MARE
Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow
L’altra Toscana, scenari a sorpresa La Maddalena, tra mirto e maestrale Salento, il Paradiso all’improvviso Sicilia, il mito continua Alghero, l’oro rosso dei coralli Sperlonga, Nettuno e Ulisse Grecia, bellezza leggendaria
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Numero 04 2019 Edizione gratuita
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Punta Palascia, Lecce Stefano_Valeri/Shutterstock.com
® e-borghi travel 04 www.e-borghitravel.com Publisher Salvatore Poerio direzione@3scomunicazione.com Coordinamento editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Alessandra Boiardi, Simona P.K.Daviddi, Marino Pagano, Carola Traverso Saibante, Valentina Schenone, Luca Sartori, Joni Scarpolini Traduzioni Beatrice Lavezzari Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Sviluppo area commerciale Maurizio Bevilacqua commerciale@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Corso Buenos Aires, 92, 20124 Milano info@3scomunicazione.com tel. 0287071950 – fax 0287071968 L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 e-borghi
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avanti al mare il tempo rallenta e si apre l’infinito. E in questo nuovo numero di e-borghi travel la parola “mare” è il vostro passaporto di lettere per un viaggio attraverso seduzioni salmastre: levate virtualmente l’ancora e navigate a vele spiegate verso i litorali che abbiamo scelto di raccontarvi. Un’esperienza sensoriale nell’Italia dei borghi di Nettuno che disegnano il profilo della costa insieme ad arcipelaghi e isole che affiorano dalle acque, regalando agli amanti del mare abissi marini e speleologici, sacrari d’arte e capolavori della natura. Incantesimi tra onde e terra che vedono il loro apogeo nella Toscana: arte e storia l’hanno modellata facendone un immenso teatro di risorse culturali e la natura ne ha modellato il paesaggio. Soprattutto sulla costa: una pluralità di prospettive differenti, da quelle sabbiose alle scogliere a picco sul mare tra spiagge e calette passando per dune arruffate dal vento. Tra mare e maestrale è La Maddalena, arcipelago dallo spettacolare paesaggio di isole e fondali marini: una fantasmagoria di forme e colori che conferiscono a questo spaccato di Sardegna caratteri di eccezionalità per un turismo slow con il vento in poppa. E a ovest dell’isola, ecco Alghero: acque cristalline, una tavolozza di tonalità che spumeggiano in onde turchesi, acquamarina e smeraldo e la sua Riviera del Corallo che si snoda per decine di chilometri in un susseguirsi di spiagge bianche frammiste a insenature e falesie. Si ritorna sullo Stivale per percorrerne il profilo occidentale e arrivare a Sperlonga, una continua sorpresa tra vedute e scorci dove alle cromie chiare delle case fa da sfondo quella porzione di mare che corre all’arcipelago ponziano. E poi, con un gioco di sponda, ecco il Salento: l’esotico italiano con ben due mari a lambire i suoi lidi, lo Ionio e l’Adriatico: la prima contraddistinta da sabbia e roccia, la seconda da falesie e, sulla costa di entrambi, una parata di borghi. Come nel sud della Sicilia: templi vista mare, dune dorate di sabbia finissima e candide rocce calcaree plasmate dal vento. Per i borghi oltreconfine esploriamo la Grecia, magia di classici e sorprese nel quale il turismo “lento” si allinea idealmente a kairós e krónos, i significati che i Greci attribuivano al tempo: uno qualitativo, l’altro quantitativo. Perché «Di fronte al mare, la felicità è un’idea semplice», come scriveva Jean-Claude Izzo. Luciana Francesca Rebonato coordinatore editoriale
Sommario Toscana
La Maddalena
Riviera del Corallo
Sicilia sud occidentale
Cibo Nostrum
Salento
Sperlonga
Oltreconfine: Grecia
Vacanze fuori posto
A... mare con l’arte
Leggende
CuriositĂ
Recensione
Copertina Tropical studio/Shutterstock.com - Gabriele Maltinti/Shutterstock.com
Toscana
L’altra Toscana:
viaggio nei borghi della costa, delle isole e dell’immediato entroterra
Vigneto di Bolgheri e Castagneto. Sullo sfondo, l’Isola d’Elba StevanZZ/Shutterstock.com
Simona PK Daviddi
facebook.com/simona.pk.daviddi
MeskPhotography/Shutterstock.com
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e Firenze, Pisa, il “Chiantishire”, ma anche borghi come Volterra e San Gimignano sono famosi in tutto il mondo, la Toscana è in realtà uno scrigno infinito di tesori storico-architettonici e naturali, in grado di stupire anche il viaggiatore che crede di conoscerla a fondo con piccole realtà ricche di gemme preziose, da scoprire con i ritmi slow del bien vivre - ma anche con quelli attivi del bike e del walking tourism - e da abbinare magari a un soggiorno nelle località mondane che punteggiano il suo lungo litorale. Nell’immediato entroterra, infatti, si in-
contrano borghi di rara bellezza, che sembrano quasi difendere la costa con le loro antiche fortificazioni, oggi punti panoramici perfetti per assaporare gli splendidi tramonti a mare - un altro dei “regali” che la Toscana fa a chi la visita, grazie alla sua esposizione a ovest - magari sorseggiando uno dei pregiati vini della regione. Andiamo allora alla scoperta di una manciata di scenografiche località fuori dalle rotte comuni: viaggeremo paralleli alla costa, partendo da nord, dove l’entroterra confina con la Liguria. (Per approfondimenti: visittuscany.com)
Castiglione Della Pescaia poludziber/Shutterstock.com
Fosdinovo: crocevia francigeno
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a sua posizione, incastonata tra il mare, l’Appennino e i monti della Lunigiana, racconta di quando, nel Medioevo, questo territorio vedeva il transito di genti e mercanzie, che dai porti andavano verso l’entroterra e oltre i confini di granducati e stati. Fosdinovo racconta anche la storia di uno dei casati più potenti della Lunigiana, i Malaspina, dei quali resta, a protezione del minuscolo abitato, l’imponente castello delimitato da quattro possenti torri e caratterizzato da suggestivi camminamenti di ronda che si snodano su tetti, giar-
dini pensili, loggiati e terrazze e che regalano una vista mozzafiato sul paesaggio circostante. Iniziato nel XII secolo ma rimaneggiato più volte, il maniero è impreziosito da sale affrescate e arredate con mobili d’epoca, dove non mancano unicum dal sapore medievale, come la stanza del “trabocchetto”, collegata alla sottostante sala delle torture. E non manca neppure il fantasma: chi visita il castello, infatti, potrebbe incontrare la giovane Bianca Maria Aloisia Malaspina, murata viva dai genitori per contrastare il suo inaccettabile amore per uno stalliere.
Castello Malaspina Sandro Amato/Shutterstock.com
Fosdinovo outcast85/Shutterstock.com
Torre del borgo iryna1/Shutterstock.com
Lardo di Colonnata francesco de marco/Shutterstock.com
Colonnata arkanto/Shutterstock.com
Colonnata, tra cave di marmo e lardo
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n borgo marmifero antichissimo - pare che il suo nome derivi proprio dal fatto che il marmo estratto nelle sue cave servisse per costruire principalmente i colonnati dei templi in epoca romana - incastonato tra candide montagne lucenti, dove si produce uno dei prodotti gastronomici più golosi di sempre, il lardo: questa è l’essenza di Colonnata, un gomitolo di case raccolte intorno alla torre campanaria in sasso, raggiungibile percorrendo una strada tortuosa e panoramica. Se oggi si viene a Colonnata per fare un giro tra le sue stradi-
ne in attesa di ammirare le cave di marmo tingersi di arancione e rosso al tramonto per poi sedersi in una delle trattorie del paese e cenare a base di lardo - accompagnato magari da pasta fritta o da polenta - marmo e lardo hanno in realtà una storia comune: il prelibato salume ha umili origini e serviva per sfamare i cavatori più poveri; non solo: la sua preparazione - che ancora oggi segue la tradizione - prevedeva la stagionatura in conche di marmo scavate a mano, che garantivano ai diversi pezzi impermeabilità e traspirazione.
Fontana della Passeggiata Andreas Jung/Shutterstock.com
Manolo Valdes Alessandro Colle/Shutterstock.com
Duomo di San Martino Claudio Giovanni Colombo/Shutterstock.com
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da sempre considerata la “città degli artisti”, Pietrasanta, e non solo perché vi è nato Giosuè Carducci: negli anni è stata scelta come “buen retiro” da numerosi scultori e pittori - due fra tutti: Igor Mitoraj e Fernando Botero - che con la loro energia creativa l’hanno trasformata in un vero e proprio museo a cielo aperto, dove l’arte e la scultura contemporanee dialogano con i lasciti architettonici più antichi mentre le gallerie d’arte e i laboratori di lavorazione del marmo - che qui ha una tradizione che si perde nella notte dei tempi - occhieggiano dalle stradine lastricate del centro
Marina di Pietrasanta lorenzobovi/Shutterstock.com
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A Pietrasanta per respirare l’arte
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accanto a enoteche e ristoranti raffinati. Su tutto domina la minacciosa rocca longobarda, ingentilita da tocchi rinascimentali, mentre passeggiare nell’elegante centro storico significa fare un excursus nel tempo, passando dal magnifico rosone quattrocentesco del Duomo di San Martino alla modernità di Piazzetta del Centauro - allestita nel 1995 con arredi marmorei e con l’omonima scultura di Mitoraj - dai resti delle porte medievali ai sobri palazzi feudali. E a brevissima distanza, l’elitaria Marina, per refrigeranti pause nel blu del Tirreno.
Marina di Pietrasanta Fotografiche/Shutterstock.com
Badia di San Pietro Piergiovanni M/Shutterstock.com
Camaiore e il suo Lido: connubio perfetto
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ono appena otto i chilometri che distanziano l’affascinante borgo di Camaiore dal suo frizzante Lido, un susseguirsi di spiagge larghissime di fine sabbia dorata; ed è proprio la perfetta complementarietà delle due realtà - appartato e monumentale il borgo, mondano e moderno il centro marino - che ne ha decretato il fascino, attirando “da queste parti” teste coronate, attori e artisti, che ne hanno condizionato anche il tessuto urbano (la villa dove soggiornarono Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse al culmine della
loro storia d’amore, per esempio, è oggi un hotel di lusso sul mare). Ma se la storia recente parla di amore e arte, quella passata narra invece di fede e pellegrini, di quando “Campo Maggiore” era un punto nodale della Via Francigena - viene citata anche dall’arcivescovo di Canterbury nei suoi famosi diari di viaggio risalenti al X secolo - e ancora oggi la longobarda Badia di San Pietro, il cui nucleo è datato 761 d.C., e la Pieve di Santo Stefano, appena più recente, riecheggiano il passaggio dei viandanti diretti a Roma.
Molo di Lido di Camaiore LongJon/Shutterstock.com
francesco carniani/Shutterstock.com
Chiesa Collegiata di Santa Martia Assunta Claudio Giovanni Colombo/Shutterstock.com
Molo di Lido di Camaiore LongJon/Shutterstock.com
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Casciana Terme muph/Shutterstock.com
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Casciana-Lari: bellezza diffusa
el cuore del territorio precollinare pisano, un grappolo di dodici borghi, ognuno con la propria fisionomia e ognuno con piccoli e grandi tesori da svelare, forma il “comune sparso” di Casciana-Lari: un comune che ha una storia millenaria da raccontare, che affonda le proprie radici nelle origini etrusche e romane e che si racconta attraverso le innumerevoli chiese, rocche, torri, palazzi nobiliari, santuari, fattorie e persino mulini disseminati sul territorio. A iniziare dalla stessa Lari, costruita attorno a una fortezza medievale ristrutturata in epoca rinascimentale dai Medi-
ci e trasformata nel Castello dei Vicari, da dove i fiorentini amministravano l’intero territorio - processi di stregoneria inclusi: secondo la leggenda, il maniero sarebbe abitato dal fantasma di Rosso della Paola, giustiziato tra le sue mura -. Per continuare con Casciana, immersa tra uliveti e vigneti, famosissima per le sue acque termali e “protetta” da un crocefisso ligneo - custodito nella trecentesca chiesa di San Martino in Petraija - ritenuto miracoloso e venerato sin dal Cinquecento. E poi ancora Ceppato con le sue case-torri e Collemontanino con l’imponente rocca.
Lari stefano cellai/Shutterstock.com
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on inganni il nome, Rosignano Marittimo, perché il delizioso borgo sorge in realtà su un colle a una manciata di chilometri dalla costa, che domina con l’antico castello turrito, costruito intorno al 1100 e fortificato quattro secoli dopo. Un altro castello, più recente, gli fa eco “dal basso”, quello di Castiglioncello, elegante e colta località balneare frequentata in passato da attori, scrittori e politici, celebrata dai Macchiaioli e oggi amata
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Rosignano: Marittimo per vocazione
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soprattutto dagli appassionati di vela, windsurf e diving grazie alle acque limpide, alle baie riparate e all’infinita sequenza di cale, spiaggette e scogliere a picco sul blu che la caratterizzano. Ma questo tratto di costa riserva ancora una sorpresa, da esplorare a piedi o in bicicletta: la Riserva Naturale Tombolo di Cecina, una splendida pineta che digrada fino alla spiaggia, lambita da un mare incredibilmente trasparente.
Castello di Rosignano Marittimo ermess/Shutterstock.com
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Rosignano Marittimo robertonencini/Shutterstock.com
Castello di Bolgheri RobertKuehne/Shutterstock.com
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Bolgheri: una poesia di vino
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ppena si pensa a Bolgheri, sono sicuramente due le cose che vengono in mente: “I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar” di carducciana memoria e il Bolgheri Superiore, il rosso corposo che il particolare microclima del territorio permette di ottenere da vitigni di origine bordolese - insieme ad alcuni altri dei più grandi vini toscani, Sassicaia, Ornellaia e Masseto in primis -. E se andare per cantine a Bolgheri è un must, anche il borgo, con le sue stradi-
ne lastricate, le botteghe artigiane e i bei palazzi nobiliari ornati di gerani, merita assolutamente un visita. Scenografico è l’accesso al raccolto abitato, che avviene attraverso una porta del magnifico castello in mattoni rossi, così bello da sembrare appena uscito da un libro di favole: di proprietà dei conti della Gherardesca fin dal Duecento, è dominato da una singolare torre rettangolare, ingentilito da una serie di bifore e monofore e impreziosito da un giro di merlatura.
Strada dei cipressi a Bolgheri StevanZZ/Shutterstock.com
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Castagneto: dai longobardi a Carducci
e il nome suggerisce il castone di verdi castagni che lo racchiude - siamo nel cuore della Maremma pisana - la storia di Castagneto - il cui nome completo dal 1907 è Castagneto Carducci, in onore del grande poeta che da bambino vi abitò per alcuni anni - si perde nella notte dei tempi. E si lega indissolubilmente alla nobile famiglia longobarda dei Della Gherardesca che lo fortificò dotandolo, intorno all’anno Mille, di un possente castello - più volte attaccato nel corso dei secoli - con duplice giro di mura del quale oggi resta il
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fronte rivolto verso il mare, appollaiato sulla sommità di una collina da dove, in anelli concentrici, si sviluppa il borgo. Una località con le sue stradine, le delicate piazzette e i vicoli abbelliti da palazzi aristocratici e chiese di antica fattura, tra le quali meritano sicuramente una visita quella di San Lorenzo e quella del S.S. Crocifisso, con il suo splendido crocifisso ligneo quattrocentesco. Infine, una sosta la merita pure la Piazza della Gogna, dove storicamente avvenivano le esecuzioni di infamanti pene alla gogna e alla berlina.
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Castello Gherardesca a Castagneto Carducci robertonencini/Shutterstock.com
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Sassetta: un borgo da presepe
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n minuscolo gomitolo di case dai colori pastello appollaiate su un poggio e strette intorno a un edificio nobiliare - il settecentesco palazzo Ramirez-Montalvo -, che tradisce la presenza precedente di un maniero, il medievale Castello degli Orlandi: questo è il colpo d’occhio che accoglie il visitatore che dal verde riposante della Val di Cornia si dirige verso Sassetta, lasciando i clamori del turismo di massa e il vociare delle località costiere. Se già la Maremma per sua natura invita a rallentare i ritmi - siamo ai margini della Maremma livornese - Sassetta è un vero
inno al turismo slow e al bien vivre, posizionato com’è sulla Strada del Vino e dell’Olio, perfetta per escursioni in mountain bike, passeggiate a cavallo - magari provando la monta “alla buttera” - e indimenticabili trekking a piedi, inoltrandosi nel vicino Parco Forestale di Poggio Neri, dove è allestito il curioso Museo del Bosco, dedicato all’antico mestiere del carbonaio. Bien vivre fa rima anche con remise en forme, da queste parti: nella vicina località La Cerreta, infatti, sgorga una fonte termale, ideale conclusione di una giornata in movimento.
Val di Cornia Steve Sidepiece/Shutterstock.com
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Campiglia Marittima: essenza minerale re anche a bordo di un simpatico trenino -, percorsi archeologici e l’interessante Rocca San Silvestro, i resti del villaggio di minatori fondato nel Medioevo. Tornando al borgo vero e proprio, non mancano scorci seducenti: vicoli silenziosi bordati di antiche case in mattone, volte e archetti, portali in pietra, resti suggestivi di una rocca medievale mentre appena fuori dall’abitato la severa romanica Pieve di San Giovanni, che tradisce più di un indizio del passaggio dei Templari, affascinerà con la suo mole solitaria e con i suoi lasciti misteriosi.
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e è vero che ogni borgo dell’immediato entroterra toscano ha un storia a sé da raccontare - scandita da fatti storici unici - è anche vero che ogni borgo consente di immergersi in una realtà totalmente diversa dagli altri. E questo assioma è più che mai vero a Campiglia Marittima, che, accanto a un borgo di raro fascino, cala il suo asso nella manica: il Parco Archeominerario di San Silvestro, 450 ettari dedicati alla scoperta delle antiche miniere di rame, piombo e argento della Val di Cornia con musei, gallerie minerarie - da percorre-
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Rovine di un’ex compagnia mineraria inglese Paolo Querci/Shutterstock.com
Complesso medievale della Rocca Paolo Querci/Shutterstock.com
Pieve di San Giovanni Paolo Querci/Shutterstock.com
Piombino: non solo il porto
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per abbeverare gli occhi nell’azzurro infinito del Tirreno: si tratta infatti di una terrazza panoramica costruita su uno sperone roccioso e affacciata sul mare, sul pittoresco porticciolo usato dai pescatori e sull’Isola d’Elba - ma nelle giornate limpide si avvistano anche le altre isole dell’arcipelago, Montecristo, Giglio, Capraia e, in lontananza, la Corsica -. Un’ultima perla dona luce alla collana di Piombino, il complesso del castello, risalente al XIII secolo, e della Fortezza Medicea, aggiunta nel Cinquecento per volere di Cosimo de’ Medici.
Complesso del castello con il Torrione e il Rivellino robertonencini/Shutterstock.com
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ssociato in primis al suo porto, da dove partono i principali collegamenti per le isole, Piombino merita in realtà una visita approfondita del suo centro storico elegante e, quasi a sorpresa, ricco di gemme preziose. A iniziare da torrione e rivellino, quattrocenteschi e possenti a sufficienza per svelare la loro antica funzione militare di protezione dell’abitato, per continuare con l’imponente Palazzo Comunale e la svettante Torre dell’Orologio, di epoca tardomedievale. Piazza Bovio è invece il luogo perfetto per una pausa e
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Marina di Piombino StevanZZ/Shutterstock.com
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Spiaggia di Sansone Fabiano’s_Photo/Shutterstock.com
Isola d’Elba: cuore verde
uno smeraldo incastonato in un mare dalle cromie cangianti - dal turchese al blu cobalto, all’azzurro intenso - l’Elba, un paradiso governato dalla natura, a tratti selvaggia e aspra come le scogliere a picco sul mare, a tratti placida e irresistibile come le calette di sabbia soffice; un paradiso avvolto da una storia intensa di avvenimenti e ricca di lasciti architettonici: dalle fortezze per difendere l’isola dai pirati moreschi - due su tutte: la cittadina fortificata di Portoferraio e la torre di San Giovanni - alle ville patrizie disseminate qua e là, molte delle quali fatte ristrutturare da Napoleone durante il suo esilio
isolano - tra le più famose, quella di San Martino e quella dei Mulini -, via via fino ai segni dei conflitti bellici, come i tunnel, le postazioni di tiro e le piccole caserme e polveriere. Proprio questo mix rende l’Isola d’Elba una destinazione multitarget e perfetta in tutte le stagioni: per chi desidera scoprirla in sella a una mountain bike, per chi invece preferisce circumnavigarla in barca a vela, ma anche per chi desidera soltanto stare placidamente sdraiato al sole su una spiaggia da sogno, magari come quella dell’Innamorata, che narra del triste amore tra Maria e Lorenzo, stroncato dai saraceni.
Isola d’Elba StevanZZ/Shutterstock.com
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Cala Maestra, Isola di Montecristo sansa55/Shutterstock.com
Arcipelago Toscano: le isole del mito
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a il sapore romantico della mitologia la leggenda che narra dell’origine dell’arcipelago toscano: si racconta, infatti, che Afrodite, emersa dalla spuma del Tirreno, nel raggiungere l’amato Eros perse la collana di perle donatele da Paride. Sette di queste perle, invece di inabissarsi, formarono sette meravigliose isole, oggi protette nel Parco Nazionale Arcipelago Toscano, tra i più vasti d’Europa. Se l’Elba è la più grande e forse la più famosa, le sei “sorelle minori” - Montecristo, Giannutri, Giglio, Gorgona, Capraia e Pianosa, più alcu-
ni isolotti - sono altrettanti scrigni ricchi di gioielli, da scoprire in tutto relax, alternando le incursioni nell’entroterra con effervescenti bagni in mare. Dalla selvaggia Montecristo all’impervia Capraia con l’affascinante Cala Rossa - dai resti romani di Pianosa alla stupenda Gorgona - accessibile solo con permessi speciali perché sede di una colonia penale –, dall’appartata Giannutri all’elitaria Giglio, con il suo borgo di Giglio Castello ancora cinto da mura e dominato dalla medievale Rocca Pisana: sei atmosfere che regalano emozioni indelebili.
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Torre del Campese, Isola del Giglio Matteo Gabrieli/Shutterstock.com
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Roccastrada: balcone naturale
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embra quasi una corona posta sulla sommità di un colle, il borgo di Roccastrada, che dall’alto domina la Maremma senese e quella grossetana, le distese di vigneti, gli ulivi e i boschi di querce e castagni. E la sua cinta muraria sembra quasi fondersi con lo sperone roccioso sul quale poggia, in un unicum di pietra minaccioso e misterioso al contempo. Ad addolcire il paesaggio, le case assiepate sotto la fortezza e un dedalo di vicoli con archi, piazzette e antichi portoni. Tutt’intorno, un
sistema di borghi fortificati, con castelli e torri d’avvistamento - due su tutti: il suggestivo Montemassi e il raccolto Roccatederighi - da raggiungere percorrendo stradine panoramiche e immerse nel verde. Non solo. Da Roccastrada partono diversi sentieri per gli amanti di trekking e mountain bike sono circa 120 i chilometri di itinerari del “Trekking Roccastrada” - mentre per gli amanti del turismo equestre, il tracciato dell’ippovia grossetana passa proprio da queste parti.
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Castiglione della Pescaia: cuore maremmano
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astiglione della Pescaia racchiude nel proprio territorio tutto quello che serve per una vacanza all’insegna della natura ma che sia anche glamour, sportiva ma rilassante al contempo, culturale ma che non trascuri la buona tavola. La stessa varietà di stili e di proposte si ritrova anche nelle spiagge del territorio, in un affascinante alternarsi tra selvagge e attrezzate, di sabbia fine e di ciottoli, libere e di scogli. Sorprendente anche l’abitato, con il ben conservato castello aragonese a fare da
vedetta con le sue torri quadrangolari, i camminamenti di ronda, i palazzi nobiliari, come il quattrocentesco Palazzo Camaiori e il più antico Palazzo Centurioni, ma anche la delicata chiesa di San Giovanni, risalente al XVI secolo. E per chi avesse voglia di fare una manciata di chilometri - circa una ventina - è imperdibile l’antica città etrusca di Vetulonia, con la sua interessantissima area archeologica, la necropoli e i preziosi manufatti conservati nel museo civico archeologico locale.
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Magliano: la “casa” del Morellino
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nche i vini seguono le mode ma la ribalta, solitamente, viene guadagnata dalla qualità della materia prima e dall’equilibrio di gusto: non stupisce allora che il Morellino di Scansano si sia ritagliato un suo posto di primo piano tra i grandi vini toscani. E Magliano si trova proprio nel cuore del territorio di produzione di questo Doc rosso dai sentori intensi, in un angolo di Maremma grossetana di rara bellezza. E il borgo medievale aggiunge fascino alla cartolina naturale del paesaggio con il suo profilo arroccato dal quale “spuntano” le
merlature della poderosa cinta muraria - imperdibile una passeggiata sulle mura -, le svettanti torri medievali e i palazzi nobiliari. Vale tuttavia la pena anche avventurarsi appena fuori dall’abitato per ammirare le scenografiche rovine dell’abbazia di San Bruzio, risalente all’XI secolo, e il meraviglioso Ulivo della Strega, che la leggenda vuole essere vecchio di 3.500 anni - e la circonferenza del tronco non fa che avvalorare la tesi - e che in epoca pagana pare essere stato testimone di sabba e altri riti stregoneschi.
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isto dall’alto, il borgo murato di Capalbio affascina per l’armonia cromatica del suo abitato: le case in pietra e i tetti in cocci rossi formano un tappeto uniforme, assiepato intorno al castello fortificato di epoca medievale, che merita una visita non solo per salire sulla terrazza panoramica, da dove abbracciare con lo sguardo il Tirreno e il promontorio dell’Argentario, ma anche per ammirare il pianoforte che suonava Puccini nei suoi frequenti soggiorni a Capalbio.
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Capalbio: tra sacro e profano
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I ritmi slow di questo borgo ben si coniugano anche con il ricco programma di manifestazioni culturali che ne ravviva l’estate, mentre il territorio si arricchisce anche di unicum che attirano i più curiosi, come il singolare Giardino dei Tarocchi, un parco artistico ed esoterico al contempo con sculture alte dai 12 ai 15 metri realizzate da Niki de Saint Phalle e perfettamente integrate con l’ambiente circostante, realizzate su una collina alle porte di Capalbio.
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Porto Ercole: glamour per vocazione
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Porto Ercole sembra quasi sorgere in posizione appartata, protetto da numerosi forti e torri costiere risalenti alla dominazione spagnola che lo sguardo, libero di spaziare, riesce a individuare all’orizzonte. Anche il borgo è avvolto da una possente cinta muraria e dominato da una rocca, la cui severità quasi contrasta con il profumo di salmastro che arriva dalla reti dei pescatori, stese sulle banchine del porticciolo ad asciugare. Ma forse, proprio questa armonia di contrasti ha decretato la fortuna di Porto Ercole a livello internazionale (un nome solo: pare che Vladimir Putin abbia casa qui).
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ici Porto Ercole e pensi al glamour degli yacht e delle barche da diporto, dei ristorantini dove tirare tardi le sere d’estate, magari incontrando qualche “vip”: se è vero che l’intero promontorio dell’Argentario è avvolto da un alone di mondanità elitaria, è anche vero che la bellezza del posto non lascia scampo e seduce inesorabilmente non appena si decide di percorrere uno dei tre “bracci” che dalla terraferma portano sul promontorio - Orbetello, con la sua laguna omonima, è il paradiso degli amanti del birdwatching, ma anche dei romantici, per i tramonti infuocati che regala -. Il borgo di
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Le città del tufo: incursioni nell’entroterra
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iamo giunti all’ultima tappa del nostro viaggio lungo l’affascinante “entroterra costiero” della Toscana - che ci ha portato dal confine con la Liguria fin quasi a quello laziale - in un susseguirsi di borghi fortificati, castelli fiabeschi, luoghi leggendari e spiagge da sogno. Per chi tuttavia desiderasse lasciare il blu del Tirreno per spingersi ancor più all’interno del meraviglioso territorio toscano, c’è un “trittico” che merita assolutamente una sosta: Pitigliano, Sovana e Sorano, tre splendidi borghi incastonati nel cuore delle terre etrusche, che sembrano quasi fluttuare e sfidare le leggi della natura, in bilico come sono su speroni tufa-
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cei. Pitigliano lascia a bocca aperta appena la si avvista in lontananza e non smette di affascinare mentre la si visita perdendosi tra i suoi vicoli. Sorano, dedicata all’antico dio Suri, è un dedalo di stradine acciottolate strette intorno alla fortezza Orsini, mentre Sovana racchiude gioielli sobri ma preziosi, come l’austero Duomo e la chiesa romanica di Santa Maria. Se il modo migliore di visitare i tre borghi è in bicicletta, imperdibile è una sosta al Parco Archeologico Città del Tufo, dove addentrarsi alla scoperta delle Vie Cave, suggestivi percorsi viari scavati nel tufo dagli etruschi e ancora di origini e significato incerto.
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Olbia-Temppio, Sardegna
La Maddalena, il borgo al riparo dai venti
Valentina Schenone
Valentina Schenone
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Alessandra Boiardi
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Luca Sartori
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Italo Innocenti
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sorto sulla costa meridionale dell’isola nella seconda metà del Settecento e intorno a Cala Gavetta, il borgo de La Maddalena, in un sito protetto dai venti. Le sue abitazioni, con il passare degli anni, si sono intensificate verso i Castelletti - una serie di scogli affacciati sulla Cala a levante -, fino a raggiungere la piazza di Santa Maria Maddalena, dove ancora oggi si trova la chiesa principale. Quest’ultima, insieme al mercato civico e al Municipio, nell’ex piazza degli Olmi, è uno dei monumenti più
importanti della destinazione. Una curiosità: la chiesa venne edificata tra il 1779 e il 1784, quando la popolazione, dal borgo di Collo Piano, si trasferì verso il mare. Se d’inverno è una località tranquilla, La Maddalena nella bella stagione diventa la meta prediletta di chi vuole staccare la spina e dedicarsi al relax delle escursioni in barca, delle nuotate, della visita alle numerose calette o immergersi nella vita frizzante che la città offre con i suoi numerosi negozi, caffè e locali.
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l borgo de La Maddalena è sorta sulla costa meridionale dell’isola nella seconda metà del Settecento, intorno a Cala Gavetta, in un sito protetto dai venti. Le sue abitazioni, con il passare degli anni, si sono intensificate verso i Castelletti (una serie di scogli affacciati sulla Cala a levante), fino a raggiungere la piazza di Santa Maria Maddalena, dove ancora oggi si trova la chiesa principale. Quest’ultima, insieme al mercato civico e al Municipio, nell’ex Piazza degli Olmi, è uno dei monumenti più
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importanti della destinazione. Una curiosità: la chiesa venne edificata tra il 1779 e il 1784, quando la popolazione, dal borgo di Collo Piano, si trasferì verso il mare. Se d’inverno è una località tranquilla, La Maddalena durante la bella stagione diventa la meta prediletta di chi vuole staccare la spina e dedicarsi al relax delle escursioni in barca, delle nuotate, della visita alle numerose calette o immergersi nella vita frizzante che la città offre con i suoi numerosi negozi, caffè e locali.
Cala Gavetta
Cala Gavetta, il volto e l’anima
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’insenatura naturale di Cala Gavetta è il porto storico di La Maddalena e anche il suo “cuore nuovo”. E’ così dal 1779, anno che vede quasi tutti gli abitanti trasferirsi da Collo Piano intorno al porto naturale, esattamente dove si erano inizialmente stabiliti i pescatori e i pionieri maddalenini che avevano creato le prime rivendite di vino al rientro dei loro lunghi viaggi sulle navi regie. Parte dei proventi dei traffici marittimi, infatti, erano stati investiti nella costruzione di nuove abitazio-
ni e nell’acquisto di terreni. I “padroni marittimi o mercantili” costituivano il ceto più importante e rappresentavano la marineria locale. Negli anni ’50-’60 del Novecento, le attività commerciali a La Maddalena erano numerose e presenti ovunque. Nel mercato civico, per esempio, spiccavano 16 diversi negozianti - oltre ai banchi dei pescatori - e più di sessanta esercizi si trovavano già sulle vie XX Settembre – Garibaldi, poi diventata la vera strada “commerciale” della città.
Piazza Garibaldi
Piazza Umberto I
Passato e presente
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n prossimità del porto, in pieno centro storico e comunicante con la Chiesa di S. M. Maddalena, si trova il Museo Diocesano, tutto da scoprire. Tra gli altri monumenti da non perdere, la Colonna Garibaldi, eretta il 4 luglio 1907, mentre Palazzo Roberts, affacciato sul mare, riporta alle vite dei suoi illustri proprietari: Giuseppe Zicavo, famoso combattente isolano, generale e comandante del porto di Genova, e Daniel Roberts, dapprima marinaio e poi alto grado della Marina inglese,
Museo Diocesano
nonché console e spedizioniere sull’isola. Al giorno d’oggi, invece, e nel contesto delle tradizioni, spiccano alcuni eventi. Fra questi, l’accensione dei falò in diverse zone dell’isola nella notte di San Giovanni (24 giugno) e la Festa della Trinità, in concomitanza della Pentecoste (maggio o giugno), con la Marcia Longa, i Vespri, la Messa solenne e la processione che si svolgono nella chiesetta omonima, seguiti da una grande cena con musica e balli.
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Carnevale estivo
Parrocchia Santa Maria Maddalena
Porto Madonna
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Un giro tra le viuzze e le botteghe artigiane
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hi si trova a soggiornare nel borgo, non può perdersi una passeggiata sul lungomare partendo dal porto (magari di mattina presto, per vivere in diretta l’arrivo delle barche dei pescatori), osservando il susseguirsi di edifici risalenti al 1800, la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena e Cala Gavetta. Gli amanti dello shopping possono incamminarsi lungo le viuzze, su cui si affacciano piccoli negozi di artigianato locale, oggetti e abbigliamento nautico, o dedicarsi agli
acquisti nel più affollato corso Garibaldi o tra le bancarelle di fronte al porto. Uno dei quartieri più caratteristici è l’ex quartiere operaio di Moneta, nel quale un tempo si svolgeva il mercato, ora ambientato in piazza Umberto I (o piazza Comando). Dietro l’ex arsenale, invece, di recente è stata trovata una cappella votiva, una grotta con due nicchie, con la scritta “Offriamo al Santissimo corpo di Gesù per averci qui salvato dal bombardamento del 24-5-1943”.
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Zuppe, pesce fritto e pane carasau
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ra i piatti tipici dell’Isola compare il minestrù (minestrone), preparato con verdure e legumi rigorosamente di stagione. Il miglior minestrone è quello che si fa a partire dalla tarda primavera, quando la varietà di verdure diventa più ampia, mentre in inverno ha una composizione più ridotta. La ricetta tradizionale vuole che il piatto di verdure venga arricchito con un trito di lardo, menta persica (maggiorana), aglio, prezzemolo e abbondante basilico fresco preparato a parte, ridotto in crema e aggiunto agli altri ingredienti. Un altro
piatto tipico è la zuppa gallurese (o suppa cuata), conosciuta nel nord della Sardegna ma nata – si dice - qui: gli ingredienti sono brodo di pecora, formaggio pecorino grattugiato, prezzemolo fresco e pane raffermo di grano duro. Ci sono poi il risotto al mirto, cucinato con bacche appena colte e liquore di mirto preferibilmente fatto in casa, la salsiccia sarda o i pesciolini fritti, da gustare col pane carasau. Ma sulla tavola “della festa” non mancano mai frattaglie e selvaggina e il pesce fresco del giorno, cucinato in mille modi diversi.
Spiaggia La testa del Polpo
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Ristorante La Grotta
Luca Sartori
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l principe Karim Aga Khan lo annoverava tra i suoi ristoranti preferiti e da anni è una delle mete della ristorazione più rinomate di Sardegna. Nato nel 1958, il ristorante La Grotta è un’autentica perla de La Maddalena. Imbarcati alla volta della destinazione, si giunge sull’isola dopo un quarto d’ora. Lasciata la colonna Garibaldi e Piazza XXII Febbraio, si prosegue per 50 metri fino a via Principe di Napoli, pittoresco carruggio del centro storico. E’ qui, in
quest’angolo di Mediterraneo, dove il sole e il mare sono i protagonisti assoluti, che si manifesta la passione di Antonio e Concetta Barretta. Quella del ristorante La Grotta è una cucina storica e propone le specialità della cucina partenopea: i titolari, sono infatti originari di Pozzuoli. Primo ristorante di livello della Costa Smeralda già dagli anni Sessanta, si rivolge a tutte le tasche, proponendo solo pesce fresco del posto. Un locale caratteristico che vanta
la gestione più longeva della Gallura e innumerevoli primati e riconoscimenti a livello internazionale. Numerose le specialità servite, piatti che vanno dagli antipasti di mare ai primi per poi passare al pescato del giorno. Piatto principe del ristorante è sicuramente l’aragosta alla Sette Otto, specialità imitatissima ma dalla ricetta segreta e custodita gelosamente da Ferdinando Barretta che, nipote di Antonio, conserva e ripropone la tradizione da
ormai 25 anni. È Enzo, padre di Ferdinando, il vero pioniere che proietta il ristorante ad alti livelli cavalcando gli anni ’70, ’80 e ’90; poliedrico imprenditore e inventore della ristorazione navigante già dal 1990 con l’ausilio di un peschereccio, e poi con la costruzione della sua Ottava Isola, un catamarano di 550 metri quadri studiato per eventi di lusso. Del ricco e variegato menù spiccano i calamari alla Lella, stufati in agrodolce con cipolla bianca, il crostone di fagioli rossi e ragù di cozze, la selezione dei crudi di mare, nel piatto del Principe di Napoli. Tra i primi le linguine cozze, cacio e pepe, i paccheri alla cernia e melanzane, le linguine di Gragnano all’aragosta. Poi ancora l’aragosta alla Sette Otto, il boccaccio di Ferdinando (zuppa di pesce pulita cotta a bagno Maria) e i dolci tra cui la pera alla cannella e Vermentino con salsa di pecorino e il mascarpone con il semifreddo alle mandorle e mirto.
TreKking nell’isola di Caprera
Tra uccelli marini, capre e cinghiali
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l Parco Nazionale dell’Arcipelago de La Maddalena è uno dei luoghi più visitati e amati. Il Parco è stato istituito nel 1996 e comprende tutto il territorio del comune de La Maddalena e le aree di mare circostanti, allargandosi fino alle isole di Li Nibani e all’arcipelago di Mortorio a sud. Un punto privilegiato per il turismo slow, nel quale osservare oltre 750 specie di piante e arbusti e animali tra cui capre, cinghiali e uccelli marini - che qui nidificano - come il marangone dal ciuffo, il gabbiano corso, il berta maggiore e
alcune coppie di uccelli delle tempeste, a cui si aggiungono le specie migratrici che attraversano lo stretto di Bonifacio. Il mare, in profondità, è abitato da numerose specie di gorgonie – tipicamente a ventaglio - e in superficie da cetacei tra cui la specie più diffusa, il tursiope, con abitudini spiccatamente costiere rispetto ad altri cetacei. L’ente Parco Nazionale dell’Arcipelago de La Maddalena organizza ogni giorno trekking ed escursioni, sia a piedi sia in barca, con le guide del Parco.
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Hippocampus Guttulatus
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Spiagge e calette tinte di rosa
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ale e calette contornano l’isola, immerse nella vegetazione della macchia mediterranea. Sul tratto orientale, Cala Spalmatore, incastonata fra due promontori e perciò riparata dai venti, è caratterizzata da fondali bassi, un arenile di sabbia color crema e rocce color rosa, tipiche di questa zona. Dalla sovrastante Guardia del Turco si può godere di una magnifica vista sul panorama circostante, che comprende la costa occidentale della Maddalena e il tratto occidentale dell’isola di Caprera. Sull’Isola di Garibaldi, al di là del ponte
del Passo della Moneta, si trova la splendida Cala Coticcio, raggiungibile in barca o a piedi, in circa un’ora di cammino, tramite un sentiero che inizia nella località Becco di Vela. Tornando all’Isola de La Maddalena, altre spiagge che meritano una visita sono quella di Punta Tegge, a sud ovest, e quella di Bassa Trinità, a nord, protetta da un promontorio su cui si erge la chiesetta della Trinità, costruita subito dopo l’occupazione dell’isola (nel 1767) al centro dell’antico borgo un tempo abitato da gente corsa.
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Cala Coticcio D.Bond/Shutterstock.com
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Un’oasi di piacere: il Grand Hotel Resort Ma&Ma Alessandra Boiardi
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l Grand Hotel Resort Ma&Ma ha sostenuto una grande sfida realizzando un hotel extra lusso a bassissimo impatto ambientale nell’incantevole Isola de La Maddalena. Una vocazione all’eccellenza che fa dell’ospite il protagonista della scena e che valorizza e amplifica i benefici degli elementi naturali. Gli ospiti del Grand Hotel Resort Ma&Ma possono usufruire di numerosi servizi in hotel tra
i quali la reception 24 ore, un parcheggio interno ed esterno, la piscina esterna, mentre per gli spostamenti sono a disposizione una navetta da e per il centro storico e transfer privati con auto di lusso da e per tutti gli aeroporti. Le camere, in tutto 107, sono suddivise in quattro diversi stili: Romantic, Fashion, Minimal, Casual. Tutte con veranda, sono dotate di tv lcd, aria condizionata, minibar, telefono,
wi-fi, biancheria di raso, asciugacapelli e accappatoi di morbida spugna, bagni spaziosi e vivaci negli accostamenti di marmi e mosaici, linea di cortesia Ma&Ma. Le nuovissime Family Suite con vista mare e giardino hanno accesso libero a tutti i servizi e danno il benvenuto agli animali. Il Ristorante “L’Antica Isola” propone veri e propri viaggi di sapore per stuzzicare i cinque sensi. Nel ventaglio di proposte gastronomiche, tutte a base di materie prime locali e di stagione, qualità e freschezza sono al servizio della creatività, con sorprendenti reinterpretazioni della tradizione culinaria sarda da parte dell’executive chef, Agostino Simeone. Novità 2018 è il MaMa
Pizza, che offre agli ospiti la tipica pizza napoletana e non solo, utilizzando ingredienti di prima qualità provenienti dalla Campania. In una location prestigiosa, immersa nel verde e circondata da enormi vetrate, è il posto perfetto per una serata all’insegna del gusto. Vero e proprio tempio del benessere è la &SPA con i suoi 800 metri quadrati: un vero e proprio viaggio multisensoriale nel quale uno staff attento e professionale si prende cura degli ospiti. Dispone di piscina Magnapool, ricca di sali di magnesio e potassio, cascate cervicali, bio sauna finlandese, bagno turco, palestra Technogym e hairdresser.
Veleggiare sulle tratte dei corsari
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l modo per godersi appieno l’arcipelago è optare per un giro in barca, magari su vascelli antichi per salpare sulle rotte dei corsari barbareschi e delle imbarcazioni della Regia Marina sarda del Barone Giorgio des Geneys o dell’Ammiraglio Nelson. Le barche dalla vela latina sono pezzi unici e rari di un’antica tradizione marinara di cui La Maddalena può vantarsi. Qui, nell’arcipelago, si trova la flotta di imbarcazioni d’epoca a vela latina più significativa del Mediterraneo, pronta a portare i
Cala Napoletana
turisti alla scoperta dei luoghi più belli dell’isola visti dal mare e con pranzo a bordo, rigorosamente a base di pesce e di frutti di mare, accompagnati dal vino del territorio, come il famoso vermentino di Gallura. Per chi invece non solo vuole fare il “viaggiatore in barca” ma anche imparare a guidarla, il Centro Velico Caprera, storica scuola di vela fondata nel 1967 per iniziativa della Lega Navale Italiana e del Touring Club Italiano, propone corsi per approcciarsi a questa disciplina sportiva.
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Bici, diving e gite a cavallo
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sentieri che si dipanano dal borgo nel Parco Nazionale de La Maddalena da percorrere in bici sono agevoli e adatti a tutti. In sella alle due ruote, si possono raggiungere praticamente tutte le spiagge e i luoghi panoramici: il Santuario della Madonnetta e l’incantevole insenatura di Cala Francese, ma anche Punta Abbatoggia, una piccola penisola costellata da spiagge caraibiche. I diving sparsi per
In mountain bike sui sentieri di Caprera
l’isola sono numerosi e organizzano immersioni ogni giorno, per scoprire il fondale ricco di relitti, le rocce sommerse e le distese di posidonia oceanica. Per chi ama andare a cavallo, un maneggio dell’isola organizza passeggiate ed escursioni verso le fortezze militari presenti, tra cui il forte di Arbuticci, che ospita un memoriale dedicato a Garibaldi e domina dall’alto Caprera e La Maddalena.
A cavallo sui sentieri di Caprera
Caccia Fotografica Carlo Puligheddu
Fortezza mimetizzata di Candeo
Le nostre rocce per il patrimonio dell’umanità È Quasimodo
dal 1959, che Italo Innocenti si dedica alla ricerca di rocce. Non comuni, bensì capolavori d’arte della natura e a oggi il suo archivio fotografico ne annovera circa duemila. I soggetti sono molteplici, alcuni appartengono al regno animale, altri assomigliano a uomini famosi. Serpenti, orsi, cani, dinosauri e aquile, quindi, e poi Garibaldi, Mussolini, Scalfaro e Camilleri - per fare alcuni esempi spiccano nel book del fotografo. I suoi scatti e il suo lavoro sono in concerto con altri professionisti, sotto l’egida del gruppo “Le Nostre Rocce per il patrimonio dell’umanità”.
Viso di uomo sorridente con occhio cinese
Il nonno di Heidi
L’Extraterrestre
Il dinosauro annusa
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Chapeau
talo Innocenti nasce come fotografo ritrattista (nel 1954) come quasi tutti i fotografi di quei tempi. Diventato poi fotografo paesaggista, produce cartoline da oltre 60 anni. Alcune fotografie sono diventate storiche e ancora oggi fotografa scene di vita sarda. Attualmente il suo progetto è portare avanti, col suo gruppo di 150 appassionati di fotografia, Le Nostre Rocce per il Patrimonio dell’Umanità.
La Maddalena
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Cala Gavetta
COMUNE DE LA MADDALENA Olbia
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Olbia-Tempio, Sardegna Abitanti: 11233 Altitudine: 27 m s.l.m. Superficie: 52,01 km² Santo Patrono: Santa Maria Maddalena
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Sassari, Sardegna
Alghero e la Riviera del Corallo: gioielli sardi
Costa di Alghero Gabriele Maltinti/Shutterstock.com
Antonella Andretta
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Riviera del Corallo, vicino a Bosa John_Walker/Shutterstock.com
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lghero è uno spettacolo. I bastioni cinquecenteschi e le torri che cingono il borgo antico, arroccato su un promontorio, sono il punto di riferimento di tutta la Riviera del Corallo, circa novanta chilometri di costa, di cui Alghero stessa è il fulcro. Partiamo allora dal centro storico di questa destinazione, quinta della Sardegna e tra le più amate in tutte le stagioni per via di un mix di rara efficacia tra antico e moderno, natura e cultura, raggiungibilità (grazie all’aeroporto di Fertilia) ed enogastronomia di livel-
lo. Dopo aver varcato la Porta a Mare, vicino alla darsena, la cosa migliore è perdersi tra stradine e piazzette lastricate, molte delle quali portano tuttora nomi catalani. Alghero, infatti, è stata spagnola per secoli e i segni sono ancora ben visibili. Luci e ombre si alternano tra palazzi nobiliari e chiese, tra cui spiccano la cattedrale del XVI secolo (è una delle chiese più grandi di tutta la Sardegna) e San Michele dalla cupola policroma, risalente al Seicento: non mancano infatti echi barocchi e Liberty.
Centro storico di Alghero ArtMediaFactory/Shutterstock.com
Torri aragonesi e spiagge
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llontanandosi da questo dedalo di vivaci viette (costellate di ristoranti, tavolini all’aperto e negozi), si sbuca sulla passeggiata dei Bastioni Marco Polo. Il colpo d’occhio sul mare dall’alto è fenomenale e spazia fino a Capo Caccia. A questo punto è possibile andare alla Torre della Polveriera (dove si può salire al belvedere affacciato sul porto) o proseguire fino a Torre dello Sperone, ammirandone l’imponenza. Chi ha bambini al seguito può approfittare del simpatico Trenino Catalano che in una ventina di minuti effettua un
Panoramica del centro storico Italo Innocenti
giro del centro (partenza da Porta a Mare). Certo, Alghero non è solo borgo, anzi, è una moderna località ricca di alberghi e servizi, con un fiorente porto turistico e uno spazioso lungomare. E tante spiagge: dal lido di San Giovanni, a pochi passi dal centro e disseminato di stabilimenti, a quelle fuori città, come la spiaggia delle Bombarde e le calette del Lazzaretto e, più a nord lungo la costa, Porto Ferro e la spiaggia del Porticciolo. Inutile precisare che l’acqua è cristallina: siamo in Sardegna!
Gabriele Maltinti/Shutterstock.com
Capo Caccia Macrolife/Shutterstock.com
Promontorio di Capo Caccia Italo Innocenti
Capo Caccia Gabriele Maltinti/Shutterstock.com
Spiaggia Mugoni Gabriele Maltinti/Shutterstock.com
Gite in barca e visite alle grotte
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a torniamo al porto: al Molo Garibaldi si può salire su una delle imbarcazioni che effettuano tour lungo la Riviera del Corallo (il corallo rosso viene tuttora pescato e lavorato in loco da abili orafi artigiani) o che si dirigono alla Grotta di Nettuno. La grotta ha uno sviluppo di circa quattro chilometri (ma solo uno è visitabile): 150.000 persone ogni anno ammirano stalagmiti e stallatiti, il lago salato e la sala della Reggia. E se lo spettacolo all’interno è stupefacente, altrettanto lo è la scalinata di 600 gradini che, volendo evi-
Grotte di Nettuno TrylMag/Shutterstock.com
tare la barca, da un ampio parcheggio conduce fino all’ingresso della grotta. La fatica, soprattutto in salita, è notevole, ma la vista è indimenticabile! Per i più esperti, le falesie di Capo Caccia e di Porto Conte (qui è da non perdere la tranquilla spiaggia di Mugoni, bordata di pini marittimi), offrono interessanti percorsi di climbing ma anche di speleo-sub: famose sono la Grotta di Nereo, tra le più grandi cavità sottomarine d’Europa, e la Grotta Verde, sito archeologico in parte sommerso.
Grotta di Nettuno Italo Innocenti
Spiaggia e Torre di Porto Piccolo Italo Innocenti
Sito archeologico del “Nuraghe Palmavera” sbellott/Shutterstock.com
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Un antico borgo nuragico
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proposito di siti archeologici: in zona sono numerosi e vanno dalla villa Romana e villaggio nuragico di Sant’Imbenia (chiusi al pubblico) ai resti romani del ponte sullo stagno Calich. I più interessanti e fruibili sono però il Nuraghe Palmavera (situato a 10 chilometri da Alghero verso Capo Caccia) e la Necropoli di Anghelu Ruju (poco distante dall’aeroporto di Fertilia), visitabili con un unico biglietto cumulativo che comprende in alcuni casi anche la guida, consigliatissima (i siti sono gestiti da
una cooperativa privata). Il complesso nuragico di Palmavera è costituito da un corpo centrale con due torri e un borgo di circa cinquanta capanne: le strutture più antiche risalgono al XV secolo a.C. e al momento sono in corso nuove campagne di scavo e attività di conservazione che rendono il sito ancora più affascinante. La necropoli comprende invece 38 domus de janas, misteriose tombe sotterranee realizzate dal 4200 al 1800 a.C.. E dopo tanta cultura, cosa c’è di meglio di ricchi sapori e di buon vino?
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Sito archeologico del “Nuraghe Palmavera� sbellott/Shutterstock.com
Torre di Sulis, Alghero Marc Osborne/Shutterstock.com
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Per finire: bollicine e aragosta
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roprio di fronte alla necropoli, lungo la Strada Provinciale 42, si trovano infatti le Tenute Sella & Mosca. Fondata nel 1899, la tenuta si estende su un’area di 650 ettari, di cui 550 coltivati a vigneto, produce vini di pregio, dal Vermentino al Cannonau e molti altri (compresi ottimi spumanti), ed è visitabile tutto l’anno dal lunedì al venerdì. Il posto è bellissimo, dispone di un’enoteca per la vendita e persino di un piccolo museo con una sezione sugli scavi della necropoli di Anghelu Ruju, scoperta nel 1901 proprio nel
perimetro della tenuta. Oltre ai vini, interessante nella zona di Alghero è anche l’aspetto food: in aggiunta alle tipiche specialità regionali, la tradizione spagnola si è tradotta nel modo di cucinare “alla catalana” l’ottima aragosta dei fondali locali. In una paella la fregola (la tipica pasta di grano duro sarda) sostituisce il riso ed è abbinata a cozze, calamari, gamberoni, pollo, salsiccia, peperoni, piselli e zafferano con una spolverata di bottarga di muggine, in pratica un trionfo di sapori e suggestioni.
Alghero
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Italo Innocenti
COMUNE DI ALGHERO Sassari, Sardegna Abitanti: 43964 Altitudine: 7 m s.l.m. Superficie: 225,4 km² Santo Patrono: San Michele Arcangelo
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SASSARI
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Cala Mazzo di Sciacca Roman Safonov/Shutterstock.com
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l tratto di costa che da Agrigento vira verso Trapani è forse il meno battuto dal turismo di massa, ma è tra i territori più ricchi di gemme preziose dell’intera Sicilia. A iniziare da Sciacca, che unisce l’animo marinaro - bellissimo il colpo d’occhio che si gode dal porticciolo sulle casette colorate dei pescatori affastellate le une sulle altre - all’indole da gran dama elegante. Una passeggiata nel suo centro storico, infatti, basta per scoprire palazzi nobiliari dai portoni in pietra e dai balconi in ferro battuto e splendide chiese barocche - la Matrice, con
Sciacca poludziber/Shutterstock.com
le sue volute leziose, e la Chiesa del Carmine, con la cupola di maioliche policrome e il rosone cesellato, da sole valgono la visita, per poi ammirare il turchese del mare fondersi all’orizzonte con il cielo azzurro dalla centralissima piazza Scandaliato, un’elegante quanto scenografica terrazza sull’infinito. Lasciato l’abitato, il territorio saccense è costellato da spiagge sabbiose color ocra, con alcune eccellenze come quella di Capo San Marco, “frequentata” addirittura dalle tartarughe Caretta caretta, che qui vengono a deporre le uova.
Sciacca poludziber/Shutterstock.com
Costa sud-occidentale della Sicilia Andrew Mayovskyy/Shutterstock.com
Scala dei Turchi: quando la natura si fa arte
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a Sciacca, dirigendosi verso est lungo la costa, nel giro di pochi chilometri la natura regala scenari differenti, incontaminati e affascinanti, a iniziare dalla Riserva della Foce del fiume Platani, con il suo paesaggio che sembra la tavolozza di un pittore: qui si mescolano le dune dorate di sabbia finissima, i cespugli verdissimi di macchia mediterranea, le candide rocce calcaree plasmate dal vento e le diverse gradazioni di azzurro del fiume che si getta tra le onde del mare. Ancora qualche chilometro ed ecco un’altra area protetta, l’Oasi Wwf di Torre Salsa, dove il mare
assume tonalità caraibiche e le diverse spiagge sono interrotte da falesie di gesso e protette da una vegetazione bassa e rigogliosa. E proprio le falesie bianche annunciano la vera primadonna di questo tratto di costa, la Scala dei Turchi, una scenografica parete rocciosa di un candore accecante che si erge a picco sul mare azzurro nei pressi di Realmonte: immortalata, tra gli altri, in diversi episodi del Commissario Montalbano, la Scala è modellata dal vento che nei secoli l’ha scavata con gradoni e ondulazioni dalla superficie liscissima.
Riserva Naturale Foce del Fiume Platani Creative Travel Projects/Shutterstock.com
La spiaggia di Montalbano e la sua casa sul mare a “Marinella�, Puntasecca Francesca Sciarra/Shutterstock.com
Scala dei Turchi nikolpetr/Shutterstock.com
Spiaggia che porta a Marinella Roberto La Rosa/Shutterstock.com
Selinunte: templi con vista mare
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artendo sempre da Sciacca ma dirigendosi invece verso ovest, dopo aver superato la graziosa spiaggia di ciottoli di Bertolino e quella chilometrica di Porto Palo, attrezzata con stabilimenti balneari e ristorantini di pesce, l’azzurro del mare cede il ruolo di protagonista ai templi di Selinunte, scenario suggestivo nel quale si staglia la storia antica dell’umanità. Protetta dall’Unesco, l’area archeologica di Selinunte è tra le più estese d’Europa e le imponenti colonne doriche raccontano
miti e leggende risalenti al VII secolo a.C, quando Selinòn era una fiorente colonia greca. Finita la visita al complesso archeologico, si può ammirare il tramonto dalla leggendaria spiaggia Acropoli, con il sole che scompare pian piano alle spalle dei templi. Oppure sorseggiare un drink sulla trendy spiaggia Scalo di Bruca, cuore della movida cittadina o, ancora, immergersi nella natura incontaminata della Riserva Naturale della Foce dei Fiume Belice, con la sua splendida spiaggia argentea.
Rovine a Selinunte Stefano_Valeri/Shutterstock.com
Da Mazara a Marsala: satiri danzanti e mulini a vento
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pingendosi ancora piÚ a ovest, ecco Mazara del Vallo con il dedalo di viette arabeggianti del centro storico e un unicum: la statua greca del Satiro Danzante, risalente al III secolo a.C. e di preziosa fattura, ripescata dal mare antistante il borgo da un peschereccio nel 1998. Ma a Mazara non ci si ferma solo per assaporare arte e architettura: è d’obbligo assaggiare il prodotto ittico locale esportato in tutto il mondo, il famoso e saporito gambero rosso, servito in mille modi, tra i quali il gustosissimo cous-cous di
pieropoma/Shutterstock.com
Mazara del Vallo Massimo Buonaiuto/Shutterstock.com
Riserva Naturale delle “Saline dello Stagnone” Stefano_Valeri/Shutterstock.com
pesce, tipico del trapanese. Ancora una manciata di chilometri e l’ambiente cambia di nuovo e in maniera del tutto inaspettata: siamo infatti in prossimità delle luccicanti saline di Marsala e il paesaggio è scandito da cumuli di sale, specchi d’acqua e suggestivi mulini a vento, mentre appena al largo si avvista la misteriosa isola di Mozia - da raggiungere con una breve traversata in motonave dall’imbarcadero delle saline -, da visitare con passeggiate tra la natura e i resti di antiche civiltà.
Mazara del Vallo Stefano_Valeri/Shutterstock.com
Caltabellotta Giuseppe Parinisi/Shutterstock.com
L’entroterra: tradizioni antiche
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on solo mare, tuttavia, per questo angolo di Sicilia: per un’incursione nell’immediato entroterra, ci sono due borghi imperdibili per il loro fascino carico di storia e di tradizioni. Il primo è Caltabellotta, paese-presepe appollaiato sul cucuzzolo di una montagna - siamo a quasi mille metri d’altitudine - e ammantato da atmosfere medievali: bellissima è la basilica normanna, risalente all’XI secolo. Qui non si viene solo per il panorama e il borgo storico, ma anche per assag-
Sambuca di Sicilia Simone Padovani/Shutterstock.com
giare la famosa ricotta, servita nei diversi caseifici della zona, ancora fumante, accompagnata da vino locale, pane casereccio e formaggio primosale. Allure completamente diversa per Sambuca, invece, elegante agglomerato arabo-normanno: palazzi nobiliari, chiese barocche, cortili rinascimentali e torri arabeggianti tracciano un percorso tra vicoli e scalinate. Nel quale perdersi tra gli innumerevoli dettagli architettonici di questo gioiello prezioso.
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Sambuca di Sicilia Simone Padovani/Shutterstock.com
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Sciacca Giuseppe Parinisi/Shutterstock.com
Carola Traverso Saibante
Cibo Nostrum, acquolina di mare in bocca
Elena Eryomenko/Shutterstock.com
Cibo Nostrum Qin Xie/Shutterstock.com
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lu mare, azzurro Italia. E non solo sui campi da calcio. Nel nostro Paese baciato dalle onde su tutto il corpo, le specialità della gastronomia marinara sono una varietà straordinaria di sapori che hanno in comune il tocco dell’acqua salata. A partire dall’acciuga, che anche nei suoi “liquidi di scarto” diventa condimento gourmet dal gusto inimitabile: parliamo della colatura di alici, presidio Slow Food e sapere antico dell’incantevole borgo marinaro di Cetara, sulla Costiera Amalfitana. Si ricava dal liquido che si forma mettendo le acciughe sotto sale e si usa per dare un tocco di mare e di classe a moltissime ricette, a partire dagli spaghetti aglio, olio e peperoncino. Azzurri sono anche i cicciarelli e gli zerri, storicamente associati all’iconica Noli, tesoro
della Riviera ligure, uno dei pochi borghi che vanta ancora la sua antichissima cooperativa di pescatori. Ogni giorno affrontano il mare a bordo dei tradizionali gozzi per fare la “piccola pesca del Golfo di Noli” e poi vendere il pescato a bordo spiaggia, una delle poche della regione. Artigianale e anch’essa presidio Slow Food, questa pesca ha abbandonato la rete a sciabica - oggi proibita - con cui si pescava il ciciarello e si concentra su altro pesce tra cui gli zerri, Prodotto Agroalimentare Tradizionale, tipicamente serviti in carpione. La Quinta Repubblica Marinara a giugno si celebra in versione medievale: una festa enogastronomica che dura tre giorni e, per l’occasione, di solito i pescatori friggono il loro pescato per offrirlo a compaesani e visitatori.
Cibo Nostrum
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Cibo Nostrum
Isole che assaporano I
l pesce azzurro ha una stagionalità e per questo a Lampedusa, “isola nell’isola”, lo mettono in conserva con l’olio d’oliva e i sapori del Mediterraneo: peperoncino o un pesto di aglio, basilico e origano, o ancora finocchietto o la tipica crema di capperi. Già, nel numero dedicato al mare non potevamo non dare voce alle nostre isole, con i loro borghi “piedi nell’acqua” e i riccioli d’onda ad adornarne il capo. Andiamo al lato opposto del Paese, all’estremo nord e in un’isola colorata dal suo magnifico borgo storico: Burano, a qualche fermata di vaporetto da Piazza San Marco. In laguna, ad aprile e maggio, i
granchietti verdi abbandonano la loro casetta, il carapace, e vagano “nudi”, teneri e molli in attesa di dotarsi di una “casa” più grande. È allora che entra in azione il “moecante”, pescatore esperto che li cattura per poi selezionare quelli prossimi alla muta, che saranno tenuti in casse di legno sommerse in acqua salata fino a quando diverranno “moeche”. Cibo raro e delizioso la cui “morte” è la frittura. La seconda muta avviene in autunno, mentre a fine estate le moeche femmine si riempiono di uova, il “corallo”, e diventano “masanete”: bollite e condite con olio e limone, accompagnano la tipica polentina bianca.
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Stagni, pioppi e specialità gourmet P
due sacche. E infine, andiamo in Molise, a Termoli, col suo borgo antico che si erge verso il mare. Qui la specialità sono le trigliette essiccate, che non devono superare la lunghezza di 5-6 centimetri. La preparazione prevede l’eviscerazione a mano, la scolatura su ampi panieri di canna, quindi i pesciolini sono stesi su spianatoie di legno e posti al sole. Successivamente il prodotto è raccolto per essere posto in cassettine, fatte di sottile sfoglia di pioppo intrecciata a mano, che vengono custodite appese al soffitto dell’abitazione.
Cibo Nostrum
alla al centro: Sardegna. Il fascino di Cabras è unico nell’isola e si riflette nelle acque del suo stagno, pescosissime di un pesce che sta al pescatore come la pera sta al contadino: il muggine. Da maggio a settembre vengono catturati con “su pezzu”, una rete che si misura ancora in passi. Dalla sacca ovarica del muggine femmina nasce la bottarga, ambrata e traslucida, condimento di mare per eccellenza da tremila anni. Quella di Cabras, presidio Slow Food, si riconosce dalla “unghia”, un lembo di pelle argentea ancora attaccato all’estremità delle
Cibo Nostrum
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Cibo Nostrum VelP/Shutterstock.com
Simona PK Daviddi
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Torre Sant Andrea Balate Dorin/Shutterstock.com
le Maldive d’Italia
Puglia
Benvenuti in Salento,
Riserva Naturale di Torre Guaceto Franco Cogoli/Shutterstock.com
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l paragone del territorio salentino con i favolosi atolli dell’Oceano Indiano non è affatto esagerato: il “tacco” d’Italia, infatti, con i suoi duecento chilometri di coste, vanta spiagge di sabbia soffice e bianchissima e un mare dalle acque trasparenti con cromie che spaziano dal turchese all’acquamarina, dall’azzurro intenso allo smeraldo più puro. Se Marina di Pescoluse, con i suoi quattro chilometri di sabbia candida, è l’emblema delle Maldive salentine, sono in realtà innumerevoli le spiagge da sogno che si incontrano in questo angolo d’Italia,
ognuna diversa dall’altra e tutte ugualmente seducenti. Qualche esempio? Torre dell’Orso, con la sua mezzaluna di sabbia incastonata tra due scogliere e la coppia di faraglioni candidi a fare da sentinella nell’acqua cristallina; il complesso di spiaggette e grotte della Poesia Grande e della Poesia Piccola, regno dei tuffatori e degli amanti del mare limpidissimo; e ancora, la spiaggia di Torre Guaceto, una riserva naturale selvaggia “protetta” da un’antica torre di avvistamento, e quella di Punta Prosciutto, un piccolo paradiso.
Grotta della Poesia Boerescu/Shutterstock.com
Ostuni: la perla bianca
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l mare è il protagonista indiscusso di un viaggio in Salento e sono numerosi i borghi affacciati sul blu. Uno di questi è la bianca Ostuni, un gomitolo di case candide e di palazzi in pietra color ocra arroccati su tre colli a una manciata di chilometri dalla costa. Le stradine del centro storico svelano dimore nobiliari, portoni di preziosa fattura e chiese di rara bellezza, tra le quali, troneggiante sull’intero abitato, spicca la cattedrale quattrocentesca in stile romanico-gotico. Il bianco delle case di Ostuni richiama un altro bianco, altrettanto tipico
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e distante appena una mezz’ora di auto, quello dei trulli di Alberobello e delle cummerse - abitazioni strette e alte dai tetti spioventi - di Locorotondo, due borghi unici al mondo. Tornando invece verso il mare, tra le diverse spiagge merita quella di Torre Pozzella, un susseguirsi di calette circondate dalla macchia mediterranea: una bellezza selvaggia e incontaminata resa particolare dai numerosi pozzi di acqua piovana che affiorano e da una torre di vedetta cinquecentesca, chiamata affettuosamente dalla popolazione locale “torre sgarrata”.
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Parco Naturale Regionale Dune Costiere (Torre Canne) vololibero/Shutterstock.com
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Castello Aragonese Cesare Palma/Shutterstock.com
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Gallipoli: tra nightlife e Barocco
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ambia atmosfera a seconda delle ore del giorno e delle stagioni, il borgo di Gallipoli, che si allunga come la prua di una nave su un mare siamo sullo Ionio - celeste e caraibico, bordato da spiagge “cittadine” frequentatissime. La mattina, le sue strade lastricate sono popolate dai locali di ritorno dal mercato del pesce - allestito nell’originario fossato del castello - e durante il giorno il centro storico è affollato da amanti di arte e architettura alla ricerca dei tesori barocchi del territo-
rio. Di sera, invece, Gallipoli è un borgo marinaro che offre una movida senza pari con ristorantini, locali notturni glamour e discoteche nelle quali tirare l’alba. Non solo. A Gallipoli l’imponente castello - che sembra ergersi dal mare con i suoi possenti torrioni - e la cattedrale di Sant’Agata, dalla facciata elaborata come il più prezioso dei merletti, lasciano letteralmente a bocca aperta, invitando a scoprire il resto del centro storico con il ritmo slow che la bellezza merita.
Gallipoli Kite_rin/Shutterstock.com
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È
il punto più orientale della Penisola, Otranto, e molti legheranno il nome dello splendido borgo cinto da mura antiche al primo romanzo gotico della storia della letteratura moderna, The Castle of Otranto di Horace Walpole. Benché il romanzo sia frutto della fantasia e sia difficile riconoscervi la deliziosa cittadina, Otranto un castello ce l’ha davvero: un maniero aragonese risalente alla fine del Quattrocento e oggi trasformato in una turrita sede di mostre culturale e di esposizioni, che domina il composto dedalo di viette del centro stori-
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Otranto: guardando a est
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co. Storia e miti si fondono anche sulle scenografiche spiagge che incastonano il borgo, prima fra tutte quella appartata di Porto Badisco, delimitata da cespugli di profumata ginestra e lambita da un mare azzurro intenso, che diventa blu cobalto man mano che ci si allontana dalla riva: qui la leggenda vuole che sia approdato Enea, mitico eroe virgiliano in fuga da Troia, mentre la storia racconta di popoli antichissimi, testimoniati dai preziosi graffiti della grotta dei Cervi, considerata la “Cappella Sistina del Neolitico”.
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Otranto leoks/Shutterstock.com
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Santa Maria di Leuca: de finibus terrae
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ra la fine delle terre emerse per gli antichi e qui si incontrano e si mescolano Ionio e Adriatico, in un’atmosfera onirica e spirituale al contempo, dove l’altissimo faro - 47 metri, tra i più imponenti d’Italia - domina il borgo marinaro scandito da dimore Liberty (bellissima Villa Episcopo, dalle delicate decorazioni azzurre), stravaganze architettoniche dal sapore moresco (come Villa Daniele), gazebo orientaleggianti e capricci della fantasia (uno su tutti: Villa La Meridiana), mentre a una manciata di passi i pellegri-
ni si accalcano numerosi nella Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, a picco su un mare di onde convergenti e dai toni metallici. Sul lungomare, è ancora una serie di costruzioni ad attirare l’attenzione: si tratta delle “bagnarole”, piccoli capanni costruiti a pochi metri dalla riva che racchiudono piscine naturali scavate tra gli scogli, dove il mare arriva attraverso un minuscolo canale; è qui che le donne di un tempo andavano a fare il bagno lontano da sguardi indiscreti e... dal sole cocente!
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Luca Sartori
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Latina, Lazio
Sperlonga, l’antica perla dell’Impero
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Sperlonga il sole tramonta nel mare. Sul finir del giorno, quotidianamente, si rinnova lo spettacolo che questo piccolo centro della Riviera di Ulisse regala dai suoi affacci sul Tirreno. Perla dell’estremo lembo meridionale del litorale laziale, è appoggiata su uno sperone roccioso che è la propaggine dei Monti Aurunci. La sua storia è un susseguirsi di scorrerie e saccheggi, luogo ambito dai Saraceni e dai Turchi ma anche apprezzato e particolarmente valorizzato dai Romani, ammaliati
dal suo bellissimo litorale, dove Tiberio scelse di costruirvi una delle sue residenze. Dalla struttura tipicamente medievale, Sperlonga è una continua sorpresa tra panorami e scorci caratteristici, dove alle tinte chiare delle facciate delle case fa da sfondo quella porzione di mare che corre all’arcipelago ponziano. A Sperlonga ci si deve far guidare esclusivamente dalla curiosità: saranno le sue piazzette, i suoi pittoreschi vicoli, le scalette e gli archi a guidare le emozioni.
Calette e grotte
È
un’alternanza di distese sabbiose e zone rocciose, il litorale di Sperlonga, affacciato sul tratto di mare più bello del Lazio. Le spiagge di sabbia bianca che si perdono nel Mar Tirreno sono intervallate da aree rocciose e calette, il più delle volte raggiungibili esclusivamente via mare. Tra gli scorci più belli della Riviera di Ulisse c’è sicuramente la Grotta di Tiberio, situata all’estremità della spiaggia dell’Angelo, che custodisce i resti delle antiche piscine in cui l’imperatore romano soggiornava. Parte dei tesori
Vista dalla caverna alla Villa di Tiberio Stefano_Valeri/Shutterstock.com
della grotta sono oggi custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga, in particolare diversi reperti scultorei legati alla storia di Ulisse. Sperlonga, però, è soprattutto turismo di mare. Al turismo da spiaggia, garantito da attrezzate strutture balneari, si unisce quello marino: dalla darsena, ogni giorno partono e approdano numerose barche dirette o provenienti dalle vicine località affacciate sul Golfo di Gaeta, ma anche dalle località dell’arcipelago delle Isole Ponziane.
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Riviera di Ulisse Oleg_P/Shutterstock.com
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Torri sul mare
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i tesori del borgo antico, Sperlonga unisce un interessante sito archeologico e tante torri, particolarità di questa porzione di Riviera d’Ulisse. Tra le emergenze religiose c’è la Chiesa di Santa Maria, già menzionata nel 1135, mentre cuore del sito archeologico è la villa dell’imperatore romano Tiberio, allargamento di una precedente abitazione risalente al periodo tardo repubblicano: la villa conserva una serie di ambienti disposti intorno a un cortile porticato tra cui una fornace,
Villa di Tiberio, rovine romane vicino a Sperlonga Stefano_Valeri/Shutterstock.com
un forno e ambienti di servizio. Sperlonga è anche nota per le sue torri d’avvistamento, efficiente sistema difensivo realizzato nel XVI secolo. Alla Torre Centrale, nota anche come Torre Maggiore, si uniscono quelle dei dintorni, tra cui la cinquecentesca Torre Truglia, situata sulla punta del promontorio dove si distende l’abitato, la Torre del Nibbio, parte di un castello baronale situato nei pressi del centro del borgo, e la Torre di Capovento, tre chilometri a sud del paese.
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Arco bianco nella spiaggia di Sperlonga Buffy1982/Shutterstock.com
Sabbie e acqua dolce
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efinita anche come “la perla della via Flacca”, Sperlonga è tra i borghi più belli d’Italia e tra le località marinare più suggestive della costa tirrenica. Al borgo, alla cultura e ai tesori architettonici si unisce il mare, con le sue tante spiagge. Di sabbia fine e generalmente frequentata da famiglie con bambini è la Canzatora, spiaggia non proprio ideale per gli amanti delle vacanze spumeggianti. Vicina e comoda al centro del borgo è la Fontana, spiaggia preferita dagli abitanti del posto, mentre particolarmente affascinante è il
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piccolo tratto di costa vicino alla grotta di Tiberio, tra i più suggestivi tratti di litorale della zona. Molto ampia è la spiaggia di Salette, tra le principali di Sperlonga, anch’essa dalla sabbia finissima e chiara e dalle acque limpide. Alle onde del mare si uniscono quelle del Lago Lungo e del Lago di San Puoto, specchi d’acqua dolce a due passi dalle spiagge: il primo, abbastanza pescoso, è interamente compreso nelle terre di Sperlonga, mentre il secondo, in parte sul territorio di Fondi, è meno pescoso del primo.
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Sedano e sarde
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a bella Sperlonga è la migliore espressione marinara di un territorio che all’attività balneare accosta quella agricola, espressione importante del Lazio del sud. Tanti sono i prodotti di questa zona del centro Italia, talvolta autentiche eccellenze. La stessa Sperlonga, meraviglia del mare, ha il suo tesoro, il sedano bianco, annoverato nel patrimonio ortofrutticolo locale, frutto delle terre di Fondi e Sperlonga, meritevole del marchio comunitario IGP. Coltivato in terreni caratterizzati da un elevato grado di salinità che
conferiscono al “Sedano bianco di Sperlonga” il particolare gusto dolce e moderatamente aromatico, si presta a essere consumato fresco, in pinzimonio, o in abbinamento con il pesce azzurro, mentre foglie e steli si adattano alla preparazione di minestre e carni. Se il sedano è l’eccellenza delle campagne di Sperlonga, numerosi sono i sapori della tradizionale tavola locale che propone zuppe di fagioli, di pesce o di sarde alla sperlongana, gli spaghetti alle cicale e i bombolotti al ragù di seppia.
Dormire, gustare e comprare
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are, natura, arte e storia compongono l’affascinante mosaico di Sperlonga, privilegiata balconata sull’arcipelago ponziano. Incantevole meta balneare tra Roma e Napoli, propone una serie di rinomati alberghi sul mare come l’Hotel Aurora con camere, junior suite e suite. Speciali le camere “Rose di Mare” affacciate sul Tirreno e dotate di terrazza panoramica con vista sul mare e sul borgo antico. A due passi dalle spiagge e a pochi minuti dal centro storico c’è anche il Grand Hotel Virgilio, con camere che vanno dalla tipologia Bohème, mansardate sottotetto, standard, con piccolo terrazzo e il letto king-size, dalla tipologia superior, con terrazzino attrezzato con tavolo e poltroncine, a quella executive, più spaziose e ideali per le famiglie. Sulla spiaggia di Ponente, nei pressi della centrale Piazza Fontana, c’è lo storico albergo La Sirenella con le sue quaranta camere, dalla terrazza ombreggiata e dai balconi delle stanze fronte mare. Nel cuore del centro storico,
una delle mete per i buongustai è il Ristorante gli Archi che propone gli spaghetti alle vongole veraci, le linguine alle telline locali, i maccheroncini al ragù di seppia e la zuppa di pesce. È invece sulla spiaggia il Ristorante L’Angolo, dove si mangiano i paccheri gialli con alici fresche, capperi, olive e pomodorini gialli del Cilento, fritture, zuppe e arrosti di pesce. Sul mare c’è anche il Ristorante Tramonto, dove si serve la caprese di tonno, il nido di seppie al vapore, i ravioli di baccalà, la ricciola con spuma di scarola e vongole, l’involtino di rombo con mozzarella di bufala su schiacciata di patate e le fritture. Cucina rigorosamente di tradizione laziale e con ottimi dolci è tutta da gustare al Ristorante La Lanterna, situato nella parte bassa del paese. Imperdibile, per chi voglia portare con sé un ricordo del borgo, una sosta dagli Artigiani dello Strame, per un acquisto originale preparato con la particolare erba liscia e filiforme tipica del Lazio del sud.
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eZeePics/Shutterstock.com
Sperlonga
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Davide Catoni/Shutterstock.com
COMUNE DI SPERLONGA Latina, Lazio Abitanti: 3244 Altitudine: 55 m s.l.m. Superficie: 19,49 km² Santo Patrono: San Leone Magno e San Rocco
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Latina
Grecia,,
un mare di classici e di sorprese
Spiaggia di Lalaria a Skiathos Cara-Foto/Shutterstock.com
Oltreconfine: Grecia
Marino Pagano
facebook.com/marino.pagano.3
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arte da Corfù il nostro affascinante percorso attraverso isole note e meno note del grande arcipelago ionico. Corfù rientra tra le notissime per le sue spiagge di sabbia leggera e fine, i paesini a picco sulle onde e il susseguirsi di grandi e alti ulivi. Un’isola tra antico e moderno, con il fascino diviso a metà tra storia e paesaggi marini. Qui siamo nelle Isole Ionie (Corfù, Paxi, Lefkada, Cefalonia, Itaca, Zante e Kithira), la seconda in grandezza dopo Cefalonia. Montuosa e frastagliata sulle coste, Corfù unisce i comfort
Kerkyra, capitale dell’isola di Corfù Oleg Voronische/Shutterstock.com
turistici alla possibilità di gustare paesaggi selvaggi e incontaminati. Strutture e natura: qui c’è tutto. Per non parlare dell’ospitalità atavica dei suoi abitanti, quasi unica. La vegetazione è davvero fitta, effetto delle lunghe piogge invernali. La città antica, bene protetto dall’Unesco, racconta molto del suo passato, soprattutto dell’era bizantina, importante per queste terre. Successivamente, la destinazione ha fatto parte anche del grande Principato di Taranto, motivo per cui l’isola è ancora oggi molto legata alla Puglia.
Oltreconfine: Grecia
Pelion, Mylopotamos, CorfĂš Cristian Balate/Shutterstock.com
Oltreconfine: Grecia
Capo Agios Stefanos, Afionas, CorfĂš Slavko Sereda/Shutterstock.com
Spiaggia Agios Nikitas a Lefkada Calin Stan/Shutterstock.com
Porto di Lefkada Milan Gonda/Shutterstock.com
Oltreconfine: Grecia
Lefkada, l’isola del relax
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imaniamo nello stesso splendido nucleo isolano. Ed ecco Lefkada, mai super affollata, incontaminata in tanti luoghi. Vi trovi comunque tutto, in questa terra che anche qui dialoga tra paesaggi e contemporaneità. Da visitare, per esempio, la località di Nidri, non piccola ma comunque deliziosa (da qui parte il traghetto per Itaca). Oppure Agios Nikitas, sul non poco affascinante lato occidentale dell’isola. Belli anche i centri di Vassiliki e Paros. Le spiagge sono un paradiso di gradita e ricercata
solitudine. Si pensi a Porto Katziki, dal mare semplicemente caraibico: un posto, nelle strutture attrezzate, con costi anche sostenuti. Da consigliare, dunque, per chi cerca autentico relax, accompagnato anche da ottima cucina tradizionale del posto. Non si è in tantissimi come in altre isole greche, non c’è calca: si familiarizza. Ci si riposa per davvero. Ideale per famiglie. L’isola è nota, in italiano, come Lèucade o Leuca. Santa Maura è invece il suo vecchio nome veneziano.
Baia di Nidri, Lefkada leoks/Shutterstock.com
La costa di Porto Katsiki, Lefkada RossHelen/Shutterstock.com
Oltreconfine: Grecia
Spiaggia Lalaria, Skiathos Cara-Foto/Shutterstock.com
Pub e ristoranti sull’isola di Skiathos Oscar Johns/Shutterstock.com
Oltreconfine: Grecia
Porto vecchio di Skiathos Cara-Foto/Shutterstock.com
Baia Koukounaries, Skiathos sangriana/Shutterstock.com
Skiathos, la “dorata” delle Sporadi
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ndiamo ora a Skiathos, piccola isola del Mar Egeo e nell’arcipelago delle Sporadi. Anche qui spiagge sabbiose e dorate, pinete e clima caldo ma moderato, per via del vento che soffia costante. Accanto alla più importante, anche altre piccole e bellissime isole: Arkos, Aspronisi, Maragos, Tsougriaki e Troulonisi. Negozietti, viuzze fascinose, la capitale di Skiathos è gustosa: qui la movida raggiunge invece le sue vette, con le famose e ambite discoteche del luogo. Un’isola piccola ma or-
mai sempre più nota al turismo, addirittura dotata di aeroporto internazionale. È caratterizzata da un lunghissimo litorale (50 chilometri), molto amato da pittori e fotografi di tutto il mondo. L’aspetto naturalistico è rilevante: si segnala soprattutto la spiaggia di Koukounaries, molto frequentata d’estate. Decisamente più isolata, invece, è la spiaggia di Lalaria, raggiungibile unicamente in barca. Uno spazio sereno e silenzioso dove poter ammirare paesaggi suggestivi, in assoluta tranquillità.
Oltreconfine: Grecia
Skiathos Aetherial Images/Shutterstock.com
Monastero Agios Panteleimonas, Isola di Tilos Fizzik/Shutterstock.com
DbDo/Shutterstock.com
Tilos, bella e “spirituale”
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eniamo ora a Tilos, nota in italiano come Piscopi, situata nell’arcipelago del Dodecaneso, Mar Egeo. Silenzio, bellezza, preghiera. Tanti i motivi di fascino qui. Pochi i cittadini, circa cinquecento (molti di più, ovviamente, in estate). Si colloca esattamente tra Kos e Rodi, notissime e visitatissime da sempre. Un’isola in effetti piccola, Tilos, ma con diversi e famosi castelli, amati in special modo da studiosi di storia dell’architettura. Eccoli: Megálo Chorió, Mesariá, Starroú Làmb-
rou, Agrosikiá e infine Mikró Chorió. Celebre è anche il monastero di Àgios Pandeleímon, frequentato da tempo immemore anche in un’ottica prettamente religiosa e spirituale. Quindi, come intuibile, sia le molte bellissime spiagge sia le numerose opere d’arte offrono scenari incantevoli e impareggiabili per i fotografi e gli amanti del bello. L’isola, infine, è facilmente raggiungibile dai numerosi porti della zona e ha costi più economici rispetto ad altre località greche.
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Spiaggia Seychelles, Ikaria Tom Jastram/Shutterstock.com
Oltreconfine: Grecia Ikaria, bellezza leggendaria
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hiudiamo il nostro giro con l’isola di Ikaria, davvero una delle più belle della Grecia intera, situata nell’Egeo centro-orientale. Come presumibile, le origini del suo nome risalgono alla figura mitica di Icaro: pare che proprio qui, librato in volo, sia poi caduto. Chissà! Dal territorio prevalentemente montuoso, offre scenari paesaggistici più unici che rari. Il capoluogo è la raccolta Agios Kirikos, dotata di porto e con terapeutiche Terme di Asclepious, l’Odeon di Oenoe e il vecchio castello di Koshina. Nella parte
Ikaria Vasilis_Liappis/Shutterstock.com
nord-occidentale dell’isola, poi, ecco anche gli antichi templi greci (Artemide nella località di Nas, ad esempio). Spiagge, naturalmente (proprio il caso di dire), bellissime: entusiasmanti le cosiddette Seychelles Beach ma anche quelle di Karkinagri. Famosa anche la spiaggia di nudisti, sempre a Nas. Fornita di aeroporto direttamente collegato con Atene, non è propriamente un’isola da movida, mentre offre molti noti ristoranti dove poter assaporare cucina tradizionale.
Porto di Ikaria Vasilis_Liappis/Shutterstock.com
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Capo Drastis, CorfĂš Oleg Voronische/Shutterstock.com
Oltreconfine: Grecia
Antonella Andretta
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E Z N A VAC
o t s o P i Fuor
L’altra montagna
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ual è l’alternativa per chi di spiagge, fritti misti e tormentoni latino-americani non ne vuole proprio sapere? Una bella vacanza in montagna che, oltre a scampagnate e pedalate in mountain bike, in estate ha molto da offrire. Vediamo qualche esempio.
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VACANZE FUORI POSTO
L’altra montagna
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niziamo subito dalle Prealpi Orobiche lombarde e per la precisione dalla Val Brembana: nel territorio della piccola località di Bàresi (Bergamo) si trova un mulino risalente al XVI secolo che, per la sua rilevanza storica, etnografica e antropologica (tutta l’area reca tracce di insediamenti abitativi molto antichi), è stato acquistato dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) nel 2005. Il mulino conserva ancora un torchio per la spremitura delle noci e si trova in un contesto paesaggistico di grande piacevolezza. Visite guidate al suo interno e ai torchi sono
organizzate periodicamente, ma l’area esterna è visitabile liberamente. Tutta la Val Brembana, inoltre, è ricca di vie storiche da scoprire a piedi, come la Strada Taverna, la Via Mercatorum, la Via del Ferro e la Priula, il Sentiero dell’Altoserio e la Via dei Contrabbandieri. Da non perdere una visita a Cornello del Tasso, antico borgo medievale perfettamente conservato, che si trova lungo la Via Mercatorum (info sul mulino di Baresi sul sito del FAI). Passiamo ora in Veneto dove, sull’Altopiano di Asiago, ogni anno si tiene Hoga Zait, cioè il Festival
Altopiano di Asiago ChiccoDodiFC/Shutterstock.com
L’altra montagna
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Cimbro. Previsto quest’anno dall’11 al 19 luglio è un appuntamento culturale ideato per sostenere e promuovere l’antica cultura locale: i cimbri erano un popolo di origine germanica o celtica che arrivò in questa zona, probabilmente intorno all’anno Mille, in cerca di terre da coltivare. Il festival inizia con i tradizionali falò propiziatori organizzati dalla pro loco del comune di Roana (Vicenza) e dei suoi borghi e frazioni (Camporovere, Canove, Mezzaselva, Treschè Conca e Cesuna). Si prosegue poi con spettacoli, rievocazioni storiche, concerti, mostre e momenti folkloristici. Spostiamoci ora in
Toscana e per la precisione in provincia di Siena, in un territorio che sembra sia stato inventato apposta per cavalcare, per scoprire l’ippovia dell’Amiata: destinata agli esperti, consente di fare varie soste lungo due percorsi. Il primo è di 30 chilometri ed è ideale d’estate, tutto in altura (fino a 1.250 metri) tra i boschi di castagni nella zona di Vivo d’Orcia e Pescina; il secondo è lungo 80 chilometri divisi in quattro tappe, è più soleggiato e tocca varie località tra cui Abbadia San Salvatore. I punti di sosta in entrambi i casi sono costituiti da agriturismi e luoghi con servizio cavalli. Non mancano
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i centri equestri e i maneggi per i principianti e per effettuare semplici escursioni giornaliere. Procediamo ora verso sud, per la precisione in Calabria, per ammirare lo spettacolo unico dei Giganti della Sila, alberi monumentali alti fino a 45 metri - dal tronco largo due - che hanno 350 anni di vita. Il bosco, con una sessantina di pini e aceri montani, è stato piantato nel ‘600 e donato al FAI, che lo tutela e ne garantisce l’apertura al pubblico. Vi si arriva in auto da Croce di Magara (Cosenza) ma l’ultimo tratto si fa a piedi. Ultima tappa in Sardegna, regione che abitualmente viene associata al mare ma che al suo interno ha splendide zone montuose e boschive. Obietti-
vo è un trekking a Tiscali, una delle mete più note dell’escursionismo sardo che si effettua per raggiungere i resti del villaggio di Tiscali, zona archeologica nuragica (ma probabilmente abitata fino al Medioevo) di rara suggestione, che si trova all’interno di una grande grotta di cui è crollata la copertura. L’escursione di circa tre ore avviene in un contesto selvaggio: chi non è avvezzo può contattare le guide di Oliena (Nuoro) il borgo più vicina al sito. Tutta la zona è ricchissima di luoghi unici, come la sorgente su Gologone, monumento nazionale grazie a profonde acque blu e verdi di cui non si conosce il fondo. E qui si arriva tranquillamente in auto.
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Rovine del villaggio di Tiscali, Sardegna Giuma/Shutterstock.com
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L’altra montagna
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A… mare
con l’arte Nicoletta Toffano
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Per informazioni su questa rubrica: Assoarte Promozione Attività Artistiche Maurizio Bevilacqua direzione@assoadriatica.it facebook.com/assoarte.promozioneattivitaartistiche/
Marco Manzella Finzione -2007
A... mare con l’arte
Mona Lisa Tina Anthozoa
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inque artisti come isole di uno stesso arcipelago, così vicine ma così diverse. Di fondo il tema del mare. Il mare nella mente e il mare nel sangue, il mare nell’opera e il mare nella vita. Il mare addosso: è così che, nella prima isola, il corallo si fonde con il corpo e lo tramuta, attraverso il medium della fotografia, in una dimensione di continui processi trasformativi psichici e fisici. È Mona Lisa Tina (Francavilla Fontana, 1977), con il
suo Anthozoa, al M.A.P. di Brindisi, a proporre immagini che ripercorrono il mito secondo il quale le piante marine si trasformano in coralli a contatto con il sangue della Gorgone e le ninfe accorrono per adornarsene. L’artista ricrea l’incontro tra la sottile grazia del corallo con l’orrore feroce della Gorgone nell’esibizione di se stessa, del proprio corpo, nudo e trasformato per attivare una reazione profonda nell’osservatore.
A... mare con l’arte
Mona Lisa Tina Anthozoa
A... mare con l’arte
Mona Lisa Tina Anthozoa
A... mare con l’arte
Mona Lisa Tina Anthozoa
A... mare con l’arte Marco Manzella Spiaggia X – 2015
Mare solido
L
a seconda isola è quella di Marco Manzella (Livorno, 1962). Si tratta del racconto pittorico di un mare solido: un linoleum azzurro che l’artista riesce a trattenere e dominare inscrivendolo nelle proporzioni del suo quadro. Un’isola rappresentata da una serie di immagini che esplorano il rapporto tra la figura umana e il paesaggio: tuffatori, bagnanti, famiglie in spiaggia e in mezzo ad altre scene di mare. Il mare è quindi una logica,
ma non una scontata conseguenza, per l’artista livornese, che oggi lavora tra Viareggio e Brescia, nato con la linea blu dell’orizzonte di ponente davanti agli occhi. È su questo mare immenso che Manzella costruisce la propria mitologia di personaggi collocati nel paesaggio marino con una serie di quadri che mettono ordine tra figure e spazio, secondo la regola aurea, nel desiderio di un mondo migliore.
Marco Manzella Spiaggia XI – 2015
A... mare con l’arte
A... mare con l’arte
Marco Manzella Pontile – 2016
A... mare con l’arte
Marco Manzella L’opportuna relazione tra le parti (II) – 2010
A... mare con l’arte
A
pprodiamo alla terza isola. È qui che troviamo il mare di Gamal Meleka (Cairo, Egitto); un mare scolpito e fuso con le figure di imbarcazioni e con il cielo, un mare raffigurato con grande originalità: barche all’ormeggio e incroci di vele al vento in alto mare rappresentate con una personale tecnica fatta d’immediatezza, gestualità e percezione. Una costante ricer-
ca espressiva che porta l’artista a sperimentare e a divenire un precursore nell’uso di resine rivestite con la foglia d’oro per così arrivare a una totale e libera interpretazione artistica non decorativa. Negli anni Gamal entra a far parte dell’albo d’oro degli artisti di diverse città italiane, conseguendo i più ambiti riconoscimenti istituzionali.
A... mare con l’arte
Bagliori
A... mare con l’arte
A... mare con l’arte
A... mare con l’arte
La flagranza dell’esistente
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a quarta isola è sospesa nel fascino dell’enigma. È l’isola di Domenico Purificato (Fondi, 1915 – Roma, 1984) davanti alla quale si è colti da inesauribile stupore. Il mare è quello prossimo al luogo di nascita dell’artista. Le sue rappresentazioni si offrono allo sguardo con grazia, con dolcezza, con amore, come una “pelle” molto tenera Domenico Purificato Cacciatori sul lago di Fondi – 1964
al mondo. Immagini che dietro a questa tenerezza nascondono una struttura dura e resistente che non si lascia consumare dal tempo. Figure umane sempre calme che portano all’evidenza, quasi tattile, il lirismo e l’amore per il mondo e per la vita: un conglomerato morale e pittorico da cui questi valori traspaiono con evidenza.
Domenico Purificato Affresco nella sala del consiglio del Comune di Sperlonga: Grotta di Tiberio - 1959
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A... mare con l’arte Domenico Purificato Fidanzati e gabbiani – 1963
Domenico Purificato Paesaggio di Gaeta – 1959
A... mare con l’arte
Domenico Purificato Famiglia sulla spiaggia – 1978
A... mare con l’arte
Giuseppe de’ Spagnolis Turning the key - 1985
Le cose della musica
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ine del viaggio: quinta e ultima isola. Il mare nei luoghi di origine è quello di Giuseppe de’ Spagnolis (Sora, 1943), un ricordo che accomuna onde del mare e onde della musica. Un concetto che ritorna nella personale dell’artista “Le cose della musica” che rappresenta il risultato di una mediazione tra cose viste e sentite durante una immersione totale nella musica. La conseguenza
sono paesaggi sonori, rappresentazioni di linee attive e vive, di movimento semplice e di più linee secondarie che si intrecciano con tutte le unità ritmiche delle vibrazioni acustiche. Un rapporto sensorio tra superfici e linee, il cui intersecarsi dà origine a espressioni geometriche. Impulsi centripeti e centrifughi che generano sulle tele le forme fondamentali delle opere dell’artista.
A... mare con l’arte
Domenico Purificato Chiave di violino - 2016
A... mare con l’arte
Giuseppe de’ Spagnolis Sinestesismo del moto ondoso - 2009
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A... mare con l’arte
Giuseppe de’ Spagnolis Pizzicato - 1987
Ivan Pisoni
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Leggende di mare
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Leggende di mare
Le leggende dell’isola delle Femmine Q
uale sarà mai stato il fascino o la motivazione che ha spinto i siciliani a chiamare l’isolotto al largo del mare di Palermo “Isola delle Femmine”? Plinio il Giovane credeva che l’isola fosse dimora di fanciulle bellissime che si offrivano in premio a vincitori di imprese epiche. Il conte di Capaci vi imprigionò una bellissima donzella del posto che non lo ricambiava e, durante la prigionia, in risposta, lei si gettò sugli scogli dandosi la morte. C’è chi racconta la leggenda di tredici fanciulle turche che vi trovarono rifugio dopo essere state lasciate alla de-
Isola delle Femmine, Sicilia Vinciber/Shutterstock.com
riva perché si erano macchiate di gravi colpe. Le tredici donne vi vissero per sette anni fino a quando i parenti pentiti le andarono a riprendere. Tornate sulla terraferma, fondarono la cittadina di Capaci (dall’arabo “Cca-paci” = “qui la pace”). C’è anche chi crede che questo nome particolare derivi da “insula fimi” o “isola di Eufemio”, quell’Eufemio generale di Messina, governatore bizantino della Sicilia. Quale storia scegliate di credere sta a voi. Una cosa è certa, questo luogo meraviglioso emana il fascino della donna siciliana... Un fascino tutto femminile.
Isola di Pianosa, Toscana Claudiovidri/Shutterstock.com
La nascita delle sette gemme del Tirreno C
mare, diedero i natali a sette splendide isole: Elba, Giglio, Capraia, Montecristo, Pianosa, Giannutri e Gorgona. I flutti di schiuma, provocati dalla caduta delle gemme, crearono invece gli scogli e gli isolotti minori che circondano quelle che oggi conosciamo come le sette gemme del Tirreno.
Leggende di mare
he sbadata la bella Venere! CosÏ invaghita di Eros che un giorno, in tutta fretta e furia, nel correre verso l’amato che la aspettava sulla costa toscana, inciampò. Il gesto le fece rompere la collana che ne adornava il collo e da questa caddero in acqua sette gemme. Queste sacre gemme, a contatto con il
Leggende di mare
Edificio storico nel villaggio di Tellaro, Liguria poludziber/Shutterstock.com
La leggenda del polpo campanaro di Tellaro E
ra una notte buia e tempestosa quella che vide Tellaro, frazione di Lerici, baluardo difensivo del borgo di Barbazzano, messo in difficoltà dal temibile pirata Gallo d’Arenzano. Lo scaltro stratega marinaro aveva scelto la notte giusta per il suo piano criminoso. Grazie al maltempo, nessuno avrebbe potuto sospettare un attacco dal mare. Nessuno avrebbe potuto dare l’allarme
suonando le campane della Chiesa di San Giorgio - che ancora oggi domina la costa -, come si faceva allora in caso di pericolo. Sicuri di sé, i bricconi erano già quasi alla costa quando, dall’alto del campanile, la campana iniziò a rintoccare il suo allarme. Svelti, gli abitanti del borgo corsero in difesa della località e riuscirono ad avere la meglio sul nemico ma fu grande il loro stupore quando
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si accorsero che a suonare la campana non era stato nessuno degli abitanti, bensì un polpo gigante che dal mare aveva allungato uno dei suoi tentacoli verso la corda della campana, allertando il borgo. Oggi, simbolo del paese, il
Leggende di mare
Tellaro, Liguria unknown1861/Shutterstock.com
polpo gode non solo di una citazione sui muri della chiesa, “Saraceni mare nostrum infestantes sunt noctu profligati quod polipus aer cirris suis sacrum pulsabat”, ma è anche una prelibatezza del posto... Ironia della sorte?
Ivan Pisoni
facebook.com/pisoni.ivan.7
lo sapevate che...
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Stacey Newman/Shutterstock.com
L
’isola italiana di Ventotene è tra le 10 isole più piccole al mondo. Stando al sito genteinviaggio. it, l’isola ponziana, che conta circa 750 abitanti, sarebbe divenuta famosa per il “Manifesto di Ventotene”, redatto da Altero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, fervidi oppositori del regime fascista, che nel 1941 chiedevano l’Unione dei Paesi europei.
Spiaggia Cala Nave, Ventotene DinoPh/Shutterstock.com
COPR
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l gioco delle piste di biglie su sabbia si chiama Cheecoting, la più tradizionale tra le gare in spiaggia della quale esiste un vero e proprio campionato. Il Cheecoting nasce all’inizio del secolo scorso ed è collegato alla storia del turismo balneare. Il suo vero e proprio boom è stato intorno agli anni 60 riscontrando un declino, fino alla quasi totale sparizione, tra gli 80 e i 90. La natura del termine è incerta ma è ormai diventato mediatico e dà il nome alla più importante manifestazione sulle biglie da spiaggia in Italia, che si è svolta anche quest’anno a Rimini.
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lo sapevate che... curiosità di mare
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bbiamo proprio degli strani pesci nell’Adriatico! Alcuni esempi? L’acciuga, che si avvicina alla costa per la riproduzione, depone fino a quarantamila uova! L’anguilla, che se ne sta immobile nel fango di giorno, mentre di notte diventa una feroce predatrice. Non solo, le abitudini riproduttive dell’anguilla sono avvolte nel mistero (o nel fango?... mah?). Il branzino, anche, predatore veloce che in gioventù preferisce vivere in gruppo ma diventa solitario in età adulta. Il pesce passera, persino, un vorace carnivoro... E concludiamo dicendo che la canocchia si nutre principalmente di… vermi - invertebrati - marini!
bigliedaspiaggia.it
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Max Topchii/Shutterstock.com
uotare rende felice. È scientificamente provato che nuotare non solo allevia lo stress ma rende anche più allegri. Nuotando, infatti, il nostro corpo produce endorfine, sostanze chimiche che vengono prodotte dal nostro cervello e che sono dotate di una potente attività analgesica ed eccitante. Il nuoto fornisce l’energia necessaria per affrontare al meglio la giornata e non solo. La produzione di endorfine è d’ausilio nella resistenza al dolore, nella regolazione del ciclo mestruale, nel controllo dell’appetito, nella termoregolazione, nel senso di benessere e appagamento che insorge dopo un rapporto intimo e nella regolamentazione del sonno. Nuotare può darti tutto questo... Se poi lo si fa in mare...
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Spiaggia delle due sorelle, Parco del Conero Luigi Morbidelli/Shutterstock.com
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a classifica delle dieci migliori spiagge italiane del 2019 secondo SkyScanner vede: in decima posizione Lido di Pietragrande a Montauro (Cosenza, Calabria), in nona Spiaggia di Sabaudia (Latina, Lazio), in ottava Punta Chiappa a Camogli (Genova, Liguria), subito seguita in settima posizione da Spiaggia La Gravara a Barrea (Aquila, Abruzzo), tallonata in sesta posizione da Spiaggia Valle dell’Erica a Santa Teresa di Gallura (Olbia-Tempio, Sardegna), inseguita in quinta posizione da Cala del Bue Marino a San Vito Lo Capo (Trapani, Sicilia), distanziata in quarta posizione da Spiaggia di Cala Spalmatore a La Maddalena (Olbia-Tempo, Sardegna). Sul podio, in terza posizione, Punta Prosciutto a Porto Cesareo (Lecce, Puglia), distanziata di poco, in seconda posizione, da Baia del Buon Dormire a Palinuro (Salerno, Campania), mentre vince la top ten per il 2019 la Spiaggia delle Due Sorelle a Sirolo (Ancona, Marche). Che corsa avvincente!
lo sapevate che... curiosità di mare
COPR
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l Mediterraneo è tra i mari più salati del pianeta. Stando ai dati rilevati da Aquarius, strumento del “Satellite di applicazioni scientifiche D” della Nasa che monitora la salinità dei mari di tutto il mondo effettuando ogni mese 300mila misurazioni per valutare i cambiamenti stagionali, si direbbe che tra i mari più salati, c’è il Mediterraneo. A dispetto di quello che si potrebbe credere, invece, l’Oceano Indiano o quello Pacifico non sono poi così… ”saporiti”.
Recensione Il mare dove non si tocca di Fabio Genovesi
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n romanzo emozionante, come emoziona il mare e come muovono le onde. Le onde sussultano, battono, colpiscono. E così fa questo romanzo, ben scritto, come nello stile autenticamente essenziale di Fabio Genovesi. Edito da Mondadori, successo editoriale, ha al centro la vita dell’infanzia. È il momento dell’età più piccola, libera, fragile e piena di corse al vento e passeggiate, giochi per le strade, viaggi e sensazioni di totale autonomia della felicità. Il mare è l’emblema di tutto ciò: il mare che ha fatto sognare poeti e romanzieri, musicisti, fotografi. Per
non parlare degli scienziati più ispirati, dai biologi, agli etologi. E gli storici? E gli archeologi subacquei: il mare è così fonte continua di sorprese, straordinari archivi della conoscenza, infiniti tesori del sapere più completo e interdisciplinare. Il mare è mistero e bellezza, ma anche morte e tragedia. Lo stiamo vedendo in questi drammatici decenni di emigrazioni nel Mediterraneo, ormai definito, a ben ragione, “il mare della morte”. Fabio è il protagonista di questo romanzo, ambientato nella provincia lucchese, tra la campagna e le spiagge versiliesi (Genovesi è di Forte dei Marmi). A sei anni, Fabio conosce poco il mondo dei suo coetanei perché conteso dai suoi vecchi zii fra viaggi, caccia, pesca e tante altre attività. Un’infanzia quasi rubata e già consegnata ai fatti degli adulti. Una storia afferente al più classico dei romanzi cosiddetti “di formazione”, in cui protagonista è un personaggio in crescita, alle prese con i cambiamenti delle varie età della vita, partendo da quella più gio-
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Marino Pagano
facebook.com/marino.pagano.3
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parole liriche e lineari insieme. Il tutto ambientato nei primi anni ottanta italiani, con scenari fortemente evocativi, molto stupore da parte di una mente in formazione, abbacinata dalle meraviglie della vita. Il mare resta sullo sfondo, ammirato da un ragazzo in bici, col “vento che ruba le lacrime�.
Recensione
vane e fresca. Ăˆ una storia anche di riti antichi e supposte maledizioni, follie, stravaganze. Il tutto fa sorridere, talvolta; ma nella maggioranza dei casi fa riflettere, persino commuovere. La storia insiste anche nel rapporto del ragazzo col padre, rapporto difficile e oscuro. Stile poetico, riflessivo, ponderato con