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Leggende d'amori e di laghi

La leggenda dell’amore tra Agilla e Trasimeno

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Sulle sponde del lago Trasimeno - la cui forma, ai più romantici, può ricordare un cuore - in passato viveva la splendida ninfa Agilla, perdutamente innamorata del principe Trasimeno, figlio del re etrusco Tirreno. Un giorno, intonando un suadente canto, la ninfa riuscì ad attirare l’amato al centro del lago, vicino all’isola di Polvese. Alla vista di Agilla, Trasimeno si innamorò. Il principe riuscì a fatica a convincere il padre a dare il suo benestare alle nozze e alla fine ci riuscì ma il loro amore era destinato a finire in tragedia. Dopo solo un giorno, infatti, mentre la bella Agilla lo guardava dalla riva, Trasimeno scomparve nelle acque del lago. Invano Agilla lo cercò per giorni e giorni, scandagliando i fondali, le rive e la superficie del grande bacino lacustre. Da allora, la ninfa disperata cerca il suo amato intonando un canto suadente nelle serate d’estate, sperando di ritrovarlo.

La leggenda di Bianca e la nascita del lago di Monate

Bianca era bellissima. La sua bellezza era paragonabile al suo amore per il fidanzato, un soldato che combatteva al fronte. Bianca viveva con l’anziana madre nei pressi di Usmate. Il signorotto locale, un giorno, vide Bianca e se ne invaghì ma la fanciulla non ne voleva sapere. Questa reazione scatenò l’ira del signorotto il quale fece comunicare alla popolazione che avrebbe fatto mozzare la testa a chiunque avesse fornito acqua a Bianca. La coraggiosa fanciulla, per provvedere alla giornaliera necessità d’acqua per lei e per la madre, ogni giorno si recava alle fonti di Monteggia ma un giorno la madre si ammalò e l’acqua che la bella riusciva a trasportare non bastò più. «Ho sete», lamentava la madre malata. A quel punto Bianca si vide costretta a implorare la pietà del signorotto il quale rifiutò dicendo: «Che muoia pure assetata quella strega di tua madre». Disperata, Bianca lanciò una terribile maledizione che condannava il signorotto ad avere un’insaziabile sete per l’eternità. In quel momento, un forte vento si alzò scatenando un violentissimo uragano e dal pozzo del castello iniziò a fuoriuscire tanta acqua da inondare il maniero e tutte le terre adiacenti. Quando l’uragano si calmò, in quelle lande si era formato il lago di Monate. Oggi nessuno osa attraversare i suoi gorghi. Si dice che siano formati dal castellano maledetto che, dal fondo del lago, non riesce a placare la sua sete.

La leggenda del lago rosso di Tovel e della principessa Tresenga

In Val di Non c’è un lago che ogni estate e fino al 1964 si tingeva di rosso. La leggenda vuole che fosse il colore del sangue della bella principessa Tresenga. Tresenga era l’unica figlia del re del Regno di Ragoli. Tanto bella quanto desiderata, Tresenga rifiutava ogni richiesta di matrimonio per non far cadere il regno in mano straniera. Il re di Tuenno, Lavinio, mandò ricchi doni ma anch’essi vennero rifiutati. Adirato per l’affronto, Lavinio dichiarò guerra al Regno di Ragoli per costringere Tresenga a sposarlo ma la coraggiosa principessa, per tutta risposta, si schierò a capo del suo piccolo esercito per fronteggiare il nemico.

Lo scontro fu durissimo e la principessa resistette fino all’ultimo, lottando con estremo valore, ma alla fine morì e il suo sangue, versato sul campo di battaglia, tinse le acque del lago di Tovel. Si dice che ogni notte di luna piena lo spirito di Tresenga si aggiri ancora in zona, sospirando. Il fenomeno, comunque, ha una spiegazione scientifica: il colore era dovuto alla presenza dell’alga “Tovellia sanguinea” che si riproduceva in estate, dando al lago il caratteristico colore.

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