SEZIONE
Gli elementi fondamentali del testo narrativo In questa sezione scopriremo insieme che cos’è un testo narrativo e quali sono le sue principali caratteristiche contenutistiche e formali: il modo in cui è articolata la storia; la voce che narra; il punto di vista da cui si narra; i personaggi; lo spazio e il tempo in cui sono ambientate le vicende; il linguaggio scelto per raccontarle. Riconosceremo questi elementi prima in un graphic novel dalla tematica molto attuale, poi in una ricca selezione di racconti o estratti di romanzi, diversi per genere e tema, tratti dalla letteratura del Novecento o dei primi anni Duemila.
Competenze chiave europee • Competenza alfabetica funzionale. • Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare. • Competenza digitale.
In questa sezione troverai Il testo narrativo Un graphic novel per cominciare
Unità 1 | La struttura narrativa Unità 2 | La voce narrante e il punto di vista Unità 3 | I personaggi Unità 4 | Lo spazio e il tempo Unità 5 | Lo stile
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E
INTRODUZIONE
Percorso e videolezione
Il testo narrativo Il testo narrativo è un testo in cui si narra una storia, reale o inventata, che si svolge nel tempo. La storia è ambientata in un’epoca e in un luogo determinati e, nel caso di testi narrativi letterari, presenta uno o più personaggi.
Perché si narra? La narrazione è un’attività sorta agli albori della civiltà, al punto da essere considerata quasi “connaturata” all’essere umano. Per molto tempo essa è stata orale, e ha risposto al bisogno di conservare e trasmettere la memoria delle conoscenze condivise all’interno di una comunità. Le storie venivano ripetute a voce, dalle persone anziane o da figure come i cantastorie, per tenere vivo il patrimonio collettivo e tramandarlo alle generazioni successive, ma anche per celebrare le divinità, fornire insegnamenti morali, esprimere emozioni, creare qualcosa di bello. È proprio con il graduale formarsi di una concezione estetica che alcuni testi iniziarono a essere percepiti come letterari e prese forma, poco per volta, l’idea di letteratura che abbiamo oggi.
Le forme della narrazione letteraria Nel corso del tempo le forme della narrazione si sono evolute e diversificate, mentre i concetti stessi di storia e di letteratura subivano profonde trasformazioni. La narrazione si è sviluppata sia in versi (poemi epici, alcune favole, poemi cavallereschi) sia in prosa, oggi di gran lunga la forma prevalente della narrativa. Le diverse forme letterarie sviluppatesi nel tempo sono i generi letterari, ovvero “tipi” di testi dalle caratteristiche uniformi. Tra i principali generi narrativi troviamo il mito, la fiaba, la favola, la novella, e soprattutto il racconto e il romanzo, oggi i generi prevalenti (I generi letterari p. 206).
Finzione, “patto narrativo” e realtà Gran parte della narrativa letteraria è narrativa di finzione (in inglese fiction). I fatti narrati sono immaginari e i personaggi non esistono nella realtà. Chi legge lo sa perfettamente, e chi scrive sa che chi legge lo sa. Entrambi, però, agiscono come se la storia fosse accaduta realmente. Si innesca così quello che viene chiamato “patto narrativo”: un tacito accordo che permette a lettori e lettrici di immergersi nella storia facendosi coinvolgere, tre30
Il testo narrativo
mando di paura, tifando per un personaggio o piangendo per un altro senza pensare tutto il tempo «Tanto è tutto finto». Questo “autoinganno” avviene spontaneamente in noi tutte le volte che la storia narrata in un libro – ma anche in un film o in una serie – è credibile e ben costruita. La letteratura è perlopiù finzione, ma non può fare a meno della realtà, anche solo per il fatto che la maggior parte delle storie è ambientata in un mondo uguale o molto simile a quello che conosciamo. Non solo: esistono casi in cui il racconto si muove sul confine tra finzione e realtà: pensa alle biografie di persone realmente esistite, ai romanzi storici, ai romanzi basati su fatti di cronaca e al resto di quel vasto territorio che oggi chiamiamo non-fiction.
Gli elementi della narrazione I testi narrativi sono caratterizzati da alcuni elementi fondamentali: si tratta dei loro ingredienti di base, comuni a tutte le loro forme, ovvero delle caratteristiche tecniche che permettono a una storia di “accadere”. Proseguendo nella lettura, scoprirete che in letteratura il cosa e il come sono due aspetti profondamente legati, a tal punto abbracciati tra loro che spesso risulta impossibile parlare di che cosa narra un libro senza dire anche, allo stesso tempo, come lo fa.
UNA STORIA
è articolata in una determinata
è determinata dalle azioni e dai pensieri dei
è narrata impiegando uno
STRUTTURA
PERSONAGGI
STILE
è narrata adottando una
UNO O PIÙ PUNTI DI VISTA
VOCE NARRANTE
è calata all’interno di
SPAZIO
TEMPO Flashcard per il ripasso attivo
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SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
Un graphic novel per cominciare Nelle pagine che seguono presentiamo un graphic novel inedito, Alys nella rete – Il metaspecchio e l’altro lato delle cose, che utilizzeremo per illustrare gli elementi fondamentali della narrazione. Come sapete, il graphic novel racconta una storia sul modello narrativo di un romanzo, usando però il formato del fumetto. Alys nella rete è la storia di una ragazza, una moderna Alice nel Paese delle Meraviglie che è cresciuta e ha lo sguardo dell’adolescenza imperfetta. «A che cosa serve crescere? È come precipitare in un mondo senza certezze, fatto di assurdità e non sensi», ripete Alys, perdendosi nel ronzio del computer. Nelle prossime pagine incontrerete non soltanto Alys ma anche tutti i personaggi che popolano il suo mondo… iniziamo a conoscerli.
L’Alice di Lewis Carroll è cresciuta. Si chiama Alys, ha quattordici anni e il viaggio che compie parte da se stessa. Tutto le va stretto, a partire dalla sua casa. Il metaspecchio con cui si confronta è lo schermo: un’ombra oscura, ma anche una via di fuga verso quell’altra dimensione, la rete, dove tutto sembra semplice.
La voce che racconta la storia, ossia il narratore, è un peluche, il Gatto Cesare. Compagno inseparabile di Alys fin da piccolissima, il suo nome richiama il Gatto del Cheshire, o Stregatto.
Hatta è il Cappellaio Matto, che segue la routine del tè per tutto il giorno. Hatta non è umano, pur comportandosi come se lo fosse. Esiste solo oltre il metaspecchio e sembra voler uscire da una dimensione di incompletezza — rappresentata dall’essere un bot, abbreviazione di robot — attraverso Alys e le sue storie. Lo stesso dialogare tra loro confonde Alys riguardo a ciò che è vero e ciò che non lo è.
La mamma di Alys è la Regina di Cuori su Instagram, food blogger appassionata di composizioni perfette, ma distratta e distaccata in famiglia.
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Guarda il reel e la prima puntata di Alys nella rete
Il papà di Alys, il Professor Bianconi, è un moderno Bianconiglio: corre sempre e non ha tempo di ascoltare.
L’inquietudine di Alys è personificata dalla Coperta, un mantello invisibile agli altri, che la segue ovunque. Accanto a una ragazzina che continua a cambiare, ci voleva qualcuno che restasse sempre uguale a se stesso.
Un graphic novel per cominciare
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Un graphic novel per cominciare
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Videotutorial
Alys nella rete Contenuti extra
Un graphic novel per cominciare
Primi passi nel testo narrativo Dopo aver letto il graphic novel, discutetene in classe provando a rispondere a queste domande. Vi è piaciuto il graphic novel che avete letto?
C’è un personaggio con cui vi identificate?
Quali sensazioni o emozioni ha suscitato in voi la storia?
Quale personaggio vi è piaciuto di più?
Che significato potrebbe avere il titolo?
Dove pensate sia ambientata la storia e quando?
Vi è piaciuto il modo in cui viene narrata?
Quali sono i temi affrontati nel testo?
Il graphic novel che avete appena letto è un esempio di testo narrativo in formato fumetto. Oltre alle caratteristiche proprie del fumetto, il testo presenta gli elementi fondamentali della narrazione, comuni a tutti i testi narrativi: • narra una storia collocandola nel tempo e nello spazio; • articola la storia in una struttura, dotata di un inizio, di una fine e di uno specifico ordine interno; • ruota intorno alle azioni, ai pensieri e alle emozioni di alcuni personaggi; • è raccontato da una voce narrante e da un punto di vista determinati; • fa un uso mirato del linguaggio, adottando un certo stile. Conoscere i meccanismi della narrazione permette di comprendere i testi in profondità: ci consente di capire le scelte autoriali, di formulare giudizi, di cogliere suggestioni, temi e spunti di riflessione che diversamente ci sarebbero sfuggiti, di apprezzare maggiormente ciò che leggiamo e di “farlo nostro” con più facilità. Lettori e lettrici non si nasce, si diventa! Quanto più riusciamo a cogliere leggendo, tanto più il testo ci risulta vicino, proficuo e divertente. Allo stesso modo, l’attività di scrittura è tanto più piacevole e appagante quanto più si padroneggiano i suoi strumenti. Conoscere le tecniche della narrazione è indispensabile se vogliamo non soltanto leggere in modo attivo, ma anche scrivere testi narrativi efficaci e coinvolgenti. Una volta interiorizzata, la consapevolezza di come è costruito un testo narrativo ci accompagnerà nella lettura e nella scrittura in modo naturale. Leggendo e scrivendo non dovremo più sforzarci di esaminare ogni aspetto, perché poco a poco il processo diventerà spontaneo. Nelle unità seguenti approfondiremo uno a uno gli elementi fondamentali della narrazione e impareremo a riconoscerli nel testo, ad analizzarli e a integrarli nell’attività di scrittura. 41
La struttura narrativa
UNITÀ 1
In questa unità scopriremo che la stessa storia può essere narrata articolando i fatti in molti modi. A seconda degli effetti che si vogliono ottenere, si può seguire l’ordine cronologico o si possono introdurre salti temporali; si può iniziare a raccontare dall’inizio, ma anche da metà, e persino dalla fine; si può chiudere una storia o si può lasciarla aperta; si possono dosare narrazione, descrizione, dialoghi e riflessione, accelerando o rallentando il ritmo.
LA TEORIA Raccontare una storia Come inizia e come finisce il testo L’ordine in cui è narrata la storia Le sequenze e il ritmo della narrazione
AUTORI, AUTRICI E TESTI
1900
1915
Dino Buzzati (1906-1972) Il crollo della Baliverna p. 63
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Elena Ferrante (1943) L’amica geniale p. 57
1930
1945
Isabel Allende (1942) Eva Luna racconta p. 49
1960 Fabio Geda (1972) Anime scalze p. 68
“L’opera letteraria è una di queste minime porzioni in cui l’universo si cristallizza in una forma, in cui acquista un senso.” Italo Calvino
RISORSE DIGITALI Percorsi digitali interattivi Videolezioni Videotutorial Audioletture di tutti i brani Mappe attive Flashcard per il ripasso attivo PDF Percorso di lettura Attraverso la narrativa con il WRW Glossario delle figure retoriche e analisi testuale Dizionario Questa unità è disponibile anche nel formato “testo liquido” per studiare su qualsiasi device, personalizzando le opzioni di lettura.
LA SCUOLA DI SCRITTURA Costruire un testo La scrittura come "liberazione" Leggere per imparare a scrivere e scrivere per imparare a scrivere Che cosa scrivere? Scrivere un testo organico I trucchi del mestiere di Manlio Castagna
CLASSE ROVESCIATA CON L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE a casa
Lavorate con uno dei chatbot più diffusi per esplorare le caratteristiche generali del testo. Inserite le seguenti istruzioni (in sequenza): 1) Produci la parte iniziale e finale di una fiaba, motivando le scelte. 2) Arricchisci l’inizio inserendo più elementi descrittivi. Valutate i risultati prodotti: quali sono gli elementi che caratterizzano l’incipit e la conclusione? Quali sono gli elementi che il chatbot ha aggiunto per rendere il testo maggiormente descrittivo? in classe
Confrontatevi sulle risposte che vi ha dato il chatbot e, al termine dell'unità, riconsiderate le vostre risposte: sono uguali o sono cambiate?
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LA TEORIA
Percorso e videolezione
Raccontare una storia La struttura narrativa è il modo in cui un testo narrativo è articolato al suo interno. Essa dipende da alcuni aspetti fondamentali. Vediamoli insieme.
Come inizia e come finisce il testo
L’inizio o incipit può essere narrativo, descrittivo, riflessivo o dialogico. In questo caso, l’inizio della storia è narrativo (= si concentra sulle azioni del personaggio), ed è in medias res (letteralmente “in mezzo alla situazione”) perché catapulta chi legge in mezzo agli avvenimenti senza fornire informazioni introduttive.
Anche il finale può essere narrativo, descrittivo, riflessivo o dialogico. A volte è tronco, cioè sopraggiunge di colpo, interrompendo bruscamente la narrazione. Altre volte è detto a sorpresa, in quanto rovescia completamente le aspettative di chi legge. Le pagine del graphic novel che hai letto si concludono con un finale aperto, che rimane in sospeso in modo da permetterci di immaginare diversi sviluppi possibili.
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Raccontare una storia | Unità 1
L’ordine in cui è narrata la storia La fabula è l’ordine naturale degli avvenimenti, ovvero la loro successione cronologica. L’intreccio è il modo in cui gli avvenimenti vengono “montati” all'interno della narrazione. • Se la fabula e l’intreccio coincidono → l’ordine della storia è lineare e cronologico. • Se l’intreccio è alterato rispetto alla fabula → l’ordine è artificiale, cioè presenta sfasature temporali: salti indietro nel tempo (analessi o flashback) o salti in avanti (prolessi o flashforward o anticipazioni).
Salto indietro nel tempo: flashback o analessi. Può essere breve, come in questi due casi, o protrarsi per diverse pagine. Permette di fornire indicazioni su fatti passati, non raccontati in precedenza o anteriori all’inizio della storia.
Salto avanti nel tempo: flashforward o prolessi o anticipazione. Spesso è usato per stuzzicare la curiosità di chi legge, fornendo un “assaggio” di quel che succederà.
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SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
Le sequenze e il ritmo della narrazione Un testo è costituito da sequenze, cioè porzioni di testo dal contenuto omogeneo. Si ha una nuova sequenza ogni volta che: cambia il luogo; cambia il tempo; entra in scena o esce di scena un personaggio; il contenuto cambia radicalmente. Le sequenze possono essere: • narrative → predomina la narrazione; • descrittive → predomina la descrizione; • dialogiche → sono previsti dialoghi; • riflessive → predomina la riflessione, dei personaggi o di chi narra la storia; • miste → nella stessa porzione di testo, omogenea dal punto di vista dei contenuti, si trovano modalità diverse (per esempio narrazione e descrizione, riflessione e dialogo ecc.).
Sequenza narrativa Quando prevalgono sequenze narrative, il ritmo è più veloce.
Sequenza descrittiva
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Raccontare una storia | Unità 1
Sequenza dialogica
Sequenza riflessiva Quando prevalgono sequenze descrittive e riflessive, il ritmo è più lento.
Alcuni testi dalla struttura lineare, come per esempio le fiabe, seguono uno schema narrativo ricorrente costituito da: • situazione iniziale; • rottura dell’equilibrio; • sviluppo delle vicende; • spannung, cioè momento di massima tensione narrativa; • scioglimento e ritorno dell’equilibrio. Flashcard per il ripasso attivo
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SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
IL TESTO NARRATIVO
RIPASSO VISIVO
Mappa attiva
si apre con
INIZIO (o incipit) rottura dell’equilibrio
sviluppo della vicenda flashback o analessi chi racconta richiama episodi svoltisi nel passato
INTRECCIO l’ordine in cui vengono raccontati i fatti
flashword o prolessi o anticipazione chi racconta anticipa eventi futuri
FABULA l’ordine cronologico in cui sono avvenuti i fatti
la narrazione si sviluppa attraverso
nuclei narrativi fondamentali, le SEQUENZE, ovvero unità minime di senso compiuto in cui il testo può essere suddiviso di tipo
statico se non contengono veri e propri eventi, per cui la vicenda non evolve
fino al
dinamico se contengono eventi/dialoghi che consentono alla vicenda di proseguire
momento di massima tensione, detto SPANNUNG dopo il quale la narrazione si avvia verso il
FINALE con scioglimento e ritorno dell’equilibrio 48
La struttura narrativa | Unità 1
TESTO GUIDA
Isabel Allende
Due parole da: Eva Luna racconta (Cuentos de Eva Luna, 1990) BIOGRAFIA 634
Audiolettura
L’inizio (o incipit) introduce la protagonista: Belisa Crepuscolario. A lei è dedicata la prima, ampia sequenza, in cui si spiega in che cosa consiste la sua insolita attività.
In questo racconto della scrittrice cilena Isabel Allende, Storia e credenze popolari si mescolano dando luogo a un’ambientazione quasi fiabesca, tipica del cosiddetto “realismo magico”, un genere frutto della combinazione tra realismo ed elementi magici sviluppatosi soprattutto nelle letterature sudamericane a partire dagli anni Sessanta. La vicenda si svolge in Cile tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: la popolazione è affamata; la lettura e la scrittura sono ancora alla portata di poche persone. Per Belisa Crepuscolario la scoperta dei segni scritti rappresenta la fine della miseria e l’inizio di una nuova vita. Per noi che leggiamo, la sua storia è un magnifico esempio del potere straordinario delle parole, con le quali è possibile informarsi, difendersi, persuadere, e persino far innamorare. Il racconto ha una struttura ricca e variegata: impiega salti indietro nel tempo per movimentare la narrazione, fa uso di tecniche per generare suspense e alterna costantemente narrazione, descrizione, dialoghi e riflessione.
Portava il nome di Belisa Crepuscolario, ma non per certificato di battesimo o trovata di sua madre, bensì perché lei stessa l’aveva cercato fino a scoprirlo e a indossarlo. Il suo mestiere era vendere parole. Percorreva il paese dalle contrade più elevate e fredde alle coste torride, installandosi nelle fiere e nei mercati, dove montava quattro pali con un tendone, sotto il 5 quale si proteggeva dalla pioggia e dal sole per servire i clienti. Non aveva bisogno di decantare la sua mercanzia, perché dal tanto girovagare la conoscevano tutti. C’era chi l’aspettava da un anno all’altro, e quando si presentava in paese col suo fardello sottobraccio si metteva in coda davanti alla sua bancarella. Vendeva a prezzi onesti. Per cinque centesimi forniva versi a 10 memoria, per sette migliorava la qualità dei sogni, per nove scriveva lettere da innamorati, per dodici inventava insulti per nemici irriconciliabili. Vendeva anche storie, ma non storie di fantasia, lunghe storie vere che recitava d’un fiato, senza saltare nulla. Così portava le notizie da un paese all’altro. La gente la pagava per aggiungere una o due righe: è nato un bimbo, è mor- 15 to il tale, i nostri figli si sono sposati, son bruciati i raccolti. In ogni località le si radunava attorno una piccola folla per ascoltarla quando cominciava a parlare, e così venivano a sapere della vita degli altri, dei parenti lontani, 49
TESTO GUIDA
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
delle vicende della Guerra Civile1. A chi acquistava per almeno cinquanta centesimi regalava una parola segreta per cacciare la malinconia. Non la 20 stessa per tutti, naturalmente, perché sarebbe stato un inganno collettivo. Ciascuno riceveva la sua con la certezza che nessun altro l’avrebbe adoperata per quello scopo nell’universo e dintorni. Per mezzo di un Belisa Crepuscolario era nata in una famiglia così povera da non possesalto indietro nel dere neppure nomi per chiamare i figli. Venne al mondo e crebbe nella re- 25 tempo (flashback o analessi), la voce gione più inospitale, dove in certi anni le piogge si tramutano in valanghe narrante ripercorre d’acqua che si portan via tutto, e in altri non cade una goccia dal cielo, il la storia precedente sole s’ingigantisce fino a colmare l’orizzonte intero e il mondo si trasforma di Belisa fino al momento in un deserto. Fino ai dodici anni non ebbe altra occupazione e virtù che attuale, alterando sopravvivere alla fame e alla fatica di secoli. Durante un’interminabile sic- 30 momentaneamente cità le toccò seppellire quattro fratelli minori, e quando capì che veniva il l’ordine della storia. suo turno decise di marciare per le pianure diretta al mare, per vedere se nel viaggio riusciva a beffare la morte. […] Sequenza Belisa Crepuscolario salvò la vita e per di più scoprì casualmente la scritnarrativa. tura. Giunta in un villaggio nelle vicinanze della costa, il vento le posò ai 35 piedi una pagina di giornale. Raccolse quel foglio ingiallito e friabile e rimase ad osservarlo a lungo senza indovinarne l’uso, finché la curiosità poté più della timidezza. Si avvicinò a un uomo che lavava un cavallo nella stessa pozza torbida in cui aveva saziato la sua sete. Sequenza 40 «Che cos’è questo?» chiese. dialogica. «La pagina sportiva del giornale,» replicò l’uomo senza dimostrarsi sorpreso della sua ignoranza. La risposta lasciò attonita la ragazza, che però non volle sembrar sfacciata e si limitò a indagare il significato delle zampette di mosca tracciate sulla carta. «Sono parole, bimba. Qui dice che Fulgencio Barba ha messo k.o. il 45 Negro Tiznao al terzo round.» Sequenza Quel giorno Belisa Crepuscolario apprese che le parole vagano libere riflessiva e senza padrone, e chiunque con un po’ di abilità può impadronirsene per narrativa. farne commercio. Considerò la propria situazione e concluse che a parte prostituirsi o impiegarsi come domestica nelle cucine dei ricchi erano po- 50 chi i mestieri che poteva fare. Vendere parole le parve un’alternativa decente. A partire da quel momento esercitò questa professione, e mai s’interessò ad altre. All’inizio offriva la sua merce senza sospettare che le parole si potessero scrivere anche fuori dai giornali. Quando lo seppe calcolò le infinite proiezioni della sua attività, con i suoi risparmi pagò venti pesos2 a un prete 55 affinché le insegnasse a leggere e scrivere e con i tre avanzati si comprò un dizionario. Lo esaminò dall’A alla Z e poi lo gettò in mare, perché non era sua intenzione truffare i clienti con parole inscatolate.
1. Guerra Civile: probabilmente la guerra civile cilena del 1891.
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2. pesos: moneta cilena.
La struttura narrativa | Unità 1
Diversi anni dopo, una mattina d’agosto, Belisa Crepuscolario si trovava nel centro di una piazza, seduta sotto il suo tendone a vendere argomenta- 60 zioni giuridiche3 a un vecchio che sollecitava la pensione da diciassette anni. Era giorno di mercato e attorno c’era un gran tramestio. D’un tratto si sentirono urla e cavalli al galoppo; alzò gli occhi dalla scrittura e vide prima una nuvola di polvere e subito dopo un gruppo di cavalieri che irruppe nella piazza. Erano gli uomini del Colonnello, comandati dal Mulatto, 65 un gigante famoso in tutta la zona per la sveltezza del suo coltello e la lealtà verso il suo capo. Entrambi, il Colonnello e il Mulatto, avevano passato la vita impegnati nella Guerra Civile, e i loro nomi erano irremissibilmente4 legati al tumulto5 e alla calamità. I guerrieri entrarono in paese come una mandria impazzita, avvolti dal frastuono, fradici di sudore, spargendo sui 70 loro passi un terrore da uragano. Fuggirono svolazzando le galline, scapparono all’impazzata i cani, corsero via le donne con i figli e nel mercato non rimase anima viva tranne Belisa Crepuscolario, che non aveva mai visto il Mulatto e pertanto si meravigliò che questi si rivolgesse a lei. Le vicende sono «Proprio te cerco,» le gridò indicandola con la frusta arrotolata, e pri- 75 narrate per mezzo ma che avesse finito di dirlo due uomini piombarono sulla donna abbattendi sequenze 6 narrative e do la tenda e fracassando il calamaio , la legarono mani e piedi e la gettarodialogiche che si no di traverso come un saccone da marinaio sulla groppa del cavallo del susseguono Mulatto. Partirono al galoppo verso le colline. velocemente. Il Qualche ora dopo, quando Belisa Crepuscolario si trovava in punto di 80 ritmo è incalzante e la suspense morte con il cuore mutato in sabbia per gli scossoni del cavallo, sentì che si crescente. fermavano e quattro mani possenti la posarono a terra. Cercò di mettersi in piedi e di sollevare la testa con dignità, ma le forze le mancarono e si abbatté con un sospiro, sprofondando in un sonno offuscato. Si svegliò diverse ore dopo con il mormorio della notte nei campi, ma non ebbe il tempo di 85 decifrare quei suoni perché aprendo gli occhi si vide dinanzi lo sguardo impaziente del Mulatto, inginocchiato al suo fianco. «Finalmente ti sei svegliata, donna,» disse porgendole la borraccia affinché bevesse un sorso di acquavite con polvere da sparo e finisse di ripren90 dere i sensi. Volle sapere la ragione di tale maltrattamento, e lui le spiegò che il Colonnello aveva bisogno dei suoi servigi. Le permise di bagnarsi la faccia e poi la portò a un’estremità dell’accampamento, dove l’uomo più temuto del paese riposava su un’amaca tesa fra due alberi. Descrizione “negata” Non poté vedergli il volto, coperto dall’ombra incerta del fogliame e 95 che aumenta il mistero: dall’ombra incancellabile di molti anni di vita da bandito, ma immaginò a causa dell’oscurità, Belisa può solo che dovesse avere un’espressione dura se il suo gigantesco aiutante gli si riimmaginare il volto volgeva con tanta umiltà. La sorprese la sua voce, soave e ben modulata dell’uomo che l’ha fatta come quella di un professore. rapire. 3. argomentazioni giuridiche: basi legali a sostegno della sua richiesta. 4. irremissibilmente: irreparabilmente.
5. tumulto: parapiglia, rivolta. 6. calamaio: recipiente per contenere l’inchiostro in cui si intingeva la penna.
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TESTO GUIDA
Fine del flashback. La voce narrante ritorna al presente della storia: Belisa è adulta, sta svolgendo la sua professione nella piazza di una città, quando avviene qualcosa che sconvolgerà la sua vita (rottura dell’equilibrio).
TESTO GUIDA
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo Nell’istante in cui il volto dell’uomo diventa visibile a Belisa, il Colonnello rivela, con un colpo di scena, il motivo per cui l’ha fatta condurre da lui.
100 «Sei quella che vende parole?» chiese. «Per servirti,» balbettò lei, scrutando nella penombra per vederlo meglio. Il Colonnello si alzò in piedi e la luce della torcia impugnata dal Mulatto lo colpì di fronte. La donna vide la sua pelle scura e i suoi fieri occhi da puma e seppe all’istante di trovarsi di fronte all’uomo più solo di questo 105 mondo. «Voglio diventare Presidente,» disse lui. Nuovo salto Era stanco di vagare per quella terra maledetta in guerre inutili e in sconindietro nel tempo fitte che nessun sotterfugio poteva trasformare in vittorie. Da molti anni (flashback o analessi): il dormiva alle intemperie, straziato dalle zanzare, cibandosi di iguana e zupcolonnello spiega pa di serpente, ma questi inconvenienti minori non costituivano ragione 110 i motivi della sua sufficiente per mutare destino. Ciò che in realtà lo infastidiva era il terrore decisione ripercorrendo la negli occhi altrui. Desiderava fare il suo ingresso nei villaggi sotto archi di sua vita passata. trionfo, tra bandiere variopinte e fiori, desiderava che lo applaudissero e gli recassero in dono uova fresche e pane appena sfornato. Era stanco di vedere che al suo passaggio gli uomini si davano alla fuga, le donne abortivano di 115 spavento e i bambini tremavano, perciò aveva deciso di diventare Presidente. Il Mulatto gli aveva suggerito di marciare sulla capitale e di entrare al galoppo nel Palazzo per impadronirsi del governo, come avevano preso tante altre cose senza chiedere il permesso, ma al Colonnello non interessava diventare un ulteriore tiranno, di questi personaggi ne avevano già avuti 120 abbastanza da quelle parti, e per di più in quella maniera non avrebbe ottenuto l’affetto della gente. La sua idea consisteva nell’essere eletto per votazione popolare alle elezioni di dicembre. «Perciò devo saper parlare come un candidato. Puoi vendermi le parole 125 per un discorso?» chiese il Colonnello a Belisa Crepuscolario. Sequenza riflessiva: Lei aveva accettato molti incarichi, ma nessuno come quello; tuttavia Belisa prova non poté rifiutarsi, temendo che il Mulatto le ficcasse una pallottola tra gli emozioni contraddittorie nei occhi, o peggio ancora che il Colonnello si mettesse a piangere. D’altro confronti dell’uomo. canto sentì l’impulso di aiutarlo, perché percepì un palpitante calore sulla Qualcosa sta sua pelle, un desiderio possente di toccare quell’uomo, di percorrerlo con le 130 avvenendo dentro di lei. sue mani, di stringerlo fra le braccia. Per tutta la notte e buona parte della giornata seguente Belisa Crepuscolario cercò nel suo repertorio le parole appropriate per un discorso presidenziale, sorvegliata da vicino dal Mulatto, che non staccava gli occhi dalle sue solide gambe da camminatrice e dai suoi seni verginali. Scartò le parole aspre 135 e secche, quelle troppo fiorite, quelle ormai stinte dall’abuso, quelle che offrivano promesse improbabili, quelle carenti di verità e quelle confuse, per tenere solo quelle capaci di toccare con certezza il pensiero degli uomini e l’intuizione delle donne. Facendo uso delle conoscenze acquistate dal curato7 per venti pesos, scrisse il discorso su un foglio di carta e poi fece segno al 140 Mulatto di sciogliere la corda con cui le aveva legato le caviglie a un albero. 7. curato: parroco.
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La struttura narrativa | Unità 1
La condussero di nuovo dal Colonnello, e al vederlo riprovò la stessa palpitante ansietà del primo incontro. Gli porse il foglio e aspettò, mentre lui lo guardava tenendolo con la punta delle dita. 145 «Che cazzo dice qui?» chiese infine. «Non sai leggere?» «So far la guerra, questo so io,» replicò lui. Lei lesse ad alta voce il discorso. Lo lesse tre volte, affinché il suo cliente potesse scolpirselo nella memoria. Quando ebbe finito vide l’emozione sul volto degli uomini della truppa che si erano radunati per ascoltarla, e notò 150 che gli occhi gialli del Colonnello brillavano d’entusiasmo, sicuro che con quelle parole la poltrona presidenziale sarebbe stata sua. Alla fine del «Se dopo averla sentita tre volte i ragazzi stanno ancora lì a bocca aperdialogo compare ta, vuol dire che questa roba funziona, Colonnello,» approvò il Mulatto. l’elemento che dà 155 «Quanto ti debbo per il tuo lavoro, donna?» chiese il capo. il titolo al racconto: Belisa «Un peso, Colonnello.» sussurra due «Non è caro,» disse lui aprendo la borsa che portava appesa al cinturoparole all’orecchio ne con i resti dell’ultimo bottino. del Colonnello, ma a noi che «Per giunta hai diritto a un omaggio. Ti spettano due parole segrete,» leggiamo non disse Belisa Crepuscolario. 160 viene detto di che «Come sarebbe a dire?» parole si tratta. Ritardando lo Procedette a spiegargli che per ogni cinquanta centesimi spesi da un svelamento di cliente, lei gli faceva omaggio di una parola di uso esclusivo. Il capo si strinquesta informazione, la se nelle spalle, perché non gli interessava per niente quell’offerta, ma non narrazione crea volle essere scortese con chi l’aveva servito tanto bene. Lei si avvicinò senza 165 aspettativa e fretta allo sgabello di cuoio su cui lui stava seduto, e si chinò per consegnaraccende la nostra curiosità gli il suo regalo. Allora l’uomo sentì l’odore di animale montano che esala(suspense). va da quella donna, il calore da incendio che irradiavano i suoi fianchi, la carezza terribile dei suoi capelli, l’alito di verbena che gli sussurrava all’o170 recchio le due parole segrete alle quali aveva diritto. «Sono tue, Colonnello,» disse lei ritirandosi. «Le puoi usare quanto vuoi.» […] Nei mesi di settembre, ottobre e novembre il Colonnello pronunciò il suo discorso tante volte che se non fosse stato fatto di parole fulgenti8 e durevoli l’uso l’avrebbe ridotto in cenere. Percorse il paese in ogni direzio- 175 ne, entrando nelle città con aria trionfale e fermandosi anche nei villaggi più dimenticati, laddove solo la traccia delle immondezze9 indicava la presenza umana, per convincere gli elettori a votare per lui. Mentre parlava su una pedana al centro della piazza, il Mulatto e i suoi uomini distribuivano caramelle e pittavano10 il suo nome sui muri con talco dorato, ma nessuno 180 prestava attenzione a quelle trovate da bottegaio, perché erano abbagliati dalla chiarezza dei suoi propositi e dalla lucidità poetica dei suoi argomenti, contagiati dal suo desiderio tremendo di correggere gli errori della storia, e 8. fulgenti: splendenti.
9. immondezze: immondizie.
10. pittavano: pitturavano.
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TESTO GUIDA
Il dialogo tra Belisa e il Colonnello (sequenza dialogica) ci rivela che quest’ultimo è analfabeta, com’era comune all’epoca per buona parte delle classi popolari.
TESTO GUIDA
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
allegri per la prima volta in vita loro. […] Presto il Colonnello divenne l’uomo politico più popolare. Era un fenomeno mai visto, quell’uomo sorto 185 dalla Guerra Civile, pieno di cicatrici e che parlava come un cattedratico11, il cui prestigio si diffondeva per il territorio nazionale commuovendo il cuore della patria. La stampa si occupò di lui. Vennero da lontano i giornalisti per intervistarlo e ripetere le sue frasi, e così crebbe il numero dei suoi 190 seguaci e dei suoi nemici. Il ricordo di Belisa «Andiamo bene, Colonnello,» disse il Mulatto dopo dodici settimane Crepuscolario è di successi. espresso con Ma il candidato non lo ascoltò. Stava ripetendo le sue due parole segrete, parole quasi identiche a quelle come faceva sempre più di frequente. Le diceva quando lo inteneriva la noimpiegate per stalgia, le mormorava addormentato, le portava con sé sul suo cavallo, le 195 descrivere il momento del loro pensava prima di pronunciare il suo celebre discorso e si sorprendeva ad incontro, alcuni assaporarle senza accorgersene. E in ogni occasione in cui quelle due parole mesi prima. La gli venivano alla mente, evocava la presenza di Belisa Crepuscolario e gli si ripetizione sottolinea il sconvolgevano i sensi al ricordo dell’odore montano, del calore da incencarattere dio, della carezza terribile e dell’alito di verbena, finché cominciò a vagare 200 ossessivo del come un sonnambulo e i suoi stessi uomini compresero che avrebbe finito ricordo. di vivere prima di raggiungere la poltrona presidenziale. […] Stanco di vedere il suo capo declinare come un condannato a morte, il Mulatto si mise il fucile in spalla e partì in cerca di Belisa Crepuscolario. Seguì le sue orme per tutta quella vasta geografia fino a trovarla in un paese 205 del sud installata sotto il tendone del suo lavoro, narrando il suo rosario di notizie. Le si piantò davanti a gambe spalancate e l’arma in pugno. «Tu vieni con me,» ordinò. Lei lo stava aspettando. Prese il calamaio, piegò la tenda della sua bancarella, si gettò lo scialle addosso e in silenzio scalò l’anca del cavallo. […] Tre giorni dopo raggiunsero l’accampamento e subito condusse la sua 210 Momento di massima tensione prigioniera dal candidato, al cospetto di tutta la truppa. (spannung): quali «Ti ho portato questa strega perché tu le restituisca le sue parole, Cosono le due parole? Che cosa succederà? lonnello, e perché lei ti renda il vigore», disse puntando la canna del fucile alla nuca della donna. Il finale è aperto. Il Colonnello e Belisa Crepuscolario si guardarono a lungo, misurando- 215 Le due parole si a distanza. Gli uomini compresero allora che ormai il loro capo non ponon vengono pronunciate e la teva più liberarsi dalla fattura di quelle due parole indemoniate, perché vicenda resta in tutti poterono vedere gli occhi carnivori del puma farsi mansueti quando sospeso. lei si fece avanti e gli prese la mano. (I. Allende, Eva Luna racconta, trad. it. di G. Guadalupi, Feltrinelli, Milano 2005)
11. cattedratico: professore universitario.
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La struttura narrativa | Unità 1
LAVORA SUL TESTO 1 Il racconto è già diviso in sequenze. Scrivi per ogni sequenza un breve titolo che ne sintetizzi il contenuto.
2 In che cosa consiste l’attività di Belisa Crepuscolario? Fai almeno tre esempi, spiegandoli con parole tue.
3 Che cosa chiede il Colonnello a Belisa? A Di insegnargli a leggere e a scrivere. B Di vendergli un dizionario contenente parole giuridiche. C Di scrivergli un discorso politico. D Di diffondere la notizia della sua candidatura.
4 Per quale motivo il Colonnello vuole diventare presidente? 5 Rileggi le righe 135-139 e indica con una crocetta che tipo di linguaggio ha usato Belisa nel suo testo e che tipo di linguaggio ha evitato. 1. Ha usato un linguaggio:
2. Ha evitato di usare un linguaggio:
A spinoso.
A confuso.
B veridico.
B significativo.
C lucido.
C altisonante.
D abusato.
D svuotato dall’uso.
E sobrio.
E onesto.
F ricco di ornamenti. G sincero.
Analisi e interpretazione
6 Quali sfasature rispetto all’ordine cronologico presenta l’intreccio, e che cosa viene narrato in ognuna di esse?
7 Che tipi di sequenze prevalgono nel testo e che tipo di ritmo ne deriva? A Narrative.
B Descrittive.
C Dialogiche.
D Riflessive.
• Il ritmo che ne deriva è: A lento. B veloce.
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TESTO GUIDA
Comprensione
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
8 Quale dei seguenti passi, inserito nel testo che hai letto, costituirebbe un flashforward (o prolesTESTO GUIDA
si o anticipazione)?
A Diversi anni dopo, davanti alla sua macchina da scrivere, Belisa avrebbe ricordato quei primi
scarabocchi con infinita tenerezza.
B Il Colonnello quella notte aveva fatto un sogno che lo aveva riempito d’inquietudine. C Si ritrovò di nuovo nel suo letto e capì che era stato tutto un sogno: il Colonnello, il Mulatto…
non erano altro che prodotti della sua immaginazione.
D Non avrebbe mai creduto possibile che un uomo come quello potesse aver bisogno del suo
aiuto.
9 Come viene rappresentato nel testo il potere che le parole esercitano sulle persone? A Come qualcosa di ingannevole. B Come qualcosa di eterno e di indistruttibile. C Come qualcosa di magico. D Come qualcosa di logico e razionale.
10 Il finale del racconto è aperto, ma la narrazione ci conduce verso un finale più probabile di altri. In base agli indizi disseminati nel testo, quali potrebbero essere le due parole che Belisa ha regalato al Colonnello e che cosa è possibile che succeda alla fine?
Lessico
11 Scrivi un sinonimo per ciascuno dei seguenti termini tratti dal testo. 1. fardello (r. 9) → 2. tramestio (r. 62) → 3. sotterfugio (r. 108) → 4. stinte (r. 136) → 5. fattura (r. 217) → 6. mansueti (r. 218) → Riflessione ed esposizione orale
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Il nascere dell’attrazione tra Belisa e il Colonnello presenta alcuni aspetti che oggi, a tanti anni di distanza dall’epoca in cui è ambientata la storia, possono stridere un po’. Individua gli aspetti attuali e quelli superati, confrontandoti con un compagno o una compagna. Poi condividete con la classe le vostre conclusioni.
OLTRE IL TESTO 13 SCRITTURA CREATIVA Scrivi sul quaderno un finale a sorpresa, che rovescia completamente le aspettative create fino a quel momento: le due parole non sono quelle che sembravano e alla fine succede qualcosa di totalmente inaspettato.
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La struttura narrativa | Unità 1
TESTO LABORATORIO
Elena Ferrante
Come cominciò tutto da: L’amica geniale (2011) BIOGRAFIA 638 Il brano è tratto dal romanzo L’amica geniale, scritto dalla misteriosa autrice (o autore) che usa lo pseudonimo “Elena Ferrante”. Rievocando la sua infanzia, la narratrice Elena, detta Lenuccia o Lenù, ricostruisce il modo in cui cominciò la sua amicizia con Lila, diminutivo di Raffaella. Tutto ha inizio il giorno in cui Lila, che già da bambina esercitava su di lei un fortissimo ascendente, la trascina nell’ennesima prova di coraggio: recuperare la bambola gettata nello scantinato affrontando il temuto don Achille, che lei credeva l’avesse trovata e requisita. Narrando a molti anni di distanza dagli avvenimenti, Elena conosce tutta la storia: ricorda ciò che è avvenuto prima e sa quel che succederà dopo. Questo le permette di compiere, per esigenze espressive, salti in avanti e indietro nel tempo che alterano l’ordine lineare e cronologico della storia.
Audiolettura
1. La volta che Lila e io decidemmo di salire per le scale buie che portavano, gradino dietro gradino, rampa dietro rampa, fino alla porta dell’appartamento di don Achille, cominciò la nostra amicizia. Mi ricordo la luce violacea del cortile, gli odori di una serata tiepida di 5 primavera. Le mamme stavano preparando la cena, era ora di rientrare, ma . noi ci attardavamo sottoponendoci per sfida, senza mai rivolgerci la parola, a prove di coraggio. Da qualche tempo, dentro e fuori scuola, non facevamo che quello. Lila infilava la mano e tutto il braccio nella bocca nera di un tombino, e io lo facevo subito dopo a mia volta, col batticuore, sperando che 10 gli scarafaggi non mi corressero su per la pelle e i topi non mi mordessero. Lila s’arrampicava fino alla finestra a pianterreno della signora Spagnuolo, s’appendeva alla sbarra di ferro dove passava il filo per stendere i panni, si dondolava, quindi si lasciava andare giù sul marciapiede, e io lo facevo subito dopo a mia volta, pur temendo di cadere e farmi male. Lila s’infilava 15 sotto pelle la rugginosa spilla francese che aveva trovato per strada non so quando ma che conservava in tasca come il regalo di una fata; e io osservavo la punta di metallo che le scavava un tunnel biancastro nel palmo, e poi, quando lei l’estraeva e me la tendeva, facevo lo stesso.
Il capitolo si apre con un flashforward o prolessi, ovvero con
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TESTO LABORATORIO
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
A un certo punto mi lanciò uno sguardo dei suoi, fermo, con gli occhi 20 stretti, e si diresse verso la palazzina dove abitava don Achille. Mi gelai di paura. Don Achille era l’orco delle favole, avevo il divieto assoluto di avvicinarlo, parlargli, guardarlo, spiarlo, bisognava fare come se non esistessero né lui né la sua famiglia. C’erano nei suoi confronti, in casa mia ma non solo, un timore e un odio che non sapevo da dove nascessero. Mio padre ne 25 parlava in un modo che me l’ero immaginato grosso, pieno di bolle violacee, furioso malgrado il “don”, che a me suggeriva un’autorità calma. Era un essere fatto di non so quale materiale, ferro, vetro, ortica, ma vivo, vivo col respiro caldissimo che gli usciva dal naso e dalla bocca. Credevo che se solo l’avessi visto da lontano mi avrebbe cacciato negli occhi qualcosa di acumi- 30 nato e bruciante. Se poi avessi fatto la pazzia di avvicinarmi alla porta di casa sua mi avrebbe uccisa. Aspettai un po’ per vedere se Lila ci ripensava e tornava indietro. Sapevo cosa voleva fare, avevo inutilmente sperato che se ne dimenticasse, e invece no. I lampioni non si erano ancora accesi e nemmeno le luci delle scale. 35 Dalle case arrivavano voci nervose. Per seguirla dovevo lasciare l’azzurrognolo del cortile ed entrare nel nero del portone. Quando finalmente mi decisi, all’inizio non vidi niente, sentii solo un odore di roba vecchia e DDT1. Poi mi abituai allo scuro e scoprii Lila seduta sul primo gradino 40 della prima rampa. Si alzò e cominciammo a salire. Avanzammo tenendoci dal lato della parete, lei due gradini avanti, io due gradini indietro e combattuta tra accorciare la distanza o lasciare che aumentasse. M’è rimasta l’impressione della spalla che strisciava contro il muro scrostato e l’idea che gli scalini fossero molto alti, più di quelli della La porzione di palazzina dove abitavo. Tremavo. Ogni rumore di passi, ogni voce era don 45 testo contiene i Achille che ci arrivava alle spalle o ci veniva incontro con un lungo coltello, della narratrice: di quelli per aprire il petto alle galline. Si sentiva un odore d’aglio fritto. la sequenza Maria, la moglie di don Achille, mi avrebbe messo nella padella con l’olio quindi è di tipo bollente, i figli mi avrebbero mangiato, lui mi avrebbe succhiato la testa . 50 come faceva mio padre con le triglie. Ci fermammo spesso, e tutte le volte sperai che Lila decidesse di tornare indietro. Ero molto sudata, lei non so. Ogni tanto guardava in alto, ma non capivo cosa, si vedeva solo il grigiore dei finestroni a ogni rampa. Le luci si accesero all’improvviso, ma tenui, polverose, lasciando ampie zone d’ombra piene di pericoli. Aspettammo per capire se era stato don Achille a gira- 55 re l’interruttore ma non sentimmo niente, né passi né una porta che si apriva o si chiudeva. Poi Lila proseguì, e io dietro. Lei riteneva di fare una cosa giusta e necessaria, io mi ero dimenticata ogni buona ragione e di sicuro ero lì solo perché c’era lei. Salivamo lentamente verso il più grande dei nostri terrori di allora, andavamo a esporci 60 alla paura e a interrogarla.
Rottura dell’equilibrio: accade qualcosa che mette in moto la storia.
1. DDT: tipo di insetticida.
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La struttura narrativa | Unità 1 La narratrice ribadisce il delle prime righe. 65 2. Salto indietro nel Era stata colpa sua. In un tempo non troppo distante – dieci giorni, un tempo (chiamato mese, chi lo sa, ignoravamo tutto del tempo, allora – mi aveva preso la bam). bola a tradimento e l’aveva buttata in fondo a uno scantinato. Ora stavamo salendo verso la paura, allora ci eravamo sentite obbligate a scendere, e di corsa, verso l’ignoto. In alto, in basso, ci pareva sempre di andare incontro 70 a qualcosa di terribile che, pur esistendo da prima di noi, era noi e sempre Sequenza di tipo noi che aspettava. Quando si è al mondo da poco è difficile capire quali . sono i disastri all’origine del nostro sentimento del disastro, forse non se ne sente nemmeno la necessità. I grandi, in attesa di domani, si muovono in un presente dietro al quale c’è ieri o l’altro ieri o al massimo la settimana 75 scorsa: al resto non vogliono pensare. I piccoli non sanno il significato di ieri, dell’altro ieri, e nemmeno di domani, tutto è questo, ora: la strada è questa, il portone è questo, le scale sono queste, questa è mamma, questo è papà, questo è il giorno, questa la notte. Io ero piccola e a conti fatti la mia 80 bambola sapeva più di me. Le parlavo, mi parlava. Sequanza di tipo Aveva una faccia di celluloide con capelli di celluloide e occhi di cellu. loide. Indossava un vestitino blu che le aveva cucito mia madre in un raro momento felice, ed era bellissima. La bambola di Lila, invece, aveva un corpo di pezza gialliccia pieno di segatura, mi pareva brutta e lercia. Le due si spiavano, si soppesavano, erano pronte a scappare tra le nostre braccia se 85 scoppiava un temporale, se c’erano i tuoni, se qualcuno più grande e più forte e coi denti aguzzi le voleva ghermire. Questa parte della Giocavamo nel cortile, ma come se non giocassimo insieme. Lila era senarrazione (in cui duta per terra, da un lato della finestrella di uno scantinato, io dall’altro. Ci si mescolano 90 descrizione, piaceva, quel posto, innanzitutto perché potevamo disporre, sul cemento narrazione e tra le sbarre dell’apertura, contro il reticolo, sia le cose di Tina, la mia bamriflessione) non si bola, sia quelle di Nu, la bambola di Lila. Ci mettevamo sassi, tappi di gascolloca in un punto preciso del sosa, fiorellini, chiodi, schegge di vetro. Ciò che Lila diceva a Nu io lo captempo: vi si narra tavo e lo dicevo a voce bassa a Tina, ma modificandolo un po’. Se lei prendeva un tappo e lo metteva in testa alla sua bambola come se fosse un cap- 95 pello, io dicevo alla mia, in dialetto: Tina, mettiti la corona di regina se no prendi freddo. Se Nu giocava a campana in braccio a Lila, io poco dopo . facevo fare lo stesso a Tina. Ma non succedeva ancora che concordassimo un gioco e cominciasse una collaborazione. Persino quel posto lo sceglievamo senza accordo. Lila andava lì, e io girellavo, fingevo di andare da un’al- 100 tra parte. Poi, come se niente fosse, mi disponevo anch’io accanto allo sfiatatoio2, ma dal lato opposto. 2. sfiatatoio: apertura da cui fuoriesce l’aria.
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TESTO LABORATORIO
Alla quarta rampa Lila si comportò in modo inatteso. Si fermò ad aspettarmi e quando la raggiunsi mi diede la mano. Questo gesto cambiò tutto tra noi per sempre.
TESTO LABORATORIO
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
La cosa che ci attraeva di più era l’aria fredda dello scantinato, un soffio che ci rinfrescava in primavera e d’estate. Poi ci piacevano le sbarre con le ragnatele, il buio, e il reticolo fitto che, rossastro di ruggine, si arricciolava3 105 sia dal lato mio che da quello di Lila, creando due spiragli paralleli attraverso i quali potevamo far cadere nell’oscurità sassi e ascoltarne il rumore quando toccavano terra. Tutto era bello e pauroso, allora. Attraverso quelle aperture il buio poteva prenderci all’improvviso le bambole, a volte al sicuro tra le nostre braccia, più spesso messe di proposito accanto al reticolo 110 ritorto e quindi esposte al respiro freddo dello scantinato, ai rumori minacciosi che ne venivano, ai fruscii, agli scricchiolii, al raspare. Nu e Tina non erano felici. I terrori che assaporavamo noi ogni giorno erano i loro. Non ci fidavamo della luce sulle pietre, sulle palazzine, sulla campagna, sulle persone fuori e dentro le case. Ne intuivamo gli angoli 115 neri, i sentimenti compressi ma sempre vicini a esplodere. E attribuivamo a quelle bocche scure, alle caverne che oltre di loro si aprivano sotto le palazzine del rione, tutto ciò che ci spaventava alla luce del giorno. Don Achille, per esempio, era non solo nella sua casa all’ultimo piano ma anche lì sotto, ragno tra i ragni, topo tra i topi, una forma che assumeva tutte le forme. Lo 120 immaginavo a bocca aperta per via di lunghe zanne d’animale, corpo di pietra invetriata4 ed erbe velenose, sempre pronto ad accogliere in un’enorme borsa nera tutto ciò che lasciavamo cadere dagli angoli divelti5 del reticolo. Quella borsa era un tratto fondamentale di don Achille, ce l’aveva 125 sempre, anche in casa sua, e ci metteva dentro materia viva e morta. Il Lila sapeva che avevo quella paura, la mia bambola ne parlava ad alta si conclude qui: voce. Per questo, proprio nel giorno in cui senza nemmeno contrattare, la narrazione si riallaccia a quanto solo con gli sguardi e i gesti, ci scambiammo per la prima volta le nostre anticipato all’inizio bambole, lei, appena ebbe Tina, la spinse oltre la rete e la lasciò cadere del capitolo. nell’oscurità. 130 (E. Ferrante, L’amica geniale, Edizioni E/O, Roma 2011)
3. si arricciolava: si attorcigliava, sollevandosi.
4. invetriata: vetrificata o smaltata di vetro.
5. divelti: strappati.
LAVORA SUL TESTO Comprensione
1 Metti in ordine cronologico (fabula) i seguenti fatti narrati, numerandoli da 1 a 5. La narratrice segue Lila su per le scale, terrorizzata. Lila si avvia verso la casa in cui abita don Achille. La narratrice e Lila diventano grandi amiche. Lila si ferma e prende per mano la narratrice. Giocando, Lila lascia cadere nello scantinato la bambola della narratrice.
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La struttura narrativa | Unità 1
2 Quanto tempo passa tra l’episodio della bambola e la decisione di Lila di andare da don Achille?
4 Come definiresti i personaggi della narratrice da bambina e di Lila? Sottolinea gli aggettivi adatti a descriverle. • Narratrice: autoritaria • insicura • immaginativa • succube dell’amica • indipendente • Lila: intraprendente • ribelle • invidiosa dell’amica • incosciente • paurosa • dispettosa
Analisi e interpretazione
5 Che effetto ha il flashforward (o prolessi), ripetuto all’inizio (rr. 1-3) e alla fine del capitolo 1 (rr. 63-64)?
A Rendere più comprensibile la storia. B Creare aspettativa in chi legge. C Eliminare la tensione narrativa. D Comunicare i pensieri dei personaggi.
6 Che episodio viene narrato tramite un flashback (o analessi)?
7 Rileggi le due descrizioni di don Achille alle righe 27-29 e 118-125, poi indica se sono descrizioni oggettive o soggettive ( p. 172), motivando la tua risposta.
8 Qual è il significato del commento che la narratrice fa nella sequenza riflessiva delle righe 72-80? A Durante l’infanzia si soffre meno che in età adulta. B Durante l’infanzia è difficile capire la causa dei propri sentimenti negativi. C Le persone adulte vivono ossessionate dal pensiero del passato e del futuro. D Durante l’infanzia è naturale avere un atteggiamento pessimista e aspettarsi sempre il peggio.
9 Come definiresti il sentimento ambivalente che Lila e Lenù provano nei confronti dell’ignoto e dei pericoli?
A Amore e odio. B Obbedienza e ribellione. C Indifferenza e curiosità. D Paura e attrazione.
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TESTO LABORATORIO
3 Che cosa prova la narratrice nei confronti di don Achille e perché?
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
TESTO LABORATORIO
Lessico
10 In ognuno dei seguenti gruppi di parole tratte dal testo, sbarra la parola “intrusa”, poi scrivi che cosa designano le altre parole del gruppo.
designano: 1. finestroni • rampa • scantinato • segatura • cortile 2. azzurrognolo • buio • nero • grigiore • gialliccia 3. caverne • ferro • vetro • celluloide • pietra 4. rumori • fruscii • scricchiolii • terrori • voce
OLTRE IL TESTO 11 CONFRONTO TRA IL ROMANZO E LA SERIE Dopo aver letto il romanzo L’amica geniale e aver
visto la prima stagione della serie che ne è stata tratta, metti a confronto le due versioni. Hai notato qualche differenza nella trama e nella resa dei personaggi? Se sì, quale? Che versione hai apprezzato di più e perché?
12 ATTIVITÀ CON L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE Se hai letto il libro, chiedi al chatbot: • Produci una recensione al romanzo L’amica geniale di Elena Ferrante. Valuta l’efficacia della recensione: il testo riassume i contenuti essenziali del libro? Il testo fornisce alcuni elementi per contestualizzare la vicenda (ambientazione geografica, periodo storico ecc.)? Infine, la recensione esprime un giudizio di valore sul romanzo della Ferrante?
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DEBATE Il debate è un modo per discutere in maniera efficace e consapevole delle proprie opinioni e confrontarsi con quelle altrui. Confrontatevi insieme su questo tema: Che cos’è il coraggio? • La classe viene divisa in due gruppi, che dovranno difendere rispettivamente le tesi: 1) «Il coraggio è innato: significa non aver paura»; 2) «Il coraggio si impara: significa affrontare le proprie paure». • I due gruppi preparano la propria argomentazione e la espongono in classe. • Infine, sotto la guida dell’insegnante, i gruppi discutono intorno al tema.
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La struttura narrativa | Unità 1
TESTO LABORATORIO
RA L E
RACC
Dino Buzzati INTEG
TO ON
Qualcosa era successo da: Il crollo della Baliverna (1954) BIOGRAFIA 635
Audiolettura
L’inizio è in . Siamo subito catapultati nella vicenda.
Il racconto Qualcosa era successo di Dino Buzzati presenta una struttura molto particolare. Invece di seguire la tradizionale sequenza di una situazione iniziale, un momento di massima tensione e uno scioglimento finale, la storia procede con una tensione in crescendo dall’inizio alla fine. Qualcosa era successo, come dice il titolo, ma che cosa? Ecco un esempio di come un racconto in cui non accade quasi nulla può trasformarsi, grazie al dosaggio sapiente della tensione narrativa, in un capolavoro di mistero e di suspense.
Il treno aveva percorso solo pochi chilometri (e la strada era lunga, ci saremmo fermati soltanto alla lontanissima stazione d’arrivo, così correndo per dieci ore filate) quando a un passaggio a livello vidi dal finestrino una giovane donna. Fu un caso, potevo guardare tante altre cose invece lo sguardo cadde su di lei che non era bella né di sagoma piacente, non aveva pro- 5 prio niente di straordinario, chissà perché mi capitava di guardarla. Si era evidentemente appoggiata alla sbarra per godersi la vista del nostro treno, superdirettissimo, espresso del nord, simbolo per quelle popolazioni incolte1, di miliardi, vita facile, avventurieri, splendide valige di cuoio, celebrità, dive cinematografiche, una volta al giorno questo meraviglioso spettacolo, 10 e assolutamente gratuito per giunta. Ma come il treno le passò davanti lei non guardò dalla nostra parte (eppure era là ad aspettare forse da un’ora) bensì teneva la testa voltata indietro badando a un uomo che arrivava di corsa dal fondo della via e urlava qualcosa che noi naturalmente non potemmo udire: come se accorresse a preci- 15 pizio per avvertire la donna di un pericolo. Ma fu un attimo: la scena volò via, ed ecco io mi chiedevo quale affanno potesse essere giunto, per mezzo di quell’uomo alla ragazza venuta a contemplarci. E stavo per addormentarmi al ritmico dondolio della vettura quando per caso – certamente si trattava di una pura e semplice combinazione – notai un contadino in piedi 20
1. quelle popolazioni incolte: le popolazioni contadine del Sud Italia, all’epoca oggetto di gravi pregiudizi da parte degli abitanti del Nord Italia.
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TESTO LABORATORIO
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
su un muretto che chiamava chiamava verso la campagna facendosi delle mani portavoce. Fu anche questa volta un attimo perché il direttissimo filava eppure feci in tempo a vedere sei sette persone che accorrevano attraverso i prati, le coltivazioni, l’erba medica, non importa se la calpestavano, doveva essere una cosa assai importante. Venivano da diverse direzioni chi 25 da una casa, chi dal buco di una siepe, chi da un filare di viti o che so io, diretti tutti al muricciolo con sopra il giovane chiamante. Correvano, accidenti se correvano, si sarebbero detti spaventati da qualche avvertimento repentino che li incuriosiva terribilmente, togliendo loro la pace della vita. Ma fu un attimo, ripeto, un baleno, non ci fu tempo per altre osservazioni. 30 Questa sequenza, Che strano, pensai, in pochi chilometri già due casi di gente che riceve come quelle una improvvisa notizia, così almeno presumevo. Ora, vagamente suggestiosuccessive, è prevalentemente nato, scrutavo la campagna, le strade, i paeselli, le fattorie, con presentimen. ti ed inquietudini. Forse dipendeva da questo speciale stato d’animo, ma più osservavo la 35 gente, contadini, carradori2, eccetera, più mi sembrava che ci fosse dappertutto una inconsueta animazione. Ma sì, perché quell’andirivieni nei cortili, quelle donne affannate, quei carri, quel bestiame? Dovunque era lo stesso. A motivo della velocità era impossibile distinguere bene eppure avrei giurato che fosse la medesima causa dovunque. Forse che nella zona si cele- 40 bravan sagre? Che gli uomini si disponessero a raggiungere il mercato? Ma il treno andava e le campagne erano tutte in fermento, a giudicare dalla confusione. E allora misi in rapporto la donna del passaggio a livello, il giovane sul muretto, il viavai dei contadini: qualche cosa era successo e noi sul 45 treno non ne sapevamo niente. Guardai i compagni di viaggio, quelli nello scompartimento, quelli in piedi nel corridoio. Essi non si erano accorti. Sembravano tranquilli e una signora di fronte a me sui sessant’anni stava per prender sonno. O invece sospettavano? Sì, sì, anche loro erano inquieti, uno per uno, e non osavano parlare. Più di una volta li sorpresi, volgendo gli occhi repentini, guatare3 50 fuori. Specialmente la signora sonnolenta, proprio lei, sbirciava tra le palpebre e poi subito mi controllava se mai l’avessi smascherata. Ma di che avevano paura? Napoli. Qui di solito il treno si ferma. Non oggi il direttissimo. Sfilarono rasente a noi le vecchie case e nei cortili oscuri vedemmo finestre illuminate 55 e in quelle stanze – fu un attimo – uomini e donne chini a fare involti e chiudere valige, cosí pareva. Oppure mi ingannavo ed erano tutte fantasie? Si preparavano a partire. Per dove? Non una notizia fausta dunque elettrizzava città e campagne. Una minaccia, un pericolo, un avvertimento di malora. Poi mi dicevo: ma se ci fosse un grosso guaio, avrebbero pure fatto 60 fermare il treno; e il treno invece trovava tutto in ordine, sempre segnali di via libera, scambi perfetti, come per un viaggio inaugurale. 2. carradori: carrettieri.
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3. guatare: guardare.
La struttura narrativa | Unità 1
4. carriaggi: grossi carri.
5. verso mezzogiorno: verso sud.
6. cincischiava: spiegazzava.
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TESTO LABORATORIO
Un giovane al mio fianco, con l’aria di sgranchirsi, si era alzato in piedi. In realtà voleva vedere meglio e si curvava sopra di me per essere più vicino Sequenza al vetro. Fuori, le campagne, il sole, le strade bianche e sulle strade carriag- 65 . gi4, camion, gruppi di gente a piedi, lunghe carovane come quelle che traggono ai santuari nel giorno del patrono. Ma erano tanti, sempre più folti man mano che il treno si avvicinava al nord. E tutti avevano la stessa direzione, scendevano verso mezzogiorno5, fuggivano il pericolo mentre noi gli si andava direttamente incontro, a velocità pazza ci precipitavamo verso la 70 guerra, la rivoluzione, la pestilenza, il fuoco, che cosa poteva esserci mai? Non lo avremmo saputo che fra cinque ore, al momento dell’arrivo, e forse sarebbe stato troppo tardi. Nessuno diceva niente. Nessuno voleva essere il primo a cedere. Ciascuno forse dubitava di sé, come facevo io, nell’incertezza se tutto quell’allar- 75 me fosse reale o semplicemente un’idea pazza, allucinazione, uno di quei pensieri assurdi che infatti nascono in treno quando si è un poco stanchi. La signora di fronte trasse un sospiro, simulando di essersi svegliata, e come chi uscendo dal sonno leva gli sguardi meccanicamente, così lei alzò le pupille fissandole, quasi per caso, alla maniglia del segnale d’allarme. E anche 80 noi tutti guardammo l’ordigno, con l’identico pensiero. Ma nessuno parlò o ebbe l’audacia di rompere il silenzio o semplicemente osò chiedere agli altri se avessero notato, fuori, qualche cosa di allarmante. Ora le strade formicolavano di veicoli e gente, tutti in cammino verso il sud. Rigurgitanti i treni che ci venivano incontro. Pieni di stupore gli sguar- 85 di di coloro che da terra ci vedevano passare, volando con tanta fretta al settentrione. E zeppe le stazioni. Qualcuno ci faceva cenno, altri ci urlavano delle frasi di cui si percepivano soltanto le vocali come echi di montagna. La signora di fronte prese a fissarmi. Con le mani piene di gioielli cincischiava6 nervosamente un fazzoletto e intanto i suoi sguardi supplicavano: parlassi, finalmente, li sollevassi da quel silenzio, pronunciassi la domanda 90 che tutti si aspettavano come una grazia e nessuno per primo osava fare. Ecco un’altra città. Come il treno, entrando nella stazione, rallentò un poco, due tre si alzarono non resistendo alla speranza che il macchinista fermasse. Invece si passò, fragoroso turbine, lungo le banchine dove una folla inquieta si accalcava anelando a un convoglio che partisse, tra caotici 95 In una sequenza mucchi di bagagli. Un ragazzino tentò di rincorrerci con un pacco di gior, nali e ne sventolava uno che aveva un grande titolo nero in prima pagina. molto dinamica, ci viene rivelato un Allora con un gesto repentino, la signora di fronte a me si sporse in fuori, indizio riuscì ad abbrancare il foglio ma il vento della corsa glielo strappò via. Tra fondamentale. le dita restò un brandello. Mi accorsi che le sue mani tremavano nell’atto di 100 spiegarlo. Era un pezzetto triangolare. Si leggeva la testata e del gran titolo solo quattro lettere. IONE, si leggeva. Nient’altro. Sul verso, indifferenti notizie di cronaca.
TESTO LABORATORIO
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
Senza parole, la signora alzò un poco il frammento affinché tutti lo potessero vedere. Ma tutti avevamo già guardato. E si finse di non farci caso. 105 Crescendo la paura, più forte in ciascuno si faceva quel ritegno. Verso una cosa che finisce in IONE noi correvamo come pazzi, e doveva essere spaventosa se, alla notizia, popolazioni intere si erano date a immediata fuga. Un fatto nuovo e potentissimo aveva rotto la vita del Paese, uomini e donne pensavano solo a salvarsi, abbandonando case, lavoro, affari, tutto, ma il 110 nostro treno, no, il maledetto treno marciava con la regolarità di un orologio, al modo del soldato onesto che risale le turbe7 dell’esercito in disfatta per raggiungere la sua trincea dove il nemico già sta bivaccando. E per decenza, per un rispetto umano miserabile, nessuno di noi aveva il coraggio di 115 reagire. Oh i treni come assomigliano alla vita! Mancavano due ore. Tra due ore, all’arrivo, avremmo saputo la comune sorte. Due ore, un’ora e mezzo, un’ora, già scendeva il buio. Vedemmo di lontano i lumi della sospirata nostra città e il loro immobile splendore riverberante un giallo alone in cielo ci ridiede un fiato di coraggio. La locomotiva emise un fischio, le ruote strepitarono sul labirinto degli scambi. La sta- 120 zione, la curva nera delle tettoie, le lampade, i cartelli, tutto era a posto come il solito. Il momento di Ma, orrore!, il direttissimo ancora andava e vidi che la stazione era desermassima tensione ta, vuote e nude le banchine, non una figura umana per quanto si cercasse. è detto 125 . Il treno si fermava finalmente. Corremmo giù per i marciapiedi, verso l’uscita alla caccia di qualche nostro simile. Mi parve di intravedere, nell’angolo a destra in fondo, un po’ in penombra, un ferroviere col suo berrettuccio Il finale è che si eclissava da una porta, come terrorizzato. Che cosa era successo? In . città non avremmo più trovato un’anima? Finché la voce di una donna, altissima e violenta come uno sparo, ci diede un brivido. «Aiuto! Aiuto!» 130 urlava e il grido si ripercosse sotto le vitree volte con la vacua sonorità dei luoghi per sempre abbandonati. (Dino Buzzati, Qualcosa era successo, in La boutique del mistero, Mondadori, Milano 1992) 7. turbe: moltitudini.
LAVORA SUL TESTO Comprensione
1 Dove si trova il narratore e dove si dirige? A In macchina, va al lavoro.
C Per strada, si dirige in stazione.
B In treno, scende al Sud.
D In treno, va verso Nord.
2 Quali indizi nota il narratore relativi al fatto che è successo qualcosa ?
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La struttura narrativa | Unità 1
3 Qual è lo stato d’animo degli altri passeggeri? B Sono inquieti a causa dello strano atteggiamento del narratore. C Appaiono tranquilli e di buon umore. D Sono irritati, ma nessuno si lamenta ad alta voce.
4 Sulla base degli indizi che fornisce il testo, quali dei seguenti avvenimenti potrebbero aver avuto luogo? Sottolineali. una rivoluzione • un’esplosione • un terremoto • un’epidemia • un’invasione armata • un incendio • un’inondazione
Analisi
5 Che tipo di sequenza prevale nel racconto? A Narrativa.
B Descrittiva.
C Dialogica.
D Riflessiva.
6 L’andamento della narrazione è molto dinamico. Per quale motivo fatti e immagini si susseguono tanto rapidamente?
7 Che effetto provoca il tipo di finale impiegato? A Fa tirare a chi legge un sospiro di sollievo.
C Fornisce una spiegazione dei fatti precedenti.
B Fa immaginare fatti atroci e innominabili.
D Introduce un colpo di scena
Lessico
8 Partendo da quello meno intenso, ordina in modo crescente da 1 a 4 i seguenti sostantivi riferiti agli stati d’animo. Paura.
Suggestione.
Orrore.
Inquietudine.
9 Seleziona il sinonimo corretto per ciascuna delle parole evidenziate. 1. Volgendo gli occhi repentini:
astuti.
veloci.
pentiti.
2. Non una notizia fausta:
lieta.
fatale.
incredibile.
3. Nessuno […] ebbe l’audacia di rompere il silenzio:
sfrontatezza.
prontezza.
coraggio.
4. più forte in ciascuno si faceva quel ritegno:
timore.
pudore.
diffidenza.
OLTRE IL TESTO 10 SCRITTURA CREATIVA Riscrivi il racconto mantenendo intatta la storia ma modificando l’intreccio, cioè l’ordine in cui vengono narrati i fatti. Il tuo racconto dovrà avere la seguente struttura: • finale, che dovrai rendere narrativo, spiegando che cosa succede; • analessi o flashback, cioè “salto indietro” in cui racconti la prima parte del viaggio; • prolessi o flashforward, cioè “anticipazione” di ciò che avverrà in seguito; • fine del viaggio e ricongiungimento con il finale narrato all’inizio.
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TESTO LABORATORIO
A Provano angoscia, ma fanno di tutto per dissimularla.
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
ALLENAMENTO INVALSI
Fabio Geda
Anzitutto sono nato da: Anime scalze (2017) BIOGRAFIA 638 Ercole, il protagonista e narratore del romanzo Anime scalze di Fabio Geda, è un ragazzo che è dovuto crescere in fretta, ingegnandosi per fare fronte a importanti mancanze affettive e materiali. In questo brano ci racconta – con alcuni andirivieni temporali che rendono la narrazione movimentata e coinvolgente – chi è, dove vive, e quali eventi fanno da premessa alla storia che sta per iniziare.
Da quel giorno1, il giorno in cui sono salito sul tetto con Luca, sono passati quattro anni, e di acqua sotto i ponti ne ho vista scorrere parecchia, specie sotto quello tra piazza Vittorio e la Gran Madre – e alla fine ci arriviamo; ma prima devo dirvi un altro paio di cose perché possiate farvi un 5 quadro esatto della faccenda e capire come sono finito lassù. Anzitutto sono nato. A Torino, in borgata Cenisia. Mamma raccontava sempre che appena mi ha visto, in sala parto, ha pensato che assomigliavo a Yoda2, solo con più capelli, ma che poi, per fortuna, sono migliorato e avrei potuto essere il figlio di Enrique Iglesias3. Non ho mai visto un sacco di cose e di posti, tipo l’aurora boreale, l’ammaraggio di un aereo, Gué Pequeno e 10 Marracash4 cantare dal vivo, le piattaforme petrolifere, le tempeste di fulmini sopra la foce del fiume Catatumbo5 e la maggior parte delle città del mondo; ma sono stato a Milano e a Boves in gita scolastica, e a Pietra Ligure al mare. […] A quindici anni, l’estate in cui tutto è esploso, in cui sono scappato con 15 Luca eccetera, ero alto un metro e settantasei; e se state cercando di immaginarmi quello che posso dire è che ho ereditato le orecchie piccole e le spalle tonde da mio padre e gli occhi scuri e le ciglia lunghe da mia madre, con quell’espressione che, a detta di alcuni, sembra che sia sempre innamo1. quel giorno: nel capitolo precedente, il narratore ha anticipato il finale del romanzo, senza dirci però chi è Luca né che cosa lo porterà a fuggire insieme a lui. Per scoprirlo, dovremo leggere tutta la storia.
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2. Yoda: Gran Maestro Jedi della saga Guerre stellari. 3. Enrique Iglesias: cantante di musica pop spagnolo. 4. Gué Pequeno e Marracash: rapper italiani.
5. Catatumbo: fiume del Venezuela la cui foce è sovrastata da frequenti e potentissimi fulmini, a causa delle peculiari caratteristiche del territorio.
La struttura narrativa | Unità 1
Nell’autunno della prima elementare – quando avevo sei anni e mia sorella Asia undici […] mamma è andata via un giorno qualsiasi, uno che, ri- 25 cordo, il tempo non era neppure malconcio come dovrebbero essere i giorni in cui le madri se ne vanno, chessò, piovoso, o con il cielo che sembra la pelle d’un pesce; e nonno è uscito a parlare con il proprietario di Tomba6, poco prima di cena, e non è più tornato. È successo tutto nell’arco di una settimana. Papà se n’è accorto domenica. È rincasato a metà mattina dopo 30 aver trascorso la notte fuori, ha aperto il frigo, ha preso il latte, l’ha annusato per controllare che non fosse andato a male, se n’è versato una tazza, ha cercato la scatola dei biscotti – ne era rimasto uno solo – si è seduto al tavolo della cucina, ha inzuppato l’unico biscotto bagnandosi le dita, quindi ha alzato lo sguardo, e a quel punto ha registrato la presenza mia e di Asia in 35 piedi di fronte alla porta: io con Roxy sotto il braccio – l’orsacchiotto di pezza che prima di essere mio era stato di mia sorella e per questo lei aveva impedito che gli cambiassi nome – e Asia con la maglietta nera con la scritta «Il meglio deve ancora venire». Si è guardato attorno e ha detto: Dove 40 cazzo sono finiti tutti quanti? Asia ha detto: Chi? Il biscotto mollo s’è spezzato ed è caduto nella tazza. Vostra madre? ha chiesto papà alzando un sopracciglio. Se n’è andata? ha risposto Asia imitandolo. Capitava spesso che loro due parlassero facendosi delle domande che 45 non erano delle domande. Dove? Tu lo sai? Papà ha ingoiato quel po’ di biscotto che gli era rimasto sulle dita, se l’è leccate, si è alzato facendo strisciare la sedia con un rumore fastidiosissimo 50 ed è andato in camera da letto. L’armadio era aperto e vuoto. Le grucce pendevano nude. Sul letto c’erano dei calzini spaiati, un reggiseno e una maglia che nonna le aveva portato da Porta Palazzo7 e che tutti dicevano non le donava, verde pistacchio, con una stampa a pappagalli ed elicotteri. Sul muro, l’impronta di un quadro che era stato rimosso. Papà è rimasto 55 fermo e silenzioso a studiare l’armadio per un tempo infinito. Lo ricordo perché a me scappava la pipì, ma non volevo andare a farla perché a quel
6. Tomba: nome del cane rottweiler di cui il nonno, appassionato di combattimenti canini, parlava spesso pri-
ma di andarsene, poco dopo la morte della nonna.
7. Porta Palazzo: grande mercato all’aperto di Torino.
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ALLENAMENTO INVALSI
rato, o che stia guardando i fuochi d’artificio. Ma io mi sono innamorato 20 solo una volta. E gli unici fuochi d’artificio che conosco sono quelli della notte del 24 giugno, quando a Torino si festeggia San Giovanni – e il mio compleanno.
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
ALLENAMENTO INVALSI
punto, a furia di vedere sparire la gente, avevo paura che uscito dal bagno non avrei trovato più nessuno. Ha allungato un braccio per indicare quella desolazione e ha detto: Non ci posso credere, si è presa anche i miei vestiti. 60 Macché, ha detto Asia, sono lì, e ha fatto segno col mento di guardare sul fondo dell’armadio. Papà ha girato attorno al letto, si è chinato e ha sollevato un paio di pantaloni mimetici e una camicia rosa con il colletto a punta, una doppia onda di brillantini ricamati sul taschino. Ha alzato gli occhi al soffitto e sbuffato 65 per il sollievo. Meno male, ha detto. Così siamo rimasti solo noi: io, Asia e papà. Il fatto certo è che ora a casa nostra c’era tanto di quello spazio da non saperci che fare. Abitavamo all’ultimo piano – quarto senza ascensore – di un palazzo costruito tipo cento anni fa per accogliere gli operai di una fabbrica vicina e le loro fami- 70 glie: una cucina, una camera, un bagno. Io e Asia fino a quel momento avevamo dormito in un ritaglio della stanza dei nostri genitori, dietro una parete di cartongesso in cui entrava giusto il letto a castello, mentre nonno e nonna, i nonni materni, finché c’erano stati, avevano dormito in cucina, sul divano letto arancione, che per aprirlo bisognava spostare il tavolo e le 75 sedie contro la credenza. L’appartamento era della vedova Rispoli, che noi avevamo sempre e solo chiamato: la vedova. Una persona di buon cuore, amica del parroco, don Lino. Ce l’aveva affittato dopo che ero nato io. Di case, la vedova, ne aveva tante da non sapere che farne e don Lino l’aveva convinta a tenere il prezzo 80 basso, ma tanto basso che ci pagava a mala pena le spese. Il mondo è così se lo sai prendere dal verso giusto: pieno di persone generose. Per fare contenta la vedova bastava che, quando passava a ritirare l’affitto, trovasse noi bambini pronti ad accoglierla con un sorriso e un disegno, che i nonni scambiassero due parole davanti a una tazza di caffè, che papà le facesse il 85 baciamano – sempre che non fosse sgattaiolato via – e che le dessimo l’occasione di arrossire di fronte ai ringraziamenti per la sua generosità, prima di farla tornare a casa con una busta pesante di monete che mettevamo da parte appositamente, come a dire che per pagarla eravamo costretti a rom90 pere il salvadanaio. Dopo che mamma e i nonni sono scomparsi ad accoglierla siamo rimasti io e Asia. Facevamo la doccia. Ci pettinavamo. Indossavamo le magliette pulite. E alla domanda: Come va, piccoli, vostro padre ce la fa a occuparsi di voi ora che è rimasto solo? rispondevamo con degli sguardi e dei racconti cosí commoventi da far guadagnare a papà un posto ogni volta più alto 95 nelle preghiere serali della vedova. (F. Geda, Anime scalze, Einaudi, Torino 2017)
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La struttura narrativa | Unità 1
1 Completa le indicazioni relative ai tre piani temporali presenti nella storia. • Da allora, sono passati
anni.
anni.
• Il narratore fa un passo indietro nel tempo per raccontare il momento in cui , quando lui aveva anni.
2 Indica se le seguenti affermazioni sul protagonista sono vere (V) o false (F). 1. Compie gli anni il 24 giugno. 2. Ha una sorella maggiore. 3. È sempre stato bellissimo. 4. Ha un’espressione sognante. 5. Abita a Pietra Ligure. 6. Viene da una famiglia benestante.
V F V F V F V F V F V F
3 Come definiresti i personaggi del brano? Seleziona gli aggettivi adatti a descriverli. • Padre:
• Ercole e Asia:
A distratto.
A viziati.
B responsabile.
B timidi.
C severo.
C intraprendenti.
D assente.
D autonomi.
E apprensivo.
E trasandati.
4 Perché la vedova affitta l’appartamento alla famiglia di Ercole a un prezzo così basso? A Perché è la loro nonna paterna. B Perché la gratifica sentirsi generosa. C Perché gli è molto affezionata. D Perché don Lino le passa il resto dell’affitto.
5 Quale dei seguenti passi tratti dal testo contiene un flashforward (o prolessi o anticipazione)? A Mamma raccontava sempre che appena mi ha visto, in sala parto, ha pensato che
assomigliavo a Yoda. (rr. 6-8)
B A quindici anni, l’estate in cui tutto è esploso, in cui sono scappato con Luca eccetera. (rr. 15-16) C Papà ha ingoiato quel po’ di biscotto che gli era rimasto sulle dita. (r. 49) D Non ci posso credere, si è presa anche i miei vestiti. (r. 60)
6 In che punto del testo inizia il flashback (o analessi)? Sottolineala nel testo. 7 Individua la sequenza dialogica e analizza il suo tono. • È alle righe: • Il tono è: A drammatico.
B solenne.
C ironico.
D gioioso.
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ALLENAMENTO INVALSI
• Al tempo della vicenda che si appresta a raccontare, il narratore-protagonista ha
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
8 Quali delle seguenti espressioni tratte dal testo appartengono al linguaggio colloquiale? A a detta di alcuni (r. 19) B chessò (r. 27) C è rincasato (r. 30) D biscotto mollo (r. 42) E desolazione (r. 60) F tipo cento anni fa (rr. 69-70)
9 Abbina al significato corretto l’espressione prendere qualcosa per il verso giusto (r. 82) e le altre espressioni che contengono la parola verso. 1. prendere qualcosa per il verso giusto 2. andare per il verso giusto 3. non esserci verso 4. fare il verso a qualcuno
A. prendere in giro B. saperci fare con qualcosa C. procedere come sperato D. essere impossibile
10 Seleziona il significato dei ne evidenziati. Ha aperto il frigo, ha preso il latte, l’ha annusato per controllare che non fosse andato a male, se n ’è versato una tazza, ha cercato la scatola dei biscotti – ne era rimasto uno solo. n’ = A dal frigo ne = A di scatola
B di lui
C della tazza
B dalla scatola
D di latte
C di biscotto
D di tazza
11 Indica con una crocetta la funzione dei che evidenziati. congiunzione
pronome relativo (soggetto)
pronome relativo (complemento oggetto)
1. E gli unici fuochi d’artificio che conosco (r. 21) 2. Capitava spesso che loro due parlassero (r. 45) 3. facendosi delle domande che non erano delle domande. (rr. 45-46) 4. avevo paura che uscito dal bagno non avrei trovato più nessuno (rr. 58-59)
OLTRE IL TESTO 12
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RICERCA E DISCUSSIONE IN CLASSE Questo testo affronta una problematica molto attuale, la disuguaglianza sociale. Informati sull'argomento in internet e insieme ai tuoi compagni e alle tue compagne rifletti sulla tematica proposta: secondo voi che cos'è la disuguaglianza sociale? Come pensate che questo tipo di disuguaglianza possa influenzare la vita delle persone? Pensate che potrebbe essere ridotta o risolta? In che modo?
Videotutorial La pagina bianca
LA SCUOLA DI SCRITTURA
Costruire un testo Il tuo libro di antologia serve per imparare a leggere e comprendere i testi in modo profondo, ma è anche un libro che insegna a scrivere, un’attività che fai tutti i giorni, ma che in realtà è difficile fare bene. Difficile ma non impossibile se si hanno le dritte giuste…
La scrittura come “liberazione” Quella del foglio bianco è un’esperienza che terrorizza molte persone, anche quelle che sembrano avere una certa predisposizione naturale alla scrittura. È tuttavia davvero impossibile superare questa situazione di blocco ideativo prima che narrativo, che peraltro colpisce spesso anche gli scrittori e le scrittrici più affermati? Assolutamente no: si possono imparare tecniche tali che consentano davvero a tutti/e di stimolare la propria immaginazione, di mettere a frutto quanto studiato e di affrontare con successo la “prova scrittura”, non soltanto ai fini del percorso scolastico ma anche – e soprattutto – per le esigenze della vita. E magari si può addirittura scoprire un inatteso piacere nella scrittura! Questo è proprio quanto ci proponiamo di fare nelle pagine del corso dedicate alla scuola di scrittura. E questo perché, come sosteneva il celebre scrittore Gianni Rodari, la parola possiede un «valore di liberazione […]. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo», nemmeno del terrore del famigerato foglio bianco…
Leggere per imparare a scrivere e scrivere per imparare a scrivere Accettato dunque con serenità il fatto che la capacità di scrittura non è innata, ma frutto di un processo complesso, ci troviamo nella condizione ideale per accettare la logica conseguenza di ciò: per imparare a scrivere bisogna scrivere (molto). Tutto qui. In realtà non è proprio tutto qui, perché si impone una precisazione: per imparare a scrivere bisogna anche leggere (molto). La lettura di testi altrui, di diversi generi testuali e di diverse epoche, è basilare: ci offre un ricchissimo repertorio di modelli cui fare riferimento e da cui trarre ispirazione (che è ben altro dal copiare, sia inteso…) per le idee, lo stile narrativo, le scelte lessicali, la struttura e via dicendo. Per questa ragione, il nostro corso di scrittura può considerarsi in un certo senso anche un corso di lettura: esso infatti si fonda sulla lettura e sull’analisi di brani delle varie tipologie testuali oggetto di studio. Solo in questo modo è possibile osservare come le tecniche di scrittura proposte sono state messe in prati73
SEZIONE 2 | Gli elementi fondamentali del testo narrativo
ca da altri autori e autrici e apprendere operativamente, inizialmente in modo imitativo, come fare noi altrettanto. Con l’obiettivo ultimo di arrivare a definire un proprio stile personale che abbracci l’intero processo di scrittura, a partire dall’ideazione, passando attraverso un’attenta pianificazione, per arrivare alla stesura vera e propria del testo e all’imprescindibile sua revisione finale.
Che cosa scrivere? Le tipologie di testi con le quali ci confronteremo sono riconducibili a tre macrocategorie, individuate sulla base dello scopo che esse si prefiggono: SCRIVERE PER… tipologie testuali apprendere inventare comunicare
riassunti, schemi, scalette, appunti, parafrasi, commenti di testi letterari testi narrativi, descrittivi, scritture cooperative, storyboard testi informativo-espositivi, argomentativi, regolativi, lettere ed e-mail
Scrivere un testo organico Come sappiamo, il testo è una sorta di “tessuto”, la cui trama è fatta di fili – le singole parole e le frasi a cui esse danno vita – che formano un «tutto organico», ossia composto di parti distinte ma corrispondenti tra loro, che interagiscono in vista di un fine comune. Per fare sì che i nostri testi siano organici, ma anche corretti nella forma e chiari, dobbiamo prestare particolare attenzione alla coerenza e alla coesione.
La coerenza La coerenza è la stretta connessione logica tra le diverse parti di un testo, a livello sia di contenuto sia di stile. Affinché ciò che si scriva sia coerente dal punto di vista del contenuto, bisogna controllare sempre che: • le informazioni siano articolate intorno a un argomento centrale, che funge da filo conduttore del discorso; • ogni nuova informazione si colleghi alla precedente secondo un ordine logico o cronologico; • non ci siano informazioni contraddittorie e/o digressioni eccessive. Per quanto riguarda invece la coerenza dello stile, è importante operare scelte lessicali adatte al tema trattato e adottare un registro linguistico (formale, medio, informale) adeguato al contesto, al destinatario e allo scopo del testo.
La coesione La coesione riguarda invece i rapporti morfologici e sintattici tra i diversi elementi (che compongono il testo: sostantivi, aggettivi, verbi ecc.). 74
Costruire un testo | Unità 1
Affinché il testo risulti coeso, bisogna controllare di: • avere stabilito accordi morfologici (ossia la concordanza di genere e numero tra articoli, aggettivi, sostantivi, pronomi e verbi) e sintattici (la concordanza tra soggetto e predicato) corretti; • avere usato opportunamente i connettivi, vale a dire le congiunzioni coordinanti (ma, però, tuttavia ecc.), le congiunzioni subordinanti (mentre, quando, sebbene, poiché, affinché ecc.), gli avverbi e le locuzioni avverbiali (poi, in seguito, successivamente ecc.) utili a indicare i rapporti – principalmente di tipo temporale, di causa/effetto, di legame/opposizione – che le legano fra loro frasi e periodi; • avere evitato il più possibile le ripetizioni, ricorrendo a pronomi, perifrasi (ossia giri di parole) e sinonimi. E adesso, dopo aver chiarito come si costruisce un testo, non ci resta che… leggere, leggere, leggere e scrivere, scrivere, scrivere!
I TRUCCHI DEL MESTIERE
di Manlio Castagna
Ciò che ho imparato facendo lo scrittore
La scrittura sembra magia, ma non lo è Quando crei una storia sei il Dio del tuo mondo: scrivi «sia la luce» ed ecco che si accende la luce. Scrivere è un puro atto di creazione, ma non dare troppo potere alla scrittura: un mago controlla la sua magia, non è lei a controllare lui. La prima lezione che devi tenere a mente sempre: scrivere è un lavoro. È fatica. È impegno. Quando mi chiedono dove trovo l’ispirazione per una nuova storia, mi viene da sorridere perché immagino subito un campo dorato in cui mi reco per scovare qualcosa, un frutto o un fiore, da cui far sbocciare tutta la vicenda. Invece non è così, l’ispirazione viene dall’impegno quotidiano. Martelli e sudore sono più importanti di bacchette magiche e formule di incantesimi. La magia arriverà quando avrete finito, non prima.
La curiosità è il segreto Tutti ti dicono – me compreso – che per diventare scrittore o scrittrice devi leggere e scrivere molto. È vero, ma non è tutto. Questo ti aiuterà a capire come si costruisce una storia, ma che cosa mettervi all’interno dipende anche (e soprattutto) da altro. Da che cosa? Dalla curiosità. Sarà proprio lei la tua alleata più importante. Viaggia, vai in bicicletta, fai esperienze, ascolta le persone e parla con loro. Sorprenditi, assaggia piatti diversi, prendi i mezzi pubblici. Ecco dov’è l’ispirazione: ovunque attorno a te! 75