molto rischiose. La distopia ebbe un grande sviluppo nella letteratura: i romanzi distopici, che nacquero nel XIX secolo, esplosero nel XX secolo e ancora oggi, assieme ai film e alle serie televisive, trovano grande consenso presso il pubblico che li apprezza e li segue. Il loro scopo è quello di far riflettere su aspetti negativi e pre­ occupanti della vita moderna (il lavoro alienante, le condizioni ambientali sfavorevoli, la tecnologia sempre più invasiva, l’affermarsi dei regimi totalitari) e avvertirci dei pericoli che la società umana potrebbe correre. I filoni narrativi a cui possiamo ricondurre questo genere di produzione sono es­ senzialmente due. Il primo è quello che prefigura una società in cui un potere assoluto e dispotico detiene il controllo totale della vita umana. Il secondo, di cui esistono molti esempi soprattutto nel cinema, rappresenta una pericolosa degradazione o addirittura la totale distruzione del vivere civile, le cui cause sono dovute a catastrofi ambientali o globali, alla base delle quali c’è soprattutto una responsabilità umana. SCRIVERE BENE

L’uso del pronome relativo L’uso del pronome relativo nella scrittura richiede alcune attenzioni. ■ Deve essere collocato il più vicino possibile al suo antecedente: perciò, la proposizione relativa si tro­ va spesso all’interno della proposizione reggente, che risulta così spezzata in due parti. Proprio in questi casi devi fare particolare attenzione alla costruzione della frase e alla posizione del pronome relativo. *I pacchi sono i regali di Natale dei bambini, che sono nascosti nell’armadio. il che si riferisce a bambini, non a regali; la frase corretta è: I pacchi, che sono nascosti nell’armadio, sono i regali di Natale dei bambini. *Il postino fu azzannato dal cane che per consegnare la posta si era avvicinato troppo al cancello. il che si riferisce a cane, non a postino; la frase corretta è: Il postino, che per consegnare la posta si era avvicinato troppo al cancello, fu azzannato dal cane. oppure Il cane azzannò il postino che, per consegnare la posta, si era avvicinato troppo al cancello.

■ La forma che deve essere usata solo come soggetto e complemento oggetto. È quindi scorretto, anche se piuttosto diffuso nel parlato informale, l’uso del che con altre funzioni logiche (detto che polivalente) per le quali sono d’obbligo le forme cui o quale. Queste forme vanno usate anche in quei casi in cui, erro­ neamente, si utilizza che seguito da un pronome debole in funzione anch’esso di complemento. NO *L’amico che gli ho prestato i soldi. *Sono persone che non ti puoi fidare. *Ricordo bene la domenica che ti ho incontrato. *È lei la ragazza che te ne ho parlato. *Questo è un problema che non se ne esce.

SÌ L’amico a cui / al quale ho prestato dei soldi. Sono persone di cui / delle quali non ti puoi fidare. Ricordo bene la domenica in cui ti ho incontrato. È lei la ragazza di cui / della quale ti ho parlato. Questo è un problema da cui / dal quale non si esce.

■ In funzione di relativo, dove significa (nel luogo) in cui, perciò non può sostituire una parola che ha un significato diverso. NO *Non dimenticherò mai il giorno dove l’ho conosciuta.

SÌ Non dimenticherò mai il giorno in cui l’ho conosciuta.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

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45 Individua e correggi gli usi scorretti del pronome relativo. Attenzione: non tutte le frasi sono sbagliate. 1. Tu sei uno che non si può fare affidamento. Fai delle promesse che poi te ne dimentichi. 2. È un argomento che ora accenno e che tratterò meglio in seguito. 3. Il ragazzo che hai conosciuto è un mio vicino di casa. 4. Questa è l’ora che tutti partono: un’ora che è meglio evitare. 5. L’incidente che ho assistito mi ha lasciato sconvolto. 6. Il giorno che ti farai vivo chiariremo la questione. 7. Nel mese che ho trascorso al mare il tempo è stato piuttosto incerto. 8. Scriva su questo modulo le sue generalità e il nome della città che è nata. 9. L’argomento che ti sei soffermata è molto interessante. 10. Ho letto un libro che non ne ricordo il titolo. 11. La persona che parlavo è la mia insegnante dell’anno scorso. 12. La persona che parlava è la mia insegnante. 13. Il cassetto che ci ho messo la tua maglia è quello a destra. 14. I ragazzi che li hai visti ieri vengono da Parigi. 15. Ho ritrovato le chiavi che avevo perso. Le avevo messe in un cassetto che non ci guardo mai. 16. La camicia che me l’hai lavata tu ha ancora una macchia.

46 Riscrivi le seguenti frasi sostituendo alle forme il/la quale e i/le quali la forma cui opportunamente collocata. Spiega il motivo per cui in alcune frasi la sostituzione non è possibile in quanto risulterebbe scorretta o poco chiara. 1. Ho ancora un po’ di lavori da fare, finiti i quali andrò in vacanza. 2. Non capisco il motivo per il quale se n’è andato. 3. Franca, della quale ti ho già parlato, è una pittrice. 4. Gli amici di Sandro, con i quali ho trascorso le vacanze in Normandia, hanno qualche anno più di me. 5. Alexandre Dumas, i romanzi del quale sono molto noti, soggiornò per alcuni anni a Napoli. 6. Laggiù c’è un cancello, varcando il quale si entra nella mia proprietà. 7. Fai subito i compiti, terminati i quali potrai andare a giocare. 8. La meleagrina, il nome della quale è “ostrica perlifera”, è tipica dei mari caldi. 9. Ho visto ad Arquà la casa nella quale il Petrarca soggiornò dal 1369 fino alla morte. 10. Il fiume Tigri, lungo il quale sorgono numerosi centri abitati, è soggetto a piene rovinose. 11. Ti mostrerò le fotografie di tutti i bei luoghi attraverso i quali sono passato durante il mio viaggio.

47 Riscrivi le seguenti frasi sostituendo alle forme il/la quale e i/le quali la forma cui opportunamente collocata. Spiega il motivo per cui in alcune frasi la sostituzione non è possibile in quanto risulterebbe scorretta o poco chiara. 1. Ada, della quale ti parlo sempre, è un’amica di famiglia. 2. Ho ancora cinque pagine da studiare, finite le quali ti richiamerò. 3. Ti porterò in tutte le città attraverso le quali scorre il fiume Danubio. 4. Laggiù vive il mio migliore amico, con il quale trascorro tutti i pomeriggi. 5. È un campione gratuito per i medici, del quale è vietata la vendita. 6. I fratelli di Sofia, con i quali gioco a pallavolo, frequentavano la stessa scuola di Martina. 7. Non conosco il motivo per il quale ha abbandonato il corso di nuoto. 8. La costa, lungo la quale erano state edificate numerose villette, ha subito danni per le forti mareggiate. 9. I nonni di Ale, dai quali sono stato ospitato per le vacanze, sono gentilissimi. 10. Questo è il pulsante, premendo il quale si attiva il dispositivo. 11. Ci sono ancora venti giorni di scuola, terminati i quali andremo in vacanza al mare.

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EDUCAZIONE CIVICA

Completa il seguente testo con le forme corrette del pronome relativo.

La Costituzione Ogni comunità necessita di regole, senza la convivenza pacifica dei suoi membri non sarebbe possibile, e sceglie degli organi competenti affidare il compito di emanarle e di farle rispettare. Le regole basilari presiedono alla vita di una comunità organizzata in forma di Stato formano la Costituzione, possiamo quindi definire come “la legge di tutte le leggi”: essa enuncia i valori su la comunità vuole fondare la sua esistenza, stabilisce i diritti e i doveri dei cittadini e le regole alle essi devono attenersi e fissa l’organizzazione del potere ne ga­ rantisce la tutela. Dal punto di vista storico ciò segna il passaggio dallo Stato assoluto allo Stato moderno è proprio l’emanazione di una Costituzione scritta, di quella degli Stati Uniti d’Ame­ rica del 1787 rappresenta il primo esempio. La nostra Costituzione, le radici vanno ricercate nella storia della Resistenza, entrò in vigore il 1° gennaio del 1948 e fu il risultato di un lungo e animato dibattito tra le forze democratiche e antifasciste, dalle era stata avviata la guerra di liberazione.


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La morfologia

49

IL LATINO DI TUTTI Inserisci opportunamente le forme dei pronomi relativi che e cui precedute da una preposizione o da un articolo.

Qui pro quo è un’espressione latina usiamo come sostantivo per indicare un equivoco, un fraintendimento, un malinteso; per esempio, sbagliare il luogo o l’ora di un appuntamento. Qui pro quo, probabilmente sta per quid pro quo, significa letteralmente “qualcosa per qualcos’altro”. L’espressione, abbiamo testimonianza nel tardo Medioevo, deriverebbe dall’ambito farma­ ceutico e precisamente dalle prescrizioni di medicamenti si indicavano degli ingredien­ ti potevano essere utilizzati al posto di altri. Il significato veniva usata era quindi quello di “sostituzione”. Attraverso il francese è stato poi adottato il significato di “malinteso” nell’i­ taliano, nel tedesco, nello spagnolo e nel portoghese. Per gli anglosassoni è rimasta invece la forma quid pro quo, usano però con un significato ben diverso, quello di “contropartita”: indica cioè qualcosa qualcuno dà o chiede in cambio di qualcos’altro. Ha quindi un significato si­ mile a un’altra espressione latina uso è abbastanza frequente. È la locuzione do ut des , traduzione letterale è “io do affinché tu dia”, cioè io faccio un favore perché mi aspetto un ade­ guato contraccambio dalla persona lo faccio. Deriva dal diritto romano indicava una forma di contratto implicava uno scambio reciproco, una permuta di oggetti di valore simile. E anche oggi definisce nel diritto privato una particolare tipologia contrattuale vinco­ la due contraenti: l’uno trasferisce un bene all’altro, a sua volta cede al primo un altro bene.

50 Nel testo dell’esercizio precedente distingui il che in funzione di soggetto dal che in funzione di complemento oggetto, poi sostituisci la forma cui con quale e fai le opportune modifiche.

51

Scrivi un breve testo che racconti un episodio e che termini con le seguenti parole: “Io lo/la guardai sorridendo e gli/le dissi: «E ricordati… do ut des»” (▶ es. 49).

52

SCRITTURA CREATIVA Scrivi un breve testo che racconti un episodio e che inizi con le seguenti parole: “Si era trattato di un qui pro quo” (▶ es. 49).

SCRITTURA CREATIVA

53 Inserisci negli spazi tutte le forme corrette del pronome relativo, precedute eventualmente dalla preposizione o dall’articolo. 1. Adele,

avevo chiesto un aiuto, è ammalata.

2. Stefano ha un cugino, 3. La pizza

ora mi sfugge il cognome, ho mangiato da te era molto più gustosa di quella

4. Sono entrati dei ladri nella villa, il giardino

mi hanno parlato bene.

6. Ti presenterò la ragazza

gioco spesso a tennis.

7. Matteo ha un cane

è molto affezionato e senza quadri

9. È ritornato il signor Rossi, sul

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faccio io.

confina con il mio.

5. Ho chiamato un idraulico

8. Quel pittore, i

è un famoso blogger.

non va da nessuna parte.

sono molto quotati, era un mio compagno di scuola. conto

correvano varie voci.

RISCRIVERE Forma un unico periodo con le frasi di ciascun gruppo collegandole con un pronome relativo. Attenzione: il pronome deve essere collocato il più vicino possibile al suo antecedente, in modo che il loro legame risulti evidente e inequivocabile.

1. In questa via passano molte automobili. Il rumore delle automobili non mi fa dormire la notte. 2. L’uomo vagò a lungo per le strade deserte. L’uomo si era perso. Sulle strade stava scendendo una fitta nebbia.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

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3. Andrò io alla stazione a prendere Andrea. Io sono più vicino di te. Andrea sta per arrivare da Milano. 4. Il ragazzo guardava timoroso il padre. Dal padre era stato aspramente rimproverato. Aveva perso le chiavi di casa. 5. In soffitta conservo ancora i vecchi trenini. Da giovane mi piaceva molto giocare con i trenini. Ancora oggi sono rimasto affezionato ai trenini. 6. Il ragazzo non è potuto partire a causa di una brutta frattura. Al ragazzo era stato offerto un viaggio premio. Si era procurato la frattura cadendo dalla moto. 7. Ci siamo rivolti a un vigile. Grazie alle indicazioni del vigile abbiamo trovato la strada. Abbiamo cercato a lungo la strada. 8. Nell’isola di Pantelleria si coltiva la vite. Ho visitato l’isola l’estate scorsa. Dalla vite si ricava un moscato pregiato. 9. Sono andato a rivedere il campo sportivo. Nel campo sportivo andavo a giocare da giovane con i miei amici. Il campo ora sembra totalmente abbandonato.

I PRONOMI RELATIVI MISTI 55

Completa il testo inserendo opportunamente i pronomi relativi, un pronome relativo misto e le parole elencate di seguito. STORIE DI PAROLE

amministrazione ■ avvalersi ■ consumo ■ finanziare ■ influiscono ■ patrimonio ■ prestazione ■ riscossione ■ vendita

Le parole del fisco Per fare cassa lo Stato ricorre a entrate di natura fiscale, ottiene attraverso la dei tributi, , in base alla loro natura, possono essere tasse o impo­ ste. Nel linguaggio comune i termini tributo, tassa e imposta vengono utilizzati in modo equivalente, ma in realtà hanno un significato diverso. Per tributo si intende ogni in denaro dovuta obbligatoriamente dai contribuenti allo Sta­ to o a una pubblica . La tassa (dal latino medievale taxa, dal verbo taxare, “tassare”) è il tributo i cittadini devono allo Stato per un servizio di tipo istituzionale (scuola, sanità, giustizia, amministrazione): è quindi il corrispettivo pagato per un servizio del il contribuente può o meno, e non dipende né dal suo reddito né dal costo del servizio prestato. L’ imposta è il prelievo coattivo di ricchezza ai contribuenti di lo Stato si serve per servizi di utilità comune. Le imposte non vengono richieste in cambio di un servizio e possono essere dirette e indirette. Quelle dirette gravano direttamente sia sul , cioè la ricchezza già posseduta, sia sul reddito (dal latino redditum, participio passato di reddĕre, “rendere”), cioè gli utili derivanti da ogni genere di attività, e non sui prezzi di prodotti o servizi. Le imposte indirette, invece, riguardano il di beni e servizi (acquisti o vendite di un bene), per colpiscono la ricchezza nel momento in viene spesa e si trasferiscono in modo indiretto da devono pagarle ad altri soggetti. Sono per esempio l’IVA (Imposta sul Valore Aggiun­ to) e le accise (dal francese accise, derivato dal latino accidĕre, “tagliare”) si applicano sulla o sull’uso di prodotti come carburanti, alcolici e tabacco. LAVORARE SUL LESSICO

1. Il sostantivo tributo viene dal latino tributum, dal verbo tribuĕre, “ripartire fra le tribù”. Nell’antica Roma era la contribuzione obbligatoria dei cittadini che lo Stato prelevava per tribù. In senso figurato, invece, indica ciò che viene fatto per un sentimento di dovere, di stima, di affetto. Scrivi una frase usandolo con quest’ultimo significato.

2. Sottolinea l’aggettivo che non può sostituire coattivo. • forzoso • obbligatorio • periodico • coercitivo 3. Sottolinea il sinonimo che nel testo può sostituire il verbo gravare. • appesantire • gravitare • poggiare • pesare • premere


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La morfologia

56 Sostituisci i pronomi tra parentesi con un pronome relativo misto. 1. Ringrazio vivamente (quelli che) hanno collaborato al successo della serata. 2. Accoglieremo con piacere (qualunque persona che) voglia aiutarci. 3. Non è giusto criticare (colui che) è assente. 4. (Quelli che) supereranno il test potranno iscriversi al corso. 5. Devi comprare solo interverranno alla conferenza sarà offerto (ciò che) è necessario. 6. A (tutte quelle che) ha compiuto questo danno dovrà risarcirlo. 8. Non credere a (quello un omaggio. 7. (Colui che) che) parla senza accertarsi di (ciò che) dice. 9. Il catalogo verrà inviato a (qualunque persona che) ne faccia richiesta. 10. Finalmente ho ottenuto (ciò che) desideravo.

57 Sostituisci le espressioni sottolineate con un pronome relativo misto. Ricorda di modificare il verbo, quando necessario.

Parole che terminano in -mane Alcune parole italiane terminano in -mane, un suffissoide che in greco significava “pazzo”. Indicano coloro che manifestano una tendenza ossessiva o un’at­ trazione incontrollabile verso qualcosa. Per esempio, qualunque persona che sente un impulso irrefrenabile a rubare ciò che gli piace è definito cleptomane. È un megalomane colui che fa sem­ pre le cose in grande, sopravvalutando le sue capacità o le sue possibilità economiche. Quelli che raccontano fatti immaginari o deformano la realtà in modo consapevole o inconsapevole sono dei mitomani. Uno che ha la mania di dare fuoco a tutto ciò che lo circonda è un piromane. Il melomane infine è qualcuno che prova una forte passione per la musica. LAVORARE SUL LESSICO

Piro-, derivato dalla parola greca pyrós, che significa “fuoco”, è entrato nella composizione di parole italiane anche con il significato estensivo di “calore” o di “febbre”. Alcuni composti sono termini specialistici di alcune scienze, altri sono d’uso comune.

58

Trova il composto corrispondente alle seguenti definizioni. • Tegame in materiale non metallico resistente al calore: • Nave a vapore: • Lo è uno spettacolo di fuochi artificiali: • Farmaco per abbassare la febbre:

EDUCAZIONE CIVICA Individua e distingui i pronomi relativi e i pronomi relativi misti. Scomponi poi i pronomi misti nei due pronomi corrispondenti e indica di ciascuno la funzione logica (soggetto, complemento oggetto, complemento indiretto).

La Dichiarazione universale dei diritti umani spiegata ai ragazzi Articolo 2. I diritti che vengono stabiliti in questa Dichiarazione sono diritti che valgono per tutti. Chiunque sia un essere umano, maschio o femmina, possiede i diritti cui questa Dichiarazione fa riferimento: non importa se il colore della pelle o la lingua con la quale si esprime o le idee che ha o la religione in cui crede sono diverse. Inoltre, non deve esserci nessuna differenza tra quanti vivono in un Paese indipendente e quanti vivono in un Paese che non lo è. Articolo 9. Nessuno ha il diritto di arrestarti, di tenerti in prigione, o di mandarti via ingiustamente o senza un motivo che sia ben giustificato. Articolo 18. Hai il diritto di professare liberamente la religione in cui credi, di cambiarla, e di prati­ carla sia da solo che con altre persone. Articolo 19. Hai il diritto di pensare e di dire quanto ritieni giusto e nessuno può proibirti di farlo. Hai il diritto di scambiare le tue idee anche con quanti provengono da altri Paesi. Articolo 22. La società in cui vivi deve aiutarti a sviluppare e a usare nella maniera migliore tutte le possibilità (cultura, lavoro, assistenza sociale) offerte a te e a chiunque, uomo o donna, viva nel tuo Paese. (adattamento da www.amnesty.it)


321

TIRIAMO LE FILA

59

Ricostruisci il testo seguendo lo sviluppo del racconto e le relazioni espresse dai pronomi e dalla punteggiatura e scrivi tra parentesi il numero progressivo delle frasi. L’incipit è già dato. MODI DI DIRE

[ 1 ] Chi la fa l’aspetti è un detto proverbiale: è un avvertimento rivolto a quanti fanno un torto o un dispetto ad aspettarsi lo stesso trattamento dalla persona [ ] Un giorno una volpe invitò a pranzo l’amica cicogna: [ ] a cui lo fanno. [ ] le disse ridendo: «Ciascuno deve sopportare con rassegnazione ciò [ ] Lo attesta una favoletta scritta dal favolista greco Esopo e ripresa dal latino Fedro, [ ] La volpe senza difficoltà mangiò la minestra leccandola, mentre la cicogna, [ ] Grazie al suo lungo becco, la cicogna poté saziarsi con quel cibo; la volpe invece non potendo infilare il muso nella bottiglia, cercava di allungare il più possibile la lingua [ ] la cui trama è la seguente. [ ] le preparò una minestra e gliela servì in un piatto piano. [ ] che aveva un becco lungo, non riuscì neppure ad assaggiarla. La cicogna, [ ] in cui la cicogna decise di contraccambiare l’invito della volpe. [ ] a cui non era sfuggito lo sgarbo dell’amica, non disse nulla, ma si propose di ripagarla con la stessa moneta. [ ] Nel vederla irritata e affamata la cicogna [ ] Venne il giorno [ ] il cui collo era lungo e stretto. [ ] La padrona di casa preparò del cibo tritato e lo servì dentro una bottiglia, [ ] con la quale tuttavia non riusciva a raggiungere neppure un pezzetto. [ ] che lui stesso ha fatto agli altri».

60 Completa opportunamente il seguente testo con i pronomi personali e i relativi. Odissea – La maga Circe Con l’intelligenza e l’astuzia Odisseo è LAVORARE SUL LESSICO riuscito a sconfiggere la forza bruta di Polifemo, però è fi­ Nei verbi vendicarsi e glio di Poseidone, il potente dio del mare. , per vendicarsi comportarsi la particella -si di ciò i Greci hanno fatto al figlio, scatena delle burrasche ha uguale valore? terribili, con fa naufragare molte delle loro navi. Odisseo approda allora sull’isola di Circe, la bellissima maga incan­ ta gli uomini e trasforma in animali. si comporta così anche con i guerrieri a Odisseo aveva dato l’ordine di perlustrare i luoghi e fa diventare dei maiali. Odisseo inve­ ce, è rimasto cautamente nei pressi della nave, ha ricevuto dal dio Ermes un’erba magica, grazie alla sfugge all’incantesimo e costringe la maga a ridare forma umana ai suoi compagni. In seguito Circe accoglie con ospitalità e vive assieme a Odisseo per un anno intero: dopo questo periodo, chiede di lasciar partire, perché tutti hanno nostalgia della loro patria. Circe, pur a malincuore, acconsente e dà dei consigli utili al ritorno. 61 Riscrivi il testo dell’esercizio precedente volgendo ai tempi del passato le forme verbali espresse al presente storico.


322

La morfologia

62 Completa il testo inserendo opportunamente i pronomi elencati. che (5 volte) ■ chi ■ chiunque ■ cui (3 volte) ■ essa ■ esse ■ gli (2 volte) ■ le (2 volte) ■ -le ■ li (2 volte) ■ -lo ■ loro (2 volte) ■ lui stesso ■ quanto ■ quanti ■ se stesso ■ si ■ -si

Odissea – Le Sirene Un altro pericolo Odisseo deve affrontare è quello delle Sirene. Se­ condo Circe riferisce, sono creature dal corpo di uccello e il volto di donna e con il loro irresistibile canto affascinano i marinai passano nelle vicinanze, at­ tirano verso di e fanno schiantare contro gli scogli. Tutte le coste dell’isola in abitano sono disseminate delle ossa di ha sentito le loro voci melodiose, promettono una conoscenza infinita. Odisseo, perciò, vuole assolutamente udir e ovviamente vuole salva­ re e i compagni. Perciò ordina ai suoi uomini di tappar le orecchie con la cera, perché non possano sentire; invece fa legare a un albero della nave e vieta ai compa­ gni di liberar prima di essere ben lontani da quei luoghi. I marinai obbediscono e così, tra hanno udito le Sirene, Odisseo è il solo riesce a sopravvivere. La figura della Sirena, ha avuto in seguito grande fortuna, si è poi trasformata e, come alla Sirenetta della famosissima favola di Andersen, è stata attribuita una lunga coda di pesce. Ben diversa è la sirena di oggi percepiamo il suono e il nome deriva proprio da quello delle creature mitologiche: come , attira l’attenzione di senta il suo suono, per nulla melodioso, ma ben identificabile e di grande intensità. (la storia continua all’es. 69, p. 325)

63

SCRITTURA CREATIVA Scrivi un breve racconto che abbia come protagonista una sirena. Usa almeno cinque pronomi relativi e otto pronomi personali.

64

SCRITTURA CREATIVA

Scrivi un testo incominciando così: “Nel buio della notte fummo svegliati dal suono

di una sirena…”

65

Riscrivi il seguente testo: per evitare le continue ripetizioni di parole, ricorri ai pronomi personali e relativi e unisci alcune frasi in un unico periodo. MODI DI DIRE

RISCRIVERE

Diciamo troppa grazia sant’Antonio! quando vogliamo sottolineare che abbiamo sì ottenuto qualcosa di molto atteso, ma abbiamo ricevuto qualcosa di molto atteso in una quantità esagerata o in modo eccessivo. L’aneddoto è il seguente. Dall’aneddoto sembra derivare questo modo di dire. In un certo paese viveva un contadino. Di questo paese non ci viene indicato il nome. Il contadino voleva impa­ rare a cavalcare. Perciò comperò un cavallo, ma, pur dandosi una forte spinta, non riuscì a montare sul cavallo in sella. Intanto erano arrivati alcuni dei suoi amici. Ai suoi amici il contadino chiese che cosa dovesse mai fare per riuscire a salire sul cavallo in groppa. I suoi amici consigliarono al contadi­ no di pregare sant’Antonio. A sant’Antonio tutti si rivolgono per chiedere di riuscire a fare qualcosa. Allora il contadino pregò il santo, prese una bella rincorsa e si diede uno slancio. Lo slancio portò il contadino addirittura a cadere a terra dall’altra parte. Più che mai deluso da quel suggerimento, il contadino esclamò. Nel suggerimento aveva riposto tutta la sua fiducia. “Troppa grazia sant’Antonio! Volevo sì una bella spinta, ma tu me ne hai data una troppo forte. La spinta non mi è stata di nessun vantaggio”.

66

SCRITTURA CREATIVA Scrivi un testo raccontando un episodio a tua scelta: utilizza il modo di dire “Troppa grazia sant’Antonio!” (▶ es. 65), le forme quale, che, cui del pronome relativo e almeno cinque pronomi personali.


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

4 I pronomi e gli aggettivi

Percorso digitale

possessivi

I possessivi esprimono una relazione di appartenenza: il possesso materiale di cose o di animali, il rapporto di parentela o di consuetudine con persone. Le forme dei possessivi variano per accordarsi: ■ con la persona del possessore; Io ho la mia opinione, tu hai la tua, voi avete la vostra.

■ con il genere e il numero del nome a cui si riferiscono, cioè con la cosa posseduta (tranne loro e altrui che sono invariabili). Ho messo nello zaino il tuo quaderno, la tua penna, le tue matite, i tuoi libri. I loro figli e la loro nipotina frequentano la stessa scuola. Si devono rispettare sia le idee altrui sia i beni altrui. POSSESSORE persona 1a singolare 2a singolare 3a singolare 1a plurale 2a plurale 3a plurale

COSA POSSEDUTA singolare maschile femminile mio mia tuo tua suo, proprio sua, propria nostro nostra vostro vostra proprio propria loro (inv.) loro (inv.) altrui (inv.) altrui (inv.)

plurale maschile miei tuoi suoi, propri nostri vostri propri loro (inv.) altrui (inv.)

femminile mie tue sue, proprie nostre vostre proprie loro (inv.) altrui (inv.)

Suo, sua, suoi, sue si usano quando il possessore è uno solo; quando i possessori sono più di uno si usa loro. Silvia deve ancora consegnare i suoi disegni. Silvia e Daniele devono ancora consegnare i loro disegni.

un solo possessore più possessori

Proprio è un possessivo di 3a persona, singolare e plurale, di valore riflessivo e perciò è

sempre riferito al soggetto; si usa nei seguenti casi: ■ al posto di suo e di loro, per indicare il possessore nel caso in cui sia il soggetto della frase che, però, potrebbe essere confuso con un’altra persona citata, oppure quando il verbo non ha un soggetto determinato (come nei costrutti impersonali o quando il soggetto è un pronome indefinito); Chiara ha dato a Ben la propria bici. Bisogna saper riconoscere i propri errori. Tutti badano al proprio interesse.

propria si riferisce a Chiara, non a Ben costruzione impersonale il soggetto è un pronome indefinito

■ per rimarcare lo stretto rapporto tra possessore e cosa posseduta (in alternativa alle forme suo o loro) o per rafforzare un altro aggettivo o pronome. La zia verrà con la propria auto.

Lia ha preparato questa torta con le sue proprie mani.

Altrui, invariabile, significa di un altro, di altri e indica un possessore non definito, diverso dalla persona che parla o ascolta. Devi rispettare le opinioni altrui.

Difendi la tua libertà senza danneggiare quella altrui.

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324

La morfologia

Tutte le forme possono essere usate come aggettivi o come pronomi. aggettivi Questa non è la tua penna, «L’auto rossa è sua?»

pronomi quella è la tua. «Sì, è proprio la sua».

Sono pronomi quando sottintendono un nome e sono sempre preceduti dall’articolo o da una preposizione articolata. Le nostre auto sono simili, ma la mia è a benzina, la tua è elettrica ed è più accessoriata della mia.

Sono aggettivi quando accompagnano o si riferiscono a un nome con il quale con­ cordano. In questo caso possono avere, come tutti gli aggettivi, funzioni diverse. ■ Hanno funzione attributiva quando precedono o seguono immediatamente il nome che determinano. Secondo il mio parere, è merito tuo se la nostra squadra ha vinto.

Quando sono collocati prima di un nome, gli aggettivi possessivi richiedono l’articolo o una preposizione articolata. Rifiutano l’articolo o una preposizione articolata quando: – sono preceduti da un aggettivo non qualificativo; Tre nostri amici e alcuni loro compagni frequenteranno il nostro corso.

– si trovano prima di un nome di parentela singolare; fanno eccezione la forma loro, i nomi d’affetto (mamma, papà, babbo, figliolo), gli alterati, i composti o i nomi accompagnati da un aggettivo qualificativo o da una determinazione. Mia madre, sua cugina e tua nonna sono clienti del loro negozio. Verranno da noi la mia bisnonna, la mia cuginetta di Roma e la mia giovane cognata.

– seguono il nome in espressioni esclamative o vocative, in particolari locuzioni o quando si vuole accentuare l’idea di possesso. Amici miei, che bello rivedervi! Per colpa tua arriverò tardi e sarà un problema mio.

■ Hanno funzione predicativa quando si collegano al nome tramite un verbo e non sono mai preceduti dall’articolo (se hanno l’articolo sono pronomi). Queste idee sembrano sue, ma sono mie.

■ Hanno funzione sostantivata quando, preceduti dall’articolo o da una preposizione articolata, hanno già in sé il significato di un nome. In particolare, possono indicare: al maschile singolare il denaro, la disponibilità economica, la capacità creativa

Ci ho rimesso del mio (denaro). Il lavoro è impostato, ma dovrai metterci del tuo (impegno, capacità creativa).

al maschile plurale i genitori, i parenti, i compagni

I miei (genitori) non sono d’accordo. Arrivano i nostri (compagni)!

al femminile singolare l’opinione, la parte, la salute, l’occasione e, nello stile epistolare, la lettera

Dimmi la tua (opinione). In risposta alla vostra (lettera) di venerdì scorso…

al femminile plurale le birichinate, le sciocchezze, le spiritosaggini

Ne hai fatta una delle tue (birichinate)? Ne ha detta una delle sue (sciocchezze).


ESERCIZI

Altri esercizi di recupero e potenziamento sull’eBook

6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

325

67 Indica se i possessivi sono aggettivi [A] o pronomi [P]. 1. Il tuo [ ] è un progetto davvero innovativo e molto più interessante del mio [ ]. 2. Quella borsa non è ], io invece non ho mia [ ], anche se è molto simile alla mia [ ]. 3. Marika è venuta spesso a casa mia [ mai visto la sua [ ]. 4. Noi abbiamo esposto la nostra [ ] opinione: quando sapremo la loro [ ]? 5. Al] idee sono sempre la nostra [ ] festa verrà anche mia [ ] sorella con il suo [ ] fidanzato. 6. Le tue [ ] giardino non è paragonabile al nostro [ ]: il loro [ ] è molto più originali delle sue [ ]. 7. Il loro [ ] convinzione che le spese per il trasporto fossero a carico vostro [ ]. più grande e curato. 8. Era nostra [

68 Indica se i possessivi sono aggettivi con funzione attributiva [AA], aggettivi con funzione predicativa [AP] o pronomi [P]. 1. Voi assumetevi la vostra [ ] responsabilità, noi ci siamo assunti la nostra [ ]. 2. La loro [ ] opinione ] consigli né dei suoi [ ], perciò farò non è poi così diversa dalla vostra [ ]. 3. Non mi fido più dei tuoi [ di testa mia [ ]. 4. La loro [ ] è la più bella villa del nostro [ ] quartiere. 5. La festa è stata a spese no] è arrivato secondo. 7. «Ti stre [ ], non loro [ ]. 6. Il tema che ha vinto il concorso è suo [ ], il mio [ sembra sua [ ] questa voce?» «No, anche se è molto simile alla sua [ ]». 8. Ho trovato un foulard che non ] è parcheggiata lagsembra mio [ ]. È forse il tuo [ ]? 9. L’auto in divieto di sosta è sua [ ], la nostra [ ] chiavi né le sue [ ]: avete la vostra [ ] copia da prestarci? giù. 10. Non trovo più né le mie [

69 Distingui gli aggettivi possessivi in funzione attributiva e quelli in funzione sostantivata. Odissea – La dea Calipso Dopo il suo lungo peregrinare, Odisseo LAVORARE SUL LESSICO approda in Sicilia. Qui i suoi, stremati dal viaggio e dalla fame, disob­ Spiega la differenza bediscono al suo divieto e si cibano delle vacche del dio Sole. La loro di significato di queste due empia azione però viene ben presto punita dal dio che li fa morire frasi: tutti durante una tempesta. Unico superstite, Odisseo giunge all’iso­ • La dea aiuta Odisseo a preparare la sua partenza. la incantata della bellissima dea Calipso che si innamora di lui e lo trattiene presso di sé. L’eroe però ha nostalgia della sua patria e dei suoi e vorrebbe ripartire. Dopo sette anni, Calipso riceve l’ordine da Zeus di lasciare andare Odisseo e allora gli dice: «Sono pronta al no­ • La dea aiuta Odisseo a preparare la propria stro distacco: tu vuoi tornare nella tua patria, anche se qui, nella mia partenza. dimora, tu saresti immortale ed eternamente giovane. Vuoi proprio rivedere tua moglie, che certo è meno bella di me, e tutti i tuoi?». E lui le risponde: «Oh dea, mia moglie è mortale e meno bella di te, ma io non desidero altro che rivedere lei, la nostra casa e tutti i miei». Così, pur contro il proprio volere, la dea aiuta Odisseo a preparare la sua partenza. (la storia continua all’es. 145, p. 353) 70 Indica se i possessivi hanno funzione di sostantivo [S] o di pronome [P] e scrivi il nome che sottintendono. 1. La vostra è stata una risposta troppo vaga. [ ] 2. I suoi non ne possono più: Pietro ne ha di nuovo combinata una delle sue. [ ]; [ ] 3. Fatevi valere, siamo tutti ] 5. La loro è stata una vittoria immeritata. dalla vostra! [ ] 4. Alla nostra! [ [ ] 6. Con questa nostra vi informiamo che i vostri documenti sono pervenuti all’ufficio. [ ] 7. Io ho fatto il mio, ora devi impegnarti tu. [ ] 8. All’arrivo dei nostri, ] i nemici fuggirono. [ ] 9. Le sole polemiche riportate sono le vostre. [ 10. Ora che tutti hanno parlato, dirò anch’io la mia. [ ] 11. Il romanzo l’ha scritto lui, ma ci ho anche messo del mio. [ ] 12. Quei due anziani vivono del loro e non chiedono aiuto a nessuno [ ].


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La morfologia

L’USO DEI POSSESSIVI 71 Riscrivi le seguenti frasi correggendo gli usi scorretti dei possessivi. 1. Alcuni allievi non hanno la giustificazione firmata dai suoi genitori. 2. Fulvio e Nicoletta sono stati sgridati per i suoi scherzi. 3. È importante che ognuno si preoccupi della sua salute. 4. Andrò al parco con Giovanni e con il proprio cane. 5. La mia sorella si è appena laureata. 6. L’allenatore elogiò i giocatori per le sue capacità. 7. Bisogna ascoltare le sue aspirazioni. 8. Il suo zio è sempre all’estero per lavoro.

72 Volgi al plurale le prime sei frasi e al singolare quelle rimanenti. 1. Mia nonna verrà da noi a Natale. 2. La loro nonna abita in campagna. 3. La mia sorellina sa già scrivere. 4. Tuo cognato gioca molto bene a tennis. 5. Suo zio è molto sportivo. 6. Vostra cugina ha ottimi voti. 7. Che scuola frequentano le tue sorelle? 8. Le nostre ziette ci fanno dei bei regali. 9. I vostri fratelli giocano nella mia squadra di pallavolo. 10. I miei nonnini sono molto generosi. 11. Le loro sorelle ballano benissimo. 12. I suoi cugini hanno una barca.

73 Completa opportunamente le seguenti frasi con un aggettivo possessivo e inserisci l’articolo quando è necessario. 1. Renata andrà al mare con Francesca e con figlio. Francesca, infatti, ha un figlio molto figlio, anche se a lui non simpatico e alla mano. 2. Renata andrà al mare con Francesca e con piace andare al mare con madre e con amica Francesca. 3. Renata e Francesca andranno al mare con mariti. figlie invece andranno in montagna con un gruppo di amici. 4. Quando Valeria e sorellina vanno in bicicletta nel parco, fratello andiamo in moto, madre sta in madre sta in pensiero. 5. Quando io e pensiero.

74

RIFLETTERE

Rifletti sull’uso del possessivo nelle seguenti frasi e rispondi alle domande.

1. La signora Verdi è andata dalla signora Marino per parlarle del rendimento scolastico del proprio figlio. (Di chi è il figlio? ) 2. La signora Verdi è andata dalla signora Marino per parlarle del rendimento scolastico di suo figlio. (Di chi è il figlio? ) 3. Al contrario di Carlo, i suoi genitori hanno un gran fiuto per gli affari: se si fossero occupati dei suoi investimenti, sarebbe stato meglio per tutti. (Di chi sono gli investimenti? ) 4. I genitori di Carlo hanno un grande fiuto per gli affari e i loro investimenti hanno avuto un ottimo rendimento. (Di chi sono gli investimenti? )

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INVALSI

In quale delle seguenti frasi non è presente un aggettivo possessivo?

a.

No, questo non è un problema tuo.

b.

È forse vostra l’auto parcheggiata qui davanti?

c.

Non dire a me che cosa devo fare, dillo al tuo amico.

d.

Non mi piace il taglio di capelli di Alessia, preferisco il tuo.

Scrivi un breve testo che termini con una delle seguenti frasi, contenenti aggettivi possessivi con funzione sostantivata. SCRITTURA CREATIVA

1. E del resto, lo sai, io sono sempre dalla tua. 2. E finalmente arrivarono i nostri! 3. E fu così che il mio amico / la mia amica ne aveva fatta / detta una delle sue.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

5 I pronomi e gli aggettivi

Percorso digitale

dimostrativi

I dimostrativi indicano la posizione dal punto di vista spaziale o temporale, oppure l’identità di qualcuno o qualcosa; all’interno di un discorso si usano per richiamare una cosa detta in precedenza. Alcune forme sono sia aggettivi sia pronomi.

Alcune forme sono solo pronomi.

Vorrei questa maglia e quella. Questo è tuo; quel libro là è mio. Costui (= questa persona) non mi piace. Di ciò (= questa cosa) vi parlerò poi. Non ci (= a questa cosa) posso credere.

Ecco il quadro delle forme dei dimostrativi: aggettivi e pronomi

pronomi

questo, questa, questi, queste

costui, costei, costoro

codesto, codesta, codesti, codeste

colui, colei, coloro

quello, quella, quelle

questi, quegli (soggetto maschile singolare)

quell’, quel, quei, quegli (solo aggettivi)

quelli

stesso, stessa, stessi, stesse

ciò, ne, ci, vi, lo, la (inv.)

medesimo, medesima, medesimi, medesime

■ Questo, codesto e quello non sono mai preceduti dall’articolo, stesso e medesimo, inve­ ce, richiedono l’articolo determinativo. ■ Questo indica qualcuno o qualcosa vicino a chi parla; codesto indica qualcuno o qualcosa vicino a chi ascolta, ma il suo uso è oggi limitato al parlato toscano o, per quanto riguarda gli scritti, alle lettere commerciali e al linguaggio burocratico. Il sottoscritto porge domanda a codesto ufficio…

■ Quello indica qualcuno o qualcosa lontano da chi parla e da chi ascolta. Quando è usato come aggettivo ha varie forme e segue le stesse norme ortografiche valide per l’articolo determinativo (▶ p. 234). In alcune particolari espressioni può avere funzione sostantivata. La forma quelli è solo pronome. Ci siamo incontrati in quel (= territorio) di Firenze. Quelli (= i componenti) della mia famiglia sono partiti.

■ Questi e quegli sono usati in contesti per lo più letterari solo in funzione di soggetto in riferimento a un nome di persona maschile singolare. Quando sono usati in correlazione per contrapporre due persone precedentemente nominate, questi indica il nome più vicino, cioè quello citato per ultimo, quegli il più lontano, cioè quello citato per primo. Questi è Caco, / che, sotto ’l sasso di monte Aventino, / di sangue fece spesse volte laco. (Dante) A Filippo di Macedonia succedette il figlio Alessandro: quegli (= Filippo) risolveva le questioni con la diplomazia, questi (= Alessandro) combattendo in campo aperto.

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328

La morfologia

■ Costui, costei, costoro, usati solo per persone, hanno una sfumatura spregiativa. Chi si crede di essere costei? Costoro non mi convincono con le loro chiacchiere.

■ Colui, colei, coloro si riferiscono solo a persone e sono usati soprattutto come antecedenti del pronome relativo e in contesti formali. Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni. (E. Roosevelt)

■ Ciò, pronome invariabile di valore neutro, significa questa / quella cosa, queste / quelle cose ed è spesso usato come antecedente del pronome relativo. Oltre che a una cosa, può essere riferito a un’intera frase. Tu ottieni sempre ciò che vuoi. Era in ritardo e ciò mise tutti in ansia.

■ Tale è un dimostrativo quando equivale a questo – con il significato di simile – ed è spesso seguito da una proposizione consecutiva introdotta da che o da, oppure quando, in una correlazione, indica somiglianza o identità. Perché avere un tale comportamento? Il ritardo era tale che iniziammo a preoccuparci. Tale il padre, tale il figlio.

È invece un indefinito quando significa un certo (▶ pp. 332­333). ■ Hanno valore dimostrativo le particelle pronominali: – lo quando significa ciò, questo e ha funzione di complemento oggetto; – la quando significa questa cosa o qualcosa di indeterminato; – ci e vi quando equivalgono a di / a / in / su ciò, questo; – ne quando significa di / da questo, questa, questi, queste. Non ci avevo pensato, ma ora lo faccio subito. Andare fin lassù a piedi? Mi spiace, ma non me la sento. Vuoi uscire con loro? Ne parlerò con tuo padre.

FACCIAMO IL PUNTO

Le funzioni della particella ne Ne può avere valore: ■ di pronome personale di 3a persona singolare e plurale (= di / da lui, lei, loro); Ne parlano come di persone affidabili.

È gentile con lei, ma ne riceve solo sgarbi.

■ di pronome dimostrativo (= di / da questo, questa, questi, queste; di / da ciò); Volevo andarci, ma non ne ho avuto il tempo.

■ di avverbio di luogo (= di / da qui, qua, lì, là); Entrò nella grotta e non riuscì più a uscirne.

■ rafforzativo in locuzioni tipiche del parlato, per esempio: Ȩ con verbi intransitivi di cui costituisce una componente fraseologica: andarsene, venirsene, fuggirsene, tornarsene, dormirsene, uscirsene ecc.;

– in espressioni come aversene a male, valerne la pena, non poterne più ecc.; – in espressioni in cui si sottintende un nome, che a seconda del contesto può essere cose, fatti, stupidaggini, birichinate, botte ecc. Non volergliene! Non ne vale la pena!

Ne dice tante! (sott. di stupidaggini)


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

329

■ Stesso e medesimo possono essere usati sia come pronomi sia come aggettivi. Io e lei abbiamo lo stesso testo di storia. Il testo di storia è lo stesso dell’anno scorso.

aggettivo pronome

Possono essere utilizzati con due valori diversi: – corrispondenza e identità (e per questo sono anche classificati come identificativi) con il significato di uguale, identico. Con questo valore, in funzione di aggettivo precedono, in genere, il nome a cui si riferiscono; in funzione di pronome lo stesso può significare la stessa cosa; Siamo nella stessa aula dell’anno scorso e abbiamo i medesimi insegnanti. Il luogo dell’incontro è sempre il medesimo. Decidi tu: per me è lo stesso.

– valore rafforzativo con il significato di proprio, in persona, persino. Con questo valore, in funzione di aggettivo seguono generalmente un nome, un pronome per­ sonale o un riflessivo. Lo farò oggi stesso. Puoi farlo tu stesso.

ESERCIZI

Il re stesso conduceva l’esercito. La legge medesima lo ammette.

Altri esercizi di recupero e potenziamento sull’eBook

77 Indica se i dimostrativi sono aggettivi [A] o pronomi [P]. ] gusti. 2. Non fidarti di costoro [ ]: fanno sempre le stesse 1. Abbiamo le stesse [ ] idee e i medesimi [ ] è il colpevole», gridò la folla in quel [ ] momento. 4. Avete fatto la stessa [ ] promesse. 3. «Costui [ ]: chiede sempre le stesse [ ] co[ ] strada della volta scorsa? 5. Non ho intenzione di ricevere costei [ se. 6. Questi [ ] maglioni sembrano uguali, ma la qualità non è la stessa [ ]. 7. Non me lo [ ] dire ora! ] scarpe sono bellissime; quelle [ ] non mi piacciono affatto. Me ne [ ] parlerai poi. 8. Queste [

78

STORIE DI PAROLE

Individua e distingui gli aggettivi e i pronomi dimostrativi.

L’aggettivo capitale deriva dal nome latino caput. Questo indicava il “ca­ UNA PAROLA IN PIÙ po” nelle sue varie accezioni. Innanzitutto, la testa, che è quella parte Ai nomi capitale e patrimonio del corpo umano o animale considerata da sempre come la più nobile. si può associare il verbo dilapidare. Deriva dal latino Il significato di base dell’aggettivo capitale è quindi “importante, princi­ lapis, “pietra”, e rende bene pale”. Le questioni di capitale importanza sono quelle che richiedono la l’idea di sperperare massima attenzione e i vizi capitali (la superbia, l’avidità, l’ira, l’invidia, il denaro, buttandolo come la lussuria, la gola e l’accidia) sono quelli peggiori. Tra tutte le pene da si tirerebbero delle pietre. scontare per coloro che sono stati condannati, quella più grave è senza dubbio la pena capitale, dal momento che prevede la fine della vita stessa. Sempre da questo significato è derivato il nome femminile capitale, che indica la città principale di uno Stato, quella in cui, in genere, ha sede il governo. Il medesimo significato era già nell’espressione caput mundi, con cui era definita l’antica Roma, che sembrava il centro stesso del mondo. Nel suo significato più ampio il nome caput in­ dicava tutto ciò che è principale e da cui provengono altre cose. E da questo concetto è derivato il nome maschile capitale: può indicare la somma di denaro che produce un reddito a colui che la investe o, più in generale, ciò che costituisce il patrimonio di una persona. In questi tempi si sente spesso parlare di “capitale umano”, l’insieme di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali degli individui, che per un’azienda rappresenta una risorsa tanto importante quanto il capitale finanziario. L’origine di questa espressione e dell’idea che esprime si deve a Theodore Schultz, colui che nel 1979 ricevette il premio Nobel per le scienze economiche.


330

La morfologia

79 Indica se stesso e medesimo esprimono corrispondenza [C] o se hanno valore rafforzativo [R]. 1. Spartani e Ateniesi non avevano le medesime leggi. [ ] 2. I Romani distrussero nello stesso anno due ] 4. Era Alessandro famose città, Cartagine e Corinto. [ ] 3. Remo fu ucciso dal suo stesso fratello. [ stesso a guidare la cavalleria macedone. [ ] 5. Augusto morì nella medesima stanza in cui era morto suo ] 7. Le persone abipadre Ottavio. [ ] 6. La tua stessa espressione rivela che cosa stai pensando. [ tudinarie comprano sempre gli stessi prodotti. [ ] 8. L’errore è presente nell’animo stesso dell’essere ] 10. Il tuo sguardo medesimo rivela i tuoi umano. [ ] 9. Sono sempre gli stessi che si lamentano. [ sentimenti verso di lui. [ ]

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Le parole di ciascun gruppo, tranne una, condividono una caratteristica grammaticale. Individua la caratteristica, trova l’intruso e spiega perché lo è. RIFLETTERE

1. quella, questo, codesti, costui, medesimo 2. lo, la, ci, ne, gli 3. coloro, stesso, costei, ne, colei

81 Indica se le particelle lo, ci e ne hanno funzione di pronome personale [P] o di pronome dimostrativo [D]. 1. Ci [ ] hanno invitati? Non me lo [ ] sarei mai aspettato! 2. Mi chiedi di George? Non lo [ ] vedo ] inviterà nella sua nuova casa: ci [ ] posda un bel po’ e ne [ ] ho nostalgia. 3. Presto Alina ci [ ]?» «Mah… Non ne [ ] ho idea!» 5. Cosa siamo contare! 4. «A che ora potranno riaccompagnarci [ ] ha regalato? Non me lo [ ] ricordo. regalargli? Non ci [ ] ho ancora pensato. 6. Lui che cosa ci [ 7. Che cosa pensiamo del nuovo insegnante? Ne [ ] siamo tutti entusiasti; ci [ ] piace moltissimo. ] sai? Non ci [ ] hanno dato compiti per domani. 9. Alan ci [ ] ha detto di aver già fatto 8. Lo [ ] tutti i compiti della settimana: tu ci [ ] credi? 10. Da un po’ di tempo quei due non si parlano: ne [ deduco che hanno litigato.

82 Sostituisci le parti sottolineate con i pronomi ne, ci o lo. 1. Domani ci sarà lo sciopero: sapevi che domani ci sarà lo sciopero? 2. Domani ci sarà lo sciopero: eri al corrente che domani ci sarà lo sciopero? 3. Domani ci sarà lo sciopero: hai pensato che domani ci sarà lo sciopero? 4. Alex sostiene di aver cucinato lui: ma io non credo che abbia cucinato lui. 5. Dice che cucinerà lui, ma io non sono convinto che cucinerà lui. 6. È possibile che lui cambi scuola? No, non credo possibile che lui cambi scuola. 7. Valeva la pena di andare fin laggiù? Sì, valeva la pena di andare fin laggiù. 8. I tuoi avevano mai pensato di trasferirsi? Sì, avevano pensato di trasferirsi.

83 Completa le seguenti frasi inserendo opportunamente ne, ci o lo. 1. Jennifer pensa di iscriversi all’università, ma non è ancora sicura. 2. Non hai ancora finito i comero dimenticata, ma ora faccio subito. piti? Non posso credere! 3. Passare in lavanderia? Me ho proprio pensato. 5. «Dove andrete in vacanza?» « 4. Avremmo potuto incontrarci prima, ma non ho parlato un po’ con mio fratello, ma non abbiamo ancora deciso». 6. Se tornerò in città verrò subito a deduco che non sta bene. 8. «Che trovarvi: contate . 7. Da un po’ di tempo Carlo è sempre a casa: cosa farai domenica?» « ho pensato, ma non ho idea». 9. Non ha ascoltati e se è pentito.


331

lessico grammatica

Alcune espressioni idiomatiche, di largo uso soprattutto nel parlato, presentano la forma -la, che rinvia a qualcosa di indeterminato.

84 Associa a ciascuna locuzione il significato corretto scrivendo la lettera corrispondente. 1. spuntarla (o averla vinta)

a. cedere, acconsentendo che l’altro faccia come vuole

2. darla vinta

b. fuggire precipitosamente

3. darla a bere (o a intendere)

c. smettere bruscamente di fare qualcosa di spiacevole, cessare i rapporti con qualcuno o, sottintendendo la parola vita, uccidersi

4. farla pagare (cara)

d. uscire più o meno bene da una situazione difficile o essere abbastanza bravi in qualcosa

5. darsela a gambe

e. parlare sinceramente, esporre tutta la verità

6. cavarsela

f. vendicarsi, mettendo in atto qualche ritorsione

7. dirla tutta

g. riuscire a ottenere ciò che si voleva o superando ostacoli e difficoltà o dopo lunghe discussioni

8. farla finita

h. far credere qualcosa di non vero a qualcuno

85 Completa le frasi con l’espressione idiomatica adatta al contesto: scegli tra le espressioni elencate, trasformando opportunamente verbi e pronomi. cavarsela ■ darla vinta ■ darla a bere ■ dirla tutta ■ darsela a gambe ■ farcela ■ farla finita ■ farla franca ■ farla pagare ■ farla grossa ■ saperla lunga ■ spuntarla ■ vedersela brutta 1. Sembra che questa volta Carlo : che guaio ha combinato! 2. Chiedilo a Marta: lei su questo argomento . 3. Colto in flagrante, il borseggiatore , ma è riuscito a . . 4. Mi hai veramente stufato con le tue proteste: è ora che tu ? Lo A , nessuno ti sopporta più. 5. Ma a chi vuoi so che sei stato tu: non riuscirai a a buon mercato: te cara. 6. «Aldo e Roberto hanno discusso parecchio e alla fine Aldo». «Sì, ma solo perché Roberto, non potendone più, ».

86 Completa opportunamente il testo con aggettivi e pronomi. Sull’origine del detto “cavarsela per il rotto della cuffia”, il significato del è “scampare miracolosamente a un pericolo”, ci sono due ipotesi. Secondo alcuni deriverebbe da cuffia, il copri­ capo di metallo i cavalieri medievali indossavano sotto l’elmo. Se in un duello l’avversario avesse trapassato con la lancia l’elmo di un cavaliere, sarebbe rimasto in vita solo gra­ zie alla protezione della cuffia e sarebbe cavata proprio per un pelo. Altri invece collega­ no il detto alla Giostra del saraceno, un antico gioco cavalleresco simulava lo scontro tra due guerrieri. Il cavaliere, in realtà, era uno solo: doveva fare era lanciar al galoppo e, con la lunga lancia di era dotato, colpire un fantoccio raffigurante un sarace­ no. Si trattava di un automa ruotava su ; nella destra teneva una mazza e nella sinistra uno scudo in doveva essere colpito. riusciva, senza far colpire dalla mazza, aveva superato brillantemente la prova. Nel caso in cui il concorrente fosse stato col­ pito dal fantoccio nella cuffia ma fosse riuscito a mantener in sella, la prova sarebbe stata considerata comunque valida e si sarebbe detto che cavaliere, pur non avendo disputato una gara eccezionale, aveva fatta, anche se con “il rotto della cuffia”.


332

La morfologia

6 I pronomi e gli aggettivi indefiniti

Percorso digitale

Gli indefiniti forniscono in modo generico e imprecisato informazioni relative alla quantità o alla qualità di qualcuno o di qualcosa. Alcune forme sono sia aggettivi sia pronomi.

Dici di avere pochi vestiti, ma non ne hai pochi.

Alcune forme sono solo aggettivi.

Ogni giorno ho qualche impegno di qualunque genere.

Alcune forme sono solo pronomi.

Ognuno di noi ha qualcosa da dire e nulla da temere.

Gli indefiniti sono una classe ampia e particolarmente articolata. I suoi elementi, oltre a svolgere funzioni diverse (aggettivi e pronomi, solo aggettivi o solo pronomi), si differenziano anche dal punto di vista morfologico: alcuni sono variabili nel genere e nel numero, altri sono variabili o solo nel genere o solo nel numero, altri ancora, soprat­ tutto quelli che sono solo aggettivi o solo pronomi, hanno forme invariabili. Li riassumiamo nella seguente tabella, dove sono suddivisi in base alla funzione che possono svolgere e con l’indicazione delle desinenze per le forme variabili e la sigla (inv.) per quelle invariabili. AGGETTIVI E PRONOMI variabili in genere e numero

variabili o solo nel genere o solo nel numero

alquanto/a/i/e

alcuni/e

AGGETTIVI

PRONOMI

qualche (inv.)

uno/a/i/e

altro/a/i/e

alcuno/a (nelle negazioni)

ogni (inv.)

ognuno/a

certo/a/i/e

certuni/e

qualunque (inv.)

qualcuno/a

molto/a/i/e

ciascuno/a

qualsiasi (inv.)

qualcosa (inv.)

parecchio/a/i/e

diversi/e

qualsivoglia (inv.)

chi (inv.)

poco/a/hi/he

nessuno/a

chiunque (inv.)

tanto/a/i/e

quale/i

chicchessia (inv.)

altrettanto/a/i/e

tale/i

niente (inv.)

troppo/a/i/e

vari/ie

nulla (inv.)

tutto/a/i/e

■ Uno significa un tale; ammette anche il plurale quando ha l’articolo ed è in correla­ zione con altro. C’era uno (= un tale) che non conoscevo.

Gli uni leggevano, gli altri scrivevano.

■ Chiunque si usa solo per persone. Qualcosa indica una o più cose non precisate e ri­ chiede la concordanza al maschile singolare. Chiunque sarebbe in grado di farlo.

È successo qualcosa di strano.


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

■ Qualcuno e ognuno sono pronomi solo singolari e possono essere seguiti dal partiti­ vo. Qualcuno indica un numero indeterminato (ma di solito non grande) di persone o di cose, oppure una sola persona o una sola cosa. Ognuno indica le persone di un gruppo indeterminato considerate individualmente. Devo presentarti qualcuna delle mie amiche. Ognuno cerca di realizzare i propri sogni.

Qualcuno ha suonato il campanello. Ognuna di voi ha un compito diverso.

■ Chi è pronome indefinito solo quando è usato in correlazione ed equivale a l’uno… l’altro, gli uni… gli altri. Chi la vuole cotta, chi la vuole cruda.

■ Tale è un aggettivo indefinito quando indica qualcuno di cui non si conosce bene l’identità. Come pronome indefinito indica una persona indeterminata quando è pre­ ceduto dall’articolo indeterminativo, una persona già nota quando è preceduto dal dimostrativo quello. Ha telefonato un tal signor Rossi. Qui c’è un tale che dice di conoscerti. Ieri al parco ho incontrato quel tale della palestra.

■ Certo al singolare e preceduto dall’articolo indeterminativo indica una persona la cui identità non è del tutto nota o una qualità indeterminata di qualcosa. Senza articolo significa simile soprattutto in senso spregiativo. Lo ha scritto un certo Tommaso. Questi sono quadri di un certo valore. Non mi metterei mai in società con certe persone.

■ Gli aggettivi poco, molto, tanto hanno anche le forme di superlativo (pochissimo, moltissimo, tantissimo) e di comparativo (meno, più). Hanno partecipato alla gita moltissimi studenti e più classi prime del solito.

■ Certo, diverso, vario sono aggettivi indefiniti quando precedono il nome; se lo seguo­ no e significano sicuro, differente, molteplice sono aggettivi qualificativi. Ha avuto un certo successo. Avrà un successo certo (= sicuro).

aggettivo indefinito aggettivo qualificativo

■ Poco, molto, parecchio, troppo, tanto, altrettanto, tutto, oltre a essere pronomi e aggettivi indefiniti, sono avverbi quando modificano il significato di un verbo o di un aggettivo. Molti sono venuti alla mostra rivolgendoci molti complimenti. Ha studiato molto e adesso si sente molto preparato.

pronome e aggettivo avverbi

■ Niente e nulla possono assumere, nelle frasi interrogative, il significato positivo di qualcosa. Non c’è niente che possiamo fare? (= C’è qualcosa che possiamo fare?) Non ha nulla di meno caro? (= Ha qualcosa di meno caro?)

■ Niente, nulla, nessuno richiedono la negazione non quando sono collocati dopo il ver­ bo; la rifiutano invece quando sono collocati prima. Niente lo interessa. Nulla mi turba. Nessuno mi capisce.

Non lo appassiona niente. Non hanno detto nulla di male. Non c’è nessuno che mi capisca.

■ Alcuno accompagnato da una negazione ha lo stesso significato di nessuno, ma il suo uso è sempre meno frequente. Non avere alcun timore.

Non hanno alcuna speranza di vincere.

333


ESERCIZI

Altri esercizi di recupero e potenziamento sull’eBook

87 Indica se gli indefiniti sono aggettivi [A], o pronomi [P]. 1. Molti [ ] dicono di essere onesti, ma solo pochi [ ] lo sono veramente. 2. Molte [ ] disgrazie suc] negozi c’è un cartello con la scritta: “Per cedono per colpa di qualche [ ] sconsiderato. 3. In parecchi [ colpa di qualcuno [ ] non si fa credito a nessuno [ ]”. 4. A parecchie [ ] persone non importa niente ] di loro, ma non tutti [ ] mi hanno regalato [ ] degli altri [ ]. 5. Ho fatto un regalo a ciascuno [ ] costo; Alessia, invece, non farebbe mai nulla [ ]. qualcosa [ ]. 6. Salvo vuole uscire a qualunque [ ] impegni e pochi [ ] ormai riescono a vederti. 8. Demostene e Cicerone furono i più fa7. Hai troppi [ mosi oratori dell’età classica: quegli [ ] visse in Grecia nel IV secolo a.C.; questi [ ] a Roma nel I secolo a.C.

88 Individua e distingui gli aggettivi e i pronomi indefiniti. 1. Alcuni libri devono essere assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti. (F. Bacone) 2. Nella vita nessuno è indispensabile, molti non sono necessari e alcuni sono facoltativi. Gli altri sono del tutto ininfluenti. (F. Fiori). 3. Il comportamento è lo specchio in cui ognuno mostra la propria immagine. (J.W. Goethe) 4. Ama tutti, credi a pochi e non far del male a nessuno. (W. Shakespeare) 5. Muoio grazie all’aiuto di troppi dottori. (Alessandro Magno) 6. È molto più bello sapere qualcosa di tutto, che tutto di una cosa. (B. Pascal) 7. Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna. (A. Einstein) 8. L’uomo che ha troppe parole spesso non ha alcuna certezza. (proverbio) 9. Ogni bambino che nasce è in qualche misura un genio, così come un genio resta in qualche modo un bambino. (A. Schopenhauer) 10. Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. (Che Guevara) 11. Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi. (G. Galilei)

89 Distingui gli aggettivi indefiniti [AI], i pronomi indefiniti [PI] e gli aggettivi qualificativi [AQ]. 1. Certe [ ] idee di tuo padre non sono poi così diverse [ ] dalle tue. 2. Ho aspettato diverse [ ] ore alla ] di partire anche stazione: ho chiacchierato con uno sconosciuto di argomenti vari [ ]. 3. Siete certi [ ]. 5. La commessa mi ha mostrato vari voi? 4. In certi [ ] giorni mi sento triste: i motivi sono i più vari [ [ ] maglioni, ma certi [ ] avevano colori troppo sgargianti. 6. «Hai dei biglietti di auguri?» «Sì, ne ho vari ] che siano tutte [ ] e per occasioni diverse [ ]». 7. Ci sono varie [ ] possibilità, ma non sono certa [ ]. 9. Ti esporrò i vari [ ] motivi per i quali ci vantaggiose per noi. 8. Il mondo è bello perché è vario [ sentiamo diversi [ ] da loro.

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MODI DI DIRE Indica se gli indefiniti hanno funzione di aggettivo [A] o di pronome [P] e specifica se sono variabili in genere e numero [V], variabili solo nel genere [G], invariabili [I]. Segui l’esempio.

Carte: una parola dai molti significati La parola polisemica “carte” indica le carte da gio­ co in alcuni [A; G] contesti, in altri [ ; ] i documenti o le mappe geografiche e in ciascuna [ ; ] accezione è presente in diversi [ ; ] modi di dire. Vediamone alcuni [ ; ]. Dal mondo dei giochi deriva mettere le carte in tavola : in parecchi [ ; ] giochi serve a conteggia­ re i punti, ma lo si fa anche nella vita quotidiana quando si rivelano le proprie intenzioni senza nascondere nulla [ ; ]. In altri [ ; ] giochi si deve giocare a carte scoperte , visibili a tutti [ ; ], come fa chi in qualunque [ ; ] affare agisce apertamente e senza ingannare nessu­ no [ ; ]. Molti [ ; ], invece, non hanno alcuno [ ; ] scrupolo: chi [ ; ] è dispo­ sto a imbrogliare le carte e chi [ ; ] non esita a cambiare le carte in tavola e dice una cosa e poi ne pensa o ne fa un’altra [ ; ]. Se poi qualcuno [ ; ] deve giocare l’ultima carta significa che si trova in una situazione difficile e, per uscirne, le tenta tutte [ ; ], e in certuni [ ; ] casi affronta qualsiasi [ ; ] rischio. Nel detto fare carte false , le carte sono i documenti: si dice a proposito di uno [ ; ] che è disposto a fare ogni [ ; ] cosa pur di raggiungere il proprio scopo; al contrario, avere le carte in regola si dice di chi possiede tutti [ ; ] i requisiti per rag­ giungere un qualche [ ; ] obiettivo.


6

91

EDUCAZIONE CIVICA

Il pronome e gli aggettivi pronominali

335

Completa il testo inserendo opportunamente gli indefiniti elencati.

altra ■ alcun ■ alcune ■ certa ■ ciascuna ■ ogni ■ qualcun altro ■ qualunque ■ tutti ■ qualcuno (2 volte)

La capacità di agire e l’interdizione La capacità di agire prevede limitazioni: i presupposti per poterla esercitare sono il raggiungimento della maggiore età e il possesso della capa­ cità di intendere e di volere. Per esempio, un minorenne non può stipulare contratto di acquisto, ma deve farlo per lui : i genitori o, in mancanza di questi, il tutore. Quando invece sia dimostrata l’incapacità di intendere e di volere di un maggiorenne, come nel caso di affetto da una grave infermità mentale, il giudice emana una sentenza di interdizione, cioè un provvedimento che priva l’individuo della capacità di compiere atto giuridico. Vi è poi un’ forma di interdizione, detta legale, che si applica come pena accessoria nei con­ fronti di chi sia condannato per un reato di una gravità. Per l’ordinamento giuridi­ co soggetto che non abbia la capacità di agire per delle cause sopra citate deve essere rappresentato da un tutore, cioè che amministri i beni in sua vece. LAVORARE SUL LESSICO

1. Individua nel testo le parole che corrispondono alle seguenti definizioni. • Supplementare, ulteriore: • Capacità di comprendere il valore e le conseguenze delle proprie azioni: • Capacità di fare le proprie scelte in maniera consapevole e responsabile:

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RIFLETTERE

• Privazione della capacità di agire: • A nome suo: • Redigere formalmente un accordo: 2. Le parole italiane tutela, tutelare, tutore e il termine inglese tutor hanno la stessa origine latina. Cerca il verbo latino da cui derivano e il relativo significato.

Rispondi alle domande o completa le frasi con il pronome indefinito adeguato.

1. Ho invitato 25 persone alla festa e ne sono venute 25: quanti sono venuti?

.

2. Ho invitato 25 persone alla festa e ne sono venute solo 5: quanti sono venuti? 3. Ho invitato 25 persone alla festa e ne sono venute 22: quanti sono venuti?

. .

4. Ho comprato 2 kg di mele e ne sono rimaste 2 kg: quante mele hanno mangiato?

.

5. Ho comprato 1 kg di gelato e adesso non ce n’è quasi più. Matteo e Stefano stanno male: quanto ne hanno mangiato? . 6. Ho comprato 1 kg di gelato. Alissa ne ha comprato 1 kg, perciò ne ha comprato

.

7. Miriam ha mangiato tre cioccolatini, Rebecca ha mangiato tre cioccolatini, Emma ha mangiato tre cioccolatini: di loro ne ha mangiati tre.

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RIFLETTERE Alcune delle seguenti frasi hanno un significato pressoché equivalente perché esprimono, anche se in modo diverso, la stessa quantità di amici. Dividile in quattro gruppi e disponile in ordine decrescente per quantità di amici, scrivendo il numero progressivo nella parentesi (da tutti gli amici a nessun amico). Indica con lo stesso numero d’ordine quelle che esprimono la stessa quantità.

1. L’ho detto a tutti gli amici. [ ] 2. Ai miei amici? L’ho detto a qualunque di loro. [ ] 3. L’ho detto a parecchi amici. [ ] 4. Non c’è nessun amico a cui non l’abbia detto. [ ] 5. Non l’ho detto a tutti i miei amici. ] 7. Solo ad alcuni dei miei amici l’ho detto. [ ] [ ] 6. L’ho detto solo a qualcuno dei miei amici. [ ] 9. L’ho detto a pochi amici. [ ] 10. L’ho detto a molti amici. 8. Non l’ho detto a nessun amico. [ ] 12. Alla maggioranza dei miei amici l’ho detto. [ ] 13. L’ho [ ] 11. A non pochi amici l’ho detto. [ ] 15. Ai miei amici? Non l’ho detto quasi a tutti gli amici. [ ] 14. A ognuno dei miei amici l’ho detto. [ detto ad alcuno. [ ] 16. Non l’ho detto a molti amici. [ ] 17. Non c’è nessun amico a cui l’abbia detto. [ ] 18. L’ho detto alla minoranza dei miei amici. [ ]


336

La morfologia

TIRIAMO LE FILA

94 Individua e distingui gli aggettivi indefiniti, i pronomi indefiniti e i pronomi relativi. 1. Pochissimi sono in grado di pensare, ma tutti vogliono avere delle opinioni. (Schopenhauer) 2. Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente. (Hegel) 3. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. (C. Ruiz Zafón) 4. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. (C. Ruiz Zafón) 5. La vita è come un arazzo che si ricama ogni giorno con fili di molti colori, alcuni grossi e scuri, altri sottili e luminosi, ma tutti i fili servono. (I. Allende) 6. Io non odio persona alcuna al mondo, ma vi sono cert’uomini ch’io ho bisogno di vedere soltanto da lontano. (U. Foscolo) 7. La vita ci spinge tutti. Qualcuno rinuncia, altri combattono. Alcuni imparano la lezione e progrediscono; accettano che l’esistenza li spinga. Questi pochi comprendono che hanno bisogno di imparare qualcosa. (R. T. Kiyosaki)

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IL LATINO DI TUTTI Classifica gli aggettivi pronominali presenti nel seguente testo riportandoli nella tabella sottostante, poi svolgi le attività proposte.

De gustibus non est disputandum (“sui gusti non si deve discutere”) è una frase latina d’uso comune che molti semplificano in de gustibus… Significa che, in genere, le persone non hanno gli stessi gu­ sti e che ognuno ha il diritto di avere i propri, anche se agli altri possono sembrare strani. Questa celebre frase latina fu pronunciata da Giulio Cesare, quando a lui e ai suoi ufficiali venne servito un piatto di asparagi al burro. La pietanza non piacque affatto al suo seguito, perché tutti i Roma­ ni usavano l’olio d’oliva e non il burro, che era un alimento tipico dei popoli barbari. Di fronte a quella situazione imbarazzante Cesare volle mettere tutti a tacere facendo capire loro che non si fanno tante storie quando si è ospiti di qualcuno. E lo fece con queste poche parole, che sono poi diventate famosissime. pronomi

aggettivi

possessivi dimostrativi indefiniti 1. Sottolinea i pronomi relativi. 2. Individua: ■ i due si impersonali: ■ il si passivante e le altre voci di forma passiva: ■ i che con valore di congiunzione:

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97

Il detto de gustibus non est disputandum è diventato ormai d’uso comune. Qualcuno, tuttavia, potrebbe ritenere che, al contrario, de gustibus est disputandum, cioè che è opportuno discutere sui gusti e sulle preferenze di ciascuno di noi. Scrivi un testo argomentativo: scegli una tesi, supportala con adeguati argomenti e confuta l’antitesi. TESTO ARGOMENTATIVO

STORIE DI PAROLE

Leggi il seguente testo e svolgi le attività proposte.

Probabilmente pochi di voi o forse nessuno conosce l’origine del rugby e del suo nome. Vediamoli entrambi. Nel 1823 durante una partita di football nella cittadina di Rugby, in Scozia, un certo Ellis raccolse la palla da terra e sotto gli occhi di tutti gli altri giocatori corse verso il campo avversario e schiacciò la palla oltre il fondo campo, urlando: “Meta!”. Tra il pubblico alcuni si misero a gridare,


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

337

altri ad applaudire Ellis che, contravvenendo alle regole del gioco, ne LAVORARE SUL LESSICO aveva inventato un altro. Presto il fatto incuriosì molte persone e pa­ Quale dei seguenti verbi recchi iniziarono a praticare il nuovo sport. Ed ecco alcune curiosità. non può sostituire nel testo contravvenire? Nel primo incontro internazionale di rugby gli scozzesi sconfissero gli • infrangere • offendere inglesi. L’incontro Scozia­Inghilterra si ripete ogni anno e chiunque • trasgredire • violare vi dirà che quello è un evento molto seguito in tutto il Regno Unito. Se qualcuno di voi andrà al Rugby College, dove si disputò quella famosa partita, vedrà che c’è una lapide in ricordo di Ellis. Infine, se qualche ragazza volesse praticare il rugby, sappia che è diventato uno sport femminile solo pochi decenni fa, cioè nel 1983. 1. Individua gli indefiniti e distingui gli aggettivi e i pronomi. 2. Individua i congiuntivi e indica se sono di tipo dubitativo, esortativo, eventuale, desiderativo. 3. Individua nel testo molto usato in funzione di avverbio.

98 Completa il seguente testo con i pronomi e con gli aggettivi pronominali adeguati.

Giustizia, gogna mediatica, censura www.repubblica.it

Un tempo c’era l’usanza di mettere alla gogna o alla berlina i colpevoli LAVORARE SUL LESSICO di reati minori per esporli al pubblico ludibrio. Vicino al­ Sostituisci le seguenti la gogna, era sempre collocata in luoghi molto frequentati, parole ed espressioni con un veniva esposto un cartello con l’indicazione della colpa. La sinonimo o una locuzione di significato corrispondente. gogna era formata da tavole di legno in erano pra­ • ludibrio • alla mercé ticati dei fori nei venivano infilate le braccia e la testa del • infierire • impunemente condannato. Grazie a delle cerniere le tavole venivano poi chiuse per • imbrattare • ripugnante trattener in posizione. La vittima così immobilizza­ ta era alla mercé della folla che poteva infierire impunemente su di dando sfogo ai istinti aggressivi e alle insoddisfazioni. accorrevano a imbrattarne la faccia di sputi o di scarti ripugnanti, mettevano il sale sulle ferite, fa­ cevano semplicemente il solletico.

99 Completa il seguente testo con i pronomi e con gli aggettivi pronominali adeguati.

Enzo Tortora, che finì nel tritacarne mediatico www.culturaidentita.it

La gogna, era una pena infamante di antica origine barbarica, rimase in uso soprattutto nel Medioevo. Il scopo era di rendere noti i colpevoli di reati e dare una dimo­ strazione pubblica della punizione. In seguito, fu poi aspramente criticata da Cesare Bec­ caria, riteneva fortemente lesiva della dignità personale, e venne abolita dopo la Rivoluzione francese. Di pena, però, è rimasto il modo di dire. Negli ultimi tempi si è diffusa anche l’espressione gogna mediatica , si è aggiunta di recente la variante dello significato tritacarne mediatico . L’ e l’ evocano il potere distruttivo dei mass media, con spesso si riesce a compromettere la reputazione e la credibilità di . Certo la gogna dei giorni non è più l’antico strumento di legno, ma risulta molto più effi­ cace nel intento, è sempre quello di esporre al pubblico disprezzo un individuo, sia un avversario o una persona del tutto sconosciuta.


338

La morfologia

7 I pronomi e gli aggettivi

interrogativi ed esclamativi

Percorso digitale

I pronomi e gli aggettivi interrogativi ed esclamativi introducono una domanda o un’esclamazione riguardo all’identità, alla qualità e alla quantità. Alcune forme sono sia aggettivi sia pronomi.

Alcune forme sono solo pronomi.

Che bella giornata! Che facciamo? Quante ore ci vogliono? Quanti ne vuoi?

Con chi esci? Che cosa mi tocca sentire!

Gli interrogativi possono introdurre: ■ una domanda posta in modo diretto; la frase, contrassegnata nello scritto dal punto interrogativo, è una proposizione interrogativa diretta (▶ p. 535); In quale pizzeria andiamo? Chi verrà? Quanti saremo?

■ una domanda posta in modo indiretto, cioè preceduta da un verbo come chiedere, domandare, sapere, dire ecc., oppure un dubbio; in questi casi la proposizione intro­ dotta è una subordinata interrogativa indiretta (▶ p. 568). Non so in quale pizzeria andare. Mi chiedo chi verrà e quanti saremo.

Gli esclamativi introducono una frase segnalata nello scritto dal punto esclamativo. Che bella sorpresa! Chi si rivede!

Ecco le loro forme, suddivise in relazione alla funzione sintattica: quelle variabili sono accompagnate dalle loro possibili desinenze. aggettivi e pronomi interrogativi ed esclamativi

pronomi interrogativi ed esclamativi

che (invariabile)

chi (invariabile)

quale/i

che cosa, cosa (invariabili)

quanto/a/i/e

■ Che si usa solo in riferimento a cose; in funzione di pronome è spesso sostituito da che cosa o cosa che richiedono sempre una concordanza al maschile. Per domandare informazioni riguardo all’identità di persone si usa chi. Non so chi sia quell’uomo né che cosa voglia. Che cosa hai fatto! Chi ti ha dato il permesso?

■ Quale esprime una richiesta relativa all’identità o alla qualità di esseri animati o di cose. Al singolare si tronca in qual, che non deve mai essere apostrofato. Qual è il suo luogo di nascita?

Non so quali documenti occorrono.

■ Quanto si usa riguardo alla quantità. Quanto ne prendo?

Quanta pasta hai preparato!


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

339

FACCIAMO IL PUNTO

Le funzioni di che e chi A seconda del contesto, che e chi possono svolgere diverse funzioni. Che può essere pronome, aggettivo e congiunzione: ■ pronome relativo (equivale a il / la quale, i / le quali); Chiedi a lei che è più brava.

Sono loro quelli che ti aiuteranno.

■ pronome interrogativo (equivale a che cosa in una domanda diretta o indiretta); Che dire?

Non so che fare.

■ aggettivo interrogativo (equivale a quale in una domanda diretta o indiretta); Che film hai visto?

Dimmi che strada farai.

■ pronome esclamativo (equivale a che cosa in una frase esclamativa); Che vedo!

Che mi tocca sentire!

■ aggettivo esclamativo (equivale a quale in una frase esclamativa); Che ragazzo gentile!

Che caldo!

■ congiunzione (unisce due parole oppure due frasi ▶ p. 384). Amo sia i cani che i gatti.

Tutti sanno che è permalosa.

Chi si trova sempre in funzione di pronome e può essere: ■ interrogativo in una domanda diretta o indiretta; Chi ti accompagnerà?

Mi chiedo chi gliel’abbia detto.

■ esclamativo; Chi si vede!

■ indefinito, solo nell’uso correlativo; Chi faceva una cosa, chi ne faceva un’altra.

■ relativo misto (equivale a colui che, quello che, uno che, qualcuno che). Dillo a chi (= colui che) sai tu.

ESERCIZI

C’è chi (= qualcuno che) lo ha visto.

Altri esercizi di recupero e potenziamento sull’eBook

100 Distingui gli interrogativi [I] e gli esclamativi [E] e sottolinea quelli in funzione di pronome. 1. Di che cosa [ ] state discutendo? 2. Che [ ] bei regali e quanti [ ]! 3. Che [ ] buona cenetta ci ] tempo non ci vedevamo! 5. Quanto [ ] tempo abbiamo? 6. Che [ ] hai preparato! 4. Da quanto [ meraviglia il mare, oggi! 7. In che [ ] città vorresti vivere? 8. Non ricordo più in quale [ ] via abiti. 9. Ha invitato molte amiche, ma non so esattamente quante [ ]. 10. Chi [ ] si rivede finalmente! 11. Di quale [ ] colore dipingerete la stanza? 12. Non capisco da chi [ ] tu abbia ricevuto questo suggerimento.

101

INVALSI

In quale delle seguenti frasi che è un aggettivo interrogativo?

a.

Non credo che lo sappia fare.

b.

Non so proprio che pesci prendere.

c.

È lei che ti piace?

d.

Non sapevo proprio che dire.


340

La morfologia

102 Inserisci opportunamente il punto, il punto interrogativo o il punto esclamativo, poi indica se le parole in corsivo sono interrogativi [I] o esclamativi [E]. 1. Che ragazza simpatica Da quanto tempo la conosci [ ]; [ ] 2. Che grande lettrice sei Mi chiedo quanti romanzi tu abbia già letto [ ]; [ ] 3. Non so quanti verranno alla festa né che cosa porteranno [ ] 5. Non so con chi andrà Marco in va[ ]; [ ] 4. Quanti problemi ci sono ancora oggi nel mondo [ ]; [ ] 7. Che domande ti hanno canza [ ] 6. Che buoni questi cioccolatini Chi te li ha regalati Che sollievo vedervi sani e salvi [ ]; [ ] 9. Non so quanti anni fatto [ ] 8. Che cosa era successo abbia quell’uomo né quale mestiere faccia [ ]; [ ] 10. Spiegami cosa hai combinato e dimmi quale scusa hai trovato [ ]; [ ]

103

Individua e distingui gli interrogativi e gli esclamativi, poi indica se svolgono funzione di aggettivo o di pronome. STORIE DI PAROLE

Quanti di voi non hanno mai mangiato un sandwich ? Probabilmente nessuno, ma forse solo pochi, addentandolo, si saranno chiesti quale origine abbia avuto e chi sia stato il suo inventore. Il famoso panino deve la sua nascita e il nome al conte di Sandwich, che visse circa duecento anni fa. Dato che amava moltissimo giocare a carte, un giorno all’ora di pranzo si domandò in che modo avrebbe potu­ to mangiare senza interrompere la partita. Che intuizione gli venne! Si fece portare una bistecca tra due fette di pane e pranzò continuando tranquillamente a giocare. Nacque così il sandwich e quale successo ebbe da allora! Quanti, infatti, ne saranno già stati consumati in tutto il mondo?

104 Indica quale funzione svolge il che: pronome relativo [PR], aggettivo interrogativo [AI] o pronome interrogativo [PI]. 1. Che ha combinato ieri il tuo vivacissimo cagnolino? [ ] 2. Ho visto Matteo che spiegava matematica a Wu che pure è bravissimo. [ ]; [ ] 3. Vorrei sapere che sta raccontando Martina a Valeria. [ ] 4. Con tutto quello che ha Luca non so proprio che regalo fargli. [ ]; [ ] 5. Non so ancora che tempo farà, ma che ne diresti di una gita al mare? [ ]; [ ] 6. Che abito indosserai per la cerimonia che ti vedrà testimone di nozze? [ ]; [ ] 7. Spiegami che cosa hai intenzione di fare con quel compagno che ti chiede sempre di copiare i compiti che tu hai già fatto. [ ]; [ ]; [ ]

105 Indica quale funzione svolge il che: pronome relativo [PR], aggettivo interrogativo [AI], pronome interrogativo [PI], aggettivo esclamativo [AE] o pronome esclamativo [PE]. 1. Che noia questa conferenza! [ ] 2. Che peccato! Ho perso la penna che usavo sempre per le verifiche. [ ]; [ ] 3. Hai svolto i compiti che ti hanno assegnato? [ ] 4. Mi chiedi che squadra potrebbe ] batterci? Nessuna; neppure quella che ha vinto l’anno scorso. [ ]; [ ] 5. Che silenzio senza Leo! [ ]; 6. Quello che mi ha detto mi ha indotta a pensare che non avevo proprio capito che persona fosse. [ ] 8. Che ci tocca fare! Por[ ] 7. Vorrei sapere a che sta pensando. Che strana espressione ha! [ ]; [ tiamo i bagagli a te che sei più giovane. [ ]; [ ] 9. Che freddo! Perché non ho portato la giacca che ho comprato la settimana scorsa? [ ]; [ ]

106 Indica quale funzione svolge il chi: pronome interrogativo [INT], esclamativo [E], indefinito [IND] o relativo misto [RM]. 1. Chi dorme non piglia pesci. [ ] 2. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. [ ]; [ ] 3. Per chi si è rovinato! ] 5. In montagna c’era chi sciava, chi andava sullo skateboard, [ ] 4. Chi può darmi un passaggio? [ ] 7. Chi troppo vuole nulla chi prendeva il sole. [ ]; [ ]; [ ] 6. Non so per chi sia questo pacco. [ stringe. [ ] 8. Chi si vede! Chi avrebbe mai immaginato di incontrarti qui! [ ]; [ ] 9. Vorrei sapere di chi è questa bella villa. [ ] 10. Non so a chi tu abbia fatto quello sgarbo, ma ricordati: chi la fa l’aspetti. [ ]; [ ] 11. All’esame c’era chi non sapeva nulla e chi era preparatissimo. [ ]; [ ]


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

8 I pronomi e gli aggettivi

Percorso digitale

numerali

Le categorie principali di numerali sono: ■ i cardinali, che indicano una quantità numerica; ■ gli ordinali, che indicano l’ordine all’interno di una sequenza numerica. Tutte le forme possono essere usate come aggettivi o come pronomi. aggettivi Ho già letto 320 pagine, Isa ha sedici anni, Eva è seduta in prima fila,

pronomi me ne mancano solo 40. suo fratello diciotto. Lorenzo in quarta.

I CARDINALI I numerali cardinali indicano con precisione una quantità numerica: sono il cardine della numerazione e corrispondono alla serie infinita dei numeri. Si scrivono in cifre arabe nelle date, nei testi tecnico­scientifici e burocratici e quando esprimono un nu­ mero elevato; sono scritti in lettere negli altri casi. Alberto è nato nel 2010. L’accelerazione di gravità è pari a 9,8 m/s . Al ritrovo eravamo in otto.

I cardinali sono invariabili; fanno eccezione uno, che ha il femminile una, e mille, che ha la forma plurale -mila. Ti ho detto non mille ma tremila volte di comprare delle biro blu: ne hai solo una.

Sono nomi milione, bilione, miliardo, zero. Il numerale due può essere indicato dai nomi coppia, duo, duetto, paio oppure dai pronomi o aggettivi entrambi, ambedue, ambo. I numerali cardinali non sono preceduti dall’articolo, tranne quando indicano un in­ tero gruppo. I due figli di Valeria studiano ancora. Due figli di Valeria lavorano già.

il numerale indica tutti i figli di Valeria (due) il numerale non indica tutti i figli di Valeria (più di due)

GLI ORDINALI I numerali ordinali definiscono l’ordine all’interno di una sequenza numerica e corri­ spondono ai cardinali. I primi dieci hanno forme proprie; i successivi, invece, si forma­ no aggiungendo il suffisso -esimo alla forma del cardinale che perde la vocale finale tranne nei composti con tre e sei. ventiquattro trentatré cinquantasei

ventiquattresimo trentatreesimo cinquantaseiesimo

Possono essere scritti in lettere – e, in questo caso, sono variabili in genere e numero –, in cifre romane oppure in cifre arabe con l’esponente o per il maschile singolare, a per il femminile singolare, i ed e per i rispettivi plurali. sesto, sesta, sesti, seste

VI

6 , 6 , 6, 6

341


342

La morfologia

I NUMERALI USATI COME NOMI Gli aggettivi numerali cardinali e ordinali possono essere usati come nomi; in questo caso, sono spesso preceduti dall’articolo. Esempi di numerali usati come nomi sono: ■ i cardinali che indicano ore e date, un voto scolastico, una carta da gioco, una misura, la linea del tram o dell’autobus, oppure un valore non numerico quando sono usati in senso figurato; Sono già le dieci. Ho preso nove in storia!

Porto il 36 di scarpe. Ti parlerò a quattr’occhi. (= a tu per tu)

■ gli ordinali che indicano una misura, una marcia, una portata. La terza mi sta un po’ stretta.

Non mangia mai il primo.

LE CIFRE ROMANE Le cifre con cui siamo soliti scrivere i numerali sono dette arabe perché, pur essendo state inventate in India verso il 500 d.C., furono diffuse dagli Arabi in Occidente intorno all’anno Mille. Gli antichi Romani usavano invece un altro sistema di simboli, che ri­ mangono ancor oggi in uso per trascrivere gli ordinali e sono d’obbligo nei nomi di papi, sovrani, principi. Le cifre romane di base, che permettono di comporre tutti i numeri, sono sette: I = 1; V = 5; X = 10; L = 50; C = 100; D = 500; M = 1000. Combinando queste cifre in ordine decrescente, cioè dalla maggiore alla minore, si possono scrivere tutti i numeri; eccone le modalità: ■ le cifre I, X, C, M ripetute si sommano; III = 3

XXX = 30

CCC = 300

MMM = 3000

■ le cifre collocate a destra di una cifra superiore si sommano a essa; VII = V + I + I = 7

XI = X + I = 11

LXV = L + X + V = 65

■ le cifre I, X, C collocate a sinistra di una cifra superiore si sottraggono a essa. IV = V – I = 4

XL = L – X = 40

CM = M – C = 900

Perciò: LXXXI = L + X + X + X + I = 81 CXXXVI = C + X + X + X + V + I = 136

LXXIX = L + X + X + (X – I) = 79 CXXXIV = C + X + X + X + (V – I) = 134

SCRIVERE BENE

La datazione per secoli Per indicare i secoli si utilizzano cifre arabe o romane, seguendo alcune regole conven­ zionali: ■ i primi dieci secoli si indicano con il numero ordinale, scritto in cifre romane o in let­ tere con l’iniziale maiuscola (il VI secolo, il Sesto secolo); ■ i secoli successivi si indicano con l’ordinale scritto in cifre romane (il XIV secolo), o sottintendendo le migliaia e indicando le centinaia con il cardinale scritto in lettere e con l’iniziale maiuscola (il Trecento) o, ancora, in cifre arabe precedute dall’apostrofo (il ’300). Per passare dall’indicazione di un anno a quella del secolo corrispondente, ricorda che i secoli dopo la nascita di Cristo iniziano dal I secolo d.C.; quindi: dall’anno 1 al 100 è il I secolo, dall’anno 101 al 200 è il II secolo, dall’anno 201 al 300 è il III secolo e così via. 156 d.C.

II secolo d.C.

1538

XVI secolo


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

343

ALTRE TIPOLOGIE DI NUMERALI Fanno parte della categoria dei numerali anche i moltiplicativi, i distributivi, i frazionari e i collettivi che comprendono aggettivi, nomi e locuzioni: numerali

indicano

esempi

moltiplicativi

di quante volte una quantità è maggiore di un’altra

doppio, triplo, quadruplo, duplice, triplice, dieci volte (di più) ecc.

distributivi

come persone o cose si distribuiscono nello spazio o nel tempo

per cinque, tre a testa, ogni dieci, sei per volta, cinque per ciascuno, tre a testa, ogni venti ecc.

frazionari

una frazione, cioè una parte o più parti di un tutto. Sono nomi e, a eccezione di mezzo e di metà, sono formati dall’insieme di due numerali: il primo è un cardinale, il secondo un ordinale

mezzo, metà, 1/3, 3/5, due terzi, tre quarti, un millesimo ecc.

collettivi

una quantità numerica considerata come un insieme

paio, coppia, bimestre, trio, terzetto, dozzina, centinaio, migliaio ecc.

Il frazionario mezzo svolge la funzione di aggettivo quando indica la metà di qualcosa, di nome quando indica la metà di un intero, di avverbio quando significa “quasi”. Vorrei mezzo pollo e mezzo chilo di patate. Abbiamo impiegato un’ora e mezza. Ero mezzo morto dalla paura.

Consulta il dizionario digitale Garzanti

aggettivo nome avverbio

NEL DIZIONARIO

Il pronome e gli aggettivi pronominali

Nel dizionario i pronomi sono indicati come lemmi autonomi con l’abbreviazione (pron.). Delle forme che possono essere usate come pronomi e aggettivi, viene indicata prima la funzione di aggettivo e poi quella di pronome. Il dizionario riporta: la funzione (aggettivo tutto [tùt-to] ◆ agg. indef. (f. -a; pl. m. -i, f. -e) 1 riferito a un nome o a un pronome e pronome) singolare, indica una totalità riferita alla quantità o all’estensione nello spazio o e la categoria nel tempo, in usi propri e figurati: ha mangiato tutta la torta; ha consumato (indef. = indefinito) tutta l’acqua; ho dormito tutto il tempo 2 riferito a un nome o a un pronome

plurale o a un nome collettivo, indica la totalità delle persone o delle cose considerate: un appello rivolto a tutti i cittadini; invitò tutti i suoi amici alla festa; tutti voi sapete come stanno le cose 3 riferito a un nome plurale, può anche valere qualsiasi, ogni: riceve visite a tutte le ore; lo farà a tutti i costi 4 quando precede un aggettivo, un participio o un complemento, può assumere un significato equivalente a quello degli avverbi interamente, completamente, visibilmente: era tutta felice; si presentò tutto sporco ◆ pron. indef. (f. -a; pl. m. -i, f. -e) 1 ogni cosa, per lo più con valore indeterminativo: tutto è bello per lui; penserò a tutto io; chiedimi tutto, ma non questo; va tutto bene? 2 (pl.) tutte le persone: sono arrivati tutti; non tutti la pensano come te; contento tu, contenti tutti

la funzione sintattica, la spiegazione dei significati, le modalità d’uso

le forme di singolare e plurale


ESERCIZI 107

STORIE DI PAROLE

Altri esercizi di recupero e potenziamento sull’eBook

Nel seguente testo individua e distingui i numeri cardinali e gli ordinali.

Il primo a introdurre lo zero , considerato però come simbolo e non come numero, fu il grande mate­ matico indiano Brahmagupta, vissuto tra il 598 e il 668, che propose un sistema numerico composto da sole nove cifre (da 1 a 9). Nel VII secolo il mondo arabo riprese il sistema di numerazione indiano e lo esportò nelle zone mediterranee dell’Asia e dell’Africa. Nella città di Baghdad del IX secolo d.C. il matematico al­Khwārizmı̄ scrisse il trattato Sul calcolo indiano e denominò sifr (in arabo “vuoto, nul­ la”) il simbolo dello zero. In realtà, nel frattempo i matematici indiani avevano equiparato lo zero a “numero vero” e avevano adottato un sistema di numerazione posizionale – quello in uso ancora oggi – basato sulle dieci cifre. Sul finire del XII secolo il pisano Leonardo Fibonacci conobbe e approfondì la cultura matematica, formandosi sui libri di al­Khwārizmı̄ . Nel 1202 scrisse un libro in cui parlava dell’uso di nove cifre e di un simbolo “speciale”, il sifr, che tradusse in zephirum, da cui si ebbe in ve­ neziano zevero e poi in italiano zero. Secondo gli storici, però, Fibonacci fu solo il secondo europeo a conoscere il sistema di numerazione indo­araba. Prima di lui ci fu il monaco Gerberto di Aurillac, vissuto tra il 950 e il 1003, che tuttavia non rese mai pubbliche le sue conoscenze matematiche.

108

EDUCAZIONE CIVICA

Nel seguente testo individua e distingui i numeri cardinali, gli ordinali

e i frazionari.

Crescita e distribuzione della popolazione mondiale La popolazione mondiale cresce oggi a ritmi vertiginosi: nel 2015 era di circa 7,3 miliardi e nel 2040 potrebbe toccare i 9 miliardi. A partire da quella data, però, dovrebbe cominciare a diminuire per arrivare a 7,5 miliardi entro il 2100 a causa della diminuzione del tasso di natalità, che è il rapporto tra i nati vivi e la popolazione complessiva dello stesso periodo. In circa un terzo delle zone emerse, però, ci sono condizioni climatiche avverse agli insediamenti umani. Le zone più abitate sono la fascia temperata dell’emisfero boreale che si estende dall’equatore al polo Nord, ed è la zona tra il 30° e il 60° parallelo Nord, e l’area monsonica dell’Asia orientale, dove si concentrano i quattro quinti della popolazione mondiale. 109

STORIE DI PAROLE Individua i numerali presenti nel seguente testo, poi classificali riportandoli opportunamente nella tabella.

Due curiose etimologie La parola schiavo ha una strana origine: è derivato da “slavo” a seguito del fiorente commercio di schiavi slavi che avveniva tra il XII e XIII secolo. Servus era invece la parola con questo significato in uso nell’antica Roma. Qui prima del II secolo a.C. le famiglie non ne avevano in genere più d’uno, ma la situazione cambiò radicalmente quando le grandi conquiste fruttarono ai Romani migliaia e migliaia di schiavi come bottino di guerra. Così verso il 30 a.C. ce n’erano a Roma almeno 400.000, quasi la metà della popolazione complessiva. In quei tempi le famiglie di ceto medio ne possedevano almeno una dozzina e quelle che non ne avevano almeno un paio erano considerate davvero molto povere. I potenti e i ricchi proprietari terrieri, poi, ne utilizzavano nelle loro fattorie centinaia e talvolta anche migliaia. Alla parola schiavo è poi legata un’altra curiosità etimologica. Da essa e precisamente dalla formula di saluto in uso a Venezia sciao (schiavo) vostro è derivata la parola ciao , attestata per la prima volta nella lingua italiana nel 1905 e ormai conosciuta in tutto il mondo. cardinali ordinali collettivi frazionari


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

345

110 Individua e sottolinea i numerali presenti nel seguente testo, poi riportali opportunamente in una tabella classificandoli come cardinali, ordinali, distributivi, frazionari, moltiplicativi.

I quartieri degradati nel mondo d’oggi In molte città del mondo esistono quartieri degradati, sovraffollati, insalubri detti baraccopoli in Italia, bidonvilles nei Paesi di lingua francese, slums nei Paesi di lingua inglese, favelas in Brasile, con abitazioni fatiscenti costruite con i materiali più dispa­ rati (lamiere, cartoni, legni ecc.), prive di acqua corrente, servizi igienico­sanitari e sistemi fognari. Una persona ogni sei e circa un terzo della popolazione urbana mondiale vive in circa 250.000 barac­ copoli diffuse in tutto il pianeta. Un abitante delle baraccopoli ogni dieci si trova in Africa o in Asia: in India a Mumbai sono circa 12 milioni, a Delhi 6­8 milioni; a Città del Messico e Dacca nel Bangla­ desh 9­10 milioni. La povertà urbana appare quindi come uno dei problemi più gravi e politicamente più esplosivi del XXI secolo. Senza adeguati provvedimenti, nei prossimi trent’anni il numero degli abitanti delle baraccopoli potrebbe diventare il doppio di quello attuale e comprendere la metà della popolazione urbana del pianeta. 111 Trascrivi le cifre romane nelle corrispondenti cifre arabe. VII

XIX

XC

MCC

IX

XXV

CCLII

MXXIV

XIII

XXXIII

DVII

MDCCII

XV

XL

CM

MMXLI

112 Trascrivi le cifre arabe nelle corrispondenti cifre romane. 21

76

152

1001

49

99

178

1107

57

102

256

2012

FACCIAMO IL PUNTO

Le funzioni di uno A seconda del contesto in cui si trova inserito, uno/una può essere: ■ articolo indeterminativo; Lui è uno studente modello, lei una campionessa di sci.

■ aggettivo numerale cardinale; Ho acquistato una penna rossa e due quaderni.

■ nome; Prendi l’uno e scendi alla sesta fermata.

Arriveremo all’una.

■ pronome indefinito (= un tale, qualcuno); in correlazione con altro ammette anche il plurale. C’è una che ti chiama.

Gli uni dettano, gli altri scrivono.

113 Indica se uno o una svolge la funzione di articolo indeterminativo [A], numero cardinale [N] o pronome indefinito [PI]. ] o due in più. 2. Durante l’assemblea l’uno [ ] leggeva una 1. Verranno anche loro: c’è posto per uno [ [ ] rivista, l’altro giocava con uno [ ] smartphone. 3. Ormai uno [ ] non può più stare tranquillo: uno ] [ ] chiede, l’altro pretende. È uno [ ] stress continuo! 4. Ho incontrato una [ ] che sembrava una [ mia compagna di università. 5. Ci hai fatto prendere uno [ ] spavento terribile. 6. Ho incontrato una [ ] con uno [ ] strano neo sul collo e mi sembrava di averla già vista. 7. «Quanti verranno?» «Solo uno [ ] o due, ancora non so».


346

lessico grammatica

In tema di numeri e numerali, conosciamo ormai l’insostituibile apporto dell’Oriente (indiano prima e arabo successivamente). Indagando l’etimologia di alcuni nomi, però, scopriremo anche l’eredità del greco antico e del latino.

114 Dividetevi in gruppi e trovate le parole che corrispondono alle seguenti definizioni ed etimologie. 1. Deriva dal latino quatĕrni, “a quattro a quattro”, perché inizialmente era formato da quattro fogli piegati: è il . Nel gioco della tombola si fa quando escono quattro numeri nella stessa fila della propria cartella; nel gioco del lotto quando vengono estratti quattro dei numeri su cui si è puntato. 2. Tre persone che svolgono insieme un’attività, per esempio di tipo musicale, formano un o un ; una strofa di tre versi è una ; nel gioco del lotto, prevedere tre dei cinque numeri estratti su una stessa ruota è un ; in senso figurato si fa un al lotto quando si raggiunge un risultato eccezionale e inaspettato. La proposta di tre persone o cose per sceglierne una costituisce una ; la arbitrale è nel gioco del calcio l’insieme dell’arbitro e dei due guardalinee. 3. L’hora sexta, “l’ora sesta”, era per i Romani il mezzogiorno, dopo il quale si faceva e si fa talvolta ancor oggi un breve riposo, cioè la (il cui nome è sì spagnolo, ma di origine latina). 4. Il periodo in cui persone o animali ritenuti malati o portatori di malattie infettive devono rimanere in isolamento si chiama perché un tempo era di quaranta giorni.

115 Dividetevi in gruppi e trovate le parole che si sono formate dal greco antico e che corrispondono alle seguenti definizioni. 1. Da déka, “dieci”, sono derivate le parole: , l’insieme di dieci comandamenti o, più in generale, di una serie di precetti; , il periodo di dieci giorni; , cioè 10 litri; , la specialità dell’atletica che comprende dieci gare di discipline diverse. 2. Da héndeka, “undici”, deriva

, il verso di 11 sillabe.

3. Da pénte, “cinque”, sono derivate le parole: , il rigo musicale formato da cinque linee parallele; , il poligono di cinque lati e cinque angoli e il Dipartimento della Difesa degli USA; , il periodo scolastico di cinque mesi.

116 Dividetevi in gruppi e trovate altri composti con bi-, bis-, che derivano dalle forme latine che significano “a due a due”, “due volte”. ESEMPI: binario, binocolo, abbinare, biscotto (cotto due volte).


347

Grammatica

in contesto

Educazione civica

Mario Calabresi

Quando mangiavamo bachi da seta Come contribuire a uno sviluppo sostenibile con una iniziativa imprenditoriale di stampo innovativo? Il giornalista Mario Calabresi ci racconta l’esperienza di un imprenditore che ha avviato un’attività ecologica, sostenibile e circolare… del tutto fuori dagli schemi.

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I miei nonni mangiavano le lumache, le rane, la cervella fritta, amava­ no il risotto con le creste di gallo e la finanziera, piatto della tradizione piemontese a base di fegatini e interiora. Mi sono venuti in mente in questi giorni in cui si è scatenata una polemica culturale e politica all’idea che si possano mangiare i grilli, visti come cibo barbaro e pericoloso. Eppure, non vedo così tanta differenza con rane e lumache e ricordo che proprio per i nonni erano una leccornia e quando ero bambino erano prelibatezze della domenica. Negli anni Trenta il padre di Beppe, allora bambino, rubava i bachi e se li mangiava intinti nel miele. La madre lo sgridava perché erano preziosi e servivano per la seta. Quando ascoltava questi racconti Beppe, che aveva una decina di anni, inorridiva all’idea e faceva una smorfia. Cinquant’anni dopo Beppe, che di cognome fa Tresso, si sta organizzando per allevare ba­ chi da seta per ricavarne una proteina per integratori alimentari. Perito agrario con una laurea in Economia, Tresso ha avuto molte vite nei suoi quasi sessant’anni: è stato segreta­ rio regionale del WWF in Piemonte, ha scritto il piano ambientale delle Olimpiadi invernali, ha fatto il consulente su tematiche ambientali ed energie rinnovabili per enti pubblici e privati e nel 2015 è rimasto folgorato da una visione: «Guardando un video in rete ho capito che si apriva un nuovo mercato, quello dell’allevamento degli insetti per farne mangimi, mi sono messo a studiare e ho aperto la mia azienda: la BEF Biosystems. Significa “Bugs for Environment and Feed”, ovvero usare gli insetti per fare farine che alimentino gli animali». Da allora l’azienda è cresciuta – i dipendenti sono diventati sette e i collaboratori una quin­ dicina – senza fare rumore, oggi invece quelli come Beppe sono nell’occhio del ciclone: «Io oggi non mi occupo di cibo per alimentazione umana, ma una cosa la devo dire: è una tempesta in un bicchiere d’acqua, si fanno semplificazioni ridicole che fanno immaginare un piatto di cavallette come alternativa alla bistecca. Ci sono argomenti che meriterebbero attenzione e non slogan: la popolazione mondiale ha appena superato gli otto miliardi di persone e per ogni bambino che nasce in Occidente ce ne sono almeno tre che nascono in Paesi in via di sviluppo e non possiamo pensare che in futuro non vogliano mangiare come noi, non vogliano avere una dieta più proteica. Se alzassimo lo sguardo oltre i nostri confini ci accorgeremmo che almeno due miliardi di persone vivono in ambienti senza pregiudi­ zio verso grilli, cavallette o insetti, non hanno problemi a mangiarli. Olandesi, francesi e tedeschi lo hanno capito e si sono lanciati nella sperimentazione, noi invece siamo qui a difendere un fortino immaginario». Beppe Tresso però non è per nulla preoccupato dalle prese di posizione del governo e dai decreti: «Ci hanno regalato un sacco di attenzione e fatto una grande pubblicità: non passa giorno in cui non riceva telefonate da chi ne vuole sapere di più, inviti a partecipare a conve­ gni e dibattiti e dieci curricula al giorno di laureati che vogliono lavorare con noi». L’azienda di Beppe ha arruolato milioni di mosche soldato con cui produce mangimi per


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Grammatica in contesto

animali: «È una scelta ecologica, sostenibile e circolare». Mentre racconta è pieno di entu­ siasmo e non si capacita che non sia chiara a tutti la sua rivoluzione copernicana: «Racco­ gliere un chilo di scarti organici significa spendere tra 30 e 50 centesimi e per fare un chilo di farina di insetti ci vogliono 16 chili di scarti organici. Ogni chilo della nostra farina evita che si debbano produrre e trattare quei rifiuti e permette di risparmiare 8 euro nelle bol­ lette. Inoltre, si evita di alimentare gli animali con soia e grano e si riduce l’importazione di farina di pesce, che ha un impatto ambientale disastroso su ecosistemi come il Mare Artico e toglie cibo alle popolazioni delle coste occidentali dell’Africa, perché è più conveniente per i grandi pescherecci fare le farine che vendere il pesce». Gli chiedo di raccontarmi come funziona: «Noi ritiriamo scarti di frutta e verdura, scarti di mense e ristorazione e vinacce. Li mettiamo in un silos, li sanifichiamo e poi inseriamo le piccole larve che in una settimana mangiano tutto e crescono. Qui si creano sia concime per l’agricoltura, sia larve che vengono addormentate con il freddo e poi destinate a diven­ tare farina. Sono larve di mosca soldato, una mosca che non genera problemi all’uomo: in tre giorni si accoppia e muore e a differenza della mosca comune non scappa». Beppe mi vede perplesso all’idea che gli animali si nutrano di larve, allora mi chiede: «Ma hai idea di come siano fatti i mangimi tradizionali? Con farina di ossa, di piume, sangue secco e scarti dei macelli…». Cambio discorso: hai mai mangiato un grillo o una cavalletta? «Ho assaggiato diversi in­ setti, non mi sono piaciuti molto, solo una formica sudamericana era davvero buona. Ma la mia passione è un’altra: il vitello tonnato! Non facciamo l’errore di LAVORARE SUL LESSICO pensare che le cose siano in concorrenza o che si vogliano cancellare 1. Trova nel testo le nostre tradizioni, pensiamo invece a lasciare il pesce, la soia, il grano un sinonimo di leccornia. per l’alimentazione dell’uomo e a dare agli animali altre proteine che 2. Spiega il significato noi non amiamo. Conviene a tutti. Comunque io lumache e rane le delle espressioni in colore. mangio ancora». (Quando mangiavamo bachi da seta, in Altre storie, www.mariocalabresi.com, 17 aprile 2023)

LA GRAMMATICA NEL TESTO 117 Nel testo individua e distingui gli aggettivi possessivi, dimostrativi e indefiniti. 118 Sottolinea i pronomi presenti dalla riga 56 alla riga 63 e indicane la tipologia. 119 Indica le parole che ciascuno dei seguenti pronomi sostituisce. a. in cui (r. 4) b. li (r. 8) c. che (r. 10) d. (ricavar)ne (r. 12) e. quello (r. 17) f. ne (r. 26) g. (mangiar)li (r. 30) h. con cui (r. 37)

120 «Non passa giorno in cui non riceva telefonate da chi ne vuole sapere di più» (rr. 34-35). Indica la tipologia dei pronomi presenti nel periodo, poi sostituiscili con altre forme di pronomi di uguale significato.

121 Nella frase «Olandesi, francesi e tedeschi lo hanno capito» (rr. 30-31): quali parole sostituisce lo? Che tipo di pronome è?

122 «Io oggi non mi occupo di cibo per alimentazione umana, ma una cosa la devo dire…» (rr. 21-22). Nell’enunciato proposto, che riporta un dialogo, è presente la dislocazione a sinistra. Questa costruzione risulta ridondante, perché? Cerchia il pronome e riscrivi l’enunciato evitando la ripetizione.


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Il pronome e gli aggettivi pronominali

349

123 Trova nel testo un altro esempio di dislocazione a sinistra. 124 I che presenti alle righe 6 e 10 sono congiunzioni o pronomi? In che modo è possibile distinguerne la funzione?

125 Individua i pronomi relativi che negli ultimi tre capoversi e per ognuno indica la funzione sintattica. 126 Nella frase «Negli anni Trenta il padre di Beppe, allora bambino, rubava i bachi e se li mangiava intinti nel miele» (rr. 7-8) il se: a.

è riflessivo proprio.

b.

è riflessivo apparente.

c.

è superfluo e ha un valore puramente intensivo.

127 Indica se la costruzione con il si è riflessiva, passivante o impersonale. a. «Cinquant’anni dopo Beppe […] si sta organizzando» (r. 11): b. «si fanno semplificazioni ridicole» (r. 23): c. «si sono lanciati nella sperimentazione» (r. 31): d. «si evita di alimentare gli animali con soia e grano» (r. 43): e. «si riduce l’importazione di farina di pesce» (rr. 43-44): f. «Beppe mi vede perplesso all’idea che gli animali si nutrano di larve» (r. 53):

LEGGERE, RIFLETTERE E COMPRENDERE 128 Chi è il personaggio intervistato? Di che cosa si occupa nella vita? A quale scopo? 129 Di fronte a quale idea il giornalista rimane perplesso? Con quale argomento l’intervistato controbatte?

130 Quale pregiudizio viene ribaltato a conclusione dell’articolo? 131 Individua i temi principali veicolati dall’articolo. 132 Completa con i termini adeguati il seguente breve testo tratto dall’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 (Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo).

Per consumo e produzione si intende la promozione dell’efficienza delle risorse e dell’energia, di infrastrutture sostenibili, così come la garanzia dell’accesso ai servizi di base, a lavori dignitosi e dell’ambiente e a una qualità di vita per tutti. La sua attuazione contribuisce alla realizzazione dei piani di sviluppo complessivi, alla riduzione dei fu­ turi costi economici, ambientali e sociali, al miglioramento della competitività economica e alla riduzione della povertà. Il consumo e la produzione puntano a “fare di più e meglio con meno”, aumentando i benefici in termini di benessere tratti dalle attività economiche, attraverso la riduzione dell’im­ piego di , del degrado e dell’inquinamento nell’intero ciclo produttivo, migliorando così la qualità della .


350

Grammatica in contesto

133 Costruisci una tabella in cui siano riportate le informazioni sulla BEF Biosystems presenti nel brano (nome azienda, ambito di occupazione, fondatore, che cosa alleva, che cosa produce), poi scrivi un paragrafo di presentazione dell’azienda.

RIELABORARE E PRODURRE 134

Prendendo spunto dall’esempio proposto nel testo che hai letto, pensa tu a una proposta di produzione circolare e sostenibile, scegli il nome del marchio e scrivi un paragrafo in cui presenti l’attività e le caratteristiche che la rendono un modello di economia circolare.

135

Dopo aver ideato il modello circolare nell’esercizio precedente, scrivi un’e-mail formale al sindaco / alla sindaca della tua città o del tuo paese per chiedere il suo sostegno nella realizzazione dell’azienda. Illustra la proposta e sostieni il suo valore in termini di sostenibilità e arricchimento per il territorio.

TESTO ESPOSITIVO

TESTO ARGOMENTATIVO

COMPITO DI REALTÀ Presentazione di un esempio di economia circolare L’articolo proposto illustra un esempio di imprenditoria nell’ambito dell’economia circolare. Si tratta cioè di un modello di produzione sostenibile che riutilizza e ricicla materiali il più a lungo possibile. Dividetevi in piccoli gruppi e cercate online altri modelli di economia circolare: ciascun gruppo ne sceglierà uno e produrrà un elaborato da presentare alla classe.

FASE 1 Cercate tutte le informazioni sull’azienda che avete scelto: dev’essere un esempio significativo di un’attività che sostiene l’economia circolare e che lavora rispettandone i criteri.

FASE 2 Organizzate le informazioni in modo ordinato e coerente per esporle alla classe: potete creare una presentazione digitale oppure una o più infografiche riassuntive. FASE 3 Preparate la scaletta dell’esposizione in cui siano chiari i seguenti punti: ■ l’ambito in cui si realizza la produzione ■ quali materiali vengono usati e per quali finalità ■ i criteri che rendono questo sistema circolare e sostenibile

FASE 4 Presentate oralmente i risultati della vostra ricerca alla classe.

AUTOVALUTAZIONE Sei soddisfatta/o del lavoro svolto? Rispondi alle seguenti domande indicando un punteggio da un minimo di 1 a un massimo di 4 (1 Per niente; 2 Poco; 3 Abbastanza; 4 Molto). 1 2 3 4 Siete riusciti a interagire nel vostro gruppo in modo costruttivo? 1 2 3 4 La vostra ricerca delle informazioni online è stata efficace? siete riusciti a selezionare

le informazioni più utili e importanti? 1 2 3 4 Il vostro elaborato riporta i risultati della ricerca in modo chiaro e completo? rispon-

de a tutti i punti richiesti? 1 2 3 4 La vostra presentazione orale è accattivante ed efficace?

Motiva le tue risposte e valuta il tuo contributo al lavoro: in quale fase il tuo apporto è stato più significativo? Trovi dei margini di miglioramento?


351

Per riepilogare

136 Per ciascuno dei seguenti gruppi di parole individua la caratteristica grammaticale e trova l’intruso. 1. lo, la, gli, uno, ciò 2. che, i quali, egli, ne, io 3. uno, tre, quarto, decimo, 2020 4. niente, chiunque, tutti, chi 5. quei, ogni, qualche, mio

137 Individua e distingui i pronomi personali, relativi e dimostrativi. 1. Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a quelli che sognano soltanto di notte. (E.A. Poe) 2. Il migliore fra gli uomini è colui che arrossisce quando lo lodi e rimane in silenzio quando lo diffami. (K. Gibran). 3. Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina. (Sant’Agostino) 4. La generosità significa dare più di quello che puoi, e l’orgoglio sta nel prendere meno di ciò di cui hai bisogno. (K. Gibran) 5. Leggere, leggere un libro: per me è questa l’esplorazione dell’universo. (M. Duras) 6. Il più bello dei mari è quello che non navigammo. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto. (N. Hikmet) 7. Non ci sono amicizie più rapide di quelle tra persone che amano gli stessi libri. (I. Stone) 8. Non è forte colui che non cade, ma colui che cadendo si rialza. (J.W. Goethe) 9. I libri migliori sono proprio quelli che dicono quel che già sappiamo. (G. Orwell) 10. Questi parea che contra me venisse. (Dante Alighieri)

138

MODI DI DIRE Individua e distingui i pronomi personali e i relativi, poi riporta nella tabella i pronomi e gli aggettivi indicati.

Certamente sapete tutti che cosa vuol dire dare o battere il cinque e che significato abbia. Comun­ que, ricordiamoli rapidamente. Il numero “cinque” è quello delle dita che si sovrappongono e il gesto consiste nel battere la propria mano su quella di un’altra persona nell’intento di esprimerle amicizia, accordo, soddisfazione o di congratularsi con lei. Probabilmente però nessuno o solo pochi di voi conoscono in quale circostanza sia nata questa abitudine. Il primo “batti il cinque” risale a non molti anni fa e riguardo alla sua origine ci sono due ipotesi. Alcuni la attribuiscono al mondo del jazz e precisamente al primo film sonoro della storia, Il cantante di jazz, del 1927. Secondo altri sarebbe invece da ricondurre al mondo del baseball. Nel 1977 un giocatore dei Los Angeles Dodgers, che aveva appena fatto un fuoricampo e si stava avviando verso la panchina, alzò un braccio verso un altro giocatore della squadra, il quale per la prima volta gli diede il cinque. Da quel momento i giocatori dei Dodgers presero a usare abitualmente lo stesso gesto dopo una qualsiasi buona azione in campo o una vittoria, e la squadra iniziò a promuovere i gadget con la scritta “High Five” (high per identificare il braccio verso l’alto e five per le cinque dita in azione) e l’immagine delle due mani che si univano. “Dare il cinque” si è poi diffuso in qualunque parte del mondo, senza alcun dubbio grazie ai tanti film, alle canzoni e alle pubblicità in cui veniva rappresentato. Gli USA ne festeggiano persino la nascita: infatti, a partire dal 2002 ogni terzo giovedì di aprile si celebra il “National High Five Day”. pronomi possessivi dimostrativi indefiniti interrogativi

aggettivi


Per riepilogare

352

139 Nel seguente testo sono già stati sottolineati tutti i pronomi e gli aggettivi pronominali: classificali nelle diverse categorie e riconosci la funzione logica dei pronomi (soggetto, complemento oggetto, complemento di termine, altro complemento indiretto).

Il Minotauro Minosse era il re di Creta, a cui gli Ateniesi avevano ucciso il figlio Androgeo. Duran­ te i giochi, questi aveva partecipato a diverse gare e tutte le aveva vinte. Così gli altri atleti della città, invidiosi di lui, lo avevano eliminato. In seguito a ciò, lo stesso Minosse aveva marciato su Atene e le aveva imposto un tremendo tributo: ogni anno la città avrebbe consegnato sette giovani e sette giovinette destinati a essere sbranati dal Minotauro. Questo, figlio di Minosse e di sua moglie Pasifae, era un essere mostruoso che aveva il corpo umano con testa di toro e viveva rinchiuso nel famoso La­ birinto. L’aveva costruito Dedalo su ordine di Minosse ed era un edificio formato da così tante stanze e corridoi intricati che chiunque vi si fosse avventurato non sarebbe più riuscito a uscire. Dopo che Teseo, figlio del re di Atene Egeo, tornò nella propria città, fu messo al corrente di tutto l’accaduto e seppe che quel tributo di sangue veniva preteso ormai per la terza volta. Il giovane ne rimase inor­ ridito e si offrì come vittima assieme agli altri giovani prescelti. In realtà egli sperava in cuor suo di uccidere il Minotauro. Ma se pur ci fosse riuscito, in che modo sarebbe poi ritornato indietro? Chi avrebbe potuto aiutarlo? Lo fece Arianna, la figlia del re Minosse. 140 Nel seguente testo individua e classifica tutti i pronomi e gli aggettivi pronominali. Trova il che in funzione di congiunzione.

Teseo uccide il Minotauro Arianna si era subito innamorata di Teseo e si era chiesta quale aiuto avrebbe potuto dargli per farlo sopravvivere a quell’impresa che sembrava non avere alcuna speran­ za di successo. Poi si era fatta promettere dal giovane che, una volta uscito dal Labirinto, l’avrebbe portata con sé nella sua patria per sposarla e infine gli aveva dato un gomitolo di filo con il quale si sarebbe assicurato la via del ritorno. Teseo avrebbe dovuto fissare uno dei due capi del filo a un punto qualunque dell’ingresso del Labirinto, e svolgerne il gomitolo mentre avanzava; così, una volta ucci­ so il mostro, avrebbe potuto rifare all’indietro il medesimo percorso. Tutto avvenne secondo i piani: Teseo, grazie alla sua forza, riuscì a sorprendere il Minotauro e a ucciderlo e, facendo esattamente ciò che Arianna gli aveva suggerito, poté uscire dal Labirinto assieme agli altri giovani. 141 Nel seguente testo individua e classifica tutti i pronomi e gli aggettivi pronominali. TOP Trova i tre casi in cui la particella si è parte integrante del verbo.

Il triste epilogo della storia di Teseo In pochi minuti essi raggiunsero il porto dove Arianna li stava aspettando e tutti salparono felici verso Atene. Ma una volta scampato il pericolo, l’ingrato Teseo si pentì della promessa fatta ad Arianna e meditò di liberarsi di lei. E così durante lo scalo sull’i­ sola di Nasso, mentre la giovane ignara si era addormentata, lui salì di soppiatto sulla nave e ripartì abbandonandola sull’isola. La sua slealtà venne però punita. La nave che conduceva le vittime issava vele nere in segno di lutto. Egeo aveva però consegnato al figlio anche altre vele, di colore bianco. Se lui fosse riuscito in qualche modo in quell’impresa disperata, lo avrebbe fatto sapere subito a tutti quelli che lo stavano aspettando ansiosi, issando le vele bianche sulla nave. Ma l’euforia di ritornare vittorioso in patria tradì Teseo, che si dimenticò di sostituire le vele nere. Perciò il vecchio re, veden­ dole e pensando da ciò di aver perso l’amato figlio, si uccise gettandosi nel mare che da lui prese il nome di Egeo. 142 Sostituisci con una o più parole i seguenti termini già in colore negli esercizi precedenti. 1. fissare

4. ignara

2. capi (del filo)

5. di soppiatto

3. scalo

6. euforia


6

143

Il pronome e gli aggettivi pronominali

353

STORIE DI PAROLE Completa la seguente tabella spiegando il significato di alcune parole o espressioni oggi in uso e il loro collegamento con il mito di Teseo, proposto agli esercizi 139-141.

Oggi

Nel mito

Il “labirinto” è un edificio, una struttura o un giardino Il Labirinto era .

.

Si dice “filo di Arianna” un qualsiasi mezzo che Il filo di Arianna era permette .

.

L’isola di Nasso era “Piantare in asso qualcuno” significa . In origine, la locuzione era “piantare in Nasso” e poi nella pronuncia Nasso diventò asso.

.

Il mar Egeo è

Egeo era il nome .

144

STORIE DI PAROLE

.

Nel seguente testo individua e classifica tutti i pronomi e gli aggettivi pronominali.

Il tallone fatale Achille, la cui popolarità è dovuta soprattutto all’Iliade, era figlio del re Peleo e della ninfa Teti. Questa, volendo eliminare nel proprio figlio gli elementi mortali dovuti al padre, lo immerse in un certo fiume che aveva il potere di rendere invulnerabile ogni essere vivente. Nel farlo, lo sorresse per un tallone, che rimase l’unico punto in cui l’eroe potesse essere ferito o ucciso. Da questo episodio è derivata l’espressione tallone d’Achille , che viene usata per indicare un qualunque punto debole di una persona o di un sistema difensivo. E fu proprio il tallone a determinare la morte dell’invincibile Achille. Infatti, i Troiani, che dopo l’uccisione di Ettore non pensavano ad altro se non a vendicarsi, sfruttarono quanto erano venuti a sapere riguardo all’eroe, cioè che lui si era innamo­ rato di Polissena, la bellissima figlia di Priamo. Così gli inviarono una lettera falsa in cui la giovane, come se contraccambiasse il suo amore, lo invitava a un appuntamento. Ad attenderlo, però, Achille non trovò Polissena, ma l’arco di Paride che, essendo un abile arciere, riuscì a conficcargli una freccia nell’unico punto vulnerabile, ferendolo a morte. 145 Completa il testo inserendo opportunamente i pronomi e gli aggettivi elencati, poi indica se sono possessivi, dimostrativi, indefiniti, interrogativi o esclamativi. altra ■ altrettanti ■ ciascuno ■ loro ■ molti ■ ogni ■ poco ■ proprio ■ quale ■ quanti ■ quanto ■ quegli ■ quell’ ■ questi ■ questo ■ sua ■ tutte

Odissea – I Proci pericoli aveva già dovuto affrontare Odisseo prima di raggiungere la patria! Dopo aver lasciato ’isola incantata, un’ tempesta aveva fatto naufragare l’eroe sull’isola dei Feaci. lo avevano accolto benevolmente e dopo tempo lo avevano finalmente accompagnato a Itaca con le navi. Dopo aver tra­ scorso dieci anni a Troia e nel viaggio di ritorno, avrebbe dovuto affrontare anche in patria pericoli. infatti gli era stato predetto da un indovino. I nobili del luogo, chiamati Proci, passavano le giornate mangiando e bevendo al palazzo di Odisseo; di loro voleva sposare Penelope, moglie di Odisseo, per diventare re. La regina però, fedele al marito, cercava in modo di ostacolare impostori e assieme al figlio Telemaco si chiedeva in luogo si trovasse Odisseo e per tempo sarebbe stato ancora lontano da lei. (la storia continua all’es. 49, p. 392)


354

146

Per riepilogare

STORIE DI PAROLE Individua nel seguente testo tutti i pronomi e analizzali riportandoli opportunamente nella tabella (indica anche il verbo quando è necessario a individuarli). Dopo averli riportati, distingui quelli in funzione di soggetto e quelli in funzione di complemento oggetto.

Il mito di Eco L’origine sia della parola sia del fenomeno dell’eco risale alla mitologia greca che ci ha tramandato alcune leggende sulla ninfa dei boschi Eco. Lei amava molto chiacchierare con chi incontrava sulla sua strada e, proprio per questo, Zeus la incaricò di intrattenere sua moglie Era mentre lui si dedicava ai suoi incontri amorosi. La dea però, venuta a conoscenza dell’inganno che la ninfa aveva ordito contro di lei, la punì togliendole l’uso della parola e condannandola a ripetere solo l’ultima parola che le veniva rivolta da qualcuno o che udiva. In seguito, Eco fu presa da una forte passione per il bellissimo Narciso, di cui si innamorava alla follia chiunque lo avesse incontrato. Narciso però amava la caccia e non si concedeva le gioie dell’amore. Così Eco venne respinta da lui e ne provò un dolore intollerabile. Si nascose allora in una grotta e lì si consumò dalla passione. Il suo corpo scomparve e di lei non restò più nulla, tranne la voce a cui è concesso solo di ripetere le ultime parole che sente pronunciare da quelli che passano di lì. pronomi personali

pronomi riflessivi pronomi relativi

pronomi relativi misti pronomi dimostrativi pronomi indefiniti

147 Completa il seguente testo inserendo opportunamente nomi, pronomi e aggettivi pronominali. Come funziona l’eco L’ eco è un fenomeno acustico dovu­ LAVORARE SUL LESSICO to alla riflessione delle onde sonore da parte di un ostacolo. Si Il termine eco è spesso usato come verifica soltanto in determinate condizioni, dipen­ termine giornalistico: è stato adottato per titoli di giornali e periodici dono dalla distanza dell’ostacolo dalla sorgente del suono. Se o per rubriche che passano gridiamo una parola di fronte a una montagna le onde sonore si in rassegna le opinioni su determinati argomenti. infrangono contro la parete e vengono riflesse all’indietro. Per­ Ammette anche degli usi figurati. ché il orecchio distintamente sia la parola Cercane il significato sul dizionario. gridata da noi sia riflessa, è necessario che il • fare eco a qualcuno = impiegato dal suono riflesso per raggiunger sia di almeno un decimo di secondo. In lasso di il suo­ • farsi eco di qualcuno = no percorre circa 34 . Quindi, perché si verifichi l’eco, l’ deve trovarsi almeno a una ventina di metri di di­ • avere / destare una vasta eco = stanza da noi. Se la è minore si udirà solo un fastidio­ so rimbombo. fenomeno di riflessione delle sonore viene anche sfruttato in strumenti come il megafono (per potenziare il suono) e il sonar (per misurare in acqua la distanza degli oggetti). (Quando si verifica l’eco?, www.focus.it, 14 settembre 2002)


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

355

148 La forma eco può essere ricondotta a due diverse parole del greco antico: echó, “suono, rimbombo”, e óikos, “casa”; da quest’ultimo è derivato il prefissoide eco-, che trasmette per lo più il significato di “ambiente”. Con l’aiuto del dizionario, distingui se eco- ha nelle seguenti parole il significato di suono o di ambiente. 1. ecologia 2. ecodoppler 3. ecopelle 4. ecografia 5. ecoincentivo 6. ecomafia 7. ecosistema

149

Scrivi un testo da pubblicare sul giornalino della scuola per raccontare ai tuoi compagni una notizia o un episodio che ti ha colpito particolarmente e che ha avuto una grande eco.

150

IL LATINO DI TUTTI Individua nel seguente testo i pronomi e gli aggettivi interrogativi ed esclamativi, poi individua le funzioni degli altri che e chi.

TESTO NARRATIVO

Due famosi detti latini Quante volte avete sentito la frase errare humanum est? E che cosa vuole intendere chi lo dice? Vuole dire che sbagliare fa parte della natura umana e che quindi un errore è pienamente giustificabile. Ma sapete qual è la frase completa? È errare humanum est, perseverare autem diabolicum . E che cosa significa? Significa che commettere errori è umano (chi non ne ha mai com­ messi?), ma è diabolico perseverare nell’errore senza aver capito in che cosa si è sbagliato. E quante sono le persone che perseverano nei loro errori, senza imparare mai nulla dall’esperienza! Un’altra frase latina che viene spesso citata è melius abundare quam deficere . Non si sa chi l’abbia pro­ nunciata per primo, ma è evidente che cosa significhi; la sua traduzione è “meglio abbondare che scarseggiare”: chi la dice pensa che sia preferibile sbagliare per eccesso piuttosto che per difetto. 151 Individua nel seguente testo i pronomi personali, i pronomi relativi e gli aggettivi pronominali TOP e di ciascuno indica se svolge la funzione di pronome o di aggettivo e la tipologia.

Ognuno trova ciò che ha dentro Un vecchio saggio era ai bordi di un’oasi di approvvigionamen­ to per cammelli. Di sovente capitava che si fermassero dei viandanti a chiedere informazioni sul posto. Un giorno, un giovane gli domandò: «Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?» Il vecchio saggio rispose con una domanda: «Come erano gli abitanti della città da cui venivi?» Il giovane disse: «Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là». «Così sono gli abitanti di questa città!», gli rispose il vecchio saggio. Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all’uomo e gli pose la stessa domanda: «Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città?» L’uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: «Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?» «Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli!» «Anche gli abitanti di questa città sono così!», rispose il vecchio saggio. Un mercante aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vec­ chio in tono di rimprovero: «Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda?» «Figlio mio», rispose il saggio, «ciascuno porta nel suo cuore ciò che è. Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici leali nell’altra città, troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perché, vedi, ogni essere umano è por­ tato a vedere negli altri quello che è nel suo cuore». (N. Senzaki, P. Reps, 101 storie Zen, Adelphi, Milano 1973)


Campionati di Italiano 152 Indica se le parole sottolineate sono pronomi [P], nomi [N] o aggettivi [A]. Hanno preso d’assalto le case popolari del Rione Traiano. Un gruppo di famiglie che abitava nei bassi [ ] più indecenti della città ora è insediato in una palazzina delle case popolari, che era però desti­ nata ad altri [ ] aspiranti. Che [ ] succederà? Li [ ] sfratterà la polizia? La situazione è molto tesa [ ]. Vado sul posto e mi capita a tiro uno degli occupanti, un venditore ambulante [ ], mol­ to mal messo, ma dallo sguardo tutto lampi, e gli domando: – Com’è andato il fatto [ ]? – E come doveva andare? Il Comune ci ha promesso le case da dieci­quindici anni, ma per noi sem­ brava che non ci fosse mai niente. “Aspettate, sarete accontentati pure voi”, ecco quello che ci diceva­ no. Non ne [ ] potevamo più e così, alla prima occasione veramente buona, abbiamo fatto da soli. (adattamento da D. Rea, Diario napoletano, Edizioni Bietti, Milano 1971)

(Olimpiadi di Italiano 2017 – semifinale categoria junior)

153 Indica se le parole sottolineate sono aggettivi [A], pronomi [P] oppure un’altra parte del discorso [Al]. «S’è fatto tutto [ ] ciò [ ] che [ ] ha voluto lei; s’è fissato il giorno; il giorno arriva; e ora lei mi viene a dire che [ ] aspetti quindici [ ] giorni! Quindici…» riprese poi, con voce più alta e stizzo­ sa, stendendo il braccio, e battendo il pugno nell’aria; e chi sa qual [ ] diavoleria avrebbe attaccata a quel [ ] numero, se don Abbondio non l’avesse interrotto, prendendogli l’altra [ ] mano, con un’amorevolezza timida e premurosa: «Via, via, non v’alterate, per amor del cielo. Vedrò, cercherò se, in una settimana…» «E a Lucia che [ ] devo dire?» «Che [ ] è stato un mio sbaglio». «E i discorsi del mondo?» «Dite pure a tutti [ ] che ho sbagliato io, per troppa [ ] furia, per troppo buon cuore: gettate tutta la colpa addosso a me. Posso parlar meglio? via, per una settimana». «E poi, non ci sarà più altri [ ] impedimenti? […] Ebbene: avrò pazienza per una settimana; ma ritenga bene che, passata questa [ ], non m’appagherò più di chiacchiere. Intanto la riverisco». E così detto, se n’andò, facendo a don Abbondio un inchino men [ ] profondo del solito, e dandogli un’occhiata più espressiva che riverente. (adattamento da A. Manzoni, I promessi sposi, Mondadori, Milano 1985)

(Olimpiadi di Italiano 2021 – allenamento biennio)

154 Indica quali tipi di aggettivi e di pronomi sono presenti in ciascuno dei brevi testi: aggettivo indefinito [AI], pronome indefinito [PI], aggettivo interrogativo [AInt], pronome interrogativo [PInt]. In uno stesso testo possono essere presenti più elementi. Se il testo non contiene nessuno degli elementi proposti scrivi [N]. 1. Non sono in grado di dire quante risorse riusciremo a dare alla Liguria per i risarcimenti per l’alluvione ma l’impegno del Governo c’è. [ ] 2. Quanto sono sicure le app di messaggistica che usiamo ogni giorno? [

]

3. Questa mattina è stato presentato il programma della rassegna: venti film in lizza, tra cui tre italiani. [

]

4. Ognuno si tenga stretti, magari in galera, i propri delinquenti e lasci liberi di viaggiare i tifosi, quelli veri, con la maglia e senza fumogeni. [ ] 5. Le spiaggette di Tor del Sale sono sempre state molto amate e altrettanto frequentate. Per molti pure una zona misteriosa: che fine faranno? Rientreranno in qualche progetto? [ ][ ][ ] 6. La società ha deciso di permettere l’ingresso gratuito a quanti hanno acquistato un abbonamento valido del Vigevano Calcio. [ ] 7. “Qui pianeta Terra, c’è nessuno lassù?” Un segnale radio potentissimo sta attraversando la nostra galassia con la speranza che qualcuno lo riceva. [ ][ ] (Olimpiadi di Italiano 2015 – semifinale categoria senior)


Mappa di sintesi

357

Videomappa

PRONOME è la parte variabile del discorso che sta al posto di un nome può svolgere più FUNZIONI sostituente sostituisce un nome, un aggettivo, un verbo ecc. anaforica richiama un elemento già citato cataforica anticipa qualcosa di cui si parlerà sintattica collega due proposizioni istituendo un rapporto di coordinazione o di subordinazione indicatrice indica un elemento non citato nel discorso e individuabile solo dal contesto comunicativo valore assoluto non ha alcuna relazione con elementi espressi o sottintesi

PERSONALE indica la persona che parla (1a), a cui si parla (2a), di cui si parla (3a) svolge la funzione di soggetto indica chi compie o subisce l’azione o si trova nella condizione espressa dal verbo io, tu, egli/lui/esso, ella/lei/essa, noi, voi, essi/loro, esse/loro complemento può avere forma forte (me, te, lui/esso, lei/essa, noi, voi, essi/loro, esse/loro) o debole (mi, ti, lo/gli/ne, la/le/ne, ci, vi, li/ ne, le/ne)

PERSONALE RIFLESSIVO si riferisce sempre al soggetto, ma non ha mai funzione di soggetto; ha forme forti (me, te, sé, noi, voi, sé/loro) o deboli (mi, ti, si, ci, vi)

RELATIVO sostituisce una parola che lo precede, detta antecedente, e collega due frasi introducendo una proposizione subordinata relativa svolge la funzione di soggetto o complemento oggetto che soggetto o complemento indiretto il quale/la quale, i quali/le quali complemento indiretto cui

RELATIVO DOPPIO esprime in un’unica forma un pronome dimostrativo o indefinito e un pronome relativo chi (= quello che), chiunque (= qualunque persona che), quanti (= quelli che)


358

Mappa di sintesi

AGGETTIVI PRONOMINALI classe mista di pronomi e di aggettivi che esprimono una caratteristica specifica POSSESSIVI indicano una relazione di appartenenza aggettivi e pronomi variabili mio, tuo, suo, nostro, vostro aggettivi e pronomi invariabili loro, altrui

DIMOSTRATIVI specificano la posizione di qualcuno o qualcosa nello spazio, nel tempo o nel discorso aggettivi e pronomi variabili questo, quello, stesso, medesimo pronomi variabili colui, colei, coloro, costui, costei, costoro pronomi invariabili ciò, ne, ci, vi, lo

INDEFINITI danno informazioni generiche riguardo alla quantità o alla qualità di qualcuno o di qualcosa aggettivi e pronomi variabili altro, nessuno, poco, molto, tanto, tutto aggettivi invariabili ogni, qualche, qualunque pronomi invariabili niente, nulla, qualcosa

INTERROGATIVI sono usati per formulare una domanda diretta o indiretta ESCLAMATIVI sono usati per formulare un’esclamazione aggettivi e pronomi variabili quale, quanto aggettivi e pronomi invariabili che pronomi invariabili chi, che cosa

NUMERALI cardinali indicano una quantità numerabile 2, 10, 30 ordinali indicano l’ordine all’interno di una sequenza numerica 1°, 2°, VI, X, ventesimo


359

La grammatica per tutti CHE COS’È IL PRONOME Il pronome è la parte del discorso che può svolgere due funzioni:

• indica una persona, un animale o una cosa; Ieri io ho preso un bel voto. E tu?

• sostituisce una parola, evitandone la ripetizione. Luca ha visto Giulia e l’ha salutata: lei gli ha risposto con un sorriso. Ti presenterò Andrea che è il mio compagno di banco.

I PRONOMI PERSONALI I pronomi personali indicano la persona che parla (1a persona), la persona che ascolta (2a), la persona, l’animale o la cosa di cui si parla (3a).

Hanno una forma in funzione

Hanno due forme in funzione

di soggetto.

di complemento.

io, tu, lui, lei, esso, essa (egli, ella), noi, voi, loro, essi, esse

forme forti

forme deboli

me, te, lui, lei,

mi, ti, ci, vi (= me/a me; te/a

esso, essa,

te; noi/a noi; voi/a voi)

noi, voi,

gli, le (= a lui; a lei)

loro, essi, esse

PROVA SUBITO

lo, la, li, le (= lui; lei; loro)

1 Completa le seguenti frasi inserendo il pronome personale soggetto corretto. 1.

andiamo a scuola con Matteo. 2.

in anticipo. 3. L’ha detto proprio 5. Dillo a Luca e ad Andrea:

siete in ritardo,

, cioè Marco. 4. Lo farà non lo sanno. 6.

e

,

non sono riuscito a convincerla. 9.

perché non sono insensibile come Marta: sorella e

, cioè Sandra.

andiamo proprio

d’accordo su tutto. 7. Luigi e Marta stanno sempre insieme; 8. Provaci

siamo

e

sono cugini.

inviterò tutti alla mia festa,

, infatti, non ha invitato Laura e sua

ci sono rimaste malissimo. 10.

sarà delusa perché voleva stare un po’ con te.

le hai già detto che non verrai?


360

La grammatica per tutti

2 Sottolinea i pronomi complemento. 1. Lo hai visto? Gli hai parlato del nostro problema? 2. Le ho accompagnate io: loro non sapevano la strada. 3. Li hai invitati tu a venire con noi? 4. Ho visto che ti ha ringraziato; che cosa le hai dato? 5. Ti dirò cosa ho saputo su di lui. 6. Con te stiamo sempre allegri: ci fai divertire molto. 7. Vi porterò i datteri dal Marocco; so che vi piacciono tanto. 8. Non mi ha detto ancora nulla; forse mi chiamerà oggi.

3 Riscrivi le frasi dell’esercizio precedente sostituendo i pronomi deboli con la forma forte, come nell’esempio. ESEMPIO: Lo hai visto? Gli hai parlato del nostro problema? Hai visto lui? Hai parlato a lui del nostro problema?

4 Indica se le forme lo, la, le, gli svolgono funzione di articolo [A] o di pronome personale [P]. 1. La [

] figlia del tuo professore è la [

battuto lo [

] scontrino?» «Sì, l’ho [

sai indicarmela [

] mia compagna di banco. 2. «Hai già ] battuto». 3. Non mi ricordo più la [

]? 4. «Vedrai Luca stasera?» «Non so ancora, ma se lo [

incontrerò gli [

] riferirò che gli [

lontano: la [

] sua veste rossa la [

] sci sono pronti». 5. Egli la [

]

] intravide da

] rendeva ancora più attraente di come la [

ricordava. 6. Paolo mi dice sempre che lo [ 7. «Dove sono le [

] via;

] mie scarpe?» «Non le [

] stipendio non gli [

] basta mai.

] ho viste».

I PRONOMI PERSONALI RIFLESSIVI I pronomi personali riflessivi si riferiscono sempre al soggetto della frase e hanno sempre funzione di complemento (mai di soggetto). Per le 1e e le 2e persone si usano le stesse forme dei pronomi personali complemento; per le 3e persone si usano sé e si. Io mi sto lavando.

PROVA SUBITO

Giacomo si sta vestendo.

5 Completa le seguenti frasi inserendo i pronomi personali riflessivi. 1. Io

sto preparando; tu

sei già vestita? 2. Mi piace come

3. Noi

siamo già fatte la doccia. 4. Perché voi non

5. Porto sempre la mia agenda con 7. Anna e Laura con

veste Miriam.

siete messi il maglione?

. 6. I fratelli giocano sempre fra di

sono già preparate la valigia; portano sempre molti vestiti

. 8. Tu fai tutto solo per

. 9. Ognuno pensi per

.

.

]


6

Il pronome e gli aggettivi pronominali

361

I PRONOMI RELATIVI I pronomi relativi sostituiscono una parola della frase precedente, detta reggente; introducono una proposizione relativa e la collegano alla reggente. Non è questo ciò che volevo. Anna, a cui sono affezionata, è partita. Sono pronomi relativi:

• che, invariabile, ha funzione di soggetto o di complemento oggetto; Ho visto Luca, che faceva colazione al bar. Ho visto il film che voi mi avete consigliato.

• il quale, la quale, i quali, le quali si usano senza preposizione in funzione di soggetto o con preposizione per i complementi indiretti, cioè introdotti da una preposizione; Verrà Luca con Anna, la quale vive a Londra. È un oggetto al quale tengo molto. Roma è la città nella quale vorrei vivere.

• cui, invariabile, si usa per i complementi indiretti. Ti ricordi il film di cui ti ho parlato? È lei la ragazza con cui studio. Chi è il ragazzo a cui hai prestato il libro?

PROVA SUBITO

6 Associa le frasi di sinistra con le frasi di destra e usa il pronome relativo corretto. 1. Abbiamo visto il film

a. ti sei abbonato?

2. Ho perso la cartellina

b. ti ho parlato.

3. Mi piacciono molto gli amici

c. esporrò alla mostra.

4. Oggi verrà la zia

d. tenevo tutto il materiale.

5. Devo terminare i disegni

e. ho conosciuto quest’anno.

6. Mi porti la rivista

f. avevamo letto il libro.

7 Inserisci tutte le possibili forme del pronome relativo preceduto, se necessario, da una preposizione o da un articolo. 1. Sarò nello stesso banco ragazza

mi trovavo l’anno scorso. 2. Parlami della

hai mandato i fiori. 3. C’era un ragazzo

comportamento ha destato scalpore. 4. Acquisterò subito i libri parlato. 5. L’ortopedico, il problema

ti sei rivolto, è molto bravo. 6. Questo è ti ho chiamato.

mi hai


La grammatica per tutti

362

GLI AGGETTIVI E I PRONOMI POSSESSIVI I possessivi precisano l’appartenenza o il rapporto tra persone. Sono aggettivi quando accompagnano un nome, sono pronomi quando sottintendono un nome e hanno l’articolo. Le sue scarpe sono nere; le mie sono bianche. Questa penna è mia; quella è la tua.

Sono variabili

Sono invariabili

mio, tuo, suo, nostro, vostro, proprio

loro, altrui

PROVA SUBITO

8 Indica se i possessivi sono aggettivi [A] o pronomi [P]. 1. Che bello! Il tuo [ ] disegno è più creativo del mio [ ]. 2. Questa è la mia [ ] fotocopia, la tua [ ] è sul banco. 3. La sua [ ] merenda sembra molto più appetitosa della nostra [ ]. 4. Il tuo [ ] compagno di banco è molto più divertente del mio [ ]. 5. Chiedi i pennarelli a Giulio o a Carlo. Il loro [ ] astuccio è più fornito del mio [

]. 6. La nostra [

] verifica di recupero era facile, e la vostra [

andrà alla festa con i propri [ auto, voi con la vostra [

]? 7. Ognuno

] mezzi. 8. Al mare noi andremo con la nostra [

], loro con la propria [

].

GLI AGGETTIVI E I PRONOMI DIMOSTRATIVI I dimostrativi precisano la posizione nello spazio

Sono aggettivi e pronomi

o nel tempo o l’identità e la corrispondenza

e sono variabili

tra persone e cose.

questo, codesto, quello,

Sono aggettivi quando accompagnano un nome,

stesso, medesimo

sono pronomi quando lo sottintendono. Alcuni dimostrativi sono solo pronomi.

Sono solo pronomi

Preferisci queste rose o quelle?

costui, colui,

Prenderemo lo stesso voto, lo sento.

costei, coloro,

Costoro hanno fatto ciò che vedi.

ciò, lo, ne, ci, vi

]


6 PROVA SUBITO

Il pronome e gli aggettivi pronominali

363

9 Indica se i dimostrativi sono aggettivi [A] o pronomi [P]. 1. Quella [

] sedia è più comoda di questa [

]. 2. Quei [

ultima fila sono i più bravi a calcio, mentre quello [ portiere. 3. Ragazzi, in questa [

] ragazzi seduti in

] seduto accanto a me è il nostro

] verifica avete commesso veramente pochi errori!

Meno male che è andata meglio di quella [

] del mese scorso! 4. Ti ricordi la gita

che abbiamo fatto in prima media? Quella [

] è stata veramente bella. 5. I miei

compagni mi dicono che sono simpatico e questo [

] mi rincuora. 6. Questa [

lezione di scienze è stata molto più interessante di quelle [

]

] in cui la prof spiega

soltanto.

10 Inserisci opportunamente i dimostrativi elencati. ci ■ ciò ■ coloro ■ lo ■ medesima ■ ne ■ quei ■ quel ■ quelli ■ quello ■ queste ■ questo ■ stesso 1.

che parteciperanno alla gara devono iscriversi entro la fine di

mese. 2.

sono sempre aiutati da lei e non

comportamento è stato scorretto e madre faceva la spesa sempre nello

mi ha deluso molto. 4. A negozio, che è

alla piazza. 5. Ligabue e Vasco Rossi sono nati nella Romagna. 6. In

meritano. 3.

tuo tempi mia

là in fondo regione, l’Emilia

settimane hai avuto tanti problemi, ma adesso non

pensare più; fra un po’ non te

ricorderai neppure.

11 Individua i pronomi dimostrativi presenti nelle frasi dell’esercizio precedente.

GLI AGGETTIVI E I PRONOMI INDEFINITI Sono aggettivi e pronomi Gli indefiniti indicano in modo generico la qualità

altro, nessuno, molto, tutto,

o la quantità del nome

poco, ciascuno

che accompagnano o sottintendono. Sono aggettivi quando accompagnano un nome, sono pronomi quando lo sottintendono. Alcuni indefiniti sono solo pronomi. Ogni giorno faccio tutti i compiti. Tutti chiedevano qualcosa.

Sono solo aggettivi qualunque, qualche, ogni Sono solo pronomi altro, nessuno, molto, tutto, poco, ciascuno


364 PROVA SUBITO

La grammatica per tutti

12 Inserisci opportunamente gli indefiniti elencati. chiunque ■ ciascuno ■ nessun ■ nessun’ ■ niente ■ ogni ■ pochi ■ tutti ■ nessuna ■ qualche ■ qualcosa ■ tutto ■ altri 1. Silvia cerca solo te e

altra.

2.

altro o forse ben

3.

è responsabile delle proprie azioni.

4.

sarebbero stati così gentili.

genitore farebbe

5. C’è stata 6.

per il proprio figlio.

incomprensione tra noi, ma abbia detto questo ha

7. Non ho

di più.

da nascondere.

intenzione di ripetertelo per la terza volta.

8. Ormai lo sanno

che Anna e Marco sono tornati insieme.

9. Hai già avvisato gli

?

13 Individua i pronomi indefiniti presenti nelle frasi dell’esercizio precedente.

GLI AGGETTIVI E I PRONOMI INTERROGATIVI ED ESCLAMATIVI Gli interrogativi e gli esclamativi introducono una domanda o un’esclamazione sulla qualità, la quantità o l’identità. Che ti è successo? Che bel film!

Sono aggettivi e pronomi

Sono solo pronomi

quanto, quale, che

chi, che cosa, cosa

PROVA SUBITO

14 Distingui i pronomi interrogativi [PI], i pronomi esclamativi [PE], gli aggettivi interrogativi [AI], gli aggettivi esclamativi [AE]. 1. Con chi [

] vai a Napoli? E che cosa [

storie mi raccontava la nonna! 3. Quale [ 4. Quanto [

] ne hai mangiato! 5. Quali [

6. Non so quanti [

] vuoi visitare? 2. Quante [ ] dizionario mi consigli?

] lingue straniere stai studiando?

] di voi abbiano capito. 7. Non ricordo più chi [

a chiedermelo. 8. Che [

] belle

] bei fiori ci sono nel tuo giardino!

] sia stato


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1 In quale delle seguenti frasi il si ha valore di pronome riflessivo? a.

In cielo si vedono già le prime stelle.

b.

Non si può passare di qua.

c.

Si guardarono negli occhi con trasporto.

d.

La nonna ogni mattina si veste con cura.

365

c.

due pronomi personali soggetto.

d.

un pronome personale complemento indiretto e uno complemento oggetto.

7 In quale delle seguenti frasi l’uso dei pronomi è scorretto? a.

Quando incontrerò Roberta le dirò della festa.

2 Indica il valore del che nel seguente periodo:

b.

Quando incontrerò Pietro gli dirò della festa.

“George Orwell, che in realtà si chiamava Eric Arthur Blair, nacque nel 1903 in India, dove il padre era funzionario dell’amministrazione britannica”.

c.

Quando incontrerò Sara e Luisa gli dirò della festa.

d.

Quando incontrerò i ragazzi dirò loro della festa.

a.

Pronome relativo soggetto.

b.

Pronome relativo complemento oggetto.

c.

Congiunzione.

d.

Pronome interrogativo.

3 Nel periodo dell’esercizio precedente l’avverbio

8 In quale delle seguenti frasi la parola lo non segue la stessa logica delle altre? a.

Gli hanno proposto di partecipare al concorso, ma lui non lo farà.

b.

Era davvero squisito il tuo dolce: lo abbiamo apprezzato molto.

c.

Ho completato un mio nuovo quadro: lo vedrai alla mostra.

d.

Se Claudio mi telefonerà lo perdonerò.

di luogo dove può essere sostituito con: a.

luogo in cui.

b.

luogo da cui.

c.

luogo per cui.

d.

da cui.

4 “I cyborg sono esseri umani in cui sono state innestate parti artificiali”. Il periodo contiene: a.

un pronome personale complemento.

b.

un pronome relativo complemento indiretto.

c.

un pronome relativo complemento oggetto.

d.

un pronome indefinito.

5 “Domani ci sarà una manifestazione per la pace a cui parteciperanno alcuni dei miei amici”. Nel periodo sono presenti: a.

un pronome relativo e un pronome personale.

b.

un pronome personale e un pronome indefinito.

c.

un pronome indefinito e un pronome possessivo.

d.

un pronome relativo e un pronome indefinito.

9 “Quello che ho capito è questo: non posso vivere senza di te”. Nel periodo proposto: a.

i due dimostrativi presenti sono entrambi pronomi.

b.

sono presenti un pronome dimostrativo e un aggettivo dimostrativo.

c.

sono presenti un pronome personale e un solo pronome dimostrativo.

d.

sono presenti due pronomi personali e un pronome relativo.

10 Indica quali parole sostituisce il pronome ne nelle seguenti frasi. a. Dovrei mettere in ordine la mia stanza ma non ne ho voglia.

b. Hai proprio un debole per Sofia: ne parli sempre.

6 “Dimmi quello che posso fare per aiutarti”. Nel periodo sono presenti: a.

un pronome personale soggetto e un pronome personale complemento oggetto.

b.

due pronomi personali complemento indiretto.

c. Marco sostiene che Matilde vuole trasferirsi a Milano, ma io ne dubito.


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